Tascapane - dicembre

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il Tascapane

il giornale che ti porti dietro N.2/ DICEMBRE 2008

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LADRI DI BICICLETTE

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IL TASCAPANE

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EDITORIALE

Il giornale che ti porti dietro NUMERO 2 / dicembre 2008

L’ONDA FERRARESE di Cono Giardullo

con il Patrocinio di:

la foto in copertina è stata selezionata dalla redazione tra quelle pervenute. La foto selezionata è di:

Elia Graziani

comune di Ferrara

Scuole U_ come Università

CULTURA

PRIMO PIANO

rubriche

http://www.flickr.com/photos/elmigra/

post-it dal mondo

SOS Burundi

il racconto di Edo

E va bene, va bene va bene così p 5

Le interviste

Ladri di Biciclette

p6

il caso

Come guariscono le biciclette

p8

arte

da Turner ad Art Fall: la Ferrara bella p 9

cinema

Quanti credono nel ‘68?

musica

Modena City Ramblers: l’intervista p 11

letteratura

La Beat generation

p 12

COMMUNITY

Lucani a Ferrara

p 13

VIVI FERRARA

Dall’informagiovani all’AEGEE

p 14

DALLE FACOLTA’

Medicina e Chirurgia

p 15

MA SEI FUORI?

Strasburgo, una città per studiare

p 17

Progetti

I nostri giornali

p 18

Senza Tabù

La posta dei Tabù

p 19

TP on the road Sport

SOMMARIO p4

Speciale Roma

p 10

p 20

CUS Ferrara

Rugby: la sfida per tornare in B

p 21

Spal

Ecco la nuova Spal di Dolce e Pozzi

p 22

DIRETTORE RESPONSABILE Cono Giardullo

VICEDIRETTORI Luca Iacovone Edoardo Rosso

HANNO COLLABORATO

Veronica Locatelli, Eleonora Manfredini, Giovanni Verla, Liceo Sociale G. Carducci e Liceo Scientifico A. Roiti di Ferrara

Un mese e mezzo fa usciva il primo numero del Tascapane e avevamo deciso di dedicare il primo piano, all’analisi della legge 133 sui tagli all’Università pubblica, attaccando lo sconfortante disinteresse che pervadeva gli animi degli studenti ferraresi. Ero tra coloro che avevano scritto quel pezzo, beh, lasciatemelo dire, mai smentita fu più bella da annunciare. In questo mese e mezzo gli studenti si son dati da fare, hanno messo in campo tutte le loro forze, chi nelle sedi accademiche chi in piazza, non importa, ma qualcosa finalmente si è mosso. “Ferrara sta facendo la sua parte”, qualcuno scandiva orgoglioso durante la riunione del 29 ottobre, in un’Aula Magna di Giurisprudenza stracolma. “Questa volta non ci nasconderemo all’ombra dei grandi Atenei, ma protesteremo e proporremo tavoli di confronto insieme a loro”. Lezioni in piazza, cortei, incontri informativi sulla legge e soprattutto i 4 coordinamenti, vera anima della sensibilizzazione e della convincente risposta ferrarese. Studenti che si sono organizzati con in mente una sola idea, dobbiamo fare qualcosa, non possiamo starcene fermi anche questa volta e non dire la nostra, anche questa volta a guardare. Vogliamo proporre un numero di dicembre un po’ diverso, affrontando la questione non, ripetendo le cose dette e ridette mille volte in questi mesi, su quanto siano insensati i tagli piuttosto che sulla dolce morte della ricerca o sulla fuga dei cervelli, ma vogliamo proporvi degli spunti di riflessione, una cronaca della manifestazione di Roma, due pagine di cultura che rimandano ai tempi in cui nacquero le proteste universitarie 40 anni fa, ma soprattutto la consapevolezza di esserci mossi nella giusta direzione. Noi del Tascapane abbiamo allestito un forum sul nostro sito per dar voce a tutti gli studenti, per far parlare anche chi è troppo pigro per recarsi ad una assemblea o troppo timido per scendere in piazza, e riuscire così a render vivo ancora di più lo spirito di queste proteste che non devono aver colore politico, ma una sola e unica voce, quella degli studenti.

REDAZIONE

Asmaa Aboulabil, Remo Ballarin, Carlo Alberto Biasioli, Bianca Bonati, Elisa Brighi, Annasara Cinerico, Enrico de Camillis, Domenico Del Conte, Riccardo Gamba, Nicola Griffante, Alessandra Mantia, Andrea Milan, Giulia Milan, Francesca Moscheni, Federico Pansini, Luca Pianese, Federica Toscano, Marilina Totaro, Silvia Trapani, Carolina Venturoli, Elisabetta Vita, Marco Zavatta

PROGETTO GRAFICO

Luca Iacovone, Edoardo Rosso (http://lucazzimia.wordpress.com, eddiemcgowan77@hotmail.com)

MARKETING & COMUNICAZIONE Luca Pianese (joker619@hotmail.it)

Editore: Associazione NoSS - Non Solo Studio – Sede Legale: Via Montebello 111, Ferrara - c.f. 93073220381 Registrazione al tribunale di Ferrara n°11 del 10/09/08 Stampa: ITALIA TIPOLITOGRAFIA S.r.l. - via Majocchi Plattis 36/38, Ferrara - C.F. e P. I.V.A. 01137550388 Tiratura: 5.000 copie

Il nostro periodico è aperto a tutti coloro che desiderino collaborare nel rispetto dell’art.21 della Costituzione che così recita: “Tutti hanno diritto di manifestare il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione”, non costituendo, pertanto, tale collaborazione gratuita alcun rapporto di lavoro dipendente o di collaborazione autonoma”


post-it dal mondo

a cura di Elisabetta Vita

L’OCA DI COMPLEANNO

L’OCA DI

SOS BURUNDI

Alexis Sinduhije è un giorna lista che vive in Burundi (sta to africano della regione dei Grandi Lag hi dilaniato da sempre da guerre etniche e civili). Le sue inchieste spaventan o chi è al potere perché dico no la verità. Vuole liberare il suo popolo dalle menzogne e per que sto nel 2001 fonda Radio Pubblica African a. Non ha paura; subisce min acce ed intimidazioni ma non molla, anzi continua a ripetere che la pau ra è l’alleata della tirannia. Il 2005 sembra essere l’an no della rinascita per il Bur undi; l’elezione del nuovo governo pone fine ad una lunga guerra civile e viene salutata con favore e con speranza dalla comunità internazionale e dallo stesso popolo burundese. Oggi Alexis Sinduhije dovreb be essere un giornalista libe ro e il Burundi uno stato di diritto. Ma non è così: il governo di “unità nazionale” piomb a, dopo un lieve spiraglio democratico, in un estremo autoritarismo e per questo Alexis fonda un proprio partito: Mo vimento per la Difesa della Democrazia (MSD), con l’intenzione di candidarsi alle elezioni pre sidenziali del 2010. Il MSD ha grande sostegno, sia interno che internazionale , ecco perché il 3 novembre Alexis viene arrestato con false accuse insieme ad altri esponenti del movimento. La libertà è un diritto fondam entale. Alexis Sinduhije l’ha persa. Stiamo cercando person e disposte a firmare un appello per la sua liberazione, se sei inte ressato e/o vuoi conoscere altri dettagli contattami: Elisabetta Vita, elisabetta_hayat@libero.it

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MPLEAN A Taiwan u NO n uomo è stato ferm rubato un’o ato per av ca con cu er i preparars per il suo i il p La polizia cinquantesimo com ranzo pleanno. ha provv eduto pe rovinargli rò a non “la festa” portandog una torta e li in cella d in Auguri”. In tonandogli la class ica “Tanti realtà gli age a cuore la storia dell’ nti hanno preso uomo che parenti ed no è avendo ap estremamente pov n ha ero. Pur prezzato il gesto, l’uo comunque mo dovrà affrontare il processo per furto

vignetta realizzata da Carlo Alberto Biasioli

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FONDO CULTURA

graduadata 12 Novembre la E’ stato pubblicato in iazione oc ss L’a . 09 /20 e 2008 toria del fondo cultural le che ti “Il Tascapane- il giorna NoSS con il progetto euro. 0 50 di uto un contributo porti dietro” ha ricev

I giornalisti non devono essere impiegati come voci dello stato ma al servizio alla popolazione. E il cammino della verità è l’unico che può mettere insieme hutu e tutsi - le opposte fazioni burundiane - e impedire ai politici di manipolare la loro stessa gente. Alexis Sinduhije

continua a p. 9


il racconto di Edoardo

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E VA BENE, VA BENE COSI’...

Tutti mi dicevano “Vedrài, è successo a tutti, però poi ti alzi un giorno e non ci pensi più, la scorderai, ti scorderai di lei”. Solo che non va proprio così… Brucia la consapevolezza che è stata tutta colpa mia. Tutta. Colpa. Mia. Perché se non l’avessi lasciata sola non sarebbe successo. Ora giro a piedi per strada e guardo quelle là. Gli amici dicono che non ci vuol niente a trovarne un’altra… Sì, è vero, ma io non ne voglio un’altra. Io voglio lei. La mia. Ero molto affezionato a quella bicicletta. Era tutto ciò che mi restava del nonno che non avevo potuto conoscere. Avevo appena tre anni quando se n’era andato. Mi erano rimaste le fotografie, i racconti dei cugini più grandi e quella bicicletta. Una Berga di fine anni quaranta. Telaio leggerissimo, color argento, cambio a due leve, gomme lisce da corsa, fanale a dinamo. Una bicicletta che aveva quasi sessant’anni e filava silenziosa e precisa su ogni terreno. Ricordo le pedalate lungo i viali, sulle mura, la scorsa estate. Quando nelle ore del dopopranzo, il frinire assolato di cicale invisibili mi proiettava nella Liguria di Montale, in quel meriggiare pigrissimo… L’estate si distendeva verso gli stabilimenti balneari e io persistevo in città… strozzato dallo studio… e pedalavo. Pedalavo moltissimo. Nel caldo. Nello scricchiolìo della ghiaia sotto le ruote. Lungo la ciclabile che porta a Francolino, un giorno, svoltando a caso sulla sinistra, dopo una breve salita, mi ero imbattuto nella maestosità del Po. Non avevo riconosciuto l’argine mentre mi arrampicavo. Giunto in cima, dove la strada corre parallela al fiume, mi ero fermato. Di fronte a me si era manifestata quella massa d’acqua imponente. Quella potenza sopita. La forza devastante del fiume si mostrava tranquilla, mansueta nel suo denso fluire verso il mare. Avevo pedalato lungo l’argine con quel fiume immenso accanto, quella divinità dormiente. E c’era mio nonno con me. Stringevo il manubrio e scaricavo i polpacci sui pedali. La potenza fluiva precisa. Dal pedale, alla catena. Dalla catena alle ruote. C’era mio nonno, anche se non l’avevo mai visto. C’erano i ricordi costruiti sui ricordi di altri. Il nonno che si arrampicava su quella scala instabile addossata all’albero, noi nipoti a tenerla ferma da sotto. Lui lassù, verso le amarene. Solo quando il cesto era pieno si voltava verso di noi. Serio. Scendeva i dodici pioli e ci porgeva la cesta. A quel punto noi tendevamo le mani verso la cesta. E lui sorrideva. Per un istante appena. Poi, recuperata la bicicletta, si tornava a casa. Il più piccolo poteva viaggiare sulla canna. Gli altri dovevano camminare svelti.

