GILAMAGENCY nasce da una significativa esperienza editoriale e si propone di mettersi al servizio degli autori, sia nella valorizzazione dei loro testi sia nella gestione dei rapporti con le case editrici, tenendo sempre in primo piano la qualità della scrittura. Rappresentanza editoriale L’agenzia rappresenta in esclusiva pochi (e selezionati) autori italiani, affermati o esordienti, seguendo ciascuno di loro al meglio e puntando a risultati concreti. GILAMAGENCY si occupa di tutti gli aspetti contrattuali, affiancando i propri autori nei rapporti di collaborazione con gli editori.
Servizi editoriali GILAMAGENCY offre anche servizi aggiuntivi agli scrittori (lettura e valutazione manoscritti inediti, editing, correzione di bozze), aiutandoli nella realizzazione dei loro progetti editoriali, indipendentemente dalla rappresentanza. I servizi redazionali sono disponibili anche per le case editrici.
GLI AUTORI DI GILAMAGENCY
Mario Bianco
Francesco Forlani
Stefania Hauser
Filippo Lubrano
Gian Piero Lumbau
Annalisa Margarino
Gianfranco Pecchinenda
Felice Piemontese
Francesca Prisco
Massimo Rizzante
Elena Starace
Silvia Tessitore
Omar Viel
Alessandro Zannoni
GilamAgency di Giovanni Lamanna gilamagency.wordpress.com
via Jan Palach (Central Park, scala D) - 81055 Santa Maria Capua Vetere (CE) editoria.comunicazione@gmail.com - tel. 393.4382486
Mario Bianco Come pittore ha partecipato a molte collettive e a venti mostre personali. Con l’Agenzia Poetica Torinese ha tenuto per due anni una trasmissione alla RTA negli anni Settanta. Ha vinto il premio letterario italiano bandito da alice.it nel 2001 con il racconto La scatola del dottor Wallaby, pubblicato da Marcos y Marcos. Ha pubblicato i romanzi Le pigne in testa (Michele Di Salvo, 2002), Di ruggine in rugiada (L’Ambaradan, 2005, finalista al Premio San Vidal di Venezia), Humbaba Huwawa (Senzapatriaeditore, 2012), L’alNato a Torino nel 1941, ha lavorato come com- tra faccia dell’angelo o la mummia turca (Nerosumesso di libreria, insegnante di educazione arti- bianco, 2015), le raccolte di racconti Letti a undici stica, grafico pubblicitario, disegnatore piazze (con Euro Carello, Graphot, 2014) e Il restauprogettista. Per vent'anni è stato responsabile tec- ratore di robot (Nerosubianco, 2016), oltre a saggi su Torino e il quartiere di San Salvario. nico della Galleria di Arte Moderna di Torino.
Dice che mia mamma faceva le poste
I racconti del museo
(racconti - rights available)
(racconti - rights available, April 2017)
In questi racconti parlano, vaneggiano, si sfogano diseredati, poveracci, mentecatti, picari, visionari, ladri e truffatori: persone che vivono ai margini, in una zona d’ombra, di cui si fa a meno di parlare perché sgradevole, tranne quando gli emarginati diventano protagonisti di fatti di cronaca nera. Il linguaggio è corrotto da dialettismi e neologismi uditi dal vero, per rendere più taglienti le scene inquadrate come un rapido schizzo. “Ho scritto queste storie - dice l’autore - per l'interesse e la forte simpatia che sento per un mondo di emarginati, di gente lesa dalla natura medesima, allontanati dalla vita sociale, dimenticati sovente dalla giustizia e anche dalla pietà. Ho alleggerito i temi pesanti con tono ironico o grottesco, perché alcuni dei protagonisti hanno qualcosa di strambo o buffo”. Alcuni di questi testi sono accompagnati da una illustrazione dell’autore stesso.
Sarà pronta ad aprile 2017 una raccolta di nove racconti, ispirati all’esperienza lavorativa dell’autore in un museo pubblico per circa venti anni. Sono ambientati in vari musei di una grande città, tutti dipendenti da una fondazione sovvenzionata da una potente banca e dalla finanza pubblica. I personaggi principali passano da un ente museale all’altro, da un racconto al successivo, e in questo modo legano le storie per formare un’unità narrativa, una sorta di romanzo con camere comunicanti. L’intento è trascinare il lettore in un mondo dove la cultura non solo si conserva, ma si fa, di fronte alle collezioni, agli arredi, ai dipinti, alle atmosfere, alle oscurità di bui armadi e alla psicologia delle figure, talora strambe, che interagiscono in un mondo stravagante con collezionisti, organizzatori di mostre blockbuster, politici rampanti, interessi biechi e impiegati talora infedeli.
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Francesco Forlani
Nato a sette mesi a Caserta nel 1967, sotto il segno dell’acquario, vive tra Parigi e Torino, ma non a Modane/Bardonecchia. Fondatore delle riviste internazionali Paso Doble e Sud, collaboratore dell’Atelier du Roman e Il reportage, ha pubblicato diversi libri, in francese e in italiano. Traduttore dal francese, ma anche poeta, cabarettista e performer, è stato autore e interprete di spettacoli teatrali come Do you remember revolution, Patrio-
ska, Cave canem, Zazà et tuti l’ati sturiellet. È redattore del blog letterario Nazione Indiana e gioca nella nazionale di calcio scrittori Osvaldo Soriano Football Club, con cui sono uscite le due antologie Era l’anno dei mondiali e Racconti in bottiglia (Rizzoli/Corriere della Sera). Corrispondente e reporter, ora è direttore artistico della rivista italofrancese Focus-in. Con Andrea Inglese, Giuseppe Schillaci e Giacomo Sartori, ha fondato Le Cartel, il cui manifesto è stato pubblicato su La Revue Littéraire (Léo Scheer, novembre 2016). Conduttore radiofonico insieme a Marco Fedele del programma Cocina Clandestina, su radio GRP, come autore si definisce prepostumo.
