Magazine NaturaSì | MARZO-APRILE | Numero 30

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Numero 30 Marzo - Aprile 2020

COD 39432

Camminiamo verso un mondo piĂš pulito facciamo plogging insieme

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BARNHOUSE KRUNCHY JOY GUSTARE UN KRUNCHY JOY È SEMPRE UNA GIOIA Ci sono buoni motivi per gustare questo nuovissimo muesli: miglior gusto, niente olio di palma. Senza dimenticare naturalmente anche il gusto delizioso! Krunchy Joy nelle varietà Cacao, Nocciole e Semi di Papavero-Arancia soddisfa tutti i palati con il suo gusto di cioccolato, croccanti nocciole e frutta. Per il nostro Krunchy Joy Semi di Papavero-Arancia usiamo finissimi semi di papavero, squisiti pezzetti d’arancia e olio di arance. Ottimo non solo per la prima colazione, ma anche per arricchire un delizioso smoothie.

SMOOTHIE INVERNALE IN CIOTOLA Ingredienti per una ciotola di smoothie: 2 arance, 1 banana, 80 ml di latte di mandorla e 1 cucchiaio di pasta di mandorle Per la decorazione: Krunchy Joy Semi di Papavero-Arancia, 1 arancia, mirtilli Sbucciare e tagliare a pezzetti le arance e la banana e metterle nel congelatore per almeno 5 ore, quindi frullare insieme agli altri ingredienti fino a ottenere una crema. Versare il composto in una ciotola e decorare con il resto degli ingredienti.

WWW.BARNHOUSE.DE

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editoriale

chi siamo la redazione: Silvia Valentini Sophie Meneghelli

Protagonisti del cambiamento

hanno collaborato a questo numero: Serena Federici di Ecocomunicazione www.ecocomunicazione.it Claudia Difra per la foto di copertina Benedetta Frare giornalista pubblicista e direttrice responsabile della rivista Benedetta Marchi per l’Homemade in cucina (e non solo)

di Silvia Valentini

Sabrina Scicchitano fotografa e food stylist Martino Beria e Antonia Mattiello chef e co-fondatore di www.veganogourmand.it

Quest’anno la primavera prende il via in anticipo, con l’equinozio del 20 marzo. Così, anche se un meteo ballerino, in balia dei cambiamenti climatici, sembra far avvicinare e poi di colpo allontanare la bella stagione, il nostro organismo a gran voce reclama quella spinta al rinnovamento che la primavera porta con sé. I piedi scalpitano per raggiungere il verde dei prati, le narici fremono alla ricerca di nuovi profumi, lo sguardo, prima rivolto al tepore domestico, si apre verso l’esterno pronto a cogliere ogni mutamento. È proprio il mutamento, così evidente quando si è di fronte a una rinascita, che rende questa stagione così cara all’uomo che, in fondo, passa la vita intera a rinascere, proprio come la natura. Il concetto di mutamento contiene al suo interno un moto, un movimento, un andare verso qualcosa di nuovo, una tensione verso il rinnovamento che ci scuote dall’immobilità. Anche la primavera porta con sé una spinta al dinamismo: la natura che si rimette in moto ci spinge a fare altrettanto, a darci nuovi obiettivi, ad andare alla scoperta del mondo. Complici le giornate più lunghe, le temperature più miti, i colori del paesaggio, fare movimento - all’aria aperta - diventa una necessità dell’anima. Essere dinamici ci rende protagonisti, non più spettatori passivi di quello che accade dentro e intorno a noi. Diventiamo parte attiva del cambiamento che vogliamo determinare nel mondo e in noi stessi. Non importa quale sia il nostro passo, se sia assestato su un ritmo serrato o se il suo incedere sia lento e pacato: ciò che conta è non restare troppo fermi, non indugiare troppo, concedendosi certo doverosi momenti di riposo - come l’inverno ormai quasi concluso ci insegna - nei quali raccogliere però le energie per prepararci allo scatto successivo: la pausa che ci prepara al movimento. Così, quando arriverà il momento giusto, saremo pronti per metterci

in moto, tenendo bene a mente i nostri obiettivi, la meta del nostro movimento (e del nostro cambiamento). Un’occasione per sperimentare questa rinnovata spinta al movimento sarà domenica 22 marzo, che è anche la giornata internazionale dell’acqua, risorsa fondamentale per la vita, che attraverso il continuo perpetuarsi del suo fluire ribadisce l’importanza del movimento come paradigma di vitalità e ci ricorda come tutto sia in costante mutamento. Ma è anche la giornata che NaturaSì, in collaborazione con Legambiente, dedicherà al plogging. Se non sapete di cosa sto parlando, vi invito a correre (è proprio il caso di dirlo) a pagina 8 (ma se ci arrivate con calma, pagina dopo pagina, non è certo un problema). Cammineremo insieme, in molte città italiane, verso un mondo più pulito, affiancando l’attività fisica alla raccolta dei rifiuti; contribuendo così alla salute di corpo e mente, ma anche alla salvaguardia dell’ambiente. Vi sarà certamente capitato di scorgere qua e là, su sentieri, strade, prati e giardini, molti, troppi rifiuti abbandonati con incuria e indifferenza. Ma magari vi è mancata quella spinta per passare da uno sdegnato “ma guarda un po’ che inciviltà” al propositivo “e io cosa posso fare?”. Bene, il nostro appuntamento risponde proprio a quest’ultima domanda: possiamo fare molto, lo possiamo fare ogni giorno con le nostre buone abitudini quotidiane. E domenica 22 marzo lo faremo tutti insieme, camminando insieme ognuno con il proprio passo, ciascuno con il proprio ritmo, avendo saldo davanti a noi l’obiettivo da raggiungere: un mondo più pulito. Così, mentre intorno a noi la primavera si risveglia, mettiamoci in moto anche noi e diventiamo protagonisti del cambiamento.

Paolo Pistis esperto di agricoltura biodinamica Marina Cremonini illustratrice Marco Trevisan illustratore Francesca, Lorella, Silvia Braglia fondatrici di www.disanapianta.net Erica Incerti per la rubrica L’appetito vien tra gli scaffali Armando Gariboldi Naturalista e consulente ambientale di EcorNaturaSì

Editore: EcorNaturaSì SpA via De Besi 20/c, Verona tel 0458918611 Direttore responsabile: Benedetta Frare Grafica e impaginazione: Ecocomunicazione, progetti di comunicazione ecologica Stampato da Mediaprint con inchiostri a base vegetale Pubblicazione bimestrale registrata presso il Tribunale di Verona in data 30/12/2003 n. 1575

naturasi.it negozicuorebio.it

Ringraziamo Serena e Augustin, protagonisti della nostra foto di copertina

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LE T ERRE DI ECOR

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sommario 3

19 LUNA RIO

EDIT ORI A LE

32 M A NGI A RE E DORMIRE

Protagonisti del cambiamento 20 AT T UA LITÀ 6

NEWS DA L MONDO BIO

Acqua Levico: la prima “Climate Positive Water”

CON NAT URA SÌ

L’ospitalità sostenibile dei pionieri del bio

36 A ZIENDA DEL M ESE

22 COSA CI NU TRE

8 IN EV IDENZA

Camminiamo verso un mondo più pulito: facciamo plogging insieme

Nuova vita in primavera

Isola Bio: la colazione col sorriso

38 CONSIGLI PER ORT O, 24 A PPROFONDIM EN T O

Forestazione urbana

GI A RDINO E T ERRA ZZO

La Primavera è ricca di sorprese

12 DA LLE NOSTRE

A ZIENDE AGRICOLE

Qualità e riscatto sociale: il segreto del nuovo olio di Filiera Ecor

TRA GLI SCA FFA LI

Cosa preparo con i ceci?

Viandanti in Lapponia

30 DA LLE NOSTRE

16 ACQUA

40 T URISMO SOST ENIBILE

28 L’A PPETIT O V IEN

Plastica e acqua, due mondi poco compatibili

A ZIENDE AGRICOLE

Una profonda relazione con la Terra

le nostre ricette

con Benedetta Marchi

con Sabrina Scicchitano

con Disanapianta e Marina Cremonini

Pausa pranzo con… schiscetta!

L’erbazzone… ed è già primavera!

Torchiette in salsa di noci con spinaci scottati

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con Martino e Antonia

Torta di mandorle

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news dal mondo bio Scopri la nuova App NaturaSì

Ti regaliamo una borraccia

Scarica la nuova App NaturaSì ed entra nel cuore del nostro ecosistema. Scegli il tuo negozio preferito e verifica i servizi a tua disposizione. Qualche esempio? • effettua i tuoi acquisti da app e ricevi la tua spesa in 3 ore, anche di sera, anche se non hai la card, anche senza registrare i tuoi dati, anche per l’acqua in vetro, con gestione dei vuoti… la consegna è sempre al piano; • prenota i prodotti che non riesci a trovare e ritirali nel tuo negozio preferito; • tieni sempre a portata di click i tuoi promocode; • usa i tuoi punti e controlla la tua card anche quando non ce l’hai con te.

Dal 19 al 21 marzo fai la spesa in un negozio NaturaSì o sullo shop online: con un importo uguale o superiore ai 50 € riceverai in regalo un’esclusiva borraccia in edizione limitata. Facile, no? Come bere un bicchier d’acqua.

Una comunità fatta di amici Affrettati: la raccolta punti sta per terminare. Hai tempo fino al 28 marzo per accumulare i tuoi punti e potrai redimerli fino al 22 aprile 2020. Non farti sfuggire quest’occasione: raccogli i vantaggi dalla tua spesa. Chi raccoglie bio, raccoglie di più! Inoltre, non dimenticare che il 28 marzo finirà anche la promozione Di Bio in Bio: potrai spendere i buoni maturati a marzo dal 1° al 30 aprile 2020. Per saperne di più: naturasi.it

Save the date! 22 marzo Giornata mondiale dell’acqua 22 aprile Giornata mondiale della terra 6

Fa’ la cosa giusta NaturaSì partecipa a Fa’ la cosa giusta, fiera nazionale del consumo critico e degli stili di vita sostenibili, giunta quest’anno alla sua diciassettesima edizione. Dal 6 all’8 marzo, a Milano, i padiglioni 3 e 4 di Fieramilanocity torneranno ad ospitare eventi, laboratori, incontri e presentazioni che metteranno al centro le “buone pratiche” di consumo e produzione. Per saperne di più, falacosagiusta.org

M’illumino di meno Tutto pronto per M’illumino di meno che torna, quest’anno, venerdì 6 marzo 2020. E che sarà ancora più verde: tema del 2020 è infatti l’incremento di alberi e piante, ovvero la salvaguardia del verde che ci circonda. L’invito di Caterpillar e Rai Radio 2 – dal 2005 promotori dell’iniziativa – è quello di contribuire alla riforestazione del pianeta piantando alberi per contrastare il cambiamento climatico: non serve un giardino, basta un balcone, un davanzale, un vaso appeso alla parete. Venerdì 6 marzo “spegniamo le luci e piantiamo un albero. L’albero fa luce”.

