NaturaSì Magazine | GENNAIO-FEBBRAIO | Numero 47

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Gennaio - Febbraio 2023 7127
Il nutrimento che riscalda

a casa tua

Gli gnocchi come li faresti tu

sempre pronti

Classici di patate, agli spinaci, alla zucca, alla segale e spätzle agli spinaci

Buoni propositi e buone pratiche per

te e per il Pianeta

L’inizio di ogni nuovo anno si accompagna a un po’ di malinconia per il veloce scorrere del tempo, ma anche a grandi aspettative per un futuro più entusiasmante del passato. Sarà che ci lasciamo alle spalle i fasti delle festività e che ogni inizio porta con sé l’eccitazione per qualcosa di nuovo; sarà che il nostro è un percorso sempre teso al miglioramento... Sarà per tutto questo che – come ogni anno – l’arrivo di gennaio va di pari passo con la stesura di elenchi dedicati ai buoni propositi. Praticare attività fisica, iscriversi a un corso di ceramica, rispolverare l’inglese…

Non dovremmo escludere da queste liste, tuttavia, nemmeno quelle buone pratiche che – oltre a fare bene a noi – fanno bene anche alla Terra. Piccoli gesti quotidiani attraverso i quali mettiamo in atto, giorno dopo giorno, un cambiamento che – da noi stessi – si propaga in tutto il resto del mondo. Ciò avviene quando ci impegniamo a ridurre gli sprechi e a limitare le nostre emissioni, scegliendo fonti energetiche alternative e rinnovabili; ma anche ogni volta che pratichiamo la raccolta differenziata, scegliamo materiali riciclabili o riutilizziamo l’acqua di cottura della pasta.

È una sfida che riguarda tutti noi, nessuno escluso, così come riguarda tutti noi la consapevolezza che – se tornare indietro non è possibile – almeno si può scegliere come andare avanti. E la scelta non può che orientarsi in un’unica direzione, verso una relazione più armonica con ciò che ci circonda. Una scelta fatta ogni giorno di piccoli grandi gesti che raccontano un modo più complesso di concepire la realtà nelle sue molteplici correlazioni: come l’esempio che diamo ai più piccoli, i cittadini di domani, con il nostro comportamento, o come l’atteggiamento che scegliamo di rivolgere a tutto ciò che ci circonda, persone, animali, alberi… a tutto ciò che abita questo mirabile ecosistema che è la Terra.

Per quanto forse ad alcuni questi possano sembrare valori già ampiamente diffusi e condivisi, il fatto che ancora non si sia impressa, nel mondo, una svolta netta in una direzione più sostenibile è la prova che, se molto è stato fatto, molto resta ancora da fare. Per questo ribadire l’importanza dei piccoli gesti alla portata di tutti non è inutile, né scontato: è una buona pratica capace di alimentare nuove buone pratiche, per costruire una collettività più virtuosa. E per migliorare il Pianeta che ci ospita, migliorando anche noi stessi.

E tu cosa fai per il Pianeta? Condividi le tue buone pratiche taggandoci su @naturasi_italia o @naturasi.italia

La redazione: Silvia Valentini

Sophie Meneghelli Lorenza Gelmetti hanno collaborato a questo numero: Serena Federici di EcoComunicazione www.ecocomunicazione.it

Benedetta Frare giornalista pubblicista e direttrice responsabile della rivista

Blessed Brands Creative Studio per lo scatto di copertina e per le rubriche di cucina Paolo Pistis esperto di agricoltura biodinamica Francesca, Lorella, Silvia Braglia fondatrici di www.disanapianta.net per la rubrica Impastiamo Disanapianta

Jasmin Peschke per la rubrica Cosa ci nutre Orango Films per lo scatto di pagina 25

Editore: EcorNaturaSì SpA Società Benefit via Palù, 23 z.a. Zoppè, 31020 S. Vendemiano TV Italia P.IVA e C.F. 02010550263

Direttore responsabile: Benedetta Frare Grafica e impaginazione: EcoComunicazione, progetti di comunicazione ecologica

Stampato da Mediaprint con inchiostri a base vegetale Pubblicazione bimestrale registrata presso il Tribunale di Verona in data 30/12/2003 n. 1575

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Editoriale Editoriale
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Sommario

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Editoriale

Buoni propositi e buone pratiche 6

Zuppe di stagione Vellutata di verza 8

Azienda del mese Dal sogno alla realtà sognata 10

Approfondimento Le banane peruviane che sostengono i piccoli produttori 12

Schiscetta di stagione Fusilli integrali 14

Le Terre di Ecor Fattoria Di Vaira: un organismo biodinamico nel cuore del Molise 16

Le stagioni nell’orto Il cavolfiore, il fiore dell’inverno 18

Oggi in cucina: cereali e legumi Zuppa d’orzo invernale 20 Lunario

Impastiamo! Plumcake all’arancia 24

Arte e Cultura Con i libri si cresce 26 In evidenza Spreco alimentare e cambiamento climatico 28

Come ti riciclo... Finocchi gratinati con mandorle 30 Turismo sostenibile 32

Come ti riciclo... Risotto aromatico 34

Così per natura 37

Notizie dai negozi Trent’anni di biologico a Verona 39

Cosa ci nutre La biodinamica: “terroir” e valori 41

Bio consigli di lettura

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Vellutata di verza

con porri, patate e nocciole

con Blessed Brands Creative Studio

Ingredienti per 2 persone

Costo a porzione

Per la vellutata: 200 g di verza 170 g di patate 1 porro brodo vegetale q.b. olio extravergine d’oliva q.b. sale e pepe q.b.

Per la guarnizione: nocciole q.b. maggiorana q.b. pepe q.b.

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Per prima cosa, in una casseruola fate soffriggere il porro con un filo d’olio e un pizzico di sale. Aggiungete ora la verza tagliata a listarelle e le patate a tocchetti non private della loro buccia.

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Dopo averle fatte rosolare qualche minuto ricoprite con del brodo vegetale e lasciate cuocere con il coperchio per circa 20/25 minuti.

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Quando, con l’aiuto di una forchetta, le patate e la verza risulteranno sufficientemente morbide, frullate il composto con il minipimer. Se la crema non è perfettamente liscia e priva di grumi potete aiutarvi con l’aggiunta di qualche cucchiaio di brodo o acqua. 4

Servite la vellutata ben calda e decoratela con delle nocciole tagliate grossolanamente, qualche foglia di maggiorana e del pepe.

meno di 2 euro meno di 3 euro meno di 4 euro

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Zuppe di stagione
Nocciole sgusciate tostate NaturaSì
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Il consiglio antispreco Qualora preferiate preparare la vellutata sbucciando prima le patate, non gettate le bucce: potranno diventare delle croccanti chips semplicemente passandole in forno.

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Zuppe di stagione Zuppe di stagione

Dal sogno alla realtà sognata

Agricoltura biologica, impegno sociale e riscoperta del territorio: sono i valori racchiusi in ogni vasetto di sott’olio di “Al di là dei sogni”, cooperativa che ha sfidato la camorra.

Prendersi cura della terra per prendersi cura delle persone; prendersi cura delle persone per prendersi cura dei territori. Si riassume così la mission di “Al di là dei sogni”, cooperativa che opera tra Campania e Lazio, all’interno dell’Ente Parco Regionale Roccamonfina-Foce del Garigliano. Siamo a Maiano di Sessa Aurunca, in provincia di Caserta, all’interno di un bene confiscato intitolato ad Alberto Varone, vittima innocente della camorra, affidato alla cooperativa nata nel 2004. Dedita alla coltivazione di ortaggi – sui suoi 17 ettari di terreno – e alla loro trasformazione, “Al di là dei sogni” è una realtà cooperativa dal forte valore sociale, che favorisce l’inserimento lavorativo di persone svantaggiate, come ci ha raccontato il suo Presidente Simmaco Perillo.

Com’è nata la Cooperativa?

Eravamo un gruppo di ragazzi provenienti dal volontariato e lavoravamo con minori a rischio, cui volevamo offrire un modello di vita diverso da quello che avevano sperimentato. Come obiettore di coscienza in una comunità di tossicodipendenti, imparai che dietro al servizio c’è un’impresa. E quel modello economico mi affascinava molto: poteva rappresentare l’evoluzione di quello che stavamo facendo. Abbiamo quindi costituito una cooperativa con una comunità di tipo familiare per prenderci cura di minori allontanati dal nucleo familiare, ma non sapevamo come aiutarli una

volta maggiorenni. Nel frattempo avevamo iniziato a lavorare anche con la salute mentale e con la tossicodipendenza: chi avrebbe dato lavoro a queste persone? Quando non si accede al mercato del lavoro, ti viene in qualche modo sottratta la dignità. A maggior ragione a Caserta, provincia con un alto tasso di disoccupazione: pensammo che, se volevamo offrire lavoro, dovevamo crearlo noi.

