Città dei Mille dicembre 2015 gennaio 2016

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ISSN 1826-1426

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TAVERNA VALTELLINESE

INTERVISTE: Giovanna Terzi Bosatelli Biagio Storniolo Luca Viscardi Leyla Ciagà

DICEMBRE / GENNAIO 2015 / 2016

Anno 18 - N°6 Dicembre 2015/Gennaio 2016 - Poste Italiane S.p.A. - Spedizione in Abbonamento Postale - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1, comma 1, DCB BERGAMO In caso di mancato recapito si restituisca a: Città dei Mille - via Madonna della Neve, 24 - 24121 Bergamo, che si impegna a pagare la relativa tassa. Euro 3,00




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Edito riale

Editoriale

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ergamo migliora o peggiora? Si sta meglio ora o si stava meglio prima? Le risposte a queste semplici domande possono divergere. C’è chi vede sempre il bicchiere mezzo vuoto. Certo, di problemi da risolvere ce ne sono parecchi, però a me quella metà piena dà soddisfazione: mi sembra si stia facendo il possibile perché il livello sia sempre più alto. Le parole di Leyla Ciagà, da un anno e mezzo assessore all’Ambiente, politiche energetiche e verde pubblico, ispirano fiducia: «Vogliamo dar vita a un’interconnessione verde tra il parco agricolo a sud, la cosiddetta cintura verde prevista dal Pgt e mai decollata, e il Parco dei Colli. Ne risulterebbe un sistema di grande valore ambientale e paesaggistico, ma certamente è un progetto molto ambizioso». Poi ci sono alcuni dati oggettivi che fanno ben sperare, come quelli forniti dal nuovo comandante provinciale dei carabinieri, colonnello Biagio Storniolo: «La fotografia generale della criminalità in provincia è positiva: calano i reati. Ma guai ad abbassare la guardia». Poi ci sono i progressi tecnologici, anche a livello di servizi. Oggi, come fa notare il conduttore radiofonico Luca Viscardi, a Bergamo si possono pagare biglietto dell’Atb e parcheggio sulle linee blu usando lo smartphone. Non è da tutti. Certo, per altre cose le lungaggini la fanno da padrone, come la lentezza nel decidere cosa fare delle aree dismesse: «Qui il meglio – chiosa Viscardi - è nemico del bene: a forza di aspirare sempre al meglio, non si fa il bene della città. Quando vado a Brescia, ad esempio, provo un po’ di invidia per la rapidità con cui si riescono a prendere decisioni di grande portata». Una pugnalata, soprattutto perché tira in ballo i cugini. E la verità fa male. Buona lettura!

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di Claudio Gualdi


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La mia

rubrica

Expo, oltre i numeri c'è di più?

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ervono 24 milioni di ingressi affinché si possa raggiungere il pareggio di bilancio”: così aveva detto Giuseppe Sala, Commissario Unico di EXPO, al momento dell’inaugurazione di EXPO. Oggi che la manifestazione si è conclusa sarebbe interessante andare a verificare cosa questo enorme evento globale sia riuscito a realizzare. Nel prossimo numero tenteremo un bilancio di questi mesi di esposizione universale, non solo allineando numeri e dati statistici ma provando a capire se gli obiettivi, in termini di comportamenti virtuosi che tale iniziativa voleva promuovere, siano stati più o meno raggiunti. La nostra proposta è quella di chiudere il cerchio e verificare, a bocce ferme, se gli investimenti, e non solo quelli di natura squisitamente economica, abbiamo prodotto risultati. I dati sono chiari: 144 paesi espositori; Onu, Unione Europea e Cern le organizzazioni internazionali aderenti; Caritas, Oxfam, WWF e Save the Children sono alcuni nomi delle 13 organizzazioni della società civile coinvolte; 4000 gli operatori coinvolti. Ma ci fermiamo qui. Per non rischiare di finire schiacciati nei numeri di questo apparato che è stato il vanto della nostra nazione o almeno ha tentato di esserlo, o almeno è stato capace di vendersi come tale, nel buio di questi tempi.

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di Emanuela Lanfranco e.lanfranco@inwind.it


Approfondimento

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La classe dirigente non va in libreria

i sa che l’italia è un paese di non lettori e si sa anche che le cifre delle statistiche da sole sono mute se non le si fa parlare. Provocano stupore indubbiamente i dati resi noti di recente, in occasione della fiera del libro di Francoforte dall’Aie (Associazione Italiana Editori): se la quota dei non lettori (si intende per “non lettore” chi non ha letto nemmeno un libro nell’ultimo anno) si aggira attorno al 30/40 % in Francia e Spagna, in Italia si arriva al 58% ma il dato più curioso è che nel nostro Paese il 39,1% di dirigenti e professionisti non legge neppure un libro all’anno, mentre in Francia e Spagna i manager non lettori sono appena il 17%. Vale a dire che proprio dove meno ce lo aspetteremmo, e cioè tra quella “intellighenzia” che ha

frequentato fior di scuole, si annida un disamore così preoccupante nei confronti della lettura. Meno dolenti le note se si guarda ai giovani: le cifre ci dicono che il settore dei libri per i giovanissimi è in crescita, con un incremento del 5,7% nel corso del 2014. Così come a rafforzarsi è anche il libro digitale, nel quale oltre agli ebook rientrano le banche dati e altri servizi online, con una quota di mercato pari al 9,4%. Forse si può riconoscere qualche merito al successo della campagna per l’adeguamento dell’IVA lanciato dall’Aie proprio alla Buchmesse un anno fa con il sostegno del ministro dei Beni culturali. E di nuovo torna in scena la responsabilità della politica incapace di trovare forme adeguate di sostegno alla cultura. Basti

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di Emanuela Lanfranco

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un esempio per tutti: se in Francia il diritto di prestito, una forma di tutela del copyright che riguarda i testi consultati in biblioteca, porta alle casse degli editori più di 20 milioni di euro da investire in attività quali la promozione della lettura e la traduzione dei propri libri all’estero, da noi procura solo 400mila euro. Ma perché si legge o non si legge? Forse perché si preferiscono altre occasioni culturali? Perché si ritiene più interessante sostituire il tempo della lettura con quello della visita ai musei, della partecipazione a spettacoli cinematografici? No: il quadro è desolante anche su questo versante.

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Noi che siamo circondati dalla cultura che ci parla nelle lingue della nostra lingua –meravigliosa (l’anniversario dantesco viene festeggiato in tutto il mondo)-, delle pietre antiche dei nostri selciati, dei quadri, delle statue, della musica, della moda, della cucina, noi forse ne siamo così circondati da dimenticarci che tutto questo enorme patrimonio patisce e perisce senza la cura e senza la capacità di continuare una tradizione che, da sola, non basta a garantire il futuro. Non siamo capaci di fare intravedere che la cultura è piacevole, vince ancora un’idea polverosa e antiquaria delle pratiche

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culturali, viste come alternative a ciò che conta o a ciò che attrae e diverte. E forse rileggere alla luce di questa interpretazione il dato della disaffezione alla lettura della classe dirigente sarebbe ancora più allarmante. E’ così semplice, come dice Pennac: il verbo “leggere” come il verbo “amore” non sopporta il modo imperativo. Si legge per piacere, si va alle mostre per divertimento, si gustano i quadri e si guardano i piatti degli chef per passione. Non per dovere, ma per amore. Ma anche all’amore si educa.


Sommario Città dei Mille - anno 18 n. 6 Aut. Trib. n. 52 del 27 Dicembre 2001 Editore: Edicom S.r.l. cittadeimille@ediberg.it www.ediberg.it Direzione e Redazione: Via Madonna della Neve, 24 Bergamo Tel. 035 35 91 011 Fax 035 35 91 117 info@cittadeimille.com www.cittadeimille.com Direttore responsabile: Claudio Gualdi Direttore editoriale: Emanuela Lanfranco Redazione: Fabio Cuminetti Abbonamenti: 035 35 91 011 segreteria@ediberg.it 1 anno - 27 euro Stampa: Sigraf - Treviglio (Bg) Pubblicità: Tel. 035 35 91 158

Editoriale La mia rubrica Approfondimento

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cover story

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in Vetrina

Finalmente, bonazzidesign «La sostenibilità è l'anima che ci accomuna» I Love You Mamma, inno alla donna Nepios, successo per la mostra solidale Aperto il ristorante All'Acqua Pazza Alessandra Giavazzi e il suo primo thriller Bocciofila Bergamasca, la cena sociale

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vip & news

Donne che aiutano le donne «Bergamo è pragmatica: mi piace» I.GE.A. per la Business Intelligence «La mia vita? Radio, tecnologia, famiglia» «Astino è il mio fiore all'occhiello»

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interviste

Luberg Golf Cucina Motori Hair Style Arte Spiritualità Poesia Cinema

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rubriche

Uno "Sguardo" sull'arte di Andrea Baleari La Grande Guerra a Bergamo, un secolo dopo

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cultura

Taverna Valtellinese, largo ai giovani

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Co ver

Taverna Valtellinese, largo ai giovani

«Riprendere il passato, modellarlo nel presente, proiettarlo nel futuro»: il ristorante storico del centro, nato nel 1967, punta su una squadra giovane e una carta che va ad arricchire la proposta tradizionale

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l cliente è il re del ristorante. E un re deve avere la sua corte, i suoi punti di riferimento, ma anche la necessaria apertura alle novità. Al domani. Per questo una certezza in tempi di mode culinarie molteplici ed effimere, la Taverna Valtellinese, ovvero uno dei ristoranti più caratteristici del centro di Bergamo, «ha preso una nuova tendenza – spiega Fabio Bonfanti, chef e gestore, 32 anni - in questi

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ultimi anni: è stato rinnovato il locale e lo stesso è avvenuto per il personale, con inserimenti di giovani in sala e in cucina. La tradizione si rinnova, mantenendo gli standard della miglior cucina valtellinese e facendo allo stesso tempo dei ritocchi seguendo la nostra ispirazione, e secondo le richieste della clientela». Tradizione ma con stile, dall’allestimento che non disdegna alcuni pezzi d’anti-

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di Fabio Cuminetti


quariato alpino – la slitta all’ingresso, le racchette da neve alle pareti, i lampadari con corna di cervo, l’arredamento caldo e accogliente che ricorda un lussuoso chalet, le tovaglie a quadrotti, i cuscini ricamati – all’offerta enogastronomica costruita su materie prime di alta qualità. Le ricette che hanno consentito al ristorante di affermarsi sono rimaste le fondamenta del successo: Pizzoccheri caserecci, Bresaola Igt condita con una salsina a base di olio, limone e senape, carne al bastone (roastbeef alla griglia arrotolato a un bastone di abete bianco appoggiato sulle tipiche barchette di legno) e Pasticcio Valtellinese, protagonisti anche di un menù «Prova Sapori» da 35 euro (incluso vino Rosso di Valtellina, acqua e caffè). Bonfanti, all’insegna del rinnovamento, ha introdotto alcune valide alternative: «manteniamo nel menù delle portate di pesce – spiega – perché, soprattutto d’estate, c’è richiesta. Da due anni abbiamo anche il dehors». Note aggiuntive anche gli speciali tagli di carne, come black angus americano e bisonte canadese, e il tartufo, sia quello bianco d’Alba che quello nero bergamasco. D’inverno vanno molto le tradizioni regionali, bollito e cassoela in primis. Ampliata, infine, l’offerta della cantina: all’attenta selezione valtellinese si sono aggiunti rossi, bianchi e rosati da tutta Italia e oltre. Ora le etichette sono più di trecento. Altra novità di quest’anno è il menù del pranzo, da martedì a venerdì, dedicato a tutti coloro che vogliono fermarsi negli orari d'ufficio a fare una pausa slow food, che ha avuto ottimi riscontri. Il piatto unico, con due pietanze a scelta, costa 15 euro, il menù a due portate 20; acqua e coperto inclusi. Ampia la scelta: Bresaola condita «alla nostra maniera», Prosciutto crudo della Valtellina, Tartara di Manzo con crostini e scaglie di Grana, Caprese con mozzarella di Bufala, insalatone (Nizzarda; Valtellinese; di Pollo) e pesce del giorno tra gli antipasti; Pizzoccheri di Teglio, Panzerotti ripieni con bresaola e formaggio, Pappardelle fraina ai Funghi Porcini; Tortelloni di carne con Burro Chiarificato; Gnocchetti alla Valtellinese; Rigatoni alla Rustica; Risotto ai funghi porcini più proposta del giorno tra i primi; Controfiletto rosato con Rucola, Rosetta di Vitello con Polenta e Funghi

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Porcini, Stufatino di Manzo con Funghi Porcini e Polenta, Rognoncino di Vitello con Funghi Porcini e Polenta, Portafoglio Valtellinese, Appiattita dorata in pangrattato, Tagliata di Angus con rucola e patate al forno, Spiedino di carne alla griglia, Uova al tegamino tartufate con Polenta più proposte del giorno (anche di pesce) tra i secondi. C’è anche l’opportunità del take away. Infine, il servizio è a 360 gradi: chi ha bambini piccoli può contare su fasciatoio e set completo per la prima infanzia. Gli interni del locale, pur mantenendo lo stile, sono periodicamente rinnovati. Piace alle famiglie, la Taverna, e piace ai professionisti, che ne apprezzano la qualità sempre alta, la cortesia, la possibilità di avere tavoli riservati e reconditi anche a pranzo. Con un’atmosfera unica.