Fashion Revolution Day In occasione della Fashion Revolution Week, dal 20 al 26 aprile, torna il Fashion Revolution Day: nell’anniversario del crollo di un edificio del Bangladesh che aveva portato alla morte – nel 2013 – di 1133 persone e al ferimento di molte altre che lavoravano all’interno del complesso produttivo di Rana Plaza, a Dhaka, questa giornata ribadisce l’importanza di un’industria della moda che sia rispettosa dell’ambiente e delle persone, e non sottoposta esclusivamente a logiche di profitto. Per saperne di più visita il sito fashionrevolution.org/europe/italy/. NaturaSì, attraverso la collaborazione con Progetto Quid, Eticlò, Rifò e altre realtà attive nel settore, ribadisce il suo impegno per un’etica d’impresa e per una moda sostenibile.

Convegno di Medicina Veterinaria Antroposofica Dal 20 al 22 marzo si terrà al Goetheanum di Dornach, in Svizzera, il primo convegno internazionale di medicina veterinaria antroposofica: un’importante occasione di approfondimento a 100 anni di distanza dalla prima lezione di medicina antroposofica e dalle sue prime applicazioni in veterinaria. Per informazioni: medsektion-goetheanum.org

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La App NaturaSì sarà disponibile dalla prima settimana di marzo sull’Apple Store e su Google Play. E se hai già una App NaturaSì installata sul telefono, ti basterà un semplice aggiornamento.

Per saperne di più, dal 2 marzo consulta il regolamento su naturasi.it


Dal cuore verde della Baviera Un gusto tutto naturale

di latte e s a b A iera ella Bav d o ic g biolo

Ottimo consumato al naturale. Deliziose specialità di ANDECHSER NATUR fatte con il migliore latte biologico bavarese. Per maggiori informazioni visita www.andechser-natur.de

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IN EV IDENZA

Camminiamo verso un mondo più pulito: facciamo plogging insieme Sport ed ecologia non sono mai stati così vicini: merito del plogging, pratica sportiva inventata in Svezia, ma conosciuta e apprezzata anche in Italia, che il 22 marzo sarà protagonista di un evento nazionale promosso da NaturaSì e sostenuto da Legambiente.

Se vi dicessimo che potete mantenervi in forma contribuendo nel contempo alla salute del Pianeta ci credereste? Tutto è possibile, con il plogging, il nuovo trend sportivo che arriva dal Nord Europa: molto più di una semplice moda, ma un vera e propria attività sportiva che si sta sempre più diffondendo anche nel resto del mondo e che promuove azioni collettive di pulizia dell’ambiente unite a della sana attività fisica.

particolarmente attento alle tematiche ambientali, stufo di vedere bottigliette di plastica, mozziconi di sigarette, fazzoletti di carta e altri rifiuti abbandonati su strade, vialetti, parchi, sentieri. Consapevole dell’urgenza e della necessità di fare qualcosa, è passato in breve dalle parole ai fatti, facendosi promotore di un nuovo modo di praticare attività sportiva, prendendosi cura contemporaneamente di sé stessi e dell’ambiente.

Dalle parole ai fatti Capofila fu la Svezia, dove questa “disciplina” è nata, paese tra i più “verdi” d’Europa, dove l’impegno per la sostenibilità corrisponde a fatti concreti. Il plogging deve il suo nome al fortunato incontro tra il verbo plocka upp, che significa raccogliere, e il ben più comune jogging, una delle pratiche sportive in assoluto più ecologiche. Questa geniale intuizione è arrivata, nel 2016, da Erik Ahlstrom, appassionato podista svedese,

Dal virtuale al reale A fare il resto è stato il tam tam dei social network: pubblicati in rete, i suoi video hanno fatto il giro del mondo, raggiungendo incredibili risultati in termini di visualizzazioni ma soprattutto diffondendo questa pratica virtuosa e coinvolgendo appassionati podisti provenienti da ogni parte del globo. Anche nel nostro Paese, negli ultimi tempi sono sorti diversi gruppi dedicati al plogging e contemporaneamente si sono

L’evento di NaturaSì e Legambiente Domenica 22 marzo Legambiente sarà a fianco di NaturaSì per un evento dedicato al plogging che si terrà, contemporaneamente, in molte città italiane tra cui: Milano, Firenze, Verona, Roma, Torino, Napoli, Bari, Palermo, Ancona e Ferrara. Come funziona? • L’evento durerà dalle 10 alle 13 • Al momento dell’accoglienza, ti consegneremo una pettorina di riconoscimento e dei sacchetti da utilizzare per la raccolta dei rifiuti

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• Li potrai consegnare al termine del percorso agli operatori preposti che provvederanno alla loro differenziazione. Le location degli eventi potrebbero subire variazioni. In caso di pioggia e maltempo, l’azienda potrà sospendere l’iniziativa. Restate aggiornati, visitando il sito naturasi.it e la pagina Facebook NaturaSì Italia


moltiplicate le iniziative che riuniscono, da nord a sud, gli appassionati di questa disciplina. E secondo Erik, in India – dove il plogging è diventato la nuova tendenza nel running – sarebbero addirittura 10.000 le persone che lo praticano regolarmente ogni giorno mentre il record mondiale sembra essere quello raggiunto a Città del Messico dove, in una sola giornata, si sarebbero ritrovati in 4000 per praticare questa disciplina. La condivisione è dunque una delle cifre distintive del plogging, non solo però in termini di social, foto, video e visualizzazioni. È infatti una pratica capace di sfondare la barriera tra virtuale e reale, creando una comunità globale riunita attorno a periodiche e importanti occasioni di aggregazione che hanno ricadute positive sia sul benessere dell’uomo – fisico, ma anche in termini di socializzazione – che su quello dell’ambiente. Non occorre essere atleti Per praticare il plogging non occorre una particolare preparazione atletica. Che siate agili runner, sportivi dilettanti o tranquilli camminatori, potrete procedere rispettando la vostra andatura. Se i più preparati andranno agilmente, di corsa, da un rifiuto all’altro, i

più tranquilli potranno invece procedere alla raccolta di rifiuti con un ritmo ben più moderato. Il plogging non è una gara e l’obiettivo non è quello di arrivare primi, o di accumulare più rifiuti alla fine del percorso, ma quello di condividere un’esperienza che coniughi l’attenzione per l’ambiente con uno stile di vita sano. Cosa serve? Anche per quanto riguarda l’equipaggiamento, il plogging non richiede accessori particolari. Basta un semplice abbigliamento sportivo, in particolare scarpe adatte – robuste e resistenti – ma anche indicate per correre o camminare; una borraccia per l’acqua, alternativa ecologica alle bottigliette usa e getta; un sacchetto dove mettere i rifiuti raccolti, che verranno poi differenziati al termine della raccolta, e dei guanti di protezione. Chi lo desidera può munirsi anche di una bacchetta raccogli rifiuti che renderà più agevole la raccolta. Ciò che non può mancare è certamente la volontà di mettersi in moto e trascorrere qualche ora all’aria aperta, contribuendo al proprio benessere e alla salvaguardia dell’ambiente. 9


HOM E M A DE IN CUCINA

con Benedetta Marchi

Pausa pranzo con… schiscetta! In questo numero prepariamo un menù completo per i pranzi fuori casa: polpettine di tonno alle olive, insalata di finocchi e noci, riso basmati aromatizzato.

Ingredienti per 2 persone 250 g di riso basmati, 200 g di filetti di tonno in olio extravergine d’oliva, 100 g di noci, 70 g di pangrattato, 45 g di olive taggiasche, 2 finocchi di media dimensione, 1 uovo, 1/2 limone (la scorza), aromi (timo, maggiorana, menta), prezzemolo, olio extravergine d’oliva, sale, pepe affumicato q.b. Procedimento

Per ottenere un risultato più leggero e delicato, potete cuocere le polpette al forno sempre per 10 minuti, impostando eventualmente la modalità grill per gli ultimi 5 minuti. I ciuffi dei finocchi che non utilizzate nell’insalata possono essere tenuti da parte per fare delle profumatissime tisane, magari abbinando anche altre erbe o aromi. 10

Ricetta di e foto di Benedetta Marchi

Per prima cosa, fate cuocere il riso basmati in acqua bollente per il tempo indicato sulla confezione (circa 12 minuti). Scolatelo e conditelo con un filo di olio, un pizzico di sale e di pepe, la scorza grattugiata del limone e gli aromi a piacere. Lasciate intiepidire. Pulite i finocchi, eliminandone la barbetta verde, e tagliateli a fette sottili. Cercate comunque di utilizzare tutte le parti del vegetale, compresi gli strati più esterni e gli steli. Successivamente, conditeli con olio, sale, pepe e le noci grossolanamente tritate. Dedicatevi ora alla preparazione delle polpette. In una ciotola unite il tonno a pezzetti, l’uovo, le olive precedentemente tagliate a rondelle, il prezzemolo tritato e infine il pangrattato. Cominciate a mescolare tutti gli ingredienti, eventualmente aiutandovi con una forchetta, fino a ottenere un impasto sodo ma modellabile. Nel caso in cui la miscela vi risulti troppo molle, aggiungete altro pangrattato. Formate delle palline di medie-piccole dimensioni e cuocetele in padella con 3-4 cucchiai di olio extravergine d’oliva per 10 minuti circa, fino a che la superficie non diventi croccante e dorata. A questo punto potete comporre la vostra schiscetta. Prendete dei vasetti in vetro di varie dimensioni: in quello più grande mettete l’insalata di finocchi, in quello di media misura 3-4 polpettine, mentre nel contenitore piccolo distribuite il riso basmati aromatizzato al limone.


LE T ERRE DI ECOR

L’eco-suggerimento Come contenitori, potete riciclare i barattoli di prodotti che utilizzate abitualmente (conserve, marmellate‌), lavandoli e riutilizzandoli anche per le vostre preparazioni homemade.

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DA LLE NO ST RE A ZIEN DE AGRICOLE

