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FARE SISTEMA PER ESSERE SEMPRE PIÙ COMPETITIVI
Da poco in carica come Presidente di Assogomma, Livio Beghini intende mettere gli oltre 40 anni di esperienza nel settore al servizio della storica associazione e delle nostre imprese con l’obiettivo principale di accrescere la loro competitività internazionale. Per riuscirci, a suo parere, sono fondamentali la formazione, la digitalizzazione, la sostenibilità e la capacità di innovare. Tutte attività che presuppongono anche, nel rispetto delle peculiarità e delle conoscenze esclusive di ogni singola impresa, la collaborazione per creare una cultura comune da far crescere ed esportare all’estero
D. Assume la carica di Presidente di Assogomma in un momento a dir poco complesso. Qual è la sua valutazione attuale della congiuntura, con particolare riguardo al settore della gomma? R. Effettivamente “complesso” è dir poco! Stiamo chiudendo un 2021 che da un lato vede il settore della gomma, come i nostri settori di destinazione finale, in decisa ripresa non solo in termini produttivi, ma anche per i fatturati delle aziende. Tuttavia si registra un aumento dei costi di produzione superiore. Mi spiego, veniamo da mesi in cui le materie prime, i costi di trasporti e logistica e da ultimi, ma non per ultimi, i costi dell’energia stanno salendo a ritmi vertiginosi con incrementi a doppia cifra. Tutto ciò si traduce chiaramente in un aumento dei costi di produzione, che però le nostre aziende non possono trasferire tal quale sul prodotto finito, andando così ad erodere la marginalità e quindi le capacità di investire e fare innovazione in un momento sfidante. La nota positiva può essere rappresentata dall’azione governativa che può contenere questi effetti grazie al PNRR: Assogomma dovrà giocare in questa partita un ruolo da protagonista per individuare le opportunità e permettere agli associati di coglierle.
D. Qual è il suo background e che cosa l’ha spinta a candidarsi a questo ruolo? Una sua breve presentazione a beneficio degli associati che ancora non la conoscono.
Livio Beghini, 62 anni, sposato e con 2 figlie, vive in provincia di Bergamo ed è da 12 anni Amministratore Delegato di Datwyler Pharma Packaging, azienda a capitale svizzero, leader mondiale nella produzione di tappi e tenute in gomma per il packaging farmaceutico. Da luglio è stato eletto Presidente di Assogomma, carica che ricoprirà per 4 anni fino al 2025. Perito chimico e poi laureatosi in Economia industriale, ha assunto vari incarichi nel settore gomma in ricerca e sviluppo e poi con responsabilità di produzione e di direttore operativo di diverse aziende. Collabora con le università di Padova e Liuc di Castellanza come docente sui temi del lean manufacturing, del World Class manufacturing e in Implementazione delle strategie aziendali. Contribuisce anche a realizzare percorsi formativi ITS Academy in collaborazione con la Fondazione Nuove Tecnologie della Vita.
R. Mi sono candidato al ruolo di Presidente di Assogomma perché vorrei contribuire alla crescita della competitività di questo importante settore. Ritengo infatti di poter dare un contributo concreto proprio grazie alle possibilità che ho avuto in passato, ma anche oggi, di affrontare tematiche che sono simili e riconducibili a quelle di un piano di rilancio. La mia esperienza nel mondo della gomma ha raggiunto e superato ormai le 4 decadi e mi permette di conoscere a fondo il settore. Proverò quindi a sfruttare questa mio bagaglio di conoscenze per contribuire attraverso l’associazione all’aumento della competitività di tutte le aziende che la compongono.
D. Quali sono gli obiettivi principali che si pone per il suo mandato?
R. L’obiettivo primario è quello di incrementare la competitività delle imprese italiane sul territorio internazionale. In Italia abbiamo delle eccellenze riconosciute e già consolidate. Vorrei dare un contributo affinché la strada già segnata possa essere ulteriormente migliorata per far sì che il settore della gomma mantenga le sue posizioni ed espanda la propria presenza sui mercati internazionali.