Come mai l’agricoltura?

In campagna, a contatto con la terra, si recupera la relazione con il creato: tutti noi veniamo da famiglie contadine e questa zona ancora oggi fonda il suo prodotto interno lordo sull’agricoltura. La difficoltà, semmai, era trovare un terreno: cosa complicatissima per una piccola cooperativa come la nostra. Ero molto scoraggiato finché un mio compagno di scuola che non vedevo da tempo mi ha parlato dei beni confiscati alla camorra, dei quali non avevo mai sentito parlare…

Davvero?

Sì, perché in quegli anni, qui, di camorra non si parlava. Scoprii solo allora che si trattava di terreni, case, immobili, che potevano essere dati in comodato d’uso gratuito a cooperative come la nostra. La mia proposta destò non poche perplessità tra i soci, ma li convinsi: se mai ci proviamo, mai possiamo lamentarci. Scrissi un

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progetto, con poca convinzione, e appresi con sorpresa dopo un paio di mesi che il bene ci era stato affidato. Non sapevo però che nessuno finora ne aveva mai fatto richiesta e che questo non era il solo bene confiscato, ma ce n’erano 24 solo nella nostra provincia. Noi eravamo la prima esperienza di utilizzo sociale di un bene confiscato.

Avete superato gli ostacoli con la forza dell’unione. Com’è andata?

Dopo la consegna delle chiavi, il 29 dicembre 2008, il 16 gennaio degli individui sconosciuti hanno fatto irruzione nell’edificio appena ristrutturato, scoperchiando tombini, tranciando i cavi della corrente elettrica, distruggendo porte e finestre nonché i raccordi dell’impianto idraulico. La tentazione di fare marcia indietro è stata forte, ma nel frattempo avevamo iniziato a collaborare con l’Ospedale Psichiatrico Giudiziario di Aversa, che ci aveva affidato alcune persone per iniziare un percorso di riabilitazione attraverso il lavoro: a Capodanno avevamo festeggiato la consegna delle chiavi, ora come potevo dire loro che non c’era più niente? Spinto dalla rabbia, ho preso il sacco a pelo e ci siamo stabiliti lì insieme a un’associazione del territorio “I Corsari”: già dalla prima sera eravamo in 40... e in 40 che paura volevi avere?!

Da dove nasce il nome “Al di là dei sogni”?

Come recita la targa nel nostro ingresso: “Al di là di ogni sogno ci deve essere per forza una realtà sognata”. Terminati i lavori, quello stesso anno, insieme a Libera e al Comitato Don Peppe Diana, ci siamo inventati un Festival Nazionale dell’impegno civile che ebbe un clamore esagerato: 15 giorni dopo arrivò anche il certificato di agibilità. Compresi allora che si può fare, anche se forse nella mia terra ci vuole un po’ di fantasia, e che

se un sogno, da solo, è un’utopia, condiviso diventa realtà. Avevamo bisogno di creare lavoro e abbiamo costruito un modello economico, sociale e culturale come antidoto a quello proposto dalle mafie.

Sin dal principio, avete scelto di fare bio: come mai?

Noi abbiamo scelto un bene confiscato proprio con l’idea di fare biologico e il primo passo è stato capire se su questo terreno erano stati interrati rifiuti e se c’erano rifiuti tossici. Oltre al monitoraggio dei terreni compiuto dalla Regione Campania, abbiamo fatto fare anche delle analisi private. Dopodiché, ottenuta la conferma della buona qualità dei nostri terreni, abbiamo iniziato a coltivare direttamente con il biologico, confermando l’idea che si può fare, che si possono curare le persone e intanto curare la terra, prendendoci cura del territorio: è un circolo virtuoso.

Quali sono i vostri prodotti?

Siamo partiti dai sottòli che esaltano le caratteristiche delle ricette tipiche della tradizione mediterranea e in particolare della nostra regione, come peperoncino e origano, aromi tipici della Campania.

Sono ricette perfezionate nel tempo, aggiungendo per esempio l’olio extravergine d’oliva.

Abbiamo scelto zucca, zucchine, melanzane, broccolo tipico campano, i friarielli… e la papaccella napoletana, conservata in agrodolce: al momento siamo gli unici ad averla biologica e l’abbiamo custodita a partire dal seme.

Richiede una macerazione più lunga, un accurato sgocciolamento e un invasettamento per colori. È un procedimento lungo, ma il risultato ripaga.

Friarielli, melanzana, papaccella in agrodolce, zucchine e zucca a filetti sono i prodotti sott’olio della Fattoria dei Sogni che potete trovare nei negozi NaturaSì per portare a casa vostra la tradizione campana e la storia della Cooperativa.

9 Azienda del mese
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Azienda del mese

Le banane peruviane che sostengono i piccoli produttori

La certificazione SPP delle banane peruviane di Apbosmam racconta di un nuovo impegno per sostenere i piccoli produttori, garantendo una retribuzione equa e il sostegno della comunità locale.

Tutti noi abbiamo sotto gli occhi le difficoltà di questo ultimo periodo, tra cambiamenti climatici, aumento vertiginoso dei costi, acuirsi delle disuguaglianze e delle problematiche ambientali e sociali: una situazione che riguarda non solo il consumatore finale, ma... l’intera filiera.

Come far sì che tutto questo non ricada sui produttori più piccoli, quelli che ogni giorno fronteggiano avversità climatiche, politiche e logistiche, con limitate risorse a disposizione?

Sostenere i piccoli produttori

Custodite nella nuova scatola gialla, le banane della Cooperativa Agraria Apbosmam sono ora contraddistinte dal nuovo bollino SPP: si tratta di una certificazione indipendente, fondata su principi e valori delle organizzazioni agricole, come le cooperative sociali di produzione che cercano la dignità effettiva dei contadini affiliati, delle loro famiglie e delle loro comunità.

Questa certificazione prevede un prezzo minimo per i produttori e permette di offrire loro vantaggi suppletivi e misure straordinarie di supporto con, inoltre, la novità di escludere dall’intera filiera la figura egemone delle multinazionali.

La Cooperativa Agraria Apbosmam

Era il 2006 quando appena 26 piccoli agricoltori si riunirono come associazione dedicata alla coltivazione del banano, con la speranza di crescere fino a potersi dedicare direttamente

La certificazione SPP nasce proprio per sostenere questi piccoli produttori: si tratta infatti di una certificazione indipendente, fondata su principi e valori delle organizzazioni agricole, come le cooperative sociali di produzione che cercano la dignità effettiva dei contadini affiliati, delle loro famiglie e delle loro comunità.

all’esportazione, senza mediazioni. La zona è quella dell’estremo nord del Perù, a soli quattro gradi di latitudine dall’Equatore, nel cuore della Valle del Chira, nome derivante

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Approfondimento
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dall’omonimo fiume. Qui - dove solo dal 2001 si è sviluppata la coltura del banano biologico - le piantagioni tropicali dipendono dal serbatoio della diga di Poechos. Si tratta infatti di un’area prevalentemente desertica, con tante piccole oasi verdi, dove la coltivazione è resa possibile solo grazie all’apertura delle paratie della diga che raccoglie le acque provenienti dalla Cordigliera ecuadoregna delle Ande.

Oggi, dopo 17 anni, Apbosmam, realtà che fa parte de Le Terre di Ecor, riunisce quasi 500 piccoli soci che, in media, non raggiungono un ettaro ciascuno. Oltre a esportare banane in Italia, Germania e Francia, rappresenta anche un modello sociale e sostenibile, nel pieno rispetto ambientale di una semplice vita contadina locale. I singoli soci della cooperativa hanno non solo la certezza del conferimento e della vendita del loro prodotto, ma possono contare anche sulla ripartizione degli utili a fine anno.

