Hawking e il mistero dei buchi neri

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Progetto grafico copertina: Alessandra Zorzetti Progetto grafico interno: Studio Link Dove non altrimenti indicato, le immagini appartengono all’Archivio Giunti. L’editore si dichiara disponibile a regolare le eventuali spettanze per quelle immagini di cui non sia stato possibile reperire la fonte. www.editorialescienza.it www.giunti.it © 2019 Luca Novelli/Quipos srl © 2019 Editoriale Scienza srl via Bolognese, 165 - 50139 Firenze via Beccaria, 6 - 34133 Trieste Prima edizione: settembre 2019

Stampato presso Lito Terrazzi srl Stabilimento di Iolo


L U C A  N O V E L L I

HAWKING e il mistero dei buchi neri


STEPHEN HAWKING “L’universo non sarebbe molto, se non fosse la casa delle persone che ami.”

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Stephen Hawking è stato paragonato a Galileo, Newton e Einstein, ovvero a tre dei più grandi geni della Storia. Forse oggi è insieme a loro, in uno dei tanti universi paralleli dove sta esponendo ai suoi illustri colleghi le proprie teorie sui buchi neri. Stephen ha lasciato il suo mondo dopo aver cercato di rispondere alle più difficili domande che si è mai posta l’umanità: come è cominciato il cosmo? Quanto è grande? Da quanto esiste? Che cosa c’era prima? Come finirà? È questo lo Stephen che racconta la sua storia, che all’inizio sembra quella di un ragazzo come tanti altri ma poi diventa un’epica battaglia contro un male che vuole annientarlo. È un male che Stephen trasforma in una stupefacente opportunità.

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CHE COSA C’È IN QUESTO LIBRO Ci sono io, Stephen, personaggio narrante.

C’è la mia infanzia a Londra e i miei giorni da ragazzino. C’è la compagna della mia vita, i miei amici e la mia passione per le stelle.

C’è la mia lotta contro una malattia terribile.

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Ci sono Oxford, Cambridge, il Caltech e i miei colleghi cacciatori di particelle e di stranezze cosmiche.

Ci sono le mie scoperte sui buchi neri...

... e il grande mistero del Big Bang.

Infine c’è un bel dizionarietto di termini cosmici e non.

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BIG BANG

Galassie

Piccoli Omini Verdi

Supernove Grandi stelle

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lesc iote Rad

Monte Wilson

Houston

Caltech

opi

Stelle tipo Sole


Nebulose

Buchi neri massicci

Londra

Cambridge

Buchi neri divoratori di stelle Oxford

Buchi neri

Astronauti della missione Apollo 11

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1642 Galileo Galilei, padre dell’astronomia moderna, muore l’8 gennaio 1642 nella sua casa di Arcetri, vicino a Firenze. Per primo aveva rivolto un cannocchiale verso il cielo, dimostrando che Copernico aveva ragione: la Terra orbita attorno al Sole e non viceversa. Ogni cosa lassù, diceva, obbedisce a leggi matematiche, tutte da scoprire. Stephen nasce esattamente trecento anni dopo, nel bel mezzo della più grande guerra della storia, l’8 gennaio 1942. Come lui stesso farà notare è solo una coincidenza. Ma se oggi il nostro pianeta è abitato da una specie pensante che si interroga sull’universo è grazie al susseguirsi di una infinita sequenza di altre straordinarie coincidenze...

1942 10


1. Io, Stephen Benvenuti a Londra! Ciao a tutti. Sono Stephen. Quella che ho intorno non è certo la Londra del vostro tempo. La guerra è finita da poco, mancano molte cose e quartieri come il mio portano ancora i segni dei bombardamenti. La via dove abitiamo non è stata colpita, ma mia madre ha preferito farmi nascere a Oxford, dove non cadevano bombe. In una casa vicina alla nostra abita il mio migliore amico: si chiama Howard. Howard mi piace un sacco. Frequenta la scuola comunale e a differenza dei miei genitori, che sono un po’ troppo intellettuali, s’intende di sport e mi trascina spesso in piccole avventure.

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Mio padre Frank è medico e scienziato. È un esperto di malattie tropicali. Ha studiato all’Università di Oxford ed è stato in Africa a caccia di zanzare ed altri terribili parassiti.

Anche mia mamma Isobel Eileen ha studiato a Oxford. È la più prestigiosa università inglese. Ma non siamo ricchi e sono tempi duri. Papà risparmia su tutto, anche sui lavoretti di casa e sui miei giocattoli.

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Pensate che il mio più grande desiderio è avere un trenino elettrico e fino ad ora l’unico che ho ricevuto in regalo è un trenino usato di latta. Funziona a molla e papà lo ha riparato con le sue mani. In verità appena posso esco di casa ed esploro il quartiere insieme al mio amico Howard. Io e Howard giochiamo spesso tra le macerie dei bombardamenti. Il luogo preferito è una grande buca creata da una V2, uno dei tanti missili caduti su Londra durante la guerra. Non sospetto minimamente che un giorno avrò a che fare con buchi molto più grandi e affascinanti di questo.

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Le chiamavano “stelle oscure”. Forse sono più numerose delle stelle visibili, ovvero più di cento miliardi nella sola nostra galassia. Sono stelle morte, esplose e poi collassate su sé stesse. La loro forza di gravità è così potente da attirare a sé qualsiasi cosa cada nel loro campo di attrazione. Non lasciano sfuggire neppure la luce. Per questo sono invisibili. La loro esistenza nel cosmo fino al 1971 rimarrà solo una possibilità teorica. Nessuno le chiama ancora “buchi neri”. A coniare questo nome fu un fisico americano, John Archibald Wheeler. Lo usò nel 1967, dopo che a una conferenza uno spettatore gli disse che era stufo di sentir parlare di “oggetti completamente collassati dal punto di vista gravitazionale”. Da quel momento, i buchi neri diventarono popolari nel linguaggio comune, nei racconti e nei film di fantascienza.

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