ONG20 strumenti e strategie social per il non profit a cura di Donata Columbro e Silvia Pochettino
ONG20 strumenti e strategie social per il non profit
Pubblicazione realizzata con il cofinanziamen-
a cura di Donata Columbro Silvia Pochettino
to dell’UNIONE EUROPEA nell’ambito del progetto COMUNICEAD - La comunicacion para el desarrollo: hacia un sistema regional de information para el desarrollo. Rif. DCI - NSAED/2009/202-380 - Capofila: Regione Marche
con i contributi di Elisabetta Demartis Lorenzo Ciancaglini Serena Carta
Il contenuto è responsabilità esclusiva degli autori e non riflette posizioni ufficiali dell’Unione Europea
progetto grafico di Fabrizio Furchì
Ong 2.0
Cambiare il mondo con il web
Chi siamo: Ong 2.0 è una community di incontro, confronto e scambio online di chi vuole…”cambiare il mondo con il web”. E’ un programma di informazione, Partecipa
formazione e sperimentazione a 360° gradi. Nasce dall’esperienza trentennale di Volontari per lo Sviluppo, testata di cooperazione internazionale edita dalla
Entra nella community di Ong 2.0 su FB
Federazione nazionale delle ong italiane Focsiv, che riunisce 65 ong italiane
O su Google Plus Obiettivo: dar vita a una nuova generazione di ong e associazioni di volon-
Segui le notizie di VpS
tariato capaci di vivere il web, comunicare, collaborare e coordinarsi in rete,
https://twitter.com/rivistavps
realizzando l’azione sociale e la cooperazione internazionale in modo totalmen-
#ong20 #cambiareilmondo
te innovativo. Cosa facciamo: l’azione si concretizza in: spazio di incontro e dibattito sui so-
Entra nei gruppi:
cial network, luogo di produzione di informazioni e notizie sulle nuove frontiere della cooperazione, ambito di sperimentazione delle nuove tecnologie per ong
Cooperanti si diventa!
e non profit, motore di creazione di eventi informativi on line a grande pubblico
Web democracy: dalla rete alla piazza
(webinar) e di corsi di formazione tecnica per il mondo della cooperazione.
Web 2.0 per le ONG e il no profit
Non creiamo prodotti nuovi ma usiamo e integriamo al meglio quelli già esi-
Cooperanti
stenti sperimentando virtual training, webinar, socialnetworking, viral marketing,
Pinterest Ong 2.0
crowdfunding e tutte le nuove straordinarie opportunità già disponibili in rete. Connettiamo esperienze facendo incontrare buone pratiche estere e italiane. Da tutto questo è nata una “scuola virtuale” di Ong 2.0 rivolta al non profit che nel 2012 ha coinvolto attivamente 1812 persone come partecipanti ai webinar e ai corsi
3
SOMMARIO 5
INTRODUZIONE
7
01. LA RICERCA
04. GUIDA PRATICA
02. BUONI ESEMPI
38
Ong italiane e
17
Indifesa TDH
39
Beth Kanter
digitale
socialmedia,
21
BloggaperAgire
41
Robin Good
24
Africa Milk project
44
Paolo Ferrara
27
Noi di Vidas
46
Geert Lovink
32
SahelNow
48
Bernardo Parrella
34
Greenpeace contro
50
Claudia Vago
Shell
52
Luca Manassero
55
04.1 Scrivere su web
65
04.2 A ogni social il suo linguaggio:
80
56
Come scrivere su web
66
Come sai se il tuo
81
staff ha bisogno di
e farti leggere
04.3 Lo storytelling digitale: Raccontare storie con
91
04.4 Qualche suggerimento finale
92
Usa il web non farti
un linguaggio nuovo
usare: 5 Strumenti
formazione sull’uso dei 59
socialnetwork?
Comporre un testo in
salva-tempo su web 83
Social storytelling video
86
Campagne sociali:
media: gli errori più comuni
94
modo fluido 60 62
03. LA PAROLA AI GURU
Vivere l’ecosistema
matrimonio difficile
54
16
La formattazione Aggrega i contenuti di altri
67
72
storytelling visuale ma
75
Social Visuali
etico
Nonprofit e social-
Introduzione di Silvia Pochettino
L’avvento del web 2.0, di cui si parla ormai da anni, è stato, prima di tutto, una straordinaria rivoluzione mentale, non del tutto compresa neanche oggi. Da infinita biblioteca digitale in cui reperire materiali in vario formato la rete è divenuta uno spazio sociale con le sue regole di vita, di interazione e di militanza. La comunicazione unidirezionale dei mass media è stata scardinata dalla conversazione mentre la costruzione collettiva del sapere ha spodestato le caste di esperti. Da wikipedia in poi niente sarà più come prima. Mi piace pensare il web come a un fiume, in continua, perenne evoluzione. Si può scegliere di scivolarci sopra in una barca evitando di bagnarsi, ma alla lunga sembrerà monotono e talvolta pericoloso, oppure si può scegliere di tuffarsi dentro e accettare di diventare una creatura acquatica esplorando paesaggi sempre nuovi. Fuori metafora il web oggi non può essere considerato semplicemente un mezzo di comunicazione in più, piuttosto un nuovo modo di concepire la comunicazione, e la vita stessa. Da biblioteca a spazio sociale, da collezione di siti a un “ecosistema digitale” in cui tutto è interconnesso, la rete, con la sua estrema rapidità di evoluzione, è già andata oltre. E dalle rivoluzioni del Nord Africa in poi si parla di High Power web, con i suoi fenomeni socio-tecnologici e auto organizzativi, la sua capacità semantica di intelligenza artificiale e a 3D. La pervasività della tecnologia mobile, dagli smartphones all’internet delle cose, ci porta e ci porterà sempre di più a vivere in stretta simbiosi con la rete
5
in tutte le nostre azioni quotidiane, dal guidare un’auto ad
maggiori difficoltà da parte delle associazioni non profit,
accendere il riscaldamento di casa, dal darsi un appun-
soprattutto quelle più piccole, a tenere il passo ai cam-
tamento con un amico a consultare degli esami medici.
biamenti. Abbiamo poi analizzato alcune buone pratiche
L’usabilità cresce di giorno in giorno, non è più necessario
tutte italiane (cap 2) per evitare il solito commento “eh
avere grandi competenze tecniche per operare nel web,
ma quelli sono stranieri, da noi è diverso” per poi affidarci
tutti possono aprire il loro account sui social network (a
ai suggerimenti strategici di sette guru del web molti dei
dimostrarlo un’età media su Facebook over 40), persino
quali docenti ai corsi della scuola Ong 2.0 (cap 3). Infine
costruire siti internet è diventato alla portata di chiunque
(cap 4) un piccola cassetta degli attrezzi, guida pratica
con i servizi come 1 minute site o jimdo e molti altri. Non
per iniziare subito.
c’è negozio, attività commerciale o associazione che non abbia almeno una qualche forma di presenza web.
E’ importante però non creare false illusioni, non esiste un
Insomma, già oggi è davvero difficile non bagnarsi almeno
modello di corretta comunicazione su web, soprattutto per-
i piedi nel fiume, e domani sarà inevitabile; le barche difen-
ché il web è in continuo cambiamento. Siamo stati troppo
sive non possono reggere e continuare a remare contro
abituati ad acquisire delle competenze e poi pensare che
corrente non solo fa perdere enormi possibilità ma può
con quelle avremmo potuto andare avanti tutta la vita. Ora
essere molto faticoso e stressante.
non è più così. Non si fa in tempo a capire quali siano le
D’altra parte trasformarsi in una creatura acquatica per chi
nuove tendenze per strutturare un sito web che quando lo
è nato sulla terraferma (come me) non è sempre una cosa
si pubblica è già vecchio e le tendenze sono cambiate. Si
immediata.
impara a gestire al meglio la pagina Facebook della propria attività per poi scoprire che la pagina Facebook non è più
Questo ebook cerca di avvicinare chi è nato sulla
necessaria.
terra ferma alla cultura della nuova comunicazio-
Insomma, il punto non è acquisire più competen-
ne web, mettendo insieme suggerimenti, esempi, storie
ze possibili per crearci la nostra terra ferma nel
personali e proposte concrete per vivere in rete con spon-
mare di internet, la vera competenza da acquisire
taneità ed entusiasmo, che sono le vere caratteristiche del
è la capacità di vivere nel cambiamento, saperlo
tempo che stiamo vivendo. Anche questo tempo passerà
riconoscere, fluire senza paura, sperimentare con-
e dobbiamo prepararci a quello che verrà dopo, che sarà
tinuamente, cogliendo il meglio dei paesaggi che ci
probabilmente un web molto più soggetto a controllo. Ma
circondano.
oggi abbiamo ancora un grande spazio di inventiva e di partecipazione. Cogliamolo appieno.
In quest’ottica sono certa che questo ebook vi sarà utile e molte altre esperienze, persone e idee che incontrerete
Abbiamo iniziato da un’analisi del rapporto tra le ong
in rete.
e i socialmedia (cap 1) che ci ha aiutato a capire le
6
La Ricerca Su quali social network la tua ong ha attivato un profilo? Quali sono gli argomenti più comunemente trattati? Siete soddisfatti della vostra raccolta fondi on-line? A queste e altre domande hanno risposto le ong italiane registrate presso il Ministero degli Esteri, nell’ambito di un’indagine finalizzata a mappare la loro presenza online. L’indagine è stata realizzata da VpS/Ong 2.0 grazie a un cofinanziamento di Fondazione Goria, Fondazione CRT e CISV ong. Ecco i risultati >>
Ong italiane e social media
?
Un matrimonio difficile
di Donata Columbro
Se è forte da parte della maggioranza delle ong italiane la voglia di seguire le nuove tendenze del web 2.0, manca però un cambiamento ‘strutturale’ del lavoro, che si lasci permeare da una comunicazione in cui il contenuto è creato anche dagli utenti. Spesso le ong tendono a usare siti, blog e social network come vetrina delle proprie attività nel senso più tradizionale del marketing: cioè come “canale” per informare o lanciare eventi e campagne come farebbero con uno spazio pubblicitario in tv.
I siti internet
più verso l’apertura all’esterno», sostiene Luca Conti, consulente di so-
La ricerca ha raccolto in totale 76
cial media marketing e docente dei
questionari. La prima parte delle
corsi di Ong 2.0, che spiega come
domande riguardava il sito internet,
«web 2.0 significhi passare dal web marketing al content marketing, non basato sulle metodologie tradizionali di dif-
l’interazione con gli utenti e il collegamento con uno o più blog. Nell’era del web partecipativo «la struttura di un sito dovrebbe tendere sempre
8
01 . LA RICERCA
ha un
I Siti delle ONG
76
forum
81,3%
100%
16%
ha un collegamento ai social
ha uno spazio per
delle ONG ha un sito internet
ONG intervistate
9,4
donare online (Paypal, carta di credito, bonifico)
28,1%
ha uno spazio per i
Blog & ONG
commenti ha un più di
16,4%
un blog
ha un blog
24,7%
cooperanti espatriati
11,8% 26,5%
volontari Servizio Civile blogger dedicati
70% ufficio comunicazione fusione del messaggio pubblicitario su siti vetrina, ma attraverso gli strumenti che si avvalgono dei contenuti come elemento che genera valore per l’utente». Ma i siti web delle ong italiane stanno
Frequenze di aggiornamento
Blog aggiornati da:
20,6%
17,9% 20,5% giornaliera 12,8% 10,5% ogni 2 settimane 20,6% 1 post alla settimana
ogni mese altro
commentare il contenuto, mentre il 9,4%
Apertura all’esterno
ospita uno spazio con uno o più forum
A proposito dell’apertura verso l’esterno,
Commento interno al sito
per gli utenti. L’81,3% dei siti delle no
alcuni rispondenti (16% in totale) hanno
Al momento dell’indagine tutte le ong
profit prevede inoltre uno spazio per do-
segnalato un collegamento con i social
coinvolte hanno dichiarato di possedere
nare on-line via carta di credito, PayPal,
network attraverso social plugin con cui
un sito, che solo nel 28,1% dei casi è
bonifico bancario o altri servizi di paga-
condividere il contenuto, la possibilità
stato predisposto con la possibilità di
mento.
di scaricare materiale, il collegamento
andando in questa direzione?
9
01 . LA RICERCA
a blog esterni e una form apposita per
profilo sui social network: facebook, YouTube
iscriversi come donatore.
e twitter i più gettonati, seguiti da Linkedin, Google Plus, Pinterest e Foursquare. L’ag-
“
SOLO L’11,3% DELLE ONG DEDICA DA 2 A 5 ORE AL GIORNO AI SOCIAL NETWORK, IL 41,9% VI DEDICA UN’ORA AL GIORNO, MENTRE IL 16,1% ADDIRITTURA MENO DI UN’ORA LA SETTIMANA
”
Blog
giornamento di questi profili è programmato,
Inoltre il 24,7% delle associazioni dichiara di
e non occasionale, nel 61,3% dei casi. Tra
gestire un blog e il 16,4% ne gestisce più di
i principali motivi per cui sono stati attivati
uno. Secondo Conti il blog fa parte degli stru-
questi canali di comunicazione social, i
menti essenziali per il content marketing e,
partecipanti hanno addotto l’esigenza di
quando il contenuto del blog «genera valore
aumentare la propria visibilità e fare promo-
per l’utente», allora si accende il passaparo-
zione, migliorare l’interazione e il networking
la: «un circolo virtuoso che porta l’utente a
(informare e ricevere nuovi input), avere un
diventare testimonial».
contatto diretto con i volontari/simpatizzanti
Per le ong partecipanti all’indagine la caden-
raggiungendo nel contempo target diversi
za di aggiornamento è per lo più settimanale
di persone, con un effetto moltiplicatore
(38,5%), di solito da parte dell’ufficio comu-
reso possibile grazie alla velocità, sempli-
nicazione/promozione del proprio organismo
cità e immediatezza del mezzo utilizzato.
(70%). Il 26,5% invece è aggiornato da un team di autori dedicati a questa attività,
Social network e autori
mentre nel 20,6% dei casi sono i cooperanti
Ad aggiornare i profili istituzionali dei social
espatriati a occuparsene o i volontari in ser-
network nelle ong sono in genere persone
vizio civile (11,8%). In un caso il blog viene
dell’ufficio comunicazione/promozione nel
utilizzato solo in fase di “emergenza”, in un
73,2% dei casi, mentre si tratta di un’attività
altro non viene più aggiornato perché la co-
integrata nei compiti di ogni dipendente e del
municazione è stata spostata integralmente
personale a contratto nel 21,4%. Solo in due
su facebook. Solo una delle organizzazioni
casi il lavoro risultava appaltato a un’agenzia
rispondenti fa partecipare i beneficiari dei
esterna, mentre 8 ong hanno una figura di
progetti nella scrittura del blog, tre ong chie-
‘social media manager’ al proprio interno.
dono invece agli stagisti di occuparsene.
Nella casella di risposta libera all’indagine, i
Uso dei social media La maggior parte delle ong partecipanti
rispondenti hanno specificato che si tratta di un’attività portata avanti dai volontari dell’associazione (8 risposte), in un caso solo viene
all’indagine (92,6%) ha attivato almeno un
10
01 . LA RICERCA
ONG & Social 92,6%
61,3%
ha un profilo sui social network
programma gli aggiornamenti
I più usati dalle ONG 37,3%
15,1%
Ore dedicate ai social
41,9% 30,6%
16,1% meno di una alla settimana
da più di 2 anni
da 2 anni
30,2%
11,3% un’ora alla settimana
tra due e cinque ore al giorno
un’ora al giorno
da 1 anno
da meno di 6 mesi
67,5%
non presente
72,1%
38,2%
91,4%
esplicitato che “ogni membro dello staff
gestione dei social network, che diventa
mondo della cooperazione in generale.
dei progetti nel Sud del mondo, mentre
propone contenuti e talvolta li pubblica”.
un’ora al giorno per il 41,9% dei parteci-
Sono invece poche le ong che sfruttano i
il 32,7% pubblica in prevalenza aggior-
In un altro caso è invece il direttore ad
panti, un’ora alla settimana nel 30,6% dei
social network per coinvolgere in modo di-
namenti sull’andamento dei progetti, e
aggiornare i profili istituzionali sui social
casi e meno di un’ora la settimana per il
retto i sostenitori con sondaggi e contest.
solo il 10,6% prende in considerazione
network.
16,1%.
i social come canale di ricerca personale
I principali argomenti trattati riguardano
Contenuti sui social
Ore dedicate ai social
la comunicazione sulle attività e gli eventi
Talvolta (36,4%) le ong usano i social
Solo l’11,3% dei rispondenti afferma di
promossi in Italia, ma talvolta i profili sono
network per riportare testimonianze dei
dedicare da 2 a 5 ore al giorno per la
usati anche per dare informazioni sul
cooperanti espatriati e dei beneficiari
e pubblicazione di vacancies.
11
01 . LA RICERCA
Principali argomenti trattati sui profili social
Comunicazione sulle attività e gli eventi promossi dall’organizzazione in Italia
Campagne di raccolta fondi
Invio di notizie in situazioni di crisi
38,2%
Testimonianze dai cooperanti espatriati e/o i beneficiari dei progetti
30,2%
30,2%
30,2%
30,2%
30,2%
Coinvolgimento dei sostenitori con sondaggi, contest, domande dirette
30,2% Sempre
Informazioni sul mondo della cooperazione internazionale in generale
Ricerca personale e pubblicazione di vacancies
Comunicazione sull’andamento dei progetti
30,2% In prevalenza
Talvolta
Raramente
Mai
12
01 . LA RICERCA
La sua organizzazione ha mai fatto uso di piattaforme di crowdfunding per il finanziamento dei progetti?
92,2%
Quanto reputa soddisfacenti i risultati della raccolta fondi online avviata dalla sua organizzazione?
Mediamente Totalmente
0%
Molto
2,7%
2,7%
Investimenti a lungo termine Quanto al coinvolgimento dei leader dell’or-
sì
NO
Raccolta fondi on-line Ma qual è la percezione delle ong nei
ganizzazione e della presidenza nella stra-
confronti dei social network come nuova
tegia di comunicazione con i social media,
7,8%
modalità di lavoro che cambia la struttura?
solo il 25,8% dichiara che la dirigenza della
Per capirlo si è loro proposta una serie di
propria ong non riconosce il valore del tem-
Kickstarter 50% Produzioni dal basso 50%
affermazioni su cui si potevano dichiarare
po e delle risorse impiegate nella gestione
totalmente in disaccordo, fortemente, in
dei social, e questo è un dato molto positi-
parte d’accordo, molto d’accordo, total-
vo, perché se manca il coinvolgimento dei
mente d’accordo.
vertici dell’associazione manca un’ottica di
€
La maggioranza delle ong è convinta che
investimento a lungo termine: «I social net-
la presenza di un profilo sia fondamentale
work non sono strumenti che si usano un
per raggiungere i sostenitori della propria
mese all’anno e poi si abbandonano, vanno
organizzazione (57,4%), mentre non è opi-
coltivati e, se necessario, si cerca di colma-
nione condivisa che la gestione dei social
re le lacune seguendo corsi di formazione»,
network vada affidata solamente a perso-
raccomanda Luca Conti.
Per nulla
nale specializzato (35,2%). Solo il 15,21%
Il 41,4% è in parte d’accordo quando si
crede poi che il personale non facente par-
afferma che ogni cooperante espatriato
te dell’ufficio stampa non dovrebbe essere
dovrebbe gestire un blog o un account
autorizzato a usare i social network per di-
personale per eliminare le distanze tra gli
vulgare informazioni sull’attività della propria
operatori umanitari e i sostenitori delle ong,
ong. Come invertire questa tendenza?
mentre il 34,4% ritiene che la trasparenza
Poco
48,6%
16,2%
Chi si occupa di aggiornare i profili istituzionali sui social network per la sua organizzazione?