OPErE PubbLiCatE Métromorphoses, Ed. Nicolas Philippe, Parigi 2002 (diritti disponibili per l’Italia) Autoreverse, L’Ancora del Mediterraneo, Napoli 2008 Blu di Prussia, Edizioni La Camera Verde, Roma Chiunque cerca chiunque, pubblicato in proprio, 2011 Il peso del Ciao, L’Arcolaio, Forlì 2012 Parigi, senza passare dal via, Laterza, Roma-Bari 2013 (due edizioni) Note per un libretto delle assenze, Edizioni Quintadicopertina La classe, Edizioni Quintadicopertina Rosso maniero, Edizioni Quintadicopertina, 2014 Il manifesto del comunista dandy, Edizioni Miraggi, Torino 2015 (riedizione) In uscita (marzo 2017): Peli, nella collana diretta dal filosofo Lucio Saviani per Fefé Editore
Le tournant
Trilogia degli alberghi
(romanzo - in preparazione)
(un nuovo romanzo in tre capitoli)
Corsica. Un’edicola votiva, memoriale di un automobilista morto in un incidente. Nella realtà non c’era stato alcun incidente e tanto meno il morto, inventato di sana pianta dal sindaco per indurre chiunque passasse di lì alla prudenza: una fantasticheria che però aveva salvato un mucchio di persone. Così alla morte del geniale sindaco la giunta vuole commemorare l’uno, lo storico primo cittadino, e il secondo, il morto che non c’è, premiando quest’ultimo con una nuova vita, anzi vita tout court visto che non era nato nemmeno una volta. E lo fa ingaggiando uno scrittore per scrivere una storia. Il protagonista si chiama Franck, d’origine italiana ma in Francia da una mezza vita, fisarmonicista e scrittore; comincia a raccontare la saga familiare del morto, inventandosela dalla dominazione genovese, ai moti rivoluzionari dell’Ottocento e all’occupazione fascista degli anni Quaranta dopo la resa della Francia. Lo scrittore se la gode alla grande. Beve e mangia da dio, s’innamora, ma la vera notizia è che i suoi testi riscuotono un successo che nessuno dei suoi libri aveva mai ottenuto. Tout baigne, direbbero in Francia. Solo che, a un certo punto, riceve un chiaro invito a fermarsi, quando scopre che sotto l’altarino c’erano davvero delle ossa...
Tre alberghi, tre scrittori, uno stesso multiforme protagonista, una stessa centralinista “brutta”. Dall’Hotel Roma con Cesare Pavese alla pensione Annalena con Eugenio Montale e al Grand Hotel et Des Palmes con Leonardo Sciascia, si muove un’unica storia d’amore, segreta, proibita, misteriosa. Le vicende del portiere di notte e della centralinista sono il filo conduttore di un’opera che vede protagonisti i tre grandi scrittori italiani, le cui storie s’intrecciano a loro volta con quelle di Constance Dowling (per Pavese), Irma Brandais (per Montale) e di una seducente amie de plume per Sciascia. Protagonista, assieme alla centralinista Valérie, è sempre Angelo Cocchinone, un personaggio che in ognuna delle tre parti narrative è in realtà una variazione sul proprio tema. Prima portiere di notte all’Hotel Roma, poi consulente per il Comune di Torino e infine traduttore alle prese con l’opera di Roussel. Costruito come un docuromanzo, in cui fiction e ricerca storica si passano il testimone capitolo dopo capitolo, l’opera - rielaborando in parte un romanzo edito, un romanzo semiclandestino e un terzo “capitolo” originale scandaglia la possibilità di interrogarsi sulle sconfitte delle generazioni e sui sogni che ne alimentano il futuro.
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Stefania Hauser P.Esse (Post Scriptum)
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(romanzo - rights available)
Nasce a Genova nel 1974 dopo un parto travagliato. Mette subito le cose in chiaro, smentendo le scarse probabilità di sopravvivenza che le avevano dato. Amante della lettura fin da piccola (si vanta di avere ricevuto una nota di merito firmata dal preside della sua scuola per avere letto quaranta libri in quinta elementare), si diploma perito turistico e frequenta Giurisprudenza e Scienze Politiche più per opportunismo che per convinzione (il suo sogno era la facoltà di Lettere). Gli esami sostenuti scarseggiano, ma ottiene i primi riscontri come scrittrice vincendo alcuni concorsi di narrativa con i suoi racconti, fino a quando decide di chiudere i libri e mettere a frutto i vecchi studi lavorando nel settore alberghiero. Trasferitasi a Riva del Garda, in Trentino, fa il portiere di notte per tre anni e sfrutta il sonno degli altri per scrivere. Prosegue la gavetta diventando addetta al ricevimento e, infine, rileva la gestione di un hotel a Sirmione e poi a Limone sul Garda e a Sanremo. Nel 2013 decide di dedicarsi a tempo pieno alla scrittura e si trasferisce per amore a Santo Stefano Belbo, nelle Langhe, città natale di Cesare Pavese (ama anche lui). Nel giugno del 2014 esce, per Lietocolle, Di altri e d’altrove (nella collana curata da Anna Antolisei), una raccolta di racconti di cui Francesco Forlani scrive l’introduzione. Ha scritto i due romanzi P.Esse e Bagaglio a mano, inediti. Attualmente è impegnata nella stesura del nuovo libro, dal titolo provvisorio L’amore è una messinscena.
Un trasloco di scatoloni colmi d’amarezza per una storia sentimentale fallita; una nuova casa da riempire di risposte; una fitta corrispondenza scoperta per caso. Esse è una postina appassionata di viaggi, musica e cinema, P. gestisce un ristorante, ha una vita d’ovatta e una storia sentimentale già pianificata dalle palpitazioni latitanti. Una giornata qualunque in cui Esse noleggia un film, lo stesso che avrebbe voluto vedere P., preceduta di un soffio alla cassa della videoteca. Una giornata che forse qualunque non è, se uno sguardo furtivo suscita l’urgenza del conoscersi a ogni costo. Inizia così un rapporto epistolare all’apparenza innocuo, ma che, tempo dopo, fa incontrare le due donne davanti a un caffè; tanto basta a entrambe per intuire il rischio della complicità provata. P. fatica a contenere l’esuberanza sentimentale di Esse, ma ne subisce il fascino e anche il suo tentare di prendere le distanze rivela il desiderio di raccontarsi, di condividere pezzi di sé. Esse intravede nei tentennamenti della donna una possibilità per fare breccia nel suo cuore e le spedisce le chiavi del portone di casa e della cassetta della posta perché “possono aprire uno spazio solo nostro, un’anticamera di rapporto che può dilatarsi nei tempi e nei modi che vogliamo, una porta che puoi spingere se vorrai trovarmi dentro pochi centimetri quadrati che portano il mio nome, una cas(s)etta da arredare di parole nostre. Tu, se vuoi, passa di lì: puoi prendere, lasciare e ritrovarmi ancora”. Il carteggio tra le due donne si fa sempre più serrato, l’inchiostro macchia le intenzioni più pulite e diventa complicato lavarsene le mani. Attore non protagonista, Lui, trasferito da poco in una nuova casa e deciso a cambiare vita dopo la fine di una convivenza: è un semplice tassello fischer a cambiargliela, proprio quell’ultimo tassello che manca per potere ancorare una scaffalatura al muro e che non vuole saperne di entrare. In un moto di rabbia, prende a martellate la parete creando una crepa che svela al suo interno una scatola di legno, che custodisce il carteggio tra P. ed Esse e che quest’ultima, proprietaria della casa, ha deciso di murare prima di venderla. L’uomo apre la scatola e ne scopre il contenuto, inizia a leggere le prime lettere e si addentra nelle vite altrui...
