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È ORA DI STABILIRE QUANDO LA GOMMA DA PFU SMETTE DI ESSERE RIFIUTO

Con un appello congiunto alla Commissione europea, Etrma ed EuRic chiedono la definizione di criteri europei per segnare in modo chiaro il passaggio da rifiuto a prodotto della gomma da pneumatici a fine vita. Un cambiamento di status fondamentale per dare un forte impulso al recupero e riutilizzo in applicazioni ad alto valore di questa preziosa materia prima seconda

Chiudere il cerchio, è proprio il caso di dirlo, per quanto riguarda il recupero di gomma da pneumatici a fine uso (Pfu). È l’appello lanciato da Etrma, l’associazione europea dei produttori di pneumatici e articoli in gomma, alle istituzioni europee. Appello contenuto in un position paper, redatto insieme a EuRic, l’associazione delle aziende europee del riciclaggio dei rifiuti, nel quale le due associazioni chiedono alla Commissione europea lo sviluppo di criteri armonizzati a livello dell’Unione per l’End of Waste della gomma riciclata dagli pneumatici a fine vita. Un passaggio fondamentale per dare slancio al recupero e all’utilizzo di questa preziosa materia prima seconda. Attualmente classificata come rifiuto, la gomma da Pfu trova infatti le porte sbarrate in diverse applicazioni ad alto valore, in quanto molte normative, come le dichiarazioni di prestazione per i prodotti da costruzione o il Regolamento Reach sulle sostanze chimiche, si applicano solo una volta che il materiale ha cessato di essere qualificato co-

me rifiuto. Con la definizione dei criteri per l’End of Waste il materiale riciclato cessa di essere classificato come rifiuto, assumendo la qualifica di “prodotto”: in questo modo può essere reintrodotto nel circuito del mercato per nuovi utilizzi, secondo i virtuosi principi dell’economia circolare, con conseguenti enormi benefici a livello ambientale, economico e sociale.

UN PASSAGGIO COMPIUTO DA ALCUNI PAESI Tale passaggio è stato già compiuto a livello nazionale da alcuni Paesi europei. È il caso dell’Italia, che con il Dm 78/2020 (Regolamento per la cessazione della qualifica di rifiuto della gomma vulcanizzata derivante da pneumatici fuori uso) del marzo dello scorso anno, ha fissato procedure e parametri chimico-fisici da rispettare per attribuire alla gomma da Pfu la qualifica di prodotto. Criteri univoci, validi su tutto il territorio, che permettono di valorizzare il materiale riciclato in importanti applicazioni, come nella realizzazione di superfici per lo sport, elementi strutturali o di finitura per l’edilizia, nell’industria meccanica, in componenti di mezzi di trasporto esterni alla cabina, infrastrutture ferroviarie e portuali, asfalti. Lo stesso hanno fatto anche Spagna, Portogallo e, ora fuori dall’Unione, il Regno Unito. Questi provvedimenti, in linea di massima simili, presentano però delle importanti differenze anche su questioni chiave, come gli stessi materiali ammessi, o gli utilizzi finali, ben specificati in alcuni regolamenti e in altri no. Lo stesso per la certificazione di terze parti del sistema di gestione della qualità e la dichiarazione di conformità, richiesta in Spagna e Uk, ma non in Italia e Portogallo, così come non tutti gli standard prevedono criteri di qualità specifici per il livello di contaminazione consentito in generale o per usi specifici. Soprattutto, hanno validità solo entro i confini dello Stato che li ha emanati. CRITERI OMOGENEI A LIVELLO EUROPEO Da qui la richiesta di Etrma ed EuRic di definire criteri armonizzati per l’End of Waste validi in tutta l’Unione, condizione indispensabile per lo sviluppo di un mercato europeo della gomma da Pfu ben funzionante e per garantire maggiore certezza agli investimenti in nuove tecnologie di riciclo. Una richiesta in linea con gli obiettivi ambientali della stessa Unione: non caso lo sviluppo di un’economia improntata ai principi della circolarità costituisce uno dei pilastri del Green deal. Proprio su questo fronte, fa notare Etrma nel suo position paper, l’industria europea, in generale, è un po’ rimasta al palo: solo il 12% dei materiali utilizzati proviene da riciclo. Una sfida che invece la filiera della gomma è pronta ad affrontare.