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Finalmente bonazzidesign

Facendo leva su un team di professionisti composto da designers, architetti e ingegneri, questa realtà produttiva offre al cliente l’occasione di fargli vivere gli ambienti proposti

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ealizzare un ambiente che rappresenti la sintesi del lavoro congiunto svolto da una squadra di designers, architetti e ingegneri, con l’obiettivo di cogliere in pieno le esigenze del cliente. E’ quanto si propone bonazzidesign, una realtà produttiva da tempo proiettata nel futuro, che opera sotto la diretta guida del team leader Daniele Bonazzi nella sede di via Trecourt 3 a Bergamo. Abbandonata la vecchia concezione del negozio di arredamento, bonazzidesign offre l’opportunità di vivere gli ambienti proposti. Si tratta infatti di un vero e proprio B&B in cui è possibile pernottare e acquisire un’esperienza complessiva, testando i prodotti prima di acquistarli. Uno spazio eventi da affittare con la possibilità di avere cuochi professionisti

che cucinino per il cliente e davanti a lui. Le produzioni di bonazzidesign sono sul portale internet www.bonazzidesign.com dove è possibile acquistare i prodotti delle collezioni servendosi del supporto della rete vendita. La location di Bergamo rappresenta il modello a cui seguiranno, entro il 2016, altri 100 spazi espositivi visitabili in tutto il nord Italia, che faranno da progetto pilota per l’inserimento nel mercato internazionale con 600 analoghi allestimenti, diffusi per lo più nel centro Europa, con l’obiettivo finale di raggiungere l’italiano all’estero. Nato a Milano, dopo aver conseguito la laurea in Architettura al Politecnico del capoluogo lombardo nel 1991, Daniele Bonazzi ha affinato la sua preparazione seguendo corsi di specializzazione, in Italia

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e all’estero, indirizzati verso l’illuminotecnica, l’arredamento e la grafica pubblicitaria. Un percorso che l’ha portato a diventare un affermato professionista nel panorama architettonico italiano. Notevole successo ha riscosso, durante il recente Salone del Mobile di Bergamo, il look proposto dal team bonazzidesign. Nell’occasione i cuochi e gli operatori dello stand hanno indossato grembiuli e divise istituzionali, coinvolgendo i visitatori in vari show cooking. Quest’ultimi eventi si sono rivelati efficaci per far conoscere la bonazzicafè, la divisione che si occupa di mettere a disposizione degli italiani all’estero le specialità enogastronomiche del made in Italy. via Trecourt, 3 - Bergamo 035.255977 daniele@bonazzidesign.com

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«La sostenibilità è l’anima che ci accomuna»

Lario Bergauto e Bergamo+ uniti, lo scorso 29 ottobre, per un evento dedicato al lusso sostenibile. Accostando le vetture elettriche e le case domotiche più all’avanguardia della città

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ella serata di giovedì 29 ottobre, presso la residenza Bergamo+, si è tenuto un evento dedicato al lusso sostenibile. Gli architetti del complesso residenziale hanno accolto gli ospiti dall’ingresso di via Mazzini e li hanno condotti nelle case disegnate dallo studio Antonio Citterio, Patricia Viel & Partners illustrando la modernità, il comfort e la tecnologia degli splendidi appartamenti con vista su Città Alta e sul parco Locatelli. Nel frattempo i piloti di BMW Lario Bergauto tenevano i test

drive con tre vetture elettriche BMW i3, che gli ospiti hanno potuto guidare da Bergamo+ fino in Città Alta, a cui hanno libero accesso proprio grazie al motore elettrico. Nell’androne del complesso residenziale erano esposte una BMW i3 e l’avveniristica BMW i8, le vetture più sostenibili della Casa Bavarese. Dopo le visite guidate e i test drive il dott. Lumina di Bergamo+ e il dott. Giacobbi di BMW Italia hanno ringraziato i tanti ospiti ricordando la filosofia condivisa all’insegna della modernità

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e della sostenibilità, ben rappresentata dalle vetture elettriche e dalle case domotiche più all’avanguardia della città. e.l.

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I Love You Mamma, inno alla donna

Lo scorso 22 ottobre Tiziana Fausti ha presentato nella sua boutique la collezione di Dolce e Gabbana per la stagione autunno-inverno 2016. Femminilità ricercata, delicata, molto elegant

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Love You Mamma, ovvero «Ti amo mamma». Un inno alla donna per eccellenza il tema della collezione di Dolce e Gabbana per la stagione autunnoinverno 2016, presentata da Tiziana Fausti nella sua boutique giovedì 22 ottobre. Una collezione dalla femminilità ricercata, delicata, molto elegante, che racchiude un mix di donne mediterranee. Una collezione che piace, che attira l’attenzione delle clienti, conquistate anche dagli accessori: scarpe, borse cinture che vanno a completare la donna di Dolce e Gabbana.

L’evento ha come sempre avuto grande successo: numeroso il pubblico presente che ha avuto il piacere di vedere e provare questi capi. e.l.

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LA BOUTIQUE TIZIANA FAUSTI HA AVUTO IL PIACERE DI INVITARVI A SCORPIRE LA NUOVA COLLEZIONE DOLCE&GABBANA AUTUNNO/INVERNO 2016


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Nepios, successo per la mostra solidale

Per sostenere l’associazione, impegnata in progetti a tutela dei bambini e delle loro famiglie, è stata allestita la tradizionale esposizione di artisti bergamaschi al Luogo Pio Colleoni, in Città Alta

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a aperto i battenti lo scorso primo aprile nella consueta e suggestiva cornice del Luogo Pio Colleoni (via Colleoni 11, Bergamo Alta) l’ottava edizione della mostra solidale «Artisti bergamaschi per Nepios», associazione a tutela dei bambini e delle loro famiglie. Alla cerimonia d’inaugurazione sono intervenute diverse autorità che tra cui Sergio Gandi, vicesindaco del Comune di Bergamo, Maria Carolina Marchesi, assessore alle Politiche Sociali del Comune di Bergamo, dott. Carlo Nicora, direttore dell’A.O. Papa Giovanni XXIII di Bergamo, dott.ssa Mara Azzi, direttore generale dell’Asl di Bergamo, Perlita Serra, consigliere della Provincia di Bergamo,

Giovanni Sanga, membro della Camera dei Deputati, Mario Barboni, consigliere regionale della Lombardia, don Fabrizio Rigamonti, direttore dell’Ufficio Pastorale della Cultura e dell’Ufficio per i Beni Culturali della Diocesi di Bergamo, don Michelangelo Finazzi, direttore dell’Ufficio Pastorale della Salute e della Sofferenza della Diocesi di Bergamo, Mario Rivola, vicepresidente Avis Cittadino, e Fabio Bombardieri, presidente della Fondazione Opera Pia Misericordia Maggiore. È intervenuto per un saluto anche Franco Tentorio, già sindaco di Bergamo. L’inaugurazione si è conclusa con un aperitivo offerto da «Mimì – La casa dei sapori». La mostra e rimasta

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aperta fino al 30 settembre. Anche questa edizione ha visto protagonisti, come per le precedenti, artisti orobici, che hanno donato a Nepios Onlus alcune delle loro opere. Il ricavato dalla vendita delle opere ha permesso di raccogliere fondi a favore dell’associazione a tutela dei più piccoli e della famiglia. Tutela dal punto di vista sanitario, educativo e pedagogico. Inoltre quest’anno, la domenica mattina del 27 settembre, nel giardino interno, si è svolto un intermezzo musicale, le cui note hanno accompagnato la visita alle opere d’arte.. e.l.

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PROGETTI IN CORSO DI NEPIOS - L’ultimo progetto di Nepios, dal titolo “Le Parole leggere”, inaugurato alla Neuropsichiatria Infantile di Borgo Palazzo a dicembre 2014, riguarda uno spazio multifunzionale all’interno della struttura per interventi riabilitativi, dotato di strumenti multimediali a tecnologia avanzata e sviluppati da esperti nella riabilitazione dell’età evolutiva, che permettono ai piccoli utenti di allontanarsi dalle situazioni di malattia, disabilità e isolamento verso uno stato maggiore di salute, abilità e partecipazione. Inoltre, sempre lo scorso anno, al Centro per il Bambino e la Famiglia dell’Asl è stato avviato i progetto “La parola ai bambini: i gruppi di parole nelle famiglie conflittuali”, dedicato in particolare ai figli, spettatori passivi della separazione dei genitori. Sono stati promossi gruppi di parola per aiutare i minori ad avere maggiore chiarezza rispetto a quanto sta succedendo in famiglia e a migliorare la qualità del rapporto con i propri genitori nonché a trovare strategie relazionali più adattive.

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Aperto il ristorante All'Acqua Pazza

La cantante Anna Tatangelo, grande amica dei titolari, ha partecipato all'inaugurazione del nuovo locale di via XXIV Maggio lo scorso 4 novembre. Pubblico delle grandi occasioni, cucina tipica (e accoglienza) partenopea

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uova apertura in via XXIV Maggio: lo scorso 4 novembre è stato inaugurato il ristorante pizzeria All'Acqua Pazza. Cucina tipica partenopea, pizza napoletana verace, pesce freschissimo e il pubblico delle grandi occasioni. Con una sorpresa: madrina della serata la cantante ed ex giudice di X-Factor Anna Tatangelo. e.l.

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Alessandra Giavazzi e il suo primo thriller

iù di 200 persone per la prima presentazione di "Ragione e follia", il thriller psicologico con cui debutta Alessandra Giavazzi, giovanissima scrittrice bergamasca. Lo scorso mercoledì 28 ottobre si è tenuto al bar ristorante Ai Giardini il primo di una serie di aperitivi letterari, durante il quale l’autrice ha incontrato alcuni dei suoi lettori e ha raccontato come è nato il suo romanzo, scritto a 19 anni, dopo il diploma al liceo classico Sarpi, e pubblicato il 20 settembre di quest’anno, in seguito al conseguimento della laurea in lettere con indirizzo in comunicazione e pubblicità. Alessandra ha un piano ben preciso quando, nel 2011, decide di scrivere un thriller. Non desidera solo farsi leggere dagli amanti del genere, ma soprattutto aspira a farsi leggere anche da chi non legge abitualmente. Lei stessa, ammette, considerava leggere come uno studio e non

come un piacere e sognava di scrivere qualcosa che la avrebbe appassionata alla lettura. "Tutti noi abbiamo desiderato, almeno una volta, di leggere i pensieri di qualcun altro. Ebbene ci siamo detti che è impossibile. Ma non è vero: è esattamente ciò che facciamo leggendo un libro. Entriamo nella storia e nella testa di un personaggio, ci immedesimiamo e ne rileviamo le differenze. Non ce ne accorgiamo, forse, ma alla fine di un libro abbiamo fatto una nuova esperienza, l'esperienza di un modo di essere dell'uomo che non conoscevamo. Cosa può essere più utile per esercitarsi a riconoscere chi si ha di fronte nella vita di tutti i giorni?". In particolare, ci racconta Alessandra, con il suo thriller psicologico il lettore si immedesima nei pensieri sconnessi di un uomo apparentemente normale o apparentemente psicopatico, chiedendosi se gli avvenimenti della storia siano reali o frutto di una mente malata. Dove sta la ragione e dove la follia? Il

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confine è labile e, forse, addirittura inesistente. I tempi di lettura del libro, per la sua ricercata brevità (80 pagine) e per il suo intreccio ricco di suspense e per nulla scontato, si aggirano intorno alle 3 ore. "Quasi come un film", dice Alessandra sorridendo. Ma poi specifica la differenza rispetto alla pellicola: con un libro scegliamo noi il luogo di lettura, il ritmo e le immagini; non siamo guidati dalla volontà del regista, ma, al contrario, lo scrittore ci permette di essere protagonisti del libro che stiamo leggendo. “Ragione e follia” e la sua campagna a favore della lettura, tra numerosi commenti e recensioni positive e l’ottima riuscita della prima presentazione, piano piano si stanno facendo strada nel difficile mondo dell’editoria e arriveranno a Milano a fine novembre con un nuovo aperitivo letterario in un locale storico del capoluogo. e.l

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Bocciofila Bergamasca, la cena sociale

Attraverso la tradizionale, interminabile e molto divertente lotteria è stata la raccolta la somma necessaria per donare un elettrocardiografo alla Croce Rossa di Villa D'Almè

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abato 21 novembre, presso il Ristorante la Cantalupa, alla cena sociale della Bocciofila Bergamasca hanno partecipato più di trecento persone, che con la loro presenza hanno riconfermato la sensibilità e la grande generosità per la quota che, ogni anno, la Bocciofila devolve in beneficienza. Durante l’aperitivo, servito a bordo piscina, lo spettacolo pirotecnico ha deliziato gli ospiti, incantati poi dalle stupende maschere di Franz Cancelli che armoniosamente si “aggiravano” tra i tavoli del ristorante dove è stata servita la cena. Scopo della serata la premiazione dei bocciofili che nel corso dell’anno si

sono distinti nelle varie categorie: per la Bocciofila Bergamasca: Cristina Bonomi - Bernardo Ghilardi - Claudio Quadri Valerio Brugali. Per la FIB, Federazione Italiana Bocce, ha partecipato il Consigliere Provinciale sig. Carrara. Durante questa festa, la Presidente Giuliana D’Ambrosio gratifica anche i dipendenti della sua trattoria con il Premio Fedeltà, che quest’anno è stato consegnato a Cosima Alemanno e Luciana Nava. La festa non poteva finire senza la lotteria, interminabile ma molto divertente. E soprattutto, importante perché il ricavato, grazie alla generosità della Bocciofila e soprattutto di Giuliana, ha dato la possi-

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bilità di acquistare un elettrocardiografo, donato alla Croce Rossa di Villa D'Almè. Presenti alla serata, condotta da Remo Morazzini, la signora Loredana Conti Labaa, Presidente di Cuore Batticuore Onlus Bergamo, il dottor Oliviero Valoti, Direttore del 118 di Bergamo e, in rappresentanza della Croce Rossa di Villa D'Almè, la sig.ra Roberta Mazzoleni. e.l.

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Inter vista

Donne che aiutano le donne

Giovanna Terzi Bosatelli, presidente del Soroptimist International d’Italia Club di Bergamo: «Promuoviamo azioni e creiamo le opportunità per migliorare la vita delle donne». Ultima iniziativa: un vademecum informativo per gli anziani della città

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n quel luogo ameno che è la Caminella - importante azienda agricola situata a Cenate Sotto dove, grazie alla peculiarità del terreno fatto di pietra calcaremarmosa detta Sass de Luna, si producono vini di eccelsa qualità - incontro la titolare Giovanna Terzi Bosatelli. In questa occasione ci parla però non della produzione vinicola, ma del Soroptimist International d’Italia. Perché lei, del Club di Bergamo, riveste la carica di Presidente per l’anno 2016-2017. Domanda d’obbligo: cos’è il Soroptimist. Il Soroptimist International è un’organizzazione vitale e dinamica per donne di oggi, impegnate in attività professionali e mana-

geriali. Il suo impegno è per un mondo dove le donne possono attuare il loro potenziale individuale e collettivo, realizzare le loro aspirazioni ed avere opportunità di creare nel mondo forti comunità pacifiche. Cosa significa Soroptimist? Il suo nome deriva dal latino “Soror” (sorella) ed “Optima” (la migliore). Soroptimist può essere interpretato come “il meglio delle donne” nella società. Dove nasce? Il primo Club del mondo nasce ad Oakland in California nel 1921. In Europa, in Francia e in Gran Bretagna nel 1924. In Italia a Milano nel 1928 per iniziativa di Alda Da

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Rios, e a Bergamo nel 1971 per iniziativa di Anna Bocchi Roncelli. Come è organizzato il Soroptimist? I Club sono organizzati in Unioni Nazionali e queste in Federazioni: Europa, Gran Bretagna e Irlanda, Americhe e Sud Ovest Pacifico. Nelle quattro Federazioni sono attivi oltre 3.000 club con circa 80.000 socie, distribuite in 132 nazioni. L’Italia annovera 144 club e oltre 6.000 socie. Quali sono le finalità? Le Soroptimist promuovono azioni e creano le opportunità per trasformare la vita delle donne attraverso la rete globale di socie e la cooperazione internazionale. Obiettivo: promuovere diritti per tutti, pace nel mondo, trasparenza e sistema democratico delle decisioni, volontariato, accettazione della diversità, amicizia. Parliamo del Club di Bergamo, cosa è stato realizzato? Prodigandosi per migliorare la condizione femminile nel mondo, ha messo in atto in questi anni molteplici interventi che vanno dall’aiuto alle donne africane di vari paesi - insegnando loro a coltivare la terra e ad allevare piccoli animali, fornendo istruttori e contributi per iniziare le attività - alla costruzione dei pozzi, all’istruzione legale fornita recentemente a donne Rwandesi grazie a stage tenuti da nostre associate