D. Nella sua candidatura uno dei primi pensieri che ha esplicitato è stato per le aziende ancora esterne all’associazione. Perché è importante coinvolgerle e come intende farlo?
Come potrebbe non essere importante? L’obiettivo che ci stiamo ponendo è quello di un aumento della competitività e della capacità di attrarre business (clienti stranieri, flussi di esportazione, ecc.) che riguarda e valorizza l’interno settore, indipendentemente dal fatto che le aziende siano associate o meno ad Assogomma. Vorrei però sottolineare un aspetto: Assogomma è un’associazione storica di Confindustria, è tra le fondatrici, e ha una forte rappresentatività del settore della gomma. Infatti, rappresentiamo circa l’80% degli ad-
detti impiegati in Italia nel mondo della gomma ed un numero di ragioni sociali pari a circa la metà di quelle presenti in Italia. Non vi è dubbio alcuno quindi che la capacità di rappresentanza di Assogomma è storicamente forte e che la maggior parte delle aziende associate è di grandi, medio-grandi e medie dimensioni. Le aziende non associate sono generalmente di più piccole dimensioni. La sfida è quella da un lato di attrarre queste imprese di più piccole dimensioni offrendo servizi sempre più vicini alle loro esigenze e dall’altro sfruttare l’associazione per intraprendere quel percorso virtuoso di crescita e sviluppo così da aumentare l’importanza e la centralità dell’intero settore della gomma. A titolo d’esempio la formazione capillare che l’associazione andrà a proporre è certamente utile e lo sarà sempre di più per quelle imprese che non riescono a sviluppare formazione al proprio interno. L’offerta di servizi di informazione e formazione alle Imprese apre un canale di fidelizzazione che in prospettiva potrebbe anche tradursi nell’associazionismo in particolare in quelle aree geografiche dove sono concentrate le Imprese di settore che non sempre conoscono a pieno le opportunità ed i servizi che vengono dispensati quotidianamente dall’associazione.
D. Uno dei temi centrali è la competitività delle nostre imprese del settore in uno scenario soggetto a continui cambiamenti. Competitività che richiede un deciso passo verso la digitalizzazione. Quali sono, dal suo punto di vista, gli aspetti più complessi della transizione digitale e quale l’approccio che le aziende del settore gomma dovrebbero avere al riguardo?
R. La digitalizzazione è un cambiamento epocale. È un processo iniziato qualche anno fa con il piano di Industria 4.0 attraverso il quale moltissime imprese hanno investito in macchinari e strumentazioni capaci di connettersi in rete. Questo è stato l’inizio della digitalizzazione, cioè la capacità di mettere in fabbrica macchine e attrezzature in grado di collegarsi e parlare con la rete informativa. Ora però il passo decisivo è quello di agire attraverso la formazione. Lo sviluppo delle competenze focalizzate nella conoscenza della trasformazione digitale e del cambiamento legato alla digitalizzazione. E cosa può fare dunque l’associazione nel pratico? Di nuovo torno a parlare dei corsi
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di formazione che vengono proposti alle imprese, tra i quali ne prevediamo diversi specifici su questi temi. Aggiungo poi che il passaggio verso la digitalizzazione deve partire dal vertice delle imprese, così da portare un cambiamento di mentalità e di approccio all’interno della fabbrica. Se andiamo a ben vedere, l’aspetto più complesso nella produzione di articoli in gomma è quello di raccogliere le informazioni che provengono da ogni singola fase produttiva e di interfacciarle tra di loro. Tutto questo a cosa potrebbe servire? Ad esempio a prevenire problematiche produttive, ma anche ad intercettare trend di mercato con anticipo, in modo da attuare azioni di miglioramento sullo sviluppo del business. Per brevità la digitalizzazione nella sostanza è conoscere quello che è accaduto in passato per poterne far tesoro e costruire il futuro.