All’epoca, ero io il più piccolo. Ora, pedalavo al posto del nonno. Poi una sera - ancora mi maledico - la lasciai fuori, quella Berga color argento. Legata, sia chiaro. Ma fuori. E molto semplicemente la mattina dopo non c’era più. Lo stomaco mi si era accartocciato. I pugni stretti fino a far scrocchiare le nocche. La mente offuscata da una rabbia impotente. Continuavo a fissare il punto in cui l’avevo lasciata. Come se potesse comparire da un momento all’altro. Poi iniziai a guardare intorno. Girai tutte le traverse di quella via. Inutilmente. Infine tornai a casa con quel bruciore sotto gli occhi, quel senso di gonfiore che precede le lacrime. Parlarne con qualcuno avrebbe potuto sollevarmi il morale. “Pronto-sì-ciao-mamma…” tono da requiem. “Ciao! Che voce… tutto bene?” subito insospettita, già preoccupata. “Eh… no mamma…” stesso tono da requiem. “Che è successo?” disse lei ormai preoccupatissima. “Eh… mi han rubato la bici” “Nooo… mi spiace…” disse lei, in realtà sollevata: ero vivo e ciò bastava. “Eh… lo so… anche a me” dissi con un tremolìo di voce. “Ma su, dai però! Succede… abiti a Ferrara daltronde!” cercò di sdrammatizzare. “Eh lo so… lo so… ma non è per la bici in sé… è che era del nonno…” frignai. “Sì – disse mia mamma quasi divertita – di tuo nonno per modo di dire…” “Come?” feci io allibito. “Vedi, non era proprio del nonno…” “Ma cosa vuoi dire?!” feci io innervosito. “Voglio dire, mio caro, che quel pazzo di tuo nonno l’aveva… rubata! capito?” “…” “Una sera mentre tornava a casa… era tardi… lei era lì… tutta sola… di notte… ci è saltato sopra e se l’è presa! Il nonno… se tu lo avessi conosciuto…” Non sapevo se sentirmi meglio o peggio. Lasciai l’umore sospeso. Pensando a quella bici ribelle, senza padroni… Mi consolò l’idea, improvvisamente lampante, che non ero io ad averla persa ma era lei ad essersene andata. E va bene, va bene così. Edoardo Rosso


primo piano

a cura di Luca Pianese e Silvia Trapani con foto di Edoardo Rosso

LADRI DI BICICLETTE

breve viaggio tra guardie e ladri nella città delle biciclette...

Ferrara città delle biciclette. “Rubate” verrebbe da aggiungere... Il fenomeno del furto di bicicletta è talmente diffuso nella città estense che solo due vittime su otto lo denunciano. Come fosse una cosa normale, alla quale ormai si è abituati. Se poi la vittima è uno studente, è naturale che gli venga da pensare “beh, ora ne rubo una anch’io e sono a posto...”. Trascurando il fatto che si tratta pur sempre di “furto aggravato” e che per l’arresto in flagranza si rischiano nella pratica almeno 5 o 6 notti in carcere. Rubare un’altra bicicletta non è l’unico modo per continuare a pedalare. Sporgere denuncia può aiutare davvero. Secondo dati ufficiosi grazie alle denunce ben particolareggiate vengono ritrovate, a Ferrara, circa 15 o 20 biciclette al mese. Esiste inoltre il sistema “Easy Tag”, che permette di registrare la bicicletta e “targarla”... Il nostro viaggio nel mondo delle biciclette a Ferrara ci ha condotti infine in un’officina molto particolare. Si tratta del capanno che sforna le riciclette... (e.r.)

Intervista al dott. Pietro Scroccarello, dirigente Squadra Mobile di Ferrara

GUARDIE...

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Dott. Scroccarello, sa dirci mediamente all’anno, quanti furti di biciclette vengono commessi a Ferrara? Premettendo che sono dati ufficiosi in quanto non ancora confermati dalla Prefettura, risultano per l’anno 2007 867 furti, mentre nel 2008, sino ad oggi, i furti sono stati 461 considerando le denuncie pervenute a tutte e tre le forze dell’ordine. Di queste ne vengono ritrovate circa 180. Nel momento in cui viene sporta denuncia di furto, come procedete concretamente? Il lavoro principale è svolto dalle volanti e dai poliziotti di quartiere. Nel momento in cui ci perviene una denuncia il mezzo più utile per individuare il colpevole è l’acquisizione di materiale video (telecamere a circuito chiuso di banche e scuole) che possa aver ripreso il fatto cosi da poter identificare il colpevole. Un esempio concreto è un video (visionabile su www.tascapane.it) che riprende il momento del furto di una bici. In questo caso confrontiamo il volto del ladro con tutti quelli schedati nel nostro archivio. Naturalmente non sempre abbiamo questa fortuna! In questi casi possiamo basarci solo sulla descrizione della bici contenuta nella denuncia: più questa è dettagliata, più sarà facile il riconoscimento. In questa ipotesi le volanti entrano in azione su segnalazione dei

cittadini e se la descrizione combacia possiamo procedere al sequestro. Dato l’elevato numero di furti commessi, è possibile ipotizzare che dietro ci sia un vero e proprio mercato di biciclette rubate o si tratta solo di sporadici episodi? Non tutti i furti sono occasionali, sicuramente esiste un traffico di biciclette rubate. I furti vengono commessi non soltanto da studenti in cerca di bici o da piccoli spacciatori che la utilizzano per illeciti motivi, ma anche come mezzo di guadagno all’interno di un mercato assolutamente ferrarese di ricettazione. Che consigli può dare per aumentare la probabilità di ritrovare la propria bici dopo averla parcheggiata? Quello che posso dire è di far caso alle telecamere sparse per la città e parcheggiare in prossimità di esse. Ma do anche un consiglio a chi mai pensasse di rubarla: non è una cosa da poco, non c’entra che la bici valga 10 euro o poco più, furto comunque rimane e non un semplice furto! Nel momento in cui scassinate un lucchetto o tagliate una catena, quel furto diviene pluriaggravato da esposizione a pubblica fede e da violenza su cose, permettendo dunque l’arresto. Ladro avvisato..


I consigli tecnici di L. Sita, ispettore coordinatore della polizia di stato e di D. Navarro, Polizia di quartiere

Pedalate sicuri

Nel 2007 oltre 2.000.000 di ciclisti italiani sono stati derubati. Easy tag è il primo e unico sistema di targatura, identificazione e protezione contro il furto di bicicletta. Il servizio è composto da un kit iniziale contenente un libretto, certificato dal Registro Italiano Bici, e una targa, costituita da una etichetta adesiva. L’operazione è molto semplice. Basta apporre l’adesivo in una zona visibile della bici, questo è composto da poliestere con trattamento antieffrazione, indelebile, resistente al calore, agli agenti atmosferici e a gran parte di quelli chimici. In pratica è indistruttibile. Una volta fatto questo basta registrare i propri dati anagrafici e inserire le caratteristiche della bicicletta nel registro italiano bici, tutto sullo stesso sito Easytag. Questa semplice operazione permetterà che su tutto il territorio nazionale quella bici possa essere riconosciuta ed identificata sia da privati cittadini tramite una semplice segnalazione e sia dalla forze dell’ordine, a cui basterà un semplice controllo telematico per individuare il proprietario. Inoltre chi trova la bici è motivato a restituirla perché matura una ricompensa economica fissa. Quanto “i giorni preferiti dai ladri di biciclette per mettersi tempo si perde per questa all’opera sono mercoledì e venerdì (21%), in maggioranza tra le 12 e le 18 (55%)?? Inoltre operazione? più o meno 5 recenti statistiche hanno confermato che la minuti e anche i costi invogliano domenica è giorno di riposo davvero per tutti, solo ad iscriversi, il proprietario paga l’1% dei furti avviene in questo “santo” giorno! Va solo il prezzo dell’etichetta. Dati infine segnalato che ben il 23% dei furti avviene statistici inoltre confermano che sotto casa, nel garage o nel proprio cortile…” tale sistema di riconoscimento riduce la probabilità di furto della bici di ben il 75%. Inoltre più del 70% delle bici vengono ritrovate, a fronte di una media nazionale che non supera il 2%! Per maggiori informazioni potete consultare il nostro sito www.tascapane.it dove, tra le altre cose, troverete un video che mostra come utilizzare il kit o su www.easytag.it dove è anche possibile acquistare l’etichetta.

VADEMECUM DEL BUON CICLISTA • Avviso a tutti i ciclisti: siamo a Ferrara, NON AL TOUR FE FRANCE! Perciò, se c’è una bici un po’ lenta davanti a noi, non buttiamoci lateralmente con la foga di Coppi nel sorpasso degli ultimi metri dal traguardo! • I cartelli stradali valgono anche per chi siede su un sellino. Quindi ripassiamo il Codice della Strada: una freccia bianca, lunga e orizzontale su sfondo blu significa che se andate in senso contrario a quello indicato e qualcuno vi viene addosso, sono fatti vostri! Se c’è un cartello STOP, dare precedenza o una luce rossa fissa davanti a voi significa che dovete usare le due levette che trovate ai lati del manubrio! Infine, pedalare con andatura zigzagante o girare in mezzo alla strada NON sono facoltà implicite dell’essere in bici! • Vi svelo un segreto. Di notte, col buio, siamo esattamente come i vestiti nuovi dell’Imperatore: INVISIBILI! Quindi, accendiamo il fanalino anteriore, che non è stato messo lì per caso, così salviamo noi, la nostra due ruote e pure i paraurti delle macchine che incrociamo! • É bella l’amicizia. Ma quando siamo per strada, in bici, evitiamo di metterci una a fianco all’altro per parlare tra di noi! Meglio una bella fila indiana, che fa diminuire le strombazzate che ci seguono per tutto il tragitto... • PUNTO RISERVATO AGLI AMICI DELLE SUPERIORI: all’uscita da scuola, non occupate marciapiedi e strade, posizionandovi come tanti birilli, altrimenti agli automobilisti che cercano disperatamente di passare, verrà voglia di fare strike! • Quando siamo su una sella, dimentichiamo spesso una cosa: I PEDONI NON SONO NEMICI! Dunque, se incrociamo dei poveri cristiani a piedi, non giochiamo a “Chi ne investe di più”, tanto non c’è alcun premio al 100° che colpiamo... • Un ultimo consiglio: ricordate, LA STRADA è COME UNA SAVANA! E noi ciclisti non siamo i leoni, ma le gazzelle... METTIAMOCI UNA MANO SUL CUORE Rileggendo questi 7 consigli, quanti ne violiamo quotidianamente? Se la risposta è più di 3, invito a fare un’offerta all’associazione caritatevole SViDeB (Specchietti Vittime Delle Biciclette).

