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Servizi “green” in hotel, una strada da seguire
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Pensato per la PA, il concetto di green procurement si può applicare anche al settore dell’ospitalità, che per definizione ha a che fare con utenti e ospiti “pubblici”. Ecco perché la strada tracciata dal Gpp, e ripresa dalle missioni del PNRR, è molto chiara anche per chi gestisce gli alberghi. E per le imprese di pulizia, servizi integrati, multiservizi, che da quasi 4 anni possono certificare i propri servizi con marchio Ecolabel.
di Simone Finotti Il PNRR segna una chiara strada “verde”, e non solo sul versante del Green public procurement e degli acquisti della pubblica amministrazione. L’orizzonte è più ampio, e coinvolge anche il settore dell’ospitalità e della ristorazione, che per definizione, anche se rientra nel settore privato, ha costantemente a che fare con il pubblico (non a caso si parla, anche in termini di legge, di pubblici esercizi).
Un tema di rilievo anche in hotel
Ecco perché il grande tema degli acquisti verdi, non solo di forniture ma anche di servizi, non può lasciare indifferente il settore ricettivo, chiamato -se non per obbligo di legge, senza dubbio per dovere etico e deontologico- a seguire gli standard di sostenibilità tracciati dal “Gpp”. Un modello,
pensato per il pubblico ma estensibile anche ben oltre, che da tempo ragiona non soltanto in termini di acquisizione di prodotti e sistemi (quello ormai lo sappiamo), ma anche di analisi dell’intero “ciclo di vita” della prestazione contrattuale, delle caratteristiche “green” del servizio e dell’applicazione, senza sconti, dei Criteri Ambientali Minimi.
La sostenibilità come criterio di scelta
Questo già in sede di selezione e valutazione dei fornitori: se negli appalti pubblici, infatti, le amministrazioni aggiudicatrici sono obbligate ad effettuare valutazioni non solo e non più di tutela del mercato e della concorrenza, ma anche delle ricadute socio-ambientali dei servizi acquistati, un criterio analogo, fatti i dovuti distinguo, si può applicare nel caso di un hotel. Perché non seguire precisi standard ambientali nelle politiche di acquisto, cercando di acquisire beni e servizi a ridotto impatto durante tutto il loro ciclo di vita? Ancora più nel concreto: un’idea potrebbe essere quella di rivolgersi, per i servizi di pulizia/ multiservizi/ servizi integrati, a imprese in possesso di certificazioni Ecolabel (o analoghi marchi “verdi”) non solo per i prodotti, ma anche per i servizi.
L’Ecolabel per i servizi di pulizia
Ricordiamo a questo proposito che dal maggio del 2018 sono disponibili, per la prima volta, i criteri Ecolabel UE per i “Servizi di pulizia di ambienti interni” adottati dalla Commissione europea. E che tutto questo potrà entrare a far parte di un possibile bilancio sociale delle strutture alberghiere (alcuni hotel e catene lo fanno già, così come si iniziano a vedere i primi Bilanci di sostenibilità), che in tal modo potranno rendicontare alla collettività -e alla potenziale clientela- il loro concreto impegno in termini ambientali.
Un prezioso valore strategico
Buone prassi che naturalmente potranno rappresentare per un albergo anche un prezioso valore strategico: la clientela, infatti, è sempre più giovane, smart e attenta a valori importanti come la sostenibilità, la lotta agli sprechi (a partire da quelli energetici, visto che l’albergo è una delle strutture più energivore che esitano) e l’economia circolare. Lo stesso vale anche lato impresa: quest’ultima, infatti, potrà vantare come fiori all’occhiello servizi appositamente certificati sulla base di rigorosi standard di sostenibilità. Sullo sfondo, come accennavamo, c’è il più ampio fenomeno della circular e della green economy, volte entrambe a favorire uno sviluppo economico maggiormente sostenibile.
Sullo sfondo, il PNRR
Tutto ciò, va aggiunto, subirà una forte accelerazione grazie al PNRR, il Piano italiano di Ripresa e Resilienza, che ha tra i principali obiettivi proprio quello di consentire alle pubbliche amministrazioni, già in fase di elaborazione dei bandi pubblici, di indirizzare gli operatori economici verso scelte ecocompatibili, spingendoli ad investire sull’innovazione e la sensibilizzazione di clienti e opinione pubblica. Un orientamento sottolineato anche dai Decreti “Rilancio” e “Semplificazioni”, e che come abbiamo detto non deve fermarsi al pubblico.
La “missione 2”, tutta in ottica ambientale
Non a caso la Missione 2 del Piano, “Rivoluzione verde e transizione ecologica”, è quella dove il Ministero della Transizione ecologica svolge il maggior numero di attività. La Missione si prefigge di colmare le lacune strutturali che ostacolano il raggiungimento di un nuovo e migliore equilibrio fra natura, sistemi alimentari, biodiversità e circolarità delle risorse, in linea con gli obiettivi del Piano d’azione per l’economia circolare varato dall’Unione europea. La Missione è articolata in quattro componenti, ognuna delle quali, a sua volta, contiene una serie di investimenti e riforme: fra queste spiccano quelle dedicate proprio all’economia circolare, alle rinnovabili e, soprattutto, alla sostenibilità degli edifici. E così il cerchio si chiude.