Qualità e riscatto sociale

il segreto del nuovo olio di Filiera Ecor

Espressione della biodiversità del nostro territorio, Le aziende che conferiscono le olive a GOEL Bio sono: l’olio extravergine d’oliva è tra i prodotti italiani più conosciuti in tutto il mondo; custode di una storia mil- Azienda agricola Fiorenza Renato (Cz) lenaria, racconta le specificità del variegato territorio - Azienda agricola Gangemi Alfonso (Rc) italiano che si riflettono nelle diverse caratteristiche di - Società agricola ‘A Lanterna questo nettare dorato. Territorio olivicolo di estrema di Annalisa Fiorenza & Co (Cz) importanza, grazie alla sua particolare conformazione, la Calabria è la seconda regione in Italia e la terza Due sono invece i frantoi, selezionati e qualificati: in Europa per la produzione di olio d’oliva, con una • Società Agricola Migliarese Bruno & Figli, superficie di oltre 189.000 ettari dedicata agli ulivi, di di Cosenza cui quasi il 50% biologico. Con una forte connotazione • Società Cooperativa Agricola Delia, agricola, grazie anche al clima mediterraneo e mite, è di Reggio Calabria. anche una regione ricca di contraddizioni, come testimonia l’esperienza di Goel Bio, partner di NaturaSì nella Raccolta, molitura e stoccaggio produzione dell’Olio Extravergine d’oliva IGP “Olio di La molitura viene eseguita in giornata, entro 24 ore dalCalabria” della Filiera Ecor. la raccolta, per salvaguardare le qualità organolettiche della materia prima ed evitare i processi fermentativi delle drupe. In quanto olio extravergine di oliva, l’estraUna filiera etica Sorta nell’ambito di Goel Gruppo Cooperativo, comuni- zione è meccanica e a freddo, con cicli continui a temperatura inferiore a 27 °C. tà di persone, imprese e cooperative sociali che opera Dopo la fase di estrazione, l’olio viene stoccato in per il cambiamento della Calabria, Goel Bio aggrega speciali silos di acciaio inox sotto azoto, posti in locali a aziende agricole che si oppongono alla ‘ndrangheta, temperatura controllata per preservare le caratteristialcune delle quali vittime di ripetute aggressioni. Ha che chimiche e organolettiche del prodotto. I silos sono strutturato una filiera etica, che garantisce il massimo dedicati, numerati e identificati per continuare ritorno possibile agli agricoltori ed elimina lo sfruttamento nei campi, consentendo di rendere sostenibili gli a tracciare la filiera. sforzi di chi sceglie di costruire sviluppo nella legalità. Una filiera di qualità, perfetta per essere selezionata Le caratteristiche dell’olio secondo le linee guida del progetto “Le Terre di Ecor”, Dalla personalità decisa ed equilibrata, l’olio extraverche punta a valorizzare l’agricoltura sostenibile sia dal gine di oliva Ecor IGP “Olio di Calabria” è contraddipunto di vista sociale che ambientale. stinto da un fruttato medio, con struttura armonica dei suoi costituenti che lo rende mediamente dotato di amaro e piccante. Caratteristiche organolettiche, queste, Un’attenta selezione immediatamente riscontrabili all’assaggio ed esaltate, L’olio extravergine d’oliva IGP “Olio di Calabria” della per esempio, dall’incontro con una fetta di buon pane. Filiera Ecor viene ottenuto da olive 100% biologiche di Le sue note di gusto, però, lo rendono indicato anche tre cultivar tipiche del territorio – Ottobratica, Geracese, Sinopolese – raccolte adottando tutti gli accorgimen- per valorizzare qualsiasi pietanza: primi e secondi, a base di pesce, carne e verdure di stagione. ti utili a non creare danni né al frutto né alla pianta. 12

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Dopo l’olio extravergine d’oliva di Puglia, Sicilia e Molise, la Filiera di Ecor si amplia con l’IGP “Olio di Calabria”, frutto della collaborazione con Goel Bio, realtà calabrese che – proprio come Ecor - crede in un’agricoltura sostenibile sia dal punto di vista sociale che ambientale.


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I nostri oli di Filiera Olio extravergine d’oliva Sicilia IGP Ottenuti da olive 100% italiane e prodotti interamente • Ottenuto da olive Biancolilla, Nocellara e Cerasuola, in Italia, questi oli di alta qualità sono frutto di un impe- coltivate da aziende di piccole e medie dimensioni che gno condiviso con gli agricoltori, che attraversa tutte le utilizzano le olive raccolte prevalentemente per il fabbifasi della produzione – dalla coltivazione dell’olivo fino sogno familiare, destinando al mercato solo il surplus; alla scelta del frantoio – e che punta alla creazione di un • contraddistinto da un fruttato medio, con un gusto nuovo ecosistema agricolo. leggermente amaro e piccante, ma nel contempo equiliOltre all’ultimo arrivato, l’IGP “Olio di Calabria”, la brato, con lievi sentori di pomodoro ed erba. nostra Filiera dell’olio si compone di altri tre oli, ciascu- • In Sicilia, la coltivazione dell’olivo ha fortemente no con le proprie particolari caratteristiche. influenzato la fisionomia del territorio. A seconda delle cultivar, infatti, sono stati adottati metodi e tecniche di potatura che contraddistinguono l’olivicoltura siciliana L’olio extravergine d’oliva biodinamico da quella praticata in altre parti d’Italia. della Fattoria Di Vaira • Ottenuto da olive Gentile di Larino, Moraiolo Coratina ma soprattutto Leccino, cultivar tipiche del territorio L’olio extravergine d’oliva DOP Terra molisano, naturalmente vocato alla produzione di olio, di Bari “Castel del Monte” viene lavorato a freddo nel frantoio aziendale. Si riduce • Ottenuto da olive Coratina, cultivar antica conosciuta così al minimo il tempo trascorso tra raccolta e molitura anche come Cima o Racioppo di Corato, dalla zona in cui delle olive e si evitano i naturali processi di ossidazione, è largamente diffusa. ottenendo un olio con un basso grado di acidità • Verde, con riflessi gialli, all’assaggio risulta fruttato • Di colore verde-giallo, ha un gusto dolce e armonico gradevole e corposo, con sensazione media d’amaro e un profumo fruttato. e di piccante. • In Molise l’antica tradizione dell’olivicoltura si intrec- • Regione olivicola per eccellenza, la Puglia sorprende cia con le storie delle famiglie contadine che vivevano infatti con i suoi olivi secolari, dai tronchi nodosi in il momento della raccolta delle olive come un’occasione legno pregiato, che levano i loro rami, come braccia, per riunirsi. verso il cielo.

L’olio extravergine d’oliva DOP Terra di Bari “Castel del Monte”

L’olio extravergine d’oliva biodinamico della Fattoria Di Vaira

L’olio extravergine di Sicilia IGP

Olio extravergine di oliva IGP “Olio di Calabria”

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RICICLO LE T ERRE IN DI CUCINA ECOR

con Sabrina Scicchitano

L’erbazzone… ed è già primavera! La rivisitazione di un classico della cucina emiliana, ideale come antipasto ma anche – tagliato a fette – per una gita fuori porta. Un modo per utilizzare le erbette di campo ma anche per riutilizzare cipolla, porro o scalogno che attendono in frigo da un po’.

Ingredienti per 6 persone: 500 g di farina di grano tenero tipo 2 1 spicchio d’aglio 6 cucchiai d’olio extravergine di oliva per la pasta, 2 cucchiai per il soffritto 1 porro o 2 cipollotti o 1 scalogno mezza cipolla bianca o rossa 1 kg di erbette tra biete e coste 400 g di spinaci 1 bicchiere d’acqua gassata sale e pepe a piacere 50 g di formaggio Parmigiano Reggiano grattugiato a piacere Unite in una ciotola, meglio con l’impastatore, la farina, l’acqua, l’olio e un cucchiaino di sale mescolando fino a formare una palla elastica e morbida; avvolgetela con un panno umido e trasferite in frigo, dove la lascerete riposare per un’oretta. Mondate e lavate la verdura, tagliatela a listarelle sottili e unitela al soffritto di cipolla; coprite e fate cuocere per circa 12 minuti, regolando di sale e pepe. A piacere aggiungete il formaggio Parmigiano Reggiano. Quindi, lasciate raffreddare. Dividete la pasta in due parti, di cui una leggermente più grande per ricoprire una tortiera dal diametro di 28/30 cm. Tiratela con il mattarello in modo da coprire la teglia, distribuite la verdura e coprite con il disco più piccolo, chiudendo i bordi della pasta. Bucherellate con una forchetta e cuocete in forno per 45 minuti a 180 °C.

Sabrina Scicchitano Food photographer, consulente creativa e autrice di libri di cucina. Alla passione per il bello unisce quella per il buono. Vive in campagna tra l’orto e i fiori. In questa rubrica, con un approccio semplice e divertente, propone ricette belle da vedere e buone da gustare, realizzate con ingredienti dimenticati in dispensa e nel frigorifero.

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ACQUA

Plastica e acqua, due mondi poco compatibili Armando Gariboldi Naturalista, agrotecnico e giornalista scientifico www.natureinaction.it

La plastica, a partire dagli anni ’60 quando ha cominciato a diffondersi a livello popolare, ha portato il colore nelle case ed ha incarnato a lungo la modernità e il futuro, fornendo una serie di oggetti e manufatti non solo comodi ed economici, ma anche indubbiamente utili (si pensi al campo della sanità). Oggi l’entusiasmo e quel simbolo di futuro che l’accompagnavano sono ormai scomparsi e ne vediamo soprattutto gli aspetti problematici, legati paradossalmente ad una delle sue qualità: la durata.

Incompatibili per natura È infatti soprattutto in mare che essa, grazie all’azione combinata di sale, luce e movimento, non solo si frammenta in residui di varie dimensioni che interferiscono in maniera pesante con numerosissime specie (dai cetacei alle tartarughe), ma genera anche le invasive microplastiche, ovvero frammenti inferiori ai 5 millimetri. In particolare, il lavaggio di capi sintetici produce il 35% delle microplastiche primarie in mare, mentre i tappi di bottiglia e le borse di plastica, assieme ai pezzi Il futuro della plastica di reti da pesca, sono le principali fonti di microplastiLa plastica è, infatti, un materiale difficile da gestire, che secondarie (ovvero quelle prodotte dalla degradasoprattutto nelle fasi del suo fine vita, in particolare con zione di oggetti più grandi), che costituiscono il 68-81% riguardo al riciclaggio, che in realtà è una faccenda di tutta la microplastica oceanica. Sulla terra, invece, abbastanza complessa e che può interessare con relati- la principale sorgente è costituita dall’usura degli pneuva facilità solo una parte della frazione prodotta (il PET), matici, che rappresentano il 28% delle microplastiche tanto che a livello mondiale e nei casi migliori, ovvero disperse nell’ambiente. in Europa, solo il 30% della plastica in uso è appunto Il rapporto tra plastica ed acqua, e di come queste costituito da materiale riciclato. due sostanze siano davvero poco compatibili tra loro, In compenso, ancora oggi nel mondo si producono suggerisce poi altri spunti di riflessione, a cominciare annualmente 335 milioni di tonnellate (65 milioni solo in Europa), con circa 8 milioni di tonnellate che finiscono regolarmente in mare alla fine del loro utilizzo. In particolare, attraverso una decina di grandi fiumi, in prevalenza asiatici, arriva nell’oceano circa l’80% dei rifiuti in plastica. Se poi pensiamo che in Italia quasi il 40% della plastica che utilizziamo è del tipo “usa e getta”, ovvero si usa solo per pochi minuti ma rimane nell’ambiente magari per decenni, è evidente che per questi materiali è urgente non solo rivederne i modelli di consumo, ma anche ridurne la produzione. Si dovranno cioè mantenere in plastica solo determinati oggetti ed attrezzature, quelli più convenienti nel rapporto costi-benefici, includendo tra i costi anche quelli ambientali e di smaltimento. Evitando in particolare che la plastica raggiunga uno dei bersagli più delicati a livello planetario, ovvero l’acqua. 16


ACQUA

dalle reazioni dell’opinione pubblica ai fenomeni di inquinamento marino da plastiche. Forse perché noi siamo fatti d’acqua, fatto sta che alle persone provoca particolare disagio questo tipo di contaminazione ambientale, tanto è vero che le campagne “plastic-free”, soprattutto se collegate al mare, sono quelle che stanno avendo i successi maggiori, ancor di più che, ad esempio, le campagne contro i cambiamenti climatici (per molti aspetti più urgenti).

Anzi, è proprio l’idrocarburo che in un certo senso prevale su di essa, come fa appunto la plastica in mare, che non si fa sciogliere e rimane nell’ambiente per secoli, magari formando una sorta di poltiglia gelatinosa ancora più infida, in quanto entra nella catena alimentare con le ormai tristemente famose nanoplastiche.

