TERZA PAGINA PULIZIA E CONTROLLO
la pulizia è nulla, senza il controllo di Antonio Bagnati
20 MARZO 2018
Persone e strumenti, ma soprattutto competenze. Sono gli elementi essenziali del controllo, che spesso è l’anello mancante quando si parla di commesse pubbliche. Fondamentale eppure snobbato, solo un rigoroso controllo può assicurare alla pubblica amministrazione che l’impresa vincitrice della gara d’appalto faccia davvero ciò che ha promesso. Intanto le dinamiche di centralizzazione/ aggregazione degli acquisti rendono tutto ancora più complicato. Eppure gli strumenti tecnici non mancano. Il controllo, questo sconosciuto: a fronte di una dinamica di centralizzazione/aggregazione degli acquisti, manca ancora all’appello un tassello molto importante: quello della verifica da parte della PA, senza la quale le imprese possono promettere mari e monti e poi fare la metà, o nemmeno, di quello che è previsto nel contratto.
Un tema-chiave
Si tratta di un tema-chiave, in particolare negli ambienti pubblici, se si vuole iniziare a parlare di qualità vera, e non solo sbandierata, anche perché il sistema della centralizzazione, con Consip e le Centrali di livello regionale e metropolitano, ha portato a maxigare che vanno spesso a discapito della qualità. Parliamoci chiaro: chi mi assicura che l’impresa “X”, o il raggruppamento, o i consorzi o le ATI, una volta vinta la gara d’appalto, svolga esattamente ciò che ha promes-
so e messo nero su bianco? La risposta è evidente a tutti, anche se spesso si fa finta che non sia così: nessuno. Già, nessuno. Perché se è vero che in un hotel, in una Spa, in un centro commerciale e così via la pulizia è un fattore strategico fondamentale, su cui le aziende investono per avere un ritorno, è altrettanto innegabile che dove a pagare è il pubblico, e perdipiù mancano i controlli, la qualità della pulizia, e quindi dell’igiene, crolla irrimediabilmente.
La centralizzazione non aiuta la qualità
Tale dinamica, che nel pubblico si è sempre avvertita, si è acuita ancora di più negli ultimi anni, a fronte dei ben noti cambiamenti che hanno interessato le dinamiche di acquisizione pubblica. Centralizzazione degli acquisti, riduzione drastica delle Centrali, aggregazione della domanda: tutti fenomeni che hanno portato a un progressivo allontanamento fra il momento del bando, e dell’acquisto, e quello dell’effettivo svolgimento del servizio. Con tutti i problemi che possiamo immaginare: se un comune scopre che il servizio non è stato svolto o è stato svolto male, a chi si rivolge? Come orientarsi nel nugolo di convenzioni, gare, appalti e subappalti? Un tempo, almeno, chi acquistava il servizio era presente. Oggi se un istituto scolastico aderisce a una megaconvenzione di livello regionale, su che affidabilità può contare? Chi è che svolge davvero il servizio, e che rapporti ha con chi si è aggiudicato la convenzione? Tutte domande che nella realtà dei fatti sono spesso destinate a cadere nel nulla, lasciando la Pubblica amministrazione senza interlocutori.
Investire su Rup e Dec
Ecco perché sono importantissime le figure del Dec – Direttore Esecuzione Contratto e del Rup – Responsabile Unico Procedimento, che in qualche caso coincidono ma negli appalti più complessi sono opportunamente distinte. Previsti già dal Dpr 207/10, attuativo del vecchio Codice degli appalti del 2006, queste figure sono poi state ridelineate dalle Linee Guida Anac in occasione dell’entrata in vigore del nuovo Codice dei contratti pubblici. Il fatto è che, ad eccezione della Sanità, comparto in cui standard minimi di igiene sono ineludibili (ed è ovvio il perché), spesso accade che il Rup e il Dec, quando vi sono (e non è nemmeno detto quello) siano nominati “perché si deve”, con il rischio di trovarsi di fronte figure impreparate e non in grado di gestire un ruolo complesso che richiede una pluralità di competenze tecniche. Occorre dunque correre ai ripari.
Dalla sanità le indicazioni operative più virtuose
Le indicazioni operative più virtuose ed efficaci arrivano proprio dalla sanità, dove evidentemente molti passi in avanti sono stati fatti, nonostante il problema dei tagli lineari e dello “sciagurato” binomio centralizzazione/aggregazione che va a tutto discapito della qualità. Da tempo in sanità si ragiona sul