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Ecoisole a La Spezia

di Sergio Capelli

Dal 2021 La Spezia sfiora l’80% di raccolta differenziata, utilizzando la raccolta stradale a riconoscimento utente. Metodologia che altrove crea forti polemiche e problemi non indifferenti. Analizziamo la best practice con l’aiuto dell’Assessore Kristopher Casati.

La raccolta rifiuti attraverso isole a riconoscimento utente sembra essere nuovamente tornata di moda. Dopo esperimenti poco riusciti, complice la possibilità di finanziamento tramite il PNRR, sono molti i Comuni che stanno facendo la scelta di bypassare la raccolta porta a porta e di procedere con questa metodologia avanzata di raccolta stradale, quando non di abbandonare la strada del porta a porta già intrapresa. Scelte spesso accompagnate da polemiche sul decoro urbano e sulla pulizia dei materiali raccolti. Recentemente la Città Metropolitana di Torino ha fatto notare in un documento ufficiale come questa modalità di raccolta (in via di introduzione nel Capoluogo) non dia possibilità di controlli e dunque di individuare eventuali trasgressori. A La Spezia, però, caso più unico che raro, il sistema sembra funzionare bene. Tanto da passare a tariffazione puntuale. Ne parliamo con Kristopher Casati, Assessore uscente (nel momento in cui scriviamo ancora si devono tenere le elezioni ndr) con delega ai rifiuti.

Cominciamo dalle basi: come funziona la raccolta rifiuti a La Spezia?

La raccolta rifiuti a La Spezia ha vissuto molteplici fasi. In una prima fase venivano utilizzate isole mobili all’interno del centro storico. Venivano lasciati questi cassonetti in luoghi predefiniti in cui i cittadini potevano confertire per 6/8 ore al giorno. Si comunicava che in un determinato giorno e ad un certo orario nella tal piazza si raccoglieva, ad esempio, la plastica. La ditta portava i cassoni in piazza e i cittadini andavano a conferire lì. Questo comportava che in quei punti conferisse anche chi non aveva diritto di farlo. Arrivavano utenze commerciali, utenze domestiche di altre zone, magari servite con il porta a porta… Il risultato è che si creavano delle discariche a cielo aperto. Alla fine dell’orario di conferimento, una volta svuotati i bidoni, nell’attesa che venissero ritirati dall’azienda, questi andavano rovesciati per evitare che i cittadini continuassero a conferire. Quindi noi avevamo una fila di bido-

ni gettati a terra per un paio di ore. Abbiamo deciso di cambiare modalità e di passare alle isole zonali a riconoscimento utente. Abbiamo consegnato a tutti i cittadini titolari di una posizione TARI la tessera Ecocard, utile al riconoscimento tramite RFID dell’utente e al conseguente accesso ai bidoni. Abbiamo fatto una campagna di comunicazione massiva, pratica troppo sottovalutata ed invece fondamentale per la riuscita del progetto. Il cittadino deve essere istruito e deve capire qual è il cambiamento che stai apportando in città. Inizialmente abbiamo messo 18 isole zonali solo nel centro storico. Erano chiuse, ovvero potevano conferire solo determinate utenze, ma h 24, 7 giorni su 7. Abbiamo limitati i conferimenti del residuo, inserendo un sistema di tariffazione puntuale e fuori dal centro storico abbiamo lasciato la raccolta porta a porta con l’utilizzo di sacchi pre-tariffati. Col passare del tempo abbiamo progressivamente ridotto il porta a porta e allargato il sistema con le isole zonali. Siamo oggi oltre il 70% della popolazione servita con questa modalità di raccolta. Rimane porta a porta solo una parte marginale, nelle aree meno urbanizzate.

Nelle aree a porta a porta come si svolge il servizio?

Con le modalità classiche, sulla base di un calendario predefinito. Siamo passati all’utilizzo del sacco con il tag, quindi siamo passati al conteggio effettivo dei sacchi utilizzati. Non perché il metodo dei sacchi pre-tariffati non funzionasse, ma perché in caso di tariffazione puntuale la normativa chiede dati che solo la lettura del sacco può dare. Anche i cittadini serviti con il servizio porta a porta sono in possesso dell’eco-card e possono conferire nelle isole zonali. Ovviamente solo i primi tre conferimenti sono gratuiti, i successivi vengono addebitati in bolletta.

La letteratura racconta che i problemi delle Eco-isole sono di due categorie. Il primo di adesione della cittadinanza alla modalità di raccolta che portano ad abbandoni attorno alle postazioni, il secondo è sulla qualità. Come avete fatto?