... & LADRI Intervista a M.A., ladro “poco” occasionale di biciclette Per prima cosa vorrei ringraziarla per questa intervista e per le informazioni che sta per darci, anche se il reato non è particolarmente grave immagino che in ogni caso non sia piacevole esporsi. Andiamo subito al dunque della questione. Cosa ci fa con le bici rubate? Esiste un vero e proprio traffico di biciclette? Certamente. Diciamo che funziona cosi: una volta che rubo una bici, se non è per persone che conosco, ho un rivenditore “amico” che la prende per smerciarla come usata. Sarebbe possibile sapere quanto si ricava? Il prezzo varia da bici a bici. Se non è in buono stato la somma è minima, parliamo di soli 5 €. Se deve fare solo qualche piccolo ritocco allora il prezzo sale a 10 €, le mountain bike sono invece più richieste, per queste mi danno almeno 15 €. Può sembrare poco forse, ma dipende da quante se ne prendono! Ultima domanda. Hai conosciuto, o ti è capitato, di avere problemi per questo genere di furti? Per fortuna io non sono mai stato scoperto ma a un mio caro amico è capitato ed è stato 4 giorni dentro per furto aggravato, macchiandosi anche la fedina penale.


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primo piano COME GUARISCONO LE BICICLETTE? nel 2008, anno della bicicletta e trentennale dalla Legge Basaglia sulla chiusura dei manicomi, siamo andati a trovare i ragazzi che assemblano le riciclette

da sinistra: Gianluca Gardi, Fabio Baroni, Angela Melandri, Roberta Morelli, Oreliano Tagliati e Simone Danieli

“Sì, perché, a’t capì, devi vedere che malattia ha la bicicletta... si sente la malattia, a’t capì? ...Noi la mettiamo a posto, vedi – dice Giorgio mentre indica i telai riverniciati di fresco – ecco, quelle là sono a posto – fissa in terra poi mi guarda e sorride – sono guarite, a’t capì?” dice. Giorgio è uno dei ragazzi inseriti nel progetto Ricicletta. Non so dargli un’età. Fisicamente sembra un uomo di quarant’anni ma gli occhi e le parole sono quelle di un ragazzino. Dice che si trova bene qui. “Ma sì, in compagnia me la passo di più – mi spiega - anche se poi ho altre cose da fare come pulire la casa, fare il bucato, cucinare”. CHI SONO - Avevamo sentito parlare delle riciclette e, incuriositi, abbiamo incontrato Gianluca Gardi, presidente della Cooperativa Sociale Onlus Nuova-Mente. “La cooperativa – spiega Gianluca – si occupa dell’inserimento nel modo del lavoro di persone con disagio psichico. Crediamo che il mondo del lavoro sia il canale migliore per reinserire nella società queste persone. Abbiamo istituito due progetti – prosegue – il primo nel settore della ristorazione (il bar al Parco Urbano è gestito da noi come anche il Cafè de la Paix), il secondo è appunto quello delle riciclette”. Il progetto Ricicletta prevede il recupero, ripristino e riutilizzo delle biciclette abbandonate. Angela Melandri, socia volontaria della cooperativa, si occupa dell’inserimento dei ragazzi in questo progetto: “Collaboriamo con l’USL e il Dipartimento Salute Mentale di Ferrara – racconta -. L’equipe medica che segue il paziente, quando lo ritenga idoneo, lo indirizza da noi. Le persone che arrivano qui vengono aiutate a capire ciò che sanno fare meglio, a trovare la loro propensione e a riscoprire quelle competenze che possedevano

prima della malattia. C’è chi ha imparato a sabbiare i telai, chi li rivernicia, chi ripara i freni, chi addirittura oggi sa costruire un cerchio incrociando i raggi uno ad uno...”. COME FUNZIONA - I ragazzi prima seguono un corso teorico poi si passa alla fase pratica. Vengono “raccolte” tutte le biciclette abbandonate in giro per la città (come quelle che affollano il piazzale della stazione), poi ci si sposta in officina, dove i ragazzi - sotto la supervisione di volontari con la passione per la bicicletta che impartiscono le necessarie nozioni tecniche - le smontano pezzo per pezzo. Separano quelli buoni da quelli inutilizzabili. Eseguono la sabbiatura dei telai (procedimento che scrosta a fondo ruggine e vecchia vernice). Infine le biciclette vengono riassemblate e dipinte di verde. Colore che sottolinea anche l’aspetto ecologico del progetto. “Le biciclette abbandonate sono un rifiuto – ricorda Gianluca e andrebbero smaltite. Noi le resuscitiamo e le offriamo alla città”. Le prime riciclette saranno destinate all’uso pubblico, successivamente saranno acquistabili anche dai privati. Molti pazienti, passati “dalla clinica all’officina” si sono specializzati nel mestiere di “riparatore di biciclette”, guadagnando la possibilità di svolgerlo anche al di fuori del progetto, in modo autonomo. “Infatti – conclude Gianluca - non vogliamo solo occupare il tempo di queste persone, non vogliamo servire da riempitivo. Ciò che essi fanno in questa officina è di fondamentale importanza per la comunità. Essi lo sanno e ciò li gratifica, perché sono finalmente trattati come persone normali. Vengono giudicate per il lavoro svolto e non per i loro atteggiamenti o le loro patologie”. Un progetto lodevole. Denso di valori umani e sociali e per nulla fine a se stesso. Presto molti di noi potranno cavalcare le nuovissime riciclette e toccare con mano la loro qualità. Edoardo Rosso per ulteriori informazioni:

www.coopnuovamente.org coopnuovamente@libero.it


Arte

Joseph Mallord William Turner (1775-1851) è un paesaggista inglese appartenente alla corrente del Romanticismo, definito da Johann Heinrich Füssli, pittore e letterato romantico,“Il solo paesaggista di genio d’Europa”.

Questa splendida mostra è curata da James Hamilton, frutto della collaborazione fra Ferrara Arte, National Gallery of Scotland di Edimburgo e Szépmuvészeti Múzeum di Budapest. Nell’itinerario sono presentate in dieci sale la bellezza di 91 opere, tra cui compaiono acqueforti, olii su tela e minuziosi acquarelli, dipinti durante i numerosi viaggi del pittore in Italia. Non tutte le opere in mostra rappresentano il nostro territorio,così come non tutti i dipinti e tavole sono di Turner. Sono infatti presenti anche opere di suoi contemporanei, quali John Robert Cozens, Richard Wilson, Virginia Water. E’ presente inoltre una tela di grandi dimensioni di Claude Lorrain (1600-1682), pittore a cui Turner s’ispira e numerose collaborazioni in acquaforte e mezzatinta fra il nostro artista e diversi incisori quali Frederick Christian Lewis(1779-1856).

Ferrara

è contemporanea

Ferrara si pone all’avanguardia della ricerca artistica contemporanea con Art Fall, ampia rassegna che coniuga l’arte visiva con quella performativa e sonora dando vita a progetti transettoriali. A cura di Maria Luisa Pacelli (Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea di Ferrara), con Daniele Gasparinetti e Silvia Fanti del gruppo Xing di Bologna, con l’Associazione Nazionale Comuni Italiani e GAI - Giovani Artisti Italiani. Art Fall rientra nel programma Italia Creativa ideato dal Dipartimento della Gioventù a sostegno della creatività giovanile e dell’istituzione di un rapporto diretto tra arte e mercato. Art Fall interagisce con la città, articolando il suo programma in diverse sedi: le sale del Padiglione d’Arte Contemporanea hanno ospitato sia la mostra di Olaf Nicolai Pour//Finir//Encore dove colore e luce confrontandosi con l’architettura hanno creato nuove visuali, sia Sound Dissection II, progetto sonoro condotto dai quattro protagonisti della musica elettronica contemporanea Eran Sachs, eRikim, Toshimaru Nakamura e Giuseppe Ielasi. In un’abitazione privata, Andrea Belfi e Mirco Santi – con Veronica Santini – hanno proposto Stillivingrooms, live-set audiovisuale che esplora

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I quadri, sia di piccola che di grande dimensione, posseggono una grande carica emotiva, le pennellate rapide e i tratti leggermente sfocati delle figure, rendono queste opere cariche di movimento e colori. Perfette per l’osservazione a media distanza. La luce che pervade le tele è stupefacente, pare quasi che queste brillino di luce propria ed illuminino la sala e l’ignaro spettatore. Piccole pecche, se così si possono definire: le figure umane sono delineate da pennellate molto meno leggere dei paesaggi, più grasse e spesse; queste appaiono meno definite, i tratti meno chiari; i visi sono tondeggianti e rubicondi, più simili a quelli delle bambole che a quelli umani. In definitiva si può dire che ci troviamo di fronte ad un’ottima mostra, interessante e non esageratamente lunga. Meritevolissima. Annasara Citterico

il concetto di feedback e il nostro rapporto con i ricordi. Mentre presso il Museo Giovanni Boldini, Zapruder Filmmakersgroup ha proiettato il video anaglifo Il Dono, prima parte del progetto Pletora. Ancora in corso due mostre: una di Emanuele Becheri e l’altra di Andreas Golinski, giovane artista tedesco operante in Italia. La prima è Time out of joint e si svolge tra il 30 novembre e il 28 dicembre presso il PAC: attraverso l’idea di traccia, di lapsus e di iscrizione mancata, Becheri indaga sulle possibilità di rappresentare il tempo trascorso. In simultanea, Golinski propone It was a long way down, installazione site-specific (a cura di Andrea Lissoni) dove la metafora dell’ingranaggio industriale ci trasporta in una dimensione straniante e coercitiva, guidati da una fioca luce di dubbia provenienza. Ultime segnalazioni per il progetto teatrale Kinkaleri (Alcuni giorni sono migliori di altri. Fantasmi da Romeo e Giulietta, Teatro Comunale, 10 dicembre, ore 21) e per la rassegna Visuale. Sguardo fotografico (Casa di Ludovico Ariosto, 13 dicembre - 11 gennaio). Ognuna di queste esperienze, tramite la sperimentazione e il confronto, va a fondo nella ricerca di un nuovo linguaggio artistico adatto alla contemporaneità, scardinando i confini tra la realtà e la sua rappresentazione. Veronica Locatelli


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Cinema

68 ’?

