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Incentive bizarre – Emanuela Giordano

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Roma e dintorni

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Non tutto è TEAM BUILDING quel che luccica

EMANUELA GIORDANO

Founder e creative manager di Quid Italy emanuela.giordano@quiditaly.com All’inizio degli Anni 90 ricordo che andavano fortissimo la camminata sui carboni ardenti e quella sui vetri rotti: eri un vero eroe ad affrontare queste prove. Il team building in Italia era agli albori, e queste attività venivano proposte dai formatori certificati e oggi sono tornate in auge con nomi in inglese come “firewalking” e “glasswalking” (quanto ci piacciono le parole in inglese). Ricordo di racconti di persone che avevano pianto durante e dopo queste esperienze, che si sentivano cambiate profondamente, e non per aver provato dolore fisico ma per la prova di coraggio che aveva toccato profondamente la loro anima. Insomma roba da eroi veri! E quindi c’erano due tendenze: le aziende che facevano una scelta forte di questo tipo e quelle che dicevano “sì ma facciamo una cosa leggera per farli divertire, non dobbiamo spaventare o annoiare i partecipanti”. Con le aziende “prudenti” andavano forte i quizzoni, i cruciverba e le cacce al tesoro, che in verità erano semplici game e di formativo a quei tempi avevano poco, appunto perché non dovevi annoiare i partecipanti. Con il tempo la camminata sui carboni ardenti e sui vetri è diventata per la maggior parte dei clienti un’esagerazione, temendo il pericolo, e si è optato per attività più alla portata di tutti, come le olimpiadi, i test drive e le attività artistiche. Tra le attività artistiche senza dubbio il teatro d’impresa ha avuto un peso importante, valore che conserva tutt’oggi: sviscerare le dinamiche individuali e di gruppo, in un contesto decisamente meno strong di quello degli Anni 90. Ma il mercato chiede sempre novità e quindi ecco fiorire, nei primi anni 2000, le attività di team building legate allo sport: team adventure, escursionismo estremo in montagna, survival, arrampicata, etc. Insomma tutto ciò che di fisico si potesse sperimentare nei limiti della sicurezza o quasi, rivalutando in alcuni casi il “rischio” come parte fondante della formazione. Poi c’è stato il momento delle attività artistiche: pittura, mosaico, scultura nella neve, nel ghiaccio, nella sabbia e nella creta. Creazioni meravigliose con il cartone come le carton boat e le carton car con annessa gara in acqua e in pista. Ma anche il team cooking in tutte le sue declinazioni (dolci e salate) e make your wine mischiando i vini base e creando un vino ad hoc. A quel punto, verso il 2010 indicativamente, tutti gli stakeholder del mondo degli eventi avevano capito che la parola magica era “team building”. Questo ha generato la credenza che chiunque potesse proporre attività di team building, anche senza avere necessariamente competenze formative, arrivando a proporre passeggiate, visite guidate e semplici degustazioni come attività di “formazione” al solo scopo di attirare nuovi clienti. Insomma a un certo punto tutto era team building. Un po’ come certi periodi della moda, dove non si capisce che stile è in auge con un mix di periodi stilistici. Poi è arrivata la pandemia, e in diversi si sono buttati sui team building virtuali. Certo non si poteva fare diversamente ed è stata una scelta ammirevole, ma le persone cercano il contatto “fisico” durante un Tb anche a distanza, e infatti appena usciti dalla pandemia si è cercato subito tale contatto, dando di nuovo risalto alle attività in presenza e declinando quelle virtuali a un ambito differente. La pandemia ha messo in evidenza l’importanza della connessione tra individui, la condivisione fisica ed emotiva, mettendo in secondo piano l’aspetto competitivo. L’empatia, che stava prendendo piede negli anni precedenti, ha finalmente avuto il suo boom e quindi ecco il via alle attività esperienziali sul territorio, vivendo anche la vita degli abitanti del luogo, condividendo usi, costumi e professioni. Esperienze bellissime che lasciano nel cuore e nell’anima ricordi indelebili. Senza dubbio possiamo dire in conclusione che tutto e niente può essere team building, quello che lo rende tale o no è il contenuto che non può essere solo “ludico”, ma deve essere anche in qualche modo formativo, arricchendo i partecipanti di spunti per un’evoluzione personale e di gruppo, avendo così una continuità e forza nel tempo. Quindi occhio agli specchietti per le allodole: non fatevi abbagliare!

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