Progetto grafico copertina: Alessandra Zorzetti Progetto grafico interno: Studio Link Dove non altrimenti indicato, le immagini appartengono all’Archivio Giunti. L’editore si dichiara disponibile a regolare le eventuali spettanze per quelle immagini di cui non sia stato possibile reperire la fonte. www.editorialescienza.it www.giunti.it © 2021 Luca Novelli/Quipos srl © 2021 Editoriale Scienza srl via Bolognese, 165 - 50139 Firenze via C. Beccaria, 6 - 34133 Trieste Prima edizione: gennaio 2021
Stampato presso Lito Terrazzi srl Stabilimento di Iolo
L U C A N O V E L L I
DANTE
e le infernali scienze
Ritratto di Sandro Botticelli
DANTE ALIGHIERI “... le cose tutte quante hanno ordine tra loro...” La Divina Commedia, Paradiso Canto I, (103-104)
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Sdegnoso, megalomane, geniale. Con un naso ingombrante. Dante è conosciuto in tutto il pianeta come autore della Divina Commedia, straordinario viaggio che lo ha portato a visitare l’Inferno, scalare il monte del Purgatorio e salire in Paradiso. Sommo poeta per definizione, è il padre della lingua degli italiani. È stato ambasciatore, perseguitato politico, condannato al rogo e iscritto alla Corporazione dei Medici e Speziali. Nella sua Commedia, che è un vero lampo di genio, Dante non è solo poeta, ma anche divulgatore delle conoscenze del suo tempo, che già allora sembravano strane, persino infernali. Qui, in prima persona, racconta la sua vita e le sue vere avventure in un mondo dove il soprannaturale era nel pane di tutti i giorni.
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CHE COSA C’È IN QUESTO LIBRO Ci sono io, Dante Alighieri, la mia infanzia e la mia adolescenza nella Firenze dei guelfi e ghibellini.
Ci sono i miei studi e le scienze del mio tempo.
C’è Beatrice, la mia “donna angelicata”.
C’è papa Bonifacio VIII, il re di Francia Filippo IV il Bello e l’imperatore Arrigo VII.
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C’è il mio esilio e il mio girovagare per le città d’Italia.
C’è il mio lampo di genio: la Divina Commedia, un viaggio in versi nei tre regni dell’Oltretomba.
Inferno
Purgatorio
C’è un vocabolarietto per saperne di più.
Paradiso
E per finire un’intervista davvero infernale.
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DIO
Venezia
Ravenna
Bologna
Padova Verona
Avignone
Parigi
Roma
Firenze
Nove mesi prima della nascita di Dante, le notti di Firenze sono illuminate da una inquietante cometa. Le comete, per i suoi coetanei, sono presagio di sventura e le sventure abbondano nell’Europa medioevale. Ma Firenze è un libero comune e sta iniziando una crescita che la porterà a diventare sempre più ricca e potente. Da un decennio i suoi mercanti battono una loro moneta, il fiorino d’oro, che oggi varrebbe più dell’euro, del dollaro e dello yen messi insieme. La città si avvia a diventare un centro finanziario, economico e artistico di primaria importanza.
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1. Io, Dante Alighieri Bentrovati damigelle e giovani messeri. Mi chiamo Durante, figlio di Alighiero degli Alighieri. Dante per tutti. Benvenuti nella mia Firenze. Non conosco città più bella, anche se ai vostri occhi e al vostro naso forse non garberebbe. Ci son macerie e torri mozzate dappertutto. Qui, ad ogni cambio di governo, si chiami guelfo o ghibellino, chi vince butta giù quelle degli avversari.
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Se Firenze ha un olezzo non gradevole è perché fognature e impianti igienici ancora non ci sono. Le preziose deiezioni, anche degli asini e dei cavalli, sono raccolte giorno dopo giorno da solerti garzoni. Le più solide finiscono a fertilizzare gli orti attorno alle mura, le più liquide a lavorare pelli e tessuti. Noi Alighieri viviamo in centro città, tra una torre mozzata e il Battistero. Siamo nobili ma non ricchi, e abbastanza in pace da quando sono nato. Ma siamo di parte guelfa e come tali la mia famiglia è stata cacciata da Firenze per ben due volte.
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Discendiamo da un grande cavaliere morto in Palestina durante una Crociata. Si chiamava Cacciaguida. Di mio padre Alighiero non voglio dirvi nulla, qualcuno ha insinuato che fosse un usuraio, peccato antipatico anche nella Firenze del mio tempo. Sono invece orgoglioso di mio nonno Bellincione, che è rispettato da tutti e mi protegge.
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Firenze sta cambiando. Attorno al Battistero prendono forma palazzi e nuove chiese. Si allarga la cerchia delle mura e vengono inglobati i borghi vicini. Il libero comune attrae nobili, mercanti e gente nuova in cerca di fortuna e libertà, cose ben rare durante il Medioevo. I contadini, che sono gran parte della popolazione italiana, sono ancora “servi della gleba”, veri e propri schiavi comprati e venduti come bestiame insieme alla terra che coltivano. Firenze abolirà ufficialmente la “servitù della gleba” il 6 agosto 1288 in tutti in territori che controlla. Ma a Firenze già si respira libertà e indipendenza ed è quest’aria frizzante che Dante respira fin da bambino.
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2. Ho un futuro da pavone Mia madre si chiama Bella. Quando mi aveva in pancia mi ha visto in sogno: nascere, crescere e diventare un bel pavone. Un presagio niente male.
Sono nato a fine maggio del 1265, sotto la costellazione dei Gemelli. Il giorno esatto non lo so. Non lo ricorda nessuno. Tutti sanno che sono stato battezzato e registrato il 26 marzo dell’anno dopo, insieme ad altri cinquemila bambini. Siamo stati tutti tuffati, otto alla volta, nella stessa acqua santa nella vasca del Battistero.
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