QUANTI CREDONO NEL

Dall’inizio di questo nuovo anno accademico e scolastico sono stati molti gli episodi, o meglio, i tentativi, di rivolta tra gli studenti universitari nella città di Ferrara: un ’68 senza mai fine, ma che fatica ad esplodere veramente? Il tema delle rivolte studentesche è stato affrontato in molti film e numerosi registi lo hanno sviluppato sotto diversi aspetti, dando il loro contributo personale alla riflessione intorno a un periodo di cui non si è mai smesso di discutere e che, avendo creato una profonda rottura con il passato, condiziona tuttora lo stile di vita attuale. Il maggior numero di film prodotti a riguardo si è visto ovviamente attorno alla fine degli anni ’60, in concomitanza con le rivolte studentesche che in quel periodo travolgevano parte dell’Europa e dell’America. Uno dei film che forse più di tutti è in grado di fare un ritratto fedele di quel periodo è “Fragole e sangue” del 1970 di Stuart Hagman , il quale racconta la storia dell’occupazione di un’università americana effettuata da alcuni studenti. Il film è ritratto e, allo stesso tempo, prodotto fedele dell’epoca e dei suoi ideali: ci racconta dei giovani del periodo, del loro rifiuto verso qualsiasi tipo di istituzione, della loro voglia di cambiare il mondo e di fare la differenza in una società che li opprime e che non dà la possibilità di esprimersi completamente. Anche ai giorni nostri vi sono numerosi esempi di film che trattano delle rivolte studentesche, le quali hanno avuto inizi ed esiti differenti in America e in Europa, a dimostrarlo le diverse pellicole prodotte nei due continenti. Esemplare di ciò che fu la fine degli anni ‘60 in America è “Across the Universe” del 2007 di Julie Taymor: il film ci mostra le comunità hippie che popolavano le città americane di quel periodo coi loro vestiti trasandati, i capelli lunghi e il culto per le droghe, che manifestavano per le strade contro il governo di Nixon e la guerra in Vietnam. Sul versante europeo la situazione è descritta da Bernardo Bertolucci in “The Dreamers” del 2003, ambientato a Parigi nella primavera del ’68 agli albori della rivolta studentesca, focalizzato sul

mondo intellettuale degli studenti universitari parigini, visto con gli occhi di un americano. Per quanto riguarda l’Italia è necessario citare “Mio fratello è figlio unico” di Daniele Luchetti del 2007 che tratta il tema solo di striscio, ma che comunque affronta gli scontri e la situazione di disagio che si era venuta a creare in quegli anni. Attraverso questi film costruiamo parte del nostro bagaglio culturale. Attraverso il cinema veniamo a conoscenza di realtà differenti dalla nostra. Questi sono soltanto alcuni titoli, una piccola parte, rispetto al gran numero di film che sono stati girati sul tema, ognuno portatore di un diverso punto di vista, di diverse esperienze e di diverse sensibilità; ogni regista che abbia trattato delle rivolte studentesche ne ha tratto le proprie conclusioni e ha espresso il proprio giudizio, dandoci numerosi e diversi spunti di riflessione e la possibilità di riflettere su di un tema di cui sentiamo ancora parlare e che occupa tuttora le prime pagine dei giornali.

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Bianca Bonati


Musica

il bassista dei Modena per il TP

Intervista a Massimo “Ice” Ghiacci

Senza troppo indugiare, vi propongo l’intervista che Massimo Ghiacci, bassista dei MCR, mi ha gentilmente concesso in una fredda mattina del novembre 2008. Carlo: Cos’è che ha spinto e spinge i Modena City Ramblers a cantare testi così profondi e in modo così passionale? Ice: Si va molto indietro nel tempo con questa domanda. Noi abbiamo iniziato come gruppo irlandese, influenzato e interessato a tutto ciò che riguardava la cultura irlandese e la sua musica Massimo Ghiacci, “Ice” per gli amici intimi, viene alla luce a Reggio Emilia tradizionale. Ci sembrava che in quel periodo, in Italia, la musica nel luglio del 1967, il giorno in cui, nella più settentrionale Londra, gli Who fosse arrivata ad un binario morto, soprattutto nel modo di viverla. incidono la psichedelica “I can’t reach you”. Artefice di un sound che vive di un ruvido equilibrio tra la lezione di Fabrizio De Andrè e lo stile folk rock dei La tradizione irlandese ci sembrava un buon riferimento per riapLos Lobos e dei Pogues, e dal gennaio ‘92 con i Modena City Ramblers, di propriarsi di un certo modo di concepire la musica, che non fosse cui rimane uno dei membri storici. semplicemente l’intrattenimento del tecno-pop degli anni ’80, ma In parallelo all’attività con gli MCR, dal nomvembre 2008 uscirà nei negozi che potesse tornare ad essere un vettore di contenuti, a livello di il CD solista “COME UN MANTRA LUMINOSO” (MESCAL - MCRecords/ UNIVERSAL) e prenderà il via il tour di presentazione testi e di “cose da dire” nella musica. C: Con queste canzoni trattate di ideali che solitamente non sono presi in considerazione dai testi delle canzoni in voga semplicemente un qualcosa che lega gli interventi fra i dj. Anche in questo periodo... perché la gente vive una vita frenetica e la radio non deve far altro I: Mah guarda, parlando del 2008, si fa un salto avanti rispetto che contribuire al brusio di sottofondo che accompagna i nostri giorni. Quindi la musica con dei contenuti non è certo alla premessa precedente, in cui noi scrivevamo “Non è più il tempo delle radio libere ma adatta per le grandi emittenti radiofoniche ma può trovare canzoni in un periodo in dei network radiofonici che si legano spazio nelle poche radio underground che fanno ancora cui si stava affacciando ad un tipo di intrattenimento che rifug- rock. E questo lo dico senza pensare necessariamente ai Tangentopoli, era un con- ge, come la criptonite per superman, MCR. Noi non possiamo lamentarci perché riusciamo a testo storico profonda- dall’impegno o da contenuti musicali godere di una visibilità dataci dal fatto di suonare molto mente diverso rispetto a che implichino “fatica” nell’ascolto” dal vivo e dalla nostra storia, che passa di generazione in generazione e quindi, a prescindere da investimenti quello di 15 anni dopo. Oggi credo che si stia vivendo un altro periodo in cui la musica, promozionali, riusciamo comunque a mantenere una buona attenalmeno quella italiana, sia una musica per l’ennesima volta poco zione su di noi. legata a una militanza di idee o di contenuti. Si tende a privilegiare C: Citare personaggi come il “Che” o “Peppino Impastato” le cose poco impegnative, che non implicano una grande riflessio- all’interno delle vostre canzoni o riadattare canzoni come ne da parte dell’ascoltatore. Ma credo che esista comunque un “Bella Ciao” è una scelta ponderata? Non pensate al rischio grande “sottobosco” di formazioni che magari non godono della di trasmettere il vostro messaggio tramite voce altrui? visibilità che possiamo avere noi, ma che portano avanti progetti I: In ciò che abbiamo sempre fatto e che riteniamo di fare come percorso artistico, fino a diventare una premessa identitaria dei fatti anche di contenuti. C: Come spieghi il fatto che pur continuando a vendere mol- Modena, c’è una componente di coralità, un sentirsi parte di una te copie dei loro dischi i Modena siano così “snobbati” dalle comunità, un qualcosa che assume un sapore di collettivo che va oltre l’ambito specifico dei musicisti e che, un tempo avevamo emittenti radiofoniche italiane? I: Non è più il tempo delle radio libere ma dei network radiofonici definito “la grande famiglia” guardando anche alle persone che ci che si legano ad un tipo di intrattenimento che sicuramente rifugge, circondavano. Quindi citando miti come Che Guevara o eroi civili come la criptonite per superman, dall’impegno o da contenuti mu- come Peppino Impastato si può portare avanti una narrazione musicale a più voci che possono definire dei grandi riferimenti durante sicali che implichino “fatica” nell’ascolto. Sono quindi tempi molto superficiali in cui la radio deve sempli- il cammino metaforico per cercare di migliorare il proprio mondo cemente intrattenere anche solo con del “parlato” e la musica è e se stessi. Carlo Alberto Biasioli


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LETTERATURA

BEAT AND POP

Per Kerouac è la strada il palco ideale sul quale va in scena la poesia della vita... Carolina Venturoli, new entry nella redazione del Tascapane, propone una poesia dove è proprio la strada ad essere protagonista. Insieme a un pastore sardo e una prostituta di colore. Pecore, materassi sfatti e un sacco di bambini. Frutti della terra, delle bestie e dell’uomo... miseria, sporcizia e un destino segnato. Non solo per loro...

usano un linguaggio aggressivo, concreto e spontaneo. Roger McGough e Brian Patten erano inoltre cantanti della band “The Scaffold”, di cui faceva parte anche McGear (fratello di Paul McCartney). Tra pecore e fanciulli Viaggiano parallelamente ai cantautori della pop music facendosi portavoce di un’arte che Dietro il camion della frutta mette in piazza la voglia di cambiare il mondo, tra materassi senza lenzuola di sbandierare i loro motti tra cui il celebre si è consumato il loro abituale amore. “make love not war”. Musica e letteratura si specchiano nello stesso pozzo d’acqua per Corrono senza scarpe i figli del pastore. riflettere un’immagine di protesta contro una Succhiano l’amaro latte dai grossi seni neri cieca borghesia. John Lennon nella celebre I piccoli hanno già i calli nelle mani. canzone “Love is” ricalca la poesia di Henry. Ascoltate le profumate parole dell’amore... Dietro il camion della frutta Love is feeling, love is touch Love is wanting aspettano una fuga dal loro Tempo to be loved e poi leggete le parole del poeta... ascoltando il ritmo del sole. Love is prison and love is free, Love is a funclub with only two fans. Sembra quasi di Non ho piedi sporchi di terra come voi sentire le grida delle loro penne, grida che ma anch’io sono dentro una prigione hanno risvegliato menti assopite e infuocato Una prigione che mi fa sentire cuori di giovani spettatori. ogni giorno dietro sbarre a voi Erano giovani come noi, con l’unica differenza Invisibili che loro cercavano la chiave per evadere dalle prigioni di quella “lousy childhood”, di Il pastore e le sue bestiole quella “adolescenza schifosa”, raccontata dal Contate tutte protagonista del giovane Holden di Salinger. rientrano alle prime luci del buio. Holden non voleva diventare avvocato e fare soldi ma solo essere “the catcher in the rye” (il vero titolo del romanzo) che tradotto dal suo significato metaforico vuol dire afferrare il bambino prima che cada nell’ipocrisia e superficialità degli adulti. BEATLES: MAGGIOLINO GENERATION Salinger propone un timido ribelle che sente di non appartenere al mondo intorno a lui, popolato di “phonies” e “mean guys” (gente ipocrita e meschina). Il significato della parola beatle è un incrocio tra beetle Si aliena per proteggersi. Abbandona le regole, la scuola, la famiglia per e beat, tra maggiolino e beat generation! Si dice che il cercare un piccolo spazio di libertà. Libertà che lo porterà inevitabilmente alla nome fu proposto da John Lennon dopo aver sognato solitudine. La sua battaglia privata ha insegnato a molti giovani a sognare ad un uomo sopra una torta fiammeggiante che gli diceva: occhi chiusi ascoltando “Blowing in the wind”, sussurrando “Love is” di Henry, “Voi sarete i Beatles, con la A!”. Aspetto curioso di immaginando bandiere colorate che sventolano fra i capelli lunghi e il fumo questo nome è il gioco di parole che nasconde il delle canne. Quanto tempo passerà prima di sentire ancora quelle grida, per riferimento al movimento beat! quanto tempo un uomo può girare la testa fingendo di non vedere? La risposta, amico mio, sta soffiando nel vento. Carolina Venturoli