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Filippo Lubrano
Nasce alla Spezia il 17 del mese dei morti di un freddo 1983. Troppo basso per il basket, troppo alto per gli scacchi, s’intestardisce con entrambi sin dall’infanzia. Giornalista pubblicista dal 2006, dal punto di vista del sistema capitalistico la sua vita non offre nulla di rilevante sino alla laurea in Ingegneria gestionale, ottenuta a Pisa nel 2007. Da quel giorno, si sposta di continuo: vive a Pa-
rigi, Torino, Bangkok e viaggia in Africa, Medio ed Estremo Oriente sotto le spoglie di manager di una multinazionale. Durante le sue peregrinazioni raccoglie storie e scrive occasionalmente reportage e pezzi che vengono pubblicati su Wired, Il Sole 24 Ore, Cafebabel (e, va bene, una volta anche Famiglia Cristiana). Nel 2010 pubblica il suo romanzo d’esordio, Le lumache non dovrebbero morire di maggio (Linee Infinite edizioni). Quando è in Italia si esibisce su palchi di bar, bettole e piccole librerie in gare di Poetry Slam. Nella sua amata Spezia è tra i fondatori del Collettivo Mitilante e della startup che raccoglie il meglio dei piccoli produttori gastronomici italiani, Eattiamo. Gran consumatore di hummus e mozzarelle di bufala (e di qualsiasi altra cosa non necessiti di preparazione), è terrorizzato dai calamari giganti.
Le radici aeree
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(romanzo - rights available)
Walt Erego è un mystery shopper: al soldo di grandi aziende di vari settori industriali deve scoprire i prezzi dei concorrenti. La sua area di competenza è l’Asia. Durante una trasferta a Shanghai conosce Andrea, dipendente di un cliente e stanca di sfacchinare per il suo datore di lavoro. Affascinato dal suo profilo ambiguo, le propone di unirsi a lui. Nella trasferta successiva, Walt s’imbarca su una nave cargo diretta in Thailandia, insieme al bizzarro signor Gu, che ha paura di volare e gli spiegherà tutti i segreti del business dello shipping per prepararlo a confrontarsi con un concorrente molto particolare. Durante l’incontro, che si svolge in pieno Songkran,
il capodanno thai, Walt scopre che l’uomo a cui deve estorcere informazioni riservate è un “pezzo grosso” del mondo dei trasporti navali. Walt recupera le informazioni richieste e incontra il signor Gu, che durante la confessione ha una crisi e gli svela il vero motivo per cui ha smesso di volare. Nel frattempo, Andrea si decide: lavorerà con Walt. Scopre dov’è diretto e arriva anch’essa a Bangkok. Un pericoloso imprevisto, però, conduce Walt a Chittagong, in Bangladesh, dove affronterà la prima trasferta insieme ad Andrea. È in questa circostanza che lei gli racconta finalmente il suo fosco passato. Qualche mese dopo, i due vanno in vacanza a Hong Kong e lì le verità verranno a galla...
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Gian Piero Lumbau diverso e la “capa di bomba”. La sua particolare conformazione fisica lo rende squilibrato e di difficile collocazione. È avvocato civilista, con grandi passioni per il basket, i cavalli, la cucina, le cantine e Thelonious Monk. Si dedica alla letteratura per dare sfogo alla sua verbosità; la signora, però, lo guarda con estrema diffidenza, indicandogli con l’indice teso la porta della cucina. Nasce a Caserta, alla fine del 1962, con due “Il tango della fenice” è il suo primo rosegni distintivi indelebili: gli occhi di colore manzo.
Il tango della fenice (romanzo - rights available)
Nenè Malventi, il protagonista, viene al mondo dotato della straordinaria capacità di assistere alla sua vita con il taglio del cineasta e di osservarla dall’esterno, attimo per attimo, come una lunga sequenza di fotogrammi. Di volta in volta, ne è spettatore, regista, attore o comprimario, e chiede al lettore di accompagnarlo e assisterlo, sia che si tratti di sostenergli il carrello per filmare i grandi piani sequenza sia che si tratti di spostare i mobili nella stanza per stabilire i corretti punti di vista nel suo sistema a triangolo. Il sistema di ripresa a triangolo – o meglio “il complesso sistema a geometria variabile” sul quale poggia la sua vita – è quello in cui riesce a muoversi al meglio, tra l’ex moglie Carolina, l’ex amante Illy (diminutivo di Illinois), l’ex amica di scuola poi ex fidanzata Rossella e un’intera compagine di ex qualcosa, che scompaiono e riappaiono sulla scena come ricordi, fantasmi, intrusioni, sogni, desideri e presagi. “Le scelte fanno invecchiare”, è il motto di Nenè. Che si ostina a vivere in un eterno pre-
sente, in cui ogni avventura, ogni turbamento, ogni disgrazia, non sono altro che il pretesto per una morte e una resurrezione plateali, false pire dalle cui ceneri si invola, per tornare ad appollaiarsi nella rassicurante quiete del suo sguardo che tutto seziona e nulla sceglie. “Nenè Malventi era capace di avere tutte le età contemporaneamente, che è cosa ben diversa dall’essere poliedrico o eclettico, o comunque dall’aver accumulato quella segatura nell’anima che gli uomini, solidali e compiacenti, osano definire esperienza; quasi fosse, quella sostanza polverosa e incommestibile, un pregio di cui vantarsi, invece che un insopportabile ostacolo alla felicità. Lui, le sue età, non le univa in una sola molecola, quella che i più arditi chiamano anima, ma le conservava ben distanziate tra loro e riposte con un certo ordine apparente, senza badare però più di tanto a dove fosse il loro luogo di stivaggio. Per quella cosa lì, lasciava fare alla sua età preferita, alla prossima, a quella che ancora doveva arrivare”.