Una nuova consapevolezza Acqua e petrolio dunque non si parlano: se versate un litro di greggio sul mare esso copre con una sottile Tutta colpa del petrolio pellicola impermeabile circa 4000 mq., impedendo Per capire la causa dell’incompatibilità tra queste due gli scambi ionici tra l’atmosfera e la superficie oceanisostanze bisogna approfondire la natura profonda ca, nonché con il suo fitoplancton, che tra l’altro è la del materiale di origine della plastica, ovvero il petrolio, ed esaminarne il rapporto con il mondo dell’acqua. principale fonte di ossigeno del Pianeta. Portare il petrolio fuori dal suo ambiente originale, Cos’è il petrolio, se non “acqua ctonia”? Ovvero derivata da vegetali decomposti e inglobati per milioni ovvero le viscere della Terra, tra l’altro in maniera di anni nelle profondità della Terra a pressioni elevate, repentina dopo che ha impiegato milioni di anni per sprofondare in essa, significa decontestualizzare una dove hanno completamente cambiato la loro natura, passata da ariosa, leggera, luminosa e solare (quale è sostanza che poi, con tutte le lavorazioni e raffinazioni quella di un albero o una pianta) a tenebrosa, minera- che subisce, perde purtroppo ogni elemento di naturalizzata, pesante e densa. Nel petrolio prevale l’essenza lità, divenendo così una sorta di veleno per l’ambiente di superficie e per l’acqua in particolare. del fuoco e del calore e, infatti, ha sviluppato una Ecco perché, prima delle varie tecniche di raccolta difcomponente oleosa, seppur minerale, fortemente inferenziata o di eliminazione dei rifiuti plastici dispersi fiammabile. E l’acqua, la cui principale proprietà - tra le circa 72 peculiari che la distinguono da tutte le altre nell’ambiente, servirebbe al più presto l’adozione di sostanze del pianeta - è quella di “raccogliere e portar un nuovo modello produttivo e di utilizzo di questi materiali, che passi innanzitutto, e come sempre, da una via” (non a caso è il più importante solvente della vera nuova coscienza da parte dei consumatori. natura), con il petrolio questo non riesce a farlo.

ECOPENSIERI

L’importanza del movimento per l’acqua L’acqua, per potere esprime al meglio le proprie caratteristiche e proprietà, in particolare in relazione alla Vita, ha bisogno sostanzialmente di due condizioni generali: la possibilità di muoversi ed il contatto con la luce. Acqua in movimento In particolare, ciò è necessario per l’acqua organica, ovvero quella che entra direttamente in tutti gli organismi e in tutti i processi dei viventi. Infatti, se un’acqua di una falda fossile può rimanere immobile nelle profondità della Terra anche per 10.000 anni, mantenendo la sua struttura ma riducendo progressivamente la propria energia vitale e, anzi, caricandosi di sali ed elementi del mondo ctonio, un’acqua che, al contrario, si mantiene a contatto con l’aria, con il sole e scorre in superficie e poi nelle vene del sottosuolo senza sostarvi per troppo tempo,

rimane leggera e ricca di vitalità, facilmente percepibile dai nostri sensi più sottili e in particolare dal nostro “senso per la vita”. Per esempio, un’esperienza che andrebbe fatta, sebbene stia diventando sempre più difficile da provare per le condizioni ambientali ormai spesso compromesse, è quella di bere direttamente da un corso d’acqua, come un torrente o un fiume. Provate ad abbeverarvi come un cervo sulle rive di un ruscello, immergendo le mani e le labbra direttamente nell’acqua corrente sporgendovi dalla riva, senza usare le mani a coppa come facciamo in questi (ormai rari) casi. Oltre ad un’inebriante sensazione di libertà, percepirete immediatamente l’energia contenuta in quest’acqua, che in pochi secondi si trasmette all’interno del corpo. È una gioiosa sferzata di vita, che ci richiama sensazioni ataviche, ma che il nostro organismo ed anche la nostra anima 17


ECOPENSIERI

riconoscono immediatamente, sovente seguiti da una sensazione di nostalgia. L’acqua corporea Anche all’interno del nostro corpo l’acqua deve scorrere. Il sangue, la linfa, la bile e la stessa acqua dentro e tra le cellule devono poter fluire, con i loro tempi e ritmi naturali, pena l’insorgere della malattia. Non a caso quando siamo stanchi e affaticati, quando stiamo per molto tempo fermi, o peggio quando ci ammaliamo, le gambe e le mani spesso si gonfiano, sulla nostra pelle rimangono i segni dei vestiti o dell’orologio e il ricambio idrico rallenta. In noi si creano veri e propri ristagni d’acqua, manifestazioni visibili dei ristagni di energia psico-fisica che si sono formati dietro di essi, causa ed al contempo espressione fisica degli stessi. Anche per questo è importante fare attività fisica, meglio se all’aria aperta. Quando camminiamo, saltiamo, corriamo o anche solo respiriamo in modo profondo “shakeriamo” la nostra acqua corporea, favorendone il ricambio. Il quale avviene non solo tra il nostro corpo e l’ambiente circostante, come abbiamo visto, ma anche tra un organo e l’altro, tra un tessuto e l’altro, addirittura tra una cellula e l’altra. L’importanza del ritmo Dentro di noi le parti del nostro corpo si parlano principalmente attraverso l’acqua (che a sua volta è veicolo fondamentale, per esempio, del sistema endocrino). Questi processi di salutogenesi si potenziano quando nelle nostre attività inseriamo un ritmo, che tra l’altro

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in molti casi può sopperire alla forza, come sanno anziani e bambini, per i quali le abitudini, che sono di fatto dei ritmi (es. nel sonno o nell’alimentazione), sono propedeutiche al loro benessere. E vale la pena ricordare che il nostro corpo funziona proprio grazie ad una serie di ritmi, primo fra tutto quello della respirazione, attraverso la quale inaliamo non solo aria, ma anche luce e, appunto, acqua (sotto forma di umidità). E sempre, quando l’acqua è a contatto con l’aria e con la luce, essa si agita, si sposta, fluisce. Vitalità Nell’atmosfera, ma anche nelle situazioni in cui si condensa in strati più solidi di apparente immobilità, come può sembrare la superficie di un lago od una candida distesa di neve fresca. Ad esempio, avete mai fatto caso a come si scioglie uno strato di neve sul terreno? Partendo da sotto, dal basso verso l’altro. Ciò a causa della pressione stessa della neve, con gli strati superiori che “pesano” e schiacciano quelli sottostanti generando calore, che mette in maggior movimento le molecole d’acqua. In tal modo, tali molecole si staccano tra loro cambiando stato, ovvero evaporando e producendo sotto la neve un sottile ma costante velo di acqua liquida. Ecco perché una piccola ma salutare abitudine che richiama quanto abbiamo detto è quella, prima di bere, di muovere l’acqua che stiamo per assumere: agitandola, mescolandola o semplicemente applicando un banale rompiflusso al rubinetto: un semplice trucco che contribuirà ad ossigenarla e ad innalzare il suo livello di vitalità.


La luna, passando davanti alle costellazioni zodiacali, trasmette alla terra forze che si manifestano nel comportamento degli organismi viventi. In agricoltura biodinamica, le stesse favoriscono i tempi di semina, lavorazione e raccolta. Agiscono in modo analogo sul corpo umano, in particolare sulla crescita di capelli e unghie. Ogni nove giorni circa la luna, nel medesimo trigono di forze, favorisce o “ostacola” alcune parti della pianta o del corpo.

in cucina

cura di sè

orto e giardino

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aprile

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lunario a cura dell’Associazione Culturale La Biolca

giorno e fase lunare

giorno e fase lunare

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legenda luna piena nuova in cucina

le conserve cura di sè taglio ritardante capelli/unghie massaggi attività fisica

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rinvaso

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potatura

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concimazione

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relax orto e giardino

orto e giardino

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in cucina

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AT T UA LITÀ

Acqua Levico: la prima “Climate Positive Water” Da sempre attenta alla salvaguardia dell’ambiente, attraverso un impegno concreto per la sostenibilità, quest’anno Levico è diventata anche la prima “Climate Positive Water”. Cosa significa? Se volete scoprirlo, continuate a leggere.

Edilizia sostenibile e risparmio energetico Inaugurato il 22 marzo 2014, lo stabilimento di Levico Acque sorge nella storica sede dell’azienda ed è il risultato di un intervento di riqualificazione dell’edificio esistente, secondo i più avanzati principi di architettura sostenibile e attraverso una serie di misure finalizzate al risparmio energetico. Oltre al valore storico che la sede riveste per l’azienda, questa scelta risponde ad uno specifico intento di salvaguardia del territorio: costruire un nuovo stabilimento, infatti, avrebbe significato sottrarre terreno al verde, incrementando la cementificazione. L’intervento sull’esistente, invece, ha comportato una sopraelevazione dell’edificio senza aumentare la superficie occupata, attuando una serie di accorgimenti volti al recupero dell’energia e alla riduzione dell’inquinamento: dai pannelli solari (fotovoltaici) sul tetto fino al recupero delle diverse forme di energia prodotte dall’attività dello stabilimento, 20

come il riscaldamento degli ambienti che deriva, per esempio, dal recupero dell’aria calda utilizzata per il lavaggio delle bottiglie. Tutto questo, oltre ad aver conferito allo stabilimento un aspetto moderno – seppur perfettamente integrato nel contesto circostante – ha permesso a Levico Acque di ottenere importanti certificazioni, come la LEED 2009 di livello SILVER per la palazzina che ospita gli uffici. L’assorbimento di anidride carbonica A rafforzare l’impegno di Acqua Levico nei confronti del pianeta vi è anche la partnership, di lunga data, con Blue Valley, realtà italiana di eccellenza, che ha fatto dell’assorbimento di CO2 la sua missione. Situata nella zona lagunare a nord di Venezia, è conosciuta anche come valle da pesca, perché al suo interno vi si svolge la normale vita marina delle zone salmastre: nella bella stagione le sponde del lago si colorano di rosa con l’arrivo dei fenicotteri, mentre i pesci che ne abitano le acque, oltre ad avere la certificazione biologica, sono anche “neutralizzati”, quale risultato di questo progetto sostenibile di compensazione di CO2. Questa alleanza ha consentito a Levico Acque di ottenere la prestigiosa certificazione ßNEUTRAL, grazie alla compensazione di crediti di carbonio validi per l’azzeramento delle emissioni nelle fasi di produzione e imbottigliamento. Il Progetto “Climate Positive” Nell’ottica di un continuo miglioramento a favore dell’ambiente, nel 2018 Levico Acque ha inoltre iniziato il progetto LCA con l’obiettivo di individuare eventuali punti critici da un punto di vista energetico-ambientale e intervenire sul loro miglioramento. Così, a partire dal 2019, ha deciso di non limitarsi a ridurre del 100% le sue emissioni, ma addirittura di rimuovere dall’atmosfera il 110% della CO2 che annualmente viene emessa complessivamente nei cicli produttivi e distributivi. Per ottenere in modo concreto ed efficace questo

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Una sorgente incontaminata che sgorga tra i boschi di conifere della Valsugana, a 1660 metri di altitudine, sulle Alpi Trentine: è qui che nasce Acqua Levico, un’acqua purissima di montagna, minimamente mineralizzata, da sempre imbottigliata in vetro per preservarne al meglio le caratteristiche organolettiche ma anche come impegno concreto per la salvaguardia dell’ambiente. Il vetro, infatti, è l’unico materiale puro al 100%, che può essere riciclato all’infinito, alleggerendo i consumi e l’inquinamento del pianeta. Da sempre, infatti, Levico è sinonimo di responsabilità nei confronti di chi sceglie quest’acqua per la sua idratazione quotidiana – con i suoi 38 mg/l di residuo fisso è una delle acque minerali più leggere in Europa – ma anche verso il pianeta, con un’attenzione a 360 gradi: lo testimoniano, oltre alla scelta del vetro, lo stabilimento produttivo inaugurato nel 2014, nonché la storica alleanza con la Blue Valley e, da quest’anno, anche l’ambizioso progetto “Climate Positive”.


