Numero 29 Gennaio - Febbraio 2020
COD 39437
cuorebio
La nostra spesa, una scelta sostenibile 1
DALLA NOSTRA FILIERA FARINA DI GRANO TENERO E PATATE
gnocchi di patate Semplici e buoni, gli gnocchi di Ecor sono preparati partendo da patate fresche, proprio come farebbe la nonna. Inoltre, sia la farina di grano tenero tipo 2 che le patate sono italiani, frutto del lavoro degli agricoltori del nostro ecosistema. Facili e veloci basta cuocerli pochi minuti in acqua bollente salata e condirli a piacere. Con un po’ di creatività si trasformano, inoltre, in un’ottima base per piatti più originali…
Tortino di gnocchi • Ingredienti per 4 tortini: 400 g di gnocchi di patate; un barattolo di passata di pomodoro ciliegino al basilico; una mozzarella Fattoria Di Vaira (o alternativa vegetale); olio extra vergine di oliva una foglia di basilico. • Preparazione: Fate asciugare la passata di pomodoro con uno spicchio d'aglio e un filo di olio extra vergine di oliva per circa 10 minuti. Tuffate gli gnocchi in acqua bollente salata per un paio di minuti, nel frattempo tagliate la mozzarella a cubetti. Aiutandovi con il coppapasta, adagiate sul fondo gli gnocchi, poi aggiungete un paio di cucchiai di pomodoro, la mozzarella, di nuovo gli gnocchetti, pomodoro e, infine, la mozzarella. Togliete il coppapasta e servite!
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Ecor è un progetto
editoriale
chi siamo la redazione: Silvia Valentini Lorenza Gelmetti Sophie Meneghelli
La sostenibilità, molto più di un semplice proposito
hanno collaborato a questo numero: Serena Federici di Ecocomunicazione www.ecocomunicazione.it Claudia Difra per la foto di copertina Benedetta Frare giornalista pubblicista e direttrice responsabile della rivista
di Silvia Valentini
Silvio Gioia per le foto di Quid Benedetta Marchi per l’Homemade in cucina (e non solo) Sabrina Scicchitano fotografa e food stylist
L’avete fatto la lista?! Quale lista?! Quella dei buoni propositi: un elenco di voci che in questo periodo, quando con l’arrivo del nuovo anno tutto – o quasi – ci sembra possibile, è particolarmente popolare. Voci che poi, nell’arco dei 12 mesi, verranno magari disattese, scalzate da nuove e più urgenti necessità, che sostituiranno le vecchie, d’un tratto superate perché, si sa, il tempo vola e le circostanze della vita sono in continuo mutamento. Ci sono però dei propositi “universali” ai quali nessuno di noi può sottrarsi, propositi che sono autentici richiami alla consapevolezza di far parte di un sistema interconnesso, nel quale, come individui, possiamo fare la differenza per il bene della collettività e dell’ambiente in cui viviamo: la sostenibilità, in primis, è uno di questi. Di sostenibilità si sente parlare molto spesso, ma quella che vorrei proporvi in questa pagina è una lettura più ampia di questo fondamentale concetto. A suscitare queste mie considerazioni è stato il primo Bilancio di Sostenibilità di EcorNaturaSì, di cui vi parliamo a pagina 30: un importante traguardo per la nostra azienda, ma soprattutto un fondamentale punto di partenza, che può fungere da stimolo anche per una riflessione personale partendo dal presupposto che tutto ciò che avviene nell’ambiente, e dentro a ciascuno in noi, è in correlazione con qualcos’altro.
il nostro passo sulla Terra e nella società in cui viviamo. Sostenibilità è anche e soprattutto ripensare completamente il nostro stile di vita, in qualche modo rivedere la nostra relazione con ciò che ci circonda per generare un insieme armonico, per ricreare equilibrio proprio là dove il sistema vacilla, in modo da renderlo di nuovo “sostenibile”, ovvero idoneo ad essere sostenuto da qualcosa o da qualcuno. Perché in fondo di questo si tratta, fare in modo che il nostro comportamento non schiacci l’altro sotto un insostenibile peso, che l’altro sia una persona o l’ambiente che ci circonda o la Terra che ci ospita. Ecco perché sostenibilità, per esempio, è anche rispetto del lavoro, mediante una giusta retribuzione ma pure attraverso il riconoscimento non solo dei diritti del lavoratore, ma delle sue specifiche esigenze di “persona”, facendo sì che il lavoro non diventi solo una prestazione in cambio di un salario, ma un’opportunità per acquisire competenze e per valorizzare i propri talenti mettendoli a servizio della comunità. Sostenibilità è anche solidarietà e impegno sociale, riscoprire il concetto di cura soprattutto verso chi è più fragile, chi è stato colpito duramente dalla vita, chi sta cercando un nuovo posto in cui stare, un nuovo luogo da chiamare “casa”. Perché per quanto questi siano tempi di sfrenato individualismo, e spesso si finisca coll’additare i malcostumi della società, quasi fosse un’entità astratta che incombe su di noi, la società siamo noi ed è nostro compito prenderci cura di chi ci sta intorno: siamo parte di un ecosistema. E non possiamo certo far finta di essere gli unici ad abitare questo mondo, un po’ pazzo, certo, che però è il solo che abbiamo. E che tutti insieme possiamo cambiare.
Ecco dunque che la sostenibilità è sì il motore che ci deve guidare nel nostro agire di ogni giorno, un motore alimentato da un’energia verde costituita dalle nostre buone pratiche ecologiche: andare al lavoro in bicicletta, effettuare la raccolta differenziata, ridurre il consumo di plastica e tutte le altre misure che adottiamo ogni giorno per limitare il nostro impatto ambientale. Buon 2020 da tutta la redazione: Ma il termine sostenibilità credo abbracci un che sia un anno più sostenibile orizzonte più ampio, costituito dall’insieme di per l’ambiente e per tutti noi. tutti quei comportamenti che rendono più lieve
Martino Beria e Antonia Mattiello chef e co-fondatore di www.veganogourmand.it Paolo Pistis esperto di agricoltura biodinamica Marina Cremonini illustratrice Marco Trevisan illustratore Francesca, Lorella, Silvia Braglia fondatrici di www.disanapianta.net Erica Incerti per la rubrica L’appetito vien tra gli scaffali Armando Gariboldi Naturalista e consulente ambientale di EcorNaturaSì Editore: EcorNaturaSì SpA via De Besi 20/c, Verona tel 0458918611 Direttore responsabile: Benedetta Frare Grafica e impaginazione: Ecocomunicazione, progetti di comunicazione ecologica Stampato da Mediaprint con inchiostri a base vegetale Pubblicazione bimestrale registrata presso il Tribunale di Verona in data 30/12/2003 n. 1575
naturasi.it negozicuorebio.it
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LE T ERRE DI ECOR
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sommario 3
20 AT T UA LITÀ
EDIT ORI A LE
La sostenibilità, molto più di un semplice proposito
32 UNO SGUA RDO SUL MONDO
La moda sostenibile, con un quid in più
Navdanya, nove semi per salvare la biodiversità
22 L’A PPETIT O V IEN 6
NEWS DA L MONDO BIO
8 DA LLE NOSTRE
A ZIENDE AGRICOLE
Raccolto d’inverno
TRA GLI SCA FFA LI
Il calore in una tazza
36 OG GI LEG GI A MO
Mani in pasta con Martino Beria
24 A ZIENDA DEL M ESE
Il nostro latte da fieno
12 AT T UA LITÀ
26 M A NGI A RE E DORMIRE
Economy of Love Uomo, Terra, Religioni
Strategie di ecoresilienza
GI A RDINO E T ERRA ZZO
Aspettando la primavera…
30 I NOSTRI PROGET TI
RINNOVA BILI
Il senso di Vaia e l’ecologia profonda
40 CONSIGLI PER ORT O,
15 LUNA RIO
16 CLIM A ED ENERGIE
CON NAT URA SÌ
Ospitalità bio e sostenibile
38 A M BIEN T E E CULT URA
La sostenibilità per EcorNaturaSì: un primo bilancio
42 COSA CI NU TRE
Il piacere del cibo, a tutela dell’ambiente
le nostre ricette
con Benedetta Marchi
con Sabrina Scicchitano
con Disanapianta e Marina Cremonini
con Martino e Antonia
Cookies di avena con mele e noci
Zuppa d’inverno
Stufato di sedano rapa e lenticchie
Strudel rustico al radicchio
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news dal mondo bio
Dal 23 al 26 gennaio 2020, presso la Cascina Pirola, alla Zelata di Bereguardo, si svolgerà l’edizione 2020 del corso di antropofia dal titolo “L’economia della fratellanza. L’uomo, la terra, gli animali”. Articolato in diverse giornate di studio, il corso si propone di analizzare alcuni esempi che, da tempo, hanno realizzato nuove forme di economia sociale, ma affronterà anche il tema della formazione dei giovani e dell’importanza della salvaguardia del paesaggio e della bellezza dei luoghi, attraverso una sana agricoltura. Oltre ai numerosi momenti di dialogo e approfondimento, sono previste attività artistiche quali pittura, euritmia, canto corale… per rendere queste giornate di studio e riflessione un evento davvero speciale. Ulteriori informazioni sul programma e sulle modalità di partecipazione sul sito biodinamica.org
A NaturaSì il premio Vivere a spreco zero 2019 Importante riconoscimento per NaturaSì, che ha ricevuto il premio Vivere a spreco zero 2019, nella categoria No Plastic Food&Drink con il progetto Plastic Free. Intervenuto per ritirare il premio, Fabio Brescacin, presidente di EcorNaturaSì, ha affermato: “Siamo contenti di ricevere un premio che parla della possibilità di cambiare rotta in maniera concreta. Occorre cambiare modello di produzione e di consumo e per farlo bisogna prendere decisioni strategiche. La scelta di ridurre la plastica e di offrire un cibo biologico è ciò che NaturaSì fa in questa direzione. In questo momento storico le aziende devono prendersi le loro responsabilità e portare tutto il sistema di produzione e distribuzione dei prodotti su binari sostenibili. Il Pianeta sta soffocando, sommerso dalla plastica e non possiamo scaricare la responsabilità solo sui consumatori senza dare loro delle alternative possibili se non, addirittura, convenienti.” 6
Biofach 2020 Dal 12 al 15 febbraio si rinnova, a Norimberga, l’appuntamento con Biofach, fiera mondiale dedicata ai prodotti biologici. Luogo d’incontro di professionisti, addetti del settore, produttori, ma anche dei semplici appassionati del biologico, occasione irrinunciabile per scoprire tendenze e novità del mondo bio e restare sempre aggiornati in un campo in continua evoluzione. Per informazioni e programma consultate www.biofach.de
36° Convegno Internazionale di Agricoltura Biodinamica Save the date! Torna anche quest’anno, a Firenze, dal 27 al 29 febbraio il 36° Convegno Internazionale di Agricoltura Biodinamica. Curiosi di saperne di più?! Restate aggiornati, visitando il sito biodinamica.org o seguendo la pagina Facebook dell’Associazione per l’Agricoltura Biodinamica.