RICICLO DEI PFU: UNA PRATICA VIRTUOSA IN CRESCITA Negli ultimi 25 anni, ricorda il docu-

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CHE COSA SI RECUPERA DA UNO PNEUMATICO

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mento delle due associazioni, il problema logistico della raccolta degli pneumatici fuori uso è stato risolto con l’istituzione dello schema della Responsabilità Estesa, che impone a produttori e importatori l’obbligo di raccolta e corretto smaltimento dei Pfu in numero uguale a quello degli pneumatici venduti. Grazie a questo sistema i materiali contenuti negli pneumatici sono diventati disponibili per il riciclo, con risultati importanti. Attualmente il tasso di raccolta e trattamento degli pneumatici ha raggiunto il 95% del totale in tutto il Continente, con il tasso di materiale recuperato che nello stesso periodo è aumentato dal 10% fino al 60% all’anno. Più nello specifico, dei circa 3 milioni di tonnate annuali di pneumatici a fine vita, 1,6 milioni vengono riciclati in nuova gomma, acciaio e fibre tessili poi utilizzate in altre applicazioni, contribuendo a ridurre così il consumo di materie prime vergini. Importanti benefici sono stati ottenuti anche sotto il profilo economico e sociale, grazie alle nuove opportunità industriali e alla creazione di nuovi posti di lavoro. In parallelo alla disponibilità di pneumatici a fine vita è infatti nata un’industria per il riciclo della gomma in questi contenuta. Un’industria, costituita per lo più da piccole e medie imprese attive nel campo da più di 10 anni, in sviluppo e che ha bisogno di compiere ancora dei passi per raggiungere la fase di maturità. Ma se tanto è stato già fatto, molto di più si può ancora fare, aggiungendo valore al sistema del recupero della gomma da Pfu attraverso l’End of Waste.

UN POTENZIALE ENORME TUTTO DA SFRUTTARE Il passaggio da rifiuto a prodotto costituisce un potente volano per l’impiego sempre maggiore della gomma riciclata. Disciplinando, in maniera chiara e omogenea su tutto il continente il mercato del riuso, parametri e criteri per l’impiego di questa materia prima seconda se ne garantiscono il commercio con condizioni uguali e uguali opportunità attraverso i confini dei Paesi, riducendo anche gli oneri amministrativi associati a tale commercio. Soprattutto, e ancora più importante, il passaggio da rifiuto a prodotto garantisce che il materiale riciclato risponda a tutti i criteri di sicurezza e qualità previsti dai regolamenti tipici dei materiali, miscele e sostanze, a partire dai regolamenti Reach e Clp. Inoltre assicura stabilità alle realtà del settore, favorendo gli investimenti in ricerca e sviluppo sia per la messa a punto di nuove tecniche di riciclo sia, aprendo il materiale a nuove applicazioni, per ampliare la gamma dei prodotti realizzabili. Tanto più, si sottolinea nel position paper, che oggi dei circa 3 milioni di pneumatici a fine vita ben oltre un milione è destinato all’incenerimento per la produzione di energia o nei cementifici: un potenziale enorme da sfruttare per soddisfare la crescente domanda di gomma con materiale riciclato dalle eccellenti proprietà tecniche.

LA FILIERA È GIÀ PRONTA I tempi sono dunque maturi per arrivare all’End of Waste della gomma da Pfu. Un rapporto commissionato da Etrma e EuRic alla società di consulenza Aecom dimostra come il materiale soddisfi tutti i requisiti richiesti dall’articolo 6 della Direttiva quadro europea sui rifiuti (Direttiva 2008/98/Ce, poi modificata con la Direttiva 2018/851/Ue) per la cessazione della qualifica di rifiuto di una sostanza o di un oggetto: che sia comunemente usato per scopi specifici, che esista un mercato o una domanda per tale sostanza o oggetto, che soddisfi i requisiti tecnici per gli scopi specifici, la legislazione e gli standard esistenti applicabili ai prodotti e, infine, che il suo uso non comporti impatti negativi sull’ambiente o sulla salute umana. Insomma, la filiera di settore, dai produttori di pneumatici ai riciclatori, è pronta su tutta linea a questo fondamentale passaggio, e a lavorare con la Commissione europea per lo sviluppo dei criteri per l’End of Waste: ora tocca alle istituzione fare la loro parte. u

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