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straordinario obiettivo, Levico Acque ha avviato un programma pluriennale di riforestazione e cura di decine di migliaia di alberi, dalle Alpi al mare, generando quindi impatti positivi, verificati dallo standard FSC® (Forest Stewardship Council): la prestigiosa organizzazione internazionale indipendente, che ha dato vita ad un sistema di certificazione forestale riconosciuto a livello globale. Le foreste interessate sono state individuate in Alto-Adige e Val di Fiemme, e nei prossimi anni il progetto investirà anche il verde di Padova, Val di Sella, Parco Fiume Brenta, Parco Milano Nord e i Comuni della Valdarno e Valdisieve (Firenze). Nel corso del 2020 l’ambizioso progetto “Climate Positive” porterà Levico Acque a ridurre ulteriormente le proprie emissioni prendendosi cura di 24.000 alberi all’anno, ovvero 65 alberi al giorno. Prendersi cura delle foreste vuol dire prendersi effettivamente cura del nostro pianeta: salvaguardare il mondo vegetale è infatti l’azione più rilevante ed efficace contro il riscaldamento globale. L’etichetta manifesto Come già fatto nel 2018, con una speciale etichetta che raccontava l’impegno per la rinascita di Arte Sella, devastata dalla violenta tempesta che si era abbattuta sulla zona, Levico Acque ha scelto ora di condividere i suoi valori attraverso un’etichetta manifesto, che si fa portatrice di importanti messaggi in modo chiaro, trasparente e coinvolgente. Una selezione di grafiche esclusive, proposte in edizione limitata, per sentirci tutti parte attiva in un percorso comune di responsabilità nei confronti dell’ambiente.

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CO SA CI N U T RE?

Nuova vita in primavera Mangiare stabilisce un contatto con il cibo, ma presuppone anche una connessione con noi stessi. di Jasmin Peschke

La primavera è ormai arrivata: la natura si risveglia e il sole torna a splendere più luminoso. Tutti desiderano assaporarne la nuova energia, la luce e il rinnovato calore. Coloro che hanno trascorso l’inverno sotto coltri di neve sono ancora più contenti di fronte alla ciclicità della natura che, ogni anno, si desta a nuova vita; chi invece, nei mesi scorsi, si è abituato a un paesaggio più grigio e brullo, ora può godere del luminoso verde chiaro delle giovani foglie. Sebbene al sud il paesaggio sia stato caratterizzato dal verde argenteo delle foglie di agrumi e ulivi anche d’inverno, la natura rinasce comunque a nuova vita. Tempo di rinascere Ogni volta che la natura rinnova il suo ciclo ci dona energia e gioia di vivere: qui c’è un fiore, là una nuova foglia da ammirare. La primavera è la rinascita della natura ed è sempre bella: pensiamo alla purezza dei fiori del limone, dell’arancio e del ciliegio. La nostra attenzione sempre più si rivolge verso l’esterno, dopo il tempo dedicato alla riflessione e al ripiegamento interiore. Ora che l’inverno è finito, ci sentiamo attratti dalla bellezza e dalla freschezza della natura. Primavera in tavola Durante i pasti, ciò si riflette – per esempio – nella scelta di verdure a foglia verde: come tarassaco, assai popolare in questo periodo col suo gusto piacevolmente amarognolo, e insalate. La lattuga contiene il 95% di acqua e pochi nutrienti, ma non sempre servono nutrienti particolari per conferire un soddisfacente senso di sazietà: in una terrina di insalata cerchiamo prima di tutto la freschezza e uno stimolo per le nostre forze vitali. Il ruolo della luce Ecco perché in primavera le insalate sono molto diffuse, con foglie dalle diverse tonalità di verde e dalla differente croccantezza, dal gusto più o meno amaro, che stimolano il funzionamento del nostro organismo. Le foglie verdi, inoltre, sono “maestre” nel trasformare la luce in carboidrati – fondamentali per la vita – attraverso la fotosintesi. Questa luce viene “assorbita” dall’organismo e contribuisce a rivitalizzarlo: hanno bisogno di luce le ossa, ma anche l’anima, per migliorare l’umore e ravvivare i pensieri. 22

Contorno di bietole 800 g di foglie di bietole, 1 cipolla, 2/3 carote 2 spicchi d’aglio, 1 peperoncino, olio extravergine d’oliva, sale marino, maggiorana, foglie di prezzemolo, menta piperita, levistico Lavare le foglie di bietola e scolarle, tagliarle a strisce di 5 cm a seconda della dimensione delle foglie. Pelare le carote e tagliarle a fette. Ridurre a dadini la cipolla e l’aglio in fettine sottili; tritare finemente il peperoncino. Tagliare a dadini la cipolla, l’aglio a fettine sottili e tritare finemente il peperoncino. Pulire le erbette e tritarle grossolanamente. Scaldare 1 cucchiaio di olio extravergine d’oliva e cuocere la cipolla a fuoco medio fino a farla imbiondire; aggiungere le carote e cuocere per qualche minuto. Quindi, unire l’aglio e il peperoncino. Infine, aggiungere la bietola e cuocere, con il coperchio, per circa 5 minuti, aggiungendo un po’ d’acqua, se necessario. Ricetta tratta da Andreas Kaiser, Anfora, Dornach, CH

Jasmin Peschke: Specialista in scienze della nutrizione, da più di 30 anni si occupa di alimentazione in chiave antroposofica. Coordinatrice per la nutrizione nella Sezione di Agricoltura del centro spirituale dell’agricoltura biodinamica presso il centro congressi dell’antroposofia a Dornach, in Svizzera, Peschke tiene conferenze e organizza seminari sulle dinamiche della nutrizione.


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A PPROFON DIM EN T O

Forestazione urbana Piantare alberi per contrastare il riscaldamento globale: è stato questo l’argomento del World Forum on Urban Forest che si è tenuto nei mesi scorsi a Milano, città in prima linea per quanto riguarda i progetti di riforestazione, ma non del tutto libera da alcune contraddizioni.

Finalmente anche in Italia sembra che la piantumazione di nuovi alberi, soprattutto in ambienti urbani e periurbani, stia diventando un’azione prioritaria per cercare di mitigare almeno in parte gli effetti del riscaldamento globale. Ciò, da realizzarsi possibilmente all’interno della strategia mondiale promossa dall’ONU: la cosiddetta “Great Green Wall of cities”, che ha l’ambizione di realizzare un rete di foreste e di aree verdi fra e nelle principali città del mondo, secondo precise linee guida operative già disponibili e messe a punto dalla FAO (Roma, 2016). L’impianto di essenze arboree nelle città - purché realizzato con i dovuti accorgimenti (ovvero usando le specie giuste e collocandole in modo idoneo nei tempi e nei luoghi) e su superfici sufficientemente estese e a contatto tra loro (ovvero secondo una logica di reti ecologiche urbane) – rappresenta, infatti, un intervento dall’elevato rapporto costi/benefici, dal momento che il verde urbano può contribuire sensibilmente alla riduzione delle isole di calore ed al miglioramento locale del microclima e della qualità dell’aria. Cosa bolle in pentola? Per saperne di più su questi argomenti a livello nazionale abbiamo partecipato, come EcorNaturaSì, al World Forum on Urban Forest, un evento tecnico internazionale durato due giorni e svoltosi a Milano nello scorso mese di novembre. All’evento, a cui ha portato un rapido saluto anche il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte, hanno partecipato numerosi tecnici, amministratori, funzionari pubblici e rappresentanti di associazioni e della società civile, che hanno illustrato numerosi eventi virtuosi in corso di realizzazione in varie città del mondo e, divisi in tavoli di lavoro, hanno anche fatto il punto sulla situazione italiana, cercando di condividere una prima Strategia Nazionale del Verde Urbano. 24

L’importanza del verde urbano La presenza di alberi e, più in generale, di verde nelle nostre città non rende soltanto il paesaggio urbano più armonico e non risponde solamente a un criterio estetico. Piantumare nuovi alberi (e prendersi cura degli esistenti) significa dare un proprio significativo contributo per contrastare il cambiamento climatico e mitigare il riscaldamento globale.


L’esempio di Milano In particolare, è stato ben presentato il Progetto ForestaMI, il grande programma di forestazione metropolitana per la città di Milano, che prevede la messa a dimora di ben 3 milioni di alberi entro un decennio (2030). A tal fine, il Sindaco Beppe Sala ha ufficialmente annunciato l’istituzione di uno specifico Fondo che raccoglierà risorse da aziende e cittadini, oltre che dagli enti pubblici, da destinare appunto alla forestazione urbana. Il Fondo nasce su iniziativa di Comune e Città Metropolitana di Milano e Regione Lombardia e sarà costituito presso la Fondazione di Comunità Milano. Tra le prime imprese che hanno già sostenuto l’ideazione e l’avvio del progetto figurano Enel e Snam, mentre Fondazione Cariplo sta definendo con l’Assessorato Educazione del Comune di Milano un contributo specifico da riservare alle aree verdi di pertinenza degli edifici comunali, i quali ospitano asili nido e scuole per l’infanzia. Nel frattempo, anche sfruttando le iniziative dei parchi della cintura milanese (es. Parco agricolo Sud Milano e Parco Nord), nel periodo 2018-2019 sono stati già piantati 84.563 alberi, mentre almeno altri 100.000 dovrebbero essere piantati quest’anno, arrivando così a circa 600.000 nuove alberature già alla fine del 2022. Va ricordato che stiamo parlando di un’area di 1.575,65 kmq., ovvero una superficie pari a solo il 6% di quella regionale, ma che ospita quasi la metà dell’intera popolazione lombarda.

Tra il dire e il fare... Naturalmente un progetto del genere (di cui è possibile seguirne l’avanzamento sul sito www.forestami.org), che risulta quanto mai opportuno visto il livello di inquinamento della pianura Padana che ne fa una delle dieci aree più contaminate del Pianeta, per essere attuato in maniera efficace dovrà non solo essere realizzato in modo tecnicamente corretto, ma dovrà anche essere credibile sotto il profilo attuativo. In tal senso è sembrata una mossa francamente contraddittoria, se non sbagliata a parere di chi scrive, il recentissimo taglio di decine di alberi presso il Campus Bassini del Politecnico di Milano, in zona Città Studi, dove - a lavori conclusi - sorgerà il nuovo dipartimento di Chimica dell’Università. Va bene infatti piantare alberi, ma bisognerebbe anche preservare quelli che già ci sono! Inoltre, non basta parlare di ecologia e green economy, ma bisogna soprattutto agire con fatti concreti e coerenti: la coscienza delle persone sta cambiando sempre più velocemente, soprattutto su queste tematiche.