3,6% Agenzia esterna 14,3% Social media manager interno 73,2% ufficio comunicazione/promozione 12,5% Stagisti
sulla gestione dei fondi potrebbe migliorare
«Pensare ai social media come competenza dell’organizzazione e non come il lavoro di qualcuno»,
se ogni progetto venisse condiviso con i sostenitori delle ong attraverso i social network. Per quanto riguarda il fundraising on-line, il
suggerisce Beth Kanter, consulente del no
92,2% non ha mai fatto uso di piattaforme
profit nel settore social media con espe-
di crowdfunding (processo di finanziamen-
rienza internazionale.
to dal basso, ndr), anche se il 28,6% si dichiara molto d’accordo nel sostenere che
21,4% Attività di ogni dipendente 13
01 . LA RICERCA
una comunità, perché crede in un progetto, lo sente suo e se ne impossessa».
esplorare nuovi strumenti e di seguire
utenti. I social network, ad esempio, sono
le ultime tendenze dal punto di vista della
utilizzati come vetrina delle proprie attività
comunicazione 2.0, sia in quanto ciò è
nel senso più tradizionale del marketing e
Che si tratti di fundraising on-line tradizio-
ritenuto necessario e fondamentale per
della promozione: le ong sostengono di
nale o di crowdfunding, Paolo Ferrara,
In quest’ottica, anche il 48,6% che re-
essere al passo con i tempi, sia perché
usarli come “canale” per informare e lan-
da 10 anni fundraiser, docente di ong 2.0
puta poco soddisfacente i risultati della
si reputa che per raggiungere un grande
ciare eventi e campagne come farebbero
e responsabile della comunicazione di
raccolta fondi on-line avviata dalla sua
numero di persone con il proprio mes-
con uno spazio pubblicitario in tv. Con la
Terres des Hommes Italia, è convinto
si tratti del fundraising del futuro. Chi ha utilizzato piattaforme di crowdfunding si è rivolto a Rete del Dono e a Indiegogo.
organizzazione, e il 16,2% che li con-
saggio non si possa fare a meno di con-
differenza che l’uso dei social network è
che la chiave del successo delle raccol-
sidera per nulla soddisfacenti potrebbe
siderare la ‘piazza’ di internet come luogo
considerato gratuito, senza che venga-
te fondi sta nel «credere nelle persone,
impostare diversamente una strategia di
dove si formano opinioni e movimenti
no percepite come bene economico le
farle sentire protagoniste di un’attività di
fundraising, magari in una direzione peer-
sociali. Manca, nella maggior parte delle
ore-lavoro impiegate per l’uso di questi
socializzazione e di condivisione». In ogni
to-peer, dove al centro c’è la persona e
ong intervistate, l’esplorazione della pos-
strumenti o per l’apprendimento all’uso.
non la campagna da promuovere.
sibilità di cambiare strutturalmente il
Anche secondo Kanter
caso,
proprio lavoro facendosi permeare dal-
«il fundraising 2.0 non ha niente di diverso da quello faccia a faccia: a fare raccolta fondi deve essere
“
Social sì, ma come vetrina
le novità di uno spazio comunicativo che
Dai risultati dell’indagine emerge la vo-
è pura conversazione come il web 2.0,
lontà, da parte delle ong rispondenti, di
dove il contenuto viene generato dagli
l’errore più comune nelle ong di tutto il mondo è «provare a fare troppo… con troppo poco. Le
L’IMPIEGO DEI SOCIAL NETWORK È CONSIDERATO GRATUITO: NON VENGONO PERCEPITE COME BENE ECONOMICO LE ORE-LAVORO IMPIEGATE PER USARLI O PER APPRENDERE A USARLI
”
14
01 . LA RICERCA
ong sono ovunque, ma senza strategia e in questo modo perdono tempo e hanno un impatto veramente minimo.
all’approccio conversazionale dei nuo-
Miller con un video su YouTube per
to e in una settimana è stato raggiunto
vi media. Quando lo storytelling è effi-
incoraggiare i teenager ad affrontare
il limite di caricamento di 650 clip.
cace produce due risultati immediati:
le difficoltà dell’essere omosessuali
I sostenitori, i volontari - ma anche i
coinvolge,
“engagement”
durante l’adolescenza. Savage e Miller
beneficiari del lavoro delle ong - sono
(impegno), e produce cambiamento.
hanno trovato il modo per raccontare
insieme ricettori ed emettitori di infor-
E’ giusto provare nuovi canali, ma poi
Un esempio è quello della campagna
che crescendo la vita migliora, “it gets
mazioni, e come tali vanno considerati
bisogna passare alla fase di misurazione
“It gets better”, lanciata spontanea-
better”: dopo di loro altre 200 persone
quando si vuole raccontare una storia.
dei risultati e imparare da questi».
mente nel 2010 dal giornalista Dan
hanno caricato una testimonianza vi-
Nel web 2.0, il loro contributo non è
Savage insieme al suo partner Terry
deo su YouTube per aderire al proget-
facoltativo.
creando
Lo storytelling Una prospettiva nuova potrebbe essere quella che offre lo storytelling partecipa-
Chi sono le associazioni intervistate
Newsletter e bollettini
persone interne ed esterne, con il coin-
Il 65,3% dei rispondenti all’indagine sulla presenza on-
Nell’ultima parte della ricerca realizzata da VpS si
volgimento dei beneficiari o di persone
line delle associazioni ha segnalato il proprio profilo come
sono indagate anche le modalità di comunicazione
a loro vicine, hanno raccolto appieno la
ong idonea per il Ministero degli Esteri, secondo la legge
più tradizionali, come la newsletter e la pubblica-
sfida del web 2.0. E in più, «quando le
49/87.
zione di bollettini periodici.
tivo, ovvero la pubblicazione di contenuti sotto forma di storia: le ong che hanno attivato blog aggiornati da un gruppo di
Al riguardo si è potuto rilevare che il 72% delle ong
persone partecipano pubblicando dei contenuti sono più motivate a fare la pro-
Il 28% dei rispondenti è un’organizzazione di volontariato
invia newsletter periodiche ai propri sostenitori,
pria parte», spiega Luca Conti.
iscritta al registro delle onlus, un altro 28% si definisce
con frequenza per lo più mensile (65% dei casi).
Spostando l’attenzione sui termini sto-
‘associazione’, mentre due si riconoscono nella categoria
rytelling e narrazione ci si avvicina di più
‘fondazioni’ e due come ‘comitati’.
Circa un’associazione su due pubblica inoltre un
C’è poi un 8% che si definisce come avente diversa na-
bollettino cartaceo, con frequenza non inferiore
tura, in particolare: un ente autorizzato dalla Commissione
al trimestrale, che nel 75% dei casi è disponibile
adozioni internazionali, un giornale on-line, una Fondazio-
anche in formato digitale, e in un caso esce anche
ne di partecipazione e un coordinamento di associazioni.
in edicola.
Tra i rispondenti all’indagine, il 38,7% dichiara un numero di personale a contratto tra 1 e 5 persone; il 30,7% tra 6 e 15; il 22,7% più di 30 e l’8% tra 16 e 30.
15
02 . BUONE PRATICHE
Buoni Esempi Sei casi tutti italiani da cui imparare perchĂŠ anche con pochi mezzi si possono usare i socialmedia al meglio
InDifesa
Una campagna per tutelare i diritti delle bambine di Silvia Pochettino
Un sito internet dedicato, la pagi-
mato studio legale internaziona-
na facebook di Terres des Hommes
le TDH ha realizzato uno studio
interamente centrato sulla tematica,
comparato
un hastag su twitter (#indifesa), un
sulla violenza di genere in diversi
board su Pinterest, ma soprattutto
paesi del mondo che si è tradotto in
delle
legislazioni
molto lavoro di ufficio stampa, pre-
una pubblicazione in inglese, presen-
parato con largo anticipo per lanciare
tata alla Commissione europea nel
la campagna l’11 ottobre, in occasio-
novembre scorso e a breve a New
ne della prima Giornata Mondiale per
York a un convegno internazionale
le bambine e per le ragazze indetta
sul tema della violenza sulle donne.
dall’ONU.
Parallelamente TDH ha avviato una raccolta fondi tramite sms soli-
TDH ha lavorato con largo anti-
dale, realizzato spot video , prodotto
cipo e grande visione strategica.
un comunicato radio e coinvolto i propri sostenitori tramite un lavoro
Proprio dal lavoro di ufficio stampa
capillare di mailing marketing. Molte
sono nati un dossier sulla condi-
personalità dello spettacolo e dello
zione delle bambine nel mondo con
sport si sono attivate per la cam-
dati e infografiche (molto utili per
pagna InDifesa da Alessio Boni a
essere ripresi dai media), un secon-
Nicoletta Romanoff a Platinette
do dossier “Cronache Bambine” in
(si può sul sito l’elenco dei testimo-
collaborazione con l’agenzia ANSA
nial) permettendo un importante ef-
Un campagna di sensibilizzazione? Deve essere integrata e multidi-
e un accordo con la rivista femminile
fetto a cascata. Ad esempio l’attrice
Elle, divenuta media partner della
Sonia Bergamasco è stata in Perù
mensionale, incrociando vecchi e nuovi media. L’ottimo esempio di
campagna stessa. Articoli sulla cam-
a visitare i progetti di TDH a difesa
pagna sono usciti su tutti i principali
delle bambini e ha poi realizzato una
quotidiani. Ma non basta, grazie a
conferenza stampa autonoma per
una consulenza pro bono di un rino-
presentare la campagna, la squadra
InDifesa, la campagna sulla difesa dei diritti delle bambine, promossa da Terres des Hommes Italia
17
02 . BUONI ESEMPI
di rugby femminile de L’aquila ha organizzato una partita di beneficienza e così via. Le aziende hanno avuto un importante ruolo in tutta la campagna, accordi diversi e fluidi hanno permesso il sostegno di singole attività e il finanziamento di progetti nel sud del mondo: “Il più grande effetto è stato su di loro” sostiene Paolo Ferrara, responsabile comunicazione e fundraising di Terres del Hommes, “dopo l’avvio della campagna molte sono venute a cercarci, abbiamo raddoppiato le entrate da aziende”. Ma anche il web non è stato trascurato, oltre al più “tradizionale” lavoro su Fb, Pinterest e Twitter è stato fatto un lavoro specifico con alcuni influencer della rete, blogger e media activist, che ha portato ad esempio alla mobilitazione di Istagrammers Italia, la community di Istagramm italiana, a un ottimo riscontro su Twitter con la mobilitazione di alcune “twitter star” come Luca Conti e alla pubblicazione di articoli su vari blog. Infine immancabili i gadget, magliette, bracciali e, tocco di classe, il QR code. Per coronare tutto questo lavoro TDH ha anche realizzato„ il 17 ottobre, con gli ami-
18
02 . BUONI ESEMPI
ci del Fiat Open Lounge di Milano, un
zioni e partenariati con media e aziende.
Charity Party a cui ha invitato tutti le
Parallelamente abbiamo preparato i nostri
persone mobilitate. Live twitting, diretta
sostenitori e attivato gli sms solidali.
su Instagramm ed effetto virale su FB hanno permesso di moltiplicare ampia-
Che suggerimenti daresti alle asso-
mente l’effetto.
ciazioni che vogliono lanciare una campagna?
Ma come si fa a strutturare una
Integrare più possibile tutti gli uffici
campagna così?
dell’associazione per posizionare al me-
Lo chiediamo a Paolo Ferrara, che ol-
glio la propria comunicazione, scegliere
tre ad essere responsabile fundraising di
la campagna in modo strategico, advo-
TDH è anche docente del corso di Ong
cacy, raccolta fondi e lobbying vanno a
2.0 su come creare una campagna di
braccetto, l’importante è centrare il tema.
successo.
Poi si può studiare diversi obiettivi per i
“Va detto che questa campagna è nata
diversi target e declinare la comunica-
da una lunga preparazione, avevamo già
zione a seconda a chi ci si rivolge. Ogni
avviato precedentemente una campagna
terreno. Poi certo abbiamo fatto anche
fondi per alcuni interventi nei paesi po-
campagna si esprime in momenti diversi
triennale sulla prevenzione della violenza
un’analisi approfondita dei nostri databa-
veri e sviluppare nuovi progetti in Italia su
e in modi diversi, non in uno solo, è un
sui minori e mentre lavoravamo su quella
se, abbiamo visto che la maggioranza dei
questo tema. In generale per Terres des
errore pensare di concentrare tutto in
nostri sostenitori sono donne così come
Hommes significa un posizionamento
un solo evento o in un solo canale di
i nostri fan sui social network e questo ci
strategico su questo tema”
comunicazione. Una campagna perché
uno degli aspetti che emergevano ripetutamente, spesso direttamente da segnalazioni sul campo, era che la situazione più difficile era quella delle bambine, che la violenza era soprattutto una questione di genere”
funzioni deve essere integrata e multidi-
ha indotti a proseguire, in più, ma è stato
mensionale
un puro caso, l’Onu ha indetto la prima
Come avete proceduto?
Giornata Mondiale per le bambine e le ra-
Il lavoro preparatorio è durato più di un
gazze quando noi stavamo già lavorando
anno, per prima cosa abbiamo studiato
Vanno preventivati grandi investi-
all’idea”
e incontrato varie realtà che avevano
menti?
già lanciato campagne su questo tema,
Devo dire che nel nostro caso no, abbia-
Obiettivi di fondo?
come ad esempio la bellissima campa-
mo realizzato tutto con investimenti molto
Quindi non è un tema deciso a ta-
“Quello di sensibilizzare in Italia a nei
gna girl effect, poi abbiamo realizzato
bassi, soprattutto grazie al fatto che mol-
volino?
paesi in via di sviluppo sulla condizione
il materiale di documentazione, i dossier,
ti, singoli, aziende e testimonial, hanno
“No, nasce dall’esperienza diretta sul
delle bambine, ma anche raccogliere
gli spot. Soprattutto abbiamo stretto rela-
messo a disposizione le loro competenze
19
02 . BUONI ESEMPI
gratuitamente. Ad esempio la creatività per lo studio del logo e dello spot, il lavoro dei blogger, anche la realizzazione dei dossier è stata fatta in grande economia, poi certo alcuni costi vivi ci sono, come la stampa del dossier, i viaggi, il tempo del personale interno impiegato. Dipende comunque molto dall’impostazione dell’associazione, ce ne sono alcune che investono moltissimo, noi non siamo tra quelle Indipendentemente da qualsiasi schieramento, l'unico vero male che può scaturire da queste elezioni e che l'Italia non cambi.
20
02 . BUONI ESEMPI
AGIRE
mobilita i blogger per le emergenze di Donata Columbro
“
I BLOGGER SONO INVITATI A POSTARE ARTICOLI, TWEET E CONDIVISIONI SU FACEBOOK E ALTRI SOCIAL NETWORK PER SOSTENERE LE ONG
”
Nei mesi scorsi Agire, network di
sono invitati a postare articoli, tweet
ong italiane specializzate per in-
e condivisioni su Facebook e altri
tervenire in contesti di emergenza,
social network per sostenere le ong
ha contattato una serie di blogger
con un’azione capillare di diffusione
italiani con la proposta di diventare
di informazioni sul paese colpito
parte del team di volontari chiamati a
dall’emergenza.
rispondere alle più gravi emergenze
cominciato con la mobilitazione per
umanitarie nel mondo.
la crisi in Siria. A ogni partecipante
Bloggaperagire funziona per “call
è stato consegnato un “kit” con dati,
esperimento dell’iniziativa “Blogga per Agire”, nata da poco, ma da cui si può
to action”. Un’emergenza alla volta,
infografiche e banner da utilizzare sul
con la speranza che le crisi umani-
proprio sito/blog e sono stati invitati a
già imparare moltissimo.
tarie siano sempre meno, i blogger
conoscere gli operatori che sono già
Dall’11 al 24 settembre scorsi un gruppo di blogger selezionati dal network di ong Agire si è mobilitato a favore dell’emergenza profughi in Siria. E’ il primo
21
L’esperimento
02 . BUONI ESEMPI
è
sul campo attraverso appuntamenti via
“L’idea di BloggaperAgire è nata in aprile.
profit per posizionarsi in spazi di nicchia
seguito o con un interesse alla tematica,
web conference. Un trattamento “specia-
Pensavamo ad un modo per raggiungere
o settori specifici. Ma per noi questa non
spiegando il progetto e chiedendo di
le” in cambio di un impegno a diventare la
più persone possibile durante un appello
era una strada percorribile, sia perché gli
aderire.
voce di Agire negli angoli più frequentati
di risposta all’emergenza e volevamo farlo
investimenti che attiviamo per lanciare
della rete.
allargando la nostra squadra operativa.”
un appello di risposta all’emergenza
Come sono coinvolti i blogger du-
sono minimi, in modo tale che ogni euro
rante le emergenze? La questione è che le emergenze non
Abbiamo chiesto a Benedetta Ge-
Perché proprio chiamando i blog-
raccolto vada direttamente ai progetti
nisio, responsabile della comuni-
ger?
sul campo, sia perché volevamo proprio
sono prevedibili, per cui noi chiedeva-
cazione web e new media di Agire,
“Coinvolgere i blogger è stata una
arricchire la nostra squadra. Quindi avere
mo un’adesione senza sapere quando
di raccontarci come è nata questa
risposta immediata alla nostra immagi-
una comunicazione congiunta, “calda”,
avremmo poi attivato effettivamente il
idea e qual è lo scopo di una mobi-
nazione. Sono in forte crescita attività
vera e non lo statico rilancio di un CS o di
progetto. Avevamo bisogno di persone
litazione che parte prima di tutto da
di Advertising che coinvolgono blogger
una notizia. Ecco quindi che siamo partiti
che si innamorassero con noi di AGIRE.
internet:
a pagamento sia nel profit che nel no
con il contattare i blogger con importante
E poi in Siria la situazione umanitaria
22
02 . BUONI ESEMPI
è degenerata sempre più. Abbiamo deciso il lancio
materiali e avviato un confronto e una valutazione con-
dell’appello lo scorso 6 agosto. Momento “tragico” per
giunta della prima esperienza. Nuovi blogger si sono
lanciare una qualunque campagna. Inoltre, data la tipo-
uniti al gruppo e adesso stiamo preparando la prossima
logia di crisi, una guerra civile in corso, con implicazioni
campagna
importanti a livello geopolitico e violenze in escalation, abbiamo ritenuto inizialmente di non coinvolgere i blogger, perché non avremmo potuto aprire le nostre porte, farli parlare con i nostri operatori, condividere con loro
Perché BloggaperAgire può diventare una best practice
testimonianze e aggiornamenti dal campo. Poi il posizionamento delle ONG si è rafforzato. Avevamo ancora
Perché il team di Agire ha dimostrato di aver capito
alcune limitazioni, ma abbiamo deciso di lanciare la call
come funziona la rete. Ovvero, esattamente come la
per BloggaperAgire #Siria.
vita reale. Ciò che conta sono le relazioni, la capacità di parlare alle persone e di coinvolgerle valoriz-
Come si è svolto?
zando le loro capacità per il raggiungimento di uno
Il progetto è partito l’11 settembre e si è chiuso il 24.
scopo comune. Se poi questo scopo è umanitario,
Abbiamo organizzato interviste con i nostri operatori,
allora è ancora più facile trovare volontari disposti a
con il direttore di AGIRE, con i responsabili delle Ong
dedicare il proprio tempo e le proprie risorse.
attive in Siria, Libano e Giordania. Hanno partecipato 37
Ora, bisognerà capire se l’entusiasmo iniziale che li
blogger, l’informazione si è diffusa moltissimo, anche se
ha coinvolti saprà dare i suoi frutti durante le diverse
non è stato facile monitorare con esattezza i risultati. Ab-
call to action.
biamo avuto un’ Azione Buzz su oltre 170.000 persone, secondo i dati relativi al numero di follower dei blogger, un aumento evidente di traffico sul sito di Agire.it, 132 nuovi fan su Fb in una settimana. Il coinvolgimento dei blogger è dipeso dalla disponibilità di ognuno, ma tutti ne hanno dato una valutazione positiva Dopo il primo appello ne sono seguiti altri? Per ora non ancora, le relazioni con i blogger però sono continuate, abbiamo aperto loro la nostra piattaforma informativa interna perché abbiano accesso a tutti i
! 23
02 . BUONI ESEMPI
“ILFACEBOOK OGGI È SOCIAL NETWORK
Africa Milk Projet
il progetto passa per Facebook di Silvia Pochettino
PIÙ FREQUENTATO. ABBIAMO SCELTO DI CONCENTRARCI SU FB PERCHÉ È LÌ CHE STA LA GENTE
”
Le pagine su Facebook ormai le
strategia di comunicazione è stata
hanno proprio tutti, anche il panettie-
impostata congiuntamente tra ong e
re sotto casa mia. La vera questione
azienda. Tra le prime attività c’è stata
non è se aprire o no una pagina ma
quella di creare un sito dedicato
sapere come usarla. Indicazioni in-
cui è seguita dopo pochi mesi la
teressanti ci arrivano dall’esperienza
pagina facebook.
del Cefa con il progetto Africa Milk
La prima scelta importante è stata
Un pagina Facebook con quasi 10 mila fan molto attivi, un sito internet
Projet.
quella di dedicare due strumenti
dedicato al progetto e poi azioni off line come manifestazioni, marce e
Il Cefa ha avviato nel 2009 il progetto
progetto tralasciando di promuove-
della creazione di una latteria in
re in generale l’associazione o l’azien-
Tanzania grazie a una partnership
da. Il che può ovviamente avere an-
con l’azienda Granarolo e anche la
che controindicazioni come il fatto di
flash mob è lo straordinario mix di ingredienti che fa dell’esperienza di Africa Milk Projet dell’ong Cefa un esempio da seguire
web esclusivamente al singolo
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02 . BUONI ESEMPI
non promuovere il brand né dell’ong né dell’azienda. Ma è anche una scelta che ha portato frutti. In poco tempo la pagina ha raccolto diverse migliaia di fan (oggi quasi 10 mila), ma più che il numero, che non è esageratamente elevato, quel che è più interessante è la partecipazione attiva; alto numero di like, post molto commentati. Tutto questo ha mobilitato volontari e aiutato la raccolta fondi. Come ha fatto? L’abbiamo chiesto a Sara Laurenti, social media manager di Cefa, incaricata in specifico di seguire il progetto Africa Milk Projet. Perché Facebook? Facebook oggi è il social network più frequentato e alla portata di tutti, non riuscendo a stare dietro a tanti social diversi abbiamo scelto di concentrarci su Fb perché è lì che sta la gente Qual è il taglio di comunicazione usato? Cerco di raccontare passo passo la realizzazione del progetto con tutti i mezzi possibili, foto, articoli, video,
ma il canale diretto con il terreno è fondamentale.
tecnico di realizzazione di alcuni tipi di formaggi, che non
racconti. Intervisto continuamente i volontari e i coo-
Racconti solo i successi o anche i fallimenti?
riuscivano ad ottenere il risultato sperato, ha risposto
peranti in loco per dare sempre informazioni aggiornate
Assolutamente, metto anche le notizie negative, le diffi-
una persona competente che aveva già sperimentato un
sull’andamento del lavoro, sulla produzione di latte, la
coltà, i fallimenti, non voglio nasconderli ma anzi cerco
problema simile in Bosnia, si è messo a disposizione. Io
realizzazione dei formaggi, il coinvolgimento della popola-
di coinvolgere anche in questo i fan, di farmi aiutare. E
l’ho messo in rapporto diretto con il direttore della latteria
zione, la commercializzazione…
questo spesso funziona.
e insieme hanno risolto il problema.
municazione con le persone che operano nel progetto,
Un esempio?
