Laboratorio minimo con l’acqua

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Mario Lodi • Gioacchino Maviglia • Aldo Pallotti

laboratorio minimo con

L’Acqua


Testi: Mario Lodi, Gioacchino Maviglia, Aldo Pallotti Coordinamento redazionale: Cosetta Lodi Illustrazioni: Marisa Moretti Progetto grafico: Sandra Zorzetti www.editorialescienza.it www.giunti.it © 2022 Editoriale Scienza srl via Bolognese, 165 50139 Firenze – Italia via C. Beccaria, 6 34133 Trieste – Italia Prima edizione: febbraio 2022

Stampato presso Lito Terrazzi srl Stabilimento di Iolo


Mario Lodi • Gioacchino Maviglia • Aldo Pallotti

laboratorio minimo con

L’Acqua


IL GIOCO DELLA SCIENZA di Mario Lodi

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uesto libro è una guida per i ragazzi e gli educatori che intendono introdurre nella pratica scolastica l’atteggiamento scientifico. Con tale fine sono indicati nei programmi della scuola primaria alcuni concetti base come obiettivi dell’educazione scientifica: • l’intraprendenza inventiva, soprattutto per quanto riguarda la formulazione di ipotesi e spiegazioni; • la capacità di analisi delle situazioni; la padronanza di tecniche di indagine, da quelle di tipo osservativo, sino all’impiego in situazioni pratiche del procedimento sperimentale;

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• lo sviluppo di un rapporto sempre più stretto tra il “fare” e il “pensare”. Tutto il programma relativo alla scienza è un invito al fare che produce pensiero ipotetico, deduttivo, sintetico. Il libro quindi è proposto come uno strumento che guida i bambini, da soli e con l’aiuto dell’adulto, a “fare” scienza mediante la sperimentazione organica, come i veri scienziati, e ad assumerne l’atteggiamento morale, che ipotizza, verifica, rivede l’impostazione non adeguata, ricerca la verità non dimostrabile delle cose. Il metodo è simile a quello che il bambino ha già usato fin dalla nascita per conoscere il piccolo mondo in cui è nato e vive. E siccome egli conduce la sua esplorazione come gioco, anche l’introduzione del metodo sperimentale nella scuola sarà come un gioco. Un gioco serio, organizzato, che continua a livello sociale la sua ricerca e ne sviluppa e ne approfondisce le tematiche.

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UN OSPITE NELLA NOSTRA CLASSE Q

uando è arrivato il momento di iniziare il laboratorio scientifico per studiare l’acqua, il maestro ci ha invitato a sederci in cerchio, come facciamo di solito nei momenti di conversazione e ci ha informato che un’ospite molto importante avrebbe lavorato con noi nel nostro laboratorio: poi è uscito ed è rientrato portando... una bacinella piena d’acqua! L’ha posata sul pavimento, al centro dell’aula. Maestro: – Secondo voi, cosa sta pensando l’acqua in questo momento, ospite nella nostra classe? Abituati alle domande un po’ strane che ogni tanto ci rivolge, ci scambiamo sguardi meravigliati. Francesca rompe il ghiaccio: – Io credo che penserà: mamma mia, quanti bambini ci sono! Cosa vorranno da me? Altri si divertono ad immaginare: – Ma dove sono capitata? – Chissà perché qui ci sono tutti questi bambini? – Perché alzano la mano? – Chissà cosa mi faranno... – Forse dovrò fare qualche lavoro speciale! – Speriamo che non mi bevano – dice Michele, come sempre il più spiritoso. – Speriamo che non mi sprechino – conclude Ombretta.

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Dopo avere ascoltato le nostre ipotesi, il maestro avvicina l’orecchio al contenitore e, con aria un po’ magica e un po’ misteriosa, svela: – L’acqua dice che è contenta di essere stata invitata dalla nostra classe e che ha tanta voglia di lavorare con noi, vuole farsi conoscere e spera di riuscire a stupirci, mostrandoci alcune sue specialità. Ci chiede un favore: desidera non essere sciupata, pertanto mi ha pregato, al termine di ogni laboratorio, di non essere buttata nel bagno come una cosa inutile. Vorrebbe fare ancora un lavoro importante, per esempio essere versata nella terra, per essere utile alle sue amiche piante, oppure per scendere nel sottosuolo e formare dei pozzi. L’idea che l’acqua possa parlare ed ascoltarci ci piace moltissimo! È vero, lo sappiamo, stiamo giocando con la fantasia ma è un gioco bello, stimolante, e qui ora ve lo raccontiamo.

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TOCCHIAMO L’ACQUA I

l maestro ha consegnato a tutti un piccolo contenitore, noi l’abbiamo riempito d’acqua e sistemato sul banco. Ognuno aveva davanti a sé un “pezzo d’acqua” da toccare, accarezzare, ascoltare... Maestro: – Chiudete gli occhi e ascoltate le sensazioni speciali che vengono dal contatto con l’acqua. In classe c’era un grande silenzio. Abbiamo iniziato a immergervi le mani, toccandola con delicatezza per alcuni

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minuti. Poi ognuno ha raccontato quale emozione, sensazione o ricordo aveva vissuto nell’incontro con l’acqua. Christian: – Toccare l’acqua mi ha fatto sentire rilassato. Mauro: – A me ha dato una sensazione di freschezza e di sollievo. Renato: – Appena immerse le mani, l’acqua mi ha fatto venire i brividi. Elisa: – Era morbida come un cuscino e faceva venire voglia di dormire dentro di lei. Samuele: – Era come cercare di dare la mano a qualcuno debole, senza forza, perché non riuscivo a stringerla. Ombretta: – All’inizio, quando era fredda, era come se non la conoscessi, poi a poco a poco mi è piaciuto, è stato come se fossimo diventate amiche. Al termine, il maestro, a nome di tutti, per fare un regalo all’acqua, le ha recitato una poesia in cui San Francesco parla di lei come cosa importante per la nostra vita: Laudato si’, mi’ Signore, per sor’aqua la quale è multo utile et humile et pretiosa et casta.