DALLA CRISI AL GENIO

Emarginati dalla monotonia delle case e degli uffici, dal rumore delle guerre, silenziosamente firmate tra i sorrisi del potere. Lontani da un’America travestita di camicie e cravatte tra lo sporco delle sanguinose bombe. Fuori dalle case perfette, scavalcate le mura del materialismo, fuggiti dal perbenismo hanno urlato i giovani beatniks. La liberazione dello spirito è il sentimento che li guida a scrivere, a cantare, a parlare ad alta voce. La Beat Generation è un movimento artistico, letterario e musicale sviluppatosi intorno agli anni ’50-’60 negli Stati Uniti che dà voce a spiriti ribelli, stanchi di una società ammaestratrice di principi morali. È la generazione della libertà sessuale, della lotta contro il razzismo, contro la guerra, contro una politica lontana dalla middle-class. I poeti Allen Ginsberg, Gary Snyder, Lawrence Ferlinghetti, Jack Kerouac si ribellano alla realtà con una scrittura graffiante. Come un’onda, la Beat travolge le spiagge dell’Inghilterra influenzando gli animi dei Liverpool Poets: Adrian Henry, Roger McGough, Brian Patten, tutti provenienti da Liverpool, sono i maggiori rappresentanti della “pop poetry” (pop sta per popolare). Creano una poesia accessibile a tutti,

Siamo bombardati di attualità. La vasta gamma di mezzi comunicativi ha reso possibile lo svilupparsi di un’informazione totale, fruibile da ogni parte del globo ed in qualsiasi momento. Ed è “crisi” il sostantivo più utilizzato da chiunque tenti di indagare la contemporaneità, inflazionando questo termine a guisa di scudo contro tutte le incertezze che inevitabilmente il futuro porta con sé, raggruppando ogni singolo possibile sviluppo in una grande parola-contenitore che consola lo spirito, lo illude di aver colto il proprio tempo, di averlo capito. La realtà è invece di gran lunga più frammentata e troppo complicata per essere racchiusa in un nepente di cinque lettere. Il testo letterario, rivisitato in chiave storiografica, può essere la luce che rende meno opaco un orizzonte oggi così lontano dall’essere sicura meta dei nostri sogni. Ma crisi (economiche, di valori, di diritti etc.) come questa sono fisiologiche nell’eterno ritorno storico, e proprio grazie alla storia noi possiamo superarle. In particolare, applicando la storia alla letteratura è possibile

realmente capire la piccola realtà che è stata vissuta, non quella dei napoleoni o degli alessandri, ma quella quotidiana del popolo minuto; è possibile capire come la “picciola” gente affrontava ogni giorno il proprio tempo. L’utilità di questo lato della letteratura è immenso, poiché permette di relazionare il nostro esistere a quello di altre persone, confrontandolo, e soprattutto cercando di migliorarlo. Parlando di Beat, ritengo importante citare “On the road” di Kerouac proprio per l’ humus culturale da cui è scaturito, per la spinta spirituale che questo libro ha dentro, in gran parte dovuta proprio alla crisi che all’epoca in cui è stato scritto era vero motivo di riflessione per tutta una generazione di scrittori e non. Inoltre crisi è sempre cifra di modernità. In tutti i periodi così categorizzati l’uomo ha dovuto porsi interrogativi sul suo operato per migliorare la propria situazione, e così facendo ha toccato spesso i più alti gradi d’arte e progresso. Crisi è il periodo del genio. Jack Nigri


COMMUNITY

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Crust dé u’ pen a c’ nan ten u’ dind

Lucani fuori sede “Confesso! Sono nato in Basilicata. Sì, la Basilicata esiste”: è l’inconsueto nome di un gruppo che raduna su facebook più di tremila utenti nati in Lucania. La Basilicata esiste, e un pezzo di questa piccola regione vive, e studia, anche a Ferrara. Il viaggio alla scoperta delle comunità di studenti fuori sede prosegue ed incontra in questo numero i lucani. “Girano tanti lucani per il mondo -avvertiva un grande poeta della provincia potentina, Leonardo Sinisgalli - ma nessuno li vede”, così, anche nella città degli Estensi, sarà difficile trovare comitive di studenti lucani: potreste imbattervi, piuttosto, in adunate di studenti leccesi orgogliosi di ritrovarsi per festeggiare S.Martino, replicando tradizioni e sapori lasciati a chilometri di distanza, ma gli studenti lucani non si vedono. Eppure la cronica arretratezza dei collegamenti, oltre che l’assenza di un grosso polo universitario, fa dello studente lucano il fuori sede per antonomasia, e l’appeal dell’Ateneo ferrarese in terra di Basilicata cresce di anno in anno. Non racconteremo, quindi, di come i lucani vivono a Ferrara, ma come Ferrara appare ai lucani appena arrivati: le incomprensioni, le gaffes e tutto quanto finisce inevitabilmente per animare il pranzo di Natale, quando lo zio simpatico, bevuto il primo bicchiere di vino paesano, si volta verso il nostro studente, tornato a casa solo da qualche giorno, e gli chiede: beh, allora, questa Ferrara?

Cristo dà il pane a chi non ha i denti

Vademecum: il compleanno alla ferrarese Ci sono due tipi di compleanno: il “compleanno alla ferrarese” e il “compleanno alla nostra”. Il compleanno alla nostra funziona così: il festeggiato invita – il festeggiato offre - gli invitati fanno il regalo. Poi c’è il compleanno alla ferrarese: il festeggiato invita - gli invitati pagano - il festeggiato riceve i regali. Sono entrambi dei sistemi perfetti, l’importante è conoscerli. Nel compleanno alla nostra, finisci col festeggiare solo con gli amici intimi, oppure inondi casa di persone, dilapidi il budget mensile e dimentichi tutto il resto. Il regalo che ne segue dovrà quindi essere all’altezza dell’invito: diciamo dai 5 ai 10 euro. Nel compleanno alla ferrarese invece, festeggiare il proprio compleanno è sempre alla portata di tutti, la spesa per il festeggiato si limita alla torta: scegli la location della tua festa, inviti tutti e, mentre lo chef porta la torta, il tuo amico fidato si fa fare il conto e raccoglie i soldi dagli invitati. Per il regalo si spende non più di 3 euro. Provate ora a mettervi nei panni dello studente lucano appena arrivato a Ferrara che si veda recapitare un invito per il compleanno della compagna di corso, quella bellissima, quella che fino al giorno prima sembrava non averlo neanche notato. Il nostro scapperà emozionato a comprare il regalo, quello importante, e si presenterà al compleanno senza neanche un euro in tasca. La povera ragazza ferrarese non potrà mai neanche immaginare quante volte quel suo compleanno sarà fatto raccontare dalla bocca del giovane lucano in terra natia.

Luca Iacovone

La Sportina: riti e parole fuori sede. Il primo incontro

con il mondo ferrarese avviene alla cassa del supermercato. Dopo aver riversato tutto il contenuto del carrello sul nastro nero di fianco alla cassiera, quando la tua autostima comincia a riguadagnare terreno, quasi dimentica dell’ansia da prima spesa, e finalmente ti sembra di aver trovato la chiave dell’indipendenza... una voce stanca ti chiede: “vuole-la-sportinaaa?”. Lei ti guarda. Tu ricambi lo sguardo interrogativo, serri le labbra e, dopo aver escluso l’ipotesi insulto, rispondi d’un fiato: “nonloso”. Questa, che ai ferraresi sembra una semplice domanda, rappresenta per gli studenti meridionali un vero e proprio rito iniziatico. Quando da matricola incontri il vecchio cugino fuori corso, la prima cosa

Luca Iacovone

che ti chiede è: “oh, ma te l’hanno fatta quella della sportina? E tu c’hai fatto?” E sono le parole, quasi sempre, alla base delle piccole incomprensioni di cui poi si sorride. Ad esempio, un’espressione, un intercalare quasi, tipicamente ferrarese, che getta nel vuoto il pacifico lucano è: “Ma sei fuori?”. Penso anche al meno ferrarese, ma non meno usato, “taci, va”, o al classico “maiàl”. Sono espressioni che hanno sicuramente perso, nell’uso, la loro carica offensiva, ma che alle orecchie di un lucano appena arrivato non possono che apparire come delle incomprensibili dichiarazioni di guerra. Luca Iacovone http://lucazzimia.wordpress.com


ViviFerrara

L’Informagiovani

di Ferrara nasce nel 1989 per volontà del Comune di Ferrara. Il suo scopo è quello di aumentare la visibilità delle informazioni d’interesse giovanile rispettando i principi di gratuità, pluralismo, completezza ed affidabilità. Informagiovani collabora o promuove direttamente iniziative volte a diffondere informazioni, conoscenze e consapevolezza in relazione a diversi temi: politiche per i giovani, cittadinanza europea, occupazione, formazione, pace e solidarietà ecc. Ma offre anche informazioni e servizi su quattro temi chiave della condizione giovanile. Lavoro – Ferrara@Lavoro, banca dati per inserimento c.v. e consultazione d.b. aziende. Inform@tipico, servizio gratuito d’informazione e orientamento alle nuove forme di lavoro.