Dunque c’è un travaso dall’online e l’offline?
bisogna stargli dietro, insistere che ti inviino informazioni,
Circa un mese fa abbiamo comunicato un problema
Si, questo è l’aspetto più interessante. La gente mi
Non è sempre facile, ci sono spesso problemi di co-
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02 . BUONI ESEMPI
Come seguire l’esempio di Africa Milk Projet contatta e rispondo a ognuno personal-
La testimonianza di Sara ci aiuta a
Conversare con le persone, ri-
mente. Periodicamente faccio appelli al
capire alcuni elementi chiave della
spondere a tutti personalmente,
volontariato e all’impegno personale e c’è
comunicazione di un progetto su Fb
creare una relazione
fa, ad esempio, abbiamo fatto un flash
Focalizzarsi su un solo progetto,
Coinvolgere, proporre iniziative,
mob sul progetto in un grande centro
chiaro e circoscritto, che abbia del-
piccole azioni che tutti possono fare
commerciale (puoi vedere il video qui)
le attività concrete e definite
una buona risposta. Qualche settimana
Ultimo, ma non secondario non
abbiamo invitato attraverso Fb le persone a venire e la risposta è stata buona anche
Raccontare anche cose semplici,
demordere, come dice Sara, anche
se non ci conoscevano di persona.
le curiosità, il “dal di dentro” degli
nei periodi di calma piatta in cui
Avete anche raccolto fondi?
eventi, rendere partecipi i fan come
sembra che non interessi niente a
Si con risultati modesti, il che conferma
se fossero lì con voi
nessuno
che facebook è prima un luogo di incontro che di raccolta fondi, ma comunque
Essere trasparenti ridurre il più
non trascurabili. Circa 5000 euro
possibile l’intermediazione, non è l’ong o l’associazione che deve apparire ma i volontari o i beneficiari del progetto stesso
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02 . BUONI ESEMPI
Noi di Vidas
il coraggioso blog di una onlus tutta social
di Donata Columbro
Vidas è un’organizzazione non lucrativa che si occupa di assistenza a malati
Vidas è una realtà che entra di diritto
una onlus che affronta tematiche
terminali. Da un anno ha iniziato a pianificare una nuova strategia di presenza
nelle best practices sull’uso dei so-
molto delicate come quelle che ri-
cial media da parte delle ong italiane.
guardano le malattie terminali e il fine
Il lavoro che Roberta Tocchio (@
vita. Partiva in qualche modo “svan-
intervistato Roberta Tocchio, web e social strategist di Vidas, che proprio un
Roby_BB) sta portando avanti per
taggiata” sia per il tipo di argomento
anno fa era stata tra i banchi di scuola di Ong 2.0, per farci raccontare quali
loro è esemplare per molte organiz-
affrontato, sia per la problematica
zazioni non governative che comin-
della riservatezza del lavoro con i
ciano a costruire da zero la propria
pazienti. Il fulcro dell’opera di Vidas
presenza online. In più, si tratta di
poteva sembrare a prima vista “inco-
social e da sei mesi ha aperto un frequentatissimo blog collettivo. Abbiamo
sono stati i passi compiuti dalla sua associazione per arrivare a questo bel traguardo.
27
02 . BUONI ESEMPI
municabile”. E invece. Da un anno circa ha
Da cosa hai cominciato?
iniziato a pianificare una nuova strategia di
Dalla formazione. Prima di lavorare con Vi-
presenza social e da sei mesi ha aperto un
das non mi ero occupata in modo specifico
frequentatissimo blog collettivo.
di social network, quindi
Abbiamo chiesto a Roberta di raccontarci cos’è Vidas e come è arrivata a questo risultato. Ciao Roberta, raccontaci prima di
ho cercato di seguire una formazione specifica, prima sugli assi del social networking come infarinatura, poi con il corso di Ong 2.0.
tutto cos’è Vidas? Vidas è un’associazione fondata da Giovan-
Nel frattempo abbiamo cercato di sviluppa-
na Cavazzoni che si occupa di assistenza
re una strategia con la responsabile della
completa e gratuita a malati terminali, prima
comunicazione cercando di capire cosa
solo a domicilio, dal 2006 anche in un
poteva essere utile a Vidas e cosa poteva
hospice.
essere meno dannoso per una tematica delicata come quella che trattiamo noi.
Di cosa ti occupi all’interno di Vidas?
Buttarsi su Facebook senza un’accurata
Io mi occupo di tutto quello che è il web:
riflessione su come gestire l’account era
sia aggiornando i social network, sia
rischioso. Quindi abbiamo iniziato dal sito,
contattando la stampa online, svilup-
sistemando il Seo [search engine optimi-
pando una rete di blog da contattare
zation] e contattando consulenti in questo
per promuovere le nostre attività. Un anno
campo anche per costruire il blog.
e mezzo fa non esisteva nessun account di Vidas sui canali social. Abbiamo iniziato
Qual è stato il primo canale social
a pianificare una strategia di presenza sui
aperto da Vidas?
social network perché la rete offre la possi-
Abbiamo aperto Twitter prima di tutto,
bilità di farsi conoscere in tutta Italia.
poi Facebook, poi il blog e nel frattempo
“ABBIAMO CERCATO
DI SVILUPPARE UNA STRATEGIA CERCANDO DI CAPIRE COSA POTEVA ESSERE UTILE A VIDAS. BUTTARSI SU FACEBOOK SENZA UN’ACCURATA RIFLESSIONE ERA RISCHIOSO
”
28
02 . BUONI ESEMPI
anche canale di Youtube, un profilo su
campo. Ci raggiungono persone da tutta
Chiamandolo ‘Noi di Vidas’
volevamo
peranti e volontari a prestare qual-
Flickr e su Pinterest. Stiamo valutando
Italia che cerchiamo di aiutare fornendo
proprio intendere non solo ‘noi che ci
che ora di lavoro extra per scrivere
Instagram, anche se vogliamo capire
indicazioni utili. Aiutare chi chiede in-
siamo dentro’, ma tutti quelli che hanno
un post.
possiamo sfruttarlo. Riteniamo che but-
formazioni, anche se non strettamente
a che fare con Vidas, gli assistiti, i volon-
Abbiamo individuato i più tecnologici e
tarsi su tutti i Social che esistono non ci
correlate alla mission dell’organizzazione,
tari, gli operatori, i soci: è un ‘noi’ ampio,
poi subito dopo anche gli altri, i volon-
sia utile.
ma in qualche modo vicine, è un valore
comprende tutti quelli che gravitano
tari, sempre più entusiasti di partecipare,
aggiunto che porta vantaggio, lascia il
attorno all’associazione. Ci è sembrato
commentare e condividere. Siamo molto
Avete notato un aumento dei be-
segno nelle persone che interagiscono
bello fin da subito coinvolgere chi lavora
soddisfatti di quello che siamo riusciti a
neficiari del vostro servizio o dei
con te.
nell’area della comunicazione, ma anche
fare, il blog sta unendo le persone anche
gli operatori sanitari e la dirigenza che è
all’interno dell’associazione.
volontari di Vidas da quando avete messo in piedi questa strategia?
Passiamo al blog, “Noi di Vidas”,
stata parte del processo di creazione del
E’ difficile valutare se arrivano tramite so-
che è il vero e proprio perno del
blog.
cial, ma di solito chi ha bisogno di aiuto
flusso di conversazione che Vidas
va su Google per cercare associazioni
ha attivato: vedo che ci scrivono
Ma come avete fatto a coinvolgere
All’inizio sì, c’era paura, nel senso che il
che forniscono assistenza. Infatti la stra-
volontari, assistiti, medici, fisiotera-
questo coro di persone? Di solito le
tema di cui parliamo è difficile e si presta
tegia di Seo ci ha aiutato molto in questo
pisti, le famiglie dei pazienti.
ong fanno fatica a convincere coo-
a tirare fuori temi spinosi, come ad esem-
Non avete riscontrato nessuna resistenza?
INDIVIDUATO I PIÙ “ ABBIAMO TECNOLOGICI E POI SUBITO DOPO ANCHE GLI ALTRI, I VOLONTARI, SEMPRE PIÙ ENTUSIASTI DI PARTECIPARE, COMMENTARE E CONDIVIDERE.
”
29
02 . BUONI ESEMPI
pio l’eutanasia. Per arrivare ad aprire il
fermato. Oltre a cercare e scrivere storie
blog c’è stato un percorso, abbiamo fatto
ora fa propaganda tra i suoi colleghi.
riunioni conoscitive a partire da settem-
battaglia, la nostra presidente è una perA questo punto i complimenti per
sona apertissima, entusiasta della novità,
il lavoro svolto vanno anche ai diri-
ma ha più di 80 anni e farle capire che
bre 2011 e il blog è nato l’11 aprile 2012.
Come gestite la pubblicazione dei
genti della tua organizzazione, sono
il blog poteva essere una cosa positiva
E’ stato un processo lungo, per mettere
post? C’è un filtro?
stati davvero aperti e lungimiranti
non è stato facile. Forse, anche perché
in luce aspetti positivi e potenzialità ma
No, altrimenti si percepirebbe, e perdi
nel supportare questo tipo di per-
l’abbiamo presa per sfinimento, ce l’ab-
anche criticità, di cui abbiamo tenuto
l’anima delle persone, cosa che non
corso.
biamo fatta, e anche lei riconosce quelle
conto. Convinti i primi, siamo riusciti ad
vogliamo assolutamente. C’è ovviamente
Il 90% del merito va alla nostra responsa-
che sono le potenzialità di quel genere
allargare sempre di più il cerchio delle
una redazione che lavora dietro il blog,
bile della comunicazione, Raffaella Gay,
di lavoro.
persone coinvolte. La cosa bella è che
ma non poniamo limiti o comunque la-
che ha spinto per assumere persona
piano piano gli operatori si appassiona-
sciamo liberi i temi, lanciando suggestioni
a tempo pieno che si occupasse di
Un’ultima domanda. Vi è mai capi-
no. Mauro, un fisioterapista che aveva
e magari facendo un piccolo lavoro di
strategie su web. Non è banale come
tato di dover gestire una situazione
resistenze a partecipare, non si è più
editing.
scelta! Con la dirigenza è stata una dura
di emergenza o critica su uno dei
30
02 . BUONI ESEMPI
vostri canali social?
Come seguire l’esempio di VIDAS
Sì, ci è capitato su Facebook, che era lo strumento che più ci spaventava. Una persona si è lamentata di un’assistenza
Roberta e il team dell’ufficio comuni-
3. la formazione: avendo chiaro
ricevuta per un familiare scrivendo: ‘voi
cazione di Vidas hanno fatto davvero
l’obiettivo finale della propria strate-
siete bravi ma non mi sono trovato bene,
un ottimo lavoro nel coinvolgere tante
gia, Roberta e il team hanno fatto in
ho cercato di parlarvene però non sono
persone. Dalla sua intervista estrapo-
modo di raggiungerlo con l’aiuto di
stato ascoltato’. Quindi ho chiamato
lerei tre concetti chiave che possono
consulenti e partendo con una forma-
subito il direttore socio-sanitario che mi
aiutare un’organizzazione a partire
zione specifica, mettendo poi a frutto
aveva confermato di aver già parlato con
con il piede giusto:
quanto appreso
di reinvitarla a scriverle o presentarsi a
1. la creazione di un percorso: ogni
4. l’entusiasmo: Roberta è stata bra-
Vidas per discutere insieme delle sue
scelta è stata ponderata e valutata a
va a comunicare l’idea che condivi-
critiche. La questione si è spenta lì, la
lungo, come parte di un piano com-
dere le proprie esperienze di medico,
persona arrabbiata ci ha ringraziati per la
plessivo e non un’improvvisazione
paziente, fisioterapista su un blog è
risposta.
dettata dall’idea che “fanno tutti così”.
prima di tutto appagante e piacevole.
Cerchiamo di puntare all’assoluta tra-
Il piano è partito da quando la respon-
Non si spende il proprio tempo per
sparenza, senza violare la privacy ma
sabile dell’ufficio comunicazione ha
qualcosa che mi viene proposto come
sono disponibile a gestirle insieme a te.
chieso di poter essere affiancata da
faticoso, lungo, impegnativo. Il primo
Temevamo peggio, invece è stata l’unica
una persona che si dedicasse a tem-
effetto ‘wow’ deve essere innescato
cosa che ci è capitata!
po pieno all’aggiornamento dei social
all’interno della propria organizzazio-
network e del web.
ne, altrimenti la strada diventa inevita-
la persona del commento e mi ha detto
bilmente in salita fin da subito. 2. la partecipazione: il piano è poi proseguito coinvolgendo TUTTI i set-
Il blog Noi di Vidas
tori dell’organizzazione, senza lasciar
Twitter @noidividas
indietro nessuno, soprattutto a partire
Facebook/noidividas
dalla dirigenza. La condivisione di
Il canale YouTube
ogni passaggio è stata cruciale.
L’album su Flickr
31
02 . BUONI ESEMPI
#SahelNow
una campagna social di Unicef di Donata Columbro
L’Unicef ha lanciato ad aprile 2012 una campagna di sensibilizzazione attraverso il web sulla crisi alimentare in Sahel, chiedendo agli utenti di Twitter e Facebook di condividere informazioni, notizie e foto sull’emergenza con l’hashtag #SahelNow. L’organizzazione mira a raccogliere 120milioni di dollari per sviluppare le sue azioni a favore dei bambini nella regione.
Molte le ong che come l’Unicef con-
una grave e continua siccità nella
tinuano a chiedere l’attenzione della
regione del Sahel, che per 1 mi-
comunità internazionale su un’area che
lioni di bambini può significare la
tocca 8 paesi della fascia subsaharia-
morte o la malnutrizione”.
na, dal Senegal al Burkina, dal Mali, colpito anche da una crisi politica dopo
La crisi alimentare in Sahel è stata
il colpo di stato e i conflitti nel nord del
ufficialmente definita una “emergenza”
paese, al Ciad, dove si registrano casi
con una riunione presso il quartier ge-
di polio e meningite a livello diffuso.
nerale del World Food Programme, a
Secondo l’Unicef e molte organizza-
Roma, lo scorso febbraio. In quei giorni
zioni non governative sul campo “c’è
su twitter l’hashtag di riferimento per
32
02 . BUONI ESEMPI
trovare notizie e aggiornamenti sulla crisi
2 - usare e condividere l’immagine
blicato sulle pagine Facebook di
e che cosa possiamo fare”. Molti hanno
era #SahelCrisis.
della campagna;
Unicef con l’hashtag #SahelNow.
aderito inviando fotografie e i contributi
Quattro sono invece gli step che propone Unicef per lanciare l’allarme: 1- condividere il video che diffonde le
raccolti da Unicef Italia si trovano nell’al3 - dedicare una giornata di condivi-
Anche Unicef Italia ha chiesto “un
bum di Flickr “Dai l’allarme per il Sahel”.
sione di post e tweet per sensibilizzare
#hashtag
l’emergenza”,
Unicef UK ha raccolto invece in un al-
amici e familiari sul problema;
invitando tutti a postare foto, video e
bum su Facebook i messaggi d’allerta
messaggi su Twitter e su Facebook, per
apparsi in diverse forme per le strade di
far conoscere a tutti cosa sta accedendo
Londra.
cifre sui bambini in pericolo di vita della regione;
4 - ri-condividere il materiale pub-
per
lanciare
33
02 . BUONI ESEMPI
#savethearctic
La campagna virale di Greenpeace di Lorenzo Ciancaglini
!
Nel 2012 Greenpeace ha lanciato la campagna Save the Arctic che ha raccolto quasi 3 milioni di firme per fermare le perforazioni di Shell, Gazprom, Exxon e far sì che venga creato un santuario globale al polo nord. Primo passo, creare un fake site della Shell La più grande provocazione è
assediano.
stato il fake site della Shell,
Ma poi ci sono state le azioni
arcticready.com, dove la com-
dirette
pagnia petrolifera si vanta delle
il costante monitoraggio delle
devastazioni ambientali che sta
azioni delle compagnie e l’oc-
producendo, si lamenta delle
cupazione delle piattaforme. E’
tasse e dei permessi che deve
stato realizzato un video, con la
ottenere e gli utenti possono
collaborazione dei Radiohead, in
creare dei finti advertisement
cui un’ orsa polare si aggira in una
dell’azienda e perfino provare a
Londra inquinata per trovare una
difendere, in un semplice video-
nuova casa e si invitano le perso-
game, una povera piattaforma
ne a “unirsi alla ribellione” contro
petrolifera dai ghiacci cattivi che la
la corsa all’accaparramento delle
34
degli
attivisti,
02 . BUONI ESEMPI
con
risorse dell’artico. E sono state messe in campo diverse strategie social e il sito savethearctic.org dove firmare la petizione, ad oggi quasi 2 milioni e 800.000 aderenti, per l’istituzione di un santuario globale al polo nord. Il tutto con continui lanci di notizie e aggiornamenti sui social network più usati, Facebook e Twitter in testa. Tutto questo è la campagna “Save the arctic” di Greenpeace, che ha anche ottenuto i primi risultati concreti. Ma come si convincono quasi 3 milioni di persone ad aderire e partecipare, seppur con una firma, ad un conflitto ambientale ? Ne abbiamo parlato con Maria Carla Giugliano, responsabile new media di Greenpeace Italia. Nel settembre 2012 Shell e Gazprom hanno annunciato la sospensione delle trivellazioni in artico per un anno. “Per problemi tecnici” hanno dichiarato. Ma sembra che la pressione internazionale li abbia convinti a muoversi con più cautela, dopo aver sfiorato il disastro. Un successo della campagna “save the arctic”? Shell e Gazprom hanno sospeso le trivellazioni anche
di lobby presso gli organismi internazionali. La mobilitazione
santuario globale al polo nord.
non è finita.
La campagna funziona a più livelli: da una parte ci sono le azioni offline e dall’altra quelle online.
perché c’era l’occhio di Greenpeace. L’artico è una zona difficilmente raggiungibile dai media ma Green-
Come si organizza una campagna di Greenpeace?
Ci sono le proteste fatte dai nostri attivisti, ci sono le ricer-
peace ha portato le sue navi e testimoniato quello
Greenpeace è un network. Quando si lancia una nuova
che scientifiche condotte da un team di scienziati volte a te-
che succedeva. La pressione viene dalle navi e dalle
campagna tutte le sedi nazionali decidono insieme una
stimoniare la fragilità di quell’ecosistema. Ma non tagliamo
immagini. E da quasi tre milioni di persone che hanno
strategia. In questo caso l’obiettivo è fermare per sempre
fuori gli altri. Organizziamo sempre le campagne in modo
firmato la petizione online. Il prossimo passo è l’azione
le perforazioni e la pesca industriale in artico e creare un
da dare la possibilità a chi ci segue su internet di fare la
35
02 . BUONI ESEMPI
sua parte, per esempio mandando una
fare azioni con i gommoni e a rilasciare
bile ed interagire, per esempio facendo
300.000
mail di protesta ad un politico o ad una
interviste in tv ma quello che si è creato
domande. I messaggi dovranno essere
250.000 followers su Twitter. Sono i due
azienda, firmando una petizione.
negli ultimi anni è un nuovo braccio che
rapidi, efficaci, immediati. Come fossero
social network più importanti per noi. Fa-
rafforza le nostre campagne.
messaggi pubblicitari. Perché Facebook
cebook arriva a portarci il 30% di traffico
non viene generalmente usato per infor-
sul nostro sito.