Le altre misure di sostegno

Tra le novità dell’ultimo periodo, oltre all’implementazione della certificazione SPP, sono stati predisposti incentivi per l’agricoltura biodinamica, con il supporto di tecnici agronomi locali, ma anche grazie al ruolo determinante dei tecnici di EcorNaturaSì che - recandosi più volte in Perù - hanno saputo affiancare e consigliare i soci della Cooperativa. Alcuni piccoli produttori stanno infatti

conducendo tecniche di rigenerazione dei terreni, con l’applicazione di biofermenti e compost in autoproduzione e – da quest’anno – sono stati adottati anche i preparati biodinamici; inoltre, è stato iniziato formalmente l’iter di certificazione Demeter. Tra le misure adottate ricordiamo anche quelle che cercano di contrastare il cambiamento climatico: oltre a tecniche colturali sostenibili, che rispettano l’habitat naturale, è stato avviato il riciclo delle plastiche di scarto derivanti dalle classiche buste verdi utilizzate per proteggere i caschi di banane, le quali vengono trasformate in angolari per i pallets destinati alle esportazioni. In un’ottica di riduzione degli sprechi, inoltre, è iniziata la produzione di purea di banana e, attraverso un canale di vendita locale, vengono recuperate anche le banane considerate non idonee per l’esportazione.

Sostenibilità ambientale e sociale

La sostenibilità ambientale non può prescindere da quella sociale: per questo, tra gli impegni presi vi è anche il miglioramento delle prospettive giovanili e la tutela del lavoro femminile. Grazie a progetti di innovazione e di diversificazione produttiva, i giovani, coinvolti nei vari processi aziendali, sono incentivati a migliorarsi attraverso “la scuola dei nuovi leaders”, mentre le attività di promozione dell’artigianato locale sono espressione delle continue e concrete iniziative volte a ottenere l’indipendenza della donna e la parità di genere.

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Fusilli integrali con pesto di cavolo nero

con Blessed Brands Creative Studio

Ingredienti per 2 persone

Costo a porzione

200 g di fusilli integrali 12 mandorle 8 pomodorini secchi sott’olio 1 mazzetto di cavolo nero olio extravergine d’oliva q.b. sale q.b.

Procedimento

1

Iniziate dal pesto di cavolo nero: prendete un mortaio o un mixer, inserite le foglie di cavolo nero private del gambo, circa 8 mandorle, abbondante olio e sale a piacere. Frullate bene fino a ottenere una crema, aggiungendo se necessario altro olio.

2

Versate la pasta in una pentola di acqua in ebollizione e fate cuocere per il tempo di cottura riportato sulla confezione. Tritate al coltello le mandorle tenute da parte: vi serviranno per la guarnizione finale.

3

Scolate la pasta al dente, conditela con il vostro pesto di cavolo nero e aggiungete i pomodorini secchi sott’olio.

Fusilli integrali SÌ ESSENZIALI

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Mescolate bene e servite, spolverando infine con le mandorle tritate.

meno di 2 euro meno di 3 euro meno di 4 euro

Schiscetta di stagione

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Schiscetta di stagione

Il consiglio antispreco

Non gettate la pasta avanzata: riutilizzatela per preparare una coloratissima frittata di pasta, pratica da portare con sé anche per i pasti fuori casa.

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Fattoria Di Vaira: un organismo biodinamico nel cuore del Molise

Ortaggi, formaggi, passata di pomodoro, ma anche olio, vino e – novità assoluta – la pasta fresca ripiena: sono i prodotti biodinamici della Fattoria Di Vaira, esempio virtuoso di azienda agricola concepita come un organismo vivente, che fa parte de Le Terre di Ecor, il marchio di alta qualità biodinamica di NaturaSì.

Un organismo biodinamico

Situata a Petacciato, tra le dolci colline del Molise, a pochi chilometri dal mare, la Di Vaira è una realtà a ciclo chiuso fondata su una profonda armonia tra coltivazioni vegetali e allevamento animale. Sui suoi 600 ettari comprende coltivazioni in campo aperto – sia estive, come pomodori, meloni, angurie, melanzane, che invernali, come cavolfiore, radicchio, broccolo – un frutteto, un oliveto e un vigneto. Siepi, macchie boschive e laghetti artificiali circondano l’azienda e, oltre ad arricchire l’agroecosistema, rappresentano un importante baluardo per la salvaguardia della biodiversità della zona, offrendo riparo a specie animali e vegetali. Biodiversità, ma anche incremento e salvaguardia della fertilità della terra: in ogni periodo dell’anno, infatti, le lavorazioni vengono ridotte al minimo, di modo da preservare il suolo da eventuali fenomeni erosivi e migliorarne la fertilità.

L’allevamento bovino, gestito sempre con il metodo biodinamico, ospita 300 capi di razza bruno alpina, di cui 110 vacche in lattazione, il cui latte viene utilizzato per l’alimentazione dei vitelli e, solo in

parte, impiegato per la trasformazione in formaggio nel caseificio aziendale. Con l’arrivo dei maiali in azienda viene recuperato anche il siero ricavato dalla lavorazione del latte, utilizzato per la loro alimentazione.

Il caseificio e il frantoio

La Fattoria Di Vaira comprende al suo interno anche un caseificio e un frantoio. Il caseificio trasforma ogni settimana circa 80 quintali di latte, lavorato entro 24 ore dalla mungitura, così da preservarne i profumi, il sapore e le caratteristiche organolettiche. La sua peculiarità è la lavorazione artigianale: oltre a utilizzare il latte crudo, molte operazioni – come la filatura – vengono infatti effettuate a mano. Si ottengono così fior di latte, bocconcini, ciliegine, treccine, scamorze e caciocavallo, che si affiancano alle caciotte semistagionate, stagionate e alla ricotta, che richiedono invece lavorazioni diverse. Specialità della Fattoria è il Ginestrino, formaggio a pasta molle, dal sapore deciso, il cui nome si ispira alla ginestra, pianta tipica di questo territorio. Per quanto riguarda il frantoio, al suo interno vengono molite le olive provenienti dalle circa 6000 piante di olivo dell’oliveto aziendale di varietà Leccino, Gentile di Larino e Moraiolo. La trasformazione viene effettuata entro 24 ore dalla raccolta sulla pianta: estratto a freddo, con una lavorazione a ciclo continuo, l’olio viene infine imbottigliato sempre in fattoria.

14 Le Terre Di Ecor messaggio promozionale

L’ospitalità

Molti sono stati i miglioramenti e le innovazioni che hanno riguardato la Fattoria in questi ultimi anni, non solo con l’obiettivo di rendere la produzione più efficiente ma anche con quello di rafforzare l’ospitalità per far conoscere questo territorio e un modo diverso di fare agricoltura. Per questo, la villa che ospita l’agriturismo è stata ristrutturata e gli interni sono stati completamente rinnovati, compresi quelli del ristorante, con una nuova sala da pranzo e nuove cucine. Molte le iniziative organizzate, volte a rendere sempre più la Di Vaira un punto di riferimento per l’agricoltura biodinamica, ma anche per tutto il territorio circostante. Va in questa direzione la creazione di una fattoria didattica, in cui si possono conoscere conigli, capre, asini, galline e tacchini; un ettaro, inoltre, è stato destinato a orto didattico rivolto a tutti coloro che desiderano vivere un’esperienza di pieno contatto con la natura.

Il legame con il territorio

La Fattoria Di Vaira dà lavoro a più di 60 persone, un aspetto da non sottovalutare, a maggior ragione di questi tempi e in quest’area geografica, che di per sé non offre grandi opportunità lavorative. Tra le più grandi aziende agricole della zona, la Di Vaira rappresenta un esempio virtuoso, un modo diverso di fare agricoltura mettendo al centro la responsabilità sociale: una vocazione insita nella sua storia, poiché la solidarietà sociale è inscritta nel DNA dell’azienda agricola sin dalle sue origini, quando Francesca Barba, moglie del Cavalier Di Vaira, si adoperò affinché venisse insegnato come coltivare la terra agli orfani di guerra. L’esempio della Fattoria Di Vaira ci mostra che ancora oggi è possibile ripensare il modo di fare agricoltura, ma anche il rapporto con l’ambiente che ci circonda nonché la concezione stessa dell’economia, all’insegna di un rinnovato equilibrio tra uomo e natura.

Mozzarella fiordilatte

Fattoria Di Vaira-Le Terre Di Ecor

Il più classico dei formaggi a pasta filata, preparato con latte crudo biodinamico dell’allevamento aziendale e lavorato nel caseificio della fattoria.

Cubetti di pomodoro in salsa

Fattoria Di Vaira-Le Terre Di Ecor

Solo pomodoro biodinamico coltivato in fattoria, maturato sotto il sole del Molise, lavorato e confezionato entro 24 ore dalla raccolta in campo.

Prodotto in evidenza Prodotto in evidenza

15 Le Terre Di Ecor messaggio promozionale
Le
Terre Di Ecor

Il cavolfiore, il fiore dell’inverno

Protagonista della stagione fredda insieme agli altri componenti della variegata famiglia delle Crucifere, il cavolfiore è tra gli ortaggi più apprezzati, grazie alle sue caratteristiche e alla sua versatilità in cucina.

