2016 03 ravenna

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R AV EN N A

N° 3 OTTOBRE/NOVEMBRE 2016

Michele

DE PASCALE SINDACO CON IMPEGNO

GEMOS / Il buon mangiare DAVIDE REVIATI / Nero come la china MOLINO DI SCODELLINO / Un mulino nel verde


JAGUAR XE, XF & F-PACE

TRE STILI DI GUIDA ECCEZIONALI. UN’ESPERIENZA UNICA.

Ci sono esperienze che non si possono raccontare, ma vanno vissute in prima persona. Torna The Art of Performance Tour, il modo migliore per provare le Jaguar di ultima generazione, adesso in versione All Wheel Drive. XE AWD, XF AWD e Nuova F-PACE AWD ti aspettano per farti scoprire il piacere unico di guidare una Jaguar. E le emozioni non finiscono, perché se ami la velocità pura potrai provare anche F-TYPE AWD, la più potente e seducente delle Jaguar. Ti aspettiamo il 5 novembre dalle 10.00 alle 19.00 presso Piazzale dei Salinari, Cervia (RA).

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EDITORIALE

A

Apriamo questo numero autunnale della rivista con un servizio, come da tradizione, sul neoeletto sindaco Michele De Pascale, che aspira a conquistare la fiducia di tutti i ravennati. Segue un focus su Mirella Paglierani, neo presidente di Gemos, cooperativa di ristorazione faentina. Abbiamo intervistato inoltre Davide Reviati, artista e fumettista tra i più amati e premiati d’Italia. Continuiamo con un libro dedicato a Olindo Guerrini, alias Lorenzo Stecchetti, di cui si sta celebrando il centenario dalla morte e, infine, incontriamo Gavo Safara, in arte Tesuan, che tra una rappata e l’altra ha scoperto l’arte del tatuaggio, Maurizio Minghelli, ingegnere esperto di sicurezza, ci addentriamo nella storia del Molino di Scodellino, visitiamo il Museo delle Erbe Palustri e terminiamo con l’arte di Laura Rambelli, Marco Rosetti e Archildo Babini. Andrea Masotti

SOMMARIO

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ANNOTARE

Brevi IN

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ESSERE

Michele De Pascale

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INTRAPRENDERE

Mirella Paglierani

22

12

DISEGNARE

Davide Reviati

28

CREARE

Gavo Safara

31

PROGETTARE

Maurizio Minghelli

18

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EDIZIONI IN MAGAZINE S.R.L.

SUONARE

Redazione e amministrazione: Via Napoleone Bonaparte, 50 - 47122 Forlì Tel. 0543.798463 / Fax 0543.774044

Marco Rosetti

www.inmagazine.it inmagazine@menabo.com

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DIPINGRE

DIRETTORE RESPONSABILE: Andrea Masotti REDAZIONE CENTRALE: Gianluca Gatta ARTWORK: Lisa Tagliaferri IMPAGINAZIONE: Francesca Fantini UFFICIO COMMERCIALE: Gianluca Braga STAMPA: Seven Seas Srl - RSM

Archildo Babini

Anno XV - N. 13 Chiuso per la stampa il 20/10/2016 Collaboratori: Erika Baldini, Teresa Batista, Roberta Bezzi, Elio Cipriani, Nevio Galeati, Marina Osorio, Serena Onofri, Vania Rivalta, Aldo Savini. Fotografi: Lidia Bagnara, Massimo Fiorentini, Giorgio Sabatini.

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VIAGGIARE

Molino di Scodellino

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INSEGNARE

Karate Club Ravenna

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SCOPRIRE

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Ecomuseo delle Erbe Palustri

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Tutti i diritti sono riservati. Foto e articoli possono essere riprodotti solo con l’autorizzazione dell’editore e in ogni caso citando la fonte