Un vino da Top 100 Grande soddisfazione per l’Azienda Agricola Le Tende di Colà di Lazise (VR): il suo Bardolino Classico DOC Bio 2018, vino rosso che ben esprime le caratteristiche di questo territorio, è stato inserito nella Top 100 della Guida Vini Verona 2019/2020. Complimenti!
La Resilienza premia… Grande trionfo per l’Azienda Agricola Le Carline di Lison Pramaggiore, che ha ricevuto ben 3 medaglie al Concorso Internazionale Piwi Wine Awards con i suoi vini Resiliens. Vini speciali che nascono da uve capaci di resistere alle avversità, ottenute da diversi incroci tra vitigni del Nord Europa, che hanno dimostrato le migliori caratteristiche di resistenza alle malattie fungine, e vitigni antichi che permettono di preservare le caratteristiche tipiche e varietali autoctone. Congratulazioni all’azienda per questo importante traguardo!
Conferenza Internazionale del Movimento Biodinamico Dal 5 all’8 febbraio 2020 torna a Dornach, in Svizzera, l’annuale convegno internazionale organizzato dalla Sezione Agricoltura del Goetheanum: tre giorni di seminari con musica, laboratori artistici e visite guidate. Intitolato Finding the Spirit in Agriculture, il convegno si propone di dimostrare come un approccio spirituale sia utile anche per affrontare le principali sfide del nostro tempo e come possa aiutarci anche nella pratica agricola. Anche se, infatti, a prima vista può sembrare che ci sia ben poco in comune tra agricoltura e ricerca spirituale, la vera esperienza dello spirituale nel mondo richiede sempre il coinvolgimento dell’intero essere umano. Per informazioni sul programma e sulle modalità di partecipazione: goetheanum.org
Pensiamo in rosa! La nostra redazione è sempre più rosa… congratulazioni a mamma Lorenza e benvenuta alla piccola Sveva!
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Corso di antroposofia 2020
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DA LLE NO ST RE A ZIEN DE AGRICOLE
Raccolto d’inverno Anche se d’inverno la natura può apparire meno rigogliosa, in questo periodo non smette di donarci i suoi frutti: coste, cicoria, puntarelle, cime di rapa, broccoli, cavolfiori, finocchio, verze e altri ortaggi che ci accompagnano anche attraverso i mesi più freddi.
Nonostante il cielo grigio, le basse temperature, le avversità atmosferiche, anche d’inverno gli agricoltori continuano a lavorare la terra con impegno e dedizione, prendendosi cura della sua fertilità e del nostro nutrimento. Ecco le storie di tre aziende agricole che fanno parte del nostro ecosistema. Azienda Agricola Cosmo Bio In provincia di Taranto, nel cuore della Terra delle Gravine, si trova l’Azienda Agricola Cosmo Bio di Giovanna Fazzeni e Carmelo Mansueto, moglie e marito che da molti anni lavorano fianco a fianco, condividendo lo stesso amore per la Terra e la stessa determinazione. “Difendiamo con tutte le nostre forze i nostri valori e il nostro lavoro; la fatica è finora sempre stata ripagata dalla natura, che ci regala frutti meravigliosi in cambio della nostra cura. Ogni giorno ci svegliamo pronti per affrontare con spirito combattivo e una buone dose di ottimismo ogni nuova sfida che la vita ha in serbo per noi”. Eredi di un’azienda agricola che ha alle spalle più di 70 anni di storia, coltivano con l’agricoltura biodinamica frutta e ortaggi certificati Demeter, ma si dedicano anche alla riproduzione delle sementi e ai preparati biodinamici, con l’obiettivo di diventare un organismo agricolo sempre più autonomo. Portano avanti la loro attività consapevoli di quanto sia importante un’agricoltura sana per la salvaguardia di un pianeta sempre più minacciato da inquinamento e cambiamenti climatici: “ Quello che ci preoccupa di più è il cambiamento climatico e atmosferico degli ultimi anni: spesso ci troviamo a scrutare le nuvole avendo nel cuore un misto di paura e speranza. Gli allagamenti che hanno ripetutamente colpito alcune zone del Sud hanno causato danni ingenti in agricoltura. Per chi vive in città una settimana di maltempo diventa una scocciatura, ma in campagna 8
DA LLE NO ST RE A ZIEN DE AGRICOLE
può significare un grande pericolo per le coltivazioni. Per questo abbiamo scavato canali intorno ai campi per convogliare le acque in caso di piogge eccessive. Per il resto ci affidiamo alla provvidenza”. Azienda Agricola Brio Mazziotta Moglie e marito sono anche Dora e Francesco dell’Azienda Agricola Brio Mazziotta, situata su un altopiano vicino alla Piana metapontina, territorio storicamente vocato all’agricoltura. Ad avviare l’attività è stata Dora, insieme al suocero, alla cui scomparsa è subentrato il figlio Donatello. Finché anche Francesco, marito di Dora, ha abbandonato la precedente attività per dedicarsi alla Terra. Sui loro 9 ettari coltivano ortaggi, ma anche ulivi, agrumeti e frutteti. Biologica sin dal principio, da qualche anno l’azienda agricola ha scelto di passare al biodinamico: “Il nostro scopo è nutrire bene l’uomo e la Terra. Il metodo biodinamico ha aiutato il terreno a fornire i nutrienti necessari alle piante e queste, di conseguenza, si difendono meglio anche dagli attacchi fungini e dei lepidotteri. Per noi l’azienda è un organismo vivente e non un’organizzazione statica. Abbiamo iniziato questo cammino seguendo il metodo di Alex Podolinsky, pioniere del metodo biodinamico in Australia, per continuare a migliorarci” e perchè crediamo che la biodinamica sia l’Agricoltura del Futuro. Se applicata con rigore preserva la fertilità della terra, sviluppandola ulteriormente. Ora più che mai abbiamo la responsabilità di lasciare ai nostri figli un ambiente sano e tutti indistintamente siamo chiamati a contribuire con le nostre sceltequotidiane. Coraggio dobbiamo farcela!”.
agricoltura significhi trovare un equilibrio tra l’Uomo e la Natura, come papà Domenico non si stanca mai di ripetere. “Il nostro obiettivo di agricoltori dev’essere favorire la vitalità del suolo, aumentando la sostanza organica che, trasformandosi in humus, ha il grande potere di renderlo fertile. Agricoltore da oltre vent’anni, lavora con dedizione i campi ereditati dai genitori, condividendo con il figlio Marco – che fin da bambino lo segue in campo – l’amore per la natura e la voglia di produrre cibo buono per l’Uomo, ma anche per la Terra. “L’esperienza di mio padre, insieme all’osserva-
Nonostante il cielo grigio, le basse temperature, le avversità atmosferiche, anche d’inverno gli agricoltori continuano a lavorare la terra con impegno e dedizione, prendendosi cura della Terra e del nostro nutrimento
zione, mi insegnano ogni giorno qualcosa di estremamente importante per il miglior risultato delle nostre coltivazioni”, spiega Marco. Anche il suo pensiero non può non andare ai cambiamenti climatici che molto influenzano, oggi, le nostre vite e il nostro modo di fare agricoltura: “Pur lavorando serenamente e senza farci prendere troppo dall’ansia, dobbiamo essere sempre aggiornati sulle previsioni, sempre pronti per azioni veloci e risolutive. L’andamento meteorologico è importantissimo: dipendiamo dalle condizioni atmosferiche; Azienda Agricola Simmarano se è troppo caldo o freddo, siccitoso o piovoso, viene La terza storia che vi raccontiamo è quella che invece vede procedere fianco a fianco un padre e un figlio, Do- compromessa ogni nostra attività, dalla semina alla menico e Marco Simmarano, entrambi convinti che fare raccolta”.
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HOM EM A DE IN CUCINA
Ingredienti per 50 biscotti da 4 cm di diametro
200 g di mele 100 g di noci 100 g di avena 100 g di farina di tipo 2 50 g di farina di grano saraceno 50 g di farina integrale 50 g di olio di semi 2 cucchiaini di lievito per dolci 2 cucchiai di malto di riso 2 cucchiai di semi di papavero 1 pizzico di sale 1/2 arancia (la scorza)
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I
Lavate le mele, tagliatele e frullatele per qualche secondo in un mixer, assieme alle noci. Aggiungete il lievito, il sale, le farine, i semi di papavero e l’avena. Continuate a frullare unendo a filo l’olio di semi e il malto.
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Una volta amalgamati gli ingredienti, unite la buccia di arancia grattugiata ed incorporatela fino a formare un panetto omogeneo. Lasciatelo riposare per almeno 1h in frigorifero, avvolto da pellicola alimentare.
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Stendete l’impasto di circa 3 mm di spessore e formate i biscotti con uno stampo rotondo.
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Adagiateli in una teglia con carta da forno e cuocete a forno preriscaldato a 180 °C per circa 20 minuti, finchè non saranno dorati. Lasciateli intiepidire e gustateli.
Ricetta di e foto di Benedetta Marchi
Cookies di avena con mele e noci
ato risult Per un iù dolce ap ancor aggiungere ad i e t a 00 g d prov asto 1 uire il p m ’i l al ostit tto aoas uvett n un prodo e o t c o a cific n malt re dol e t o p dal iore. magg
LE T ERRE DI ECOR
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AT T UA LITÀ
Economy of Love Uomo, Terra, Religioni Un comune interesse per la Terra e per l’Uomo come terreno di incontro al di là dei differenti orientamenti religiosi, spesso causa di divisioni e conflitti: questo il tema affrontato in occasione del convegno “Economy of Love” che ha condiviso l’esempio di Sekem in un contesto interreligioso.
