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Editoriale

ditoriale

Tempi per scelte coraggiose

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«I n che tempi affascinanti viviamo» mormora il capitano Jack Aubrey ammirando la riproduzione dello scafo innovativo con il quale la marina francese al comando di Napoleone dà battaglia alla marina inglese lungo le coste americane, in uno splendido film tratto da libri a loro volta splendidi, la serie Master and Commander di Patrick O’Brian. Una frase di spiccato ottimismo che potrebbe essere pronunciata in qualsiasi momento ma che facciamo particolarmente nostra oggi, quando ci affacciamo all’inverno con un carico di fenomeni – dalla pandemia alla guerra, dalla siccità alle prospettive di carenza energetica, alle quali si aggiunge la delicata fase post elettorale – che potrebbe solo spaventare e indurre allo sconforto. Uno scenario di crisi su più fronti sul quale invece ci impegniamo a trovare tutti i possibili spunti costruttivi, molti dei quali potranno anzi risultare stimolati dall’urgenza del contesto, si pensi ad esempio a quanto accaduto con digitalizzazione dei processi in tempi di pandemia o alle riflessioni su comportamenti più virtuosi in tempi di siccità.

Ad esempio, tra poco più di un mese torna un appuntamento importante per tutti i temi dell’economia circolare, Ecomondo (alla fiera di Rimini dall’8 all’11 novembre), che intende approfondire quattro aree in particolare: la gestione e valorizzazione dei rifiuti e loro trasformazione in materia prima seconda; la bioeconomia circolare e bioenergie; il trattamento e gestione della risorsa idrica; la bonifica e riqualificazione dei siti contaminati e industriali dismessi e rischio idrogeologico. Dal canto suo la fiera gemella Key Energy si dedicherà ad energie rinnovabili, sistemi di accumulo, efficienza energetica, rigenerazione urbana, mobilità sostenibile, illuminazione e smart grid. Il tema della sostenibilità, inoltre, è oggi trasversale a tutti gli ambiti industriali e risulta centrale in diversi altri appuntamenti dell’autunno, come ad esempio la Green Logistics Expo in programma a inizio ottobre alla fiera di Padova, dedicata alla supply chain sostenibile, o i convegni del circuito BolognaFiere Water&Energy, previsti per metà mese, ma solo per citarne alcuni. Un serbatoio di idee e di proposte che si rinnova continuamente, dal quale possiamo prendere ispirazione sia per le scelte che riguardano le nostre aziende, sia per quanto riguarda le nostre abitudini come singoli: non esiste contributo che sia troppo piccolo per essere utile, l’attualità ci spinge a valutare continuamente e a prendere decisioni tali da generare comunque un processo di miglioramento. Fra le tante progettualità che si possono prendere in considerazione, quella delle Comunità Energetiche Rinnovabili è a mio avviso una delle più interessanti e trasversali alle varie realtà. Si tratta di un aggregato di utenti (aziende, privati cittadini, enti pubblici) che si pongono l’obiettivo di produrre, consumare e gestire l’energia elettrica rinnovabile in prossimità, mediante l’adesione ad un soggetto di diritto autonomo, la CER appunto. Sono progetti dal triplice impatto: sociale, perché generano integrazione e riducono la povertà energetica delle comunità; economico, in quanto consentono di risparmiare sui costi dell’energia, grazie anche agli importanti incentivi economici garantiti per vent’anni dalla costituzione del gruppo; e ovviamente ambientali, in quanto l’energia prodotta è generata tipicamente da fonti rinnovabili. Sembrerà difficile, quasi impossibile, imporre una svolta di rinnovamento così decisiva alle tradizionali modalità di erogazione e consumo dell’energia. Per quanto ambiziose però le soluzioni ci sono e attendono solo la nostra volontà – questa sì, sempre rinnovabile – per essere messe in pratica.

Cecilia Biondi

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