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Annalisa Margarino
Torinese di nascita, genovese di adozione, romana di passaggio, genovese di ritorno, ha studiato filosofia e teologia. Ha insegnato religione in un liceo romano e collabora con riviste culturali e associazioni. La scrittura
è la sua costante passione, laboratorio per l’anima e cantiere di idee. Il suo primo romanzo, o meglio, la sua prima favola per adulti, Il sindacato dei sensibili, è stato pubblicato nel 2010 (diritti disponibili). Nel 2012 esce il romanzo filosofico Le verità donate, storia di Angelo che, sostando presso la Bocca della Verità, intervista diverse figure in cerca della propria verità. Nel 2014 pubblica in proprio Contatto, romanzo sul rapporto tra virtuale e reale e sulla necessità di rapporti umani anche nell’era di internet. Nel 2015, pubblica una raccolta di racconti visionari dal titolo Pavimento di cielo e altri racconti (diritti disponibili). Oltre alla narrativa per adulti con La Rondine Edizioni ha pubblicato una favola illustrata per bambini, Paolo e il segreto delle nuvole. Tra i suoi scritti non pubblicati c’è un testo teatrale, Processo alle viscere. Sta lavorando a un nuovo romanzo.
Utopie/non luoghi
Contatto
(romanzo - in preparazione)
(romanzo - rights available)
Irene vive con Riccardo in un grande condominio romano. Il panorama che la circonda è la vita del condominio di fronte: badanti, anziane che curano i loro fiori e vite assorte nel quotidiano. Irene osserva, si interroga, muove pensieri verso vite sconosciute, in attesa di comprendere la propria. Lavora come segretaria per il dottor Silenti, dietologo e psicologo. Nel contratto è previsto che faccia un’ora di seduta settimanale con il dottore. È in quell’ora che nascono domande, inquietudini e vuoti non ancora colmati... fino al giorno in cui Irene sente che il suo corpo è diverso. Forse è il tempo per non cercare luoghi, ma per essere luogo.
Giordano, uomo precario nel lavoro e negli affetti, ha poco più di trent’anni. Vive “nel” web, che sostituisce tutti i suoi bisogni sociali e affettivi. L’incontro con le donne è sempre virtuale. In metropolitana vede ogni giorno una ragazza, ma non riesce a entrare in contatto con lei. Osserva tra le righe dei suoi libri e pensa a quali commenti scriverebbe su facebook, se lei fosse tra i suoi “amici”. Un giorno, in piena notte, dopo un urlo improvviso, suona alla sua porta una donna. È Selene. Abita sopra di lui, ma non si sono mai incontrati prima. Ha sognato che il pavimento si frantumava e di trovarsi improvvisamente in casa sua, così è scesa, in piena notte, per calmarsi e sentirsi meno sola. La notte dona intimità e realtà, desideri di contatto. La vita di Giordano continua normalmente, fino al giorno del suo compleanno: sta festeggiando in solitudine quando alla porta si presenta la donna della metropolitana. Anche lei abita in quella zona, ma Giordano non l’aveva mai notata al di fuori della metro. Suona di nuovo la porta. È Selene. L’incontro con la realtà è compiuto. I tre parlano e festeggiano, esprimendo il loro desiderio di contatto e vita reale condivisa. Ora per Giordano si apre il tempo per non essere più precario...
Processo alle viscere (testo teatrale - rights available) In questo breve testo si mette in scena un vero e proprio processo a Santa Teresa d’Avila, al suo modo di concepire l’esistenza, alla sua mistica. Teresa, infatti, ha sempre rappresentato una figura discussa, in bilico tra modernità e spiritualità, diventando oggetto di interesse per credenti e non credenti, storici, filosofi, psicoanalisti. Accusa, difesa, giudice, testimoni e Teresa si alternano in un dialogo serrato, a tratti duro.
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Gianfranco Pecchinenda magine dell’uomo. Il suo approccio teorico è di derivazione fenomenologica. Parallelamente all’attività accademica ha coltivato, via via in maniera sempre più regolare, la sua antica passione per la letteratura, pubblicando alcuni romanzi e racconti raccolti in diversi volumi. Un suo romanzo, Ser Ricardo Montero (2014) e alcuni racconti, Kafka-Kafta. Cuentos de padres y de sombras (2016), sono stati tradotti e pubblicati in spagnolo dalla Editorial Carena di Barcellona.
Nato a Napoli nel 1963, si è presto trasferito, insieme alla famiglia, in Sudamerica. Qui ha trascorso, tra il Venezuela e l’Argentina, tutta l’infanzia e l’adolescenza. Rientrato a vent’anni in Italia per inseguire il sogno di diventare calciatore, si è poi stabilito a Napoli dove ha cominciato a dedicarsi sempre più assiduamente allo studio delle scienze sociali, fino a intraprendere la carriera accademica e diventare professore all’Università Federico II di Napoli. La sua ricerca in ambito accademico è prevalentemente orientata all’analisi del comportamento sociale, con particolare riferimento alla costruzione dell’identità e dell’im-
SaggiStica (ELENCO PARzIALE) - Il Sistema Mimetico. Contributi per una sociologia dell’assurdo (Ipermedium libri, 2014) - Fingere per davvero. Scritti su Emmanuel Bove e altre menzogne (Funes, 2013) - Homunculus. Sociologia dell’identità e autonarrazione (Liguori, 2008) - Videogiochi e cultura della simulazione. La nascita dell’Homo Game (Laterza, 2003 e 2010). Narrativa L’ombra più lunga. Tre racconti sul padre (Colonnese, 2009 – Premio Torre Petrosa 2010) Essere Ricardo Montero (Lavieri, 2011) L’ultimo regalo (Lavieri, 2013) Come se niente fosse (Ad est dell’equatore, 2015) La faccia. Un omaggio a Franz Kafka (Oedipus, 2017)
Martedì (romanzo - rights available) Francesco e Giovanni sono vecchi compagni di studi. I due si ritrovano, oramai cinquantenni, a svolgere la loro attività didattica e di ricerca nello stesso dipartimento universitario in cui, circa trent’anni prima, si erano conosciuti. Francesco è ora un professore affermato, all’apice della carriera già da diversi anni; Giovanni è invece ancora fermo al ruolo di ricercatore, ma sta per ottenere la tanto agognata promozione al ruolo di professore associato. Un giorno, all’improvviso, durante un Consiglio di dipartimento, Giovanni ha un malore e muore. Prendendo spunto da questo evento, il romanzo narra le vicissitudini (la morte, l’amicizia, il cinismo, la carriera, il disincanto, l’amore) dei due protagonisti, che s’incrociano con quelle di altri due personaggi centrali per la narrazione: Alice, vecchia compagna
universitaria, e moglie prima di Giovanni e poi di Francesco; e il professor Omar Amalfitano, maestro di studi e riferimento intellettuale dei tre ragazzi, la cui enigmatica biografia racchiude alcuni intricati misteri. Nel dispiegarsi della trama, finzione e realtà sembrano integrarsi in uno stesso universo narrativo in cui i personaggi agiscono talvolta con la metodica certezza che prima o poi qualcosa possa cambiare, anche se non come diretta conseguenza delle loro stesse azioni: come stregoni che ballano affinché piova, essi si muovono nella speranza che le loro vite possano acquisire un senso, incluso quello di costringere una improbabile divinità a rispondergli, a prestargli attenzione, a fornire un qualche significato alle vicende che, spesso in maniera del tutto assurda, finiscono per determinare il corso delle loro vite.