Armando Gariboldi Naturalista, agrotecnico e giornalista scientifico Mail: armando.gariboldi@gmail.com Blog: www.natureinaction.it 25


per 3-4 persone 300 g di torchiette semintegrali di filiera 1/2 cucchiaino di aglio essiccato 50 g di noci sgusciate 30 g di anacardi 40 g di olio extravergine d’oliva 40 g di latte di mandorle 1 cucchiaino di aceto di mele 200 g di foglie di spinaci puliti (senza gambi legnosi) sale e pepe Tagliare le foglie di spinaci a listarelle sottili e tenere da parte. Preparare la salsa di noci: frullare insieme noci, anacardi, latte di mandorle e trenta grammi di olio, fino a ottenere una salsa fluida e omogenea. Regolare di sale e pepe e aggiungere a piacere anche l’aceto di mele, equilibrando l’acidità .

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Illustrazione di Marina Cremonini

Cuocere le torchiette in abbondante acqua salata insieme all’aglio essiccato. Nel frattempo, scaldare il rimanente olio in una padella capiente con gli spinaci a listarelle, salare, mescolare e cuocere con il coperchio per due o tre minuti. Togliere dalla fiamma, mescolare e regolare di sale e pepe. Scolare la pasta al dente, avendo cura di conservare un po’ di acqua di cottura. Condire le torchiette con la salsa di noci, amalgamando se necessario con un po’ dell’acqua di cottura tenuta da parte. Servire nei piatti individuali caldi e cospargere con gli spinaci. Guarnire, se gradito, con qualche gheriglio di noce spezzettato.

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L’A PPET IT O V IEN T RA GLI SCA FFA LI

Cosa preparo con i ceci?

Legumi molto antichi, già noti a Greci, Egizi e Romani, i ceci sono un’ottima fonte di proteine vegetali. Assai versatili in cucina, sia freschi che essiccati, si prestano a ricette tradizionali ma anche a varianti più esotiche e a soluzioni originali. Alcuni esempi? •Hamburger di ceci: gustosa soluzione per rivisitare in chiave veg un classico dello street food internazionale. •Panelle siciliane: restando sempre nell’ambito del “cibo di strada”, ma spostandoci tra i vicoli di Palermo. •Farinata di ceci: classico piatto ligure dalle antichissime origini, è una sottile focaccia declinata in diverse varianti nel resto d’Italia, come per esempio la cecina toscana.

Una curiosità: anche se i ceci più diffusi sono di colore chiaro, ne esistono anche varietà più scure. Sono i cosiddetti ceci neri, particolarmente diffusi nel centro Italia. Molto utilizzati anche nella cucina del Medio Oriente, i ceci costituiscono la base per la preparazione dei falafel – polpette di ceci dal gusto speziato – e dell’hummus.

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Hummus di ceci

Ingredienti Ceci, 1 cucchiaino da caffè di tahin - crema di sesamo, succo di un limone, olio extravergine di oliva, paprika dolce, aglio, sale e pepe q.b. coriandolo fresco

Frulliamo i ceci, quindi aggiungiamo la tahin, l’olio, il succo di mezzo limone, la paprika, l’aglio, il sale e il pepe, continuando fino a quando non raggiungeremo la consistenza di una crema corposa. Completiamo aggiungendo del coriandolo fresco. L’hummus è pronto! Vi consiglio di utilizzare i ceci secchi lasciandoli a bagno una notte. Il giorno successivo cuoceteli utilizzandone solo una parte, riponendo il resto in vasetti che conserverete in congelatore, così da averli pronti, al bisogno, passandoli semplicemente a bagnomaria.

Ricetta e foto di Benedetta Marchi

Se siete tra gli amanti della cucina rustica non possiamo dimenticare zuppe di ceci e minestre, ovvero la classica pasta e ceci. I ceci si prestano anche ad essere macinati in farina, ideale come addensante per salse e vellutate o per la preparazione della pasta fresca.

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DA LLE NO ST RE A ZIEN DE AGRICOLE

Una profonda relazione con la Terra Continua anche in questo numero, che profuma di primavera, il nostro racconto degli agricoltori che fanno parte de Le Terre di Ecor: persone che, con il loro lavoro di ogni giorno, ci garantiscono un cibo buono, contribuendo alla fertilità della Terra.

Il nostro viaggio alla scoperta delle Terre di Ecor in questo numero ci porta in Lazio, per conoscere tre realtà agricole dedite alla produzione di ortaggi: l’Azienda Agricola Filogea di Daniele Colussi, situata a Viterbo, e le azienda agricole Biolatina e Agrilatina che, come lascia intendere il loro nome, si trovano nella provincia di Latina. Scopriamo insieme le loro storie, che raccontano di una profonda relazione con la Terra. Nutrimento per la Terra La storia dell’Azienda Agricola Filogea di Viterbo ha inizio, in realtà, molto più a nord, a Portogruaro, città di origine del suo fondatore, Daniele Colussi. Figlio di agricoltori convenzionali, anche attraverso l’esperienza nell’azienda agricola di famiglia – nella quale si occupava della gestione dei pesticidi – matura la convinzione di voler adottare un modo diverso di fare agricoltura. Così, quando la sua proposta di convertire al biologico l’esistente non viene accolta, cerca un’altra realtà più affine alla sua vocazione, dove per 10 anni avrà modo di maturare quell’esperienza che lo porterà poi a dare vita alla sua azienda agricola biodinamica. Approdato a Viterbo per far visita a un amico, nel 2005 Daniele acquista alcuni terreni, comprensivi di un uliveto e di una stalla, e un casale, dove si trasferisce nel 2008 con la famiglia. Ora, dopo più di 10 anni, il suolo che in principio appariva povero di sostanza organica è cambiato radicalmente, grazie a un lavoro quotidiano fatto di preparazione del terreno, semine, trapianti, raccolte e allestimento dei cumuli, oltre che di una relazione profonda con la Terra. Fondamentale, per lui, è la consapevolezza di ciò che conta quando parliamo di agricoltura: “C’è un parallelismo tra il corpo umano e la natura”, spiega Daniele, “ed è molto semplice da vedere: se io nutro il mio corpo in maniera equilibrata e non lo strapazzo, starà meglio. Ho cercato di portare questo principio anche in agricoltura e sono arrivato a comprendere che alla pianta 30

non serve assolutamente niente, a patto che il terreno venga nutrito adeguatamente”. “Sabbie d’oro”: fertilità e biodiversità Per conoscere la Cooperativa Biolatina dobbiamo, invece, spostarci a Sabaudia e immergerci in una natura rigogliosa e vitale, circondata dal Parco Nazionale del Circeo, testimone di miti e leggende, di vita e sacrifici dei nostri padri, “zona umida” di valore internazionale secondo la “Convenzione di Ramsar”, tappa ideale per migliaia di uccelli che migrano dal Nord Europa all’Africa. Da palude a risorsa, caratterizzata da terreni sabbiosi, ricchi di luce e silicio, conosciuti un tempo come “sabbie d’oro” per il particolare colore che conferivano alle patate e, più in generale, alle abbondanti e saporite produzioni. La Cooperativa nasce nel 1985, da un gruppo di giovani agricoltori che decisero di mettere insieme le loro forze e sperimentare nuove tecniche produttive, adottando prima il metodo biologico, poi quello biodinamico con certificazione Demeter ed in seguito introducendo elementi “energetici”, “probiotici”, “permacultura”, etc. Il passaggio alla Biodinamica è stato la naturale evoluzione di un’osservazione attenta ed amorevole della natura, che ha visto come fondamentale punto di svolta l’introduzione della propoli per la cura delle piante e l’uso dei preparati biodinamici, del compost biodinamico, dei sovesci multi-essenze, consociazioni: un cammino non privo di ostacoli, certo, ma un cambiamento necessario. “Sembrava un miracolo coltivare utilizzando sostanze naturali come ortica, equiseto, farina di roccia e concimi organici autoprodotti per la difesa e la nutrizione delle piante” raccontano Maurizio e Tonino Falzarano, soci fondatori della Cooperativa. “Sembrava un miracolo rispettare la Terra con lavorazioni soffici che ne rispettano la struttura, o allevare una mandria di manze di razza autoctona italiana allo stato quasi brado e secondo natura… ma nel tempo l’agricoltura biodinamica ha dato


LE T ERRE DI ECOR DA LLE NO ST RE A ZIEN DE AGRICOLE

attraverso un lento processo a tappe, iniziato nel 1987 con il passaggio al biologico e terminato nel 1993 con il passaggio al biodinamico. Cruciali nell’evoluzione dell’azienda sono stati il confronto con altre realtà e l’esperienza formativa vissuta in Australia con il cugino e socio Giovanni Amoriello, culminata nell’incontro con Alex Podolinsky, tra i massimi esponenti della biodinamica. L’adozione di sovesci Un impegno per le generazioni future A pochi chilometri da Latina, nei pressi del suggestivo multi-essenze, l’impiego dei preparati biodinamici e lago di Fogliano, in una zona ricca di biodiversità e dai l’uso del compost prodotto con il letame di una mandria di vacche di razza marchigiana sono il segreto del terreni naturalmente fertili, grazie anche alla vicinanza del mare, si trova l’azienda agricola biodinamica suo successo e riflettono anche l’impegno dell’azienda nel prendersi cura della Terra, che “ci è stata affidata Agrilatina, inserita – in buona parte – all’interno del parco nazionale del Circeo. Nata nel 1985 su iniziativa dalle future generazioni”, spiega Pasquale. “Abbiamo di Pasquale Falzarano, che ancora oggi ne è il diretto- quindi il dovere di amarla e rispettarla, re e responsabile tecnico, è approdata alla biodinamica per restituirla meglio di come l’abbiamo ricevuta”. i suoi frutti, soprattutto per la fertilità del terreno, che si rigenera anno dopo anno, dando vita ad ortaggi e frutti di alta qualità, saporiti, colorati, profumati, estremamente salutari e ricchi di vita” “Ogni uomo che mette a dimora un seme compie un atto di Amore per la madre terra e per l’umanità”.

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M A NGI A RE E DORM IRE CON NAT URA SÌ

L’ospitalità sostenibile dei pionieri del bio Il Theiner’s Garten di Gargazzone, vicino a Merano, racconta prima di tutto la scelta di una famiglia… biologica sin dagli anni Ottanta. Ce l’ha raccontato Walter Theiner che, con la moglie Myriam, ha creato questo progetto di vita.

Walter, ma è vero che tutto questo è merito di sua moglie? “La mia decisione più importante l’ho presa a 22 anni, due anni dopo l’esame di maturità, sposando Myriam. Oltre ad avermi dato i nostri figli Armin, Heike e Ingo, è stata lei che mi ha portato verso un’alimentazione bio-integrale”. Fondamentale è stata anche la sua esperienza di contadino nell’azienda frutticola di famiglia che aveva ereditato da suo padre… ci racconta com’è andata? “Perplesso di fronte alla massa di prodotti chimici usati in frutticoltura, che inquinano terreni, acqua e aria, ho cercato un nuovo metodo di frutticoltura e l’ho trovato nell’agricoltura biodinamica, avviando la conversione dell’azienda dopo alcuni corsi in Germania e a Dornach, in Svizzera”.