Faccio una premessa: al netto degli investimenti iniziali, questo sistema costa molto meno della raccolta porta a porta. Noi non abbiamo voluto diminuire il costo del servizio, ma abbiamo voluto aumentare i servizi ad esso connessi. Una questione di qualità dei servizi, ma anche una questione sociale: con il nuovo metodo il personale dedicato alla raccolta ha numeri decisamente inferiori e non potevamo pensare di lasciare a casa decine di lavoratori. Abbiamo cambiato mansione agli

operatori del porta a porta e li abbiamo messi ad occuparsi del decoro. Facciamo due passaggi di pulizia al giorno attorno alle isole zonali, uno alla mattina, uno alla sera. I contenitori hanno un sensore di riempimento, che, se i sacchetti cadono sempre dallo stesso punto e si dispongono a piramide, potrebbe dare dei falsi segnali di riempimento, bloccando l’accesso al bidone stesso. Con uno scolmatore gli operatori distribuiscono in maniera uniforme il materiale all’interno del bidone. Nell’ambito dello stesso passaggio chiediamo infine anche agli operatori di pulire e igienizzare il quadro di comando su cui opera l’utente. Infine una volta a settimana da contratto c’è il lavaggio delle isole. Questo non annulla i problemi: abbiamo isole la cui utenza si comporta in maniera perfetta e altre, per lo più in zone periferiche, dove ci sono più abbandoni e che ci mandano un po’ in sofferenza.

Come individuate il corretto posizionamento delle isole?

Non è facile: ovviamente facciamo studi approfonditi per individuare il corretto collocamento, ma siamo coscienti che le molte variabili in gioco possano portarci a non centrare immediatamente la soluzione migliore. Consideriamo definitivo il posizionamento dell’Isola solo dopo 6/8 mesi durante i quali recepiamo eventuali eccezioni da parte della cittadinanza. Quando il posizionamento diventa definitivo, collochiamo una telecamera che controlli la postazione.

Una telecamera per ogni isola. Il tema del controllo diventa dunque centrale.

Assolutamente centrale. Le telecamere servono in primo luogo da deterrente, dall’altro ci permettono di fare controlli accurati: nel primo anno di servizio abbiamo fatto 255.000 euro di sanzioni. Incrociando l’orario di utilizzo della tessera con l’orario registrato dalla telecamera riusciamo a risalire a molte delle violazioni che si verificano. Abbiamo raddoppiato le sanzioni, che oggi ammontano a 313€ per un abbandono. Ovviamente sul territorio abbiamo attivo anche un nucleo di guardie ambientali e inoltre facciamo attività investigativa. Alcuni trasgressori sono stati individuati grazie alla divisa da lavoro che indossavano al momento dell’infrazione: siamo andati sul loro posto di lavoro ed identificati. Altri avevano orari costanti ed abbiamo fatto un appostamento, cogliendoli sul fatto. Infine c’è l’attività di apertura dei sacchetti abbandonati: spesso all’interno ci sono documenti che identificano il trasgressore.

Queste isole danno dunque un gran lavoro…

Senza dubbio, ma a La Spezia partivamo da una situazione che era considerata disastrosa ed oggi, per tutti, le isole sono percepite come la soluzione. Certo non è sufficiente mettere in strada le isole e sperare che tutto funzioni. Non è così: ci vuole lavoro, comunicazione e controllo.

Parliamo di costi…

Come anticipato in precedenza, abbiamo voluto mantenere invariato il costo del servizio di raccolta. Eppure in quattro anni siamo riusciti a tagliare del 32,5% la TARI. I costi sono derivanti dalle migliori performances di raccolta: nel 2016 eravamo al 62% di RD e mandavamo a smaltimento circa 23.500 tonnellate di indifferenziato, con una spesa di 4.742.000€; nel 2020 abbiamo raggiunto il 78% di RD e ne abbiamo mandate solo 11.000, risparmiando oltre 2.500.000€. Questi risparmi sono stati girati sui cittadini che oggi pagano la TARI più bassa fra i capoluoghi liguri.

L’altro grosso problema delle raccolte stradali a riconoscimento utente è quello della qualità della raccolta. Qual è la situazione a La Spezia?

Abbiamo fatto le analisi sulla qualità della raccolta all’inizio del processo di cambiamento del sistema. L’ultima analisi merceologica è del 2019 fatta da Arpa Liguria. Da questi dati risulta che i materiali presi dalle isole zonali hanno una qualità migliore rispetto al porta a porta. Certo, sono dati un po’ datati, ma il fatto che le analisi le abbia fatte ArpaL è una garanzia. Anche noi all’inizio avevamo un po’ paura della qualità dei materiali raccolti. Timori spazzati da queste analisi. Comunque nel flusso di La Spezia è prevista una preselezione, prima del conferimento alle piattaforme consortili: tutti i materiali raccolti sono selezionati a mano negli impianti di Specchia Service.

Quali sono i prossimi passi impostati per il futuro della gestione rifiuti a La Spezia?

Sicuramente un incremento delle isole zonali: i cittadini ce lo chiedono e diventa davvero difficile dire di no. Quest’anno inoltre introdurremo una novità tariffaria per incentivare il cittadino a produrre, e dunque a conferire, meno indifferenziato: il costo dei conferimenti oltre la quota pre-assegnata sarà raddoppiato, passando da 1,5€ a 3€. Infine l’obiettivo è quello di migliorare il decoro, con nuovi mezzi green che sostituiranno i carretti tradizionali.

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