Colloqui di orientamento, compilazione assistita di cv e bacheca annunci. Formazione – Informazioni sull’offerta formativa professionale in regione, formazione a distanza, corsi di lingua, formazione per adulti, accademie, conservatori e pubblicazioni in ambito formativo. Estero – Punto locale Eurodesk, rete europea di informazioni sui programmi comunitari per i giovani. Orientamento e informazioni sul lavoro nei paesi U.E. e altri. Tempo Libero – Associazioni culturali e ricreative, corsi di: musica, cinema, teatro, danza. Palestre e federazioni sportive di tutte le discipline e molto altro. Per ulteriori informazioni visitate il sito: www.informagiovani.fe.it

Farmacisti senza Frontiere VITA DI ASSOCIAZIONE

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Aegee -

Chi fa Farmacia studia tantissimi farmaci per l’ipertensione, insonnia... ma MAI per Malaria, Tubercolosi, Lehismaniosi! Perché?! Perché si spendono miliardi in ricerca per coloranti per capelli e creme ignorando malattie che mietono milioni di vittime? La risposta è molto semplice: chi è colpito dalle malattie dimenticate non è in grado di acquistare farmaci. Questo è sufficiente per renderlo invisibile alle industrie farmaceutiche! FSF crede che queste persone meritino una cura quanto noi e cerca di portare un aiuto concreto divulgando informazioni, sensibilizzando gli studenti e l’università per aprire e percorrere insieme nuove linee di ricerca. http://farmaciasf.altervista.org

E’ arrivato l’autunno, stagione di viaggi, incontri, esperienze e soprattutto tanto divertimento: questo menu è gentilmente offerto dall’associazione studentesca AEGEE a tutti i suoi membri. Eventi, conferenze, feste di capodanno, settimane bianche e vacanze studio durante tutto l’anno: nel network europeo AEGEE non ci si annoia mai! Per conoscere più da vicino l’associazione e le opportunità che ti offre, contattaci a aegeeferrara@aegee.it o vieni a trovarci il giovedì sera dalle 21.30 al Cafè de la paix: sono aperte le iscrizioni !


dalle Facoltà

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NOI, CHE NON POTREMMO NON STUDIARE MEDICINA

Facoltà Medicina

Ricordo

la fine delle superiori, la confusione post adolescenziale dei miei compagni di classe: ingegnere o letterato? Avvocato o architetto? Ecco, noi questi dubbi non li abbiamo mai avuti, noi non possiamo che studiare Medicina. Selezionati scrupolosamente ogni anno da una folla di candidati, dopo un’estate sugli alpha test, solo l’elite dei 150 capaci di rispondere a improbabili domande sulle conquiste di Carlo Magno (test 2008) dimostra la propria attitudine agli studi medici. Da quel momento in poi ci aggiriamo sempre e solo tra di noi per il Mammut (Nuovi Istituti Biologici, via Mortara), o per i corridoi del S.Anna. No, non è che siamo chiusi, o ce la tiriamo. Semplicemente, siamo gli unici che riescono a mangiare uno dei panini sfarciti del Bar del Mammut o una pizza al Macao parlando del vomito biliare del letto 15, e solo noi, per la maggioranza fumatori, possiamo accenderci una sigaretta parlando amabilmente del carcinoma polmonare, noi con quel gusto particolare e un po’ malato del “bello”. Non potremmo non studiare Medicina. Non ci sopportate, pensando alle sole 4 ore di lezione frontale al giorno, e non capite come mai comunque non

SANTO DIRITTO ALLO STUDIO Edisu, poi Ardsu... ora Ergo: non sono solo i nomi a cambiare. Chi vive in uno studentato, chi usufruisce della mensa, chi ha scelto di cominciare gli studi univrsitari illudendosi di poter confidare nella sua bravura per mantenersi negli studi, sa quanto ogni mutamento nel nome, di una struttura importante come quella dell’attuale Er-go, costi agli studenti. Non si capisce così il perchè, nel periodo natalizio, lasciare nel congelatore della tua stanza in studentato la fettina di carne che non sei riuscito a consumare, debba costare di più che lasciare quella stessa fettina, nello stesso congelatore, in un altro periodo dell’anno. Sì perchè se per quei quindici giorni non sgomberi la stanza, la retta lievita inspiegabilmente. E il problema si fa ancora più serio se il proprietario della fettina in questione è uno studente

abbiamo mai un minuto libero. Siamo quelli che ogni anno cambiano aula, e ogni anno è una sempre più piccola, per sentirci meno soli. Siamo quelli che si incontrano sempre e comunque sulle scale di Fisiologia, punto di ritrovo, di terrore e di umanità. Quando ci vogliamo svagare andiamo a guardare le donnine in Acquario, l’aula studio climatizzata, dove mai nessuno ha mai finito una pagina, e se non abbiamo il portatile aggiorniamo la pagina di Facebook dall’aula informatica F5 nel chiostro di Farmacia o in uno dei pc dell’aula studio di S. Maria delle Grazie. Abbiamo una vita sociale limitata, ma andiamo a tutte le feste di Laurea dei nostri vecchi compagni di classe: gli ingegneri, letterati, avvocati di cui sopra, solo per pensare che noi non siamo neanche a metà corso di studi invece. Abbiamo sempre un esame in vista, ma alla fine riusciamo anche a regalarci una settimana di ferie d’estate; e quando siamo al mare e vediamo una bella ragazza in costume, la prima cosa che notiamo, è la cicatrice dell’appendicectomia: no, non potremmo non studiare Medicina. Marco Zavatta

extracomunitario: se non vuole pagare il sovraprezzo dovrà portare con se quella fettina fino in Congo, ad esempio, insieme a tutti i suoi libri, al piumone del letto, allo stendino, alla mazza della scopa. Si, si, potrebbe lasciare tutto, negli spazi predisposto dall’Ergo. Salvo poi sperare che la chiave dello sgabuzzino a gennaio non venga affidata a chiunque si dichiari residente dello studentato stesso... non a caso l’Er-go “si solleva da ogni responsabilità”. Così come non si capisce il perchè se uno studente decide di dedicarsi a Dio, entrando in seminario, riceve in compenso una lauta borsa di studio, a prescindere dalla situazione economica di partenza, mentre uno studente proveniente da una povera famiglia che decida di sposarsi, costituendo un nuovo nucleo familiare, perde automaticamente ogni forma di aiuto economico. Luca Iacovone

http://lucazzimia.wordpress.com



Ma sei Fuori?

Strasburgo: una città per studiare Eravamo due italiani, un inglese, un olandese, due tedeschi e un colombiano. No, vi sbagliate, non sto per raccontarvi una barzelletta... vi sto semplicemente descrivendo la mia tavolata in mensa oggi a pranzo. Non so perchè, ma improvvisamente ho aperto gli occhi e mi sono accorta di quanto era straordinario quello che stava succedendo... e di quanto è straordinaria l’esperienza che sto facendo. Strasburgo è già di per se una delle più europee tra le città del nostro continente. Questo gioiellino del nord, che mi ha fatto innamorare, è un luogo dove gente di tutte le provenienze può camminare per strada senza sentirsi straniero. Passeggiando infatti, è molto facile che chi ti sta accanto stia parlando al cellulare in polacco, o magari che una coppia di anziani seduta sulla panchina di fronte alla tua si ricordi di qualche episodio della giovinezza in Germania. Sarà la vicinanza al confine tedesco (il mio studentato si trova a dieci minuti dalle vecchie dogane),la centralità della posizione geografica, sarà la presenza di varie istituzioni “Strasburgo” viene dal latino Strate Burgum, letteralmente “la città delle strade”). I suoi abitanti, gli strasburghesi (Straßburger, strasbourgeois), vivono in un’agglomerazione urbana transfrontaliera che comprende anche la città tedesca di Kehl.

europee, o il fatto che è da sempre contesa tra Francia e Germania, ma vivendo in questa città non posso fare a meno di sentirmi davvero una cittadina europea. Riguardo i miei amici, e penso a quanto, e a quanto poco, condividiamo. Le nostre storie sono diversissime tra loro, i nostri percorsi paralleli, in alcuni casi l’unica cosa che ci accomuna è solo il fatto di studiare diritto, anche se con metodi e su modelli completamente differenti.. e poi invece ci si accorge che ci si capisce al volo, che si può parlare di tutto, magari con qualche difficoltà legata alla lingua straniera, ma che a gesti o con qualche accenno ad altre lingue si riesce sempre a superare, che si condividono le stesse idee, che si hanno gli stessi obiettivi. E l’obiettivo più grande è forse quello di aprire la propria mente e conoscere più cose possibili, per arrivare poi a comprendere anche quelle che non si sono conosciute. Ferderica Toscano

QUALCHE CONSIGLIO PER I FUTURI ERASMUS Prima di partire: – Fate in modo di avere già un alloggio per quando arriverete, eviterete le fregature da ultimo minuto. Non ignorate gli studentati: non saranno delle regge, ma sono il metodo più facile per cominciare da subito a conoscere persone e...non si resta mai soli! – cercate quante più informazioni potete sulle possibilità che la città vi offre (stage, corsi di lingua, associazioni culturali); una volta arrivati sarete prima troppo spaesati, e dopo due giorni troppo impegnati a conoscere persone e a uscire per avere tempo di informarvi sulle possibilità che potete trovare – se andate in un paese di cui non conoscete la lingua (consigliatissimo!) cercate durante i due mesi precedenti di imparare qualche rudimento di grammatica e lessico, sarà molto più facile dopo! – Preparatevi una solida base finanziaria per i primi due mesi.. non avete idea di quanto si spenda all’inizio! (sigh) – Indimenticabile: LA MACCHINA FOTOGRAFICA

Una volta arrivati: – Aprite un conto in banca, comprate una nuova Sim, fatevi l’abbonamento ai mezzi pubblici, iscrivetevi a un corso di lingua, procuratevi una connessione internet – Cercate subito di capire se il piano di esami che avete in mente è fattibile o se ci sono ostacoli (così poi non ci dovrete pensare più!!) – NON COMINCIATE DA SUBITO LA SPASMODICA RICERCA DI ALTRI ITALIANI PER FARE COMUNELLA! Critichiamo tanto gli spagnoli per questo, ma poi facciamo lo stesso gravissimo errore... Gli italiani li trovate già in Italia!! – tenete gli occhi aperti: sarete in quella città solo per pochi mesi, e dovrete cercare di non perdervi niente di quello che succede, che vi può dare, che vi può insegnare! (f.t.)

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Spazio Scuole UN GIORNALE? L’ABBIAMO ANCHE NOI!!! Ci hanno pensato prima di noi, dobbiamo esser sinceri! Mentre facevamo la spola tra i licei ferraresi in cerca di qualcuno che potesse testimoniare le esperienze delle mura liceali, ci siam sentiti rispondere per ben due volte: “Ah, ma anche noi abbiamo il giornalino”. Detto, fatto! Vogliamo così segnalarvi oggi due ottimi esempi: è il caso del “Carduccino”, del Liceo Sociale G. Carducci e di “Acido Roitico” del Liceo Scientifico A. Roiti. Addirittura nel caso del primo, si può menzionare anche un prestigioso premio nazionale di giornalismo scolastico “GiornaliNoi” giunto alla sesta edizione. Il “Carduccino” sottoponendosi con oltre 500 testate al vaglio di una giuria di giornalisti, docenti ed operatori culturali si è

classificato secondo. Questi ragazzi spinti solo dalla voglia di fare e far bene hanno messo in piedi due riviste di tutto rispetto di cui oggi vi proponiamo due articoli già apparsi sulle rispettive riviste che ci hanno colpito. E non sembrano affatto dei principianti questi teenagers di appena 17-18 anni che si cimentano in discussioni sulla riforma Gelmini che colpisce direttamente le scuole superiori e spiegano le motivazioni della protesta studentesca, spingendosi addirittura in un’intervista al giornalista del Tg3 Vendemmiati con cui discutono della lebbra, malattia contagiosa che affligge nel mondo ancora 400.000 persone e .. beh lasciamo allora la parola a loro... e complimenti ragazzi!!! (c.g.)