Il convegno L’Economy of Love è stata anche il cuore del convegno che si è tenuto, a Bologna, il 16 novembre, e che ha visto confrontarsi il responsabile di Sekem, Helmy Abouleish, con il cardinale Matteo Maria Zuppi, la professoressa Nibras Breigheche, il presidente del Fai Emilia Romagna, Marina Senin Forni, e Fabio Brescacin, presidente di EcorNaturaSì. Un’importante occasione di incontro, che ha permesso a ciascuno dei relatori coinvolti di portare la propria esperienza, e la propria sensibilità umana e religiosa, in un ambito quantomai attuale: l’instaurazione di nuovo concetto di economia rivolta, con intenzioni chiare e sincere, al bene della Terra e al bene dell’Uomo. Un ponte tra culture diverse… La Presidente del Fai Emilia Romagna, Marina Senin Forni, ha posto al centro del suo intervento l’interessante progetto “Ponte tra Culture”, volto ad aumentare il coinvolgimento dei cittadini di origine straniera 12
nella vita culturale e a favorire il dialogo e il confronto costruttivo tra chi è nato in Italia e chi, per motivi differenti, ha scelto il nostro paese come nuovo Stato in cui vivere. … e differenti confessioni religiose La professoressa Nibras Breigheche, arabista e islamista, nata in Italia da genitori di origine siriana, invece, ha illustrato le idee che derivano dal Corano in merito al rapporto tra uomo, definito “khalifa” ossia vicario, luogotenente di Dio sulla terra, e ambiente. Secondo la religione musulmana, il Creatore ha messo a sua disposizione il creato affinché l’uomo ne tragga beneficio e sostentamento, utilizzandone però le risorse naturali
Sekem è certamente tra le mete preferite di ViandantiSì, agenzia viaggi indipendente, nata in collaborazione con NaturaSì. Ecco i prossimi viaggi, previsti in calendario, per visitare questa storica comunità biodinamica egiziana: • Sekem e i Tesori del Cairo: dal 19 al 24 febbraio • Sekem e Deserto bianco: dal 4 al 10 marzo Per maggiori informazioni, viandantisi.it mail: info@viandantisi.it tel:335 7434964
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Le teorie economiche di Adam Smith, che hanno regolato il sistema economico degli ultimi secoli e che si basano sulla massimizzazione dei profitti e sul perseguimento dell’interesse di singoli azionisti e manager, sono giunte al capolinea. Visto soprattutto l’assetto sociale, sempre più multiculturale, in molti ambiti si discutono nuovi e diversi modelli di sviluppo, che tengano conto della società nel suo insieme: persone, ambiente, valori culturali e religiosi. Queste caratteristiche sono da rintracciarsi nella “Economy of love”, cuore pulsante di Sekem, la comunità agricola egiziana sorta 40 anni fa nelle dune del deserto egiziano. Economy of Love significa garantire ad ogni individuo coinvolto nella produzione del valore un’equa parte del profitto creato ma anche dare la possibilità, indipendentemente dalla sua etnia e fede religiosa, di sviluppare il proprio potenziale individuale e potersi esprimere liberamente.
in modo equilibrato, senza danneggiare l’ambiente e senza inquinarlo. Questi principi sono strettamente collegati alla concezione islamica dei rapporti tra gli uomini stessi, che si fondano su giustizia, solidarietà ed equa distribuzione delle risorse. Un intervento, il suo, rafforzato anche dalle parole del Presidente dell’Unione delle Comunità Islamiche d’Italia, Yassine Lafram: “Nella concezione islamica l’uomo viene visto come custode, Dio manda l’uomo sulla terra con il compito di custodirla, la terra è la nostra casa comune e lo spazio che tutti noi condividiamo in quanto creato da Dio”. L’esperienza di Sekem Helmy Abouleish è intervenuto raccontando la nascita di Sekem a partire da una “visione” di suo padre Ibrahim: realizzare, nel cuore del deserto egiziano, una comunità agricola basata sulla biodinamica e ispirata all’antroposofia, nella quale le forme sociali riflettano la dignità umana e l’attività economica venga condotta con principi etici ed ecologici. In 40 anni, nel mezzo di un tessuto sociale disgregato e di una realtà geografica non facile quale l’Egitto, questo sogno si è realizzato e la comunità si è data un nuovo sogno anche per i prossimi 40 anni: un paese – l’Egitto – in cui l’agricoltura biologica sia sempre più diffusa, completamente autosufficiente per quanto riguarda le risorse idriche, con una biodiversità di colture vegetali stabilizzata e imprese commerciali che praticheranno l’economia circolare, solo per dirne alcuni… Per realizzare questi propositi, spiega Helmy, dobbiamo prima comprendere la differenza tra due diversi tipi di futuro: il Futurum e l’Adventum. Il Futurum è il futuro nel senso più classico del termine, quello che si prospetta a partire dai presupposti del presente. Ma
la visione di Sekem è invece animata da un futuro diverso, ciò che viene chiamato Adventum: ciò che vuole “avvenire” e che si muove verso il presente, e che dentro di noi dobbiamo essere pronti ad accogliere affinché si realizzi. Insieme a Fabio Brescacin, presidente di EcorNaturaSì e moderatore del convegno, Helmy, ha ribadito l’importanza di riconoscere come veri agenti del cambiamento le persone che acquistano, anche se si tratta di piccoli gruppi. Un sistema diverso da quello attuale è possibile: in fondo, conclude Helmy, citando Nelson Mandela: “Tutto sembra impossibile, finché non si realizza”. L’economia è amore Un esempio, quello di Sekem, che riflette serenità e fiducia, e che colpisce per l’aspetto sociale e spirituale della comunità, per l’attenzione rivolta alle persone, ha continuato Fabio Brescacin, che è anche ricordato come nell’economia si possa realmente esercitare l’amore, perché l’economia è l’ambito concreto dove si coltivano i rapporti umani, all’interno delle organizzazioni, ma anche attraverso un giusto e corretto uso del denaro. Una posizione particolarmente apprezzata da Matteo Maria Zuppi, arcivescovo di Bologna, recentemente proclamato Cardinale da Papa Francesco, che ha evidenziato come mettere insieme economia e amore sia una “sfida bellissima, perché se l’economia non sta con l’amore diventa disumana e quindi molto pericolosa”. Il cardinale ha poi continuato il suo intervento ringraziando Sekem, perché “non è soltanto l’esempio di qualcosa che si può fare ma ci aiuta anche a coltivare dappertutto quei frutti di incontro e di fraternità che sono indispensabili, altrimenti si rischia che vinca il deserto”. E perché continua a farci sognare. 13
Dal cuore verde della Baviera Un gusto tutto naturale
di latte A base Baviera a ll e d o biologic
Ottimo consumato al naturale. Deliziose specialità di ANDECHSER NATUR fatte con il migliore latte biologico bavarese. Per maggiori informazioni visita www.andechser-natur.de
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1 mer 2 gio 3 ven
a cura dell’Associazione Culturale La Biolca La luna, passando davanti alle costellazioni zodiacali, trasmette alla terra forze che si manifestano nel comportamento degli organismi viventi. In agricoltura biodinamica, le stesse favoriscono i tempi di semina, lavorazione e raccolta. Agiscono in modo analogo sul corpo umano, in particolare sulla crescita di capelli e unghie. Ogni nove giorni circa la luna, nel medesimo trigono di forze, favorisce o “ostacola” alcune parti della pianta o del corpo.
in cucina
cura di sè
orto e giardino
febbraio
gennaio
lunario
giorno e fase lunare
giorno e fase lunare
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18 mar
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20 lun
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il pane
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lo yogurt
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luna piena nuova in cucina
le conserve cura di sè taglio ritardante capelli/unghie massaggi attività fisica
dom
dom
mar
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27 gio
orto e giardino
28 mar
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rinvaso
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potatura
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concimazione
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relax
orto e giardino
2 dom
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legenda
cura si sè
1 sab
4 sab
mer
in cucina
ven
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CLIM A ED EN ERGIE RINNOVA BILI
Strategie di ecoresilienza Ormai ci siamo dentro fino al collo: non c’è più tempo per invertire la rotta. Mi riferisco ai cambiamenti climatici e in genere a quelli ambientali (accentuati dai primi), originatisi dall’enorme pressione antropica esercitata sugli ecosistemi di tutto il pianeta, in particolare negli ultimi 150 anni.
Un secolo e mezzo di aumento demografico costante della specie più intelligente ed adattabile del pianeta (la nostra, che peraltro non è certo la più saggia) è bastato per portare sull’orlo del collasso non solo centinaia di ecosistemi naturali e molte migliaia di specie selvatiche, ma l’intero equilibrio climatico della Terra.
conseguenze”, come lo definì Winston Churchill nel suo famoso discorso alla House of Commons del 12 novembre 1936, indicando la corsa agli armamenti della Germania nazista che il Governo inglese continuava a sottovalutare, nonostante le ripetute grida d’allarme dello stesso Churchill, e che di lì a pochi anni sarebbe sfociata nella Seconda Guerra Mondiale.
Un’occasione persa L’ultima occasione per cambiare il sistema “L’epoca della procrastinazione, delle mezze misure, socio-economico umano ed impedire l’innesco del mitigare, degli espedienti inutili, del differire sta dei processi clima-alteranti in corso è stata probabilgiungendo alla fine. Ora stiamo entrando nell’epoca mente persa una trentina di anni fa. Ora è tardi, dove ogni azione causa conseguenze”. ora siamo ormai dentro al cambiamento. Un cambiaWinston Churchill, 1936. mento che continuerà a cambiare sempre di più (scusate il gioco di parole) e sempre più velocemente e che Parola d’ordine: resilienza – se anche ipoteticamente arrestassimo di colpo tutte Cosa possiamo fare, dunque, per affrontare questi le emissioni planetarie di CO2 – proseguirà ancora per tempi così complessi e difficili? La parola d’ordine è “resilienza”. Ovvero sviluppare adeguata coscienza molti decenni o forse secoli, con una forza di inerzia e con effetti a lungo termine che nessuno oggi è in grado e conoscenza, individuale e di sistema, per costruire situazioni appunto resilienti, in grado cioè di mitigare di prevedere e tanto meno quantificare con precisione. e ammortizzare il più possibile i cambiamenti in atto e quelli che verranno senza snaturarsi troppo. Il paIl tempo delle conseguenze Per affrontare in modo responsabile e soprattutto il più racadute è lo strumento resiliente per eccellenza: non possibile efficace una situazione complessa e per molti impedisce la caduta, ma evita di sfracellarsi al suolo! aspetti poco conosciuta come questa, è certamente Un quadro generale importante continuare a proporre e cercare di attuare L’ormai enorme massa di dati a disposizione tratteggia nuovi stili di vita meno consumistici e nuove azioni e in maniera abbastanza chiara il quadro generale in cui tecnologie ecosostenibili in tutti i settori possibili della siamo entrati e le prossime tendenze: surriscaldamento nostra società. Tuttavia, ciò non è ormai più sufficiente per invertire o almeno arrestare in tempi umani (ovvero globale medio di almeno 2 °C, ma senza escludere momenti dell’anno in cui potranno verificarsi periodi secondo l’ordine di grandezza di una generazione, cirdi freddo intenso; aumento della frequenza di eventi ca 25 anni) il cammino verso il “reset” dell’intero ecometeo estremi (“bombe d’acqua”, grandinate fuori sistema planetario, in termini di cambiamenti climatici norma, ecc.); aumento delle temperature estive che in primis ed ambientali in genere, con tutto ciò che ne progressivamente si avvicineranno ai 50 °C anche in consegue a livello mondiale ma anche su scala locale e addirittura individuale. È giunto quindi “il tempo delle molte aree della cosiddetta fascia temperata; aumento 16
ECOPENSIERI
La risposta di piante e animali ai cambiamenti climatici in corso
dei processi di desertificazione e salinificazione dei suoli; incremento della temperatura e dell’acidità di mari e laghi; diminuzione della disponibilità generale di acqua dolce e soprattutto di acqua potabile; aumento dei fenomeni di instabilità idrogeologica e seguito di tali processi (e quindi aumento di frane, alluvioni, scioglimento ghiacciai, crolli in montagna, ecc.), morìa di alberi e perdita di biodiversità naturale ed agraria; pesanti perdite e riduzione dei raccolti agricoli; aumento di eventi-shock come grandi incendi, eruzioni e attività sismica, anche in aree oggi ritenute sicure. Tutto ciò avverrà anche in Europa e in Italia, ovviamente con differenti gradi di intensità e in tempi diversi: gli studi dell’Agenzia Europea per l’Ambiente individuano il bacino del Mediterraneo come una delle aree più fragili e più esposte a tali impatti dell’intero Vecchio Continente.