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Felice Piemontese
Il lavoro rende liberi (romanzo - rights available) Il romanzo - come Sottomissione di Michel Houellebecq di cui costituisce il contraltare, rovesciandone completamente punto di vista e situazioni narrative – si svolge in Francia nel 2022, nelle settimane che precedono e seguono le elezioni presidenziali che vedono la vittoria del partito di estrema destra e l’elezione a presidente di Marine Le Pen. Il protagonista-narratore è un professore napoletano, che insegna alla Sorbona e assiste con sbigottimento, ma anche con una certa apatia, agli avvenimenti drammatici che si svolgono a Parigi e in tutta la Francia: intimidazioni, scontri nelle banlieues, attentati, la minaccia dell’estremismo islamico (il Califfato è ormai una realtà e ha perfino un’ambasciata a Parigi). Per sfuggire al clima sempre più opprimente, il professore torna per qualche settimana a Napoli, dove incontra vecchi amici ed ex amanti e fa i conti, dopo la sua lunga assenza, con una realtà ricca di paradossi e con personaggi grotteschi, come l’aspirante professore di Vandalismo urbano. Tornato in Francia, la situazione diventa ben presto ancora più incandescente di prima: sanguinosi scontri di piazza, deportazioni di massa, espulsioni di immigrati, attentati che distruggono importanti monumenti e determinano le condizioni per l’avvio di un processo di fascistizzazione del paese. E, quando ai professori viene chiesto di prestare giuramento di fedeltà al nuovo regime, il protagonista giura: una scelta vile, ma che egli considera ineluttabile...
Opere pubblicate PoESIE Là-bas, Geiger, Torino, 1971 Intorno a quelle macerie, Carte Segrete, Roma, 1981 La città di Ys, Manni, Lecce, 1997 Il migliore dei mondi, Manni, Lecce, 2006 RoMaNzI E RaCCoNTI Testo, Longo, Ravenna, 1973 Da un’immensa distanza, Shakespeare & Co, Milano, 1981 Epidemia, Pironti, Napoli, 1989 Dottore in niente, Marsilio, Venezia, 2001 Fantasmi vesuviani, Hacca, Matelica, 2009 SaGGISTICa Dopo l’avanguardia, Guida, Napoli, 1981 Autodizionario degli scrittori italiani, Leonardo, Milano, 1990 L’invenzione della realtà (con M. Gemelli), Guida, Napoli, 1994
Felice Piemontese (Monte Sant’angelo, 25 gennaio 1942) è poeta e scrittore. Trasferitosi a Napoli con la famiglia fin da bambino, si è dedicato presto al giornalismo e all’attività letteraria. Ha lavorato all’Unità e alla Rai; ha collaborato, con inchieste e corrispondenze, a Panorama e all’Europeo. Scrive articoli di critica letteraria per quotidiani e riviste. all’attività giornalistica ha sempre affiancato quella letteraria. Giovanissimo, ha fatto in tempo a partecipare al Gruppo 63 e, successivamente, alla redazione del giornale Quindici. Ha poi collaborato a riviste letterarie e politico-culturali, come Nuovo Impegno, Che fare, Malebolge, Uomini e idee, Altri Termini e, in anni più recenti, Alfabeta. Il suo primo libro di poesie, di carattere sperimentale, Là-bas, fu pubblicato nel 1971 da adriano Spatola che aveva fondato e dirigeva con Giulia Niccolai la casa editrice Geiger. È del 1973 il “romanzo” Testo, considerato da alcuni critici, come Walter Pedullà, fra i testi più arditi della neo-avanguardia. Nel 1990 ha pubblicato il fortunato, e citatissimo, Autodizionario degli scrittori italiani, di cui sono uscite diverse edizioni. I romanzi Epidemia e Dottore in niente hanno ottenuto vasti riconoscimenti critici e premi. appassionato di cultura francese e traduttore, nel 2008 è stato nominato Chevalier des Arts et des Lettres de la Republique Française.
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Francesca Prisco
Francesca Prisco abita ad Aversa (CE), città nota per la mozzarella e i manicomi. Giornalista professionista, ha
collaborato, tra l’altro, col Corriere del Mezzogiorno e il Mattino di Caserta. Ha pubblicato racconti nella collana Toilet e ha contribuito ad altri progetti editoriali della 80144 edizioni. Un suo testo è stato inserito in un lavoro teatrale di Massimiliano Palmese, Sibille, rappresentato al Teatro Nuovo di Napoli. Nel 2014 dal suo racconto Reinbov drim è stato tratto il monologo Mulignane, interpretato da Gea Martire con la regia di Antonio Capuano (ancora oggi rappresentato nei teatri di Napoli e non solo). Ha frequentato il corso e il master in sceneggiatura cinematografica (a Napoli e a Roma) con i registi Paolo Sorrentino, Stefano Incerti e Antonio Capuano, con gli sceneggiatori Heidrun Schleef, Francesco Bruni, Graziano Diana e Giorgio Arlorio e con Nicola Giuliano, produttore della Indigo Film.