ESPORRE

Laura Rambelli

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ANNOTARE

Arriva NANNY SCHOOL RAVENNA Apre The Nanny

Il Capodanno CELTICO RIOLO TERME Giunta alla sua 24° edizione, la speciale notte di Halloween riolese, il 31 ottobre, riscopre sempre più il significato delle sue origini, cioè il ”Samhain” il capodanno celtico. Le strade, i parchi, le piazze di Riolo sono avvolti da una magica atmosfera, con le ricostruzioni degli antichi villaggi e dei rituali dei celti, che più di duemila anni fa popolavano le nostre terre. Assisteremo a scontri di creature fantastiche e sfilate nelle vie del paese, balli, i cibi classici della nostra zona, vitelli cotti allo spiedo, stufati, l’onnipresente maiale dei menu romagnoli, vino, mercatini, musiche e spettacoli fino al rogo finale e del castello previsti per la mezzanotte. Per info e programma: comune.rioloterme.ra.it

XIV edizione per GIALLOLUNA E NIGHTMARE RAVENNA Nati entrambi nel 2003, GialloLuna NeroNotte e

Ravenna Nightmare Film Fest incrociano le proprie strade dal 27 ottobre al 1 novembre, con un’anteprima dedicata al trentennale di Dylan Dog sabato 22 ottobre (con film e incontri con gli autori), i due festival portano in città, al Palazzo del Cinema e dei Congressi, il meglio della produzione letteraria e cinematografica di genere. Il focus di GialloLuna sarà sul tema “Lo sport fa male, a volte uccide”: ne parlano gli scrittori Paolo Foschi, Gianluca Campagna, Claudio Paglieri, Luca Poldelmengo. Si discute poi di action thriller con due firme eccellenti: Alan D. Altieri e Gianfranco Nerozzi. A completare il quadro, Riccardo Gazzaniga con il secondo romanzo appena uscito per Einaudi. Sul versante cinema, Ravenna Nightmare presenta come da tradizione il suo evento principale, il Concorso Internazionale per Lungometraggi, e dedica un omaggio all’opera di David Lynch, partendo dal trentennale di Blue Velvet. Da segnalare l’anteprima nazionale del film Men & Chicken del regista danese Anders Thomas Jensen, pluripremiato sceneggiatore di Susanne Bier, interpretato dal talentuoso Mads Mikkelsen.

School. Dopo il successo ottenuto a Cesena, la scuola inaugura una nuova sede in città. La figura della babysitter è entrata a far parte del quotidiano di molte famiglie. È una persona importante, ad essa si affida il tesoro più prezioso che ogni madre ha: il proprio figlio. Obiettivo del corso è formare tate che sappiano prendersi cura, in maniera professionale e consapevole, dei bambini a loro affidati, in armonia con la famiglia, tenendo conto delle tappe di sviluppo dei bambini. Il corso dà la possibilità di proporsi alle famiglie come figura professionale qualificata, con alle spalle una équipe di supporto. Compreso nel corso, l’inserimento nel Registro Tate del Kimeya sede Ravenna (collegato a quello di Cesena), a disposizione di chiunque lo necessitasse. www.kimeya.it

Nuova stagione TEATRO MASINI FAENZA La stagione 2016/2017 del teatro masini è pronta ad aprire

il sipario, svelando i protagonisti e i titoli di un cartellone ricco e vario che prosegue la proficua collaborazione dell’amministrazione comunale con Accademia Perduta/Romagna Teatri. La stagione si divide in: prosa, comicità, favole, danza, operetta, le rassegna protagonisti e, al ridotto, musica. Tanti gli interpreti di prestigio: Stefania Sandrelli, Ambra Angiolini, Raul Bova e Chiara Francini, tra i comici Giobbe Covatta, Natalino Balasso e Vito. Per la danza il Balletto di Mosca con il classico Il lago dei cigni, le performances contemporanee di RBR Dance Company e MM Contemporary Dance Company. Un occhio di riguardo sarà rivolto ai bambini e alle famiglie con la rassegna domenicale Favole. www.accademiaperduta.it 6

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Antico Porto di Classe VISITE GUIDATE CLASSE Da settembre è

