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Biocarburanti, un’alternativa all’elettrico?
by edicomsrl
diSergioCapelli i cataloghi dei produttori di mezzi per la raccolta rifiuti si arricchiscono di nuovi modelli. Fanno la comparsa anche i mezzi alimentati a biocarburanti, ad arricchire la gamma dei mezzi a lternativa credibile per un settore la cui elettrificazione nasconde delle insidie ad oggi non completamente risolte.
Ibiocarburanti non sono tecnicamente una novità, ma possono rappresentare una valida alternativa in applicazioni specifiche in cui i mezzi elettrici oggi non danno ancora complete garanzie. Siamo di fronte ad una fase di transizione alimentata da combustibili di origine biologica, in attesa di un’elettrificazione totale, o si tratta di un utilizzo che resterà permanente nel tempo?
Ne parliamo con David Chiaramonti, professore ordinario del Politecnico di Torino, ricercatore sulle intere filiere biobased e sull’analisi di sostenibilità e Vice Rettore per l’Internazionalizzazione dell’Ateneo torinese.
Professor Chiaramonti buongiorno. Quando parliamo di biocarburanti, di cosa stiamo parlando?
Stiamo parlando di carburanti alternativi sostenibili per i trasporti. Per la maggior parte sono i biocarburanti prodotti da materia di origine biologica. Ovviamente ci sono anche altre tipologie di carburanti presenti sul tavolo della discussione pubblica e che sono alternativi e sostenibili, i così detti e-Fuel che sono prodotti fondamentalmente da CO 2 ed idrogeno, l’energia per produrre i quali non è di origine non biologica (ad esempio, solare fotovoltaico od eolico). Vi sono poi i cosiddetti Recycled Carbon Fuels (RCF) che sono prodotti usando del carbonio derivante da – ad esempio – rifiuto post- ed il cui Carbonio può quindi essere anche di origine fossile.
Abbiamo dunque un set di combustibili alternativi sostenibili, che chiaramente devono rispettare le specifiche tecniche e gli standard, ma che hanno un’origine diversa da quella fossile, o che comunque hanno un tipo di processo di produzione differente da quello della classica filiera fossile impiegando carbonio riciclato.
I biocarburanti hanno origine biolo - gica, sono cioè prodotti da materie zuccherine, da materie oleaginose (gli oli), o anche nelle esperienze che si stanno consolidando in questi ultimi anni, da materie lignocellulosiche, per capirci residui agricoli e di gestione boschiva.
Quali sono i vantaggi nell’utilizzo dei biocarburanti?
Il vantaggio è certamente nel vedere ridotte le emissioni di CO2 di oltre la metà rispetto all’energia prodotta. Nel caso dei biocombustibili le normative Europee richiedono un minimo di riduzione pari al 65% rispetto al corrispondente fossile. In alcuni casi, abbiamo modelli di produzione di combustibili alternativi e di origine biologica che possono essere addirittura carbon negative, cioè riescono a rimuove carbonio dall’atmosfera. Qui siamo, certamente, nell’ambito delle filiere più avanzate.
Ha fatto accenno a carburanti che riescono ad essere carbon negative. Quali sono?
La risposta non è univoca, non esiste cioè una singola opzione. Il punto, dunque, non è tanto la tecnologia ma la intera filiera di riferimento, ad esempio la filiera forestale e la filiera agricola, ad esempio il biometano utilizzato nei trasporti. Attraverso il processo si può riportare carbonio nel suolo. In vari modi ed in varie forme. Riportando questo carbonio nel suolo, e lì sequestrandolo ed utilizzandolo, facendo peraltro una operazione di cui i nostri suoli del Sud Europa hanno bisogno.
Il mondo dell’automotive spinge verso l’elettrificazione. I biocarburanti possono essere una transizione verso una completa elettrificazione, in attesa di mezzi elettrici che possano garantire la copertura di tutte le esigenze, o rappresentano un’alternativa valida alla mobilità elettrica?
Secondo me rappresentano un’alternativa valida. Intendiamoci: nessuno pensi che ci sia un’unica soluzione magica. Tecnicamente ci sono dei settori, che noi chiamiamo hard-to-abate, che sono più difficili da elettrificare o da convertire ad altri vettori, penso ad esempio all’idrogeno: aviazione, trasporto marittimo e trasporto pesante, tra cui possono esservi mezzi per la raccolta rifiuti. In questi settori è più difficile procedere ad un’elettrificazione, anche perché il mondo reale pone sfide, tipo la fornitura dei materiali necessari alla costruzione delle batterie, le infrastrutture di ricarica, il costo di ricarica e l’autonomia dei mezzi, che probabilmente richiederanno un po’ di tempo per essere diffuse. Quindi in molte delle situazioni elencate il combustibile alternativo rappresenta in maniera evidente una soluzione valida. Senza poi considerare le ricadute di carattere socioeconomico che questi combustibili si portano dietro: possono essere prodotti da filiere prevalentemente domestiche e quindi con la creazione di occupazione per la manodopera locale, incluso l’importante comparto metalmeccanico nazionale. Ricadute che indubbiamente si sommano ai vantaggi di tipo ambientale. Io credo che in generale tutte le soluzioni alternative ai combustibili fossili saranno utilizzate, dovranno essere utilizzate in modo integrato e dove sono più indicate. Differenti tipi di utilizzo avranno soluzioni più adatte: laddove andrà bene l’elettrico si useranno mezzi elettrici, i biocombustibili saranno utilizzati laddove rappresenteranno la soluzione più efficace.