I cambiamenti climatici stanno provocando una serie di mutamenti, in parte adattativi ma anche complessivi, tra gli ecosistemi e le popolazioni di piante ed animali che abitano il nostro Paese. Limitandoci ai soli habitat terrestri, tra gli effetti più evidenti si registrano alterazioni delle tempistiche di eventi naturali ciclici, come l’anticipazione nella fenologia delle piante (es. i tempi di fioritura o di fruttificazione) e un cambiamento nelle migrazioni primaverili degli uccelli, con conseguente rischio di un rapido sfasamento delle fasi di nidificazione rispetto alla disponibilità di risorse alimentari. Questo è un problema che sta interessando direttamente anche molti insetti utili, che sempre più spesso non trovano le fioriture necessarie proprio nel momento clou della loro stagione riproduttiva. In generale, gli animali (ma anche le piante) possono reagire a un cambiamento climatico in tre modi: spostandosi, adattandosi o estinguendosi. Molte specie si stanno spostando e questo spostamento verso i poli (trasgressione longitudinale) e verso quote più elevate (trasgressione altitudinale) di diverse specie vegetali e animali rappresenta forse l’impatto più manifesto dei cambiamenti climatici sulla biodiversità naturale. A ogni grado centigrado d’aumento della temperatura media dell’atmosfera deriva una migrazione ecologica a quote più elevate di 125 metri circa e verso i poli di 125 km, alla ricerca di condizioni climatiche più adatte. Si sta osservando tale fenomeno anche in Italia, sulle Alpi, mentre sia negli ecosistemi alpini sia in quelli mediterranei l’espansione degli arbusti a scapito di alberi è destinata a proseguire nel prossimo futuro. Ciò comporta anche l’intensificarsi di processi di isolamento, con conseguente impoverimento delle diversità genetiche e, quindi, aumento del pericolo di estinzione, soprattutto per quelle specie che presentano popolazioni ridotte e isolate tra loro, come il Rododendro ferruggineo (Rhododendron ferrugineum) o l’Abete bianco (Abies alba). Peraltro, il riscaldamento climatico non è sempre un fattore limitante ma, al contrario, consente la naturale espansione verso Nord e verso quote maggiori di specie termofile e la stabilizzazione o addirittura nuovi ingressi di specie esotiche. Per esempio, tra le prime segnaliamo il colorato Gruccione (Merops apiaster), ma anche l’Istrice (Hystrix cristata), che ha ormai valicato il Po e dalle aree collinari dell’Appennino centrale è entrato nella Pianura padana. Tra le numerosissime specie “aliene” che, invece, stanno approfittando di un clima sempre più caldo ricordiamo addirittura diverse specie di pappagalli, come il Parrocchetto monaco (Myiopsitta monachus) ed il Parrocchetto dal collare (Psittacula krameri). Mentre tra le farfalle vale la pena citare il caso della Licenide dei gerani (Cacyreus marshalli), specie originaria dell’Africa meridionale e le cui larve si nutrono appunto dei fiori tanto amati dagli italiani. Insomma, un panorama in forte evoluzione che produrrà notevoli cambiamenti.
È ora di agire! Qui non stiamo facendo le cassandre o i porta-sfortuna, ma vogliamo affrontare un quadro che, indipendentemente dalla questione del “di chi è la colpa” (anche se in realtà lo sappiamo benissimo), si basa sulla disponibilità di decenni di dati scientifici raccolti. Ormai non ci interessa più cercare di convincere dei cambiamenti climatici in atto e del loro rapporto con le attività antropiche: si tratta di agire! È ora di cominciare a guardare in faccia la realtà, senza chiudere gli occhi o fuggire, dal momento che affrontare il pericolo (i cambiamenti in atto e le loro conseguenze) è il primo modo per ridurne gli effetti. E prima lo facciamo e maggiori sono le probabilità di buoni risultati. Infatti, molto ancora si può fare, soprattutto se si agisce in una logica di sistema e con strategie in grado di innescare effetti virtuosi.
di Armando Gariboldi naturalista, agrotecnico e divulgatore scientifico autore del blognatureinaction.it (Pezzo per la Rubrica)
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RICICLO LE T ERRE IN DI CUCINA ECOR
con Sabrina Scicchitano
zuppa d’inverno Una ricetta semplice e avvolgente, per scaldare il cuore nelle giornate più fredde. Mettete a bagno i legumi la sera prima: io ho utilizzato fagioli cannellini e borlotti, ma potete usare anche ceci e lenticchie o tutti i legumi insieme. Raccogliete dal frigo le verdure che avete: porro, cipolla, carote, sedano, anche patate, biete, spinaci, verze… Aggiungete del cavolo nero e pezzi di pane raffermo, ma anche grissini o fette biscottate. Con un filo di olio extravergine di oliva e una spolverata di Parmigiano Reggiano, la vostra zuppa d’inverno sarà pronta da servire in tavola.
Ingredienti: 2 carote mezzo cavolo verza un mazzetto di foglie di cavolo nero un mazzetto di biete 600 g di fagioli cannellini e borlotti lessati 2 coste di sedano 1 spicchio di aglio 1 porro 2 cucchiai di passata di pomodoro crostini di pane raffermo olio extravergine di oliva, sale, pepe Cuocete i fagioli con due litri d’acqua fino a cottura e scolateli. Mondate e tagliate a fette il porro, il sedano e una carota e fateli rosolare in un capiente tegame con l’olio e l’aglio. Unite il cavolo nero e la verza tagliati grossolanamente, poi le biete, le carote e infine la passata di pomodoro. Lasciate appassire le verdure, aggiungete la metà dei fagioli passati al setaccio e l’acqua; quindi, salate. Cuocete a fuoco lento per circa un’ora. Aggiungete il resto dei fagioli e servite la zuppa calda con i crostini di pane raffermo, un filo d’olio, formaggio grattugiato a piacere e pepe macinato al momento.
Sabrina Scicchitano Food photographer, consulente creativa e autrice di libri di cucina. Alla passione per il bello unisce quella per il buono. Vive in campagna tra l’orto e i fiori. In questa rubrica, con un approccio semplice e divertente, propone ricette belle da vedere e buone da gustare, realizzate con ingredienti dimenticati in dispensa e nel frigorifero.
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AT T UA LITÀ
La moda sostenibile, con un quid in più L’attenzione alla sostenibilità ambientale, lo sguardo rivolto alle persone, il lavoro come opportunità di riscatto sociale, l’intuizione imprenditoriale di una giovane donna: sono gli ingredienti del’Impresa Sociale Quid, che vi raccontiamo in questo numero.
Di etica, sostenibilità, impegno sociale si sente parlare spesso. Attraverso le pagine del nostro magazine, però, cerchiamo di raccontarvi le storie di chi ha scelto di far coincidere i fatti con le parole, di coniugare i valori in cui credere con l’effettiva realizzazione di progetti concreti. È il caso del’Impresa Sociale Quid di Verona che, promuovendo una moda bella, etica e sostenibile, favorisce l’inclusione lavorativa di persone che hanno alle spalle un vissuto di fragilità.
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La forza delle donne All’origine di tutto, l’intuizione di Anna Fiscale, giovane donna che non si è solo “limitata” a trasformare la sua passione per la moda in una professione, ma lo ha fatto rivolgendo lo sguardo alle persone svantaggia-
te, offrendo loro un’opportunità lavorativa, ma anche assumendo su di sé storie e trascorsi di sofferenza: “Lo fai non per te, per fatturare di più”, spiega, “ma perché hai sulle spalle e nel cuore le storie di tante persone”. Dietro a Quid c’è una donna, dunque, ma c’è anche (e soprattutto) il lavoro di tante altre donne che, cucendo abiti, hanno l’opportunità di ricucire gli strappi delle loro esistenze. Tra le loro mani, tessuti di fine serie, eccedenze, stock invenduti, stoffe donate da famose aziende del tessile, si trasformano in abiti e accessori dal design moderno e raffinato, recuperando chilometri e chilometri di tessuti, senza dover produrre ulteriori risorse: una risposta concreta all’over production nel campo della moda, un impegno reale per limitare l’impatto ambientale della fashion industry.
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foto di Silvio Gioia messaggio promozionale
Crediamo nel potere della Bellezza, e che i limiti siano punti di partenza
di lavoro, possibilità offerta alle aziende della Regione Il bene che genera bene Nata nel 2012 come associazione di promozione sociale, Veneto dall’art. 14 (Convenzione Quadro Ex art. 14 Decreto legislativo 10 settembre 2003 n. 276, ndr). e trasformatasi in Cooperativa nel 2013, fin dal principio Quid ha avuto tra i suoi obiettivi il sostegno di Progetto Quid ed EcorNaturaSì persone in difficoltà, creando opportunità di inclusione Oltre alle collezioni – abiti e accessori di moda etica – lavorativa per quanti sono a rischio di emarginazione prodotte e distribuite con il marchio Progetto Quid, sul mercato del lavoro, soprattutto donne dal passato l’Impresa collabora infatti anche con altri marchi di travagliato. “Il bene autogenera bene e tante porte moda e lifestyle, producendo accessori in cobranding chiuse si aprono”: di questo Anna è convinta. E la storia di Quid lo conferma: grazie alle numerose collabora- con altre aziende. Come, per esempio, i sacchetti zioni, Quid comprende oggi 120 soci lavoratori, oltre a 8 riutilizzabili per l’ortofrutta che trovate nei negozi NaturaSì e Cuorebio, frutto di un progetto condiviso, negozi di cui due appena aperti, uno shop online, più di fondato su valori comuni alle due aziende, che unisce cento negozi monomarca che rivendono il suo brand di moda etica e sostenibile Progetto Quid, una nuova sede l’impegno sociale alla salvaguardia dell’ambiente. produttiva molto più grande. Nel tempo, ha assunto sempre più la fisionomia di un’impresa sociale affidabile Il riconoscimento europeo e professionale, capace di coniugare l’attività imprendi- Se Verona, la città in cui è nata, stava attendendo un progetto come Quid – nuovo, innovativo, fatto da giovatoriale con finalità sociali e sostenibilità ambientale. ni – anche l’Europa lo ha accolto con entusiasmo, come testimoniano i prestigiosi riconoscimenti ricevuti in L’impegno sociale questi anni di attività: nel 2014, Quid è stata premiata Attraverso la formazione professionale, Quid guida con il Primo Premio della European Social Innovation le sue collaboratrici in un percorso di acquisizione di Competition, mentre nel 2017 con l’UNFCCC Mospecifiche competenze lavorative che consentano loro mentum for Change Women for Results Award e con di pensare a un futuro diverso. In questa direzione si inserisce, per esempio, il progetto condiviso con la casa l’European Civil Society Price. La collettività, dunque, che riconosce il “buono” e lo premia, anche se probabilcircondariale di Verona-Montorio, con due laboratori mente la soddisfazione più importante, per Anna, che interni al carcere (uno femminile, sin dalla fondazione ha dato vita a tutto questo, ma anche per le persone di Quid, e dallo scorso anno anche uno maschile) che che lavorano con lei, è la consapevolezza di essere parpermette di rivolgersi a Quid una volta scontata la te integrante di una realtà che abbina l’efficienza alla pena. Ma anche la sinergia con altre imprese partner – tra le quali EcorNaturaSì – per l’inserimento in orga- valorizzazione dei talenti di ognuno, di quello che non nico di persone con disabilità a fronte di una commessa è “solo” lavoro, ma un autentico progetto di vita.