Il cavolfiore, appartenente alla famiglia delle Brassicacee (o Crucifere), è originario del Medio Oriente/ Asia. Da lì fu portato in Italia dove, già in epoca romana, veniva consumato e apprezzato. Si narra che un grande impulso alla sua diffusione venne dalla corte di Francia al tempo di Luigi XIV, che ne apprezzava il colore, la consistenza ed il gusto.

Un alimento prezioso

Il cavolfiore ha un basso apporto calorico, molto consigliato per chi deve seguire particolari regimi alimentari. Ha pochi carboidrati e può essere consumato sia crudo che cotto in diverse ricette per sostituire altri ingredienti: per esempio, nell’hummus come alternativa ai legumi, fino al cous cous come sostituto del cereale. È un ortaggio soprattutto invernale, ma che possiamo trovare anche in autunno o in primavera. Per poterne però godere appieno è importante che il cavolfiore sia coltivato in modo sano e genuino, in modo che abbia un buon profumo e possa sviluppare pienamente tutte le sue qualità, senza l’impiego di sostanze nocive.

Il cavolo, un “grande consumatore”

Le varietà di cavolfiore sono tante: gialle, verdi,

Le stagioni nell’orto

Il cavolfiore, appartenente alla famiglia delle Brassicacee (o Crucifere), è originario del Medio Oriente/Asia. Da lì fu portato in Italia dove, già in epoca romana, veniva consumato e apprezzato. Si narra che un grande impulso alla sua diffusione venne dalla corte di Francia al tempo di Luigi XIV, che ne apprezzava il colore, la consistenza ed il gusto.

viola, arancio, ma la più conosciuta è quella bianca. La parte edibile che utilizziamo in cucina non è un fiore, ma dal punto di vista botanico è un agglomerato di gemme. Quindi, se volessimo vederne i fiori, dovremmo lasciarlo in campo fino a primavera per poter osservare i suoi piccoli fiori gialli a quattro petali, che fanno molto piacere alle api. Appartenendo alla famiglia dei cavoli si dice che è un “grande consumatore”: ciò significa che il terreno in cui

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andrà coltivato dovrà essere ricco di humus e di sostanza organica. Necessita quindi di una buona concimazione organica biologica e di un terreno morbido e fresco. Sarebbe importante poter fare un sovescio, cioè una concimazione verde, nei mesi precedenti il trapianto. Da considerare con molta attenzione l’avvicendamento delle colture che si sono susseguite nel terreno dove andremo a fare il trapianto. In genere non è buona cosa mettere nello stesso appezzamento per due anni successivi la stessa coltura. Questo è particolarmente importante per i cavoli. Ciò significa che non si possono mettere i cavoli nella stessa parcella in cui sono stati piantati l’anno precedente, perché questo potrebbe portare a patologie vegetali molto serie, difficili da risolvere.

Coltivazione e cura

Quindi, ricapitolando, per il trapianto del cavolfiore ci vorrà un bel terreno fertile, morbido e poroso, dove l’anno precedente non è stato coltivato alcun tipo di cavolo. Il trapianto può essere fatto tra la

fine di luglio e metà settembre nel centro e nord Italia, mentre nel sud si potrà trapiantare fino a ottobre in base alle varietà scelte. Prima del trapianto si irrora il terreno con il 500k cornoletame compostato per favorire l’humus e le radici delle piante. Inoltre, fare il bagno radice con il Fladen colloidale* favorirà l’attecchimento delle piantine. Bisognerà poi procedere con abbondanti irrigazioni fino a quando il terreno non rimarrà umido per le piogge autunnali. Venti giorni prima della raccolta si spruzza il 501 cornosilice per favorirne gli aromi, il gusto e la conservazione. La parte edibile del cavolfiore teme il freddo, per cui – una volta che si è formata – va raccolta prima che le temperature si abbassino troppo. I cavolfiori tardivi e primaverili si formeranno quando le temperature inizieranno ad alzarsi, ma temono le gelate tardive. Bisogna quindi fare attenzione ed eventualmente coprirle con un telo per poterci godere tante gustose ricette con questo dono di natura tanto buono e salutare.

* Preparati biodinamici corroboranti utilizzati in agricoltura biodinamica per supportare gli stress biotici e abiotici delle piante.

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nell’orto
stagioni
Le stagioni nell’orto foto di Orango Films

Zuppa d’orzo invernale con

ceci, porro e cavolo

nero

Ingredienti per 3/4 persone

Costo a porzione

200 g di orzo perlato 700 g di acqua fredda

1 porro grande 300 g di cavolo nero pulito

2 piccole patate 220 g di ceci lessati

1 cucchiaino di erbe essiccate

1 spicchio d’aglio tritato

4 cucchiai di olio extravergine d’oliva

900 g di brodo vegetale bollente

2 cucchiai di lievito alimentare sale e pepe q.b.

Procedimento

1

Cuocete, in una pentola con buon fondo, un volume di orzo perlato con due di acqua fredda, portate a ebollizione e lasciate con coperchio a fuoco basso, finché l’acqua sarà completamente assorbita per circa 20-25 minuti.

2

Tagliate il porro a fiammifero e il cavolo nero a listarelle, eliminando la costa dura centrale; tagliate le patate a dadini. In una pentola capiente scaldate l’olio con l’aglio tritato e le erbe essiccate (per esempio santoreggia e salvia); prima che l’aglio si colori, aggiungete il porro e un pizzico di sale. Cuocete per qualche minuto mescolando e unite i ceci, le patate e il cavolo nero. Aggiungete metà del brodo bollente e proseguite la cottura per 15-20 minuti. Con un frullatore a immersione, riducete in crema un terzo della preparazione. Rimettete la crema in pentola, aggiungete l’orzo cotto e il resto del brodo fino alla densità desiderata; regolate di sale e riportate a bollore.

Orzo perlato NATURASÌ

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ricetta a cura di Disanapianta meno di 2 euro meno di 3 euro meno di 4 euro

Spegnete la fiamma, lasciate riposare la zuppa coperta per qualche minuto, condite con una macinata di pepe nero, un filo d’olio e il lievito alimentare.

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Oggi in cucina
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foto di Blessed Brands Creative Studio

Serena in cucina 19 Oggi in
Oggi in cucina cucina Se lo desiderate, potete sostituire l’orzo perlato con l’orzo mondo: richiederà un po’ più di tempo ma otterrete un risultato ancora più rustico. I cereali integrali sono una fonte di vitalità. Il consiglio antispreco Tagliate sottili e sbollentate, le coste di cavolo nero possono essere aggiunte alle frittate o frullate con una manciata di pinoli per realizzare un condimento per pasta.

La luna, passando davanti alle costellazioni zodiacali, trasmette alla terra forze che si manifestano nel comportamento degli organismi viventi. In agricoltura biodinamica, le stesse favoriscono i tempi di semina, lavorazione e raccolta. Agiscono in modo analogo sul corpo umano, in particolare sulla crescita di capelli e unghie. Ogni nove giorni circa la luna, nel medesimo trigono di forze, favorisce o “ostacola” alcune parti della pianta o del corpo.

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a cura dell’Associazione Culturale La Biolca Lunario Gennaio 1 DOM 2 LUN 3MAR 4MER 5GIO 6 VEN 7 SAB 8 DOM 9 LUN 10 MAR 11 MER GIO12 VEN13 SAB14 15 DOM 16 LUN 17 MAR MER18 GIO19 VEN20 21 SAB 22 DOM 23 LUN 24 MAR 25 MER 26 GIO 27VEN 28SAB 29DOM 30 LUN 31 MAR

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In cucina Cura di sè Orto e giardino 21 MAR

il pane lo yogurt potatura concimazione 20 LUN

taglio ritardante capelli massaggi / relax le conserve 1 MER 2 GIO 3VEN 4SAB 5DOM 6 LUN 7 MAR 8 MER 9 GIO 10 VEN SAB11 DOM12 LUN13 14 MAR 15 MER 16 GIO VEN17 SAB18 DOM19

25SAB 26DOM 27LUN 28 MAR Febbraio

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rinvaso attività fisica

Plumcake all’arancia

Ingredienti per uno stampo da plumcake (circa 9 porzioni)

Costo a porzione

270 g di farina integrale 80 g di zucchero di canna 1 bustina di lievito per dolci 3 uova 80 g di olio di cocco 150 g di yogurt greco il succo di 2 arance la scorza di un’arancia semi di papavero q.b.