Quanto è importante la presenza sui
persone
su
e
social network per voi ?
Quali suggerimenti daresti per crea-
marsi.
Nel passato tentavamo di attirare l’atten-
re una campagna di successo come
L’obiettivo è avvicinare le persone,
Ci sono delle differenze nell’utilizzo
zione dei media tradizionali per arrivare
“save the arctic” ?
coinvolgerle e portarle a firmare una
dei social media tra gruppi locali e
a sensibilizzare il loro pubblico. I media
Per prima cosa bisogna studiare e ca-
petizione, a partecipare attivamente alla
nazionali? E tra paesi occidentali
erano però un filtro. Oggi invece, sul
pire quali sono le cose che “vanno”
campagna, ad interessarsi alle nostre
e non, dove magari meno persone
web, parliamo direttamente alla nostra
sui social media. Se sono le foto a
attività.
hanno accesso a internet ?
community. Non c’è più filtro, non c’è più
funzionare userò quelle e studierò la
censura. Non solo informiamo le persone
campagna con immagini precise. Dovrò
Quali social network usate princi-
a livello nazionale, hanno pagine Facebo-
ma le invitiamo a fare campagna con noi.
adeguare la campagna agli strumenti.
palmente?
ok e account Twitter. Comunicano in un
Certamente continuiamo ad andare a
Cercherò di essere presente il più possi-
In Italia abbiamo una community di
contesto locale ma non ci sono campa-
Anche i gruppi locali, che sono coordinati
36
02 . BUONI ESEMPI
“
UNA FOTO PUÒ FARE 2.000 “LIKE” MA DI QUELLE 2.000 PERSONE MAGARI SOLO 300 HANNO FIRMATO LA PETIZIONE. UN NOSTRO OBIETTIVO È CERCARE DI AUMENTARE L’EFFICACIA DELL’INTERAZIONE.
”
gne locali. Noi di Greenpeace facciamo
Una foto può fare 2.000 “like” ma di quel-
community. La nostra policy è sempre
in questo ramo. Non con un budget da
campagne nazionali o internazionali.
le 2.000 persone magari solo 300 hanno
stata quella di non censurare nulla se
no profit. Ma in futuro certamente poten-
Per quel che riguarda i paesi non occi-
firmato la petizione. Un nostro obiettivo è
non in caso di insulti razziali, personali o
zieremo il settore.
dentali, America Latina, Asia e Africa,
cercare di aumentare l’efficacia dell’inte-
comunque discriminanti. Abbiamo sem-
non cambia nulla. L’utilizzo dei social
razione. Trasformarla in una mobilitazione
pre cercato di rispondere ai commenti
media non è una cosa solo europea o
reale affinché l’azione dell’utente ci aiuti
negativi alle campagne, interagendo con
americana. Abbiamo la stessa strategia
nel conseguimento degli obiettivi della
chi voleva un confronto. Ma quando c’è
ovunque, anche in Cina. Il web ormai fa
campagna.
un troll è diverso. E’ uno che non vuole
sempre parte delle nostre campagne.
Uno dei nostri crucci principali è che,
ragionare con te e cerca solo il conflitto.
Vogliamo puntare sempre di più sui social network. Se cresce la community ovviamente la struttura di Greenpeace si evolverà per poterla gestire e renderla partecipe.
Non vuole risposte perché le ha già. A Quali sono i problemi principali di una strategia social? Cosa non vi soddisfa o non siete ancora riusciti a fare? Innanzi tutto è difficile trasformare il “mi
avendo una community larghissima, quasi 500.000 persone, è molto difficile rispondere alla richiesta del singolo. Non sempre riusciamo.
tarti. In questo caso la cosa migliore è la
E a Greenpeace International cosa
non curanza, il silenzio. All’inizio rispon-
fanno?
devamo poi abbiamo smesso.
Anche all’estero le community si sono ingrandite e molti uffici oggi hanno un
Pensate di potenziare il settore
dipartimento web. Noi, in Italia, abbiamo
Un altro problema, che abbiamo impara-
della vostra organizzazione che si
nel dipartimento comunicazione degli
to a gestire dopo alcuni errori iniziali, è
occupa di social network ?
esperti di social network e web, ma non è
quello dei troll.
In due anni abbiamo raddoppiato la no-
ancora un ufficio autonomo come in altri
Sono persone che vengono sulla tua
stra community. E non si può nello stesso
paesi. Ma ci arriveremo.
pagina e disturbano la discussione della
tempo raddoppiare il numero di chi lavora
piace” in azioni reali di protesta.
Su Facebook abbiamo 300.000 contatti ma di questi solo 10.000 sono effettivamente attivi, sul web i numeri sono questi
volte è pagato da qualcuno per scredi-
37
02 . BUONI ESEMPI
La Parola ai Guru Abbiamo intervistato per voi alcuni personaggi, italiani e stranieri, particolarmente influenti in rete. Ecco i loro suggerimenti >>
Beth Kanter
the networked nonprofit
di Donata Columbro
DEL FUTURO? “ ILATREND CONTENT CURATION, I SOCIAL NETWORK VISUALI E LA CONNESSIONE MOBILE
”
Se il nonprofit ha un ‘guru’ che lo
Beth Kanter è consulente del settore nonprofit per le strategie di comunica-
rappresenta, questo è Beth Kanter.
ta nel 2010 presso la Society of New
Quattrocentomila follower su twit-
Communications Research Fellow.
ter, nominata “una delle donne più
La sua passione è la formazione: «Mi
influenti della tecnologia” da Fast
piace insegnare come usare i social
Company Magazine nel 2009 e
media online per portare cambia-
“voce dell’innovazione per i social
mento offline», confessa Beth, che
media” da Business Week, è lei la
abbiamo raggiunto in una skype
dea che i comunicatori e i social
call oltreoceano per farci raccontare
media manager invocano quando
come si diventa guru accreditati del
provano a introdurre novità nel modo
settore.
di gestire la strategia comunicativa all’interno delle proprie ong. Oltre a
zione e social networking. Il suo lavoro è anche la sua missione; viaggia in
essere l’autrice di un seguitissimo
tutto il mondo per aiutare le onlus a trasformare la loro struttura secondo le
sono usare i social media”, è
caratteristiche del web 2.0: partecipazione, trasparenza e rapporti orizzontali.
Lucile Packard Foundation e lo è sta-
La passione del cambiamento
blog su “Come le no profit pos-
«Ho iniziato a lavorare nel no profit più di 30 anni fa», racconta Beth, «e da quando
ricercatrice dal 2009 per la David &
39
03 . LA PAROLA AI GURU
ho avuto occasione di usare internet per il mio lavoro, negli anni 90, ho capito che poteva essere uno strumento cruciale per la mia missione.
per molto tempo. Le organizzazioni-
la leadership non si è rinnovata, mentre
mio ultimo libro “Measuring the net-
fortezza,
sono gerarchiche, hanno la
le no profit che già nascono ‘networked’
worked nonprofit”, perché anche
‘mania’ del controllo delle informazioni e
sono giovani, innovative e aperte, di solito
essere nudi e trasparenti sul web ha
temono interferenze dall’esterno. Appare
nate da pochi anni e hanno il vantaggio di
bisogno di una strategia, soprattutto ini-
evidente il motivo per cui la rivoluzione
avere una struttura molto leggera, proprio
ziando dal misurare la percezione che gli
di internet le abbia messe in crisi: sul
come il web.
outsider hanno della mia ong.
Ho iniziato a scrivere un blog 10 anni
web non è possibile persistere con un
Kanter viaggia per il mondo come con-
fa e sono oggi co-autrice di vari libri sul
atteggiamento di chiusura e «prima o poi
sulente di organizzazioni molto diverse
tema». Il più noto è forse quello pubbli-
dovranno adattarsi se vogliono essere
l’una dalle altre, in contesti con elementi
cato nel 2010 insieme ad Allison H.
competitive» avvisa Kanter. Anche per-
ambientali che vanno presi in conside-
Fine, altra nota consulente e blogger
ché «sempre di più i finanziamenti scar-
razione singolarmente: «Non si può ge-
del mondo nonprofit online. Il titolo, “The
seggiano», questo le nonprofit lo sanno
neralizzare quando si parla di approccio
Networked nonprofit. Connecting
bene, perciò
all’uso dei social media, molto dipende dalle infrastrutture a disposizione delle
with social media to drive change”, è già un capolavoro di sintesi per chi si domanda tutti i giorni cosa fare della propria pagina facebook e del proprio account twitter: diventare un’associazione nonprofit che lavora in rete, connettersi con i social media per guidare il cambiamento. Facile no? «No, non è facile, e si
«le organizzazioni dovranno diventare brave nel trovare supporto individuale. Il modo per farlo è stare dove c’è la gente, ecco perché non essere presenti sui social network oggi è un rischio».
incontrano limiti e resistenze», ammette
ong. In Africa spesso la rete non è otti-
Trasparenza e poi? Quali sono i trend che
male, le persone sono frustrate e diventa
Beth Kanter intravede nel futuro delle no
difficile adottare al 100% un’idea di ong
profit? «Ne dico tre: la content curation
networked». Nel Medio Oriente invece,
(cioè la cura dei contenuti, ndr), i social
dove attualmente Kanter sta guidando
network visuali come Pinterest e Insta-
l’E-Mediat project, un programma di ca-
gram e la connessione mobile, che ci
pacity building per le ong della regione,
trasforma in cittadini di tutto il mondo più
«la coscienza dell’importanza dell’uso del
consapevoli di quello che accade».
Kanter. «Soprattutto se all’inizio non si
Da fortezza a networked
mezzo è impressionante. Anche In India e
vedono risultati: le onlus sono scettiche,
All’opposto delle organizzazioni-fortezza
in Pakistan, dove sono stata ultimamente,
non vogliono investirci troppo tempo.
si trovano appunto le networked no
le persone sono più disposte a lavorare
Abbracciare
cambiamento
profit, associazioni collaborative e
in networking perché non hanno risorse».
prende moltissimo tempo, è un processo
trasparenti che prendono le proprie
faticoso».
decisioni dal basso, lasciando un
Parola d’ordine trasparenza
Kanter la chiama ‘resistenza al cambia-
grande margine di potere alla rete
Dopo aver abbattuto la fortezza, il passo
mento’ ed è frequente soprattutto nelle
dei propri sostenitori. Le fortezze
successivo per una nonprofit è quello
organizzazioni che sono state “fortezza”
sono organizzazioni nate molti anni fa,
della trasparenza: «Ne parlo anche nel
l’idea
del
Spesso la trasparenza è confusa con la pubblicazione di rapporti privati e l’abbattimento di una sfera di confidenzialità: le nonprofit non devono trasformarsi in wikileaks!».
40
03 . LA PAROLA AI GURU
Robin Good
smettete di scrivere e realizzate prodotti utili di Silvia Pochettino
CONTENT CURATION “ LA NON È UNA MODA, È UNA NECESSITÀ
”
Nome d’arte Robin Good, al secolo
un pubblico di non-tecnici a capire
Luigi Canali De Rossi, è il primo
come utilizzare al meglio Internet e
italiano che dal 2005 vive di solo web
come comunicare e fare marketing
ed il primo ad aver fatturato oltre un
in maniera efficace usando queste
milione di dollari a Google.
nuove tecnologie. Oggi oltre 30.000 persone ogni gior-
Dopo aver lavorato per oltre 15 anni a
no seguono le sue news in quattro
curare l’immagine della FAO, del Pam
lingue diverse. E’ citato come
(programma alimentare mondiale) e
case history di successo in oltre
di altre agenzie delle Nazioni unite, ha
100 libri in tutto il mondo. Insom-
lasciato tutto e si è dedicato solo al
ma un vero big.
web, in modo del tutto indipendente.
Ma c’è un aspetto in cui Robin è
neta”, come è stato definito da Beth Kanter, ci spiega cos’è e perché è
Dal 1999 Robin Good è il fondatore
davvero il migliore, ed la Content
ed editore di MasterNvwMedia,
curation; scopriamo meglio con lui di
così importante la Content Curation
una rivista online dedicata ad aiutare
che si tratta.
Non è sempre necessario scrivere maree di articoli per comunicare un tema, collezionare, selezionare e “curare” quelli degli altri può essere un servizio ancora più utile. Robin Good, “Uno dei migliori curatori del pia-
41
03 . LA PAROLA AI GURU
L’arte di selezionare il meglio
“La chiamerei l’arte di selezionare il meglio che c’è su Internet su un certo argomento e contestualizzarlo per un pubblico specifico”
“Quando vado al supermercato e vedo
nendo riflessioni e servizi utili”.
una versione gratuita che permette
centinaia di shampoo diversi sullo scaffa-
“Ma attenzione” dice Robin
già di fare innumerevoli cose. Ma tutto il lavoro di masternewmedia va in questa
le mi viene male, per capire quello che è meglio per me dovrei analizzare una tale quantità di fattori che ci passerei l’intera giornata, se ci fosse qualcuno che fa una prima selezione per me e mi aiuta a indi-
“il bravo curatore non sceglie le cose che piacciono a lui ma quelle che possono essere davvero utili per il suo pubblico target.
direzione, aggregazioni, collezioni, guide, servizi utili. E precisa “Adottare questo modello di lavoro non vuol dire per forza diventare
spiega Robin “Il motivo per cui oggi par-
rizzare la scelta - ma in modo imparziale,
liamo molto di content curation è perché
non per vendermi il suo prodotto - allora
per la prima volta nella storia ci troviamo
gli sarei eternamente grato”
L’obiettivo della content curation non
tipo, ad esempio video, documentari,
di fronte a una tale sovrabbondanza di
La questione per Robin è molto sempli-
è esprimere se stessi ma rispondere a
prodotti, software. A seconda del settore
informazioni in tutti i campi che la pre-
ce: “La content curation non è una moda,
un’esigenza”
che ci interessa”.
senza di qualcuno che ha la capacità di
è una necessità”.
E per fare questo lavoro non è necessa-
Le competenze necessarie per iniziare?
rio scrivere enormi quantità di articoli ma
“La più importante” secondo Robin “è
fare per me una prima scrematura e aiu-
curatori di notizie, si tratta di creare collezioni mirate, che possono essere di vario
tarmi a individuare cosa può essere utile
Un rapporto di fiducia
piuttosto selezionare e “curare” le cose
avere familiarità, passione e inte-
e cosa no, diventa un vantaggio enorme.
L’aspetto fondamentale è instaurare un
già scritte da altri
resse per il settore che si vuole curare.
In qualunque settore, profit e non profit”.
rapporto di fiducia con i propri fan,
Gli strumenti che si possono utilizzare per
Poi sono utili tutti gli skills del giornalista
Dal supermercato al web oggi scegliere
“diventare punto di riferimento per una
facilitare la content curation sono tanti,
professionista, ovvero scovare le infor-
un prodotto è un lavoro estenuante,
certa tematica specifica, selezionando
Robin Good usa ampiamente Scoopit.
mazioni interessanti, verificare le fonti
richiede tempo, è difficile e dispendio-
casi di studio, errori, successi, facendo
it su cui ha aperto innumerevoli canali te-
e indagare. Ma sopra
so: Robin fa l’esempio dello shampoo
sapere chi opera in quel settore, propo-
matici, che ha anche il vantaggio di avere
passione e interesse”.
a tutto restano
>>
42
03 . LA PAROLA AI GURU
I primi passi... Robin sintetizza così i passi basilari per diventare curatori:
1
Individuare con chiarezza la tematica di cui mi voglio occupare, tenendo conto che mi prenderà del tempo, la collezione cresce e non si conclude in un articolo
2
Individuare le fonti valide, trovare materiale utile, fare
3
Una volta chiarito dove cercare e le parole chiave da inserire,
ricerche
allora posso incominciare ad aggregare, magari abbonandomi a canali precisi, rss, blog ma rimanendo sempre attento ad aggiungere nuove fonti e continuare ad esplorare
4
Quindi inizia il lavoro di centellinatore, devo guardare, scegliere e valutare se il materiale che ho trovato ha senso e valore per il pubblico specifico a cui mi sto rivolgendo
5
Poi c’è la “cura”, dovrò personalizzare e contestualizzare per il mio pubblico, proporrò un titolo adatto, un’introduzione che aiuti a capire il valore e l’utilità di quel materiale (vedi la sezione Guida pratica “Aggrega i contenuti di altri”)
6
Infine si tratta di distribuire, sul mio canale principale ma anche sui canali alternativi, calibrando la comunicazione a seconda del pubblico
43
03 . LA PAROLA AI GURU
Paolo Ferrara
il social media marketing parte dall’ascolto di Donata Columbro
“ PREVEDERE CONTINUITÀ E UN
PIANO EDITORIALE. NON SI PUÒ STARE SUI SOCIAL NETWORK SENZA SAPERE DOVE SI VUOLE ANDARE
”
“Internet oggi è il mondo. Così come si lanciano campagne nel mondo reale si
“Usare internet significa avere uno spazio enorme a disposizione sia per la condivisione di contenuti che per la liberazione della nostra creatività”
cando di capire cosa è andato storto oppure quantificare il successo”. Da dove partire Secondo il responsabile comunicazione di Terres des Hommes
lanciano campagne online ma con dei vantaggi: internet permette di raggiungere più persone con più efficacia perché si possono usare strumenti diversi
sostiene Paolo “Poi internet costa
molto
a seconda del target” parola di Paolo Ferrara, guru del fundraising online in
meno e può essere accessibile a
dell’organizzazione e dagli obiettivi
piccole organizzazioni non profit.
che ci si pone. “E’ nell’integrazione
Italia, blogger e responsabile della comunicazione per Terre des Hommes,
dipende
dalle
dimensioni
Infine, internet è misurabile rispetto
degli strumenti che si trova il succes-
che per Ong 2.0 ha organizzato un corso di social media marketing avanzato
ad altri canali. Si può fare un’analisi
so” sostiene. “In ogni caso, il modo
per non profit
approfondita di una campagna cer-
più semplice per capire le dinamiche
44
03 . LA PAROLA AI GURU
della rete è mettersi ad ascoltare quello
. L’obiettivo principale era: fare conver-
che accade nei social e sperimentare.
sazione, tenendo presente la nostra
Ma se devo scegliere oggi un social net-
identità. Noi ci occupiamo di bambini,
work da cui partire direi Facebook”.
tra le tante cose che facciamo è il sostegno a distanza. Spesso questa attività
Pure i problemi non sono pochi. “All’ini-
si associa a un linguaggio sdolcinato, a
zio le persone si chiedevano “ma il web
modalità di comunicazione emotive, con
funziona o non funziona?” e la maggior
tanti stereotipi: la sfida che abbiamo vinto
parte era certa che non funzionasse, a
è stata quella di dimostrare che i nostri
parte qualche entusiasta convinto che
sostenitori che commentano con entu-
con i social network fosse arrivata la
siasmo i progetti di sostegno a distanza
panacea di tutti i mali delle organizzazioni
sono le stesse persone che firmano e
non profit”. Oggi una delle cose che si
rilanciano petizioni quando si tratta di
percepiscono più spesso è l’illusione che
diritti dei bambini, facendo passaparola o
si possa lavorare online gratis: “è uno dei
segnalandoci campagne. Su Facebook
miti che devo sfatare a ogni corso.
noi facciamo conversazione, prima di tutto ascoltando quello che gli altri hanno
C’è l’illusione che non ci sia bisogno di strategia, invece si devono prevedere anche stanziamenti di risorse, e, a seconda degli obiettivi, possono essere anche budget importanti e continuativi nel tempo”.
da dire. La nostra bacheca è pubblica e, anzi, invitiamo chi ci segue a contattarci non in privato ma pubblicamente: è un modo per dire loro “sentitevi a casa”. Ultimo suggerimento per chi comincia ora a pensare una presenza online:
Prima di iniziare, ascolta
prevedere continuità e un piano
A TDH abbiamo preso del tempo per
editoriale. Non si può stare sui social
studiare il panorama dei social network:
network senza sapere dove si vuole an-
abbiamo usato diversi strumenti e ci
dare, il rischio è quello di essere ripetitivi
abbiamo messo un po’ di tempo prima
e poco efficaci.
di aprire la nostra
pagina Facebook
45
03 . LA PAROLA AI GURU
Geert Lovink una voce contro di Elisabetta Demartis
DIALOGO NEI “ ILNETWORK SOCIALI
CONTEMPORANEI APPARE PIÙ CHE ALTRO UN’ILLUSIONE
”
“Gabbie digitali”, così definisce i socialmedia Geert Lovink nel suo ultimo libro “Ossessioni collettive”, che denuncia: «I social possiedono la stessa architettura di un giardino recintato». E mentre crediamo di agire in libertà, questi strumenti intelligenti «monetizzano i nostri dati e trasformano i nostri profili in target mirati di campagne pubblicitarie». Divenendo mezzi di controllo.