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Albo delle Presidenti Soroptimist club Bergamo: Anna Bocchi Roncelli 1974-1977 Emilia Strologo 1974/1978 Maria Menis Battagion 1977/1978 Nilde Silvestri 1978/1980 Lucia Boffi Peveraro 1980/1983 Ermanna Vezzoli Toma 1983/1985 Ernestina Belussi 1985/1987 Betty Bongiasca Gavasso 1987/1989 Franca Colnaghi Von Wunster 1989/1993 Angela Gualteroni Prato 1991/1993

(avvocati/notai), alle vaccinazioni contro il papilloma virus nelle Isole Solomon. Quest’anno per Expo con il progetto “la cultura delle donne per una coltura ecosostenibile” abbiamo aggregato 30 club sul territorio e sostenuto piccole aziende al femminile, produttrici locali di eccellenze alimentari, rientrando nelle migliori prassi premiate da Expo e conseguendo a livello

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Daniela Gennaro Guadalupi 1993/1995 Maria Bastogi De Beni 1995/1997 Zaira Cagnoni 1997/1999 Agostina Penna De Beni 1999/2001 Raffaella Poggiani Keller 2001/2013 Anna Falanga Schieppati 2005/2007 Anna valtellina 2007/2009 Nicoletta Morelli 2009/2011 Giovanna Mosconi Mascadri 2011/2013 Nunzia Coppola Lodi 2013/2015 Giovanna Terzi Bosatelli 2015

europeo il “Best practice award”. Negli anni ci siamo occupate di fecondazione assistita con il progetto La cicogna del futuro; di aiuto alle famiglie con bambini ricoverati per trapianti cardiaci presso il nostro ospedale; di violenza sui minori e pedofilia con il convegno “Pierino e il lupo”; di Donne e lavoro con il convegno sulla conciliazione dei tempi lavoro-famiglia. Oggi analizziamo


la donna come “care giver” famigliare, cioè colei che si prende cura della famiglia. Siamo abituati a considerare la donna come un essere multitasking, che fa più cose contemporaneamente, e infatti il suo ruolo cambia, da figlia passa ad essere moglie, madre e di nuovo figlia che accudisce i genitori: la donna è il perno della famiglia e in quanto tale della società. Il problema dell’anziano è uno dei progetti che Lei ha proposto quale Presidente. L’ho vissuto personalmente e ritengo che la problematica di gestione delle persone

anziane abbia bisogno di molta attenzione. L’incontro con la dottoressa Emila Strologo, conosciuta e stimata psicologa e psicoterapeuta, nonché past president del Club, mi ha incoraggiato a realizzare questo progetto. Ho avuto riscontro della validità di questa idea dall’esito del workshop tenuto il mese di ottobre, dove l’attenzione del pubblico presente, tra cui il sindaco Giorgio Gori e la presidente dell’Asl Mara Azzi, ha fatto sì che nascessero altre idee. Certo, non possiamo proporre soluzioni, ma cerchiamo di evidenziare un problema di dimensioni enormi sotto il profilo sociale, culturale e umano. Iniziativa nell’iniziativa, il “Vademecum anziani”. Ritengo sia un valido strumento di aiuto alle persone anziane perché dà loro la possibilità di essere aggiornati sui vari servizi che la città offre e che i più non sanno che ci sono: centri di aggregazione, di assistenza, di riabilitazione, centri socio-culturali, sconti con i taxi, l’iniziativa del Consiglio Notarile, dove ogni sabato mattina c’è un notaio a cui ci si può rivolgere per avere consigli gratuitamente… Insomma, sono tante le iniziative sul territorio che con questo Vademecum speriamo di poter evidenziare e far conoscere agli anziani. Il vademecum dice: vivere la città a 65 anni e oltre... Ricordo che il Vademecum è stato realizzato dal Soroptimist Club di Bergamo con il Comune di Bergamo, assessorato alla coesione sociale, e con l’Asl. Una copia verrà inviata a ogni cittadina e cittadino che abbia almeno 65 anni, sono circa 25mila.

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«Bergamo è pragmatica: mi piace»

Il nuovo comandante provinciale dei carabinieri, colonnello Biagio Storniolo: «La fotografia generale della criminalità in provincia è positiva: calano i reati. Ma guai ad abbassare la guardia»

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siciliano, ma arriva da Milano. Il nuovo comandante provinciale dei carabinieri, il colonnello Biagio Storniolo, fino ad agosto era responsabile del Reparto operativo all’ombra della Madonnina. A Bergamo ha preso il posto di Antonio Bandiera, trasferito a Roma per occuparsi di tecniche investigative alla scuola ufficiali dell’Arma. Nato a Termini Imerese 47 anni fa, sposato (con Melania) e padre di due figli (Alice, 14 anni, e Tommaso di 10), è laureato in giurisprudenza con specializzazione in scienze della sicurezza e ha una lunga carriera alle spalle. Bergamo è vicina a Milano. Ma molto differente. Una differenza palpabile, nel modo di

essere. Quando sono arrivato a Bergamo ho capito che la diversa tradizione, segnata dal vecchio confine dell'Adda, influenza tuttora un diverso approccio alla vita. Il bergamasco è più pragmatico, cosa che mi piace molto. Gente diretta, che bada al sodo. I problemi vengono affrontati e risolti con soluzioni concrete. Qui c'è inoltre una notevole eterogeneità del territorio, assente a Milano. Mi spiego: qui distinguo valli, area centrale dove passa l'A4, Bassa. Territori diversi, diverso approccio alla sicurezza. Assolutamente sì. Qui è un tema molto sentito, anche più che a Milano. E lo capisco: la realtà bergamasca è molto più legata alla provincia rispetto a Milano,

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dove tutto gravita attorno alla metropoli. Il capoluogo è importante, ma è solo un pezzo della provincia, non l'elemento catalizzatore. Il territorio è vasto, con distanze significative e una rete viaria che ritengo sottodimensionata. Ho trovato inoltre che qui le stazioni dei carabinieri, che poi sono il nostro core business, sono considerate e difese con grande senso di appartenenza dalle comunità. Siete un punto di riferimento. Sì, e questo accresce la necessità di dare rassicurazione sociale e l'impegno per dare risposte efficaci. Casi eclatanti aperti, però, gliene sono rimasti. Premetto che vengo dal reparto operativo, spiccatamente dedito all'attività investigativa. Milano è una città grande, con fenomeni criminali complessi e variegati. Mi è capitato di affrontare casi importanti sia dal punto di vista dei crimini violenti - in tre anni abbiamo investigato su venti omicidi - che delle criminalità organizzata: ho lavorato a fianco della direzione distrettuale antimafia in molti casi, tra cui l'indagine che ha coinvolto l'ex assessore regionale Zambetti e il contrasto all'infiltrazione delle cosche calabresi nell'area di Corsico e nello stesso capoluogo. Il fenomeno che più di altri si è evidenziato, sempre parlando di criminalità organizzata, è stato quello di una sorta di collaborazione negativa che si è venuta a creare tra l'imprenditoria e l'associazione mafiosa. Ovvero? Quella forma anomala in cui la vittima, dopo un certo periodo, entra a far parte a pieno titolo dell'associazione criminale, avvalendosi della forza di intimidazione e della capacità di penetrazione sul territorio, per avvantaggiarsi a sua volta. Parliamo invece degli omicidi. Forse il più emotivamente significativo è stato quello di Motta Visconti, in cui Carlo Lissi ha ucciso la moglie e i due figli di 20 mesi e di 5 anni. L'uomo si abitua a tutto, ma vedere dei bambini così piccoli eliminati in modo così efferato mette alla prova anche il più duro professionista. Gli altri erano soprattutto legati a dispute di natura economica, nell'ambito del traffico di stupefacenti. Ci sono poi i fatti di sangue legati ai dissidi di natura familiare, sempre legati a movente economico.

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Eclatante, qui a Bergamo, il caso di Yara. Lo conosco sulle carte, non ho vissuto il periodo investigativo. E' un momento importante questo, perché si stanno svolgendo tutte le udienze, e in dibattimento si sta cercando di corroborare il quadro probatorio completato in questi anni dalla Procura di Bergamo, dal nucleo investigativo di Bergamo e dalla sezione anticrimine di Brescia. Noi siamo a fianco della Procura e garantiremo tutto il nostro contributo, in caso di necessità: rafforzare il quadro indiziario, ad esempio. Ma tecnicamente le indagini sono chiuse, e secondo me sono state fatte in modo egregio. Per i casi su cui stiamo lavorando, invece, spero di proseguire con i successi, dal punto di vista investigativo, che ho avuto a Milano.

Anche il ritrovamento del corpo carbonizzato ad Albino è un caso abbastanza eclatante. Sì, soprattutto in relazione alle dinamiche criminali sottese all'evento. Dietro a tutti gli omicidi del resto, al di là dell'individuazione del responsabile, c'è proprio questo: il movente. Quello che a me importa, una volta che abbiamo sviluppato l'attività investigativa, è capire cosa c'è dietro. E se dietro c'è qualcosa di grosso, bisogna individuare delle linee operative per cercare di contrastarlo. Com'è messa Bergamo, a livello di criminalità? L'andamento dell'ordine e della sicurezza in provincia è, secondo me, assolutamente positivo. Potrà apparire una dichiarazione

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forte e anche netta, ma è così: lo dicono i numeri. Peraltro il trend del 2015, rispetto al 2014, è in discesa come numero di reati. Ciò non significa che si possa abbassare la guardia, né non considerare le risultanze che il territorio stesso ci dà. Le faccio un esempio banale: il fatto che a Milano ci siano più reati che a Bergamo è acquisito. Se in altri territori un furto in abitazione può apparire come un evento di secondaria importanza, perché magari sul territorio ci sono problemi molto più gravi, a Bergamo non è così. Proprio perché il trend della sicurezza è positivo, anche eventi come il furto in abitazione diventano importanti, e noi dobbiamo prestargli la massima attenzione. Ora grazie a un lavoro di squadra congiunto, con prefetto al vertice, viene fatto un lavoro

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molto attento su tutte le situazioni che possono destare allarme sociale. Parliamo di droga. Anche in questo caso, se fotografiamo la situazione in termini generali, i numeri sono buoni. E' innegabile che il fenomeno esista e sia rilevante, come in tutto il Paese. Quando si parla di droga bisogna ragionare in termini di domanda e offerta: quello che preoccupa, e che secondo me dovrebbe preoccupare molto, è che la domanda è alta. Un tema importante, sul quale più che le forze di polizia non possono dare risposte. Noi ci possiamo occupare di contrastare il fenomeno dell'offerta, e da questo punto di vista stiamo facendo sforzi importanti, congiunti. Stiamo rafforzando i controlli nella zona della stazione e in via Quarenghi, con l'ausilio della polizia locale: siamo in diretto contatto con il vicesindaco Gandi. Stiamo esaminando tutti i problemi sul

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territorio per cercare di dare delle risposte concrete, pragmaticamente, come sanno ben fare i bergamaschi. Vogliamo lavorare su vari piani: non solo repressione, ma anche prevenzione. Molto correttamente, il Comune sta tra l'altro incrementando il piano delle videosorveglianza. Bergamo non è una Cenerentola, anzi, è una città dove il fenomeno esiste ma non in maniera difforme da altre città che possono contare su realtà economiche importanti. Che ceti sociali riguarda il fenomeno droga? È trasversale: riguarda un po' tutte le classi sociali. Proprio a Milano abbiamo avuto modo di fare un'indagine molto particolare, chiamata in maniera evocativa Easy Drug (droga facile). I canali stanno cambiando, ed è venuto fuori un sommerso incredibile: spesso la droga viene acquistata su internet, mediante la ricerca di siti dove sono presenti

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sostanze talvolta neppure contemplate nelle tabelle ministeriali. È emerso anche che la maggior parte degli acquirenti, quindi dei consumatori, fa parte del ceto sociale medio-alto: medici, professionisti, professori di musica. Uno spaccato diverso, insomma, da quello che viene solitamente abbinato alla figura del consumatore di stupefacenti. Ma se sappiamo che i luoghi dello spaccio sono sempre gli stessi, perché si riesce a fare poco o nulla per "ripulire" determinate zone? Innanzitutto le indagini per far arrestare questi spacciatori non sono così semplici come potrebbero sembrare in apparenza: noi viviamo in uno stato di diritto e vanno assicurate le fonti di prova, per nulla semplici da raccogliere. Occorre fare dei servizi che portano poi a dei risultati solo dopo uno sforzo non semplice, anche perché dall'altra parte non abbiamo degli sprovveduti. È


la solita guerra tra guardie e ladri, che va avanti con strumenti sempre più efficaci, sia da parte nostra che da parte loro. Sotto i riflettori ci sono sempre certe zone, su cui faremo sempre più servizi mirati e su cui il Comune metterà più telecamere, però non si può parlare del tema soltanto in riferimento a quelle aree. Problema migranti. È stato al centro di grandi attenzioni, grazie anche all'impegno della Prefetto che sta facendo un lavoro eccezionale, per cercare di dare delle risposte importanti non solo e non tanto in termini di logistica, ovvero della sistemazione di queste genti che arrivano da ogni parte del mondo, ma soprattutto per trovare una sinergia che possa superare il tema dell’emergenzialità e giungere a una politica inclusiva in termini generali. È un tema non semplice: il nostro sforzo deve fare in modo che le comunità impegnate a ospitare queste genti possano stare serene e tranquille. Noi, laddove sono presenti migranti, non abbiamo avuto episodi che hanno destato allarme dal punto di vista dell'ordine e della sicurezza pubblica. Andiamo sul personale. Da quanti anni è sposato? Dal 1999. Ho due figli. Complessivamente sono al 14esimo trasferimento, di cui gli ultimi sei con la famiglia. Che, come le altre volte, mi ha seguito: stanno a Bergamo con me. Vogliamo vivere la città e la provincia, e i miei figli sono stati subito iscritti a scuola qui: la più grande, Alice, al liceo classico Sarpi, mentre Tommaso alle elementari dell'istituto Imiberg. Mi voglio sentire bergamasco, per il periodo che starò qui: sostengo la necessità di immergersi appieno nella realtà con cui mi confronto tutti i giorni per il mio lavoro. I suoi figli come affrontano tutti questi trasferimenti? Con qualche legittima difficoltà: cambiare situazioni, amicizie e abitudini di vita non è facile. Da una parte c'è il disagio, dall'altra c'è la bellezza della novità, di conoscere persone e realtà nuove. Io e mia moglie cerchiamo dunque di far vivere ai figli questo momento di difficoltà come una sfida da vincere. Vogliamo farli sentire appieno, se non proprio cittadini del mondo, cittadini d'Italia. Bergamo è una bella città, efficiente, con tanta gente di valore: stiamo bene qui.