Farina integrale di grano tenero

Procedimento

1

Per la preparazione del plumcake all’arancia, iniziate incorporando in una ciotola gli ingredienti secchi. Quando saranno ben amalgamati aggiungete le uova, l’olio di cocco, lo yogurt greco, il succo e la scorza d’arancia, tenendo da parte qualche fettina per la guarnizione.

2

Con l’aiuto di una frusta lavorate il composto fin quando non risulterà omogeneo e privo di grumi. Versate ora l’impasto in uno stampo da plumcake precedentemente imburrato e infarinato e cuocete in forno preriscaldato e ventilato a 170 °C per circa 45 minuti.

3

Per verificarne la cottura potrete fare la prova dello stuzzicadenti: se inserendolo nel plumcake rimane asciutto e pulito significa che il dolce è pronto. Servite il vostro plumcake con semi di papavero e qualche fetta di arancia.

LE TERRE DI ECOR meno di 2 euro meno di 3 euro meno di 4 euro

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Impastiamo!
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Il consiglio antispreco Per un tocco più rustico, tagliate a cubetti la scorza d’arancia e aggiungetela all’impasto: il vostro plumcake sarà ancora più gustoso e profumato.

Impastiamo! 23 Impastiamo!

Con i libri si cresce

Avvicinare i bambini alla lettura fin dai primi mesi: è la sfida di Bohem Press Italia, casa editrice Triestina che da oltre vent’anni si prende cura dei nostri bambini con i suoi albi illustrati.

Bohem Press Italia è una piccola casa editrice italiana che si occupa prevalentemente di libri illustrati per l’infanzia. Pochi titoli ogni anno, solo di grande bellezza e qualità: questa è la scelta che contraddistingue da sempre la sua proposta editoriale. Il primo titolo Bohem Press Italia esce nelle librerie nel 2001, all’alba del nuovo millennio. Ma alle spalle la casa editrice ha già la trentennale esperienza nel campo dei libri per ragazzi dell’omonima casa madre, la svizzera Bohem Press, fondata nel 1973 a Zurigo da due giovani boemi provenienti da Praga, i quali hanno voluto ricordare, anche nel nome della casa editrice, la loro terra d’origine.

Sàrmede: il Paese delle fiabe

Oggi Bohem Press Italia è una realtà indipendente, ma continua a mantenere vivo il ricordo e l’opera di uno di quei due ragazzi dell’Est: il grande artista Štĕpán Zavřel, illustratore e autore per l’infanzia, di cui Bohem raccoglie nel catalogo numerosi titoli. Una piccola collezione di capolavori come Un sogno a Venezia o Seguendo la stella, che continua ad arricchirsi anche di opere del maestro mai pubblicate in Italia. Ma Zavřel è molto conosciuto anche per la mostra d’illustrazione da lui fondata, che è diventata nel tempo un vero e proprio Centro internazionale d’illustrazione per l’infanzia. Ogni autunno, nel paesino di Sàrmede sulle colline trevigiane, la mostra apre al pubblico i suoi battenti con opere di artisti, esordienti e affermati, provenienti da ogni angolo del mondo. Quest’anno l’esposizione ha festeggiato la sua quarantesima edizione ed è ancora attiva, all’interno del Centro, la scuola di illustrazione aperta dal maestro ceco, nella quale

insegnano alcuni dei più grandi maestri internazionali d’arte: da qui provengono anche molti degli illustratori scelti da Bohem. Collane per ogni età Bohem Press Italia può essere considerata una casa editrice “di nicchia”. La sua proposta è incentrata soprattutto su libri e albi illustrati per la prima infanzia (0-8 anni), cui si aggiunge qualche classico “senza età” e, dal 2009, la narrativa per ragazzi. “Crescere con i libri” è da sempre – e non a caso – il motto della casa editrice. Per sviluppare la confidenza con i libri e l’amore per la lettura è di fondamentale importanza la lettura insieme sin dalla nascita. Ma come, con quali strumenti? Nel 2010 Bohem Press ha affrontato questa sfida presentando la sua prima collana “tout carton”:

L’obiettivo è accompagnare il bambino in un percorso di crescita libero da pregiudizi e superstizioni, in armonia con se stesso e con gli altri. In altre parole, rendere i giovani lettori dei piccoli, saggi e felici cittadini del mondo.

i “bohemini”, libri con pagine cartonate e angoli arrotondati, adatti alle manine goffe dei bambini piccoli già a partire dai 12 mesi di età. Storie minime di animali, come Lindo Porcello o Lupo Baldo, raccontate con immagini grandi, frasi brevi e tante

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Arte e Cultura
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Immagine tratta dal libro “La città dei fiori” illustrato da Štepán Zavrel © 2009 Bohem Press Italia

apprezzate onomatopee: una formula semplice e vincente, che ha reso fin da subito i “bohemini” un grande successo editoriale e ha aperto la strada ad altre collane Bohem per i più piccoli, come i “bohemini-mini”. Si tratta di microstorie (o protostorie) pensate per “mini-lettori” dai 6 mesi in su, per accompagnarli nei vari momenti della loro giornata: il risveglio al mattino, la buonanotte (Buongiorno sole e Buonanotte luna), l’ora del pasto (Mangiamo!) e del bagnetto (Ci laviamo!).

Disegni accattivanti e un linguaggio adatto, semplice e ripetitivo, stimolano e divertono il bambino, che riconosce gli oggetti e le azioni del suo quotidiano. I “bohemini-maxi” sono stati invece ideati come ponte fra i libri cartonati dei più piccoli e i più complessi albi illustrati con pagine di carta. Il protagonista Max e il suo simpatico cane sono validi compagni d’avventura per questa missione: il bambino di 2-3 anni, alla ricerca della sua prima autonomia, ritrova qui un suo pari, ne segue le vicende, che sono dei veri e propri racconti (La palla di Max, Il vasino di Max…), e inizia così ad abituarsi a storie più articolate. La scelta di albi illustrati Bohem a partire dai 3-4 anni è davvero ampia e varia. Ogni titolo è un piccolo gioiello, scelto per il valore del suo testo e delle sue immagini. Scrittori e illustratori ospitati nel catalogo provengono da tutto il mondo: tra loro anche molti nuovi talenti scoperti dalla casa editrice.

La linea editoriale

Bohem Press Italia sposa il pensiero della sostenibilità ambientale, sociale ed economica, mettendo sempre al centro le persone, le comunità, l’ambiente. I libri del catalogo Bohem sono stampati prevalentemente in Italia e, solo quando questo non è possibile, nei Paesi più vicini, in Europa.

Il denominatore comune dei libri Bohem, oltre alla qualità e alla cura nella realizzazione, è la capacità di comunicare con il bambino – attraverso le parole ma anche le illustrazioni – stimolandone la curiosità, la fantasia e la creatività.

I testi riflettono il suo punto di vista e contribuiscono in maniera costruttiva alla sua educazione e al suo sviluppo, toccando spesso temi importanti come la tolleranza, la convivenza, l’educazione alla pace, il rispetto per la natura e i suoi ritmi, l’accettazione di se stessi.

L’obiettivo è accompagnarlo in un percorso di crescita libero da pregiudizi e superstizioni, in armonia con se stesso e con gli altri. In altre parole, rendere i giovani lettori dei piccoli, saggi e felici cittadini del mondo.

Potete trovare i libri Bohem Press nei negozi NaturaSì, chiedendoli al vostro negoziante di fiducia.

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Spreco alimentare e cambiamento climatico

Non solo spreco alimentare, ma anche spreco di risorse per la sua coltivazione, produzione, lavorazione: le mille facce dello spreco alimentare hanno a che vedere (anche) con il cambiamento climatico.

Il cambiamento climatico è l’altra faccia dello spreco alimentare. Quando parliamo di spreco alimentare, infatti, non abbiamo a che vedere solo con una problematica di carattere etico, legata alle disuguaglianze nella distribuzione delle risorse e dell’accesso al cibo, ma a una criticità che produce effetti a cascata: tra questi, appunto, il cambiamento climatico.

Gettare cibo, sprecare (anche) risorse

Gettare il cibo significa infatti anche sprecare le risorse utilizzate per la sua produzione. I dati diffusi da Too Good To Go parlano chiaro: • Sono 2,5 i miliardi di tonnellate di cibo che nel mondo viene sprecato ogni anno

• Il 40% della produzione mondiale di cibo viene sprecato

• Il 10% delle emissioni di gas serra a livello globale può essere attribuito agli sprechi alimentari. Ciò significa che, contro il cambiamento climatico, tutti noi possiamo fare la differenza semplicemente riducendo gli sprechi nelle nostre case. Iniziando da quelli alimentari: per citare sempre i dati di Too Good To Go, infatti, il 53% degli sprechi alimentari, in Europa, avviene a livello domestico. Piccoli

accorgimenti, dalla corretta conservazione degli alimenti fino a un’attenta lettura delle etichette, passando per una maggiore consapevolezza al momento di fare la spesa, sia per quanto riguarda i quantitativi da acquistare che gli standard estetici quando si parla di frutta e verdura, ci permettono di dare il nostro contributo attraverso le semplici azioni di ogni giorno, come fare la spesa e cucinare.