Un soggiorno all’insegna del relax – grazie all’area wellness, alle attività e ai trattamenti proposti – ma anche della sostenibilità ambientale, per non rinunciare alla propria filosofia di vita nemmeno in vacanza

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Primo albergo d’Italia certificato Casa Clima, il Theiner’s Garten Bio Vitalhotel è la meta ideale per chi concepisce la vacanza come un’occasione per stare bene con se stessi, ma anche con la natura circostante. Perla sostenibile nel cuore della Val D’Adige, si trova a Gargazzone, tra Merano e Bolzano, e offre ai suoi ospiti l’opportunità di vivere un soggiorno all’insegna del relax – grazie a 1000 m2 di area wellness, alle attività e ai trattamenti proposti – ma anche della sostenibilità ambientale, per non rinunciare alla propria filosofia di vita nemmeno in vacanza. Come si realizza tutto questo? L’abbiamo chiesto a Walter Theiner, tra i pionieri del biologico in Italia.


M A NGI A RE E DORM IRE CON NAT URA SÌ

messaggio promozionale

La vostra famiglia ha avuto un ruolo importante nella diffusione del bio in Alto Adige: prima attraverso i negozi – che continuano a portare avanti i vostri figli – poi grazie a una realtà distributiva – che ha contribuito alla nascita di Ecor (poi divenuta EcorNaturaSì) – infine con il Theiner’s Garten. Quando e come avete deciso di dedicarvi all’ospitalità? “Nel 2004 decidemmo di costruire un hotel ecologico. Ci sono voluti quattro anni di progettazione e un anno di costruzione per poter aprire il Theiner’s Garten Bio Vitalhotel, inaugurato nel 2009: lo scorso anno abbiamo festeggiato i 10 anni di attività. Tutta la famiglia si è appassionata al progetto e abbiamo deciso di gestirlo in prima persona. Fu così che nacque la società a conduzione familiare Theiner’s Hotel Srl. Con il nostro Bio Hotel in Trentino-Alto Adige abbiamo dimostrato che biologico e sostenibilità non corrispondono a rinuncia, ma a un maggior piacere.

particolarmente attenti. Degli alimenti utilizzati dalla cucina del Theiner’s Garten, una parte viene raccolta in base alla stagione dal maso di famiglia, il Bergerhof. Oltre a fornitori bio locali, il resto del nostro fabbisogno arriva dall’ecosistema di NaturaSì e questo ci garantisce qualità e tracciabilità dei prodotti. Oltre alla certificazione CasaClima, il vostro impegno per la sostenibilità vi è valso anche alcuni importanti riconoscimenti… Abbiamo appena vinto il Premio Mobilità Alto Adige 2019 e siamo giunti al primo posto nel concorso alpino per la tutela del clima ClimaHost; concorso in cui vengono premiate misure eccezionali nei campi della lotta ai cambiamenti climatici e dell’efficienza energetica nel settore alberghiero e della ristorazione. Possiamo affermare con orgoglio di essere l’hotel più ecofriendly d’Europa.

Allora, cosa aspettate? Portate in vacanza la vostra filosofia green: Walter e la sua famiglia vi aspettano! Come si realizza, in concreto, questa vostra scelta? Ogni ambiente rispetta gli standard più elevati in materia di edilizia ecologica. Nelle camere, fornite di pareti insonorizzate, non c’è spazio per l’inquinamento elettromagnetico. Per il riscaldamento utilizziamo in prevalenza i pannelli solari; il 40% dell’energia che utilizziamo la produciamo con impianti fotovoltaici e pannelli solari. Attualmente, il nostro consumo medio di CO2 per ospite è meno di 5 kg a notte. Un hotel convenzionale ne produce molti di più, tra 30 e 50. Anche nell’area wellness utilizziamo solo prodotti naturali, in parte della nostra linea cosmetica. Sulla qualità e serietà dei fornitori siamo

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O G GI IN CUCINA

con Martino e Antonia

Torta di mandorle

al profumo di limone Ingredienti per tortiera da 25 cm

300 g di farina tipo 2 80 g di farina di semola di grano duro 30 g di farina di mandorle 350 ml di bevanda di soia al naturale 170 g di zucchero di canna 50 g di olio extravergine d’oliva 40 g di burro di cacao 2/3 di busta di lievito per dolci vegan 1/2 cucchiaino di curcuma in polvere 1 punta di cucchiaino di bicarbonato 1 cucchiaio di aceto di mele la buccia grattugiata di 3 limoni mandorle e granella di zucchero per decorare Procedimento In un recipiente per dolci versate tutti gli ingredienti secchi insieme alla buccia di limone e mescolateli. Versate in una tazza dosatrice la bevanda di soia, lo zucchero e l’aceto di mele. Unite lentamente gli ingredienti liquidi a quelli secchi, mescolando con una spatola, fino a ottenere un impasto omogeneo. Fate sciogliere in un pentolino il burro di cacao assieme all’olio extravergine d’oliva e unitelo pian piano al composto. Oliate e infarinate una tortiera rotonda, versateci l’impasto e decorate con mandorle e zucchero in granella. Infornate per 45 minuti a 180 °C. Ogni forno risponde diversamente, quindi dopo i primi 30 minuti fate la prova dello stuzzicadenti per verificare a che punto è la cottura. Una volta cotta, aprite la cerniera dello stampo e fate raffreddare la torta su una gratella.

Martino Beria, chef esperto di cucina 100% vegetale. Laureato in Scienze e Cultura della Gastronomia e della Ristorazione, lavora anche come consulente e formatore in ambito vegan. Antonia Mattiello, traduce, scrive e sviluppa contenuti creativi, soprattutto in relazione con il cibo. Per il nostro magazine realizzano insieme ricette semplici e sfiziose, adatte alla cucina di tutti i giorni. Li trovate anche sul loro blog di cucina veganogourmand.it 34


LE T ERRE DI ECOR

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A ZIEN DA DEL M ESE

Isola Bio: la colazione col sorriso Attraverso la sua ricca gamma di prodotti, Isola Bio porta in tavola una colazione 100% vegetale, ricca di gusto e attenta all’ambiente.

La storia green di Isola Bio In un contesto in cui l’unica alternativa al latte vaccino era la soia, nel lontano 1999 Abafoods srl, azienda familiare di Badia Polesine, piccola nelle dimensioni ma grande nella creatività e nella passione per il biologico, decise di dare vita ad una nuova generazione di bevande 100% vegetali e sostenibili. È questa la storia di Isola Bio, che ha l’obiettivo di accompagnare tutta la famiglia verso un’alimentazione gustosa, naturale e consapevole. L’azienda ha creato con le proprie mani un sistema di produzione unico, impiegando tecnologie innovative. È un sistema di qualità certificato: da BRC/ IFS alle certificazioni biologiche, etiche ed ecologiche fino alla B Corp®, che fa riferimento alle aziende che stanno riscrivendo il modo di fare impresa affinché la loro attività economica crei un impatto positivo su persone e ambiente generando profitto. L’impegno di Isola Bio è quello di neutralizzare sempre di più la propria impronta ambientale. L’energia utilizzata da Isola Bio, infatti, è green: un processo di co-generazione trasforma il calore della produzione delle bevande vegetali in una nuova energia che auto-alimenta il processo insieme ai pannelli fotovoltaici installati sui tetti; mentre le acque impiegate per la produzione delle bevande vengono estratte da pozzi artesiani interni e 36

vengono purificate, controllate e restituite alla terra per l’irrigazione delle aree agricole circostanti. Non solo bevande vegetali Dalle nuove alternative vegetali allo yogurt ai biscotti Nutri+, per iniziare la giornata all’insegna di una colazione biologica, passando per le bevande Fruity Mix, in cui la golosità della frutta si sposa con la dolce leggerezza del riso, all’Avena Integrale: Isola Bio offre una gamma completa di prodotti biologici a base vegetale, che nascono da terre italiane, pensati con ricette semplici e realizzati con amore per i principi del biologico. Sostenibilità, anche nel packaging Sfruttando le tecnologie della bioplastica, le confezioni dei prodotti sono ricavate all’88% da fonti rinnovabili, riciclabili e sostenibili, come il legno e la canna da zucchero: ideali, quindi, per conservare le bevande in sicurezza e proteggere così l’ambiente. Isola Bio è tra le prime aziende in Italia, nel campo delle bevande vegetali, ad avere sposato questa scelta, che rispecchia la propria anima pioniera e sostenibile, dimostrando inoltre un impegno profondo e concreto nel ridurre l’uso di materiali fossili in favore di quelli rinnovabili e vegetali. Isola Bio: un porto sicuro per tutti coloro che desiderano popolare insieme quest’isola biologica.

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“Uno non può pensare bene, amare bene, dormire bene se non ha mangiato bene”. Il celebre aforisma di Virginia Woolf è sempre più condiviso dagli italiani che, appena svegli, sentono l’esigenza di cominciare la giornata con il sorriso, prendendosi il giusto tempo da dedicare a se stessi e ai propri cari, trasformando la colazione in un rituale. Gli italiani ricercano in maniera consapevole prodotti che siano nutrienti, ricchi in fibre, calcio, carboidrati e che, al tempo stesso, abbiano un gusto naturale. Sono noti, del resto, i numerosi benefici di una colazione di questo tipo: da una maggiore capacità di memoria, ad un aumento della concentrazione, oltre che migliorare l’umore (secondo quanto sostiene uno studio dal titolo “Wake up to the benefits of breakfast” realizzato dall’International Food Information Council Foundation).


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CONSIGLI PER ORT O, GI A RDINO E T ERRA ZZO

La Primavera è ricca di sorprese Paolo Pistis illustrazione di Marina Cremonini

Nella tradizione agricola si sa bene che marzo è un mese in cui pioggia e sole, caldo e freddo si alternano in modo imprevedibile. Ad aprile già le temperature dovrebbero assestarsi ma non è detto. I cieli primaverili sono molto belli con le nuvole che si muovono velocemente. Questa notevole variabilità può essere un problema nell’orto e nel giardino, perché con i primi giorni tiepidi e i fiori che iniziano a sbocciare ci viene il desiderio di trapiantare i pomodori, le melanzane e i peperoni. Ci sembra quasi di avvicinarci di più all’estate iniziando a coltivare questi ortaggi. Attenzione alle gelate tardive Bisogna però fare attenzione ad un fenomeno che sta diventando frequente negli ultimi anni e cioè le gelate tardive. Si chiamano così gli abbassamenti termici importanti e fuori stagione, che possono fare appassire le nostre piantine nell’orto.

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Ci sono molti modi per proteggere le piante, che è comunque importante trapiantare perché possano portarci presto frutti. Valeriana e rosmarino In biodinamica si usa il preparato 507 di valeriana, una spremitura di fiori che aiuta le piante a superare quelle ore critiche dell’abbassamento termico. Se ne mescolano energicamente – in biodinamica si dice dinamizzare – 5 ml in 20 litri d’acqua piovana. Un’altra modalità è l’uso dell’olio essenziale di rosmarino. Si diluiscono tre-quattro gocce di olio in 3 litri d’acqua tiepida emulsionando bene. Sia la valeriana dinamizzata che l’olio essenziale di rosmarino possono essere spruzzati sulle piante con la goccia molto fine. Cioè, quando spruzzate stringete del tutto l’ugello dello spruzzino in modo che l’acqua esca in goccioline finissime.