Fiera della BIRRA RAVENNA Torna a Ravenna

la grande manifestazione fieristica dedicata alla birra artigianale nei padiglioni del Pala De André. Da venerdì 4 a domenica 6 novembre 2016, si potranno degustare centinaia di birre presentate direttamente dai loro produttori. Nelle vaste aree allestite si avrà inoltre la possibilità di assaporare golosi prodotti gastronomici d’eccellenza. Vari i corsi di degustazione con grandi esperti italiani, per conoscere ed apprezzare i migliori abbinamenti, e gli incontri homebrewed per imparare la produzione “casalinga” di questa antica bevanda. Presenti anche produttori d’impianti per la fabbricazione artigianale della birra. fierabirraravenna.com

In mostra IL VILLAGGIO DI CHAGALL BAGNACAVALLO Le 96 incisioni a puntasecca e all’acquaforte di Marc Chagall, commissionate dal gallerista ed editore parigino Ambroise Vollard per illustrare Le anime morte di Gogol’, realizzate tra il 1923 e il 1926 e pubblicate come tavole fuori testo soltanto nel 1948 dall’editore Tériade, sono esposte, in occasione del 40° anniversario della fondazione del Museo, nella mostra “Il villaggio di Chagall. Cento incisioni da Le anime morte”. Gogol’ nel 1842 pubblica Le anime morte, romanzo di denuncia sociale, che presenta una Russia degradata, popolata da figure grottesche come il protagonista Čičikov. La lingua di Gogol’ ha una tale forza e originalità che le sue parole assumono una quantità di significati che rendono estremamente densa l’opera, ad esse corrispondono per efficacia espressiva e intensità interpretativa le immagini e le scene di Chagall. Nella narrazione descrittiva degli episodi, s’intrecciano e si combinano l’anima ebraica e lo spirito popolare russo, tanto che Moni Ovadia in catalogo scrive che “sono così gogoliane che paiono uscite per autogemmazione dalla leggerezza acuminata delle parole dello scrittore, sì che siamo tentati a cominciare a rileggere Gogol’ a partire da Chagall, il quale si rivela anche artista gogoliano”. Museo delle Cappuccine, fino al 4 dicembre. (A.S.)

nuovamente disponibile presso l’Antico Porto di Classe, la speciale offerta Visite Guidate del Weekend, un’ottima occasione per scoprire l’Antico Porto di Classe, l’area archeologica situata a circa 4 chilometri dal centro storico di Ravenna, che offre una visuale approssimativamente sincronica dell’impianto generale delle strade e degli edifici portuali sorti nel V-VI secolo, epoca di massimo splendore e sviluppo dello scalo commerciale, e dove Ottaviano Augusto verso la fine del I secolo a.C. fece costruire gli imponenti moli foranei che consentivano alle navi l’accesso dal mare. Il calendario prevede visite nel periodo compreso tra sabato 22 ottobre e domenica 13 novembre. L’ingresso è unico, € 7 (ingresso + visita guidata). La prenotazione è consigliata: tel. 0544 478100.

Il primo film del Teatro delle Albe VITA AGLI ARRESTI RAVENNA È tra i primi progetti finanziati dalla Regione Emilia-

Romagna in base alla nuova Legge Cinema del 2016, Vita agli arresti di Aung San Suu Kyi, tratto dall’omonimo spettacolo teatrale del Teatro delle Albe - Ravenna Teatro, centro di produzione che ha ottenuto il patrocinio di Amnesty International e dell’Associazione per l’Amicizia Italia-Birmania – Giuseppe Malpeli. Il film è scritto e diretto da Marco Martinelli (quattro volte premio Ubu per la drammaturgia e la regia) ed interpretato da Ermanna Montanari (premio Eleonora Duse 2013, accanto a tre Premi Ubu come Miglior attrice italiana). Non una semplice trasposizione cinematografica, ma un film d’arte che sa arrivare al vasto pubblico parlando di giustizia e bellezza e raccontando Aung San Suu Kyi e la sua “rivoluzione spirituale”. 8

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Teatro Goldoni STAGIONE 2016/17 La nuova spider ABARTH 124 RAVENNA Da Ghetti,

Multi-Concessionaria in via Faentina 181, potete provare la nuova Abarth 124 Spider 2016, la due posti cabrio sviluppata dall’Abarth Racing Team. Concepita per essere una roadster sportiva perfettamente ottimizzata, Abarth 124 spider fa ruggire un motore 1.4 MultiAir Turbo da 170CV e 250Nm di coppia. Il peso a secco è di soli 1.060 kg, distribuiti perfettamente al 50/50 tra asse anteriore e posteriore. Cosa significa tutto questo? Semplice: 230 chilometri orari di velocità massima e 6,8 secondi per spingersi da 0 a 100 km/h e un rapporto peso/potenza di 6,2 Kg/CV, stabilendo un nuovo punto di riferimento nel segmento delle roadster sportive.