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Ricetta e foto di Benedetta Marchi
Il calore in una tazza
In questa stagione, infusi, decotti e tisane riscaldano il corpo…e anche l’anima. Ma qual è la differenza tra queste tre preparazioni così gradite nei mesi freddi dell’anno? Come dice la parola stessa, il decotto deriva dalla “decozione” delle parti più coriacee delle piante officinali, come radici e corteccia. I componenti vengono messi a bollire a partire dall’acqua fredda per circa 30 minuti, con successivi 10 minuti di riposo.
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Se, invece, parliamo di infuso pensiamo subito alle parti più tenere della pianta, ovvero foglie e fiori; si prepara versando acqua bollente sulle nostre erbe. I principi attivi delle materie prime sono volatili, di conseguenza l’infuso si può bere dopo pochi minuti di macerazione.
Decotto zenzero e limone Tagliate la radice di zenzero e mettetela in un pentolino con acqua fredda; cuocere per mezz’ora, aggiungete una spremuta di succo di limone e lasciate riposare 10 minuti.
Infine ci sono le tisane, le più diffuse e conosciute, che si ottengono versando in acqua bollente sia la parte tenera che quella legnosa delle piante utilizzate, per 5 minuti circa.
Infuso alla frutta invernale Tagliare a cubetti mela, arancia, pompelmo, limone e zenzero. Quindi, fateli essiccare nell’essiccatore (oppure in forno). Aggiungeteli nella tazza e versate l’acqua bollente, lasciando in infusione per qualche minuto.
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Gli oli essenziali sono la “quintessenza della pianta” catturata in forma liquida. Si formano e vengono immagazzinati in varie parti della pianta come i fiori, le foglie, la corteccia o la resina. Il processo di estrazione avviene attraverso una delicata spremitura. Grazie alla loro alta concentrazione, gli oli essenziali hanno un aroma particolarmente intenso e sono estremamente pregiati.
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Il nostro latte da fieno L’azienda agricola come organismo vivente che realizza al suo interno l’intero ciclo produttivo: è questo, in biodinamica, l’obiettivo a cui tendere. Lo sanno bene alla Società Agricola Biodinamica San Michele, che ha presentato da poco la sua nuova linea da latte fieno biodinamico STG.
Nata ormai più di trent’anni fa, oggi la San Michele coltiva circa 300 ettari tra ortaggi, seminativi, foraggere e un piccolo vigneto a Cortellazzo di Jesolo, in provincia di Venezia. Al centro dell’organismo agricolo aziendale vi è la stalla, costruita per ospitare vacche da latte di razza Pezzata Rossa Friulana.
Il Latte Fieno STG La certificazione STG (Specialità Tradizionale Garantita) prevede dunque un’alimentazione con almeno il 75% di erba, pascolo e fieno, senza insilati (foraggi fermentati) e con pochi cereali concentrati. Le vacche, infatti, sono ruminanti che possono ruminare fino a 10 ore al giorno: una pratica che sta alla base del loro mantenimento in salute. Erba fresca e fieno essiccato sono gli alimenti più adatti per il loro apparato digestivo, strutturato in modo da digerire il foraggio, trasformandolo in sostanze nutrienti come grassi e proteine. La San Michele autoproduce tutti i foraggi necessari all’alimentazione delle vacche, da quelli freschi a quelli secchi, e per questo ha scelto di dedicare 68 ettari di terreno a foraggere. L’apposito essiccatoio solare a fieno sfuso, inoltre, sfruttando il calore del sole, permette di ottenere un foraggio di qualità, conservando nello stelo e nelle foglie tutte le proprietà nutritive che garantiscono un apporto bilanciato di carboidrati e proteine. 24
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Dal latte al formaggio La struttura della stalla prevede anche una sala mungitura progettata per permettere all’operatore di entrare in contatto diretto con l’animale, dedicando il giusto tempo a ciascuna vacca, così da poterne constatare lo stato di salute e nel contempo ridurre lo stress dovuto alla mungitura. Appena munto, il latte viene trasportato, attraverso un condotto, direttamente al caseificio, La stalla costruito proprio di fronte alla sala mungitura. Entro Concepita con l’obiettivo di creare un ambiente in cui le successive 24 ore viene pastorizzato e trasformato uomo e animale possano incontrarsi e vivere in un nei diversi prodotti a marchio San Michele – Le Terre rapporto di totale armonia e rispetto, la stalla è stata costruita prestando la massima attenzione alle esigenze di Ecor: latte fresco in bottiglia di vetro, yogurt e e alle caratteristiche peculiari delle vacche che hanno a formaggi. disposizione ampi spazi, per il riposo, per l’alimentazione e, in generale, per essere libere di muoversi. Anche all’aperto, sono state previste ampie zone, seminate con essenze miste particolarmente appetibili e importanti per la loro alimentazione, nelle quali possano pascolare liberamente.
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Ospitalità bio e sostenibile Come vi avevamo raccontato nello scorso numero, con il progetto Mangiare e Dormire con NaturaSì abbiamo intrapreso un percorso di collaborazione con hotel e ristoranti che offrono ai loro ospiti una proposta sostenibile a 360 gradi. Scopritene alcune continuando a leggere.
EcoHotel La Residenza Certificato con il marchio ambientale EcoWorldHotel, l’EcoHotel La Residenza di Milano si alimenta con energia rinnovabile, utilizza detersivi eco-certificati e biodegradabili al 98% in 24 ore, ha scelto pitture ecologiche fotocatalitiche e arredato la hall e il BiologicBar con mobili in cartone riciclato. E per i buongustai? A dare il tocco d’eccellenza all’EcoHotel La Residenza è la scelta di servire ricette biologiche, dal cappuccino della mattina al prosecco della sera. Il ristorante BioRiso utilizza infatti oltre il 90% di ingredienti provenienti da agricoltura biologica e biodinamica. ecohotelresidenzamilano.it
Preparate la valigia... Lo Chalet Eden Hotel di La Thuile, meta perfetta per gli amanti degli sport invernali vi aspetta, con uno sconto riservato ai clienti NaturaSì e Cuorebio, nei seguenti periodi, a seconda della disponibilità: dal 06/01 al 22/01 e dal 15/03 al 25/04. Per info: chaleteden.it
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Da oltre vent’anni, il BioHotel Vital Tauber’s offre ai suoi ospiti l’opportunità di trascorrere una vacanza indimenticabile: scopri le offerte riservate ai clienti NaturaSì e Cuorebio scrivendo a info@taubers-vitalhotel.com
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La Pievuccia Certificata bio dal 1994, La Pievuccia di Castiglione Fiorentino, in provincia di Arezzo, offre ai suoi ospiti l’opportunità di vivere un’esperienza unica soggiornando in caratteristiche abitazioni toscane. Ciascun alloggio è dotato di una piccola cucina e di uno spazio all’aperto, in cui rilassarsi e vivere una pausa, circondati dalla natura. Una meravigliosa colazione, preparata quotidianamente con soli ingredienti biologici certificati, vi darà la giusta spinta per le vostre escursioni alla scoperta dei tesori della Toscana. lapievuccia.it
Mandali Retreat Centre Eco Park Hotel Azalea Situato nella tranquilla cornice del Lago d’Orta, MandaOasi ecosostenibile a Cavalese, in Val Di Fiemme, dove trascorrere una vacanza con vista sui boschi e sulle li offre ai suoi ospiti un diverso tipo di ospitalità, solo in Dolomiti, l’Eco Park Hotel Azalea è l’ambiente perfetto occasione dei corsi e dei seminari organizzati all’interno per ricominciare a percepire il ritmo vitale, grazie anche della struttura e tenuti in lingua inglese. Realizzato ispirandosi alle tipiche città medievali italiane, ha la al suggestivo parco secolare che regala scorci magici. suggestiva atmosfera di un villaggio circondato da un Colorato, originale e creativo, permette ai clienti di tranquillo ambiente alpino. Tra i valori cardine di Manusufruire di una ricca offerta di attività: una sauna rigenerante, il rito della capanna del sudore con il mantra dali, l’impegno per la sostenibilità: materiali ecologici vengono utilizzati per i lavori di costruzione, trucioli di del fuoco, yoga e massaggio apiterapico, ma anche un legno naturali per il sistema di riscaldamento, energia programma esperienziale per sciatori e per tutti coloro solare per la cucina e la piscina. La sostenibilità si appliche amano l’inverno in montagna, oltre a trattamenti ca anche al menù vegetariano, preparato con ingredienti olistici personalizzati, yoga e attività creative rivolte bio di provenienza locale. ai più piccoli. mandali.org ecoparkhotelazalea.it
Joia, ristorante di alta cucina vegetariana Fondato a Milano nel 1989 da Pietro Leemann, Joia è il primo ristorante europeo interamente consacrato alla cucina vegetariana. Premiato con la stella Michelin nel 1996, è a oggi l’unico ristorante stellato vegetariano in Italia. Crocevia per gli amanti della cucina naturale e per i gourmand internazionali, propone una selezione di piatti preparati con ingredienti biologici, la maggior parte dei quali coltivati da contadini amici dello Chef. La selezione dei vini è affidata al direttore Antonio Di Mora, che oltre alla gestione della sala del ristorante coordina gli eventi in esterna del Joia. Sotto la guida dello Chef Patron Pietro Leemann e dello Chef Executive Sauro Ricci, in cucina lavorano 16 cuochi, per garantire uno standard molto elevato, anche con l’intento di avvicinare giovani professionisti a questo mondo proiettato al futuro. Nel 2015 è nata anche la Joia Academy, istituto indipendente creato per divulgare i valori della cultura vegetariana da un punto di vista alimentare, salutare, agricolo, sociale, filosofico e psicologico. joia.it
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Bioagriturismo Il Cerreto Situato in Val Di Cecina e parte integrante dell’Azienda Agricola Biodinamica, il Bioagriturismo il Cerreto si affaccia sulla città di Volterra, meta ideale per un turismo consapevole ed ecosostenibile. Piccolo borgo ristrutturato secondo i criteri della bioedilizia, l’agriturismo propone un menù 100% biologico, presta una particolare attenzione alla gestione delle risorse energetiche e utilizza solo prodotti di cortesia e pulizia naturali e certificati. La piscina della struttura è in realtà un biolago, uno specchio d’acqua drenata da sassi, zeoliti e ninfee a ridosso di un piacevole boschetto immerso tra prati e aiuole di fiori. Il ristorante propone piatti vegetariani con variazioni vegane, prestando particolare attenzione ad allergie e intolleranze. Le materie prime, per la maggior parte provenienti dagli orti e dai campi coltivati con il metodo biodinamico, fanno riscoprire i sapori autentici di ricette tradizionali toscane rivisitate in chiave moderna. bioagriturismoilcerreto.it
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Ingredienti per 4 persone 130 g di lenticchie nere, 400 g di acqua, 1 spicchio d’aglio tritato, 1 cucchiaino di alloro secco tritato, 350 g di sedano rapa pulito, 400 g di brodo vegetale, 60 g di concentrato di pomodoro, 1 cucchiaino di origano essiccato, 1 cucchiaino di santoreggia essiccata, 3 cucchiai extravergine d’oliva, 2 cucchiai di prezzemolo tritato, sale e pepe Cuocere le lenticchie in acqua con aglio e alloro per circa 25 minuti fino a completo assorbimento. Tritare con il robot il sedano rapa. In una casseruola dal fondo robusto scaldare due cucchiai d’olio e rosolare il sedano rapa tritato, salando leggermente. Aggiungere il brodo vegetale e proseguire la cottura per 15-20 minuti, con coperchio. Unire le lenticchie, il concentrato di pomodoro, l’origano, la santoreggia e cuocere a fiamma bassa per quindici minuti. Se la preparazione risulta troppo morbida, far evaporare a fiamma vivace per un paio di minuti. Spegnere la fiamma, unire il prezzemolo tritato
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Per la polenta: 250 g di farina di mais integrale, 1 litro di acqua fredda, sale marino integrale
Illustrazione di Marina Cremonini
e un cucchiaio di olio, regolare di sale e pepe, mescolare e servire con la polenta ben calda.