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UN DANZA PER L’ACQUA I

l maestro ci ha fatto ascoltare una musica dell’acqua, un brano eseguito con l’arpa. La musica sembrava liquida, morbida e scorrevole, proprio come l’acqua che avvolgeva e accarezzava le nostre mani quando le immergevamo nella bacinella. – Possiamo fare una danza in suo onore? – chiede Valeria. Abbiamo ascoltato di nuovo il brano musicale. Qualcuno ha iniziato a muoversi seguendone il ritmo. Prima da seduti, muovendo le braccia, poi in piedi inventando passi e movimenti di danza che la musica suggeriva. Infine ci siamo sdraiati ed abbiamo provato a scorrere lentamente sul pavimento: ci sembrava di essere diventati liquidi come l’acqua.

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L’ACQUA

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utti noi conosciamo e usiamo l’acqua. Ne abbiamo parlato, seduti in cerchio, raccontando le nostre esperienze. Manuela: – Al mare, una volta, volevo entrare in mezzo a un’onda alta, che però mi ha travolto e ho bevuto. Mi sono spaventata e non volevo più entrare in acqua. Sabrina: – A casa ho una piscina di plastica, la riempio di acqua, ci entro e nuoto. Metto la testa sotto, conto fino a dieci e poi la tiro fuori. – Una volta – ricorda Valeria, – mentre facevo il bagno nella vasca, sono caduta, l’acqua è uscita e ha bagnato tutto il pavimento. La mamma mi ha sgridato e me lo ha fatto asciugare. Mauro: – Una volta, in montagna, durante un picnic, si è messo a piovere. Al riparo sotto un tendone, osservavo la pioggia: era fatta di gocce trasparenti che, quando cadevano a terra, si spaccavano.

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Francesca: – Quando piove il marciapiede della mia casa si bagna tutto e il giorno dopo, se non piove più, torna asciutto. A me piacerebbe proprio sapere dove va a finire l’acqua scomparsa. – A casa mia – racconta Renato – la mamma ha passato lo straccio ed il pavimento è rimasto bagnato. Intanto io ero andato nella mia camera, ma quando sono tornato il pavimento era completamente asciutto. Manuela: – Se immergi le mani nell’acqua, il livello si alza e l’acqua si sposta per farle entrare. Sami: – L’acqua è morbida e con le mani dentro puoi fare tante cose e muoverle in tanti modi diversi. Michele: – L’acqua è come un giocattolo, ci puoi fare mille giochi diversi: a me nella vasca da bagno piace far finta di essere un subacqueo o un pesce. Elisa: – Io invece nella vasca ci metto una barchetta e degli animali di plastica, per guardare se affondano o se galleggiano… e qualche volta nell’acqua ci metto anche la mia Barbie. Infine abbiamo scritto e illustrato le nostre esperienze su fogli di carta e prodotto un libretto intitolato “Noi e l’acqua”, che è stato collocato, insieme agli altri realizzati da noi, nella nostra biblioteca di classe. Ci siamo resi conto che sappiamo tante cose sull’acqua, imparate fin da piccoli osservando, toccando e ragionando. Ma ci sono altre cose che non ci sappiamo spiegare. Per questo inizieremo a studiarla come uno dei tanti “oggetti” che ci circondano, cercando di scoprire le sue proprietà.

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LE MANI NELL’ACQUA I

nostri esperimenti per conoscere meglio l’acqua sono iniziati in modo libero, organizzati in piccoli gruppi. Renato ha immerso piano piano una mano fino in fondo al contenitore e poi l’ha tirata fuori di scatto: nell’acqua si sono formate tante bollicine e alcune goccioline sono schizzate fuori. Simone ha appoggiato delicatamente le mani aperte sulla superficie dell’acqua e ha avuto la sensazione che le mani non affondassero, ma che venissero spinte verso l’alto; ha poi accarezzato la superficie dell’acqua e la sentiva liscia e morbida. Ivan ha incominciato a dare sberle alla superficie dell’acqua, prima piano e poi sempre più forte, alla fine sentiva quasi male alle mani, che erano diventate rosse. – Come mai – si chiedeva – se l’accarezzi l’acqua è morbida e delicata, se la prendi a sberle diventa più dura e resistente? Francesca ha immerso una mano nell’acqua e l’ha fatta girare velocemente sotto: si sono formate tante bollicine e, quando ha tirato fuori la mano, l’acqua ha continuato a girare per un po’. Christian ha dato dei colpi sulla parte esterna del contenitore e l’acqua dentro si muoveva: formava delle onde che sembrava corressero verso il centro della vaschetta.

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Valeria e Sabrina hanno provato a immergere la mano aperta con le dita piegate, come la gru a “ragno” che raccoglie il ferro vecchio, e poi a stringerle, per cercare di catturare un po’ d’acqua. Dopo tutte queste prove sono emerse alcune considerazioni: • nessuno è riuscito a stringere l’acqua nella mano, anche se sono state usate tecniche diverse, come chiudere la mano di colpo o lentamente; • quando si toglie la mano, le resta attaccata un po’ d’acqua e, dopo aver ripetuto tante volte questo gesto, l’acqua del contenitore diminuisce. È stata un’esperienza molto bella e divertente. Simone: – Mi è sembrato di essere ritornato piccolo, quando giocavo a pasticciare con l’acqua.

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