Senza schierarsi dalla parte dei
Social media? Un giardino re-
cyber-utopisti, ma nemmeno dalla
cintato
parte dei pessimisti della rete in stile
E’ con questa espressione che Lo-
Morozov, Lovink cerca piuttosto di
vink esordisce parlando dei social
comprendere i social network par-
media, il cui limite «sta nel possedere
tendo da un’analisi storica di quella
la stessa architettura di un giardino
che è stata la nascita e l’espansione
recintato, mentendo sul fatto di avere
del web 2.0, fino ad analizzarne gli
una struttura aperta e decentralizza-
attuali risvolti sociali e antropologici.
ta». Quando navighiamo sul web e
46
03 . LA PAROLA AI GURU
utilizziamo questo tipo di reti, dobbiamo
sua natura dovrebbe essere uno spazio
della Silicon Valley detiene il controllo
rappresentano l’informazione primaria,
tenere presente che nello stesso mo-
polifonico, a presentarsi invece come un
di tutte le fruizioni e informazioni sul web,
ma ne forniscono una semplice replica e
mento in cui crediamo di agire in comple-
ambiente chiuso». La rete dei blog dà
decidendo, ogni giorno, le informazioni
rivisitazione.
ta libertà e, magari, di sostenere qualche
vita a una comunità di persone che
che avranno più rilevanza e quelle che
campagna o causa sociale tramite i nostri
la pensano tutte allo stesso modo
non compariranno nella prima pagina
account, si innescano processi di cui
e, creando delle ‘mainlist’ e diventando
dopo una ricerca. La posizione di Lovink
non siamo pienamente consapevoli.
‘follower’ di account con cui si condivido-
a proposito è chiara:
Questi ‘strumenti intelligenti’, spiega Lo-
no passioni e idee, si finisce per navigare
vink, «monetizzano i nostri dati personali
ogni giorno negli stessi siti consumando
e trasformano i nostri profili in target mirati
la stessa tipologia di informazioni e rima-
di campagne pubblicitarie».
nendo intrappolati in una sorta di circuito
La caratteristica che contraddistingue
chiuso. Per questo «il dialogo nei network
strumenti come facebook o twitter è poi
sociali contemporanei appare più che
l’autoreferenzialità.
altro un’illusione».
Gli utenti del web sono così «risucchiati
possano contribuire a un cambiamento
Inoltre, anche quando sono presenti, i
sempre più in profondità in una caverna
democratico?
commenti non hanno un legame diretto
sociale senza sapere cosa stanno cer-
La risposta, secondo Lovink, è scontata.
con il testo cui si riferiscono: il più delle
cando».
volte il commento non cerca affatto
Contrariamente a chi pensa che i social
il dialogo diretto con l’autore, ma
media saranno i nuovi mass media del
ha una funzione di auto-rappresen-
futuro, l’autore snocciola dati e riflessioni
«Siamo gli utenti-operai che lavorano per l’ape regina Google, incapsulati in reti prive di scopo e divoratrici di tempo».
Com’è possibile allora che tali comportamenti, limitando le potenzialità partecipative e creative dell’utente on-line,
tazione personale. Analogo discorso
che vanno in direzione opposta. «5 miliar-
spiega Lovink, «ciò che conta è solo l’ap-
per facebook. Il sistema dà la possibilità
di di persone possiedono attualmente un
parenza, mentre non ha alcuna rilevanza
di esprimere un apprezzamento cliccan-
cellulare, ma solo il 10% di essi usa twitter
la questione dell’esistenza di un’identità,
do su “I like”, ma «non permette di fare
nei propri dispositivi mobili e il 20%, per
vera o immaginaria che sia, al di sotto
il contrario con un ipotetico pulsante “I
essere ottimisti, usufruisce di facebook».
della superficie di ciò che si vede».
don’t like”».
I mezzi più utilizzati oggi sono ancora la
>:-(
«Abbiamo abdicato alla libertà e alla partecipazione in rete in cambio del piacere di fare shopping on-line e di incontrare un po’ di gente su facebook»,
Ormai più link clicchiamo, più pagine visitiamo e transazioni facciamo, e più il web diventa “intelligente”, raggiunge valore economico e crea profitto.
radio, la televisione e la stampa, mentre Di social c’è ben poco
Google ape regina
«i mezzi più recenti come i blog, i siti
Le critiche di Lovink non risparmiano nep-
Qualsiasi rete sociale, blog o sito inter-
web, le piattaforme di condivisione
pure i blog. «È proprio la blogsfera», affer-
net è accessibile agli utenti grazie a un
tipo youtube e vimeo sono solo ag-
ma infatti lo studioso olandese, «che per
motore di ricerca: Google. Il colosso
gregazioni d’informazione» che non
47
03 . LA PAROLA AI GURU
Bernardo Parrella
create la vostra comunità online di Serena Carta
“ SPERIMENTARE PROGETTI IPER-LOCALI
IN CUI LA RETE DIVENTI UNO STRUMENTO DI TUTTI PER CREARE CULTURA, SOCIALITÀ E CAMBIAMENTO
”
“Il citizen journalism è arrivato nella mia vita dopo anni di esperienza nel mondo dell’editoria e del giornalismo”
a usare internet e i suoi strumenti; dopodiché ho cercato di allargare questa dimensione agli altri, rendendola sempre più partecipativa”.
Bernardo Parrella, giornalista e media-attivista con un piede in Italia e l’altro negli Stati Uniti, è uno dei capostipiti del giornalismo partecipativo. Coordinatore di Global Voices online in italiano e traduttore di numerosi libri sul tema (tra gli ultimi Fan, blogger e videogamers) sostiene “date vita a piccole comunità in cui la rete sia uno strumento a disposizione di tutti per creare cultura, socialità e cambiamento”.
C’è poi un altro motivo, legato alla sostiene Bernardo. “Il passaggio
sua residenza negli Stati Uniti, dove
alla comunicazione online è stato
ha avuto vari contatti con realtà già
normale, naturale e organico, dovuto
da tempo impegnate sul web. La
al fatto che mi sono continuamente
collaborazione con Global Voices
occupato di fare informazione. Quan-
è per esempio nata ad Harward nel
do è arrivato il momento, ho iniziato
corso di una conferenza. In quell’oc-
48
03 . LA PAROLA AI GURU
casione Bernardo ha deciso di dare il via alla versione
Gerarchie online
italiana di GV. In realtà Parrella non segue solo Global
Ritiene poi ci sia una differenza tra il modo di usare
Voices, ma tanti altri progetti editoriali partecipativi.
le rete anglosassone a quello tutto italiano “L’esperienza personale mi ha mostrato che negli States i rapporti
Citizen journalism
sono diretti e semplici, anche quando si ha a che fare
Secondo lui “il citizen journalism è l’unica possibi-
con gente “importante”. Basta mandare un’email a un
lità di fare informazione oggi. Informazione in senso
professore universitario per diventare subito attivi. Anche
dinamico e moderno come lo sono il confronto, la con-
online c’è molta meno gerarchia, a differenza del web ita-
versazione e il dialogo continuo; un’informazione molto
liano dove ci sono tanti circoletti, realtà chiuse o la Twitter
diversa da quella imposta dall’alto in maniera tradizionale,
star del momento. In Italia oggi se non hai almeno 1000
ma che si sviluppa dal basso, in maniera orizzontale e
followers non sei nessuno”.
collettiva” Recentemente Bernardo ha curato la traduzione in italiano
Creare comunità
del libro di Geert Lovink “Ossessioni collettive: critica
Quali soluzioni dunque? “Uscire subito da Facebook,
dei social media” e si ritrova in molti aspetti in linea con
mollare queste entità commerciali e fare esperimenti,
l’autore
anche limitati, per creare piccole comunità. Proprio in questo risiede l’importanza di una piattaforma come Glo-
“L’effetto più evidente è che confondiamo Facebook o Twitter con internet: questi social non centrano nulla con la rete, sono solo una parte infinitesimale di quello che capita online.
bal Voices: si tratta di un esperimento libero e aperto, di una comunità che si muove a livello globale in maniera paritaria, senza impicci commerciali, senza problemi di controllo e privacy. E’ sempre più necessario impegnarsi in esperimenti iper-locali in cui la rete diventi uno stru-
Mi spiego meglio: non sono strumenti di socialità, col-
mento a disposizione di tutti per creare cultura, socialità e
laborativi, di informazione, ma solo dei “playground” per
cambiamento”. Un esempio? “Il progetto Rising Voices di
giocare un po’ - per non dire cose peggiori - rubano la
Global Voices che dà sostegno a piccolissime comunità
privacy, alzano il controllo e tutto sommato non aiutano lo
sperdute nel mondo. Attraverso un contatto locale che
sviluppo della democrazia”. Insomma anche per Parrella la
conosce bene il territorio, creiamo un legame con GV che
rete è diventata uno strumento commerciale: da un po’ di
si mette a disposizione per dare supporto, assistenza,
anni si è abdicato alla funzione iniziale dell’essere online,
training perché un gruppo di cittadini diventi autonomo e
che era quella della partecipazione, condivisione, del fare
testimone di quello che gli succede intorno. Secondo me
esperimenti alternativi per creare cambiamento.
è questa la chiave del futuro”.
49
03 . LA PAROLA AI GURU
Claudia Vago
raccontare storie con i socialmedia di Donata Columbro
“
LA RIVOLUZIONE TUNISINA È STATA UNO SPARTIACQUE. TWITTER È DIVENUTO UNO STRUMENTO PER DIFFONDERE NOTIZIE E MOBILITARE IN TEMPO REALE
”
Il lavoro di social media curator as-
Claudia Vago è uno degli esempi
somiglia moltissimo a quello di un
migliori in Italia in questo campo:
bravo cronista. Ma, in più, ha una grande passione per gli strumenti del web 2.0, che costituiscono
Controllare le informazioni, verificare le fonti, creare narrazioni. Ecco cos’è la
uno dei suoi punti di forza, insieme alla sua preparazione su un
social media curation secondo Tigella, Claudia Vago, cantastorie digitale e twitter star. Dalla rivoluzione tunisina a #OccupyWallStreet, ma come si scelgono le storie da seguire? Con quali strumenti? E come verificarle?
tema specifico: “L’elemento chiave che fa funzionare la curation è la
“cerco di non ridurmi alla selezione di fonti e ai retweet dei messaggi che passano, ma mantengo la voglia di inventare, sperimentare nuovi strumenti
competenza ed il focus del curatore”, secondo Gianluca Diegoli, e
50
e la certezza di muovermi in un va-
03 . LA PAROLA AI GURU
stissimo terreno in gran parte inesplorato in
to, che è riuscita a realizzare una raccolta
(oggi qualsiasi manifestazione di protesta
cui tutto è ancora possibile”.
fondi spontanea per coprire le spese del
crea il suo slogan a partire dall’ormai po-
suo viaggio.
polare #occupy). Da dove nasce questa
Cantastorie digitale
passione per i social media come fonte di
Talmente inesplorato che Claudia Vago,
#OccupyChicago
storie e di notizie? “La rivoluzione tunisina,
alias Tigella su Twitter, è la prima social
“A Chicago ho vissuto con gli attivisti del
per motivi personali e non, ha segnato per
media curator italiana a trasformarsi da
movimento Occupy, ho partecipato alle
me un momento significativo, uno spar-
cantastorie
testimone
loro riunioni, ho dormito due ore per not-
tiacque, il punto oltre il quale twitter non è
oculare e live reporter della mobilitazio-
te condividendo preoccupazioni e ansie
stato più solo strumento per condividere
ne organizzata da Occupy per tutto il mese
per le persone arrestate dalla polizia,
pensieri e letture interessanti ma soprat-
digitale
in
di maggio 2012 tra New York e Chicago: “ho raccolto e pubblicato il materiale in tempo reale su un sito dedicato al progetto, anche se non tanto quanto avrei voluto, e l’ho messo a disposizione di tutti. Ora sto ancora organizzando il resto dei testi, delle foto e dei video che ancora non vedete online, magari in un formato diverso da quelli che ho già utilizzato”. Ma cosa ha fatto esattamente Tigella a
tutto per cercare e diffondere notizie,
ho scritto i miei post gomito a gomito con chi inviava i comunicati ufficiali di Occupy un minuto dopo avermeli fatti leggere in anteprima. Ho vissuto tutto dall’interno e ho cercato di capire le dinamiche di Occupy come avrebbe potuto fare un antropologo, più che un giornalista inviato a caccia di notizie mordi e fuggi”.
solitamente in tempo reale, di cose che succedevano e succedono nel mondo.”
Dove puoi trovare informazioni su Claudia Vago e sul suo lavoro di social media curator?
Chicago e come lo ha raccontato? Innanzi tutto Claudia ha condiviso la sua inten-
Da Busana, piccolo paese in provincia di
zione di partire con i suoi oltre 20 mila
Reggio Emilia dove vive Claudia, a Chi-
follower su twitter, poi li ha coinvolti e
gago, per raccontare dall’interno un
appassionati talmente all’idea, spiegando
movimento globale che sta cambiando
in dettaglio il tipo di lavoro che avrebbe fat-
il modo di fare attivismo in tutto il mondo
il suo blog:
il sito del progetto
#OccupyChicago:
http://tigella.altervista.org il suo account
http://occupychicago.altervista.org
Twitter:
il sito del progetto
http://www.twitter.com/tigella
Yearinhashtag: http://yearinhashtag.com/
51
03 . LA PAROLA AI GURU
Luca Manassero il lavoro del futuro? Online, senza email di Donata Columbro
“
ADESSO CHE LA RETE NON È PIÙ GIOVANE E ACERBA, COMINCIAMO A CAPIRE CHE SI PUÒ COMUNICARE, CONDIVIDERE, RIFLETTERE A TANTISSIMI LIVELLI
”
Lavorare a distanza, collaborare con
Manassero, fondatore di Xigeon.
chiunque nel mondo sia interessato
com e membro del board di dire-
a partecipare al nostro progetto: non
zione di Missing Link Technology
solo oggi questo è possibile, ma è
(Austin, Texas), si occupa dal 1990
facile, economico e alla portata di
delle problematiche relative all’inte-
tutti. Un mondo in cui un’idea si porta
grazione e al coud. Consulente per
avanti senza mai incontrare i propri
numerose aziende italiane, da sei
colleghi di lavoro sembra fantascien-
anni utilizza ogni strumento web di-
grazione della “nuvola” (cloud) spiega i segreti di un vero virtual office.
za, invece è già realtà e si può speri-
sponibile per mantenersi in contatto
mentare nelle aziende e associazioni.
con i suoi colleghi di lavoro sparpa-
Che supera le barriere spaziali e temporali.
Come? Lo abbiamo chiesto a Luca
gliati per il mondo.
“L’email è il peggior strumento disponibile per il lavoro a distanza. Ma non si tratta solo di cambiare gli strumenti, quello che cambia è la concezione del lavoro”. Luca Manassero, esperto IT in sistemi di inte inte-
52
03 . LA PAROLA AI GURU
Cambiare mentalità
Cambia lo spazio e il tempo
persone simili a te per cultura e modello
calcolo e presentazioni, come Google
Secondo Luca “Non si tratta solo di
Tutto parte da un cambiamento nel nostro
di pensiero. Oggi il gap culturale è molto
Docs e Drive. Oppure di appunti come
utilizzare di più la posta elettronica e di
modo di usare il web. “Perché adesso
più percepibile. Io lavoro da 5 anni con
EverNote. Per arrivare a strumenti più
stare di più fronte a uno schermo, ma è
che la rete non è più giovane e acerba
colleghi in Texas, la differenza non è
completi che permettono veramente di
proprio un diverso modo di vivere e
e cominciamo a capire che si può co-
enorme, ma c’è”.
gestire un gruppo di lavoro online i tutti i
di lavorare”. Un paragone si può fare
municare, condividere, riflettere su testi,
con la rivoluzione della mobilità:
su presentazioni, su video, a tantissimi
Strumenti disponibili
livelli per motivi molto seri, professionali.
Gli strumenti disponibili oggi per creare
E che tutto questo è possibile anche
un vero virtual office sono molti. “Per
superando tutti quei confini spaziali
rimanere a quelli gratuiti, disponibili sul
che da sempre hanno limitato ciò
cloud, partiamo da Skype, che però non
che vogliamo fare. Fino a qualche
è adatto alle situazioni in cui devi condi-
anno fa se non potevi andare a sentire
videre in più persone lo schermo di un
una conferenza a Berlino, ti perdevi com-
computer, a qualunque altro strumento di
pletamente l’esperienza.
videoconferenza.
quando 100 anni fa abbiamo cominciato a spostarci in maniera differente, non solo siamo arrivati più in fretta e più lontano, abbiamo cambiato abitudini e stile di vita. Per il lavoro in rete è lo stesso: “vuol dire collaborare con persone molto più distanti, che hanno impostazioni culturali molto differenti, che non percorrono distanze per parlare con noi e noi non le percorriamo per raggiungere loro. Significa occupare il tempo per lavorare in modalità estremamente differenti: se non dobbiamo essere tutti
Adesso puoi seguire online l’evento di presentazione dell’iPhone 5 mettendolo in mezzo a una conference call, a una riunione con un cliente,a una presentazione ulteriore, etc”. Insomma l’elemento spaziale è saltato completamente.
nello stesso posto, gli orari non sono più
suoi aspetti, come Podio.com”. Cominciare a piccoli passi
L’importante è cominciare a piccoli passi. La cosa peggiore da fare è prendere il modo che abbiamo di lavorare in un ufficio e traslocarlo in rete.
Assolutamente la comunicazione non
Non basta trasferire una modalità di lavo-
deve passare attraverso l’email, mezzo
ro basata su un’interazione fisica e conti-
che non permette la registrazione di un
nua in uno spazio online, così, dal niente.
“coro di voci”, come invece serve quan-
Altrimenti avremo una somma di fastidi.
do si lavora in gruppo. Per la gestione
Si deve provare insieme, con fatica, sin-
collaborativa della comunicazione scritta
cronizzando gli sforzi, e richiede un modo
si può usare uno strumento sul modello
diverso di pensare la collaborazione.
dei social network: Facebook non è nient’altro che questo, la possibilità di mantenere per iscritto un flusso di
così cogenti per chi lavora in ufficio”. E
E questo ha delle importanti conse-
commenti, senza che ci sia perdita di
un modo diverso di lavorare richiede un
guenze. “Prima di tutto fa esplodere
sincronizzazione tra gli interventi. Poi
ripensamento approfondito di cosa vuol
l’elemento culturale. L’elemento spaziale
esistono applicazioni che permettono
dire “collaborare” – co-lavorare.
era comodo, perché ti metteva vicino
la condivisione di documenti, fogli di
53
03 . LA PAROLA AI GURU
Guida Pratica Consigli e attrezzi del mestiere per iniziare subito
Scrivere sul web di Silvia Pochettino
Come scrivere su web e farti leggere Comporre un testo in modo fluido La formattazione Aggrega i contenuti di altri
Come scrivere sul web (e farti leggere)
“
SUL WEB LE PERSONE CERCANO CONTENUTI RILEVANTI E UTILI SUBITO, METTITI SEMPRE DALLA PARTE DEL LETTORE
”
Scrivere su web oggi non è certo un problema, ci sono migliaia di possibilità tra blog, siti e social network per esprimere la propria opinione o documentare un fatto. Ma proprio la sovrabbondanza di possibilità,e l’abitudine al multitaskin riducono di molto la capacità di attenzione Il vero problema oggi dunque è farsi leggere
Nel 2011 Jakob Nielsen ha scritto
I contenuti
un interessante articolo in cui ri-
Ma cosa significa che una pagina
porta i risultati di una ricerca condotta
contiene una proposta “chiara e di
da Microsoft research sul comporta-
valore”? Sul web le persone cerca-
mento degli utenti quando visitano un
no contenuti rilevanti e utili subito,
sito web. Il livello medio di attenzione
mettiti sempre dalla parte del
dura dai 10 ai 20 secondi. Eppure
lettore, non preoccuparti troppo
le pagine con una proposta chiara
di quello che vuoi comunicare ma
e di valore possono mantenere l’at-
piuttosto di cosa può essere utile al
tenzione degli utenti per molto più
lettore sapere.
tempo. Nei primi 10 secondi dunque ci gio-
Al di là della forma i contenuti restano
chiamo tutto.
importanti. Su web la tentazione è di
56
04 . GUIDA PRATICA
frullare e rifrullare contenuti già prodotti
rumore ma esprimi la tua specificità
da altri per far vedere “che ci siamo an-
no sì che il lettore prosegua leggendo
le informazioni più importanti del pezzo
il resto del pezzo, tenendo conto che
vanno concentrate nelle prime 4 righe del
che noi”. Non cadere nel tranello, leggi,
La struttura
comunque l’attenzione non andrà oltre i
testo, la notizia, i dati più rilevanti o il per-
ascolta e valuta quello che hanno già
Oltre ai contenuti su web conta moltissi-
primi due paragrafi.
sonaggio di spicco che avete intervistato
detto gli altri sull’argomento a tei caro,
mo la forma. Con tempi di attenzione di
Il primo consiglio dunque è sii bre-
(se c’è) vanno citati in apertura.
eventualmente rilancialo con le diverse
pochi secondi è chiaro che gli elementi
ve! Se il pezzo è lungo, dividilo in due
Quindi, per rifarci ai sacri principi del gior-
possibili forme di “content curation”,
determinati per conquistare il vostro letto-
articoli separati, non superare le 3 mila
nalismo, metti all’inizio le prime 4 w
ma poi rifletti bene su quello che è il
re sono prima di tutto il titolo, il sommario
battute.