In una casseruola dal fondo robusto stemperare la farina in un litro d’acqua. Portare a bollore mescolando, fino a quando la preparazione comincia ad addensarsi. Aggiungere il sale e proseguire la cottura a fiamma molto bassa, meglio con una piastra frangifiamma, per circa 40 minuti. Durante la cottura mescolare di tanto in tanto e se la preparazione diventa troppo densa aggiungere una piccola quantità di acqua bollente (se si utilizza farina per polenta istantanea utilizzare lo stesso procedimento e diminuire leggermente la quantità di acqua, considerando una decina di minuti di cottura).
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I NO ST RI PRO GET T I
La sostenibilità per EcorNaturaSì: un primo bilancio Con il suo bilancio di sostenibilità, pubblicato a dicembre, EcorNaturaSì ha fatto un primo importante passo per affrontare il concetto di sostenibilità all’interno del suo ecosistema. Ce lo ha raccontato Emiliano Bonadio, che ha coordinato questo progetto.
La domanda che ha fatto partire questa pubblicazione è stata: cosa significa sostenibilità per la nostra azienda, e in questo senso, quali sono le dinamiche che muovono il concetto di sostenibilità in azienda, come svolgiamo ed implementiamo questo concetto nel nostro agire quotidiano? Creare questo report si è quindi da subito configurato come un lavoro di squadra, che vedesse coinvolti più attori possibili. È stato un processo impegnativo, che ha visto quindi la luce grazie all’impegno delle numerose persone che hanno collaborato a tutto il percorso. Perché creare un report di sostenibilità significa osservare tutto il processo di lavoro che può essere influenzato o influenza l’attività delle imprese, per prendere consapevolezza degli impatti positivi e negativi che questa ha nella sua dimensione di agire, verso l’ambiente, la società e l’economia.
come il pensiero, la visione e le responsabilità che ci assumiamo come azienda e come ecosistema siano il motore di ogni nostra azione. Ci ha aiutato a mettere in ordine le idee e a scoprire i nostri punti di forza e di debolezza, portando alla luce anche quelli in cui dobbiamo impegnarci per migliorare. In effetti, ciò che risulta davvero rilevante è che nella nostra azienda il concetto di sostenibilità non si esprime in un sistema che lavora per compartimenti stagni, ma nella ricerca di un equilibrio, che permetta di proporre ai nostri consumatori prodotti ricchi di significato, di quei valori che guidano la nostra idea di sostenibilità. Possiamo dunque dire di trovarci di fronte ad un vero e proprio ecosistema, inteso come “associazione di elementi in un complesso organico e funzionale”.
ciò che risulta davvero rilevante
Una visione olistica d’impresa è che nella nostra azienda il Alla base di un bilancio di sostenibilità vi è una visione olistica dell’impresa, che va oltre il bilancio di esercizio, concetto di sostenibilità non si affinché chi la osservi possa possa avere una visione esprime in un sistema che lavora complessiva, che tenga conto di come questa operi nel per compartimenti stagni, ma mondo, integrando appunto il sistema sociale, ambientale ed economico. Poter comprendere quindi come nella ricerca di un equilibrio, che un’impresa si apre verso il rapporto con i vari stakeholpermetta di proporre ai nostri der che impatta, quei portatori di interesse cioè, che consumatori dei prodotti ricchi in maniera più o meno diretta possono incrociare la sua attività. Stakeholder di differente natura, da quelli di significato, di quei valori più diretti, come i collaboratori, i clienti ed i fornitori, che guidano la nostra idea ma anche quelli più “nascosti”, come le comunità locali di sostenibilità. in cui opera a tutti i livelli, la società civile che viene avvicinata al prodotto o ai servizi delle imprese, oltre all’ambiente, che in misura diversa viene impattato La sostenibilità secondo EcorNaturaSì dall’agire di ogni attività umana. Un ecosistema è basato su principi che sono posti alla base del nostro lavoro, e che sono emersi anche come temi rilevanti per definire la sostenibilità secondo Il nostro ecosistema EcorNaturaSì: quello di Alleanza di valori lungo il Questo primo lavoro di reportistica sulla sostenibilità sistema di produzione, commercio ed acquisto, quello rappresenta una sorta di “fotografia”, una base da di lavorare per un Bio-Etico, quelli di Trasparenza, cui partire per conoscerci, misurarci e per raccontare 30
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2 14 11 Rispetto per l’individuo e di Sobrietà nel vivere e nell’operare, regolati da quel tema fondamentale che sempre emerge nella nostra vita di impresa, il Prezzo più giusto.
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4 5 verete integralmente nel nostro bilancio, e che tutti assieme si traducono in quel valore aggiunto che è la cifra distintiva dei prodotti che vi proponiamo.
Un modello circolare Rappresentazione delle Un’alleanza di valori Viviamo quindi un ecosistema, che in questo lavoro intersezioni – in termini Sono questi i valori da cui partiamo, affinché si possano trova la propria descrizione, che possiamo definire di impatti positivi e modello circolare, che parte da quel tema cruciale realizzare quegli impegni che ci prendiamo nello svolnegativi – traattività, l’attivitàe che non possono che attraver- e simbolico per la nascita della vita che è la semente, gere la nostra dell’ecosistema per diventare agricoltura. Questo sistema agricolo che sare tutto il raggioEcord’azione di EcorNaturaSì. NaturaSì e gli luce Obiettivi Portiamo alla in questo lavoro il nostro impegno attiva il sistema facendolo confluire nelle nostre sedi dell'Agenda Onu dove 2030 raccontiamo le nostre azioni e nei nostri negozi, che hanno il compito di portare il verso l’agricoltura, lo sviluppo lavoro di noi tutti alla tavola e alla pancia del consumaperper la fertilità deisostenisuoli, per la ricerca sulle sementi, bile (SDGs) tore. E qui il nostro ruolo, quello di voler provare ad sulla biodiversità, e il benessere animale; per arrivare al lavoro meno visibile, che nelle sedi e nei negozi viene essere equilibratori tra la produzione ed il commercio, svolto su salute e sicurezza, sulla ricerca per la riduzio- promotori di un’economia più sana. ne degli imballaggi, sempre cercando di portare molta attenzione al rispetto dei collaboratori, perché a tutti Migliorarsi, misurando progressi e obiettivi i livelli vengano rispettati come individui e messi nelle Questo lavoro è stato definito una “pasta madre da cui migliori condizioni possibili per poter operare ogni giorno il nostro sistema prende nutrimento”, ed in e far emergere il proprio talento. quest’ottica sarà necessario che la pasta venga attivata Impegno che poi si rivolge all’esterno ai consumatori con costanza, perché possa dare i risultati che si ricercui ci rivolgiamo, persone attente al sistema valoriale, cano. Ci siamo presi quindi carico di aggiornare con attori delle proprie scelte, e con i quali, per effetto cadenza regolare quegli indicatori che abbiamo utilizzadell’alleanza di valori che ci anima, vogliamo essere to per misurare i nostri progressi e gli obiettivi che presenti sul territorio e nelle comunità, con uno ci stiamo dando per poter migliorare continuamente sguardo particolare rivolto alle nuove generazioni. il nostro ecosistema, perché la nostra azione nell’econoQuesti sono solo alcuni di quei temi significativi mia, nell’ambiente e nella società possa continuare emersi per raccontare la nostra sostenibilità, che troad essere favorevole per l’uomo e per la Terra.
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UNO S GUA RDO SUL MON DO
Navdanya, nove semi per salvare la biodiversità Un’autentica esperienza alla scoperta della biodiversità: Alessandra Piccoli, studentessa e ricercatrice universitaria, ci racconta il suo viaggio a Navdanya, sulle orme di Vandana Shiva. di Alessandra Piccoli
A Navdanya, che significa letteralmente nove semi, si arriva dalla strada statale che collega la cittadina di Dehradun nello Stato di Uttarakhan, nel nord dell’India, alle pendici dell’Himalaya, camminando su un sentiero sterrato all’interno di un frutteto di manghi, alberi maestosi dalle foglie larghe, capaci di assorbire lo smog della strada statale malamente asfaltata, dove passano in continuazione camion, autobus e automobili di tempi andati per noi occidentali. Si arriva così a costeggiare un muro in mattoni alto poco più di un metro e mezzo, che si apre in un cancello metallico chiuso con un catenaccio e, quindi, in un secondo cancello che consente di accedere alla fattoria. Un luogo magico, fuori dal tempo La fattoria di Navdanya, voluta e costruita dalla scrittrice e attivista indiana Vandana Shiva, è una fattoria sperimentale, dove si svolgono ricerche sulla fertilità del suolo, sulle varietà antiche di moltissime piante, sulle consociazioni e su tecniche colturali vecchie e nuo-
E ripensarci fa venire una gran voglia di tornare, in quel luogo magico fuori dal tempo, dove si tenta di andare contro alla storia, contro alla sua storia, his-story, quella del patriarcato e del capitalismo, che vorrebbero sottomettere alla logica dell’utilitarismo, del riduzionismo, del profitto, tutto e tutti. Soprattutto tutte e tutta la Natura 32
ve, ma è soprattutto un luogo fuori dal tempo contemporaneo dove il cibo è una merce, i semi una proprietà privata, l’acqua uno strumento di potere. A Navdanya non è così, qui i semi vengono salvati, replicati e, soprattutto, donati. Nella banca dei semi – che si trova in un basso edificio a cinquecento metri dal centro dove vivono i bijak, i custodi dei semi, volontari che da tutto il mondo decidono di trascorrere un po’ di tempo lavorando ed apprendendo come salvare la biodiversità – vengono preservate più di settecento varietà di riso e duecento di grano, oltre a senape, legumi, cereali e diversi ortaggi. La senape, nella mia memoria, è ovunque a Navdanya, come la calendula, forse perché erano in fiore durante le due settimane che ho trascorso lì lo scorso mese di marzo. E ripensarci fa venire una gran voglia di tornare, in quel luogo magico fuori dal tempo, dove si tenta di andare contro la storia, contro la sua storia, his-story, quella del patriarcato e del capitalismo, che vorrebbero sottomettere alla logica dell’utilitarismo, del riduzionismo, del profitto, tutto e tutti. Soprattutto la Natura. La foresta Così, mentre ero lì, mi è capitato di fare una passeggiata nella foresta, che si stende dai confini della tenuta sino ad uno spazio per me indefinito. Non si tratta di un bosco come ero abituata a vederlo, con conifere, abeti, querce e un fitto sottobosco. Qui il sottobosco è pressoché assente, lavato via dalle piogge monsoniche ed estirpato dagli animali domestici, mucche e bufali prevalentemente, che vi vengono portati a pascolare dai “senza casta”, gli ultimi della piramide sociale indiana. Dalla foresta gli abitanti locali traggono ovviamente il legname per scaldarsi e ho potuto vedere giovani arrampicarsi a quindici metri e più per tagliare i rami più alti da alberi ormai ridotti a colonne altissime e spoglie. Dalla foresta un tempo si ricavava anche molto altro: bacche, semi, frutti di varia natura. Ma oggi la foresta
è costituita da una sola varietà arborea, secondo le previsioni dell’allora governo britannico il quale, sin dalla fine del diciannovesimo secolo, ha imposto una gestione razionale della risorsa boschiva, che assicurasse legnami pregiati per l’industria navale e militare di Sua Maestà. Nonostante tanta buona volontà, qualche esempio di vita selvatica è rimasta, e può succedere di imbattersi in un gruppo di scimmie, somiglianti al Signor Nielson di Pippi Calzelunghe.