La riforma Gelmini, che pare priva di un progetto didattico ed ordinamentale, a quanto pare scombussolerà tutto il piano scolastico che abbiamo finora conosciuto, o perlomeno, quasi. La lebbra è una malattia Le norme che dovrebbero cambiare in poco tempo la scuola contagiosa; ogni anno sono circa 400.000 i lebbrosi italiana sono queste: nel mondo e purtroppo, cacciati dalla famiglia, diventano 1) Il ritorno ai voti in pagella per elementari e medie, sostituiti dai emarginati. La lebbra, al giorno d’oggi, è una malattia giudizi perché meno traumatici per i bambini ed i ragazzi, oltre alla dimenticata che pero, si è fermata in tempo, non provoca reintroduzione del voto in condotta in risposta al fenomeno del devastazioni: un lebbroso è realmente brutto da vedere, bullismo dilagante nelle scuole; proprio perché questo morbo colpisce le articolazioni periferiche. 2) Il risparmio delle famiglie sui testi scolastici, poiché gli Purtroppo questa malattia si è trasformata in un vero e proprio problema sociale: i volontari dell’Aifo, (associazione amici Raoul insegnanti dovranno adottare solo libri i cui editori si Follereau, un’organizzazione non governativa con sede a impegneranno a mantenere invariati i contenuti per Bologna, nata nel 1961 per creare programmi di sviluppo e aiuti tutto il quinquennio; sanitari dei paesi emergenti e combatte particolarmente contro i 3) L’educazione civica, che si concentrerà pregiudizi sui lebbrosi) quindi sono impegnati nella lotta contro la sull’educazione ambientale e la Costituzione lebbra. Il documentario che hanno realizzato e che stanno portando e che sarà obbligatoria per tutte le scuole in giro per l’Italia, intitolato “la Grande Sorella, in viaggio con la lebbra medie e superiori; sulle vie di AIFO” descrive proprio la disperazione e la speranza 4) Il ritorno al maestro unico, che dell’India, un paese con oltre un miliardo di persone, caratterizzato potrebbe essere definito il “pomo da lebbrosi, malati di AIDS e da bambini abbandonati o venduti dagli della discordia”, sarà introdotto stessi genitori. nella prima classe dal A chi è nata l’idea del documentario? 2009-2010 ed entrerà a “E’ nata casualmente, dopo la grande tragedia dello Tsunami, avvenuta regime in tutte le classi nel dicembre del 2004, in una zona dell’Indonesia dove l’AIFO gestiva successive.

da Acido Roitico

da il Carduccino

alcuni progetti di riabilitazione. Dopo questo vi è stato un incontro con il direttore AIFO Giovanni Gazzoli e insieme, discutendo dell’attuale condizione dell’India, è nata l’idea del documentario, il quale è stato poi realizzato nell’agosto dello scorso anno.”

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Senza Tabù

a cura di Luca Pianese e Marilina Totaro

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E’ possibile sapere cosa sia questo punto g e dove si trova? Il punto G si chiama così, non perché in origine la donna fosse un grande vocabolario, ma il suo nome deriva dallo studioso Grafenberg che nel 1950 lo descrisse per la prima volta. Anatomicamente tale punto è sito nella parete anteriore della vagina e posteriore della vescica. Generalmente si riconosce dal suo tessuto leggermente più rugoso e talvolta più turgido, in rilievo rispetto alle zone limitrofe. Gli uomini lo descrivono come un’oliva o una noce interna alla vagina. Non sempre il punto “sacro” è riconoscibile al primo contatto, anzi, spesso è dormiente e si inturgidisce soltanto quando viene stimolato. In quel caso ti ritrovi alle prese con un paradosso: per trovarlo bisogna stimolarlo, ma per stimolarlo bisogna prima averlo trovato. L’unica soluzione è continuare a toccare diversi punti e con un po’ di pazienza prima o poi troverai una zona che cambierà consistenza sotto la tua pressione, gonfiandosi. Purtroppo, va infine aggiunto, tale caratteristica non è presente in tutte le donne che tuttavia possono provare piacere ugualmente con altri tipi di stimolazione. “Da un po’ di tempo mi capita che anche dopo lunghi preliminari nel momento della penetrazione la mia ragazza non sia sufficientemente “lubrificata”. Da cosa può dipendere? E’ importante cercare di capire la causa che ha determinato il fenomeno. L’insufficienza di lubrificazione naturale può infatti derivare da una insufficienza di preliminari, da un basso grado di eccitazione della donna, da irritazioni della vagina causati dall’utilizzo di assorbenti interni, od ancora dall’utilizzo di farmaci o droghe. In tutti questi casi il rimedio può essere facilmente individuato. Probabilmente nel tuo caso, visto che parli di non sufficiente lubrificazione, il mio consiglio è quello di dedicare più attenzioni alla tua ragazza, assicurandoti che lei sia libera da ogni tensione e cercando di rendere il rapporto il più naturale possibile..

la vignetta

nel MONDO: sesso e pene! In Libano gli uomini possono per legge avere rapporti sessuali con animali, purché si tratti di femmine. Avere rapporti sessuali con un animale maschio è un reato punibile con la morte.(Cosi la cosa ha un senso) In Indonesia la masturbazione viene punita col taglio della testa A Guam ci sono uomini il cui lavoro a tempo pieno consiste nel girare per le campagne e deflorare giovani vergini che pagano per il privilegio di stare con un uomo per la prima volta... Il motivo: La legge dell’isola stabilisce a chiare lettere che una donna vergine non può sposarsi. (ho pensato a un lavoro più particolare al mondo..non ne ho trovati) A Hong Kong, una moglie tradita può uccidere il marito adultero, la legge glielo consente; ma può farlo solo a mani nude. Mentre può uccidere come più le aggrada l’amante del marito.(Ah! La Giustizia!) A Liverpool la legge ammette commesse in topless, ma solo nei negozi di pesci tropicali. (Naturalmente!) A Cali, in Colombia, una donna può avere rapporti sessuali soltanto col marito, e la prima volta che ciò accade, nella stanza dev’essere presente anche la madre di lei.(non vedo l’ora..) A Santa Cruz, in Bolivia, un uomo non può avere rapporti sessuali con una donna e con la figlia di lei contemporaneamente.(non riesco a immaginare a quanti casi si siano verificati per farne una legge!)

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TP on the road contro

opinione

SPECIALE ROMA

foto di Teresa Gasparre

Ci si ritrova tutti poco prima di mezzanotte al

parcheggio ex-MOF. Gli universitari sono tanti, i ricercatori pochi ma anche loro non mancano. Facce stanche e addormentate; un po’ per l’ora, un po’ per le fatiche delle ultime settimane, spese tra le numerose riunioni dei vari coordinamenti, le assemblee e le manifestazioni. C’è chi dice scherzando che basta uscire da casa per imbattersi in una riunione in ogni parte della città e a qualsiasi ora; ma alla fine va bene così, perché la sensazione è proprio che Ferrara si sia liberata dal suo noto torpore di protesta. Finalmente viene dato il via libera e si può salire sui cinque pullman che ci porteranno alla volta di Roma per cavalcare l’Onda. All’alba si arriva nella capitale, terra promessa di ogni mobilitazione. Quando i più di noi si presentano alle porte de La Sapienza, da cui parte uno dei tre cortei, questa si sta ancora svegliando: ragazzi escono stropicciandosi gli occhi dalle aule occupate, altri, venuti da lontano, vi fanno ingresso con zaini e sacchi a pelo per vivere la due giorni di assemblea che seguirà la grande mobilitazione. Sono solo le sette di mattina ma già si respira un’atmosfera di passione; una passione che muove alla difesa di una università pubblica, statale e di qualità. Ben presto il piazzale inizia a riempirsi; pullman e treni speciali in arrivo da ogni angolo della penisola riversano nelle vie il loro carico di manifestanti. Era dagli anni della contestazione della riforma Moratti che non si percepiva una sensazione simile di partecipazione e di volontà di difendere

il proprio futuro. Sotto lo striscione “L’Onda non si arresta il sapere non si acquista” ci si sente tutti uniti ed è anche l’occasione per rivedere gli amici di un tempo; i compagni di scuola e di movimento con i quali in passato si sono solcate tante vie di manifestazioni e che le scelte universitarie hanno allontanato. Ogni gruppo che arriva viene accolto con un boato; questa forse è l’immagine che meglio di tutte rende l’idea del sentimento che ci ha uniti tutti quel giorno. Alle 10.30 il corteo si muove. Il percorso è lungo, da La Sapienza a Piazza Navona, cinque chilometri tutti scanditi da musica e slogan tra i quali capeggia il motto “Noi la crisi non la paghiamo”. Tanti gli striscioni e i cartelli dai mille colori e contenuti. Il serpentone che conta circa duecentomila studenti si snoda per la vie della città in direzione del punto di ritrovo dei tre cortei che hanno invaso la città. Poco prima dell’arrivo la testa del corteo vira in direzione di Palazzo Montecitorio, gli altri proseguono oltre. Davanti al Parlamento un fiume di migliaia di studenti rivendica la libertà della conoscenza e la sopravvivenza di un’istruzione pubblica ai tagli e alla minaccia delle privatizzazioni. Dalle prime file si alza anche lo striscione “Coordinamento studenti unife”. Eh sì, c’eravamo anche noi lì davanti. Dopo, tutti di nuovo verso i pullman per ritornare a Ferrara, per continuare qui la nostra mobilitazione e la nostra lotta. Con la sola consapevolezza che siamo davvero tutti coinvolti. Giovanni Verla

di Elisa Brighi

Mi guardo intorno, e vedo confusione. Si parla di riforma, di controriforma, di riforma alla controriforma. Si fanno proteste su tutto e su niente. Ormai ci sono più manifestazioni che manifestanti e spesso i giovani non sanno neanche più perché scendono in piazza. Fossi in loro, mi vergognerei un po’ ad essere intervistata nel bel mezzo di un corteo e rispondere a domande come “Per cosa state protestando?” e rimanere a bocca aperta, senza parole. Ma soprattutto, senza proposte. Non contando quelli rimasti in facoltà e dire “Meglio andare a lezione che stare fuori al freddo”. Mi guardo intorno, e vedo pareri discordanti. Chi sostiene che si stia facendo tanto, chi nulla. Qualcuno azzarda che si potrebbe fare di più. Effettivamente, si potrebbe fare di più. Non è da estranea che parlo, sarebbe troppo facile farlo da completa disinteressata. Di manifestazioni ne ho viste tante, e a tante ho partecipato. La “contro-inaugurazione” dell’anno accademico, la fiaccolata, le proteste contro l’ER.GO, le riunioni dei coordinamenti di facoltà e l’exploit dell’11 novembre. È vero. L’11 c’era molta gente, più di quanto potessi aspettarmi. Aspettarmi da questa città. Ferrara non si muove, e se lo fa, potrebbe far di più. I residenti stessi dicono che il Comune promuove solo attività per anziani invece di puntare sui giovani che a questa città, diciamocelo, portano molti soldi. Mi guardo intorno, e sono un po’ abbattuta. Tutti si muovono, e Ferrara rimane impassibile. Una città costituta in gran parte da universitari che non agiscono o non hanno voglia di agire. Per fortuna, non sono tutti così. Qualcuno si muove, esprime la propria idea, ma si ritrova spesso da solo a combattere un sistema più grande di lui. Magari perdendo la speranza in quello che fa, e in quello che crede. Aiutiamolo, invece. AIUTIAMOCI. Se non sono i giovani a lottare per il loro futuro, chi dovrebbe farlo? Una città smorta. Ecco quello che si dice in giro. Di persone che vivono nel menefreghismo. Ma soprattutto nella DISINFORMAZIONE. Preferirei non si dicesse ciò di questa città rinascimentale, dove ogni anno tanti studenti decidono di intraprendere qui i loro studi. E allora, Ferrara, perché non reagisci?