Spesso Buono Oltre

Una buona spesa inizia da una buona lista: verificare cos’abbiamo in frigorifero e nella dispensa, e cosa invece manca, ci permetterà di acquistare solo quello che è effettivamente necessario. Tenere sotto controllo la freschezza di frutta e verdura, ma anche la disposizione dei prodotti in frigorifero –in base alle loro caratteristiche – ci permette di migliorarne la conservazione. Un buon metodo può anche essere quello di ordinare i prodotti in base alla data di scadenza, così da dare priorità a quelli che scadono prima, evitando che vadano gettati. A questo proposito, è bene anche distinguere tra la data di scadenza (da consumare entro) e il termine minimo di conservazione (da consumare preferibilmente entro): quest’ultimo, infatti, contraddistin-

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In evidenza

gue quei prodotti che – se ben conservati – sono buoni anche dopo la data indicata. È il caso, per esempio, dei prodotti contraddistinti dalla dicitura Spesso Buono Oltre, nata dalla collaborazione con Too Good To Go proprio per ribadire l’importanza di un’attenta lettura delle etichette.

La lotta allo spreco inizia da noi

La cucina, nelle sue molteplici sfaccettature, ci permette di reinventare i cosiddetti scarti… che molto spesso non sono da scartare. Riutilizzare le parti generalmente considerate meno nobili di frutta e verdura, utilizzare gli avanzi rimasti in frigorifero

Contro il cambiamento climatico, tutti noi possiamo fare la differenza semplicemente riducendo gli sprechi nelle nostre case. Iniziando da quelli alimentari.

o nella dispensa, ci permetterà di sperimentare una cucina creativa, gustosa e sostenibile. Ma sono tanti gli accorgimenti che possiamo mettere in atto nella nostra vita di ogni giorno: buone pratiche quotidiane alla portata di tutti. Qualche esempio?

• Rispettiamo la stagionalità di frutta e verdura, scegliendola anche se non rispetta gli standard estetici, e contribuiamo alla salvaguardia della biodiversità di ciascun territorio.

• Scegliamo prodotti da agricoltura biologica e biodinamica che contribuiscono alla riduzione delle emissioni e dell’impatto su suolo, acqua e clima.

• Sostituiamo la plastica con materiali riutilizzabili, riducendo gli utensili usa e getta, in cucina come in bagno fino al tempo trascorso fuori casa.

• Se pranziamo fuori, chiediamo di portare via quello che non abbiamo consumato: eviteremo che vada gettato e avremo già pronto il pasto successivo.

• Prendiamoci cura del territorio circostante preservandone la biodiversità e rispettando la flora e la fauna del luogo.

• L’acqua è un bene comune: limitiamone lo spreco evitando di far scorrere inutilmente quella del rubinetto e riutilizziamo per annaffiare le piante l’acqua impiegata per lavare frutta e verdura.

• Quando possibile, usiamo la bicicletta – o i mezzi di trasporto pubblici – per i nostri spostamenti: sarà anche un modo per riscoprire il territorio.

Gettare il cibo significa anche sprecare le risorse utilizzate nella sua produzione:

• 40% di tutta la produzione mondiale di cibo viene sprecata

Le Magic Box

Tra le iniziative di NaturaSì in collaborazione con Too Good To Go che potete trovare nei negozi NaturaSì aderenti anche la vendita di Magic Box: box a sorpresa che contengono prodotti vicini alla scadenza, ma ancora troppo buoni per essere buttati.

• 54406 Magic Box vendute nel 2022

• 136015 kg di CO 2 risparmiati

• 54406 kg di cibo salvato

Bibliografia

• 53% di tutti gli sprechi alimentari in Europa si verifica a livello domestico

• 10% delle emissioni di gas effetto serra a livello globale può essere attribuito agli sprechi alimentari

2,5 miliardi di tonnellate è il peso stimato degli sprechi alimentari nel mondo contro il cambiamento climatico tutti possiamo fare la differenza.

• 40% di tutta la produzione mondiale di cibo viene sprecata “Global food losses and waste”, FAO, 2011

• 53% di tutti gli sprechi alimentari in Europa si verifica a livello domestico “Estimates of European food waste levels”, EU Fusions, 2016

• 10% delle emissioni di gas effetto serra a livello globale può essere attribuito agli sprechi alimentari “Driven to waste”, WWF, 2021

• 2,5 miliardi di tonnellate è il peso stimato degli sprechi alimentari nel mondo contro il cambiamento climatico tutti possiamo fare la differenza. “Driven to waste”, WWF, 2021

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Finocchi gratinati con mandorle e pangrattato

con Blessed Brands Creative Studio

Ingredienti per 2 persone

Costo a porzione

2 finocchi

2 cucchiai di besciamella vegetale

2 cucchiai di pangrattato

3 cucchiai di mandorle tostate sale q.b. olio extravergine d’oliva q.b.

Procedimento

1

Cominciate tagliando a fette i finocchi. Fateli bollire per qualche minuto in acqua non salata. Disponeteli su una teglia e conditeli con sale e olio.

2

Aggiungete qualche cucchiaio di besciamella vegetale, due cucchiai di pangrattato e terminate con delle mandorle tagliate grossolanamente.

3

Fate cuocere in forno preriscaldato a 180 °C per 35 minuti. Per una doratura perfetta potete terminare la cottura in modalità grill per circa 5 minuti.

Mandorle NATURASÌ

Per preparare una besciamella vegetale antispreco, potete utilizzare l’acqua di cottura del finocchio: scaldate in un pentolino due cucchiai di olio extravergine d’oliva, unite 35 g di farina e mescolate con la frusta. Appena avrete ottenuto un composto ben amalgamato versate 250 ml di acqua di cottura del finocchio continuando a mescolare. Quando raggiunge la bollitura, aggiungete sale e noce moscata a piacere. Continuate a mescolare per 10 minuti e abbassate la fiamma.

meno di 2 euro meno di 3 euro meno di 4 euro

28 Come ti riciclo...
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Il consiglio antispreco Preparato con il pane raffermo, il pan grattato può essere utilizzato per le verdure gratinate, ma anche come alternativa veg al formaggio da grattugiare sulla pasta o per migliorare la consistenza delle frittate.

29 Come ti riciclo...
Come ti riciclo...

Tra sostenibilità e solidarietà

Oltre a proporre soggiorni all’insegna dell’ecologia, gli hotel di Ospitalità Natura sostengono progetti sociali e ambientali che favoriscono un approccio più umano alla sostenibilità.

Hotel Xù: un orto in città per favorire l’inclusione

A Rimini, cuore della Romagna, l’Hotel Xù partecipa all’iniziativa di sostegno della comunità Casa Macanno, che si occupa dell’inserimento nel mondo del lavoro di ragazzi con sindrome di down. Tra le iniziative, nell’ambito del progetto “Un Orto per la Città”, ha adottato un orto che viene coltivato direttamente dai ragazzi e consente di ricevere verdure fresche a ogni raccolto.

Hotel Daniel: dalla parte degli alberi

L’approccio sostenibile e consapevole verso la natura e il territorio si traduce per l’Hotel Daniel di Igea Marina anche nella collaborazione con Up2You, che propone soluzioni per ridurre l’impatto ambientale. Acquista frutta e verdura da produttori locali, oltre a coltivarla nell’orto di famiglia. I suoi ospiti, inoltre possono far piantare un albero con un piccolo gesto.

La solidarietà del Best Western Soave Plus Hotel

In posizione strategica per chi vuole visitare Verona e dintorni, il Best Western Soave Plus Hotel sostiene il Progetto Mamma Anna, che garantisce pasti caldi a persone in difficoltà. Portata in Italia dall’albergatore sambonifacese Fulvio Soave, l’associazione è l’evoluzione di un’iniziativa avviata in California che da otto anni garantisce un piatto di pasta ai Motel kids.