rano nel centro di Navdanya. L’attività svolta dai bijak e dai lavoratori stipendiati è di duplice natura. Da una parte, si occupano della coltivazione delle diverse varietà vegetali per assicurare un continuo rinnovamento dei semi e per sviluppare nuove conoscenze sulle consociazioni, sulle diverse tecniche colturali, sull’incidenza di compost derivanti da composizioni variabili e su tutto ciò che riguarda la cura della terra; dall’altra, vi è una continua azione educativa ed auto-educativa. Ogni giorno i bijak partecipano a sessioni di studio, workshop pratici e momenti di riflessione comunitaria, Una democrazia della Terra A Navdanya ha sede anche l’Università della Terra, che oltre al “cerchio del mattino” durante il quale praticano la meditazione e condividono la programmazione promuove l’idea di una democrazia della Terra, basata sull’aspirazione di costruire il vivere comune attraverso della giornata e, se lo desiderano, pregano. Altrettanto importante è però l’organizzazione di momenti formativi democrazie viventi, economie viventi e culture viventi. Una sorta di articolazione in tre parti, distinte ma inter- destinati a persone esterne. Ogni tre mesi si svolge a Navdanya un incontro dei connesse: una triarticolazione, in sostanza. E affinché contadini e delle contadine che, aderendo alla rete di questa possa realizzarsi, essa propone una presa di Navdanya, hanno deciso di liberarsi dal giogo delle mulcoscienza da parte delle comunità – piccoli gruppi coesi tinazionali delle sementi e dei prodotti agrochimici. Qui a livello locale – della necessità di perseguire quanto trovano l’occasione di accedere alle conoscenze agroecoproposto da Gandhi già sul finire degli anni Venti: sovranità (swaraj) dei semi (bija), del suolo e della terra logiche, che permettono di ripristinare la fertilità delle (bhu), del cibo (anna), dell’acqua (jal), delle foreste (van), loro terre, coltivare in modo sostenibile ma efficace e riprodurre i semi anziché comprarli ogni anno. Un paio dell’aria (vayu) e della conoscenza (gyan). Un modo di di volte l’anno, poi, si tengono seminari pensati per gli vivere che renda le comunità libere di decidere come amministrare le proprie risorse vitali in quelli che altro- occidentali, per renderli consapevoli di quanto pesa sulla Terra e sui suoi figli più deboli il loro (nostro) benesseve sarebbero chiamati organismi. re, nonché seminari come quello sull’ecofemminismo, al quale ho preso parte durante il mio soggiorno. Ma Formazione e lavoro questa è un’altra storia. Al fine di realizzare tutto questo, molte persone lavo
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O G GI IN CUCINA
con Martino e Antonia
Strudel rustico al radicchio Ingredienti 200 g di pasta sfoglia 400 g di radicchio rosso 200 g di patate gialle 40 g di nocciole 40 ml di bevanda di soia al naturale 1 spicchio d’aglio 1 cucchiaio di lievito alimentare in scaglie Sale, pepe e olio extravergine d’oliva Semi di papavero per guarnire Procedimento
Mettete a bollire le patate. Nel frattempo, tagliate e lavate il radicchio a pezzetti di 2-3 centimetri, asciugate bene le foglie e passatele in padella con un giro d’olio e uno spicchio d’aglio, fino a che non saranno diventate morbide e sarà evaporata l’acqua in eccesso. Pelate le patate e tagliatele a cubettini, poi mescolatele al radicchio e aggiustate di sale. Spolverate con un po’ di pepe e aggiungete il lievito alimentare, mescolando bene. Posizionate al centro della pasta sfoglia il ripieno e cospargetelo di nocciole tritate grossolanamente. Potete chiudere lo strudel in modo tradizionale o provare la chiusura intrecciata, tagliando i bordi laterali a striscioline per poi incrociarle una sull’altra. Spennellate la superficie con la bevanda di soia, spolverandola con semi di papavero. Infornate a 180 °C per 35-40 minuti.
Martino Beria, chef esperto di cucina 100% vegetale. Laureato in Scienze e Cultura della Gastronomia e della Ristorazione, lavora anche come consulente e formatore in ambito vegan. Antonia Mattiello, traduce, scrive e sviluppa contenuti creativi, soprattutto in relazione con il cibo. Per il nostro magazine realizzano insieme ricette semplici e sfiziose, adatte alla cucina di tutti i giorni. Li trovate anche sul loro blog di cucina veganogourmand.it 34
LE T ERRE DI ECOR
Non solo radicchio Questo strudel è un’alternativa molto appetitosa per una torta salata originale: una ricetta accogliente e gustosa da personalizzare e interpretare anche con altri ingredienti di stagione.
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O G GI LEG GI A MO
Mani in pasta con Martino Beria I segreti dell’impasto con pasta madre svelati dallo chef Martino Beria, collaboratore del nostro magazine, nel suo nuovo libro: un viaggio alla scoperta di una storia d’amore che ha il profumo delle cose buone fatte in casa.
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Quattro chiacchiere con l’autore… Come mai l’idea di un libro tutto dedicato al pane a lievitazione naturale? Credo che la risposta stia nel mio rapporto con il pane che, con il passare degli anni, è diventato qualcosa di simile a un innamoramento folle. Questo mi ha portato a specializzarmi e a studiare tantissimo, a provare e a riprovare fino a ottenere i risultati che volevo e, a quel punto, è stata quasi una necessità scrivere un libro che parlasse proprio di questa storia d’amore. Qual è il “kit di base” per chi comincia da zero? Ovviamente acqua, farina e lievito. Non serve molto altro, se non un forno, che solitamente è presente in tutte le case. In realtà, ci sono altri “ingredienti” che consiglierei a chi si cimenta: amore, pazienza e perseveranza. Il primo pane non verrà perfetto, e forse nemmeno il secondo. Ma vedrete che sarà un viaggio di scoperta, fatto di costanti conquiste al profumo di pane appena sfornato. Cosa speri che porti The Home Bakery ai tuoi lettori? The Home Bakery è stato pensato appositamente per essere un libro fruibile sia da chi desidera specializzarsi sia da chi, invece, è alle prime armi. Mi auguro che per chi lo leggerà e si cimenterà con le ricette di pani, pizze e altre bontà lievitate, riesca ad accogliere nelle proprie abitudini quella di preparare un pane casalingo genuino e nutriente, un pane che unisca le persone con il sapore e il profumo del cibo buono fatto a mano.
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Il profumo di pane che esce dal forno, l’inconfondibile odore del lievito madre, la consistenza di un croissant caldo la mattina, il crepitio di una pizza appena sfornata, un velo perfettamente formato, l’impasto che si stacca e scivola dalla vasca, il pane che svetta in cottura... Sono questi i gesti, le sensazioni e le emozioni che hanno ispirato Martino Beria - chef vegano, docente e autore - al punto da dedicare corpo, mente e anima alla panificazione con pasta madre. Il suo ultimo libro “The Home Bakery”, edito da Edizioni Enea e Gruppo Macro, racconta di questa storia d’amore con il pane con lievito naturale costituito da pasta acida, proponendo un viaggio analitico attraverso i segreti e le tecniche dell’arte della lievitazione naturale. Gli argomenti affrontati sono: • il lievito madre e la sua gestione avanzata • il pane, le pizze e le focacce, • i grandi lievitati da ricorrenza • altra pasticceria lievitata Un libro che, oltre a svelare i segreti per una lievitazione naturale casalinga, propone diverse ricette della tradizione rivisitate, senza nulla togliere al gusto e alla tecnica. Scoprirete, ad esempio, come si può cucinare un panettone senza l’uovo o i croissant senza il burro. Un libro che si legge e si gusta anche con gli occhi, grazie alle bellissime fotografie realizzate dallo stesso autore.
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Noi facciamo il bio con amore. 37
A M BIEN T E E CULT URA
Il senso di Vaia e l’ecologia profonda Continuerà ad Asiago, fino al 2 febbraio, Il senso di Vaia, una mostra allestita per ricordare la Tempesta Vaia, che nell’ottobre 2018 si è abbattuta con estrema violenza sulle montagne del Veneto, ma anche un’occasione di rinascita collettiva e culturale attraverso l’arte.