(who, what, where, when) la 5° (why)
valore aggiunto che tu puoi apportare.
e soprattutto…. le immagini!
In secondo luogo segui come Vangelo i
puoi spiegarla anche dopo
In sostanza, come dice Robin Good,
Partiamo dai primi due: se questi due
principi illustrati nel modello della pirami-
grande guru del web, non aumentare il
sono chiari, concreti e accattivanti faran-
de rovesciata, ovvero:
Segna chiara la fonte, inserisci link di
Informazione principale Informazioni importanti Informazioni utili ma non essenziali Informazioni di contorno, dettagli 57
04 . GUIDA PRATICA
approfondimento. Non sei obbligato a
strumenti che permettono a tutti di farla
spiegare tutto, il grande vantaggio del
in un attimo, come ad esempio easel.
web è che puoi produrre informazione a
ly , sicuramente uno degli strumenti più
più livelli di approfondimento, così ognu-
immediati e semplici da usare in questo
no ne usufruirà secondo il suo interesse
campo. Una lista utile, in continuo ag-
e le sue possibilità di tempo
giornamento, di programmi per creare infografiche si può trovare qui
Immagini e infografiche Nella comunicazione su web le immagini sono tutto, immediate, veloci, accattivanti, possono incidere molto più di mille parole. Per immagini intendo fotografie in primo luogo, che devono essere scelte con cura, (tanto quanto le parole), devono avere il giusto spazio e non essere rilegate in un angolo. Ma non si tratta solo di fotografie, la stessa funzione possono avere anche composizioni grafiche, disegni e vignette e soprattutto le infografiche, le prime donne oggi nella sfilata degli strumenti vip di comunicazione! Le infografiche sono diventate molto di moda oggi proprio perché riuniscono in un solo sguardo dati, informazioni e immagini e permettono al cervello di associare in tempo reale un’immagine visiva a un tema. Creare un’infografica una volta era una cosa che richiedeva tempo competenze e denaro ma oggi non è più così, ci sono
58
04 . GUIDA PRATICA
Come scrivere sul web 4 suggerimenti per comporre testi in modo fluido
Quante volte ti sei trovato in queste stesse condizioni di fronte al fatto di dover scrivere un articolo? Io sicuramente molte. Ma questo nel tempo mi ha aiutato a capire alcuni elementi chiave per una scrittura fluida e spontanea, che ora vorrei condividere con te.
Il primo suggerimento è di non aspet-
conta è ciò che hai da dire. Concentrati
Nel mondo del web dove l’attenzione
mia maestra di giornalismo, quando
tare di essere ispirato, pensa a quello
su quello ed esprimilo in modo semplice
media è di 20 secondi nessuno arriverà
stai cercando un finale vuol dire
che hai da dire, non a quanto sarà bello il
e chiaro.
a leggere la tua terza subordinata.
che il tuo pezzo è già finito. Quello
tuo pezzo. La scrittura su web è diventata
Fai frasi brevi, soggetto verbo comple-
Lascia titolo e sommario per ultimi,
che dovei dire l’hai detto. Lascia stare i
molto più spontanea e colloquiale rispet-
mento, segui il modello anglosassone.
li farai quando hai finito il tuo pezzo, e
finali ad effetto e la retorica. Più il pezzo
to i tempi della carta stampata. Dimentica
Se ti ritrovi alla terza subordinata e non hai
ti sono più chiari i contenuti fondamen-
è asciutto, centrato sui contenuti e de-
i temi alle superiori e gli esami all’universi-
ancora espresso quello che volevi dire,
tali.
purato dalle tue considerazioni personali,
tà, non sei a una prova di stile, quello che
è meglio cancellare tutto e ricominciare.
suggerimento che mi dava sempre la
Ultimo, ma non meno importante
meglio è.
59
04 . GUIDA PRATICA
La formattazione degli articoli Nell’epoca della comunicazione visiva le parole d’ordine sono essere sinteti-
• Dividi il tuo pezzo a paragrafi brevi, non
un testo a correre è molto più faticoso da legge-
più di dieci righe. Inserisci dei titoletti di paragra-
re di un testo diviso per punti, brevi e chiarimenti
fo che aiutino a a capire il contenuto di quella
evidenziati
ci, chiari e utili subito. Ma non basta.
parte
Un aspetto fondamentale e spesso
• Usa un font leggibile e sufficientemente
sottovalutato per farsi leggere da utenti
• Usa belle foto e immagini, disegni, infografiche, per illustrare il testo come già illustrato
grande, a nessuno piace togliersi la vista. Evita gli effetti troppo ricercati, banditi i gotici e le finte
• Allega video più possibile, il video è il più
scritture a mano, ridotti al massimo (mio parere
potente strumento di comunicazione oggi su
personale) i corsivi
web
ticolo curato nella grafica e nella forma
• Usa il grassetto sapientemente, metti in
• Indica in modo chiaro le fonti
sarà enormemente più letto. Qualche
te, i dati numerici, le dichiarazioni più importanti.
distratti e frettolosi è la formattazione degli articoli. A parità di contenuti un ar-
suggerimento:
evidenza le parole chiave, le persone intervistaSei arrivato a leggere fino alla fine di questo articolo? Bene, vuol dire che la • Fai elenchi di punti laddove è possibile,
formattazione ha funzionato!
60
04 . GUIDA PRATICA
61
04 . GUIDA PRATICA
Aggrega i contenuti di altri Non sempre è necessario produrre informazione nuova nella sovrabbondanza di contenuti già esistenti sul web, il vero problema oggi è diventato piuttosto orientarsi nell’eccesso di informazioni. Ecco allora che selezionare l’informazione prodotta da altri può essere un servizio importantissimo. Si tratta di diventare come un radar che capta l’informazione di qualità su un certo tema, la seleziona e la offre ai propri lettori, adattata al linguaggio del proprio target e correlata di commenti. Una vera, nuova, professione, che va sotto il nome di “content curation”.
“Il curatore di contenuti è colui ‘’che continuamente trova, raggruppa, organizza e condivide i contenuti migliori e più pertinenti riguardo problematiche specifiche online’’.
Questa è la definizione che l’esperto di
interesse specifico e rispettare la parola
significativo è un livello specializzato di
marketing Rohit Bhargava da di quello
‘’continuamente’’. Nel mondo di Internet,
redattori che raccolga, filtri e distribuisca
che è secondo lui il ruolo emergente e
in cui le informazioni si aggiornano con-
informazioni importanti per una qualsiasi
di maggior importanza nell’editoria on-
tinuamente in tempo reale, la continuità
nicchia di interessi.
line. La componente più importante di
è fondamentale. Ciò di cui ha bisogno
Ma non si tratta solo di ripubblicare tout
questo lavoro è definire un campo di
il web per tornare nuovamente utile e
court roba di altri, c’è una gran differenza
62
04 . GUIDA PRATICA
tra Curatori professionali, che creano va-
ratore dovrebbe rendere il titolo rilevante
o
Scrive la sua introduzione, per
o Attribuisce completamente la pa-
lore, e venditori di fumo, che si approfit-
per la sua audience-tribù, ponendolo in
contestualizzare e spiegare la rile-
ternità delle fonti usate. Si preoccupa
tano del lavoro di altri, aumentando solo il
evidenza e spiegando cos’è davvero il
vanza del contenuto per la sua specifica
di fornire riferimenti e citare fonti personali
rumore, come sostiene Robin Good, uno
contenuto.
audience-tribù.
“voce
(quando appropriato) e da credito per
“La curation può avere senso solo nella misura in cui questa fornisca davvero un filtro qualitativamente valido che possa rimpiazzare il mio bisogno di consultare diverse fonti.
una
personale” che unisce insieme notizie
ogni suggerimento ricevuto per rendere
o Modifica / riscrive i titoli, le de-
o contenuti, che vengono dalle fonti più
la sua attività una nuova virtù (lo è vera-
scrizioni e più, per personalizzare ancora
disparate. Guida il lettore attraverso di
mente, perché fornisce accesso a fonti
meglio la rilevanza del messaggio, il
esse come farebbe la guida di un museo.
nuove e sconosciute e dimostrando la
dei più grandi curatori del pianeta. Come sostiene Robin:
Apporta
linguaggio ed il focus per una specifica audience-tribù.
trasparenza dell’autore-curatore). o Classifica e cura i metadati dei suoi canali e dei suoi contenuti. Fornisce
o Filtra. Spende la maggior parte del
o Formatta i contenuti curati con
tag, titoli e categorie precise per il conte-
suo tempo verificando e filtrando molti
precisione microscopica utilizzando
nuto curato.
dei contenuti in arrivo, non approvando e
gli stili dei caratteri, le spaziature, l’uso
pubblicando la roba che gli arriva.
Quando questa esigenza viene dimen-
di liste puntate / numerate, per fornire
o Integra link ulteriori per estendere /
ticata, ed un canale curato diventa un
maggior leggibilità e comunicare in
espandere il campo d’azione dell’articolo,
o Ricerca sempre fonti nuove, cre-
ulteriore luogo di aggregazione generica
maniera più efficace i concetti chiave
o per fornire ulteriori riferimenti su speci-
dibili ed interessanti. Non si accontenta
e ripubblicazione, il risultato finale è solo
presenti nel contenuto originale.
fici contenuti.
mai delle fonti che ha ed ama scoprire
che si ha più contenuto da esaminare e
nuovi modi, strumenti e reti dove trovare
nessuno, o minimo, valore percepito”.
o Seleziona ed aggiunge immagini
o Personalizza ogni pezzo di conte-
Ecco alcuni principi per distinguere un
rilevanti, foto, illustrazioni che comple-
nuto curato in maniera diversa per ogni
vero curatore secondo Robin
mentano e rafforzano il contenuto con cui
canale o pubblico sui social media
o È trasparente, ammette chiaramente
sono associate.
quando necessario / appropriato.
il focus, il target-tribù, gli obiettivi della
utili fonti di notizie.
o Ottimizza i titoli per renderli per-
sua comunicazione ed i criteri secondo
tinenti per il suo pubblico. I titoli sono
o Estrapola del testo dei passaggi
o
Verifica la qualità e l’integrità
i quali il contenuto viene selezionato od
spesso scritti male, o usando un classico
dal contenuto effettivo, per aiutare il
della fonte originale (leggendo tutto il
escluso dal suo newsradar, o dai suoi
approccio giornalistico, oppure usando
lettore a capire il più rapidamente possi-
contenuto originale), con un approccio
canali curati.
complicati approcci psicologici per farli
bile di cosa parla il contenuto e perché
critico nel decidere cosa pubblicare e
Puoi consultare la guida online gratuita di
apparire più interessanti. Il lavoro del cu-
sarebbe rilevante leggerlo.
cosa no.
Robin Good sulla content curation qui
63
04 . GUIDA PRATICA
aggiungere informazione aggiuntive tue in
specifici e individuale le parole chia-
strati sopra da Robin Good: cambierai il
qualunque parte del documento. Quan-
ve. vanno poi selezionate con cura le
tiolo rendendolo adatto al tuo target, sin-
STORIFY
do il lavoro ti soddisfa lo pubblichi e con il
fonti dalle quali proverranno le notizie che
tetizzerai nel sommario i punti salienti del
Utilizzando la piattaforma di Storify,
codice embed puoi farlo apparire nel tuo
pubblicherai. Puoi inserire le fonti che
pezzo, formatterai il testo con grassetti ed
puoi trovare e ricostruire in un mo-
sito o blog.
già utilizzi (ad esempio feed RSS, blog,
elementi in evidenza e scegliendo belle
saico i contenuti diffusi sui diversi
La prima regola è provare!
liste di Twitter, risultati tematici da
foto, verificherai le fonti ed eventualmente
Google, ecc.) oppure usare parole-
integrerai con altri link.
Due strumenti per iniziare
socialnetwork come Twitter, Flickr, Facebook, YouTube e altri su un certo
SCOOP.IT
chiave per cercare nuove fonti: Scoop.
Insomma gli strumenti web non sono
evento o su un tema specifico. Puoi an-
Se vuoi restare sempre aggiornato e fare
it ti proporrà in maniera automatica molte
magici e non eliminano il tuo lavoro
che aggiungere le tue informazioni, slide,
un servizio ai tuoi lettori puoi provare a
notizie provenienti da Twitter Search,
che resta importantissimo.
foto e video e incorporare il mosaico
usare Scoopit, un’ottima piattaforma,
Google, Youtube, Digg e da altri canali
Ogni post pubblicato poi potrà essere
che ne risulta nel tuo sito o blog.
che ti dà la possibilità di raccogliere in
social.
condiviso immediatamente su tutti i so-
Iniziare è molto semplice, puoi aprire un
tutto il web materiali rilevanti per le
Ogni nuovo contenuto proposto (e che
cial e Scoopit ti offre anche un servizio di
tuo account gratuito e provare a creare la
persone interessate al tema da te
corrisponde
pre-
utili statistiche (a pagamento però dopo
tua prima storia, inserendo titolo e breve
scelto
selezionate) sarà presentato nella tua
i primi 15 giorni )sul riscontro ottenuto in
introduzione. Nella barra laterale troverai
Come prima cosa registra il tuo profilo
dashboard, si tratta di scegliere quelli che
termini di visite di pagina, numero di visi-
la possibilità di inserire le parole chiave
scegliendo username e password, e poi
ritieni più validi e pubblicarli. Il sistema li
tatori e di condivisioni dei tuoi contenuti
e scegliere in quale socilmedia cercarle,
crea il tuo primo canale.
comporrà in modo automatico con una
da parte dei lettori.
una volta trovate sceglierai quali riportare
Il tuo canale contiene informazioni e no-
grafica più che gradevole. Ma prima di
nella tua storia trascinandole semplice-
tizie su una tematica che avrai deciso in
pubblicarli ecco che entra in gioco il tuo
mente dentro il documento. Quindi potrai
precedenza. E’ importante essere molto
lavoro di curatore, secondo i principi illu-
alle
parole-chiave
64
04 . GUIDA PRATICA
A ogni social il suo linguaggio di Donata Columbro
Come sai se il tuo staff ha bisogno di formazione sull’uso dei socialnetwork? Facebook Twitter Istagramm Pinterest
Come sai se il tuo staff ha bisogno di formazione sull’uso dei socialnetwork? Beh, puoi scoprirlo osservando le sue abitudini online, ma soprattutto analizzando il flusso della conversazione in cui sono coinvolti gli account della tua organizzazione. Poco o inesistente il dialogo con altri utenti, basso numero di fan e followers, collegamento diretto tra la pagina Twitter e Facebook per aggiornare (male) entrambi gli account: questi e altri i segnali da monitorare per verificare l’uso corretto dei social media da parte del tuo ufficio di comunicazione e fundraising.
Caso 1. L’organizzazione X ha appena
su Twitter, ma l’immagine/avatar risulta
Vi siete sentiti presi in causa da una
ganizzazioni non profit: alcune di queste
twittato una raccolta fondi a favore dei
scomposta e tagliata. Il nome dell’orga-
delle situazioni citate sopra?
purtroppo non decollano, non superano il
bambini del Pakistan. Il tweet dice: Dona
nizzazione non si legge e il logo non si
ora! Dona Subito! Segui il link per aiutare
riconosce.
i bambini del Pakistan. Segue link. Ma il
numero di fan desiderato e non riescono Se sì, allora fate parte di quelle organizza-
a ottenere successo nella promozione
zioni che riconoscono l’importanza della
delle campagne di fundraising in rete.
Caso 4. Ogni tweet dell’organizzazione
presenza sui social media per la propria
H finisce con dei puntini di sospensione
organizzazione non profit, che hanno ini-
La buona volontà serve, il sostegno della
Caso 2. L’organizzazione Y ha postato
che rimandano alla versione lunga dello
ziato a sperimentare l’uso di più strumenti
dirigenza della propria organizzazione è
un link sulla sua pagina Facebook. Dice
status su Facebook.
(ottimo!) ma che avrebbero bisogno di
fondamentale. Ma senza una base di
una formazione specifica per imparare a
conoscenze adeguata sugli strumenti
tweet si ripete per 4-5 volte di seguito.
così: Link super-interessante! Cliccate! Segue link. Con titolo incomprensibile e
Caso 5. L’organizzazione M non usa la @
parlare “il linguaggio del web sociale”.
del web 2.0 gli sforzi per comunicare le
senza occhiello di riferimento che spieghi
e il # à per partecipare alle conversaazio-
Casi simili a quelli citati ne potremmo
proprie attività e coinvolgere i sostenitori
di cosa si tratti.
ni e coinvolgere gli utenti nel suo flusso di
aggiungere moltissimi. Frequento per
in un rapporto più duraturo...di un tweet,
commenti. Anzi, forse non sa nemmeno
professione e per passione molte comu-
risultano vani
di cosa stiamo parlando.
nità online create, gestite e nate da or-
Caso 3. L’organizzazione Z ha un profilo
66
04 . GUIDA PRATICA
Facebook Come usarlo?
Se la tua organizzazione non è ancora attiva su Facebook la prima domanda che devi porti è: devo aprire una pagina, un profilo o un gruppo? La risposta è: dipende dallo scopo della tua presenza sul social network più frequentato d’Italia
Pagina
Profilo personale
profilo sia visibile a più di 5 mila persone
personaggi pubblici che non voglio una
Devi aprire necessariamente una pagina
Puoi aprire un profilo personale per gesti-
puoi attivare l’opzione aggiornamenti
pagina gestita da altri e preferiscono un
se vuoi essere su Facebook a nome
re il tuo network personale e professio-
(link). Gli utenti si iscrivono alla ricezione
approccio più personale.
della tua organizzazione. Le regole del
nale. Uno dei motivi per cui non conviene
dei tuoi aggiornamenti (dei tuoi post, della
social network infatti vietano di usare
usare un profilo per un’organizzazione
pubblicazione delle foto) ma non conce-
La pagina
l’impostazione del profilo personale se
o un’azienda è che avresti un limite di
dono l’accesso ai loro dati come invece
La pagina presenta moltissimi vantaggi
devi rappresentare “il tuo gruppo, azien-
5000 amici, raggiunto il quale non puoi
avviene con lo scambio di “amicizia”.
per un’organizzazione.
da o prodotto”.
aggiungerne altri. Se ti interessa che il tuo
Questa può essere una soluzione per
Non ci sono limiti di fan e gli utenti che
67
04 . GUIDA PRATICA
cliccano su “mi piace” non condividono i loro dati come invece avviene con l’amicizia tra profili. Una pagina può avere più amministratori e ogni amministratore può avere un ruolo diverso.
Come è fatta una pagina vista da vicino step by step
1
Quando si crea una pagina è necessario scegliere
un’immagine profilo (quadrata, dimensioni) e un’immagine di copertina
2
Nella pagina puoi pubblicare post di testo, post con
link, foto, album ed eventi. Se vuoi che un post sia sempre visibile nella pagina anche dopo averne pubblicati di nuovi basta scegliere l’opzione “visualizza sempre in alto”
3
Con l’opzione “notizia in evidenza” il post occupa
entrambe le colonne della pagina
4
Nella parte riservata agli amministratori puoi mode-
rare post e commenti dei fan
5
Puoi utilizzare la pagina con creatività fissando sulla
timeline le date storiche della tua organizzazione (fondazione, eventi, nuovi progetti)
68
04 . GUIDA PRATICA
Dalle regole di Facebook:
“Se sei il rappresentante ufficiale di un’organizzazione, azienda, celebrità o gruppo musicale, puoi creare una Pagina qui. “Il fondatore della Pagina può poi aggiungere altri rappresentanti che lo aiutino a gestire la Pagina. Ogni amministratore di una Pagina potrà creare e modificare le proprie Pagine dal suo account.