Mulignane e altre ecchimosi (racconti - rights available) Le mulignane a Napoli sono le melanzane che si utiliz- stanza. Perché le “ossa da fuori” sono il vero status zano per la famosa parmigiana, profumata, ’nzevata symbol. Così, tra mutui e debiti per pagare il dietoe opulenta; ma sono anche i lividi. E i lividi in questione logo, prodotti dimagranti più o meno miracolosi, ci si sono quelli sulla pelle, ma pure sull’anima di certe fem- fa strada nei giorni e nella vita, nonostante gli strati di mine che non sono eroine romantiche, vittime di ca- grasso, fino ad arrivare all’osso, al cuore di se stesse taclismi e guai epocali, ma vivono un qualche disagio e... del dietologo. Ci sono, poi, certe donne che belle che non le fa campare bene, pienamente; che le mette già lo sono, il guaio è che hanno paura di diventare al margine del loro ambiente sociale e affettivo. Sono vecchie, di non avere più lo sguardo adorante degli racconti di donne che parlano in prima persona, che uomini addosso, quei piccoli vantaggi che derivano parlano come mangiano, nel linguaggio di tutti i solo da un aspetto fisico piacevole. A un certo punto, giorni, e che sono, consapevolmente - ma anche no - quindi, diventano vegetariane convinte, iniziano a fare ironiche nella maniera più feroce. La bruttina con gli yoga, e - tra la posizione della scigna incroccata e occhiali a culo di bottiglia che, pur di non sentirsi ca- quella della libellula sciancata - si innamorano del maetalogata come zitella e guardata come una “difet- stro sperando che almeno all’anima non vengano le tosa”, inizia una storia sadomaso solo perché il tipo in zampe di gallina. In “Contusa e felice” è lei che, inavquestione si era semplicemente accorto di lei, l’aveva vertitamente, sbatte, cade, si fa male e quando – addorata. Tra un panino con la parmigiana, fruste e vi- troppo spesso – si ritrova al pronto soccorso, stanca bratori alla fine tutto torna. Il passo dalle maglie in- delle insinuazioni sulle violenze domestiche, decide di time al reggicalze diventa brevissimo, senza ritorno e, accreditarle e s’inventa un fidanzato gelosissimo. in qualche modo, porta all’emancipazione. Con Le mulignane tornano ancora una volta. Il cerchio si “Chiudi gli occhi... apri la bocca” ci si imbatte, invece, chiude. Sono i lividi che servono a circoscrivere il donelle peripezie, abbuffate e diete di un’ex chiattona. lore dell’anima ammappuciata quando il corpo non coUno squarcio grottescamente scorretto sull’esterio- nosce il confine tra se stesso e gli oggetti che lo rità, un resoconto spietato sulla forma che diventa so- circondano.
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Massimo Rizzante Massimo Rizzante (1963) è poeta, saggista e traduttore. Ha fatto parte, dal 1992 al 1997, del Seminario sul Romanzo Europeo diretto a Parigi da Milan Kundera. Dal 1993 al 1996 è stato redattore della rivista letteraria Baldus. Dal 1994 è redattore della rivista L’Atelier du roman. Insegna Letteratura italiana contemporanea e Letterature comparate all’Università di Trento.
Il geografo e il viaggiatore Lettere, dialoghi, saggi e una nota sulla prosa di Italo Calvino e Gianni Celati
i t u c ed
(rights available) Questo libro smisuratamente breve, scritto in un periodo smisuratamente lungo, è un libro sull’amicizia tra Calvino e Celati. Ma anche sull’amicizia come forma, forse «l’ultima», in grado di renderci più vicini a noi stessi e più in dialogo con il mondo, meno sentimentali e più sensibili. Il «geografo» Calvino e il «viaggiatore» Celati, per quanto diversi, sono accomunati da quella vena artistica che dall’antichità, attraverso i Tempi Moderni, fino al xx secolo ha segnato la nostra civiltà letteraria. Si tratta di quello humour che Jean Paul, uno dei suoi grandi rappresentanti, ha così definito: «Lo humour non è il prodotto del disprezzo, ma dell’amore, non una deformazione superficiale delle forme naturali ma una profonda quanto piacevole simpatia verso tutte le forme della Natura». Entrambi, a loro modo, «il viaggiatore» con cambi umorali più erranti, il «geografo» con cambi di passo formali più lineari, hanno attraversato i generi, non hanno mai fatto finta che il lettore non esistesse, non si sono mai arresi al vizio della trama, hanno mostrato senza affettazione i capricci dei loro procedimenti, hanno riflettuto sulla propria opera e su quella altrui ma sempre diffidando delle definizioni. Entrambi spiriti malinconici nati sotto l’influenza di Saturno, sono figli dello humour, di quello della novella come di quello ariostesco, di quello cervantino come di quello galileiano, di quello di alcune pagine di Giordano Bruno o di Vico, di quello del Leopardi delle Operette Morali come di quello di Robert Walser o Queneau.
i t t i dir
Ha pubblicato: - Lettere d’amore e altre rovine (raccolta di poesie), Biblioteca cominiana 1999; - L’albero. Saggi sul romanzo, Marsilio 2007; - Nessuno (raccolta di poesie), Manni 2007; - Non siamo gli ultimi (saggio, premio Dedalus), Effigie 2009; - Scuola di calore (raccolta di poesie), Effigie 2013; - Un dialogo infinito. Note in margine a un massacro (saggio), Effigie 2015. Ha tradotto: - Milan Kundera, Il sipario, Adelphi 2005; - Milan Kundera, Un incontro, Adelphi 2008; - Milan Kundera, La festa dell’insignificanza, Adelphi 2013. Ha curato: - O.V. de L. Milosz, Sinfonia di novembre e altre poesie, Adelphi 2008; - M. Crnjanski, Lamento per Belgrado, Ponte del Sale 2010; - H. Broch, I sonnambuli, Mimesis 2010; - M. Torga, L’universale è il locale meno i muri, Murene 2011; - Scuola del mondo. Nove saggi sul romanzo del xx secolo, Quodlibet, 2012; - N. Kachtitsis, Punto vulnerabile, La camera verde 2012; - O. Lamborghini, Il ritorno di Hartz e altre poesie, Scheiwiller 2012; - J. Goytisolo, Esiliato di qua e di là, Mimesis 2014; - T.G. Pavel, Le vite del romanzo. Una storia, Mimesis 2015.
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Elena Starace
Nata a Napoli nel 1989, Elena Starace si dedica per dieci anni allo studio della danza classica e jazz, per poi innamorarsi del teatro e delle arti sceniche. Dopo aver frequentato l’Accademia di Arte drammatica Eutheca di Cinecittà, all’età di 22 anni ha iniziato a lavorare come attrice televisiva.