Davanti a Vaia, una forza immensa che in sole due ore ha abbattuto 14 milioni di alberi, i sentimenti con cui siamo chiamati a confrontarci sono ancestrali: la paura dell’ignoto, delle forze superiori, della morte-estinzione ad esempio. Tuttavia, non abbiamo le parole per descriverli, perché siamo abituati ad usare solamente il pensiero razionale. L’Arte diventa il mezzo ideale per entrare in contatto con noi stessi, al di là delle sovrastrutture e credenze. Arte ed ecologia profonda Ed è proprio attraverso l’Arte che si può parlare di ecologia profonda, una dimensione, un punto di vista o,
semplicemente, una sensibilità che può fare la differenza in un momento storico come questo. Il progetto mediatico Mostra+Monografia+Parco d’Arte è inteso a promuovere la creatività come talento vitale per connettersi con la natura. Il linguaggio dell’arte è quello che si avvicina di più a quello vegetale, usandone simbologie ed archetipi immaginali. Un mondo, però, ancora sconosciuto. Imparare a leggerne i simboli, usando il linguaggio artistico o semplicemente godendo dell’espressione artistica, è terapeutico e stimola il senso del bello e la connessione profonda con la natura. Il Senso di Vaia al Museo le Carceri di Asiago In occasione dell’anniversario dell’evento climatico che ha devastato i boschi dell’Altopiano, il Comune di Asiago ha promosso una mostra con opere inedite di Paolo Ceola, patrocinata da Regione Veneto, Provincia di Vicenza, Comune di Asiago, Unione Montana Spett. Reggenza 7 Comuni, Università degli Studi di Padova, Pefc e e Flormart. Nei primi tre giorni ci sono stati 300 visitatori, una partecipazione a dir poco entusiasta, e sono previste 5.000 presenze in tutto fino alla chiusura del 2 febbraio 2020. Usando vari linguaggi espressivi, l’artista scledense ha messo in scena le riflessioni, le domande, i sentimenti che questo evento naturale ha provocato in ognuno di noi. “Vaia” ha portato alla luce quanto siamo inermi di fronte alla forza incontrastabile della natura e come siano fallimentari i nostri tentativi di dominarla. Ha svalutato economicamente la risorsa “albero” ma ne ha aumentato in maniera esponenziale il valore simbolico e vitale per l’intera umanità. La mostra inizia quindi con l’installazione degli “Alberi d’oro”, sculture
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A M BIEN T E E CULT URA
realizzate con gli alberi spezzati da Vaia che diventano metafora della preziosità del legno e della perfezione della natura, così com’è. L’opera scultorea “Vaia”è un omaggio alla potenza indomabile della natura: raccolte di foto-arte, sculture e installazioni ispirate dall’evento climatico e dalla ricerca di identità e memoria. La sezione dei contributi teorici è parte integrante della mostra e raccoglie testi di Selene Calloni Williams, Claudio Marucchi, Daniele Zovi e Gianni Rigoni Stern, con il supporto di un’equipe di ricercatori dell’Università di Padova, la presentazione del direttore dell’Accademia di Belle Arti di Cuneo Giorgio Barberis, il coordinamento della curatrice museale Lucia Spolverini e la direzione editoriale di Alessandra Pagano. Durante la mostra saranno attive visite guidate e numerosi laboratori didattici per bambini. Si tratta di una mostra itinerante che partirà ad ottobre e che cercherà di toccare le località maggiormente colpite da Vaia. Questo perché, idealmente, unisce i territori feriti ma porta con sé in questo viaggio molti stimoli vivificanti, a partire dalle suggestioni dell’ecologia profonda sino alla necessità di promuovere la creatività, alla possibilità di fare impresa seguendo obiettivi che includano il benessere di tutto il territorio, all’importanza delle connessioni e della cooperazione.
NaturalArtBook In occasione della mostra verrà distribuita una monografia interamente sostenuta dalle imprese “consapevoli” del territorio e distribuita gratuitamente nel Museo e nelle librerie del vicentino. Si tratta di un format unico nel suo genere: una Monografa-Catalogo d’arte. Le foto e i testi dell’installazione dialogano con i protagonisti del territorio; imprenditori, scrittori, ricercatori e curatori d’arte intrecciano un racconto attorno ai temi in mostra. EcorNaturaSì ha sostenuto l’evento dimostrando di cogliere l’importanza dei temi trattati e la forza dei messaggi.
Parco d’Arte SelvArt Nato cinque anni fa con una piccola, significativa scultura dell’artista locale Marco Martalar, il parco d’Arte SelvArt si trova nella splendida cornice dei boschi di Mezzaselva di Roana. Sostenuto e promosso dall’amministrazione locale fin dai suoi inizi, il sentiero d’arte sta crescendo ed attira già migliaia di visitatori in ogni periodo dell’anno. Ospita un simposio annuale di arte naturale a cui partecipano anche artisti internazionali. Le installazioni sono permanenti ed è visitabile gratuitamente. È gestito dall’Associazione NaturalArte, impegnata nel divulgare la consapevolezza ecologica attraverso i temi dell’arte. 39
CONSIGLI PER ORT O, GI A RDINO E T ERRA ZZO
Aspettando la primavera… Paolo Pistis illustrazione di Marina Cremonini
quali invece dovremo acquistare per la primavera? Scegliendo, ovviamente, sempre sementi bio o biodinamiche. • Concime: humus di lombrico, cornunghia, borlanda fluida, compost autoprodotto utilizzando foglie e sostanze organiche di scarto. Le foglie più resistenti, inoltre, possono essere utilizzate anche come materiale per pacciamare le aiuole e difenderle dalle piante infestanti. Ce l’ho, ce l’ho, mi manca • Preparati biodinamici: quali abbiamo a disposizioQuesto è il momento giusto per fare una sorta di ne? Con l’aiuto del calendario biodinamico potremmo inventario, controllando i materiali che abbiamo a utilizzarli e svolgere le differenti pratiche nell’orto, con disposizione: • Terriccio bio: quanto ne abbiamo di pronto per semine i ritmi lunari giusti e in sintonia con le stagioni. È importante distribuire il preparato 500k al suolo e trapianti? prima di ogni semina e dei trapianti. • Sementi: quali varietà abbiamo ancora disponibili e Anche se fa freddo e il buio che arriva presto ci fa sembrare la primavera ancora lontana, la Natura sta già preparando la sua rinascita. Ecco perché è importante, anche in questo periodo, una buona organizzazione dei lavori nei nostri spazi verdi: orto, giardino, ma anche terrazzo.
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CONSIGLI PER ORT O, GI A RDINO E T ERRA ZZO
o una pianta che ancora non avevamo sperimentato. • Tra gennaio e marzo dobbiamo completare le potature delle siepi, delle rose e degli alberi da frutto, anche in giardino. • Se disponiamo di un frutteto, non trascuriamo la pasta per tronchi: questa crema – preparata con argilla, sabbia, humus di lombrico insieme ai preparati biodinamici – spalmata sui tronchi alla fine dell’inverno, li protegge, risana e fortifica. • Dove le temperature lo permettono, possiamo iniziare con le prime semine a pieno campo (di carote, prezzemolo, sedano, rape rosse, bieta da costa, lattughe e radicchio) già a fine febbraio. In semenzaio riscaldato possiamo già seminare zucchine, pomodori, melanzane e peperoni, in modo da avere le piantine pronte per la primavera. • Riserviamo alcune piccole aree, meglio se perimetrali in modo che non intralcino il nostro lavoro, alla semina di fiori selvatici misti, che con le loro fioriture attireranno insetti e uccellini, rendendo il nostro spazio verde non solo più sano, ma anche più allegro.
• Attrezzi: vanga a forca, rastrello, paletta, guanti, ma anche teli e garze pronti a proteggere le prime semine e i primi trapianti dal freddo tardivo e da quello notturno Chi ben comincia… • Come sempre, in Natura, non dobbiamo dimenticarci di osservare il terreno, per capire le caratteristiche su cui andremo a lavorare: assicuriamoci che non ci siano ristagni idrici e che le aiuole siano vangate, lavorate e prive di infestanti. Se in autunno alcune zone non erano state preparate, è questo il momento giusto per vangarle, sempre che il terreno sia in tempera. È fondamentale, infatti, lavorare il terreno nel momento giusto, quando non è né troppo bagnato né troppo secco. • Approfittiamo del riposo invernale anche per organizzare le rotazioni e la suddivisione delle aiuole in base ai nostri gusti e alle nostre esigenze, introducendo magari un tocco di novità con una varietà di ortaggio
Una buona organizzazione ci aiuterà meglio nelle operazioni da svolgere e ci permetterà di essere più sereni di fronte ai piccoli imprevisti stagionali. Buon lavoro a tutti.
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CO SA CI N U T RE?
Il piacere del cibo, la tutela dell’ambiente Mangiare stabilisce un contatto con il cibo, ma presuppone anche una connessione con noi stessi. di Jasmin Peschke
Al momento dell’acquisto, si decide come vogliamo far apparire il mondo, perché attraverso la scelta di determinati prodotti si sostengono le metodologie che hanno portato alla sua produzione. E il vero piacere si basa su una coltivazione che sia anche rispettosa dell’ambiente. Una coltivazione rispettosa dell’ambiente e del clima porta a cibi più gustosi: piacere, salute e tutela dell’ambiente rappresentano un’inscindibile unità. Tutto in una zuppa Quando prepariamo una zuppa di verdure, le tagliamo a pezzi, aspettiamo con impazienza l’esplosione dei colori, assaporiamo per esempio il profumo del porro e ci lasciamo sedurre dall’intenso colore arancione delle rondelle di carote, irresistibili da mordere. Mentre la pentola gorgoglia, la zuppa emana i suoi aromi ancor prima di essere presentata sul piatto, magari guarnita con amorevole cura da una manciata di prezzemolo tritato. E irradia il suo calore. Attenzione a noi stessi e all’ambiente La nutrizione è un’esperienza che ha a che vedere con i sensi. Limitarci ai piatti pronti e mangiare sempre troppo di fretta significa non prestare attenzione a noi stessi e all’ambiente che ci circonda. Per il cibo, e per il piacere del cibo, dovremmo prenderci del tempo, perché ne vale assolutamente la pena. Questo crea una relazione con il cibo e con la sua genesi, ma anche un dialogo con il nostro metabolismo. La biodinamica Il gusto di un alimento dipende da molte cose, tra le quali: la qualità del seme, il metodo di coltivazione, i tempi di maturazione, la sua lavorazione. Nell’agricoltura biodinamica si incontrano la tutela dell’ambiente e il piacere degli alimenti. Lo dimostra, per esempio, la scelta biodinamica di alcuni viticoltori i cui vini rivelano, attraverso aromi caratteristici, la loro origine e il proprio terroir. Inoltre, le viti sono più resistenti e un adeguato compostaggio contribuisce ad aumentare la fertilità del suolo. I risultati di recenti ricerche dimostrano che i suoli biodinamici assorbono una percentuale maggiore di anidride carbonica rispetto alle monocolture, contribuendo così alla protezione del clima. Scegliere con piacere e cura il nostro cibo è dunque il prerequisito fondamentale per un futuro più sano. 42
Zuppa di verdure con orzo • 2 cucchiai di orzo spezzato • 100 ml di acqua • 1 cucchiaio di olio extravergine di oliva • 1 pezzo di porro, tagliato finemente • 1 carota tagliata finemente • 200 ml di acqua bollente • 2 cucchiai di panna • 1 cucchiaino di estratto vegetale per brodo • Noce moscata • Prezzemolo tagliato finemente • sale alle erbe Macinare finemente l’orzo e stemperarlo nell’acqua. Fare appassire le verdure nell’olio, aggiungere l’acqua e portare a bollore; versare l’orzo, mescolando, e cuocere per 10-15 minuti. Aggiungere la panna e l’estratto di verdure, insaporire con noce moscata e sale alle erbe, quindi guarnire con il prezzemolo. Ricetta di Emma Graf
Jasmin Peschke: Specialista in scienze della nutrizione, da più di 30 anni si occupa di alimentazione in chiave antroposofica. Coordinatrice per la nutrizione nella Sezione di Agricoltura del centro spirituale dell’agricoltura biodinamica presso il centro congressi dell’antroposofia a Dornach, in Svizzera, Peschke tiene conferenze e organizza seminari sulle dinamiche della nutrizione.
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LATTE BIOLOGICO DI PRODUZIONE PROPRIA
Solo da latte fieno STG delle nostre vacche, nutrite con i foraggi freschi e secchi provenienti dai terreni aziendali: nascono così questi formaggi freschi che permettono di riscoprire sapori ormai dimenticati, grazie al gusto pieno e rotondo del lattefieno.