Street Art in città DANTE BY KOBRA RAVENNA È dello street artist brasiliano Eduardo Kobra di San Paolo, il volto di Dante di due metri per due visibile in via Pasolini a Ravenna, sul muro stondato di recinzione della scuola primaria F. Mordani, che fa angolo con via Zirardini. Invitato da Marco Miccoli di Bonobolabo, organizzatore della mostra “idDante – Il volto di dante per una traduzione contemporanea”, Kobra ha realizzato con spray, bombolette e vernice e con l’utilizzo di un compressore che spara aria e colore, un ritratto colorato in cui è evidente il suo tratto cromatico. Autore di graffiti colorati a Miami, Tokyo e Chicago, in occasione delle Olimpiadi di Rio, ha realizzato il murales “Todos somos um”, il più grande al mondo. Eduardo Kobra è degno rappresentante dell’avanguardia paulista. Il talento dello street artist brasiliano Kobra emerge nel 1987, alla periferia di São Paulo, per poi esplodere in tutto il paese. Il suo progetto “Muros da memória”, che mira a trasformare la città tramite il recupero della memoria storica, è la sintesi perfetta del suo modo di lavorare, murales colorati ricchi di ombra e luce, tridimensionali, che permettono al pubblico di interagire con l’opera. All’interno del progetto idDante, nel corso dell’anno, saranno realizzati altri murales dedicati ad Alighieri ad opera degli Street Artist Max Petrone e Pixel Pancho. (R.B.)

BAGNACAVALLO Il Comune e Accademia Perduta/Romagna Teatri hanno presentato la nuova Stagione 2016/2017 del Teatro Goldoni. Da segnalare l’inaugurazione del cartellone con Lucrezia Lante Della Rovere, protagonista di Io sono Misia e Virginia Raffaele, che presenterà il suo “one woman show” Performance, novanta minuti di esilarante comicità in cui l’attrice propone tutte le sue più popolari imitazioni. Il Goldoni presenta poi la prima edizione di “Bagnacavallo Classica”, cinque appuntamenti di straordinaria qualità artistica che spazierà dalla musica barocca del Seicento italiano a esecuzioni di opere di Bach, Beethoven, Vivaldi, in collaborazione con la prestigiosa Accademia Bizantina. Info tel: 0545/64330 www.accademiaperduta.it

Celebrando LA FESTA DELLA MONTAGNA FAENZA Edizione speciale per i 50 anni della Festa della Montagna

U.O.E.I. Fino al 30 ottobre, alla Galleria Comunale d’Arte la mostra fotografica “Immagini ed emozioni d’autore” è l’occasione per ricordare, attraverso foto e cimeli, le presenze a Faenza e i momenti più belli di tanti protagonisti della montagna, come Reinhold Messner che ha inaugurato l’esposizione. La rassegna è proseguita alla sala Zanelli centro fieristico, dal 26 al 28 ottobre: mercoledì 26 il noto giornalista Piero Badaloni ha presento il documentario “Dolomiti - montagne, uomini, storie”; giovedì 27 due ospiti dal parco nazionale dell’Appennino Tosco Emiliano, il campione di sci Giuliano Razzoli e Davide Guiducci, già iridato di deltaplano a squadre; venerdì 28 sono presenti il presidente della Federazione Italiana Sport Invernali Flavio Roda ed il campione altoatesino Christof Innerhofer. 10