Il suo romanzo d’esordio è Anime pezzentelle (editore L’Erudita, 2016). In tv ha interpretato Giovanna Perrone nella fiction “Benvenuti a tavola” (Canale 5, 2013), nonché Noemi nella serie “Gomorra” (Sky, 2014). Dal 2015 è nel cast di “Un posto al sole” (Rai Tre) nel ruolo di Giada Ascione. È stata inoltre interprete di Imma nel film “Fandango Limbo” di Lucio Pellegrini per Rai Uno, di Denise nel film “Vita cuore battito” del duo ‘made in sud’ Arteteca, di Teresa Capuano in “Per amore del mio popolo Don Diana” (Rai Uno). Attualmente frequenta la facoltà di Arti cinematografiche, visuali e nuovi media dell’Università Marconi di Roma e lavora alla scrittura del suo secondo romanzo.
Nessuno tocchi gli ulivi (romanzo - in preparazione)
Salento, tra fine Ottocento e primi del Novecento. Uccia vive con il nonno, ma la sua vita viene sconvolta dall’arrivo di un esercito di coloni. Il paese che conosce si trasforma all’improvviso: vengono abbattute le case, deportati i giovani. I vecchi sono costretti ad abbattere tutti gli ulivi. Il terreno viene soffocato con calce e cemento per far posto alle nuove basi dei coloni. Tutto muore, senz’aria, senza luce, senza cuore... Il nonno di Uccia prova a ribellarsi: non srotola il filo spinato sulle strade che portano al mare, non rinchiude il bestiame nelle stalle. Ma soprattutto non taglia alcun albero! Pagherà caro questo atteggiamento: un soldato gli spara un colpo alla tempia. Uccia lo ritrova, senza vita, abbracciato al suo ulivo preferito, col sangue e la colpa degli uomini a bagnare il tronco, le radici, la terra. La ritroviamo anni dopo in casa di una donna, la Signora, che offre protezione alle ragazze “messe a disposizione” dei coloni. La
bellezza è stata estirpata dal suo corpo abusato. Uccia non sente più niente; accoglie gli uomini nel suo letto con l’assenza. Ma sul fondo di quegli occhi verdi c’è ancora la terra, ci sono ancora gli ulivi. Stringe amicizia con Nena e sarà proprio questo rapporto di protezione reciproca a risvegliare in lei una forza che credeva persa...
Anime pezzentelle (romanzo - edito)
Stefano e la sua famiglia, subito dopo la guerra, sono costretti a lasciare Napoli per l’America, dove però non trovano fortuna. Stefano decide di seguire la voce del cuore e tornare in patria: imparerà così ad apprezzare quel mondo umile dal quale proviene... L’autrice dipinge un meraviglioso affresco della società italiana nel secondo dopoguerra.
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Silvia Tessitore Nata nel 1960 a Casagiove, nei pressi di Caserta. Giornalista pubblicista dal 1987, ha lavorato come corrispondente di "Paese Sera" ed è stata per anni voce e caporedattore di Radio Città Futura e Primarete Stereo in Campania. Dal 1998 gestisce, con Piero Cademartori, le attività di Editrice Zona, di cui è direttore editoriale. Tra le sue pubblicazioni un reportage sulle stragi mafiose del 1992-93 e un pamphlet sullo stato del mercato editoriale italiano, nonché tre raccolte di poesia. Suoi scritti sono apparsi in volumi collettivi di vario genere... OpErE pubblicAtE Diario della paura. Da via dei Georgofili la storia di un biennio di sangue (Zona, collana “900 storie” diretta da Carlo D'Amicis, 2003) Quello che ai lettori non dicono. Come funziona (malissimo) il mondo dei libri di carta in Italia (Zona, 2013)
C’è una cappa, che aleggia su questo Eleven in September, che ne fa un bel libro. La minuziosa descrizione delle giornate da turista ha un ritmo che potremmo definire lovecraftiano, sempre in attesa del baratro, sempre con la presenza inquietante di un’ombra scura e incombente. Non c’è niente di politico nelle cronache che la protagonista raccoglie a New York o da altri reduci dell’11 Settembre in giro per il mondo, proprio niente. Amleto De Silva
Eleven in September Storie dall’11 settembre 2001 (romanzo-reportage - rights available)
Eleven in September. Storie dall'11 settembre 2001 è un romanzo-reportage, con testimonianze autentiche di sopravvissuti e di scampati al crollo del World Trade Center di New York e con quattordici illustrazioni in bianco e nero. È una “non fiction novel”, un reportage scritto in forma di romanzo, che contiene storie autentiche raccolte dall’autrice a New York. I protagonisti - esattamente undici, eleven sono dunque persone reali che si muovono attorno alle macerie delle Torri Gemelle. C’è chi lavorava proprio lì dentro, o poco lontano, chi si trovò lì per caso, quella mattina, o chi viveva
da quelle parti. C’è chi ha assistito agli eventi uscendo di casa, in una delle giornate più limpide e belle che la città di New York ricordi. Nessuno di loro perse un familiare, o una persona cara, tutti ebbero salva la vita. Ma, specialmente per alcuni di essi, questo fu un tragico privilegio, uno scherzo della sorte. La voce dell’autrice scandisce le tappe di una ricerca che è anche interiore e ha a che fare con le occasioni perdute, i progetti scaduti di chi ha creduto troppo poco ai propri sogni e cerca, in un dolore tanto più grande del suo, un insegnamento o un riscatto (prima pubblicazione ilmiolibro.it 2011).
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Fin ali Ita sta lo Ca Prem lvi io no
Omar Viel www.omarviel.com Il suo non è un nome di fantasia. È l’eredità anagrafica che ha ricevuto. Le otto lettere che lo compongono (poche, e nonostante tutto un terzo dell’alfabeto) non fanno pensare all’Italia e rendono il suo nome insolito anche per la terra di confine dove è cresciuto. Tra nuove letterature e nuove patrie (l’Inghilterra è tra queste), sono arrivate le prose, i romanzi e una finale al Premio Italo Calvino per opere prime inedite. Tutto quello che ha scritto lo ha fatto nel solco della tradizione, convinto che il pensiero non sia mai all’altezza dell’intuizione. Lo ha capito per la prima volta molto tempo fa, passeggiando lungo Hungerford Bridge, un ponte pedonale sul Tamigi che oggi non esiste più. Mai come là, al centro del grande fiume, fissando lo sguardo verso St. Paul, il mondo gli è sembrato popolato da vita invisibile.