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I.GE.A. per la Business Intelligence

Organizzare i dati per ottimizzare il lavoro. Consulenti per migliorare il controllo di gestione

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on un gruppo di risorse giovani, brillanti ed altamente specializzate, I.GE.A. sas fornisce supporto nella progettazione e nella realizzazione di progetti ex-novo e nello sviluppo di progetti esistenti, nella riorganizzazione dei processi e nella manutenzione evolutiva di installazioni, anche complesse. Gli esperti di I.GE.A. hanno le competenze funzionali e le capacità tecniche per implementare progetti nei sistemi SAP R/3, SAP BI, TIBCO Analytics (Jaspersoft) e nella programmazione Java, il linguaggio più popolare e supportato su un'ampia gamma di sistemi operativi, dai dispositivi mobili ai sistemi di applicazioni aziendali. La società di via Pila 37 a Brescia (quar-

tiere Sant’Eufemia, nei pressi del Museo Mille Miglia) si è specializzata nell’area della Business Intelligence, nell’assistenza e nello sviluppo di architetture in ambiente TIBCO Analytics (Jaspersoft), offrendo la flessibilità necessaria a garantire una realizzazione efficace di report, grafici e dashboard professionali. Milioni di persone ogni giorno in tutto il mondo prendono decisioni più rapide grazie alla piattaforma di reporting e analisi incorporabile, che fornisce dati immediatamente fruibili nelle loro applicazioni e nei processi aziendali. Oltre dieci anni di progetti realizzati in tutta Italia ed all'estero collocano I.GE.A. tra i partner tecnici a cui affidarsi.

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Dare forma all'idea del cliente è l'obiettivo di I.GE.A., traguardo raggiungibile sviluppando Business Intelligence Analysis, report e dashboard "pixel Perfect" per le applicazioni interne o quelle dedicate ai clienti, applicazioni analitiche completamente interattive. Le competenze che la società di Sant'Eufemia vanta sono legate ai sistemi Jaspersoft, SAP BI e Java, di Business Intelligence, di sviluppo di progetti esistenti e manutenzioni evolutive. Ma cosa è esattamente la Business Intelligence? Attraverso l'interattività dei reports ed una analisi approfondita delle informazioni esistenti in azienda in tempo reale, gli owners di processo ed i vertici aziendali possono ottenere importanti strumenti di lavoro. "Prima di tutto possono conoscere il proprio business, migliorare le decisioni strategiche, rendere più facile l'accesso e la condivisione delle informazioni - spiega il titolare Valter Bianchi - . Possono inoltre navigare velocemente i dati in real-time, monitorare gli scarti di produzione e fare molto altro, tutto in un'ottica di ottimizzazione di un patrimonio di dati e numeri che, spesso, si possiede ma non si utilizza nemmeno, perdendo importanti occasioni di miglioramento". Ciò che I.GE.A. consente, dunque, è di utilizzare informazioni che già un'impresa possiede ma non elabora, oppure introdurre sistemi tecnologici che ne favoriscono il flusso, la raccolta e l'analisi. Per maggiori informazioni sul prodotto è possibile visitare www.igeaweb.com. Non solo business, ma anche attenzione ai giovani e allo sport. In linea con i dettami della Responsabilità Sociale d'Impresa, tra le attività aziendali di I.GE.A. c'è anche il supporto a Niccolò Antonelli, giovane pilota del gruppo VR46 Academy, impegnato nel Motomondiale classe Moto3. "Uno sportivo di grandi potenzionalità, determinato e concreto, in cui I.GE.A. ritrova i valori di dinamicità e qualità che ne rispecchiano l'operato quotidiano" spiega infine Bianchi. I.GE.A. sas Brescia - via Pila, 37 345.7953398 030.7776740 / 030.5616010

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«La mia vita? Radio, tecnologia, famiglia»

Gli inizi a Bergamo, il successo con Rtl, il ritorno nel 2008 con Radio Number One. Ora una delle voci radiofoniche più longeve in Italia, il vulcanico Luca Viscardi, ha una seconda vita hi-tech con Mister Gadget

L

a tecnologia è la sua missione. La radio è il suo mestiere. Una delle voci radiofoniche più longeve in Italia, il vulcanico Luca Viscardi, da qualche anno vive una realtà bipolare con il suo alter ego, Mister Gadget. Usa smartphone iOS, Android, Windows Phone e Blackberry, senza alcuna religione, e ama provocare. Si occupa di tecnologia, certo, ma non è molto interessato alle caratteristiche tecniche dei prodotti. Vaga alla ricerca dell’anima che è nascosta dentro gli oggetti. Non solo alter ego: Mister Gadget è un programma di Radio Number One, in onda ogni sera alle 20; è un canale Youtube, un mondo di comunicazione social, una rubrica mensile su Maxim. E naturalmente uno spazio on line, mister gadget.net, dedicato a chi non smette mai di scoprire. Ma la radio, dicevamo, resta la sua attività principale. Dopo aver girato

l'Italia (e il mondo), da 7 anni è tornato a trasmettere da Bergamo. Via Camozzi 10, per la precisione. Con un megafono, però, che raggiunge tutto il nord Italia. Parliamo innanzitutto di questo tuo alter ego. Però porto avanti da anni una passione per i gadget tecnologici che possono essere usati in mobilità. Oltre ad acquistarli, ho cominciato ad avere contatti con le aziende che li producono, quindi ho cominciato a chiederli per provarli. Ho cominciato a scriverne su un blog, quindi è nato un canale Youtube che è arrivato a 10 milioni di visualizzazioni in un paio di anni. Una sorta di tuo mondo parallelo, dunque, dedicato alla tecnologia. Sì, che nasce da un'idea: cercare di trasformare in parole semplici un argomento ostico. Obiettivo, che non penso di aver

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ancora raggiunto: trasformare azioni che sembrano complicate in azioni semplici. La tecnologia non deve governarci, ma essere al nostro servizio. Esempio: meglio scrivere la lista della spesa sul telefono, così posso inviarla alla mia compagna, ad esempio, e spuntare i prodotti con un gesto. E perché non sfruttare la tecnologia per servizi che già ci sono, ma sono promossi malissimo: a Bergamo si possono comprare i biglietti dell'autobus con una app dell'Atb e anche pagare la sosta nelle linee blu. E si potrebbe accedere nello stesso modo ai servizi più disparati, usando lo smartphone. Vorrei essere, per usare le parole di una mia amica, il maestro Manzi del 2015: provare gli oggetti per far capire come possano essere usati nel modo più semplice possibile. Il prossimo futuro cosa ci riserva? Una rivoluzione dentro casa. Oggi sono in vendita dei termostati domestici che sono in grado di governare il riscaldamento partendo dalle nostre abitudini, vedendo dov'è lo smartphone, e si possono risparmiare anche diverse centinaia di euro in un anno. Il problema però oggi delle aziende è che spiegare il funzionamento di queste tecnologie in maniera diffusa è troppo complicato e troppo costoso: per cui abbiamo in mano oggetti straordinari, ma non ne usiamo tutte le potenzialità. Qui interviene Mister Gadget. Mi piace anche seguire i fenomeni del mondo hi-tech: cosà funziona e cosa fa flop. Ad esempio? Il videotelefono: ci è stato presentato per due o tre stagioni come irrinunciabile, invece non ha mai sfondato. Poi sono importanti modalità e tempistica: Kataweb aveva presentato una piattaforma per video anni prima di Youtube, ma non è mai decollata. Torniamo ai servizi per il cittadino: cosa manca a Bergamo? Una app che permetta di interagire con l'amministrazione, per segnalare problematiche in tempo reale. A Detroit l'hanno fatto, e ne sono state risolte 10mila in poco tempo. Certo, devono restare anche i mezzi di comunicazione tradizionali, perché in Italia il digital divide tra generazioni è molto forte. Per non creare confusioni e doppioni, questa app dovrebbe dare anche accesso a tutti quei servizi e quelle informazioni utili sia per il cittadino che per il turista: orari dei treni, acquisto biglietti, parcheggi

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disponibili, etc. Poi queste informazioni dovrebbero far riferimento a operatori a cui già le persone fanno riferimento: penso alle mappe di Google e di Apple. È una sfida importante, ma noi siamo sempre un po' indietro, e non parlo solo di Bergamo. Siamo indietro perché fa parte della nostra mentalità, o cos'altro? Stiamo un po' sottovalutando il potenziale in gioco, secondo me. Abbiamo una rete internet lentissima: siamo al penultimo posto tra i 70 paesi recentemente analizzati. Inoltre siamo al 52° posto nel mondo per percentuale di diffusione della Rete, abbiamo il 60% della popolazione connessa, siamo di poco avanti rispetto all'Egitto e alla Turchia e scontiamo un grande gap dal nord Europa e dai paesi più avanzati. Questa curiosità l'hai avuto da sempre, quindi. È sempre stata una passione parallela: anziché collezionare francobolli consumo informazioni sulle nuove frontiere dell’elettronica di consumo. Un esempio: l’aggregatore di notizie. Si scelgono le sorgenti di notizie preferite, tra cui testate locali, nazionali, internazionali e naturalmente, nel mio caso, di tecnologia. Così la mattina con un colpo d’occhio ho tutte le notizie delle testate del nord Italia, utili per la mia diretta a Number One. Gratis. Ecco, parliamo di costi della tecnologia. È molto più conveniente del passato. Alcuni marchi che hanno scelto la strada del posizionamento di lusso, come Samsung e Apple, fanno prodotti belli ma molto costosi. Ci sono però prodotti di costo contenuto che oggi rappresentano una frontiera di tecnologia elevata. Una volta con 200 euro si compravano prodotti mediocri, oggi si può avere uno smartphone potente, funzionale, con tutte le caratteristiche dei prodotti di fascia alta; scontano giusto qualche dettaglio meno curato. Un esempio? Honor di Huawei, cinese. Display da 5,5 pollici, batteria che dura quasi due giorni, spessore sottile, doppia sim. Cambiare dispositivo poi, oggi, è facilissimo grazie ai famosi servizi di cloud. Che sono una meraviglia: quando uno mette nome e password in un telefono nuovo, in un minuto ha a disposizione foto, rubriche, etc. Google foto, ad esempio, permette di vedere le foto scattate, e conservate sui propri telefoni o computer,

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da tutti i dispositivi a cui si ha accesso, in maniera immediata e senza dover fare niente. Non ci sono dei corsi? Potrebbe essere un'idea, organizzati dagli stessi negozi che vendono i dispositivi. Gli Apple store lo fanno ogni tanto. Non hai abbandonato la radio, però. Certo che no, resta quella la mia attività principale. Ci lavoro dal 1985. Ho cominciato a Bergamo con Radio Atlantide, in via Crocefisso, a Valtesse, poi sono passato a Radio America 92, in via Torquato Tasso, e a Radio Beta, in via Suardi. Poi sono stato 20 anni a Rtl e un paio d’anni a Rcs, che aveva un progetto editoriale forte, in seguito abbandonato. Dal 2008 sono a Number One, emittente che copre 33 province e parla con un milione e 800mila persone tutte le settimane. Un emittente leader tra quelle non nazionali, per ascolti. Un megafono, la cui presenza è però poco percepita dai bergamaschi. Perché? Forse per un certo nostro understatement. Ora stiamo facendo una grande opera d'evoluzione: abbiamo cambiato il progetto editoriale e la nostra costruzione musicale, scegliendo come target un pubblico più adulto con una programmazione di successi da anni '80, '90 e 2000. Il gruppo Radio Number One, con sede a Bergamo, comprende inoltre Radio Mille Note, Radio Bergamo, Radio Number One Dance, Radio Nostalgia e, sul Principato di Monaco, Radio Music 100.9. Facciamo un salto indietro: hai cominciato che eri giovanissimo. Sì, a 16 anni, visto che sono del 1969. Sono nato a Bergamo, dove ho vissuto fino a 20 anni. Poi sono stato a Milano, Roma e per


un breve periodo anche a New York. Sono tornato a vivere a Bergamo nel 2009. Cosa ti ha fatto tornare? Da una parte la pigrizia, perché non ho mai amato il pendolarismo: ho sempre scelto di vivere vicino a dove lavoro. E dall'altra una valutazione di "sostenibilità": con l'idea fare famiglia, ho considerato Bergamo città più vivibile. Ti senti bergamasco? Abbastanza. La città mi piace molto, anche se non ho i colori giallorossi di quei bergamaschi secondo i quali Bergamo è bella a prescindere. Quando vado a Brescia, ad esempio, provo un po' di invidia per la rapidità con cui si riescono a prendere decisioni di grande portata. Qui invece le lungaggini sul recupero di un'area come Porta Sud sono per me impensabili. Abbiamo tempi di reazione assurdi, cosa che non manco di far notare alle varie amministrazioni. Non ti ha mai chiesto nessuno di partecipare alle decisioni cittadine? No, e in ogni caso mi piace il mio ruolo da operatore classico dell'informazione, del giornalista come cane da guardia, non schierato. Stimolo la discussione, ed è un ruolo non graditissimo, ma qualcuno lo deve fare. Anche perché gli organi di informazione locali hanno abdicato a questo ruolo. Quest'estate, ad esempio, sono stato molto critico nei confronti dell'Amministrazione cittadina per le scelte nei confronti degli esercenti di Borgo Santa Caterina, dove peraltro vivo. E poi trovo curioso che si concedano gli spazi per gli estivi in Città Alta e poi si diano le multe. Così come non capisco perché non si metta la Gamec negli ex Magazzini Generali: abbiamo un soggetto che paga, uno spazio abbandonato da riqualificare e non si fa nulla. Insomma, qui il meglio è nemico del bene: a forza di aspirare sempre al meglio, non si fa il bene della città. Hai altri progetti? Vorrei declinare Mister Gadget in forma televisiva. Il che non vuol dire che sarà necessariamente dentro la tivù, ma in formato video, con una produzione sofisticata. E per la radio? Lì il progetto è l'organizzazione di un gruppo che ora sta diventando molto grande e articolato, e necessita di ottimizzazione. Quanta gente ci lavora? Tra tutti i piani e i settori, una novantina