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Il Caffè del Teatro

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Cucina romagnola a CASA DELLE AIE Centenario MINARDI PIUME LUGO DI ROMAGNA Si celebra una storia lunga un secolo all’azienda Minardi Piume. Dal piccolo laboratorio artigianale in piena Grande Guerra all’attuale azienda: la Minardi Piume Srl, con Luigi Cassigoli amministratore unico. Gli stabilimenti odierni sono orientati alla lavorazione di piume e piumini per la fornitura ad altre aziende, la produzione di semilavorati per l’abbigliamento e lo sport e la lavorazione di piume per fini ornamentali. La Minardi ha fatto della qualità delle piume la propria mission aziendale. Un obiettivo di qualità che Minardi ha potuto raggiungere grazie ad un eccezionale bagaglio culturale e di esperienza e controllo totale del ciclo produttivo e di tutte le fasi di lavorazione.

Premio per le start up CAMBIAMENTI CNA RAVENNA Lo scorso 26 settembre Palazzo Rasponi dalle Teste ha ospitato con successo la tappa ravennate del concorso nazionale CambiaMenti, promossa dalla CNA nazionale. Tre le prime start up classificate: Fullover di Conselice, GetCOO di Villanova di Bagnacavallo e Studiomapp di Ravenna. Tutte le imprese sono segnalate per innovazione, tecnologia e promozione del territorio: Fullover è una start up con un progetto denominato “Saltacassa” che si basa sull’esigenza diffusa di potere fare acquisti in mobilità; GetCOO ha sviluppato un app multipiattaforma dedicata ai turisti digitali dove grazie al modernissimo sistema di riconoscimento fotografico, sono i luoghi e i monumenti a raccontare la loro storia; Studiomapp è nata per creare strumenti innovativi volti a migliorare la qualità della vita e promuovere l’economia tramite la tecnologia, con il servizio web Qirate. I criteri di selezione della giuria composta da esperti del settore, sono stati l’originalità, la capacità di rispondere a bisogni ed esigenze di mercato, il livello di competitività, l’evidenza del vantaggio strategico, l’impatto sociale, culturale e ambientale generato. Tutte le imprese ravennati iscritte al concorso parteciperanno al premio nazionale, in programma per il prossimo novembre.

CERVIA Riparte per l’anno scolastico 2016-2017 il programma dei “Laboratori didattici di cucina romagnola” promossi all’Associazione Culturale Casa delle Aie di Cervia. Gli appuntamenti dedicati alle Scuole Primarie della realtà cervese, e delle zone limitrofe del Primo, Secondo e Terzo Circolo Comprensivo, sono mirati a recuperare e a valorizzare le tradizioni gastronomiche cervesi e romagnole. I Laboratori si svolgono nei settecenteschi locali della Casa delle Aie. Si prevedono 13 laboratori che verranno realizzati nel periodo da ottobre a maggio. Collaborano all’iniziativa le sfogline della Casa delle Aie Marilena Bardi e Clara Tocco. È l’occasione per conoscere come si fa la sfoglia e come si prepara l’impasto della piadina e dei primi piatti della tradizione romagnola.

Torna e raddoppia RAVENNA CAMMINA RAVENNA Ci sono tanti ravennati che, una volta alla settimana, si ritrovano per fare una piccola passeggiata serale. Alcuni di questi si sono organizzati e hanno dato vita all’associazione sportiva dilettantistica Csi Ravenna Cammina. La grande novità è il raddoppio del numero delle camminate. Da segnalare anche l’organizzazione di alcune pedalate in bicicletta la domenica mattina. “Cerchiamo di proporre sempre tragitti diversi – racconta il presidente Alessandro Bondi – per non annoiare. Ad avere particolare successo sono le ‘camminate culturali’ in mezzo ai monumenti o luoghi d’interesse storico-culturale con guida professionista. Le nostre uscite serali sono un ottimo modo per conoscere il territorio, per conoscere nuove persone o ritrovare vecchi amici di scuola, oltre che una soluzione divertente per uscire di casa e fare una leggera attività fisica”. www.ravennacammina.it (R.B.)