D. Lei ha al suo attivo anche importanti esperienze internazionali, in mercati dove la dimensione d’impresa è generalmente superiore a quella italiana. Quali esempi o modelli internazionali secondo lei sono trasferibili alle nostre realtà e utili per renderle ancora più competitive nello scenario globale?
R. La mia esperienza internazionale l’ho maturata in aziende con dimensioni molto più grandi rispetto all’impresa italiana media del settore gomma. Tuttavia le aziende internazionali illuminate danno molto spazio alle iniziative delle loro unità locali. Cosa vuol dire? Che se io guardo alle imprese gomma in Italia, escludendo quelle che già sono molto grandi, e concentrandomi su quelle di dimensioni medie o piccole, posso immaginare che abbiano tutte una loro specifica competenza tecnica, capacità d’iniziativa e più in generale un prezioso “know-how” che ha permesso loro di mantenere e sviluppare nel tempo il proprio standing. Dal mio punto di vista bisogna fare un passo in avanti, cercando di mettere a fattor comune alcune tematiche, creando così un network che favorisca lo scambio di informazioni e conoscenze senza entrare nei segreti tecnici e professionali di ogni impresa, che vanno ovviamente salvaguardati. Nell’interesse di tutti è bene aumentare il livello medio di conoscenza di tutte le imprese e di conseguenza del settore. Le
aziende sono un po’ come satelliti facenti parte di un unico sistema solare, non galassie a sé stanti.
D. Transizione digitale significa anche trasformazione delle competenze e, quindi, necessità di reperire o costruire nuove figure professionali sul mercato del lavoro. In questo la formazione assume un ruolo centrale. Quali le sue idee su ciò che Assogomma può fare al riguardo?
R. Assogomma ha ormai da tempo fatto della formazione un asset di fondamentale importanza. L’associazione è in grado di offrire formazione qualificata per figure professionali aziendali con programmi di approfondimento che si rinnovano di anno in anno e che di fatto vengono offerti al settore in esclusiva, dato che le iniziative sono sempre specifiche di settore o personalizzate allo stesso. Sul fronte invece dei giovani che devono ancora entrare nel mondo del lavoro e diventare professionisti noi abbiamo già iniziato un’attività di dialogo e di relazioni strette con alcune Fondazioni che sviluppano percorsi formativi tecnici superiori. Nel caso specifico abbiamo già firmato da anni un protocollo d’intesa con la Fondazione Nuove Tecnologie della Vita per percorsi formativi specifici per i tecnici del settore gomma. Oggi però possiamo partire da questo background per ampliare ulteriormente il nostro raggio d’azione. Stiamo parlando di contribuire alla creazione di corsi di formazione con i contenuti adatti alle imprese e cioè tecnici da una parte e di conoscenza digitale dall’altra. Tali corsi hanno durata di due anni ed avranno l’obiettivo di andare a formare tecnici sulla base dei contenuti che le imprese desiderano. Ricordo che le aziende stesse si mettono in gioco proponendo formatori, quindi docenti, in grado di poter insegnare all’interno di queste scuole. L’obiettivo finale è avere dei tecnici con le conoscenze più evolute, più moderne, che dopo due anni potranno entrare nelle imprese e immediatamente avere capacità di integrarsi e di dare valore. I contenuti poi diventano in un certo senso dinamici e potranno evolvere in base alle esigenze del settore e delle Imprese.
D. L’opinione pubblica è sempre più attenta al clima, all’ambiente e alla sostenibilità. Che cosa possono fare le aziende italiane del settore in questa
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direzione. Assogomma come può supportarle?
