Capitolo primo
P
edru era andato a pesca con i suoi migliori amici: Samuel e suo fratello maggiore, Enzi.
Avevano scelto un punto in cui il fondale del fiume era roccioso, l’acqua era abbastanza limpida per vedere i pesci e abbastanza bassa per essere al sicuro dai coccodrilli. I tre ragazzi si lasciavano trasportare dalla corrente, inseguivano i pesci con le reti tese
7
e, a volte, quando non sapevano più dove metterle, tenevano le loro prede in bocca. – Se avessi la bocca grande come la tua, Enzi, potrei catturare il doppio dei pesci – rise Pedru. Con un bel sorriso, Enzi dimostrò quanto poteva allargarsi la sua bocca. – Potrei ingoiare un coccodrillo! – Io ho la bocca piccola – disse Samuel – ma ho preso comunque più pesci di te, Pedru! Quando ebbero finito di legare i pesci sui bastoni per portarli a casa, il sole stava già calando dietro gli alberi. – Dobbiamo sbrigarci – disse Pedru. Gli altri annuirono, sapevano che la strada del ritorno era lunga, e che probabilmente si sarebbe fatto buio prima che avessero raggiunto il villaggio. Erano ragazzi coraggiosi e non temevano i pericoli in cui ci si poteva imbattere di notte nella savana: ippopotami al pascolo sulla riva del fiume, che se disturbati possono spezzarti a metà con un solo morso; leopardi e leoni in agguato nell’oscurità,
8
più silenziosi delle ombre; iene che ti maciullano le ossa, coccodrilli che ti trascinano sott’acqua per divorarti. Niente di tutto questo li spaventava, la loro unica preoccupazione era l’ira delle loro mamme se fossero rientrati tardi! E così fecero tutto il sentiero di corsa, senza fiatare finché scorsero i tetti del villaggio sopra l’erba alta. – Siamo in ritardo – disse Samuel – sento già l’odore dei fuochi accesi per la cena.
9
– Non ti preoccupare – disse Enzi, posando una mano sulla spalla del fratello. – Abbiamo preso così tanti pesci che la mamma sarà troppo impegnata a cucinare per arrabbiarsi. Aveva ragione, lui e Samuel avevano pescato più di trenta pesci. Pedru guardò il suo bastone: ce n’erano solo dieci. Dieci miseri pesciolini non sarebbero bastati a evitargli una sgridata… ma forse dieci pesci e una grassa faraona sì. Pedru si fermò. – Andate pure avanti – disse. – Io vado a vedere se c’è qualcosa nelle mie trappole. E prima che i suoi amici avessero il tempo di ricordargli che il crepuscolo non è il momento migliore per girovagare da soli nella savana, sparì. Purtroppo qualcuno aveva trovato le trappole prima di lui. La radura era disseminata di piume di faraona, alcune erano ancora sospese a mezz’aria: qualsiasi cosa avesse divorato gli uccelli poteva trovarsi ancora nei paraggi. Pedru esaminò il terreno alla ricerca di tracce e là, tra due mucchietti di piume, trovò un’unica grande orma: quattro dita
10
ovali disposte come petali intorno a un polpastrello centrale, senza traccia di artigli. La zampa di un grosso felino! Un leopardo avrebbe strappato le faraone dalle trappole e se la sarebbe svignata, si disse. Un leone, invece, potrebbe essere ancora nelle vicinanze, in attesa di un pasto più sostanzioso... Gli si drizzarono i peli sulla nuca e il suo cuore cominciò a battere all’impazzata. Doveva scappare, e subito! Si lanciò tra l’erba e i cespugli, ignorando le spine che gli graffiavano la pelle. Sudando e ansimando, raggiunse il sentiero; poteva già sentire le voci del villaggio e l’odore del fuoco. Ridendo tra sé della propria paura, si accovacciò un attimo per riprendere fiato, contento di essere di nuovo al sicuro. Ma, all’improvviso, il suolo gli mancò da sotto i piedi e cadde violentemente a terra. L’aria uscì dai suoi polmoni. Per un momento, non vide né sentì nulla. Quando gli occhi e le orecchie ripresero a funzionare, capì che qualcosa lo stava trascinando
11
per il braccio destro. Si girò per vedere chi o cosa lo stesse tirando, e si trovò davanti il muso di un leone. Gli si appannò la vista. Il tempo rallentò. Il mondo si svuotò di ogni suono, e rimase un abisso di silenzio in fondo al quale c’erano soltanto lui e il leone. Pedru fissò l’animale. Era così vicino che nonostante la penombra, riusciva a distinguere le file di puntini neri alla radice dei baffi, il profondo sfregio sull’orecchio sinistro e gli irti ciuffi di criniera sul collo. Poteva annusare il suo fiato caldo, che sapeva di sangue, e sentire dove le zanne gli erano penetrate nel braccio spezzando l’osso, anche se era troppo terrorizzato per provare dolore. Il leone lo stava trascinando a sobbalzi lungo il sentiero, verso l’erba alta. Non appena si sentirà al sicuro, nascosto nella vegetazione, si disse Pedru, mi mangerà. Di colpo, il torpore lasciò il posto alla rabbia: decise che quella belva non avrebbe messo fine alla sua vita!
12
Stretto nella mano sinistra, teneva ancora il bastone con i pesci. Lo sollevò e picchiò il leone sulla testa con tutte le sue forze. Il colpo andò a segno e quando Pedru guardò di nuovo il leone, vide che aveva un taglio in mezzo alle orecchie. Lo colpì ancora. Per un momento, la belva lo fissò dritto negli occhi: Pedru vide le sue pupille dorate, incandescenti come il sole. Poi il leone ruggì e si allontanò di corsa; solo allora Pedru si accorse che si era portato via il suo braccio.
13