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ESSERE

Sindaco con

IMPEGNO

“L’IMPEGNO È FONDAMENTALE SE SI HA A CUORE IL FUTURO DEI CITTADINI”, PAROLA DI MICHELE DE PASCALE NUOVO PRIMO CITTADINO DI RAVENNA, CHE CI PARLA DI RESPONSABILITÀ, SVILUPPO, CULTURA E ISTRUZIONE.

M

di Nevio Galeati / ph Massimo Fiorentini

Michele De Pascale è il quattordicesimo sindaco di Ravenna dal dopoguerra. Al primo turno delle elezioni amministrative del 5 giugno ha ottenuto 34.007 voti, pari al 46,50%, contro i 20.500 del principale sfidante, Massimiliano Alberghini, candidato da liste di centrodestra. La sua coalizione era composta da Pd, Insieme per cambiare, Pri, Sinistra per Ravenna, Italia dei valori, Ama Ravenna, Ravviva Ravenna. È stato eletto al secondo turno con 34.058 suffragi (53,32%). L’affluenza, non altissima al primo turno, il 61,28%, è stata in notevole calo: il 53,75%. Come si sta seduti alla scrivania del primo cittadino? “Sento una responsabilità molto, molto grande, con un bel carico di preoccupazione. Ci sono però due tipi di questa sensazione. Quella che non ti fa dormire e quella che ti fa svegliare perché sei consapevole di quante cose devi fare. È questo il tipo di preoccupazione che vivo e, quindi, porta con sé una notevole carica di adrenalina “buona”. Perché il compito che ho davanti è lavorare per la vita delle persone e l’impegno è fondamentale se si ha a cuore il futuro dei cittadini.

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Il mio ruolo è percepito in modo più diretto, rispetto al resto delle cariche politiche del paese. Quindi ecco le preoccupazioni che… mi svegliano all’alba.” I cittadini, certo: molti dei quali hanno disertato le urne. Non le pare un segnale preoccupante, in una realtà come quella ravennate, profondamente legata all’esercizio della democrazia? “Un altro compito che ho davanti è conquistare la fiducia di tutti. A partire proprio da chi non è andato a votare, poi parlando e compiendo scelte che possano convincere anche chi ha votato contro la coalizione che mi sosteneva. Tutti i cittadini, insomma.” Sindaco, la “pace universale” non esiste e, quindi, è impossibile portare a sé tutti. Quanto fa male, però, l’astensionismo? E come si può invertire la tendenza? “Si può intervenire sulle delusioni dei cittadini verso la politica facendo vedere, in concreto, che si è intrapreso un percorso di cambiamento. Poi è indispensabile educare i figli, far capire ai più giovani come sia importante recuperare la fiducia in chi li governa. E questo non è solo un

dato elettorale ma culturale e politico in senso molto ampio. Non è facile, me ne rendo conto, ma davanti ci sono cinque anni durante i quali lavorare con serietà.” Quali sono i settori sui quali puntare subito con maggiore energia? “Lo sviluppo, e il problema forte è chiarire la propria vocazione nel settore economico. Questa non è una città di provincia, ma ha un ruolo nazionale e internazionale, che negli ultimi anni si era un po’ appannato. Dobbiamo quindi ricostruire la filiera della progettualità insieme al governo centrale e con Eni. I primi di agosto ho incontrato il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Claudio De Vincenti, per parlare sia di olio che di gas, con interventi oltre le 12 miglia. Poi si deve aprire il tema vero degli investimenti sulla chimica: Ravenna è disponibile, attraverso protocolli d’intesa che interessino il territorio. Poi c’è la portualità: stiamo lavorando per arrivare alla nomina del presidente dell’Autorità portuale e, grazie alla preziosissima collaborazione del commissario Giuseppe Meli, siamo alla bozza di progetto per il trattamento dei sedimenti. L’obiettivo


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SENTO UNA RESPONSABILITÀ MOLTO, MOLTO GRANDE, CON UN BEL CARICO DI PREOCCUPAZIONE. CE NE SONO DUE TIPI: QUELLA CHE TI NON TI FA DORMIRE E QUELLA CHE TI FA SVEGLIARE. QUEST’ULTIMA È QUELLA CHE VIVO.