R. Qui si apre un capitolo, anzi due! Da un lato quello del recupero/riutilizzo di scarti, dall’altro quello dell’impatto energetico del settore. Andiamo con ordine partendo dal tema degli scarti. Oggi uno scarto di lavorazione è praticamente sempre o quasi sempre considerato rifiuto e questo comporta costi per le imprese, sia perché c’è una perdita di materiale sia perché lo smaltimento ha dei costi vivi da sostenere. A tutto questo si aggiungono difficoltà pratiche anche semplicemente per movimentare e trasportare questi materiali. Un rifiuto, in quanto tale deve seguire tutta una serie di regole molto stringenti ed onerose. Assogomma sta cercando di trovare soluzioni che da un lato interfaccino le soluzioni tecnologiche esistenti e dall’altro la normativa di riferimento per far sì che il rifiuto non sia più considerato tale, ma possa essere considerato un sottoprodotto, cioè un materiale che può essere reimpiegato. È importante segnare questo spartiacque tra sottoprodotto e rifiuto. Ma non solo, se è rifiuto bisogna dare indicazioni su come possa applicarsi il principio dell’“end of waste”, cioè la cessazione della qualifica di rifiuto. In altre parole indicare come valorizzare i rifiuti in una catena distributiva e di raccolta, di trasformazione con tutte le tecnologie che sono anche quelle nuove. Esiste già una normativa specifica in tal senso, ovvero un end of waste dei PFU, ma solo per i PFU, cioè per i pneumatici fuori uso. Ahimè, tutto quello che viene prodotto come scarto di lavorazione nelle industrie dell’articolo tecnico e anche nei pneumatici, non rientra in questa normativa e quindi l’associazione sta lavorando su tutti questi aspetti. Proprio di recente ha presentato una linea guida che ha l’obiettivo di accompagnare le aziende nella gestione degli scarti di lavorazione da rifiuto a sottoprodotto oppure ad “end of waste”. Il tema dell’energia invece è il secondo capitolo di questa storia. Si tratta di qualcosa tutta da sviluppare, ma dobbiamo avere ben chiaro in mente che le aziende della gomma sono normalmente considerate imprese energivore. In parole semplici il loro consumo di energia è alto rispetto al business e
al fatturato. Questo perché le macchine all’interno dell’industria della gomma hanno bisogno di molta energia per poter lavorare. Un ragionamento quindi sull’ottimizzazione dei consumi energetici, sulla transizione da un consumo di energia fossile ad una produzione o un consumo di energia rinnovabile è un percorso che può aiutare gli associati a focalizzare determinati piani di miglioramento.
D. Infine uno sguardo alla parte più tecnologica del nostro settore. Per quanto leader nel mondo le imprese italiane non possono rallentare sul piano della ricerca e sviluppo. Quale la vostra ricetta per incoraggiare questo ambito di attività, che richiede sempre di più cooperazioni internazionali, collaborazioni con università e supporto nella caratterizzazione dei materiali e nella certificazione di prodotti e processi?
R. Assogomma ha deciso di puntare sullo sviluppo del Cerisie quale partner vero e proprio nei confronti delle imprese. Cosa intendiamo per partner? Intendiamo far diventare il Cerisie un punto di riferimento per le aziende per poter accedere alle capacità e alle caratteristiche di ricerca e sviluppo del mondo accademico. Abbiamo già intrapreso un percorso per arrivare a partnership con diverse università sul territorio riguardo a problematiche e progetti di ricerca di interesse delle aziende del settore. Quindi il Cerisie potrà giocare un ruolo chiave nell’accompagnare lo sviluppo tecnologico. È un Cerisie nuovo, che andrà oltre le ben note capacità di laboratorio prove legandosi ai percorsi di ricerca. Sul fronte internazionale ricordiamo che Cerisie è stato fondatore di ErrLAB (European Rubber Research LABoratories) il network costituito dai tre laboratori gomma (italiano, francese e tedesco) con le tre rispettive associazioni di settore unitamente ad ETRMA, l’associazione europea dei produttori di articoli in gomma. Ma non solo. Cerisie ha già ottenuto da Renault il riconoscimento quale laboratorio di omologazione per componenti in gomma. È alle fasi conclusive un progetto iniziato tre anni fa che porterà Cerisie a certificare prodotti sulla base di importanti, conosciuti e riconosciuti soggetti internazionali. Ciò aumenterà lo standing internazionale del nostro laboratorio a cui puntiamo per una sua significativa crescita. u
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