CONSIGLI PER ORT O, GI A RDINO E T ERRA ZZO

La pacciamatura Giocare d’anticipo Quest’operazione va fatta in anticipo rispetto alla gelata, Anche la pacciamatura è molto importante. Possiamo pacciamare, cioè coprire il terreno con diversi tipi di possibilmente nel pomeriggio precedente. Quando materiali, tutte le nostre piante. Il migliore materiale vediamo che si susseguono un paio di giorni sereni con per un piccolo orto è sempre la paglia di cereali, che il cielo molto limpido e sentiamo che all’imbrunire c’è oltre ad essere molto bella con il suo color oro è anche una brezza fredda e quasi fastidiosa sulla pelle è molto molto efficace nel tenere a bada le infestanti, tenere probabile che sia in arrivo una gelata tardiva. Spesso umido il suolo e mantenere una temperatura costannei bollettini meteo vengono annunciate con qualche te. Per poter essere efficace lo strato di paglia dovrà giorno di anticipo. essere di almeno 20 cm. Un’adeguata copertura Non abbassare la guardia Altra cosa importante da fare per proteggere le nostre Le gelate tardive, quindi, vanno tenute in considerapiante nell’orto e nel giardino è coprirle con un telo. zione a marzo e ad aprile ma non possiamo abbassare Stendendo un tessuto non tessuto sui nostri trapianti riusciremo a trattenere qualche grado di temperatura in la guardia fino a fine msaggio. Nella tradizione contapiù per evitare di dover sostituire le piantine. Se, invece, dina si fa particolare attenzione alla luna piena prima di Pasqua. La luna piena sarà l’8 aprile. In quei giorni abbiamo fatto il trapianto in serra, possiamo mettere ci sarà anche il perigeo, che porta spesso un cielo all’interno alcune taniche piene d’acqua durante il giorcoperto. Con il cielo coperto dalle nuvole, non no, in modo che l’acqua ne trattenga il calore evitando si verificano le gelate. gli abbassamenti eccessivi. La propoli Nel caso non si riescano a fare i trattamenti preventivi, dopo una gelata possiamo spruzzare sulle nostre piante la propoli nelle dosi che troviamo sulle confezioni acquistate. La propoli ci permetterà di disinfettare le piante e stimolarne la crescita.

Avendo queste conoscenze sarà più facile proteggere le proprie piante e curare i propri orti e giardini per una produzione bella e abbondante.

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T URISMO SO ST ENIBILE

Viandanti in Lapponia Nei paesi finno-baltici cultura è sinonimo di connessione con la Natura: quel “sapere silente” anima le genti dell’artico, che nel corso della storia sono venute a patti con un clima freddo e con un territorio coperto di neve per 200 giorni l’anno.

di Cristina Michieli sciamaniche” che parlano alla Natura e che i cantori recitavano e tramandavano oralmente, oggi raccolti nel Kalevala, un libro sacro perché costituisce il patrimonio di una tradizione orale ancora viva. Natura, tradizione e… sauna. La sauna è il luogo prediletto dal popolo finlandese, un luogo di cura e di benessere, e anche un ritrovo familiare. I primi ritrovamenti archeologici di saune risalgono a 10.000 anni fa. In principio le saune erano ipogee: degli incavi nel ventre della terra. Poi seguirono le saune di fumo in costruzioni prive di canna fumaria e successivamente quelle a legna in strutture provviste di stufa. La sauna possiede una pluralità di usi: un tempo era il luogo dove dormire e riposare al caldo, dove curare i malati, dove partorire e “lasciarsi morire”, un luogo sacro che accompagnava la transizione tra la vita e la morte. Oggi continua ad essere tradizionalmente considerato un luogo di “cura”, perché stimola l’organismo a reagire, a risvegliarsi per i ripetuti “bagni di calore e di acqua fredda”. La sauna, infine, è un luogo abitato dai personaggi della mitologia finlandese, i tontuu, spiritelli che vivificano gli elementi della Natura, che animano il fuoco, l’acqua, il vento e la pietra. Proposte di viaggio consultabili online*: 19.6.-26.6. 2020 - Solstizio d’estate in Finlandia 17.8.-24.8. 2020 - In Finlandia per il Wild Women’s Canoeing Event 03.2021 - (date da definirsi) Aurora boreale in Lapponia

Ammantati da favolosi scenari artici Dopo lo stupore delle aurore boreali, a partire dal 24 giugno si assiste allo spettacolare sole di mezzanotte. Per i finlandesi è un magico risveglio dopo la lunga notte artica, quando il sole comincia ad albeggiare e Potenza e poetica della Natura irradia di luce il “nuovo mondo”. Questo risveglio viene si respirano ovunque in Finlandia espresso con la parola sarastus, che indica anche il Kuusamo, chiamata “The land of the national parks”, risveglio della consapevolezza, di una coscienza respon- la terra dei parchi nazionali, per la presenza di quattro sabile verso se stessi, gli altri e l’ambiente, dove sapere parchi straordinari - Oulanka, Hossa, Riisitunturi e sentire sono un tutt’uno (nella lingua finlandese le e Syöte - è la destinazione di questo viaggio, parole “sapere” e “sentire” si fondono in tuntea che che ViandantiSì vi propone. significa ‘conoscere profondamente’). La Finlandia è cultura ma anche tradizione, possiede un archivio di runolaulut, leggende e poesie popo*I viaggi proposti potrebbero subire delle variazioni. lari di cui fanno parte 35.000 “incantesimi e formule Restate aggiornati su viandantisi.it 40

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Una bellezza unica e intima trapela nel silenzio, nell’immensità, nella solitudine dei luoghi innevati, così come un’esuberanza di colori pervade i tunturi, montagne basse e tondeggianti tipiche dell’artico, le valli e i precipizi profondi, mentre lo scintillio delle acque di laghi e fiumi domina i paesaggi estivi. Come viandanti esploreremo l’area di Kuusamo; siamo nella Lapponia finlandese, al confine con il Circolo Polare Artico e la Russia. Un tempo abitata prevalentemente dai Sami, allevatori di renne, pescatori e cacciatori nomadi, ora continua a mantenere viva un’economia tradizionale di allevamento e pesca, oltre al turismo. Kuusamo è tra le aree più nevose della Finlandia, quindi è nota turisticamente come località sciistica e di sport invernali (34 piste da discesa e 150 km da fondo). D’estate l’incanto dei paesaggi ne fa una delle mete più belle per escursionisti e amanti della canoa.Viaggiare camminando è la nostra proposta per visitare la Finlandia, perché consente di scoprire i luoghi “minuscoli” che costellano il territorio e che si profilano allo sguardo. Con questo spirito di immersione in un altro ritmo, in un nuovo rapporto con il tempo e con lo spazio, si riscopre l’armonico contatto con la Natura e si vive l’intensità delle terre selvagge e incontaminate della Lapponia. Si tratta di un’esperienza unica e autentica che lascia traccia e memoria nel corpo.


Turismo, una risposta all’incalzante richiesta del governo finlandese di dare nuove concessioni minerarie Come riuscite a rendere verde il deserto, ad abbattere una foresta e piantarne un’altra più lontano. Usate l’arma del capriccio per mandare in frantumi la fede della gente nelle cose antiche: terra, foresta, acqua e aria. Dopodiché cosa rimane a questa gente? Solo voi. Si rivolgeranno a voi, perché siete tutto ciò che hanno. Arundhati Roy Il paventato allarme sul tasso di disoccupazione e gli interessi delle industrie estrattive stanno guardando alla Lapponia come un pozzo di ricchezze minerarie da sfruttare. I sottosuoli lapponi sono giacimenti di ferro, zinco, nichel, rame e cobalto, e inoltre di uranio. Gli interessi ad accedere a tale patrimonio sono enormi, a scapito della bellezza e della salvaguardia dell’ambiente. Si crede che l’industria mineraria possa portare migliaia di nuovi posti di lavoro, si promette l’ausilio di tecnologie all’avanguardia per “assumersi la responsabilità sociale dell’opera di distruzione”, si punta al Pil senza dare ascolto all’incanto della Foresta, della Natura, della Terra che è il bene più prezioso che possediamo. L’arte del progresso è la preservazione dell’ambiente, di quel genius loci caro ai nostri predecessori nell’antichità. Ricominciare ad abitare la Natura significa riappropriarsi di uno spazio esistenziale in cui Uomo e Ambiente dialogano e vivono nel rispetto reciproco. Il turismo sostenibile e responsabile è garante di un sano equilibrio tra uomo e ambiente. Offre posti di lavoro, consentendo sviluppo economico e sociale anche a piccole comunità locali, come Kuusamo. Anne Murto, attivista ambientale di Kuusamo e parte di un gruppo di nonne (over 50) che sta sostenendo un progetto di emergenza climatica in Finlandia, racconta: “Il movimento di nonne in poche settimane ha raggiunto oltre 4000 donne over 50 (indipendentemente dal loro

essere nonne o no) e anche uomini, che desiderano mettere a disposizione i loro contatti, esperienze e competenze professionali per promuovere una nuova istanza di alleanza con la Natura. In risposta al governo finlandese che desidera dare nuove concessioni per lo sfruttamento minerario alle grandi industrie estrattive anche nell’area di Kuusamo, l’8 ottobre 2019 è stata presentata un’iniziativa popolare

sottoscritta da ben 60.000 persone per tutelare l’unicità della natura artica della Finlandia. L’appello chiede alle comunità locali di non decidere autonomamente riguardo allo sfruttamento del suolo e di non avviare nuove attività minerarie soprattutto in prossimità dei parchi naturali”.

Crediti fotografici: Cristina Michieli. Si ringrazia l’Ufficio Turistico Finlandese di Kuusamo-Ruka per l’utilizzo del loro materiale fotografico.

Info: www.viandantisi.it - info@viandantisi.it oppure info@erbacanta.it cell. 328 1340777 (Cristina)

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Shiro Miso A base di riso e soia, il delicato Shiro Miso Arche è un condimento cremoso, con una nota dolce, fermentato naturalmente da un'azienda giapponese, con metodo artigianale. Vegano, grazie al suo gusto delicato è ideale anche per chi si avvicina per la prima volta a questi sapori. Indicato per zuppe, passate, condimenti, salse e verdure, è delizioso anche come alternativa al formaggio, per la gratinatura, o al naturale, come crema spalmabile.

Ricetta per 4 persone

Spiedini di tofu di verdure con salsa di miso

200 g di tofu naturale; olio extravergine d'oliva; 2 cucchiai di Tamari Arche; 1-2 cucchiaini di zenzero grattugiato; Pasta di peperoncino o peperoncino in polvere; 1 zucchina di medie dimensioni; 1 peperone rosso Tagliare il tofu a cubetti e friggerlo a metà in olio d‘oliva. Mescolare 1 cucchiaio di tamari con dello zenzero grattugiato (circa 1-2 cucchiaini) e sfumare i cubetti di tofu. Friggere l‘altra metà dei cubetti di tofu sott‘olio. Mescolare 1 cucchiaio di tamari con un po'di pasta di peperoncino (½ -1 cucchiaino) o polvere di peperoncino a piacere e sfumare i cubetti di tofu. Tagliare le zucchine a fettine sottili e i peperoni a strisce sottili. Disporre i cubetti di tofu come spiedini con fette di zucchine e strisce di peperone. Vai con riso e salsa miso!

Salsa di miso leggera

4 cucchiai di crema di mandorle bianche; 2-3 cucchiai di miso Mescolare gli ingredienti con un po'd‘acqua fino a ottenere un composto cremoso e salato.

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