primario è iniziare a scavare, non è il caso, adesso, di pensare a un grande intervento complessivo, ci si deve arrivare di giorno in giorno, scavando appunto, altrimenti si perde competitività. Va risolto il contenzioso per concludere con il sequestro delle aree,

tenendo conto che il passato spetta alla magistratura, e metterle a disposizione del Porto. Senza dimenticare il tema della viabilità portuale. A chiudere il cerchio c’è il turismo, che rappresenta un asset fondamentale. Stiamo preparando una nuova ordinanza balneare di validità quinquennale, per consentire agli operatori di muoversi con certezza e tranquillità. Poi metteremo in campo società di promozione e commercializzazione di livello non solo comunale, ma nazionale. Il tutto lavorando su un’ integrazione di pubblico e privato.” In una fra le sue prime dichiarazioni pubbliche, ha sottolineato come fra le priorità ci siano cultura e istruzione. Sono passate in secondo piano?

“Certo che no. La riorganizzazione delle Istituzioni culturali è uno fra gli obiettivi di mandato.” In che senso? “Oggi c’è una grande frammentazione e tutte le istituzioni soffrono di forti difficoltà economiche. Dobbiamo quindi studiare sinergie e situazioni che ci consentano di migliorare l’offerta, al di là delle possibili forme giuridiche che si possono prendere in considerazione. Penso alle biblioteche, non è ancora da alcuna parte una situazione omogenea: Classense, Oriani, Istituto Storico, biblioteche decentrate. La stessa cosa vale per i musei, da Ravenna Antica a quelli statali. È indispensabile portarli a regime e a sistema. Per altro sono in scadenza tutte le convenzioni, che quindi sono da redigere e da giocare in modo

NELLA FOTO DI APERTURA UN RITRATTO DEL SINDACO NEL SUO UFFICIO. IN QUESTA PAGINA UN PRIMO PIANO DI DE PASCALE, SOTTO IL PRIMO CITTADINO IN GIRO PER LA CITTÀ.

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VOLVO S90 OUR IDEA OF LUXURY


nuovo. Ma a proposito di novità, c’è anche, andando “fuori tema”, la questione dei servizi. Questi, da gennaio 2017, dall’Asp tornano al Comune, da trent’anni erano gestiti esternamente, l’idea è di seguirli direttamente, insieme ai comuni vicini.” In questa fase, come dire, di passaggio, lei è anche presidente della Provincia. Un uomo solo al comando? “Non si tratta di accentrare incarichi: è la legge che stabilisce come debba essere un sindaco a ricoprire questo incarico e, di solito, si tratta del primo cittadino del capoluogo provinciale. E resta in carica quattro anni. Si deve però capire cosa succederà dopo il referendum costituzionale. Essere presidente di questa provincia è, prima di tutto, un onore, per la storia che ha e il ruolo che ha svolto. L’ente ha in capo due priorità: le scuole superiori, con il delicatissimo ruolo di manutenzione degli edifici, e le strade che, come sappiamo, costituiscono una rete straordinaria nel nostro forese e nell’intero territorio. Le, purtroppo poche, risorse andranno tutte in quei due settori. Per il resto, a partire dagli uffici, lavoreremo all’insegna della sobrietà. Tornerei a un dato che ho appena sfiorato poco fa. Il Comune ha intenzione di investire moltissime risorse nelle 18

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IL COMUNE INTENDE INVESTIRE MOLTISSIME RISORSE NELLE POLITICHE EDUCATIVE, CON GRANDE ATTENZIONE PER LA FASCIA FINO AI SEI ANNI. QUESTO È STATO PER RAVENNA SEMPRE UN FIORE ALL’OCCHIELLO, GRAZIE A UN SISTEMA INTEGRATO FRA SCUOLE.

politiche educative, con grande attenzione per la fascia fino ai sei anni. Questo è stato per Ravenna sempre un fiore all’occhiello, grazie a un sistema integrato fra scuole pubbliche, statali e “private pubbliche”, perché è questo il servizio che offrono alla comunità. Un impegno centrale, sarà poi sostenere i piani dell’offerta formativa negli altri gradi di studio, a partire dall’anno scolastico 2017-18. Offrendo ad esempio disponibilità per l’educazione civica. Ma prima ancora, mettendo a disposizione risorse per il sistema che sostiene i ragazzi in difficoltà, rispondendo in questo modo a una domanda che anche qui sta diventando sempre più forte.” Davvero molte preoccupazioni... “Esatto. Vale la pena iniziare subito, che dice?”