30 Turismo sostenibile
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Fondamentale è scegliere accuratamente il luogo in cui alloggiare, orientandoci su strutture che abbiano i nostri stessi principi e che adottino con convinzione soluzioni improntate alla sostenibilità. Ospitalità Natura fa proprio questo: riunisce tutte quelle realtà che, attraverso le loro scelte, portano avanti un’idea di vacanza consapevole e sostenibile. Scopri tutte le offerte su ospitalitanatura.it Per informazioni scrivi a info@ospitalitanatura.it

La libertà di viaggiare green

Le proposte Biovagando di ViandantiSì sono pensate per chi desidera vivere esperienze fuori dai circuiti turistici tradizionali, con la massima flessibilità e libertà di movimento.

Che la sensibilità verso i temi ambientali sia una tendenza in crescita costante, è cosa nota e documentata da diverse ricerche, soprattutto in ambito turistico. Non così semplice, invece, è riuscire a scegliere strutture ricettive e proposte di viaggio che siano autenticamente sostenibili e green, a un costo contenuto accessibile a tutti. Le proposte Biovagando di ViandantiSì offrono l’opportunità unica di visitare ed essere ospitati in vere avanguardie culturali del mondo agricolo e produttivo, depositarie di vecchi e nuovi saperi, in contesti naturalistici di rara bellezza. Che siate da soli, in coppia, in famiglia o con gli amici, questa formula permette di scegliere la data di partenza e modificare la durata e il programma proposto, in modo da rendere il pacchetto veramente “su misura”, sempre con il supporto e l’organizzazione di ViandantiSì in ogni momento della vacanza.

Una Stanza in Natura Un’esperienza unica all’interno di una tiny house mobile e autosufficiente nella laguna di Marano, in Friuli Venezia Giulia. Tutti i servizi di una piccola abitazione in soli 12 mq: letto matrimoniale, mini cucina, doccia e wc, riscaldamento. Uno spazio essenziale e accogliente con ampie vetrate per immergersi totalmente nel paesaggio. Una piena immersione nella natura, per riconciliare mente, corpo e spirito.

Glamping tra i trulli Il camping più glamour in terra pugliese: ospiti dello spettacolare Nordisk Village Concept, dormirete in mezzo al bosco e sotto le stelle, all’interno di tende che ospitano fino a quattro persone e che non hanno nulla da invidiare a un soggiorno a quattro stelle: bagno privato, frigo bar, piscina comune e colazione e cena in Masseria. Il vero lusso è la semplicità.

ViandantiSì organizza esperienze di viaggio a contatto con la natura, il cibo, la cultura dei territori e i produttori agricoli vocati alla sostenibilità. Propone viaggi di gruppo, individuali e incentivi aziendali. Scopri di più su www.viandantisi.it

31 Turismo sostenibile
Turismo sostenibile
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Risotto aromatico con barbe e gambi di finocchio

con Blessed Brands Creative Studio

Ingredienti per 2 persone

Costo a porzione

160 g di riso Baldo per risotti 1 scalogno 1 carota barbette e gambi di 2 finocchi acqua q.b. sale q.b. olio extravergine d’oliva q.b.

Procedimento

1

Per prima cosa dedicatevi alla preparazione del vostro brodo: in una casseruola versate dell’acqua fredda, una carota, qualche scarto di finocchio e regolate di sale. Lasciate cuocere per 20 minuti.

2

Quando il brodo sarà pronto e avrà assorbito tutti i sapori, fate soffriggere in una padella uno scalogno con un filo d’olio e un pizzico di sale, e tostate il riso. Aggiungete poco brodo alla volta e mescolate di tanto in tanto.

3

A metà cottura, dopo circa 10 minuti, aggiungete i gambi e le barbette del finocchio. Una volta cotto, togliete il riso dal fuoco e mantecate con un filo d’olio.

4

Riso Baldo per risotti NATURASÌ

Servite il vostro risotto ben caldo e decoratelo con le restanti barbette.

meno di 2 euro meno di 3 euro meno di 4 euro

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Come ti riciclo...
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Il consiglio antispreco Aggiungendo erbe e spezie, l’acqua di cottura del finocchio si può utilizzare come base per profumati infusi. Un mix perfetto? Acqua di finocchio, liquirizia e malva.

33 Come ti riciclo...
Come ti riciclo...

Il finocchio

Molto apprezzato in cucina, grazie al sapore aromatico e alla consistenza croccante, del finocchio si possono mangiare anche i gambi e la cosiddetta “barba”, ovvero le cime che – di frequente – vengono gettate. Per non parlare dei suoi semi, utilizzati non solo nella tradizione erboristica, ma anche in aggiunta a insalate e impasti.

Il cavolo nero

È conosciuto anche come cavolo a penna, cavolo riccio, cavolo palmizio e “cavolo senza testa”, per la sua forma allungata. In genere se ne consumano le foglie, di colore verde scuro, nervate e dall’aspetto bolloso, ma forse in pochi sanno che se ne può mangiare anche la costa centrale: più coriacea, può essere infatti frullata per preparare condimenti per pasta o smoothies.

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Il kiwi

Tra i frutti più diffusi nel periodo invernale c’è sicuramente il kiwi, conosciuto per il suo sapore dolce ma anche per le sue caratteristiche organolettiche, che lo rendono un apprezzato protagonista di tante ricette. Meno noto è probabilmente il fatto che – nonostante la peluria in superficie – se ne possa mangiare anche la buccia, preferibilmente di un kiwi biologico o biodinamico.

L’arancia

Tradizionalmente considerata come uno dei principali alleati per la stagione fredda, l’arancia è un frutto amatissimo, versatile e ricco di virtù, apprezzatissimo per il suo sapore ma anche per l’inconfondibile aroma che emana sin dalla buccia, protagonista quest’ultima di tante preparazioni: dai canditi al sale aromatizzato passando per soluzioni con foglie di colore verde scuro, nervate e dall’aspetto bolloso.

Stagione dopo stagione scegli l’ortofrutta dei cosìpernatura: un progetto di NaturaSì che esalta la diversità stessa insita nella Natura e che offre la possibilità di acquistare prodotti agricoli “con le stesse caratteristiche nutrizionali degli altri: solo un po’ più piccoli, o un po’ più grandi, o con qualche imperfezione esteriore che non ne limita le qualità organolettiche”.

35 Così per Natura
36 www.andechser-natur.de Dal cuore verde della Baviera un gusto tutto naturale DE-ÖKO-001 Andechser Molkerei Scheitz GmbH • Biomilchstraße 1 • D-82346 Andechs Telefon: +49 (0) 8152/379-0 • Fax: +49 (0)8152/379-201

Trent’anni di biologico a Verona

Trent’anni fa, con il primo punto vendita NaturaSì, iniziava la storia del biologico a Verona e cambiava il panorama del bio in Italia: un anniversario da ricordare (e da festeggiare).

Istituto Italiano di Reforming: la storia di NaturaSì ebbe inizio così, nel 1992, con una società dal nome quantomeno enigmatico. “Non si capiva se fosse un ufficio informatico oppure un centro culturale, tanto che all’ingresso c’era una biblioteca”, racconta Roberto Zanoni, tra i fondatori insieme a Rosella Danzi. In seguito, un anno più tardi, nasceva Naturalia: questa l’insegna che campeggiava all’ingresso dei primo negozio (divenuto NaturaSì l’anno dopo, nel 1994), quello di Verona, in via Pisacane, sede storica che ancora oggi ospita il punto vendita. Era il 15 gennaio 1993 e prendeva il via, così, un percorso non privo di difficoltà: “Avevamo tanti bei prodotti sugli scaffali, ma i clienti erano pochi. È stato un periodo difficile: il negozio era molto bello, ma mancava il collegamento con la città”, racconta Rosella. “Ci chiedevamo: riusciremo ad andare avanti? Le cose hanno iniziato a cambiare quando ci siamo uniti con un altro piccolo negozio di prodotti naturali, Mondo Verde: è dall’unione delle nostre forze che il progetto ha assunto il suo senso, vivo ancora oggi”. Da allora, sono trascorsi trent’anni, durante i quali quella stessa unione di forze, fondata su una profonda condivisione di valori comuni, ha portato all’apertura di oltre 300 negozi in tutta Italia.

Passione, entusiasmo, dedizione, attenzione al cliente e rispetto per l’Uomo e per la Terra sono gli stessi ideali che, ancora oggi, animano l’affiatato team guidato da Rosanna, sempre pronto ad accogliere i clienti all’interno di questo storico punto vendita, situato tra Castelvecchio e la basilica di San Zeno, da sempre punto di riferimento del biologico nella città scaligera, ma che ha fatto la storia del biologico nel nostro Paese. Trent’anni rappresentano un appuntamento

importante, un anniversario da ricordare e, soprattutto, da festeggiare. Appuntamento quindi sabato 21 gennaio alle ore 16.00, con il taglio della torta in compagnia di Roberto Zanoni, Rosella Danzi e Fabio Brescacin, Presidente di EcorNaturaSì. Festeggiamo insieme 30 anni di attività: 30 anni di bontà e qualità nel biologico.