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di persone. Non tutti dislocati a Bergamo, però. Vivete di pubblicità. Sì, con tutte le difficoltà del periodo. La radio da questo punto di vista se la cava bene, perché se ne parla poco ma è ancora forte. Negli Stati Uniti quest'anno la radio ha superato la televisione per numero di utenti. Inoltre in Italia è molto ascoltata anche dai ragazzi, e l'84% delle persone la ascolta almeno una volta la settimana. Sessantaquattro persone su cento, ovvero 35 milioni di persone in totale, la ascoltano tutti i giorni, mentre soltanto 21 milioni di persone, in Italia, navigano tutti i giorni in Internet. Resiste bene, insomma. Sì, meglio della televisione. Perché è complementare con la guida, con la navigazione in internet, con la lettura di un quotidiano. Va a braccetto con tante altre attività. Cambia la fruizione, ovviamente, ma il prodotto tiene botta, perché il contenuto alla fine resiste anche alla crescita dei servizi di musica in streaming. Non solo musica, quindi, per la vostra radio. Assolutamente no. Abbiamo dirette dalle 6 del mattino alle 21. La nostra idea di intrattenimento è costruita sì intorno alla musica, ma il compito dei conduttori è fondamentale: arricchire l'ascolto raccontando delle storie in tempi contenuti, tipo 30 secondi. Ci concentriamo molto sulle città a cui parliamo. Raccogliete anche lamentele? Sì, ma non cerchiamo di cavalcarle. Siamo un mezzo di evasione, non vogliamo appesantire la narrazione. Preferiamo stemperare. La radio di parola però potrebbe aver senso, perché da noi a livello locale non c'è, al contrario degli Stati Uniti. Potreste farla voi. Ci abbiamo pensato, ma per ora siamo impegnati in altro. Stiamo strutturando l'azienda per costituire un polo di comunicazione dopo le numerose acquisizioni di altre emittenti. Ti senti più Number One o Mister Gadget? Cerco di far convivere le due realtà con una terza dimensione: quella della famiglia e delle feste dell'asilo. Tua moglie è tecnologica? Ogni giorno di più. In compenso mio figlio

di 4 anni è un nativo digitale: sa riconoscere tutti i dispositivi, e mi piace vedere la sua reazione di fronte ad essi. Ho capito l'importanza del tasto centrale. Però ha la tecnologia contingentata: penso infatti che sia sbagliato, ad esempio, che un bambino di 10 anni abbia già lo smartphone. È uno strumento pericoloso: apre un mondo che non è facilissimo da gestire. Penso che oggi i genitori debbano trovare un bilanciamento perfetto tra l'importanza della vita reale e l'importanza della tecnologia, senza esagerare. Con tuo figlio come fai? Quando usa troppo il tablet gli dico: amore, basta. Però mi piacerebbe potesse frequentare una scuola di coding, programmazione, per bambini: crea una forma mentis logica, che un domani gli tornerà molto utile. La tecnologia avrà la meglio sulla persona.

No, però va governata. E soprattutto il rischio è che la tecnologia ci tolga lavoro, anche perché non abbiamo ancora trovato un modello di business alternativo. E la nostra scuola non è adeguata, mentre il mondo anglosassone, per il quale io ho una vera venerazione, ha un'elevata capacità di reagire ai cambiamenti. Una cosa che ti ha colpito di Bergamo negli ultimi mesi? La manifestazione "Donizetti alive". Fantascientifica, stupenda, degna di una metropoli trendy. Gli appassionati dell'opera saranno inorriditi, ma la commistione tra dj e coro classico, tra cantante che faceva i versi con la voce e cantanti tradizionali, canto lirico e abbigliamento moderno, con tante scene in contemporanea, ha funzionato a meraviglia. E la Domus Magna in via Arena, dove i turisti non arrivano. Un luogo magico.


Inter vista

«Astino è il mio fiore all’occhiello»

L’architetto Leyla Ciagà, assessore all’Ambiente, politiche energetiche e verde pubblico: «La Valle della Biodiversità è un luogo unico in Italia. Spero posso anche contaminare altre aree della città»

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isegna con entusiasmo la città che vorrebbe, Leyla Ciagà, da un anno e mezzo assessore all’Ambiente, politiche energetiche e verde pubblico, muovendo le mani lungo un’ampia circonferenza confermata dagli occhi rapidi: «Il nostro obbiettivo? Dar vita ad un'interconnessione verde tra il parco agricolo a sud, la cosiddetta cintura verde prevista dal Pgt e mai decollata, e il Parco dei Colli. Ne risulterebbe un sistema di grande valore ambientale e paesaggistico, ma certamente è un progetto molto ambizioso». Il verde che risalta in una mappa della città che copre la parete dietro la sua scrivania, dunque, riveduto e corretto: perché non

solo resista alle spinte dell’urbanizzazione ma soprattutto assuma un ruolo decisivo per migliorare la qualità della vita di tutti i cittadini. Classe 1965, ricercatrice e docente di storia dell’Architettura al Politecnico di Milano, con l'ingresso nella Giunta Gori ha portato a compimento un percorso avviato da tempo nella politica, con un occhio di riguardo all'ambiente. Una sfida importante. Come si trova in questo ruolo? Fino alla nomina nella Giunta Gori mi ero occupata della cosa pubblica nella veste di membro del consiglio direttivo di Italia Nostra, associazione che si occupa della tutela e della valorizzazione del paesaggio. Fare l'assessore è un'attività molto coinvol-

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di Fabio Cuminetti

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gente, che non lascia un attimo di respiro: si ha una grande responsabilità, perché ogni giorno bisogna prendere decisioni piccole o grandi che riguardano la vita di tutti. Sta continuando a fare la ricercatrice? Sì, ma è un lavoro che riesco a gestire senza limitare il mio impegno amministrativo. Prima di entrare in Giunta svolgevo anche la libera professione, con consulenze per il tribunale di Bergamo, e tutta questa parte l'ho abbandonata. Tra i punti programmatici della vostra proposta di governo spiccavano valorizzazione del verde pubblico, il collegamento con percorsi pedonali e ciclabili, lo stop al consumo di suolo. A che punto siamo? Per quanto riguarda il verde pubblico, il mio primo atto amministrativo è stato l'estensione degli orari d'apertura di tutti i parchi e dei giardini pubblici della città; ricordo anche il prolugamento del chiosco estivo alla Trucca per tutto il periodo di Expo, con l'affidamento all'operatore privato anche della gestione del parco. Un'esperienza molto positiva, quest'ultima: lo spostamento della struttura a maggiore distanza dall'ingresso e alcuni accorgimenti relativi alla sosta hanno consentito di ridurre la tensione con i residenti. Ora stanno arrivando in Giunta i progetti di manutenzione straordinaria di alcune aree verdi nei quartieri di Boccaleone, Grumello al Piano e Longuelo. Veniamo al consumo di suolo. Stiamo tenendo fede alle promesse: grazie al lavoro dei colleghi assessori Valesini e Zenoni, abbiamo approvato lo scorso 13 novembre in Giunta un provvedimento che intervendo sull'entità degli oneri di urbanizzazione ha proprio come obiettivo quello di favorire la riqualificazione delle aree dismesse (e ce ne sono tantissime in città), scongiurando così l'edificazione di quelle aree libere di cui il Pgt prevede purtroppo anora l'edificazione. Questo perché la cosiddetta legge sul consumo di suolo di Regione Lombardia non consente ai Comuni per i prossimi tre anni di modificare le previsioni edificatorie del Documento di Piano del Pgt, neanche in riduzione. Abbiamo inoltre dato una definizione di suolo non urbanizzato più restrittivo della legge regionale: il suolo deve avere almeno l'80% di superficie drenante. Altri interventi in tal senso? Anche la decisione della vendita e ristrut-

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turazione dello stadio esistente va nella direzione dello stop al consumo di suolo, laddove la precedente amministrazione aveva pensato di costruire un nuovo stadio in area agricola. Parliamo del parco agricolo-ecologico, tema molto complesso. Ci stiano ragionando, anche all'interno del tavolo permanente dell'agricoltura che è stato istituito dal sindaco per stabilire un confronto diretto con gli operatori da Coldiretti a Confagricoltura agli operatorio del biologico, coinvolgendo anche Slow Food, l'Università di Bergamo, Orto Botanico, il Parco dei Colli. E' una sfida complessa che rientra nel tema più generale della valorizzazione del paesaggio urbano, della filiera corta e del km zero. E' la prima volta che un'amministrazione stabilisce un dialogo con il mondo dell'agricoltura, considerandola a tutti gli effetti un settore produttivo e non solo come purtoppo è avvenuto troppo spesso in passato un'attività di ripiego in attesa dell'edificazione dei suoli. Quali gli ostacoli sul percorso? Bisogna individuare a attivare azioni concrete per fare sì che il parco diventi tale: costruire i corridoi ecologici, favorire la sua fruizione da parte dei cittadini, sostenere delle coltivazioni ad esempio di tipo orticolo che siano al servizio della città. Stiamo partecipando a dei bandi che ci consentano di avere dei finanziamenti che vadano in questa direzione, abbiamo siglato una convenzione con il WWF per uno studio specifico e stiamo progettano due percorsi ciclabili all'interno dell'area: il primo da Grumello al Piano alla Madonna dei Campi, il secondo da Grumello al Piano a Colognola. Altri interventi all'orizzonte, restando in tema di verde pubblico? La riqualificazione di via Autostrada, via d'accesso alla città dall'A4, mi sta molto a cuore, ma c'è un problema di proprietà delle aree che stiamo affrontando. Mi piacerebbe diventasse un viale alberato che desse cos' il segno di entrare in una città che fa del verde e del paesaggio il suo tratto distintivo. Un altro progetto su cui stiamo lavorando, anche in collaborazione con l'associazione Pezze di Terra, è la nuova cartellonistica dei parchi e giardini pubblici declinandola non più in chiave di divieti ma di possibilità: un approccio più amichevole e positivo,

insomma. Il parco della Malpensata quando verrà inaugurato? In primavera. Poi procederemo a un bando per la gestione del padiglione all'interno del parco: costituirà un presidio a garanzia di vitalità e sicurezza. Sono molto favorevole alla presenza di attività nei parchi; alla Trucca, ad esempio, l'obbiettivo e di avere un padiglione fisso. Passiamo alle politiche energetiche: è partita la sostituzione massiva dei terminali dei lampioni. Sì, in collaborazione con A2A, gestore della rete di illuminazione pubblica, è partita proprio in questi giorni la posa delle nuove lampade a led. Nell'arco di sette mesi il lavoro verrà completato, sull'esempio di quanto fatto a Brescia e Milano. Sono escluse per il momento l'illuminazione artistica e architettonica in Città Bassa e l'intera Città Alta: situazioni in cui è necessario un progetto ad hoc, più calibrato che affronteremo in seconda battuta. Oltre alle positive ricadute in termini ambientali - si riduce di circa 1.200 tonnellate l'emissione annua di CO2 - il led offre vantaggi innegabili anche in termini di sicurezza: è una luce bianca che permette di vedere meglio i contorni degli oggetti. L'efficientamento energetico degli edifici avanza? Per quanto riguarda gli edifici pubblici stiamo aspettando un bando della Regione Lombardia. Non abbiamo vinto un bando europeo ma il parteciparvi ci ha permesso di stabilire delle relazioni con importanti interlocutori (dalle banche ai costruttori): con il loro aiuto pensiamo di mettere in campo delle agevolazioni e facilitazioni che stimolino i privati ad efficientare i propri edifici, penso soprattutto ai condomini che rappresentano la tipologia prevalente in città. Passiamo all'ambiente. Dove c'è una buona notizia per i cittadini: la riduzione della Tari del 5%. Questo grazie a un lavoro attento degli uffici comunali, in collaborazione con Aprica, che ha permesso di portare a un notevole risparmio. La raccolta differenziata si è estesa. Dallo scorso primo novembre è completa anche in Città Alta: sono stati aggiunti umido e plastica, che ancora mancavano.

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Precedentemente avevamo già modificato gli orari per evitare di avere raccolte rumorose come il vetro al sabato mattina, questo nel rispetto della quiete dei residenti e della sua vocazioen turistica. Come percentuale sul totale dei rifiuti a che punto siamo? Il dato tendenziale aggiornato a ottobre è del 66%. In regione, tra le città capoluogo, siamo secondi solo a Mantova. Proseguiamo con l'opera di sensibilizzazione sulla popolazione, perchè ci sono ancora margini di miglioramento. E' in uscita il bando per la raccolta degli oli esausti. C'è poi il tema della tariffa puntuale dell'indifferenziato, ovvero ognuno paga in relazione a quanti rifiuti produce: siamo in una fase di studio ed elaborazione perchè ci sono dei problemi tecnici da risolvere. Strategica è infine la minore produzione di rifiuti: dal contrasto allo spreco alimentare, alla riduzione degli imballaggi fino alla digitalizzazione e dematerializzazione della pubblica amministrazione; quest'ultima politica è portata avanti con convinzione dall'assessore Angeloni e va in questa direzione: significa consumare meno carta. La sinergia con gli altri assessorati funziona? Sicuramente, il lavoro di squadra è fondamentale perché trattiamo temi fortemente interconnessi, e le risposte migliori si riescono a dare in maniera collettiva. Veniamo ad Astino: un successo. È il fiore all'occhiello del mio assessorato. Per la Valle della Biodiversità, sezione dell'Orto Botanico, abbiamo addirittura fatto delle aperture eccezionali a novembre. Si tratta di un luogo unico in Italia, un museo a cielo aperto della biodiversità, e l'operazione è stata molto azzeccata perché non si conclude con Expo, ma continua con l'obiettivo di contaminare altre aree della città. Vorrei, per esempio, modificare il regolamento degli orti urbani, di cui attualmente possono fare richiesta solo pensionati over 65: tutti devono poter essere assegnatari, e aumenteremo le aree sull'esempio di quanto fatto dal Comune di Bologna. Novità sull'aeroporto? Sul tavolo della commissione aeroportuale si discuterà del nuovo piano di sviluppo dell'aeroporto e del nuovo piano di zonizzazione acustica. Stiamo cercando di trovare le migliore rotte possibili che consentano

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di alleggerire i quartieri che attualmente subiscono le maggiori pressioni in tema di inquinamento acustico, ovvero Campagnola e Colognola. I comuni circostanti sono stati poco collaborativi… Però noi andiamo avanti con convinzione in questa direzione. Anche il matrimonio di Sacbo con Sea, se andrà in porto, potrebbe portare dei benefici anche in tema ambientale, oltre che di business. Esempio? Concentrare i voli merci a Malpensa. Un po' di vita privata. Lei e il suo compagno, l'avvocato Roberto Mazzetti, siete stati la prima coppia a iscriversi

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nel neonato registro delle unioni civili del Comune di Bergamo. Però serve una legge nazionale. Questa iniziativa, che alcuni Comuni hanno adottato, non aveva un significato prettamente simbolico, ma anche di pressione politica nei confronti del Parlamento. Infatti si dovrebbe arrivare in breve tempo ad una legge nazionale. Cosa fa nel tempo libero? Meglio dire cosa facevo, perché ora non ne ho più. Mi piace molto giocare a tennis e camminare in montagna. Poi sono un'appassionata di cinema a 360 gradi, e l'interesse per l'architettura va al di là degli aspetti

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legati alla professione. Le piace vivere a Bergamo, o cambierebbe città, se ce ne fosse la possibilità? No, sto benissimo qui. Trovo che già adesso abbia un'alta qualità della vita. L'impegno amministrativo è nato anche da questo: l'amore per la città. Per questo sono entrata nel Pd fin dalla fondazione, nel 2007. Ma la passione arriva da lontano: la mia prima formazione civile e politica è maturata sui banchi del liceo scientifico Lussana dove ho incontrato degli insegnanti che mi hanno educato a valori come la responsabilità, il rispetto per gli altri e il senso di appartenenza a una comunità.