Insights Un grande vantaggio per un social media manger del non profit nell’aprire una pagina è quello di poter monitorare la performance della propria attività sui social network con le analisi degli insights, delle statistiche sull’accesso alla propria pagina Facebook: La funzione Insights fornisce parametri relativi alle prestazioni della tua Pagina. Guarda i dati demografici anonimi sul tuo pubblico per capire come le persone scoprono e rispondono ai tuoi post. La funzione Insights per le Pagine offre agli amministratori numerose metriche aggregate, fra cui: il numero di persone a cui
Dal centro di assistenza di Facebook impariamo che:
“gli amministratori delle pagine possono avere cinque diversi ruoli (manager, creatore di contenuti, moderatore, inserzionista, analista di insights), ciascuno con capacità differenti. Solo i manager possono cambiare il ruolo amministrativo di una persona. per impostazione predefinita, tutti gli amministratori sono manager”
piace la loro Pagina, quante persone vedono un post e quante cliccano su esso. Queste metriche vengono create registrando e aggregando le attività delle persone correlate alla Pagina. Fra i tipi di attività registrate vi sono le seguenti: vedere un post di una Pagina, cliccare su un post, selezionare “Mi piace” per il post o commentarlo. Monitorare la prestazione della propria attività sui social network è fondamentale per capire se state procedendo nella giusta direzione con la vostra strategia. Questa fase del lavoro del social media manager è anche definita “misurazione del ROI (Return of investment), che sarebbe necessario prevedere per qualunque tipo di attività online. (extra tip: per misurare il ROI, usa uno schema come questo)
69
04 . GUIDA PRATICA
Programmare l’attività
Gruppo Con il tuo profilo personale puoi gestire
Mi piace ricordare che la gestione dei
un gruppo. E’ una soluzione adatta se
social network da parte di un’orga-
vuoi creare un dibattito attorno a un
nizzazione non profit non dovrebbe
argomento specifico, per gruppi di lavo-
essere casuale, ma regolarmente
ro, o partecipanti a workshop, laboratori,
programmata e calendarizzata. Con
esperienze di collaborazione circoscritte
la pagina di Facebook possiamo attivare
nel tempo.
la pubblicazione programmata di post e
Un gruppo può essere Aperto/Chiuso/
pubblicazione di fotografie in orari precisi
Segreto. Non c’è un limite di iscritti e
della giornata, per ottenere maggiore
quando viene pubblicata una notizia nel
engagement (partecipazione) dal proprio
gruppo appare una notifica di aggiorna-
pubblico.
mento agli iscritti. Nei gruppi però non puoi avere accesso alle statistiche di
Tips “Oh no! Ho creato un profilo invece della pagina e ho già molti amici!” Finalmente Facebook ha dato la possibilità di trasformarlo in una pagina. Per capire come si fa leggete qui. Attenzione: ci è stato segnalato che non sempre nella migrazione da profilo a pagina gli amici vengono trasformati in fan. Tenetene conto se
Come creare una comunità attiva di fan e sostenitori “Più popolosa è la tua pagina, meno gente vedrà i tuoi post” (Davide Licodari) In pratica, l’aumento dei fan corrisponde alla diminuzione della possibilità che i tuoi post appaiano nella home degli aggiornamenti. Facebook infatti non premia le pagine che hanno più “mi piace”, ma quelle con più interazione (engagement) dei fan, quindi con più commenti e “like” per ogni post.
ogni post. Diventa difficile quindi usarli come unico canale di comunicazione su Facebook della tua ong, perché non puoi misurare il ROI. Alert: il rischio è che i gruppi, se non gestiti, siano lasciati all’anarchia e si trasformino in vetrina delle attività dei partecipanti. A lungo andare questo trasforma il gruppo in un ricettacolo di spam.
volete provare la migrazione.
70
04 . GUIDA PRATICA
Come ottengo engagement?
1 2 3 4 5
Differenzia il contenuto (foto, testo, video)
Sperimenta diversi «toni» (formale, informale) Interagisci con altre pagine Rispondi sempre alle domande nei commenti
e ringrazia; se ci sono delle critiche alla tua attività surarle.
8 9 10
1. Usare male gli «eventi» invitando
Consigli da Facebook:
un numero altissimo di persone solo per
Condividi regolarmente aggiornamenti,
dimostrare di avere tanti contatti (che
domande, foto, link e altri contenuti
magari abitano a centinaia di chilometri di
sulla Pagina.
distanza e non potranno mai partecipare
Pubblica contenuti almeno qualche volta
al tuo evento)
a settimana, in modo che le persone che
2. Spammare le tue iniziative nei gruppi
ti seguono vedano le tue notizie nella loro
di discussione
sezione Notizie e i visitatori della tua Pa-
3. Taggare amici in foto e immagini…
gina vedano sempre qualcosa di nuovo.
dove questi amici non appaiono!
Assicurati che le persone notino i tuoi contenuti più importanti fissando i
Non cancellare «errori» segnalati dai fan ma correggi impara a gestirle in maniera trasparente senza cen-
6 7
COSE DA EVITARE
Descrivi sempre i link/foto/video che stai postando
COSE CHE FUNZIONANO
post nella parte superiore della Pagina o mettendoli in evidenza in modo che diventino più grandi. Quando le persone interagiscono con te,
1. Storie di persone
assicurati di rispondere in modo che
2. Spontaneità (sei umano, non un
sappiano che le ascolti
robot!) Cambia il titolo e la descrizione del link se non sono
3. Postare ‘breaking news’
efficaci
4. Usare infografiche 5. Pubblicare foto / meme con
Non collegare Facebook, Twitter e Blog agli aggior-
slogan
namenti di stato: ogni strumento ha il suo linguaggio Coinvolgi tutto lo staff Diffondi il link della tua pagina Facebook, mettilo sul sito, nella newsletter e nella firma della tua email, nel materiale promozionale di un evento.
71
04 . GUIDA PRATICA
come usarlo per lanciare campagne in rete
RT = il re-tweet è un tweet di un
Usare Twitter per lanciare appelli, campagne e messaggi a diffusione
altro utente che decidi di condividere
virale non è un’idea nuova. Dai re-
con i tuoi follower, come una sorta di
ferendum alle elezioni comunali del
citazione.
2012, quando anche a Milano la
#
battaglia tra Letizia Moratti e Giuliano Pisapia si è combattuta a colpi di
un simbolo che, posto davanti ad
hashtag, conoscere Twitter come
alcune parole nei vostri messaggi di
strumento di attivismo online è
140 caratteri, ne dà valore e lo evi-
diventato sempre più importante per
denzia in modo particolare. Permette
chi lavora nel campo della comunica-
di condividere interessi e discussioni
zione sociale.
!
attorno a determinati temi o interessi.
TL = la timeline di Twitter, dove
Prima di vedere in dettaglio applicazioni specifiche legate a Twitter, un
scorrono tutti i messaggi degli utenti
piccolo glossario sui termini che
che seguite
vi permetteranno di entrare nel vivo
TT = trending topics, ovvero gli
della conversazione in 140 caratteri:
In questi ultimi tempi Twitter è diventato il socialnetwork più discusso sui media tradizionali, soprattutto in seguito all’adesione di grandi big come Fiorello e Jovanotti e persino il Papa, che si sono uniti al cinguettio generale portando
@
argomenti più ‘trend’ della rete, i più
= il simbolo del reply, per
discussi e partecipati tra gli utenti di
attivare il collegamento a un utente e
Twitter (tra i quali si spera compaia
inviargli un messaggio pubblico (letto
anche la vostra campagna sociale)
da tutti) in questo modo viene creato
Follower
un link al profilo dell’utente menzionato.
entusiasmo e migliaia di nuovi utenti. Ecco che con un pubblico che diventa sempre più ampio è importante conoscere gli strumenti giusti per avviare le proprie campagne sociali...con un tweet.
(hashtag) = il cancelletto è
= un utente
Twitter che ti segue.
DM = direct message. Per invia-
Following =
re messaggi privati, ma solo a utenti
le perso-
ne che hai deciso di seguire, ossia di
che vi seguono.
cui sei follower.
72
04 . GUIDA PRATICA
Avendo ben chiaro questo glossario, un altro aspetto fondamentale da tenere
4
in considerazione per avviare la vostra
fuori piccole storie che non hanno
campagna è avere ben chiare alcune
visibilità. (quelle che i vostri volontari
regole sul funzionamento dell’attivi-
e cooperanti vivono ogni giorno sono
smo online. Claudia Vago, storyteller
perfette: personali e diverse dalle solite
dei movimenti sociali 2.0, ne ha raccolte
notizie riportate dai media mainstream)
5 molto ben definite sul suo blog. Vi invito a leggerle e ad appenderle (sì, su
5
vecchio un foglio di carta) sopra la vostra
che contraddistingua la tua campagna e
scrivania.
usa sempre quella. (su Twitter è la parola
Scavare per trovare in rete e
Scegliere una parola chiave
che dovete evidenziare con il #) In pratica: Adesso è il momento di lanciare la
1
strumento
campagna. Cosa fare? Dopo aver
che stai utilizzando (ecco perchè vi ho
Conoscere
lo
bene in mente l’obiettivo delle vostre
inserito il glossario)
azioni, cominciate a esplorare alcuni stru-
2
menti che possono aiutarvi ad aumentare Porsi un obiettivo chiaro,
facile da spiegare e, soprattutto, facile da
la visibilità dei vostri tweet. Ad esempio:
ottenere. (‘sconfiggere la fame nel mon-
act.ly
do’ non è un obbiettivo facile da ottenere
lancio di campagne su Twitter. Permette
nell’immediato con una campagna su
di raggiungere in maniera diretta la perso-
Twitter!)
na o l’ente oggetto della campagna (ad
3
esempio un politico, un’associazione, un
è uno strumento che facilita il
Diffondere informazioni fonda-
partito) e allo stesso tempo ne facilita la
te segnalando sempre la fonte (nei 140
diffusione mettendo in evidenza le peti-
caratteri meglio lasciare lo spazio anche
zioni del giorno nella sezione “petitions
per un link)
catching fire’. Per utilizzare Act.ly basta
73
04 . GUIDA PRATICA
aver chiaro il messaggio da inviare e il
mentionmapp:
destinatario della campagna deve avere
dinamica delle menzioni legate al vostro
un account Twitter.
account. Utile per capire il vostro grado
la
mappa
di apertura verso il mondo e le vostre Ricordatevi che monitorare il succes-
connessioni con persone e account
so della vostra prima campagna vi
diversificati. Quanto più i legami con
permette di non commettere più errori
altri utenti hanno nodi grandi, tanto più
per le cause che vorrete promuovere in
avete stretto forti connessioni con essi.
futuro. Ecco perchè oltre alla fase ‘attiva’
Se invece con il vostro account riuscite
di promozione è sempre necessario veri-
a raggiungere più persone stringendo
ficare la portata della vostra azione in rete
relazioni più deboli, allora la mappa sarà
con tool specifici:
più grande ma i nodi saranno identificati
tweetreach: è utile per misurare
da numeri più piccoli.
il successo di una campagna. Come dice la parola stessa, misura il numero di utenti che sono stati raggiunti da un determinato hahstag ma solo fino a 50 tweet (con account gratuito). Utile dunque per misurare la diffusione di un messaggio nell’arco di 24 ore, non di più.
visible tweets: visualizzazione d’effetto di tweet con lo stesso hashtag. Utile e interessante per il live twitting di una conferenza o di un evento organizzato attorno a una campagna specifica per mostrare la diffusione del vostro messaggio (dovete avere la possibilità di proiettare su uno schermo il sito http:// visibletweets.com/)
74
04 . GUIDA PRATICA
Social visuali
la mia storia foto dopo foto di Donata Columbro
Nel 2013 le immagini continueranno a essere al centro della comunicazione online. Gli “indizi” che ci portano a fare questa affermazione sono almeno due: il primo è la diffusione degli smartphone, strumento che rende semplice e immediata la produzione di foto e video. Il secondo è la crescita del marketing visuale nel settore profit, trend che sta facendo sviluppare applicazioni per la condivisione e distribuzione di immagini sempre più facili da usare e integrare con i propri siti web.
Raccontare e raccontarsi per immagini è fondamentale per un’organizzazione non governativa. Quelle che ti presentiamo sono le applicazioni più utili per imparare a sfruttare i principi del visual sharing per le tue campagne sociali online.
75
04 . GUIDA PRATICA
Instagram Instagram è un’applicazione per smartphone
cui anche un’organizzazione non profit dovreb-
che permette la condivisione istantanea di
be considerare fondamentale aprire un canale
fotografie tra gli utenti insieme alla contempo-
di comunicazione su Instagram.
ranea pubblicazione su Facebook, Twitter e altri socialnetwork.
C’è già chi sta approfittando di questo stru-
Chi lo usa ne diventa letteralmente ossessio-
mento. L’Unicef, ad esempio, che pubblica
nato e spesso diventa il primo e unico mezzo
istantanee digitali dagli eventi di promozione
con cui pubblica online le fotografie scattate
delle sue campagne; poi charity water (che
con lo smartphone. C’è persino chi ha scelto il
ha già 48mila followers) e Amnesty Uk, che
formato Instagram per il servizio del proprio
sfrutta l’app per la diretta dei suoi flash mob
matrimonio e chi lo usa per reportage veri
a difesa dei diritti umani in tutto il mondo. Ma
e propri. Perché 80 milioni di persone amano
anche Save The Children, che può raccon-
Instagram? Forse perché raccontare la propria
tare storie attraverso immagini molto potenti dal
storia per immagini è più facile e coinvolgen-
punto di vista comunicativo dal momento che
te, perché scattare fotografie e condividerle è
si occupa di infanzia. In Italia ne è un esempio
parlare un linguaggio universale che permette
Anpas, molto attiva nel promuovere le storie
di raggiungere luoghi e comunità anche molto
dei suoi volontari, e poi Medici con l’Africa
distanti da noi. E poi ci sono i filtri, che donano
che ha aperto l’account durante il viaggio di
alle foto quell’aria vintage che migliora anche gli
Claudia Vago in Sud Sudan.
scatti meno riusciti. Sono gli stessi motivi per
“
PERCHÈ 80 MILIONI DI PERSONE AMANO INSTAGRAM? PERCHÈ RACCONTARE LA PROPRIA STORIA PER IMMAGINI È PIÙ FACILE E COINVOLGENTE
”
76
04 . GUIDA PRATICA
Segui questo piccolo how-to per cominciare bene su Instagram
1
Scarica l’applicazione sul tuo
smartphone. Poi scegli un nome utente che rappresenti la tua organizzazione e una foto profilo che la identifichi, meglio se con il tuo logo.
2
Prima di pubblicare la prima
foto, esplora gli scatti della community attraverso le “tag”, parole chiave, che scriveresti per descrivere le tue immagini. Come vengono usate? Da chi? Sono le parole giuste? Ne esistono di migliori? Tieni in considerazione che se vuoi raggiungere un alto numero di persone in tutto il mondo devi usare l’inglese.
3
Comincia a “seguire” altri
utenti simili a te, come quelli che ti ho
ancora, per questo sfrutta la condivisione
suggerito prima, e osserva il loro modo di
cloud di applicazioni come Dropbox.
usare lo strumento. Ma trova il tuo linguaggio. Singole foto per singole storie?
6
Reportage dal campo? Testimonianze dei
ha un formato quadrato. Puoi sceglie-
volontari? Dirette degli eventi? Un mix di
re di usare i filtri e le cornici proposti
queste possibilità? Tutto può funzionare,
oppure lasciare la foto al naturale, per un
ma la tua strategia deve essere una
effetto ancora più professionale.
scelta ben consapevole, programmata e
7
valorizzata giorno dopo giorno.
4
Ogni foto pubblicata su Instagram
Descrivila con un piccolo testo
comprensibile a chi non conosce le realTi consiglio di scegliere le foto
tà dove opera la tua ong e poi aggiungi
da pubblicare in blocchi di cinque,
qualche tag (max 10) per indicizzare il
ma di usarle con moderazione, una al
tuo contenuto. C’è anche la possibilità di
giorno, al massimo due se non si tratta
collegare gli account Twitter e Facebook
di una diretta o di un reportage. Così ogni
per ottenere massima visibilità.
settimana è “coperta” dal punto di vista della condivisione social su Instagram.
Infine, ricordati che Instagram è una
5
community: partecipa, commenta e, Puoi
recuperare
le
foto
soprattutto, prendici gusto!
dall’archivio della tua ong e salvarle in album del tuo smartphone per caricarle successivamente su Instagram. Meglio
>> 77
04 . GUIDA PRATICA
Pinterest Pinterest è un social network nato per condividere pubblicamente raccolte di fotografie, video, infografiche e immagini trovate in rete o autoprodotte come su una grande bacheca pubblica dove ognuno “appende” (to pin) la sua nota visuale. Gli utenti possono creare bacheche personali, pubbliche o private e suddivise in categorie in base ai propri interessi. Con più di 10 milioni di visitatori unici mensili, Pinterest è diventato il social network più trafficato negli Stati Uniti dopo Facebook, Twitter e Linkedin
Se non sai da dove cominciare, segui questi 5 step:
1
esplora gli account delle orga-
nizzazioni non profit che lo stanno già utilizzando: Unhcr Europe, National Wildlife Federation, Water.org, Amnesty International Usa, Unicef. Puoi seguire ogni account oppure specifiche bacheche, come ad esempio quella di Ong 2.0 sui progetti ICT4D.
2
Re-pinna (cioè ricondividi) sulle
tue bacheche immagini interessanti che altri hanno postato e usa i commenti per iniziare la conversazione con chi potrebbe avere interessi simili a quelli della tua organizzazione. Ricordati che “social media” is “social” first!
3
Sperimenta l’intelligenza collet-
tiva della rete aprendo bacheche pubbliche e chiedendo ai tuoi sostenitori di aggiungere immagini. Se ad esempio stai lanciando una campagna sulla sovranità alimentare puoi proporre agli utenti di
78
04 . GUIDA PRATICA
Flickr condividere foto, infografiche e immagini
E’ un sito internet per la gestione e la
propri sostenitori il panorama del proprio
suggestive su questo tema, magari con-
condivisione di foto. Ma è anche una
lavoro nel mondo.
dividendo quello che viene fatto nelle loro
community che unisce le persone attorno
comunità per raggiungere gli obbiettivi
all’interesse per la fotografia. Oltre a cre-
Flickr si può usare in versione gratuita
della campagna.
are i propri album di foto ci si può inserire
oppure a pagamento, per poter caricare
4
in gruppi tematici dove partecipare a con-
un numero di foto illimitato. Una galleria
test e discutere con altri utenti.
caricata su Flickr può essere incorporata
zione” per coinvolgere e attirare l’attenzio-
Alla tua ong Flickr può servire per man-
nel tuo sito internet. In questo modo,
ne. Come su Facebook anche qui devi
tenere un archivio di immagini e
come per YouTube, i file di immagini non
puntare all’engagement e alla diffusione
foto ben organizzato in diversi album.
saranno caricati sulla struttura del tuo
del tuo lavoro.
Interessante è anche la possibilità di geo-
sito, per non appesantirla.
5
taggare le fotografie e poter così offrire ai
Crea delle bacheche “di ispira-
Crea una bacheca per mostrare
i possibili modi di contribuire alla raccolta fondi della tua ong. Aggiungendo il simbolo “$” con la cifra simbolica della donazione ad un’immagine e apparirà un piccolo banner sulla foto con l’offerta da te indicata. Un modo semplice e intuitivo per suggerire come sostenere la tua ong.
79
04 . GUIDA PRATICA
Lo storytelling digitale di Donata Columbro
Raccontare storie con un linguaggio nuovo Social storytelling video Campagne sociali: storytelling visuale ma etico
Social storytelling raccontare storie con un linguaggio nuovo Quando chiedo esempi di ong che lavorano bene con i social media, spesso mi vengono segnalati ottimi profili Twitter e pagine Facebook, magari con moltissimi follower e fan, ma che ad un’analisi più approfondita risultano molto lontani rispetto all’idea di social storytelling che vorrei spiegare qui. Cominciare a muovere i primi passi sui socialnetwork aprendo un account e pubblicando post è già un ottimo inizio, ma non basta. Per due motivi.
1
perché i socialmedia offrono l’opportunità di esplorare
stili e linguaggi completamente differenti da quelli imposti dalla vecchia comunicazione-marketing “uno a molti” (broadcasting), oggi affiancati da un tipo di scambio che include produzione di
Il social media marketing non è marketing sui social media. Adottare vecchi linguaggi dentro nuovi contesti non rende social la tua ong, ma anzi, “contribuisce solo ad evidenziarne i lati anti-social”,sostiene Vicenzo Cosenza. E ha ragione. Lo storytelling 2.0 usa nuove immagini, nuove parole e nuove dinamiche. Quali?
