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Pulizie automatiche in quota: un giovane australiano… sul tetto del mondo

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pulizie automatiche in quota: un giovane australiano… sul tetto del mondo

Le nuove frontiere delle tecnologie applicate al cleaning fanno un salto ancora più in là e si estendono alla pulizia dei vetri. Lo sa bene il giovanissimo studente australiano Oliver Nicholls, che si è appena aggiudicato il top prize per il suo “Robotic window cleaner”, un pulitore automatizzato per vetri e finestre che usa droni e microfibre per pulire senza operatore le facciate dei grattacieli e le finestre dei centri commerciali. “Tutto iniziò da una gamba rotta…”.

Le nuove tecnologie applicate al cleaning continuano a farsi strada e ad attirare l’attenzione anche dei più prestigiosi enti di ricerca internazionali.

Chi è Oliver Nicholls

E’ recente la notizia che uno studente di ingegneria australiano, Oliver Nicholls, 19 anni, iscritto alla prestigiosa Università del Nuovo Galles del Sud, con sede a Sydney, ha vinto lo scorso maggio, in Pennsylvania, il primo premio (l’ambitissimo “top prize”) alla fiera americana ISEF - Intel International Science and Engineering Fair, dedicata agli studenti a vocazione tecnologica. Va ricordato che ogni anno circa 7 milioni di studenti in tutto il mondo studiano e sviluppano progetti originali: fra questi, i migliori 1800, provenienti da 75 paesi e già premiati a livello locale, si sfidano all’ISEF, e stavolta a spuntarla è stato il giovane Oliver.

dalla redazione

Pulizie ad alta quota

La novità è duplice: innanzitutto si tratta del primo studente australiano ad aggiudicarsi il premio. Ciò che più interessa a noi è però la ragione del riconoscimento, che comprende anche un premio di ben 75mila dollari: infatti il bravissimo (e lungimirante) Nicholls ha progettato un robot pulitore di vetri completamente automatico, pensato soprattutto per le pulizie in quota di edifici molto alti come palazzi, grattacieli, centri direzionali eccetera. Il progetto del “Robotic window cleaner” (letteralmente pulitore robotico di finestre) è stato realizzato nell’ultimo anno, nell’ambito del corso accademico di Design e Tecnologie.

Uno straordinario pulitore a base di droni

Il piccolo robot è stato progettato per un fine ben preciso, anzi due: il primo –e più sotto scopriremo perché- è di tipo sociale, e ha a che fare con i rischi legati al lavoro: si parla infatti di aumentare la sicurezza e ridurre il rischio di infortuni umani (purtroppo frequenti nelle pulizie in quota); il secondo più squisitamente economico, vale a dire la riduzione dei costi legati alla pulizia delle finestre e delle superfici vetrate dei centri commerciali. Il funzionamento, per ciò che riguarda la mobilità, si basa su droni, motori e propulsori in grado di garantire una navigazione sicura sulle facciate dure e lucide. Sotto l’aspetto del-

la pulizia, invece, l’utilizzo di acqua è integrato con l’impiego della microfibra. Il prodotto finale ha già passato la fase di prototipazione, di test e valutazioni per verificarne l’utilizzabilità commerciale. Gli è stata già assegnata una patente provvisoria.

In principio, fu un incidente scolastico…

Oliver è stato il primo fra i cinque studenti premiati, tutti dai 17 ai 20 anni, ed è arrivato primo anche nella categoria “Robot e macchinari intelligenti”, oltre ad aver conquistato altre due “medaglie d’argento”. In un’intervista ad una delle principali testate australiane, il Sydney Morning Herald, ha svelato che l’idea per realizzare il suo robot pulitore di vetri gli è venuta da un inconveniente… autobiografico: “Ero a scuola e un operatore addetto alla pulizia dei vetri dell’aula è scivolato e mi è caduto addosso, rompendomi una gamba”. Lì per lì, certo, non è stato piacevole, ma il seme per una grande idea era stato gettato! E non è tutto: “Negli stessi giorni, in città, una piattaforma per le pulizie in quota era caduta e due operatori si erano feriti gravemente”.

Una “tempesta perfetta”

“La concomitanza di questi due eventi mi ha fatto talmente impressione che ho subito iniziato a pensare a cosa si sarebbe potuto fare per evitare rischi del genere”. Detto fatto, Oliver –che ora studia ingegneria meccatronica- da novello Steve Jobs del cleaning si è messo al lavoro nel suo garage e ne è uscito il robot pulitore che ben conosciamo: “Ho dovuto imparare bene a programmare, è stato veramente un sacco di lavoro –ha detto-. Sicuramente ho lasciato un po’ di studio curricolare, ho preso qualche voto in meno. Ma i miei insegnanti hanno fortunatamente compreso e mi hanno incoraggiato sempre. Quattro anni di robotica che avevo fatto prima a scuola mi hanno dato le competenze e le conoscenze per farlo, ma in realtà l’ho quasi tutto realizzato a casa. Insomma, è andata bene!” Non solo a Oliver, aggiungiamo noi, ma anche, più in generale, all’intero settore del cleaning.

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