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pagina realizzata grazie al contributo del Centro Universitario Sportivo di Ferrara

C.U.S. Ferrara Rugby: la sfida per tornare in B

Sport è benessere

In concordanza con lo spirito di diffusione di una cultura dello sport praticato anche a Il Rugby si sta ritagliando sempre più spazio livelli agonistici, ma pur sempre avendo presente il beneficio tratto dalla persona nella nella panoramica sportiva mondiale, grazie sia a pratica sportiva, il C.U.S., tramite la Sezione Rugby, ha organizzato il 27 novembre buoni risultati ottenuti da nazionali “minori”, sia per gli atleti e per i loro genitori la conferenza “Alimentazione e prestazione sportiva; alla trasmissione in TV di eventi come i mondiali integratori alimentari e controindicazioni nel loro utilizzo”, tenuta dal professor o i tornei “Three Nations” e “Six Nations”. Molte Canducci Edgardo, coordinatore del coso in Dietistica dell’ Università di Ferrara. cose sono cambiate da quando, nel college della cittadina di Rugby, William Webb Ellis, secondo la leggenda, prese in mano il pallone durante una partita di calcio per andare a segnare la prima meta della Storia. realizzato, e dopo la meta segnata al 30’, i ferraresi prendono Il gioco si è fatto molto più veloce ed è richiesta una capacità il volo e il Castel San Pietro non riuscirà più a riprenderli. Per sempre maggiore di interpretare il momento di gioco. Questo la cronaca, la partita termina 41 – 8 (6 mete a 1). Peccato per le non vuol dire che non sia possibile diventare bravi giocatori pur occasioni sciupate, ma il 15 era un po’ rimaneggiato per alcuni rimanendo su campi di provincia o anche avvicinandosi a questo infortuni, nonostante una formazione comunque valida. sport in età non proprio giovanile, magari proprio con l’Università Dopo la retrocessione in C dell’anno scorso, la squadra è e tramite le sue strutture deputate, cioè il C.U.S. Lo dimostrano decisa a ritornare nella serie cadetta nel più breve tempo il fatto che ben sei (un altro dei titolari si è da poco laureato) dei possibile. Ma questi sono pensieri che vengono dopo. Finita la ventidue titolari di oggi del C.U.S. Ferrara siano universitari, e in partita, un applauso attende vinti e vincitori nel momento in cui partite precedenti abbiano giocato atleti che si erano avvicinati escono dal campo. Avversari che non si risparmiano colpi negli a questo sport da poco più di un anno. E questi studenti hanno 80 minuti di gioco, finita la partita, vanno a mangiare insieme, segnato due delle sei mete della squadra ferrarese (Giudici e magari facendosi i complimenti per la bella prestazione oppure Cappellozza) nella partita contro la Rugby Castello di Castel scherzando sugli errori fatti. Ma ormai è tardi, e il pullman che SanPietro del 23 novembre. attende la squadra ospite esige il ritorno; e allora ci si lascia così, Dopo la sconfitta della domenica precedente, il C.U.S. Ferrara salutandosi e dandosi appuntamento per la prossima volta, per la Rugby è sceso in campo con la voglia di vincere questa partita prossima “battaglia” a chi porterà una volta per tornare il prima possibile capolista nel girone. in più il pallone oltre quell’ultima linea, la più desiderata e la più Dopo uno studiarsi reciproco delle due formazioni, è infatti la strenuamente difesa. squadra ferrarese a passare in vantaggio per prima dopo dieci minuti con una meta realizzata dalla sua mischia. La risposta Enrico De Camillis degli ospiti non si fa attendere e dopo qualche minuto segnano anche loro una meta. Poi però le maggiori capacità dei nostri si fanno sentire e, dopo i tre punti fatti su calcio di punizione Nota: per la cronaca intera della partita collegatevi al sito www.tascapane.it


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SPORT

A cura di Federico Pansini ed Eleonora Manfredini

ECCO LA NUOVA SPAL DI DOLCETTI E POZZI: «Come il Tascapane, lavoriamo per un futuro brillante» Eclettico, amante dell’arte e della cultura, calcisticamente preparato e profondo psicologo dello spogliatoio. Questo è Aldo Dolcetti, 42 anni, lombardo di Salò e neo tecnico della Spal. L’allenatore biancoazzurro si è concesso ai nostri taccuini per il secondo numero del Tascapane: «Non so quanto l’ambiente universitario sia legato alla Spal – ci spiega -, so però che tra i nostri obbiettivi c’è vivo e forte quello di un coinvolgimento sempre maggiore dei giovani verso la nostra realtà. Gli studenti, il mondo universitario sono forse una componente principale di Ferrara, che fa appunto della vita studentesca un suo punto di forza». Sappiamo che mister Dolcetti è stato presente alla presentazione del libro di Brizzi (ndr. evento presentato dall’associazzione NoSS). «Mi piace conoscere la città – conferma -, tutto quanto fa cultura e creatività. In tal senso va a collocarsi lo stesso “Tascapane” e le iniziative legate alla rivista: rileggendolo mi sono affiorati bei ricordi di gioventù. Ho apprezzato inoltre tantissimo la serata e la location utilizzate per la presentazione del libro di Brizzi e spero, nel tempo, di poter coinvolgere anche i giocatori della squadra in questi appuntamenti. Li trovo, in un qualche modo, “allenanti” come il lavoro quotidiano che svolgiamo sul campo, però in questo caso in senso di cultura ed inserimento nella realtà di Ferrara». Nello scorso numero parlavamo di una nuova era in casa Spal: la stagione è iniziata con i migliori presupposti. «Ritengo che il cammino intrapreso sia molto positivo – ci spiega il tecnico spallino -. Credo nelle idee, nelle persone, nei progetti: alla Spal ho trovato queste componenti e ciò mi fa pensare che qualcosa di buono potremo fare nel corso della stagione: certo

il Direttore Generale Gianbortolo Pozzi con Aldo Dolcetti

2000. 2500. 3000. Infine 4500: sono i numeri delle presenze allo stadio “Paolo Mazza”. Una crescita costante a dimostrazione di un entusiasmo, mai sopito, ritrovato dai tifosi ferraresi nei confronti della Spal. Un bellissimo campionato, quello di Prima Divisione, che vedrà ora i biancoazzurri, a pochi punti dalla vetta, in campo a Ferrara contro il Lecco il 14 dicembre. Dove non mancherà lo spettacolo in campo, ma soprattutto sugli spalti. Tutti al Mazza! (f.p.) poi, il calcio come la vita, fa i conti con tantissime componenti, ci vuole anche un po’ di fortuna. Il fatto però, che questo gruppo sia formato da persone perseveranti nel lavoro, disposte sempre a fare quadrato e a risolvere i problemi e ad apportare il proprio contributo con impegno e dedizione, è sicuramente il miglior viatico per un futuro positivo. In maniera parallela, è lo stesso percorso che sta iniziando il Tascapane, a cui va il mio augurio per una crescita brillante». La Spal si presenta quindi come una ricetta di sicuro successo, e parlando con lo “Chef”, il Direttore Generale Gianbortolo Pozzi, abbiamo scoperto che gli ingredienti per assemblarla sono molteplici: «Riguardo ai giocatori c’è da dire che la rosa vanta nomi importanti: Zamboni, Lorenzi, Capecchi, Centi. Ho voluto persone con esperienza che potessero fungere anche da riferimento per i compagni. Ci sono però anche scommesse che inseguivo da tempo e che quest’anno sono finalmente riuscito a raggiungere: Cazzamalli, Arma, Bracaletti ne sono un esempio». Da non dimenticare poi l’ingrediente Dolce...tti in cui Pozzi ha piena fiducia. «Sta lavorando bene, il nostro mister, e a parte l’essere un ottimo tecnico sta mantenendo tra le file spalline serenità, concentrazione, impegno e costanza (elementi questi sui quali il digì non transige, così come sul rispetto delle regole fondamentale per far funzionare le cose; ndr)». L’entusiasmo sta ormai trascinando tutti in città e Pozzi ne è davvero soddisfatto anche se ci dice: «Cerco di tenere i piedi per terra nonostante tutto. Credo che ciò che dobbiamo fare sia pensare a lavorare bene come stiamo facendo ora, se non di più». Viene da chiedersi a questo punto che cosa abbia portato il nostro DiGì nella città estense.. «L’avventura Spal è partita come una sfida da affrontare insieme ad un amico quale è Stefano Bena, il nostro amministratore delegato e al nostro presidente Cesare Butelli. Abbiamo messo insieme un progetto, un programma di lavoro in cui stiamo investendo davvero molto per riportare ad alti livelli questa squadra. Sono soddisfatto anche se ho ancora un sogno nel cassetto da coronare: quello di diventare il Direttore Generale di una squadra di calcio di serie A..». Direttore generale lo è diventato: ora aspettiamo fiduciosi il resto!


il Tascapane informa

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concorso fotografico La nostra prossima inchiesta, “Affittasi camera in Grattacielo: spese sanitarie escluse”, riguarderà i bassi prezzi degli affitti “zona stazione”, e i possibili rischi da inquinamento elettromagnetico causati dalla massicia presenza di antenne. Spedisci la tua foto all’indirizzo noss@ live.it. La foto vincitrice sarà pubblicata come pagina di copertina sul prossimo numero!

Il prossimo numero del Tascapane uscirà il 25 febbraio. Cercalo in tutte le facoltà oppure presso questi locali: - Circolo dal Tramonto all’Alba , via Guido D’Arezzo, 2 - Pizzeria da Alice, via Palestro 89/91 - L’Oasi di Orsatti, centro commerciale “Le Mura” - Inlingua - School of languages- Via Mascheraio, 17 - Cts, Centro turistico studentesco , Via Cairoli, 35 - Ottica Vision, Via Mazzini, 82 - Biblioteca Ariostea - Trattoria “Il Cucco”, Via Voltacasotto, 3.

Arrivederci a Febbraio! nel frattempo... BUONE FESTE dalla redazione de il Tascapane!


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