Il miglior ristorante giapponese a Bergamo La differenza, per sapore e qualità, si sente. Okai ha vari punti di forza: ricchezza di ingredienti, studio degli abbinamenti, ricerca del gusto, presentazione e servizio. Provare per credere

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i ristoranti giapponesi se ne trovano tantissimi, ma le vette di sapore e qualità raggiunte dal Ristorante Okai sono irraggiungibili. Ricchezza di ingredienti, studio degli abbinamenti, ricerca del gusto, presentazione e servizio. Provare per credere. Per questo il locale di via Piccinini (Rotonda dei Mille) è unanimamente considerato il miglior ristorante giapponese di sushi a Bergamo. Tra i punti di forza c’è la materia prima: il pesce è freschissimo, acquistato quotidianamente dal più rinomato fornitore ittico di Bergamo e provincia. Grazie all’esperienza del fondatore del ristorante, massima attenzione e cura viene posta nella selezione: questo permette di cucinare piatti di qualità superiore. Il locale è elegante, dal design

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raffinato, e la scelta di piatti è estremamente vasta. C’è anche il servizio take away. Qualche esempio di cosa trovare nella carta di Okai? Morbido riso avvolto da un maki di tonno fritto, con cubetti di tonno rosso piccante, per il bellissimo set di piccoli e buonissimi Red Maguro Roll. Il Sashimi misto è una fantasia di colori: il bianco del branzino, il rosso vivo del tonno, l’arancione del salmone in 20 pezzi di pesce crudo freschissimo, accuratamente sfilettato. Il Dragon Roll, piatto appetitoso di pesce misto delicatamente scottato con peperoncino e limone tobiko, è morbido ma croccante grazie alla delicata panatura dei gamberoni. Il sushi «new style» di Okai, a base di gambero cotto con mango, ricorda due surfisti pronti a cavalcare un’onda

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verde prima di gettarsi in mare. Poi ci sono i ramen, detti banalmente «spaghetti in brodo», arrivati in Giappone dalla Cina: Okai contempla una variante vegana e una con carne e gamberi. La componente principale di questo piatto è il brodo dashi (ottenuto con alga kombu e katsuobushi) a cui la maggior parte delle volte si unisce un brodo fatto con ossa di pollo o maiale. E a fine pasto, o quando non si sta mangiando, una curiosità: il galateo dice di non incrociare le bacchette, che vanno posizionate distese sulla sinistra del piatto. Okai è aperto sette giorni su sette, a pranzo e a cena, con ottimi menù fissi per i pranzi di lavoro.


La nuova governance dell'Università degli Studi di Bergamo

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resentata lo scorso lunedì 1 2 o t t o b re l a n u ov a g ov e r nance dell’Università di Bergamo. L’elezione quale nuovo rettore del Prof. Remo Morzenti Pellegrini risale all’11 settembre, ma l’avvicendamento con l’uscente Paleari si è concretizzato il primo ottobre. Andavano quindi presentati gli altri nuovi incaricati a ricoprire i ruoli di maggior rilievo dell’ateneo. Il Rettore mantiene, per il momento, la delega ad interim sui Rapporti con le Imprese e sul Personale tecnico amministrativo. Ulteriori deleghe verranno conferite nelle prossime settimane, in modo progressivo. Rettore: Prof. Remo Morzenti Pellegrini Prorettore Vicario: Prof. Giancarlo Maccarini Prorettori delegati: Prorettore con delega alle Attività di orientamento in entrata e in uscita,

tutorato e alle politiche di raccordo con il mondo del lavoro: Prof. Marco Lazzari. Prorettrice con delega alle Politiche di equità e diversità: Prof.ssa Barbara Pezzini. Prorettore con delega alla Ricerca scientifica di Ateneo: Prof. Paolo Buonanno. Prorettore con delega alla Internazionalizzazione e alle Relazioni Internazionali: Prof. Matteo Kalchschmidt. Prorettrice con delega alla Didattica e ai Servizi agli studenti: Prof.ssa Stefania Maci. Prorettore con delega al Trasferimento Tecnologico, all’Innovazione e alla Valorizzazione della Ricerca: Prof. Sergio Cavalieri. Prorettrice con delega al Fund raising e alla finanza di Ateneo: Prof.ssa Mara Bergamaschi. Prorettore delegato ai Rapporti con Enti e Istituzioni pubbliche del territorio: Prof. Fulvio Adobati.

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Rettore - mantiene, per il momento, la delega ad interim sui “Rapporti con le Imprese” e sul Personale tecnico amministrativo per ciò che concerne la “delegazione pubblica per la contrattazione decentrata”. Deleghe - Verranno conferite, nelle settimane successive e in modo progressivo, ulteriori deleghe specifiche ad altri docenti su materie/compiti specifici.

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Idee che diventeranno imprese

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mprenditorialità e imprenditività sono temi molto dibattuti ma spesso ci si concentra poco sull'aspetto più importante: il valore sociale dell'impresa, che va ben al di là dell'utile e del profitto economico che ne conseguono. Le imprese sono soggetti portatori di significato che agiscono come motori per la trasformazione della società. Il concorso Diventa imprenditore”, spiega Cristiana Cattaneo, consigliere Luberg e responsabile del progetto, “ha puntato quindi a mettere in moto queste energie, premiando e identificando le idee che possono diventare imprese sane e forti". E le idee che sono state sottoposte alla valutazione della giuria LUBERG sono state originali e ambiziose, a testimonianza di un tessuto sociale dinamico e capace di esprimere una nuova generazione di imprenditori talentuosi. Podio tutto al femminile quello della categoria PROCESSI, che ha visto primeggiare Giulia Serafini e Elisabetta Giazzi nell'ambito “Agricoltura”, mentre Marie Claire Ngue è stata scelta come finalista per l'ambito “Industria/Artigianato”. Il progetto "TROPICO DEI COLLI", di Giulia Serafini e Mirko Roberti, punta alla coltivazione in loco di frutti tropicali biologici che potranno essere distribuiti da produttori locali ma anche dalle cooperative e dalla grande distribuzione bio. “VICINIA”, di Elisabetta Giazzi, Roberta Zucca e Claudio Bonetalli, punta a ridurre i passaggi nella filiera d'acquisto di frutta e verdura, avvicinando i consumatori al territorio in cui vivono. Il progetto imprenditoriale "NKO’O BILOO" di Marie Claire Ngue, Marie Therese Ngue, Lucia Pazderova e Alex Ndjazoua ambisce invece alla creazione di un nuovo marchio del lusso che promuova l'artigianato

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camerunense e il know-how italiano. "NIURION" e "SMART JACKET" si sono aggiudicati il primo posto della call “PRODOTTI” di settembre. Il progetto “Niurion” nasce dal lavoro di Gabriele Ceruti, Thomas Orlandi e Jessica Rispoli i quali hanno concepito un dispositivo per la riabilitazione immersiva mediante sensori e tecnologie inerziali. Il progetto "Smart Jacket" è stato invece concepito da Pietro Barcella, Elia Epis, Simone Polge e Yuri Rota per offrire agli amanti delle due ruote un indumento che integra frecce direzionali e altri dispositivi elettronici utili alla sicurezza stradale. Infine, nell'ambito della call "Servizi" sono stati selezionati per la finale i progetti "HOMETEL" e "TOURIZAN". “Hometel” è stato pensato da Nicolò Sartoris, che ha concepito una piattaforma di booking capace di aiutare gli studenti universitari a trovare casa all’estero in una struttura alberghiera a, prezzi concorrenziali rispetto agli affittacamere

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privati. La piattaforma online "Tourizan", di Andrea Mangilli, è un servizio accessibile da pc, tablet e smartphone che consente la prenotazione non solo delle strutture di pernottamento ma anche tutti i possibili servizi correlati e convenzionati di ristorazione, mobilità e intrattenimento. Facile osservare che si tratta di progetti fra loro estremamente diversi presentati da giovani che hanno però una caratteristica in comune: sono sognatori e concreti, perché uniscono creatività ed innovazione a razionalità e capacità di analisi. E queste due facce rappresentano anche la vera dimensione del concorso: dopo la prima fase di raccolta delle idee e ricerca di nuovi percorsi si sta per arrivare all’ultimo atto, quello più concreto. Con la futura nomina del vincitore finale sarà infatti premiato il progetto che verrà supportata dall’associazione perché possa trovare finanziamenti e diventare un’impresa reale e concreta.


*Golf di Mario Ugo Pasini Maestro di golf

La strategia di gioco

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on l'esperienza maturata in questi anni di insegnamento, mi sono reso conto che la maggior parte dei giocatori dilettanti fa poca attenzione alla strategia di gioco. Da giocatore professionista ho imparato a gestire il gioco colpo per colpo, preoccupandomi di giocare ragionando anche sul colpo successivo. Giocare in condizioni ”facili” un colpo al green, un colpo corto o un put sicuramente è un grande aiuto per il nostro gioco. Durante le lezioni sul campo, molto spesso i giocatori scelgono di giocare immaginando una traiettoria uguale alla linea retta che dalla partenza raggiunge la buca, senza considerare i pericoli effettivi degli ostacoli o delle pendenze del terreno. Giocare prima o intorno a un'ostacolo senza doverlo per forza volare, se il rischio è troppo alto, non è una cattiva scelta. Già dal tee di partenza è ideale pensare a dove piazzare la palla per evitare gli ostacoli, non esponendosi a grossi rischi o pericoli che possono far perdere uno o più colpi. Dare un'occhiata al disegno della buca e determinare la strategia più adatta al nostro gioco valutando come e cosa giocare dovrebbe essere “un'obbligo” a tutti i livelli di gioco. Oltre al disegno, è buona cosa valutare anche energie fisiche disponibili e score. Giocare un primo colpo lungo dal tee è sicuramente un'aiuto, ma se una buona strategia permette di tirare comunque un secondo colpo facile e da un punto più sicuro, non è necessario cercare la

massima distanza prendendo troppi rischi, si può anche pensare di giocare un colpo più corto e più sicuro, evitando di creare troppa tensione e rimanendo cosi sempre in gara. Sicuramente, non è un disonore tirare un ferro lungo o un'ibrido dal tee, fare un lay-up in una zona sicura o giocare dalla parte dove si vede più green, anzi, tutto ciò permette al giocatore di prendersi pochi rischi rimanendo lontano dagli ostacoli. Una palla in gioco è in gioco e la distanza che non si copre con quel colpo può essere tranquillamente recuperata usando un bastone più lungo con il successivo.

Anche evitare di giocare dove la buca si stringe troppo permette maggiori possibilità di scelta per il colpo successivo. Il consiglio non è quello di giocare solo in maniera conservativa, ma quello di “perdere” qualche secondo per valutare bene quale possa essere la vostra strategia ideale di gioco senza cercare sempre la strada più breve per raggiungere il green o la bandiera.


*Cucina di Pierangelo Cornaro Chef Patron del Ristorante Colleoni & dell'Angelo (Bergamo)

Dicembre...

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icembre è il mese che deve servire a dare alla nostra cucina un tocco di raffinatezza, con nuovi sapori e colori trionfali che diano alle cene delle festività conviviali un tocco di eccezionalità che genererà memoria nei vostri invitati con sapori squisiti e tavole bellissime. Proporrò nell’occasione una ricetta di magro per la cena della Vigilia ed i cenoni di fine anno. La cena debutterà oltre che con un carosello goloso di antipasti di pesce (capitone, caviale Beluga e salmone affumicato), un risotto al tartufo oppure un primo piatto abbastanza leggero, l’astice o l’aragosta al burro biondo per terminate con i canonici frutti e dolciumi. Mentre per il Pranzo di Natale non mi staccherò troppo dalla tradizione proponendo una ricetta che insieme all’opulenza classica dell’occasione lascerà il segno, senza per altro dover ricorrere al classico cappone o tacchino. Naturalmente nella maratona gastronimica di Natale non devono asolutamente mancare antipasti come salumi di pregio quali Culatello, Salama di Ferrara, Foie Gras ed altre leccornie. A seguire i tradizionali cappelletti in brodo irrorati da una meravigliosa nevicata di Parmigiano, come detto la faraona (vedi a lato) e per finire una quantità di dolci, dolcetti, frutta secca, torroni oltre che l’immancabile Panettone. Buone feste ed abbuffate...... alla dieta penseremo a Gennaio.

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Astice al burro bianco

Petto di faraona nella verza

Per 2 porzioni: un astice blu mediterraneo da 600-800 gr una cipolla una foglia di alloro 2 chiodi di garofano 10 grani di pepe pestato sale una rapa un cetriolo una barbabietola rossa una carota un tartufo nero pregiato di Norcia Per il burro bianco: 3 scalogni 1 dl di vino bianco secco 125 gr di burro salato pepe di mulinello

Per 2 porzioni: una faraona fresca 2 grosse foglie di verza 50 gr di burro 500 gr di verdura rosolata(cipolle, sedano, carote, porro) ½ lt di vino rosso secco sale, pepe 3 cucchiai da tavola di capperi

Far bollire in acqua salata la cipolla, la foglia di alloro, i chiodi di garofano e i granelli di pepe, aggiungere l’astice e farlo cuocere per 10 minuti. Estrarlo dalla pentola, togliere la polpa e tagliare a fettine la coda. Cuocere separatamente in acqua salata le verdure, tenendole ben consistenti, e farne delle palline con l’apposito arnese. Tritare finemente gli scalogni, passarli in casseruola con vino bianco, e lasciarli cuocere. Aggiungere, battendo, il burro salato e pepare. Versare la salsa in un piato, sistemarvi l’astice a fettine e decorare con le palline di verdura.

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Togliere il petto alla faraona. Triturare finemente i ritagli di polpa della carcassa insieme alle verdure rosolate, porli in un tegame e farli arrostire. Spruzzare con il vino rosso, aggiungere la stessa quantità di acqua e far cuocere lentamente fino a ridurre il liquido a circa 1/8 di litro. Insaporire con sale e pepe, aggiungere i capperi. Scottare le foglie di verza in acqua salata. Dorare lievemente al burro il petto di faraona, circa 5 minuti per parte. Avvolgere le due metà del petto nelle due foglie di verza e servire i due involtini nappati di salsa.