81
04 . GUIDA PRATICA
materiale originale da parte di quei “molti”
è da leggere con calma e diffondere nei
con l’esperienza sociale che ne con-
nostri uffici promozione, se necessario.
segue (socialcasting > cfr. D. Bennato, Sociologia dei Media Digitali)
Una volta compreso questo concetto,
2
posso occuparmi della narrazione. Lo perché replicare i linguaggi di
storytelling efficace ha due risultati im-
altri - vecchi - media semplicemente non
mediati: coinvolge - crea engagement
funziona. Così come non funziona parlare
- e produce cambiamento. In queste due
in italiano a qualcuno che comprende
direzioni, grazie agli strumenti del web
solo il norvegese. Certo, posso usare la
partecipativo abbiamo una marcia in più:
gestualità, ma il risultato finale della mia
la condivisione della mia storia è moltipli-
“conversazione” sarà ben diverso da
cata n volte e può facilmente raggiungere
quello immaginato inizialmente, quando
comunità di persone più ampie rispetto al
mi ero illusa di parlare la stessa lingua del
passato; è coinvolgente, perché chiede
mio interlocutore. Questo vale anche con
un contributo diretto in termini di creazio-
i socialmedia.
ne di contenuti nuovi o aggiuntivi a quella che prima era una semplice ‘audience’. I
Ho messo “Conversazione” tra virgolet-
nostri sostenitori e fan - ma anche i nostri
te perché è la prima parola chiave per
beneficiari -
comprendere le dinamiche del social
emittori di informazioni e come tali vanno
storytelling. Non posso interrompere
considerati quando vogliamo raccontare
una conversazione già iniziata con il mio
una storia. Il loro contributo non è facol-
messaggio, la mia storia, senza prima
tativo. E’ funzionale al raggiungimento del
aver ascoltato gli altri e soprattutto senza
mio risultato.
sono insieme ricettori ed
aver capito in che lingua si sta svolgendo il discorso. Alessandra Farabegoli spie-
Il social storytelling può essere realizzato
ga molto chiaramente il concetto di
mediante immagini, testo, video o una
interruption marketing con un’esperienza
combinazione di questi tre elementi, che
avvenuta leggendo il tipico giornalino
comprendono anche contenuti condivisi
lasciato in buca dai testimoni di Geova.
in real time sulle piattaforme di networ-
Non vi anticipo oltre, il post di Alessandra
king.
82
04 . GUIDA PRATICA
Social storytelling il linguaggio video Ecco tre esempi molto differenti tra loro di social storytelling attraverso il linguaggio video da cui ti invito a prendere spunto:
1 “It gets better” project Questo è primo dei video progetto
giovani omosessuali nel Minnesota
“It gets better” lanciato sponta-
e nell’Indiana, avevano chiesto loro
neamente nel 2010 dal giornalista
di raccontare come avevano su-
Dan Savage insieme al suo partner
perato nel corso della loro vita
Terry Miller, che hanno inizialmente
episodi di bullismo subiti a scuola.
pubblicato un video su YouTube per
Savage e Miller hanno trovato il
incoraggiare i teenager ad affrontare
modo per raccontare alla comunità
le difficoltà dell’essere omosessuali
LGBT (Lesbiche, Gay, Bisessuali e
anche di fronte a eventuali aggres-
Transgender) che, in ogni caso, la
sioni ed episodi di bullismo a scuola.
vita migliora, “it gets better”.
Il video è stato realizzato per rispon-
Il progetto ha coinvolto inizial-
dere ad alcune esigenze specifiche
mente personaggi pubblici, dalle
di studenti che, dopo due suicidi di
star di Hollywood a professionisti
83
04 . GUIDA PRATICA
affermati del mondo del design e dell’IT, che hanno condiviso la propria storia di coming out per diffondere un messaggio di speranza alle persone che vivono la difficoltà di questo momento. Perché è un esempio di storytelling 2.0? - l’iniziativa parte dal basso. - le persone si raccontano, nessuno parla al posto loro. Non c’è un intermediario, il volontario di un’associazione per i diritti LGBT che spiega come funziona l’associazione. - dall’iniziativa è nato un sito web e in seguito un’organizzazione non profit che raccoglie donazioni e volontari - i beneficiari dei primi video sono diventati a loro volta protagonisti di videoclip
2 Emergency
realizzati spontaneamente e poi “taggati” con la frase It gets better per incoraggiare
Qui siamo in un ambito totalmente diver-
secondi non si parla di Emergency. La
e di agire con una donazione a favore
i propri coetanei a superare i momenti più
so dal precedente. Quello di Emergency
storia del video entra in una conversazio-
dell’ong perché ci viene richiesto di tra-
difficili del loro coming out
è uno spot pubblicitario, ma la dinami-
ne che è già avviata, non interrompe nulla
sformare una semplice azione quotidiana
ca con la quale viene coinvolto il pubblico
e ti chiede di fare quello che fai tutti
in un gesto per gli altri.
Ad oggi il canale del progetto conta
presenta un fattore engagement molto
i giorni...ma per aiutare qualcun
43393 iscritti.
alto - a partire dal titolo del video: Hai una
altro. Il potenziale di una campagna di
Ad oggi questo video ha ricevuto
richiesta di amicizia da Kabul. Accetti?
questo tipo è molto forte, il video diventa
112.555 visualizzazioni, ancora non è
Si parla la lingua di ‘Facebook’ al 100%.
virale perché irrompe nelle nostre pagine
stata comunicata la cifra raccolta con le
Ma è un video. E quindi funziona ancora
Facebook con un messaggio accattivan-
donazioni di questa campagna.
meglio. Dura 1.20 minuti e per i primi 40
te e curioso, siamo tentati di condividerlo
84
04 . GUIDA PRATICA
3 A Liter of Light Quella che ci viene raccontata in questo
keting e l’immagine coordinata dell’ong
video di 2.18 minuti è una vera e propria
incornicia tutto il contesto sin dall’inizio].
“favola” moderna, con tanto di happy
Ad oggi questo video ha ricevuto
ending per tutta la comunità coinvolta,
265.146 visualizzazioni.
che qui si racconta in prima persona. Ecco il primo elemento di storytelling 2.0 di questa campagna. La lingua utilizzata poi non è l’inglese, più universale ma più impersonale, bensì il filippino, la lingua ‘locale’, che contribuisce a fornire una cornice più reale a tutto il contesto del progetto: le persone raccontano di un problema che li riguarda personalmente - la mancanza di luce in casa -, ma tra di loro qualcuno ha una soluzione semplice a portata di mano e la racconta al pubblico. Il coinvolgimento richiesto è molto semplice: c’è un problema, c’è anche la soluzione, se vuoi vieni a visitare il nostro sito internet e scopri come farne parte. La Fondazione MyShelter, che sta dietro a tutto questo, non compare nel video. Al centro del messaggio ci sono le persone, non un brand [a differenza del video di Invisible Children dove il mar-
85
04 . GUIDA PRATICA
Campagne sociali
Non necessariamente, secondo gli addetti ai lavori. Che concordano con l’appello del giornalista Pietro
storytelling visuale ma etico
Veronese, quando su Repubblica aveva pubblicato un articolo dal titolo “È Natale: giù le mani dai bambini africani”, denunciando l’uso strumentale dell’immagine dei bambini nelle campagne di raccolta di fondi delle onlus
“Perché nel 2012 le ong usano ancora le
e delle ong.
immagini dei bambini con la pancia gonfia La pornografia della povertà è da com-
nelle loro campagne di fundraising?”, si
battere per tante ragioni. La prima, per
chiede Elias Gerovasi dal blog BandiOng,
salvaguardare la dignità delle persone rappresentate in maniera stereotipata
prendendo in particolare considerazione
e spesso manipolata: le immagini sono spesso estrapolate dal loro con-
una recente campagna di Medici Senza
testo per diffondere una versione della
Frontiere. Ma l’organizzazione internazionale
realtà che giova soltanto alle organizzazioni non profit. La seconda, perché
non è l’unica a insistere su un certo tipo di linguaggio che molti definiscono “pornografia” della povertà. E’ una strategia di comunicazione efficace?
86
04 . GUIDA PRATICA
i bambini sono le prime vittime di questa
certe situazioni “operando, su vari fronti,
strategia di omunicazione: fotografati con
per la riduzione della povertà è inevitabile
le pance gonfie, con le mosche in faccia,
parlare di bambini” , ma “il più delle volte
con i vestiti strappati e sbattuti in prima
il punto di vista adulto prevale su quello
pagina.
del bambino che viene rappresentato e considerato come oggetto e non come
I principi base su come salvaguardare
soggetto con cui interagire”
i diritti dei bambini anche sui media li fornisce proprio la Convenzione Inter-
Nell’era delle immagini la scelta di un lin-
nazionale sui Diritti dell’Infanzia e
guaggio visuale che tuteli la dignità della
dell’Adolescenza, in particolare quan-
persona e al tempo stesso coinvolga il
do dice che
pubblico nella sua storia non è affatto scontata.
“gli Stati parte incoraggiano i mass media a divulgare informazioni e materiali che abbiano una utilità sociale e culturale per il fanciullo”. E per fortuna sono molte le organizzazioni non governative che hanno avviato una riflessione sul tema, come Terre des
Quale storytelling efficace?
Hommes, che ogni anno premia le cam-
Qualche esempio:
pagne pubblicitarie che offrono l’immagine più corretta dei bambini e nel 2012
1
ha fatto uscire la carta di Milano per il
campagna l’obiettivo di informare il do-
rispetto dei bambini nella comunicazione.
natore su una condizione nel mondo su
Oppure come il Cesvi, che ha pubbli-
cui può attualmente agire per cambiare
cato delle Linee Guida all’utilizzo di
le cose in positivo. Vedi la campagna
immagini di bambini e giovani nelle
Hunger Free di Action Aid realizzata
sue campagne. Cesvi ammette che in
dall’agenzia Proforma
Quello che mette al centro della
87
04 . GUIDA PRATICA
2
Quello che rende protago-
nisti i “beneficiari” della campagna mettendo in crisi la nostra visione del mondo:
3
Quello che contestualizza le condizioni di povertà del-
le comunità coinvolte nel progetto, senza promuoverla in modo sensazionalistico ma provando a coinvolgere il pubblico in un gioco delle parti che fa percepire in prima persona la gravità della situazione per cui si chiede il sostegno economico:
88
04 . GUIDA PRATICA
4
Quello che “sposta l’attenzione del-
lo spettatore dal problema alla sua soluzione” come suggeriscono le linee guida di Cesvi:
89
04 . GUIDA PRATICA
5
quello che combatte i nostri pregiu-
dizi e i clichĂŠ:
Una galleria in continuo aggiornamento delle campagne sociali che rispettano questi principi la trovate in un board su Pinterest creato ad hoc.
90
04 . GUIDA PRATICA
Suggerimenti finali di Donata Columbro
Usa il web non farti usare: 5 Strumenti salva-tempo su web Nonprofit e socialmedia: gli errori pi첫 comuni
5 strumenti salva-tempo sul web Di solito è molto difficile, perché tieniamo queste finestre del browser sempre aperte. Un’abitudine che non facilita la nostra produttività e concentrazione su internet. E se ti chiedo come leggi le informazioni online? Se rispondi “aprendo uno per uno i miei siti di news preferiti” anche qui ti trovi in compagnia di molti, ma sappi che non è una buona pratica che ti consiglio di portare avanti. Non sarebbe più comodo trovare le notizie in un’unica finestra attiva con i link più rilevanti per te? E invece di salvarli dentro una cartella preferiti, perché non portarli sempre con te, magari per leggerli su martphone mentre aspetti l’autobus? E’ vero che i web workers corrono il rischio di perdere molto tempo per districarsi nel flusso delle comunicazioni online (l’overload di informazioni è persino una patologia curata al Policlinico Gemelli!), ma esistono degli strumenti “salva-tempo”
Qual è la prima cosa che fai quando ti connetti a internet? E la seconda? Scommetto che hai
e salva-concentrazione che possiamo imparare a utilizzare per migliorare il nostro lavoro.
appena risposto “scarico la posta” e “apro facebook”. Ma sapresti calcolare il tempo che trascorri su internet per queste attività?
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04 . GUIDA PRATICA
1
2
3
4
5
Il metodo inbox-zero
La todo list online
Il lettore di Feed Rss
Evernote
Per
gestione
Il metodo migliore per portare
I feed rss sono una pagina di
Evernote
semplicemente
E’ quella che ho usato per
della posta elettronica, prima
a termine un progetto è quello
file che si aggiorna ogni volta
un taccuino digitale dove
scrivere questo post. Nella mia
di tutto ti consiglio di togliere
di appuntarti le cose da fare.
che vengono prodotti nuovi
appuntare pensieri, idee, im-
todo list piena di cose da fare
le notifiche che ti avvisano di
Meglio con un’applicazione on-
contenuti (leggi la definizio-
magini, link, pdf e note vocali.
in giornata, scrivere è quella
ogni nuova email. E, ovvia-
line che sulla carta. Ad esempi
ne di Wikipedia dettagliata).
Posso usarlo per raccogliere
che preferisco, ma è anche
mente, non tenere aperta di
con Remember the Milk o
In pratica, invece aprire tutti i
articoli dal web che poi voglio
quella che richiede più con-
continuo la finestra del browser
Wunderlist, che puoi gestire
giorni il sito di Volontari per lo
leggere in un secondo momen-
centrazione. La tecnica del
per controllare senza sosta la
da web o da mobile (tablet e
Sviluppo per cercare notizie
to, oppure scrivere appunti sui
pomodoro aiuta a darsi un
posta in arrivo. Cancellati dalle
smartphone).
nuove e ripetere la procedura
progetti che sto realizzando,
ritmo per completare gli impe-
newsletter inutili (basta un click
con tutti i miei preferiti, posso
archiviando tutto secondo un
gni secondo una scansione del
su “unsubscribe” prima di ce-
“abbonarmi” al contentuo del
pratico sistema di tag e taccu-
tempo 25 minuti di lavoro +
stinarle) e trova un metodo di
sito e leggerlo, insieme a quello
ini. Personalmente non potrei
5 minuti di pausa. Il pomo-
etichettatura e archiviazione in
di altri siti da me selezionati,
più vivere senza.
doro è infatti il “timer” di solito
cartelle per le email importanti.
in una applicazione apposita
usato in cucina, ma voi potete
Non lasciare messaggi non
chiamata
Un
sostituirlo con il cronometro del
letti a lungo tempo, rispondi
esempio è proprio Feedly.
vostro orologio o con una sem-
o segnati l’attività richiesta dal
Posso anche suddividere il
plice sveglia. Scettici? Provare
mittente sulla lista “todo” o nel
contenuto in varie cartelle a
per credere!
calendario. Il metodo ‘inbox
seconda dell’argomento e fa-
zero’ si basa proprio su una
cilitarmi così la consultazione.
gestione “attiva” della posta: se
Molto più comodo no?
una
corretta
feed
reader.
La tecnica del pomodoro è
vuoi saperne di più, guarda il video dove Marlin Mann spiega la sua invenzione.
93
04 . GUIDA PRATICA
1
Se non hai un ottimo sito 1.0 integrato con le nuove applicazioni
sociali 2.0 la maggior parte del tuo lavoro online è inutile. Non deve mancare il bottone “Dona ora” in tutte le pagine, la possibilità di iscriversi alla newsletter e l’integrazione con i socinetwork.
Non profit e socialmedia
2
Non hai mai investito in grafica e design. Il modo in cui le persone
usano il web oggi pen alizza chi non ha un buono studio di grafica dietro la propria immagine coordinata. La prima impressione, la prima visita sul tuo sito è quella che conta.
gli errori più comuni
3
Il contenuto che posti è noioso. Per la maggior parte del tempo scrivi
cose tipo “Dona ora per i nostri pozzi in Africa” - “Dona ancora per questa emergenza” o riempi di hashtag aggiornamenti di Twitter noiosi. I socialmedia
“Più sei aperto al cambiamento più cose potrai fare. Essere flessibili è la chiave”. Non c’è spazio sui socialmedia per chi non sa adattarsi ad un mondo digitale che cambia di continuo. Qui di seguito i 12 errori più comuni, segnalati da Heather Mansfield, autrice del libro Social Media For Social Good e blogger del seguitissimo Non
sono fatti per raccontare storie, per dimostrare “come e perché” le persone dovrebbero donare. Fai vedere quello che è stato fatto, che è stato donato: la regola è motivare e ispirare le persone.
4
Diffondi contenuto automatico per ogni tool: non c’è nulla di “sociale”
in questa pratica. E’ sbagliato. Diminuisce i commenti e i like del 70%. Ogni socialnetwork ha il suo linguaggio e la sua audience.
Profit Tech 2.0.
5
Non conosci tutte le possibilità che gli strumenti del web ti offrono.
La Mansfield consiglia di esplorare gli strumenti e le applicazioni disponibili per
>>
ogni socialnetwork, molti non vanno nella “edit page” di Facebook e non sanno quante possibilità si perdono. Così come molti (su, alzate la mano) non hanno mai usato le liste di Twitter...
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04 . GUIDA PRATICA
6
Per l’aggiornamento dei socialnetwork dipendi solo da personale vo-
lontario o da stagisti: se è così devono essere almeno molto formati. I migliori socialmedia manager hanno anni di esperienza dell’uso del web.
7
Non sei un “early adopter”. I follower invece aumentano soprattutto
in questa fase di novità dei socialmedia. Un esempio in cui buttarsi ora è Pinterest. Anche se non vuoi usarli, proteggi il tuo brand registrando l’account.
8
Non avere un blog. Il pezzo mancante di molte campagne sociali secon-
do Heather Mansfield e io sono d’accordo.
9
Non costruisci attivamente una libreria digitale. Devi avere a disposi-
zione una serie di video, foto, post, da usare di continuo o almeno dei sapere dove trovarli. Il sociamedia manager è il “reporter” della causa sociale di una non profit.
10
Non programmi realisticamente il tempo da trascorrere ad aggior-
nare ogni socialmedia. Questo è lo schema ideale di programmazione oraria consigliato da Heather.
11
Ignori il mobile web. Almeno controlla come appare il tuo sito su uno
smartphone per aggiustane il design.
12
Non rintracci le statistiche di followers, fan e “mi piace”. Devi trovare
il tempo e il modo di analizzare i risultati della tua strategia, sia per dimostrare al tuo capo che funziona, sia per verificare se devi attuare qualche cambiamento o inversione di rotta nel modo in cui usi i socialnetwork.
95
04 . GUIDA PRATICA
Le curatrici
Hanno collaborato alla realizzazione di questo ebook:
Donata Columbro
Silvia Pochettino
laureata in Relazioni internazionali e tutela
giornalista, specializzata in temi sociali,
dei diritti umani presso la Facoltà di Scien-
dirige la rivista e il sito VpS dal 1995. Ha
ze politiche di Torino. Giornalista freelance,
vagabondato per l’Africa e l’America latina
blogger e social media curator, si occupa
scrivendo reportage che gli hanno valso
prevalentemente di tecnologia, attivismo
nel 2001 il premio nazionale “Giornalisti per
online e Africa. Recentemente è stata in
il sociale”.
Uganda e in Senegal dove ha condotto
Ha scritto il Dizionario del cittadino del
un laboratorio di giornalismo partecipativo
mondo (Emi 2003), il “Turismo responsabi-
sulla sovranità alimentare con i ragazzi del-
le dalle Alpi alla sicilia” (Cart’armata 2008)
le scuole. Per Volontari per lo Sviluppo ha
o il romanzo-inchiesta “Bugie nucleari” (Ega
studiato il social-networking applicato alla
2008, Carlo Spera editore 2010).
cooperazione internazionale e ha lanciato
Negli ultimi anni ha scoperto le meraviglie
la campagna #Cambiareilmondo. Attual-
del web 2.0 e del giornalismo partecipativo
mente collabora con diverse testate italiane
e se ne è appassionata.
Il grafico
In redazione
Fabrizio Furchì
Elisabetta Demartis
Serena Carta
Lorenzo Ciancaglini
Designer, blogger e speaker radiofonico.
è laureata in Teorie e Tecniche dell’Informa-
Serena Carta è laureata in Relazioni inter-
Genovese, classe 1987, ha studiato
Ha iniziato a mescolare progettazione, co-
zione e attualmente sta per concludere il
nazionali e tutela dei diritti umani presso
scienze politiche all’università di Bologna
municazione e tecnologia al Politecnico di
corso di laurea magistrale in Cooperazione
la Facoltà di Scienze politiche di Torino.
ed è laureando magistrale in Sviluppo,
Torino, dove si è laureato in Ecodesign con
allo Sviluppo.
Giornalista freelance da una decina d’anni,
Ambiente, Cooperazione presso la facoltà
un piccolo corto di animazione sui principi
I suoi studi la appassionano tanto e ha de-
ha scritto di giovani e società, ecologia e
di Scienze Politiche di Torino. Da Gennaio
dell’ecosostenibilità. Visto che il lupo perde
ciso così di approfondire i suoi due inte-
ambiente, diritti umani e attivismo online.
2013 collabora con VpS.
il pelo ma non il vizio, dopo l’università ha
ressi, la cooperazione e la comunicazione,
Ha collaborato con Digi.To, Eco dalle Città,
continuato a sperimentare con la crossme-
collaborando con Volontari per lo Sviluppo
Volontari per lo Sviluppo e Vita. Oggi vive
dialità, lavorando con WebRadio Impronta-
e portando avanti una ricerca su come le
in Svizzera, dove lavora in un’agenzia delle
digitale e con Volontari per lo Sviluppo.
nuove tecnologie di informazione a Nairo-
Nazioni Unite occupandosi di e-Learning e
In sintesi, Fabrizio è un curioso compulsivo
bi possano dare un contributo concreto
comunicazione per il no profit. Nel tempo
appassionato di tecnologia. Ma sa che le
allo sviluppo e alla prevenzione di violenze
libero si diverte a fare la eco-blogger su
vere innovazioni cominciano dalle persone,
e conflitti durante le elezioni presidenziali
ECOnfederazione: diario dalla Svizzera.
non dai circuiti.
2013 in Kenya.
ONG20