37 Notizie dai negozi Notizie dai negozi
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La biodinamica: “terroir” e valori

Una dieta equilibrata si fonda su alimenti vitali prodotti su suolo vivo, che stimolano i sensi e contribuiscono al benessere, dal campo fino al piatto. Questo è l’argomento affrontato all’interno di “Cibo vitale! Nutrire l’uomo per rigenerare la terra”, del quale potrete leggere – in questa rubrica – alcuni estratti a partire da questo numero.

“Le piante hanno bisogno di tempo per maturare, le mucche devono avere le corna e devono ricevere un’alimentazione adatta a loro, e i contadini, per preservare e sviluppare il carattere distintivo della propria azienda, devono essere liberi di fare le proprie esperienze e imparare a fidarsene.

Il fatto che animali, piante e anche persone crescano nel rispetto della propria specie, permette loro di esprimere meglio il loro “essere”, di sviluppare caratteristiche specifiche più marcate e diventare individui più autentici. E certamente quest’autenticità, in ultima analisi, si percepisce nel gusto del prodotto, basti pensare al pane e al formaggio.

Il termine “terroir” esprime la capacità di rilevare attraverso la degustazione, il clima, il paesaggio e il terreno dove un prodotto è stato coltivato.

In campo enologico è il termine che indica la possibilità di individuare, attraverso la degustazione del vino, addirittura la posizione delle viti dalla quale proviene.

I vini biodinamici esprimono in modo particolare il proprio terroir, in quanto il metodo di coltivazione necessariamente stimola la vite a entrare in contatto con le condizioni ambientali in cui è inserita. Questo è il motivo per cui anche le grandi cantine, in Francia, praticano l’agricoltura biodinamica. Oggi non solo i sommelier, ma anche i migliori chef, iniziano a riconoscere l’importanza del “terroir”, ad esempio nelle carote. Alcuni chef austriaci di grande livello hanno condotto una ricerca in cui la stessa varietà di carote (Milan) è stata coltivata in sei diversi terreni. Una volta assaggiate le carote

coltivate nei diversi terreni, è emersa una chiara differenza. Per questo motivo, c’è bisogno di piante che si adattino con flessibilità ai diversi luoghi di coltivazione, al clima e alle condizioni di crescita, e di una gestione agricola che dia alla pianta la possibilità di reagire e adattarsi alle diverse condizioni climatiche. Viene messa in discussione la qualità di colture alimentari in cui non venga considerata, ad esempio, la rivitalizzazione del terreno. Queste piante crescono in condizioni controllate con l’aiuto della chimica, e nell’Indoor Farming su substrati e sotto i raggi della luce artificiale. Allo stesso modo possiamo mettere in discussione la vitalità della carne che proviene da animali allevati secondo i metodi convenzionali (a cui vengono somministrati antibiotici, e durante la loro vita trascorrono poco tempo liberi al pascolo o rimangono sempre chiusi in stalla). Questi metodi di coltivazione e di allevamento annullano del tutto le relazioni naturali. Nell’agricoltura intensiva convenzionale il contadino si distacca sempre di più dal campo, dalle piante e dagli animali. Diventano meri fattori di produzione, tanto che la stalla negli allevamenti intensivi è chiamata un “impianto” dove, per motivi di igiene, è addirittura proibito l’accesso”.

Jasmin Peschke Specialista in scienze della nutrizione, da più di 30 anni si occupa di alimentazione in chiave antroposofica. Autrice del volume “Cibo vitale. Nutrire l’uomo per rigenerare la terra”, è coordinatrice per la nutrizione nella Sezione di Agricoltura del centro spirituale dell’agricoltura biodinamica presso il centro congressi dell’antroposofia a Dornach, in Svizzera, Peschke tiene conferenze e organizza seminari sull’alimentazione dinamica.

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Cosa
Cosa ci nutre
ci nutre

UNA COMBINAZIONE UNICALA CURCUMA INCONTRA LE SPEZIE DI YOGI

TEA ® CHAI

CURCUMA

La curcuma cresce soprattutto in Asia meridionale e nel bacino del Mediterraneo. Fa parte delle Zingiberacee ed è uno degli ingredienti principali della polvere di curry. In India la radice della curcuma, simile allo zenzero e leggermente piccante, era una delle spezie più importanti già più di 5.000 anni fa, quand’era considerata addirittura sacra.

• Infuso ayurvedico di curcuma, erbe e spezie dall' aroma corposo e robusto

• Pepe nero per potenziare l’effetto

LASCIATEVI INCANTARE DAL NOSTRO “GOLDEN CHAI”

Per esaltare il gusto ed i benefici della curcuma se ne consiglia la preparazione come “Golden Milk”:

Aggiungere 2 cucchiaini (3,5 g) ad 1 litro di acqua bollente e far bollire per 15-20 minuti. Filtrare. Aggiungere latte o un’alternativa vegana e dolcificare a piacere. Per la preparazione come golden milk: basta far bollire il tè nel latte o, per un gusto particolarmente delizioso, usare un’alternativa vegana.

yogitea.com facebook.com/yogitea @yogiteaeu rope

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Bio consigli di lettura

Nutrire il corpo, ma anche l’anima: ogni bimestre una selezione di due titoli, che raccontano e approfondiscono i valori del nostro ecosistema. Chiedili al tuo negoziante e acquistali nel tuo negozio NaturaSì di fiducia.

Il ponte dei bambini

bambini

Max Bolliger, Stepán Zavrel Bohem Press Italia

Due famiglie di contadini vivono sulle sponde opposte di un fiume. Fra loro non corre buon sangue: si gettano sguardi invidiosi, litigano e certe volte volano addirittura le pietre. I loro figli osservano rattristati la disputa e sognano di potersi incontrare per giocare insieme. Finché un bel giorno, approfittando del fatto che le acque si sono abbassate, saltano di pietra in pietra e si trovano nel mezzo del fiume… Nato dalla penna del grande scrittore e pedagogista svizzero Max Bolliger e illustrato dal maestro Štĕpán Zavřel, “Il ponte dei bambini” è uno dei classici del catalogo Bohem Press Italia. Pubblicato per la prima volta nel 1977, oggi come allora resta un testo attualissimo per parlare di superamento dei conflitti, convivenza, amicizia e pace. Lo stile è quello di una favola, le illustrazioni sono intense e piene di poesia, per un libro senza tempo dedicato a tutti coloro che credono nel costruire ponti piuttosto che erigere muri.

L’insopportabile efficacia dell’agricoltura biodinamica C.Triarico, A.Piccolo, N.El-Hage Scialabba, S.Menestrina Terra Nuova Edizioni – collana Le formiche verdi Cos’è veramente l’Agricoltura biodinamica e perché è così importante per la salute dell’essere umano e della terra? Il libro “L’insopportabile efficacia dell’agricoltura biodinamica”, scritto da Carlo Triarico, Alessandro Piccolo, Nadia El-Hage Scialabba e Sabrina Menestrina edito da Terra Nuova, è un modo per capirlo e ben rappresenta il movimento biodinamico, i suoi ideali, le sue azioni. Dell’Agricoltura biodinamica la ricerca scientifica ha visto il potenziale rivoluzionario, ma molti sono ancora i suoi detrattori. Il libro è la risposta, dati alla mano, a un pregiudizio ideologico. Perché il mondo non può più attendere. Troverete i risultati straordinari delle ricerche sulla qualità del cibo biodinamico. Lo stesso per gli effetti sul suolo, che salva dalla desertificazione, e sugli animali che rispetta ed emancipa. Su tutto, la lunga storia dei pionieri del bio, che hanno scritto una pagina coraggiosa della storia umana e cambiato il paradigma scientifico con la filosofia della libertà.

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# agricoltura L’insopportabile efficacia dell’agricoltura biodinamica Carlo Triarico, Alessandro Piccolo, Nadia El-Hage Scialabba, Sabrina Menestrina La ricerca scientifica ne ha visto il potenziale rivoluzionario, ma molti sono ancora i suoi detrattori. Ecco la risposta, dati alla mano, a un pregiudizio ideologico. Perché il mondo non può più attendere. LE FORMICHE VERDI
Il ponte dei bambini bohem press M. Bolliger Š. Zavřel è un libro bohem
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