*Motori Saul Mariani

La Nuova Mini Clubman si allunga, con classe

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a famiglia Mini si aggiorna con l’atteso ingresso della nuova generazione della Mini Clubman, vettura ispirata alla storica versione del 1969 e capace di mescolare in modo sapiente e molto originale il segmento delle station wagon con quelle delle citycar. Il Gruppo Bmw - di cui fa parte anche Mini - sta puntando molto sulle vetture versatili e spaziose, come dimostra il proliferarsi Suv appartenenti alla famiglia "X" e le monovolumi della serie Active e Gran Tourer, senza dimenticare ovviamente la Clubman. Realizzata sul nuovo pianale Ukl studiato per la trazione anteriore, la nuova Mini Clubman guadagna 27 cm in lunghezza

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- per un totale di 4,25 metri - e ben 9 cm di passo, offrendo in questo modo un'abitabilità decisamente più spaziosa rispetto alla versione che sostituisce. Un'altra novità arriva dalle portiere, la soluzione di apertura "a libro" è stata abbandonata per quelle laterali e mantenuta per le porte dedicate al bagagliaio. La versatilità è invece aumentata grazie all'ingegnoso sistema di apertura delle due portiere posteriori dedicate al vano bagagli, azionabile tramite un semplice movimento del piede: se si desidera aprirne una sola, bisogna muovere l'arto inferiore una sola volta, mentre se si desidera aprirle entrambe bisogna effettuare un doppio movimento del piede. Passando alla

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capacità del vano bagagli, scopriamo che l'ampiezza di quest'ultimo può variare da un minimo di 360 litri fino ad un massimo di 1.250 litri, se si abbassa il divano posteriore. Come anticipato in precedenza, i 9 cm in più di passo vanno a tutto vantaggio dei passeggeri posteriori, ma anche se la vettura è omologata per 5 passeggeri, in 4 si trova il giusto spazio. L'abitacolo eredita il cockpit della plancia dell'ultima generazione delle altre Mini, con la strumentazione e la consolle centrale dominati da elementi circolari. Quest'ultima ospita il sistema di infotainment MiniConnect che può esser controllato tramite l'uso di una manopola posizionata tra i due sedili anteriori. Nella versione più accessoriata del sistema multimediale la meccanica della vettura dialoga con il navigatore satellitare, settando le funzioni di motore e Cambio automatico a secondo del tracciato percorso, in modo da ottimizzare consumi ed emissioni nocive, ma solo se non è impostata la modalità più sportiva. La nuova Mini Clubman adotta i nuovi propulsori tre cilindri a benzina dotati di sovralimentazione: il benzina 1.5 litri sulla One Clubman dispone di 102 CV, mentre sulla Cooper diventano 136 CV. Se si desidera più potenza bisogna passare al 2.0 litri da 192 CV,dedicato alla sportiva Cooper S Clubman. Sul fronte dei diesel troviamo invece la One D da 116 CV, la Cooper D da 150 CV e infine la Cooper SD da 190 CV.


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Tagli corti

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e tendenze di moda per i tagli corti, medi e lunghi per il fine 2015 e per gli inizi del 2016 sembra essere un perfetto connubio tra tradizione e innovazione: si tratto, in parole povere, di “RISPOLVERARE” tagli di capelli che possono sembrare ormai fuori moda e lontani nel tempo e di reinterpretarli secondo le esigenze moderne. Le ricette sono quelle che si addicono a un look e styling autunnale e invernale e tutto dipende da due fattori fondamentali: il primo è, per cosi dire, “esistenziale” e riguarda la tipologia di femminilità che si vuole esprimere con la propria acconciatura; il secondo è, invece, assolutamente “tecnico” e riguarda la tipologia di taglio di capelli che meglio si adatta alla forma del proprio volto. Vediamo, ora in dettaglio le tendenze di questo 2015\2016. I TAGLI CORTI più di tendenza per il prossimo anno vi faranno sbalzare indietro nel tempo di almeno 15 anni, tornando direttamente negli anni ’90 con look veramente cortissimi. L’acconciatura più trend per chi vuole darci un taglio netto è sicuramente il PIXIE CUT, la sua particolarità sta nel potersi adattare ad ogni tipo di capigliatura: perfetto per ravvivare quelli fini, ma idoneo anche a quelli grossi grazie alla poca manutenzione che richiede per essere mantenuto in ordine. Chic con la frangetta corta, sarà sensuale con quella lunga, mentre diverrà giovane e moderno con un ciuffo portato laterale sfilato. I tagli corti non smettono mai di piacere e di affascinare: il loro lasciare scoperto il collo, le orecchie e a volte la fronte li classifica come gli hairstyles più chic di sempre.

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Passiamo ora ai TAGLI MEDI, dove incontriamo il LONG BOB, conosciuto anche come caschetto lungo, sarà di tendenza anche nei prossimi mesi. In questo caso si preferisce la riga in mezzo, piuttosto che quella laterale. Tra i tagli medi abbiamo anche quelli con la frangia lunga e mossa oppure sfilata ed appena accennata. Niente male anche la versione che arriva fin sopra gli occhi, che dona un look fresco. Sempre tra i tagli di media lunghezza troviamo il BLUNT BOB, che si rifà agli anni ’60 e si compone da una parte anteriore più lunga rispetto a quella posteriore, su capelli lisci e possibilmente con riga in mezzo. Infine, parliamo di TAGLI LUNGHI, dove la moda del momento suggerisce l’effetto volume, in molti casi anche maxi. Questa lunghezza sta bene sia a chi possiede capelli lisci, che capelli mossi con i boccoli. Chi desidera avere un look romantico non può rinunciare alle onde, ma in questo caso è preferibile una riga centrale, indicata anche per chi sceglie un taglio netto e preciso sulle punte. Anche nei look con capelli lunghi non mancano di impreziosirsi di frangia e ciuffo. La prima è meglio sfoggiarla lunga e sfilata, mentre la seconda consigliamo di portarla lateralmente fissandola dietro le orecchie. Per finire abbiamo dei consigli che vi aiuteranno a scegliere il taglio ideale per la vostra fisionomia del viso. Chi possiede un viso tondo dovrebbe valutare un taglio all’altezza spalle, oppure se preferite più corto ricordate d’avere più volume alla testa e vuoto ai lati. Nessun problema per chi possiede un viso ovale, questa forma è la più versatile e adattabile di tutte.

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Per un viso a cuore, visto che il mento stretto tende a essere il suo punto focale, ci vuole un taglio che tenda ad allargarlo. Completamente diverso per un viso quadrato, che ha bisogni di tagli che addolciscano il viso. No alle forme troppo rigide e dritte; in generale, il taglio deve avere il più possibile aria e movimento. Infine, se il viso è lungo, dovrete scegliere un taglio che dia volume ai lati del viso, per bilanciare le forme. Non scegliete un taglio che dia volume alla testa, perché il viso risulterebbe ancora più lungo. Non dimentichiamoci di accentuare i tagli con colori e schiariture che li personalizzano. Skyline e shatush rimangono sempre due delle tecniche più alla moda. Ora tocca a voi scegliere il taglio che più vi si addice, facendovi consigliare dal vostro acconciatore.


*Arte Mario Donizetti

Note di Tecnica Pittorica: Nuova tempera a tuorlo d'uovo fresco

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a tela viene incollata su un supporto di legno truciolato e stuccata con gesso marcio (gesso di Bologna) e colla di pelle. La si liscia poi con lama tagliente. Sulla superficie ben lisciata si esegue il disegno. Dopo leggera verniciatura con resina Dammar ed essenza di trementina si esegue la stesura colorata veicolata con acqua e tuorlo d’uovo fresco (che serve da collante). Lo spessore del colore si raggiunge con la sovrapposizione di leggere velature. Queste velature debbono contenere, partendo dalla prima all’ultima, gradualmente sempre

meno collante. Il quantitativo di tuorlo per la prima stesura deve essere pari, per volume, al pigmento per affresco. Le migliori proprietà del tuorlo d’uovo per uso di tecnica pittorica si riscontrano nel tuorlo fresco. Le proprietà principali sono la solubilità in acqua, la ottimale dispersione del colore e la eccezionale luminosità conferita ai pigmenti, qualità che sono in parte compromesse con l’uso di tuorlo in polvere. Il tuorlo in polvere non possiede le peculiarità fisiche del tuorlo fresco. Se le particelle di colore non sono bene avvolte dai fosfolipidi - come con l’uso di tuorlo

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fresco – per la mancanza di riflessione e diffusione della luce non risultano sufficientemente illuminate. Con l’uso di tuorlo in polvere vengono a mancare gli effetti della classica luminescenza. Il cromatismo della pittura a tuorlo d’uovo è ben visibile nelle opere antiche. Il metodo antico di questa tecnica è andato perduto, ma, con la ricerca da me condotta (divulgata ormai da anni on line – www.donizetti -museoscuola.it -- anche a mezzo di lezione filmata) oggi il risultato cromatico ottimale può essere raggiunto con l’uso di semplice tuorlo d’uovo fresco.

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*Spiritualità don Giambattista Boffi Direttore Centro missionario diocesano

Giubileo tempo per l’uomo

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bbiamo sempre fretta. Ma proprio tutti. E quando siamo obbligati a fermarci, bloccati in autostrada per un incidente, rapiti in coda agli sportelli della posta, assaliti da una qualsiasi, magari grave, infermità fisica, sembra che il mondo ci crolli addosso, perdiamo la pazienza alla svelta. E’ un disastro! Il tempo, una volta alleato nel prodigio della terra che fecondava il seme, è sempre più tiranno. Esigiamo tutto, subito, bruciamo le tappe e talvolta inceneriamo la vita. Ci sono bambini derubati della propria innocenza e giovani risucchiati dal vortice del vuoto, adulti incapaci di maturità e anziani abbandonati al destino. Non esistono età che non siano tentate dalle lusinghe dell’efficienza e dalla bramosia di apparire. Ecco, perché è importante riprendere il tempo tra le mani. E’ un mistero quello che ci accompagna. Lo diciamo ed è già passato, lo viviamo ed è già storia. Ci piacerebbe piegarlo alla nostra volontà, al nostro bisogno, ma se ne è già andato. Siamo dentro il tempo eppure ci sfugge. In questa tensione incontriamo anche la verità di Dio. Non è qualcosa di etereo, di astratto. Si concretizza nell’Incarnazione che esprime l’esistenza come impegno, presenza, impasto di pensiero e azione. Aprendo lo spazio di Dio il desiderio si veste di carne e conduce per le strade dell’uomo alla ricerca di pace, serenità, giustizia. Insomma, diventiamo responsabili. E’ un respiro quello che ci avvolge. Diventa, appunto, uno spazio dove lasciarci continuamente generare. Un soffio che ci

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permette di stabilire relazione positiva con il creato e le creature, la luce e il buio, il silenzio e la parola. Il tempo ci fa gustare quello che ci circonda. Fisso negli occhi un tramonto meraviglioso, accarezzo con lo sguardo il sorriso dei bambini che giocano, cerco le lacrime che velano il viso del sofferente, stringo a me il calore di un amico con cui confidarmi. Imparare a guardare, vedere con insistenza, lasciarsi coinvolgere, sperimentare la comunione: sono esperienze uniche che fanno abitare il tempo in prima persona. E’ una proposta quella che viviamo. Sì, proprio una proposta. Il tempo non s’impone, se non t’interessa se ne va per la sua strada. Se ti lasci vivere ti porta via la vita. Se lo vivi è tutta un’altra storia. Dentro un tempo che si fa giardino l’uomo è chiamato a prendersi cura di quello che ha attorno. Può mettere in ordine l’orizzonte, ridisegnare confini di relazione, applicarsi nella scoperta, investire nella moltiplicazione. Certo può anche chiudere tutto in un cassetto, affidarsi alle banche e rassegnarsi allo sfruttamento del mercato, all’idolo del consumo, all’illusione del potere. Nella fantasia della creazione è un dono trovarsi partecipe di miracoli e prodigi di novità, scoprirsi capaci di rendere più bello il mondo, più vero l’incontro tra simili. Ci vuole del tempo una buona comprensione come spazio di presenza e responsabilità. Il senso del tempo è allora la vita piena. “Venne nella pienezza dei tempi” dice l’Evangelista. Ancora di più, Colui che “venne” si presentò come il compimento

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del tempo. Uno dei tanti esaltati della storia? Uno degli immanchevoli venditori di fumo? Un approfittatore dei deboli? Ognuno la pensi come crede, ma quando seriamente c’è chi è disposto a dare tempo al mistero dell’Incarnazione non si può che restare a bocca aperta. Alessandro Dordi, è uno delle migliaia di preti che hanno attraversato, nella nostra Chiesa, il tempo della storia. Ha avuto la sfortuna di incrociare un tempo proficuo per ridire con la vita valori di giustizia, dignità, rispetto, educazione, ricerca. E’ stato ucciso il 25 agosto 1991 perché, sfruttando il tempo che aveva, si è lasciato portare dalla carità, dalla libertà, dalla novità del Vangelo. Ha scoperto che appartiene a ogni tempo. E’ un Natale perenne quello dell’annuncio evangelico. Fa paura a quelli che vorrebbero essere padroni del tempo. Oggi ci è riconsegnato “beato” nel solco della storia. Un prete che ha fatto della vita il tempo dell’incarnazione. Anche il martirio si scrive dentro questa decisione definitiva. Non lasciamo passare invano il tempo del Giubileo. Credenti o no, andiamo alla ricerca di un tempo per noi. Sarà una profonda esperienza di umanità, sarà la scoperta di un mondo da abitare responsabilmente, sarà l’incontro con provocazioni intense e emozionanti. Se poi avremo la gioia di trovare o ritrovare la fede saremo capaci di fare la differenza proprio in quell’amore all’umanità che si prende tempo per diventare misericordia. Alla faccia della fretta!


*Poesia Federica Fioravanti

Le mie sensazioni le mie ansie, le mie paure, le mie gioie, la mia crescita... la mia vita.

Corpo

Maschera

Ascolta il tuo corpo, ascolta ogni centimetro della tua pelle. La senti vibrare tesa, attenta a ciò che sta accadendo. chiudi gli occhi e immagina; la tua mente vola oltre i pensieri e ti fa provare ciò che volevi.

Il mondo da due fessure Guardi attenta ma protetta, ciò che ti circonda non può scalfire la tua anima. Tu curiosa, attenta, partecipe Ma non veramente tu. Celi le tue incertezze, le tue paure, le tue insicurezze. Appari forte al mondo. Maschera come seconda pelle, indistruttibile agli occhi degli altri, ma è solo apparenza.