Quando la tigre si affaccerà alla finestra (romanzo - rights available) Bristol, una famiglia. Il padre, Gordon, è un giovane insegnante di letteratura inglese soggiogato dalle proprie ombre: l’affetto per Una, la moglie veterinaria; la quotidianità fuori controllo delle figlie adolescenti, musiciste di successo; l’eredità di un avo che gli permette di vivere nell’agiatezza. Quando un incidente mette in fuga la tigre di cui Una si prende cura fin da adolescente, Gordon, colpevole di averlo causato, fa perdere le proprie tracce. Sarà Liz, una delle figlie, sentimentale ed emotiva quanto il padre, a intraprendere il viaggio di iniziazione alla ricerca di Gordon e della tigre in una Londra onnipotente e irreale, portando con sé come unico bagaglio alcune canzoni. Qui, tra un concerto postumo di Jimi Hendrix e l’incontro con un produttore discografico, Liz si rende conto una volta per tutte che l’immaginazione è la sola forma di trascendenza a cui potrà mai aspirare e che la realtà, così come l’ha conosciuta fino ad allora, è alla mercé di una organizzazione di artisti, attori, illusionisti capaci di inscenare spettacoli che nascondono il segreto del mondo. Ma la quête di Liz è soltanto all’inizio. Ritrovati il padre e la tigre,
Opere Loess, 1992, Finalista del premio Italo Calvino Fetish, Lampi di Stampa, 2005 Patrimonio genetico, in “Nuova Prosa”, 51, 2009 Marbré (Mormora), in “Venise Bouquins”, Robert Laffont, 2016 si rimetterà sulle tracce dell’amica Bonnie, la sua nuova famiglia. L’intero romanzo si configura come una riflessione sul senso che assume “l’idea di spirito nel mondo contemporaneo, colta nelle sue diverse accezioni, a seconda che lo si intenda come fantasma o daimon: come l’insieme delle emozioni, delle spinte vocazionali o come la semplice energia che mette in relazione gli esseri umani” (Simona Carretta). Qui nulla si può dare per certo e, dunque, tutto diventa possibile. Ed è proprio il ricorso senza limiti all’immaginazione ad avvicinare quest’opera alla tradizione letteraria latino-americana, ma anche a quella anglosassone nelle sue diverse diramazioni: il racconto d’avventura, il registro epistolare di Richardson rivisitato in chiave ironica, l’arte gotica di Edgar Allan Poe.
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Alessandro Zannoni
Opere pubblicate Le cose di cui sono capace (PerdisaPop, 2011) Imperfetto (PerdisaPop, 2009 - ristampato in collana Noir per il Sole24Ore) Biondo 901 (PerdisaPop, 2008)
Nato a Sarzana, dove vive, Alessandro Zannoni ha pubblicato (dopo tre libri autoprodotti) due romanzi e una novella, nelle collane di PerdisaPop dirette da Luigi Bernardi. “Biondo 901”, uscito nella collana BabeleSuite, è diventato un monologo teatrale portato in scena dall’attore Alessandro Bertolucci. Ha scritto i testi del fumetto “Il cugino”, disegnato da Lorenzo Palloni. Dal 2002 organizza il festival letterario “Leggere fa male” a Sarzana, in Liguria. È stato anche conduttore radiofonico. A gennaio 2017 uscirà il suo romanzo “Nel dolore”. È ormai pronto anche il nuovo libro “Fottiti, Zanna”.
Nel dolore
Stato di famiglia
(romanzo - rights available)
(racconti - rights available)
Lui si chiama Nick Corey, all’anagrafe Nicola Coretti: è lo sceriffo italo-americano della piccola cittadina texana di BakereedgePass e non è uno stinco di santo. Odia la sua città, odia il deserto, odia le vacche e tutti gli americani, ma più di tutto odia i grattacapi che gli dà chi infrange la legge e, per debellare la delinquenza, usa metodi assai bizzarri, oltre che assolutamente illegali. Nick beve ogni volta che ne ha voglia. Ha iniziato a farlo quando Stella lo ha lasciato, poco prima di sposarlo, scappando con dei motociclisti fuorilegge. Poi un giorno lei è tornata: ora i due vivono insieme e Stella torna a parlare di matrimonio. Tutto sembra filare liscio fino a che viene ucciso Rudy Loddenbroke, il suo miglior amico, quello che gli toglieva la pistola dalla bocca perché a ogni sbronza lo assalgono manie suicide. Nick ha sospetti su un mafioso locale. Poi, grazie al cane Abramo, Nick scopre uno sporco raggiro...
Una raccolta di racconti composta da sette storie quotidiane di violenza in famiglia. I racconti hanno un montaggio particolare: iniziano dalla fine, dalla tragedia, non lasciano spazio a speranze, mettono subito in chiaro cosa è successo, poi tornano indietro, a ritroso di qualche ora nella vita del carnefice e in quella delle vittime. La morte, la violenza, la rabbia, la cattiveria, la vendetta, la disperazione, esplodono in faccia al lettore nel momento che la tragedia si compie, poi scemano man mano che la storia torna indietro, mentre i protagonisti vivono ignari la vita di tutti i giorni, la familiarità con chi darà loro la morte. Sono storie che accadono a famiglie composte da persone che frequentiamo tutti i giorni: padri, madri, figli, nonni, fratelli, cugini, persone che amiamo senza paura, che non temiamo, perché vivono con noi nella nostra casa, sotto lo stesso tetto, il luogo più sacro che esiste, quello più sicuro.
i t t i dir
i t u c ed
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GILAMAGENCY nasce da una significativa esperienza editoriale e si propone di mettersi al servizio degli autori, sia nella valorizzazione dei loro testi sia nella gestione dei rapporti con le case editrici, tenendo sempre in primo piano la qualità della scrittura. Rappresentanza editoriale L’agenzia rappresenta in esclusiva pochi (e selezionati) autori italiani, affermati o esordienti, seguendo ciascuno di loro al meglio e puntando a risultati concreti. GILAMAGENCY si occupa di tutti gli aspetti contrattuali, affiancando i propri autori nei rapporti di collaborazione con gli editori.
Servizi editoriali GILAMAGENCY offre anche servizi aggiuntivi agli scrittori (lettura e valutazione manoscritti inediti, editing, correzione di bozze), aiutandoli nella realizzazione dei loro progetti editoriali, indipendentemente dalla rappresentanza. I servizi redazionali sono disponibili anche per le case editrici.
GLI AUTORI DI GILAMAGENCY
Mario Bianco
Francesco Forlani
Stefania Hauser
Filippo Lubrano
Gian Piero Lumbau
Annalisa Margarino
Gianfranco Pecchinenda
Felice Piemontese
Francesca Prisco
Massimo Rizzante
Elena Starace
Silvia Tessitore
Omar Viel
Alessandro Zannoni
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