Stai Stai nell'incertezza senza combattere continuamente, fermati un attimo, prendi forza, rifletti . Lascia che il guerriero ponga per un attimo le armi. Datti tempo per riposare, quando sarai pronto volerai

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*Cinema Film da rivedere, da riscoprire, da riassaporare

Pietro Bianchi

Collateral (2004) di Michael Mann

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ax ( Jamie Foxx), taxista per ripiego, aspira ad avere una ditta tutta sua di noleggio di limousine e auto di lusso. Intanto cura il suo taxi con assoluta dedizione: chi sale, conclude che è il più pulito che abbia mai visto. Educato, osservatore, un vero gentleman, lo vediamo all’inizio del film al tramonto, conquistarsi le simpatie di un avvocato della procura di Los Angeles (Jada Pinkett Smith), impegnata in un importante processo e per questo piuttosto tesa. Gli lascia un biglietto da visita: chissà… Ancora meditabondo su quell’incontro, sul taxi sale Vincent (Tom Cruise) un uomo distinto – abito, cravatta e valigetta – in vena di chiacchiere. Si dice un agente immobiliare, che deve concludere un importante affare in cinque tappe. A suon di bigliettoni, convince Vincent a fargli da taxista per tutta la notte e il giro comincia. Senonché, alla prima fermata, mentre Max aspetta in strada, sul taxi piomba dall’alto un cadavere freddato da alcuni colpi di pistola. Non gli ci vuole molto per capire che è stato Vincent l’autore del delitto e che anche per le prossime destinazioni ci sarà un identico programma. Max vorrebbe andarsene, ma non c’è verso. Sotto la minaccia delle armi e la parlantina persuasiva di Vincent dovrà essere l’autista – e via via anche di più – di quel killer pagato per eliminare quattro testimoni, che dovranno deporre in un grosso processo per droga, e il procuratore (potete immaginare chi) che rappresenterà l’accusa. Tutto in una notte, con la polizia di Los Angeles (Mark Ruffalo) e gli stessi federali che indagano, ulteriori omicidi a far salire il conto, inconvenienti e imprevisti. Tutto in una notte, come in un classico

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noir, protagonista la città, fotografata magnificamente anche dall’alto. Michael Mann è un regista decisamente bravo: non prolifico (il prossimo film sarà sulla mitica figura di Enzo Ferrari), ci ha regalato negli anni pellicole importanti, storie tese, avvincenti, robusti spettacoli. Nel 1986, prima di Jonathan Demme e del suo “Il silenzio degli innocenti” (1991), introdusse al cinema il personaggio inquietante di Hannibal Lecter con “Manhunter – Frammenti di un omicidio” (anche lì ispirandosi ad un romanzo di Thomas Harris e anche lì con lo psichiatra-cannibale già rinchiuso in un manicomio criminale). Nel 1995 (dopo “L’ultimo dei Mohicani”, 1992) fu la volta di “Heat – La sfida”, una lunga appassionante sfida appunto tra il poliziotto Al Pacino e il rapinatore Robert De Niro, in procinto di compiere un ultimo clamoroso colpo. Nel 1999, con “Inside – Dietro la verità”, portò sugli schermi una storia vera, un’incalzante indagine giornalistica-televisiva che rivelò come le multinazionali del tabacco aggiungessero additivi chimici per rendere i fumatori sempre più dipendenti dalla sigaretta. Il film rivelò il talento di Russell Crowe, prima di “Il gladiatore” (2000) e di “A beautiful mind” (2001). Nel 2009, infine (dopo un vivace “Miami Vice” del 2006, ancora con Jamie Foxx), ribadì la sua forza registica con “Nemico pubblico”, da molti considerato il più bel film su Dillinger (interpretato da Johnny Depp), il famoso rapinatore di banche raccontato negli ultimi mesi che precedettero la sua morte nel 1934. Tornando a “Collateral”, siamo di fronte ad uno spettacolare film d’azione, notturno, seducente, imprevedibile, mozzafiato, che si fa perdonare qualche incongruenza (come

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mai i testimoni non sono sotto protezione?) in funzione di un racconto vibrante, di uno spettacolo emozionante. Ben descritti i due personaggi principali, affidati a interpreti in grande forma (Jamie Foxx è stato premio Oscar nello stesso 2004 per “Ray”), “Collateral” mette a contatto chi compie il male in modo glaciale e spietato con chi, pur insoddisfatto del suo stato, vive semplicemente, ma con grande impegno, per compiere onestamente il suo lavoro e offrire il miglior servizio possibile ai clienti. La stretta vicinanza in un contesto di continua tensione e pericolo innesca una reciproca influenza: Vincent proverà via via simpatia per Max, fino a difenderlo e a salvargli la vita e comunque a non sostituirlo anche quando il taxi è ormai segnalato. Max, sempre più coinvolto ed esposto al pericolo, impara suo malgrado i modi spicci del killer, il suo stesso modo di parlare e di essere sfrontato, nonostante la paura che lo accompagna. Fino al regolamento dei conti finale. Tutto in una notte, ad un ritmo frenetico, dove le apparenti pause sono un bluff (l’omicidio nel locale dove si suona musica jazz) e dove invece più spesso contano i secondi, nemmeno i minuti (la magistrale scena in discoteca, ove verso lo stesso bersaglio/uomo da salvare coinvolgono contemporaneamente tutte le forze in campo). Nota di merito per Tom Cruise, in un ruolo di anti-eroe a lui non consono, qui assolutamente convincente: cinico e indifferente, subirà infine la stessa sorte di chi, insignificante in una città di milioni di abitanti, per lui è stato l’emblema di come si possa contar nulla in un mondo fatto di tanti egoismi.


Cult

Uno "Sguardo" sull'arte di Andrea Baleri

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ato a Bergamo il 15 luglio 1980. Vive e lavora ad Albino, in Provincia di Bergamo. Tra il 1995 e il 2001 compie e conclude il ciclo di studi presso il Liceo Artistico Statale di Bergamo. Nel 1998 inizia un progetto pilota promosso dal Provveditorato agli Studi di Bergamo che gli consente di frequentare contemporaneamente il Liceo Artistico e l’Accademia Carrara di “Belle Arti” di Bergamo. Ha frequentato a tempo pieno l’Accademia d’arte “G. Carrara” di Bergamo dal 2000 al 2007. L’ 1 1 Lu g l i o 2 0 0 7 h a p re s e n t a t o e discusso la Tesi di fine Studi. Attualmente frequenta, come esterno, i laboratori di incisione e di pittura presso l’Accademia Carrara di belle arti a Bergamo. I docenti con cui studia sono: Salvatore Falci, in ambito pittorico e Claudio Sugliani per le opere di incisione. La sua prima mostra personale, dal titolo “movimenti veloci”, svoltasi nella chiesa di S .Agostino in Città Alta (Bg), risale al 2002. A questa sono poi seguite, un notevole numero di esposizioni personali e collettive: 1999 - “PRIMA COMUNICAZIONE” Accademia Carrara di Bergamo 2000 - “PASSAGGI 2000”, “Triangolazione giovani artisti”, Venezia Fondazione Bevilacqua La Masa, Bergamo Chiesa della Maddalena, Modena Palazzo S. Margherita.

“PRIMA COMUNICAZIONE” Accademia Carrara di Bergamo 2001 - “PRIMA COMUNICAZIONE” Accademia Carrara di Bergamo 2002 - “PRIMA COMUNICAZIONE” Accademia Carrara di Bergamo 2003 - “PRIMA COMUNICAZIONE” Accademia Carrara di Bergamo. “FESTIVAL DELL’ARTE” Città di Clusone (BG) 2004 - “TRA NOI” Bergamo, Studio Balini. “SOSTA D’ARTE” Albino, c/o Ristorante “Il Beccofino”. “FORZE INVISIBILI” Milano, c/o showroom Entratalibera 2005 - “CLOROFILLA” Collettiva degli allievi Bergamo Accademia di belle arti “Carrara”. “VINITALY 2005” Fiera di Verona stand “celocelomanca” 2006 - “DESERTIFICAZIONE” chiostro S.Marta (Bergamo) 2007 - “SENZ A TITOLO” Centro di recupero e rieducazione funzionale Ospedali Riuniti di Bergamo; Mozzo (Bg). “LA MIA ARTE IN MAREMMA” “GardenVivai Mediterranei” Caparbio (GR). “LA LUCE – TEMPO CHE CAMBIA NELL’ARTE” Assessorato alla Cultura, Amministrazione Comunale di Vertova (Bg) 2008 - “UOMINI CASE E SPERANZA” Assessorato alla Cultura, Amministrazione Comunale di Vertova (Bg). “SOLIDARTE” Grumello del Monte (Bg). “ANOTHER LOVE SONG” Spazio Fabbrica, Chiuduno

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(Bg). “SENZA TITOLO” Albino - Inaugurazione Palazzo Rodigario De Rodigari 2009 - “DNArt” Accademia Carrara di Bergamo. “INSIEME A VOI” Assessorato alla Cultura, Amministrazione Comunale di Albino (Bg) c/o nuovo Auditorium 2010 - “SENZA TITOLO” Albino – La Ripa. “SENZA TITOLO” Villa di Serio. “TERRA E CIELO” Assessorato alla Cultura, Amministrazione Comunale di Vertova (Bg). “PASSIONE” Ufficio di rapp.za della provincia di Bergamo a Roma 2011 - “UNITA’ D’ITALIA” Ufficio Assessorato alla Cultura, Amministrazione Comunale di Nembro (Bg). “IDENTITA’” Banca Popolare di Bergamo, filiale di Albino (Bg) 2012 - “NON VOGLIO CHE VENGA BUIO” biblioteca di Nembro, sala Rovere Comune Nembro (Bg) 2013 - “IL BACIO” Accademia Carrara di belle arti di Bergamo. 2014 - “IL derby” Accademia Carrara di belle arti di Bergamo. 2015 “Sguardo” Accademia Carrara di belle arti di Bergamo. Le opere di Andrea Baleri si inseriscono in una corrente artistica, molto contemporanea, dove la pittura non è più mezzo per rappresentare, ma gesto di espressività, segno grafico essenziale. Il colore anima, con tocchi decisi, l’organizzazione dell’insieme. Scatto improvviso, percezione dell’istinto; è questa l’arte di Andrea Baleri.

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Cult

La Grande Guerra a Bergamo, un secolo dopo

Percorso narrativo articolato in focus, adottando molteplici punti di vista, toccando anche questioni delicate. In mostra al Palazzo della Ragione, Piazza Vecchia, fino al 7 febbraio

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ento anni fa, la Grande Guerra: se i libri di storia hanno dato risalto ai grandi avvenimenti bellici, politici, economici, ancora poco è stato scritto su come il periodo della Grande Guerra è stato vissuto nei centri lontani dal fronte ma comunque coinvolti nel conflitto, come nel caso di Bergamo. «Vivere il tempo della Grande Guerra. Bergamo durante e dopo la Prima guerra mondiale» si propone di colmare questo vuoto, raccontando sotto diversi aspetti - grazie alla collaborazione dei principali istituti culturali della città e della provincia - come l’esperienza del primo conflitto mondiale è stata attraversata dalla città e dai suoi abitanti. Non è soltanto un excursus storico, né

una mostra propriamente detta: si è voluto piuttosto dar vita a un percorso narrativo articolato in focus, adottando molteplici punti di vista, toccando anche questioni delicate e talvolta controverse e costruendo una ricca trama di linguaggi attraverso documentazione d’archivio originale o riprodotta, installazioni sonore e video, sperimentazioni artistiche. Un’esplorazione che riguarda non solo il “durante” ma anche il “dopo”, ossia l’immediato dopoguerra, con delle fughe in avanti che riguardano sia la Seconda guerra mondiale e la Resistenza (di cui nel 2015 ricorre il settantesimo anniversario della Liberazione) sia l’oggi. Bergamo è stata, per l’appunto, una città del fronte interno. L’atrocità della guerra

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a cura della redazione

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al fronte, per i bergamaschi, è una realtà dai contorni non ben definiti, resa ancora più vaga dalla censura, che vieta la circolazione di informazioni veritiere o le filtra secondo le convenienze. Eppure, la guerra è una presenza ineludibile in ambito sociale, politico, militare, economico, culturale: permea di sé la vita cittadina, prima incidendo sulla quotidianità, poi con il “grande malessere” seguito alla fine del conflitto. E da ultimo con i monumenti commemorativi, che alimentano una religione della Patria di cui si approprierà il fascismo per costruire una narrazione della guerra come evento eroico e sacro, cercando di farne passare sotto silenzio il carattere catastrofico. L’itinerario prende il via con una grande esplosione da cui schizzano miliardi di schegge di parole: è il legame, anche intimo, tra fronte di guerra e fronte interno che passa attraverso la scrittura. Accanto all’emigrazione, è la guerra a produrre in Italia la prima autobiografia popolare collettiva scritta del Paese. Si prosegue poi attraverso due sezioni, intervallate dalla riflessione sul significato della Grande Guerra proposta da sei artisti contemporanei. Ne «Il volto della città», protagonisti sono i luoghi cittadini carichi

di segni, memorie, relazioni e storie, come l’Accademia Carrara e la Biblioteca Civica; ma anche i monumenti e la toponomastica dedicati alla guerra. «La vita nella città» accende invece riflettori sulle persone e le loro storie: il nuovo ruolo delle donne durante la guerra; la mobilitazione industriale e il ruolo della Dalmine; i soldati che partono per il fronte o ricoverati feriti negli ospedali; i cappellani militari, e in particolare la figura di Angelo Roncalli, futuro papa Giovanni XXIII. E inoltre: cosa si leggeva all’epoca (l’editoria di guerra) e il dopoguerra con le sue traumatiche conseguenze. Il percorso allestito a Palazzo della Ragione è frutto della collaborazione

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dei principali istituti culturali della città e della provincia. Ognuno degli enti, secondo competenze e sensibilità diverse, ha proposto un focus, una sorta di “scheggia di memoria” estratta dal proprio patrimonio storico-archivistico, ciascuno dei quali narra una storia, inquadrando un aspetto del “tempo della guerra” a Bergamo. «L’intento non è semplicemente quello di “mostrare” - spiega il coordinatore scientifico del progetto Lorenzo Pezzica Si è voluto anche mantenere aperta la riflessione storica e civile, in cui ricordare non significa imbalsamare un evento, ma, all’opposto, tentarne interpretazioni e riletture capaci di esprimerne la complessità e l’attualità». «Vivere il tempo della Grande Guerra» è accompagnata da un ricco programma di incontri, spettacoli, film, giornate di studio, visite guidate e da un’offerta di attività educative che aprono a ulteriori tematiche e percorsi di riflessione. «Il progetto - sottolinea l’Assessore alla cultura del Comune di Bergamo Nadia Ghisalberti - è stato possibile anzitutto grazie al generoso contributo della Fondazione Banca Popolare di Bergamo, della Fondazione della Comunità Bergamasca e della Fondazione Asm, nonché grazie all’operosità di tutta la comunità bergamasca e dei numerosi soggetti culturali che vi hanno collaborato, mettendo risorse e competenze a disposizione della città e delle giovani generazioni. Per restituire a una storia così drammatica e significativa una nuova dimensione etica e civile, basata sui valori della democrazia e della libertà, e nel ripudio della guerra».

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