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Il posto dove vivere.


INTRAPRENDERE

Il buon

MANGIARE PERCHÉ NON FAR DIVENTARE UN PIACERE IL MANGIARE FUORI CASA? INCONTRIAMO MIRELLA PAGLIERANI, NEO PRESIDENTE DI GEMOS, LEADER NEL SETTORE DELLA RISTORAZIONE CON SEDE A FAENZA. di Erika Baldini / ph Lidia Bagnara

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E

È timida Mirella Paglierani. Ma determinata e schietta. Un’elegante e gentile signora che mette tanta passione nel suo lavoro. Di quelle che fa piacere chiamare Presidentessa. È la nomina e il meritato ruolo che ha conquistato nel maggio scorso, dopo più di 10 anni trascorsi in GEMOS, leader nel settore della ristorazione, con sede a Faenza. Aderente a Confcooperative Ravenna, GEMOS è una Società Cooperativa specializzata nella ristorazione collettiva che gestisce mense aziendali, ospedaliere, scolastiche e di locali commerciali, come i ristoranti e i self service di Bontavola, Rirò, L’Isola del Ristoro. Ricca la carta dei servizi, la società si occupa di pasti fuori casa in molti modi, con un unico comune denominatore: grande attenzione alla qualità del prodotto offerto, proponendo pasti che sono la sintesi dei valori in cui si crede, come l’ospitalità, il cibo sano, i sapori, la garanzia di genuinità ed il controllo costante nell’acquisto di prodotti di qualità. Qualità e valori etici di base di cui Paglierani sottolinea l’importanza, mentre parliamo nel suo ufficio, sotto un opera in ceramica di Monika Gricko raffigurante corposi cappelletti, se non si fosse capito che di buona tavola parliamo. Partiamo dall’inizio, dalla storia di GEMOS e dalla sua... “GEMOS nasce nel 1975, abbiam festeggiato lo scorso dicembre i 40 anni, abbiamo organizzato un evento e stampato un libro, dove raccontiamo la nostra storia, dagli albori ai giorni nostri. Abbiamo voluto fare il libro per lasciare una memoria. Le aziende crescono, entrano forze nuove, giovani, si dà per scontato che l’azienda ci sia sempre ma sapere quello che c’è stato, conoscere lo spirito iniziale che ha fatto nascere l’azienda è importante per le future generazioni, anche per capire com’era diversa la vita allora. GEMOS è una cooperativa di produzione lavoro dal 2003, quando è nata era una cooperativa di consumo. Io sono

GEMOS È UNA COOPERATIVA DI PRODUZIONE LAVORO DAL 2003. SE PRIMA I SOCI ERANO CONSUMATORI, DOPO SI È VOLUTO DARE LORO POTERE DECISIONALE. SONO DIVENTATA SOCIA DA SUBITO, DAL 2009 VICEPRESIDENTE CON INCARICHI AMMINISTRATIVI.

in GEMOS dal 2001, ho vissuto la fase di cambiamento. La scelta del passato consiglio d’amministrazione è stata lungimirante. Se prima i soci erano consumatori, dopo si è voluto dare loro potere decisionale, la leva del comando, trasformandola in una cooperativa di lavoro quindi. Sono diventata socia da subito, nel primo consiglio d’amministrazione fatto in maggioranza da soci lavoratori. Dal 2009 sono diventata vicepresidente, poi nel 2015 il presidente Carlo Dalmonte è stato chiamato ad altri incarichi importanti in IN MAGAZINE

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METTERE AL CENTRO LE PERSONE, SOCI E LAVORATORI, CLIENTI. IL CODICE ETICO È LA RISPOSTA ALLE NOSTRE CONVINZIONI. ESSERE COOPERATIVA PER NOI NON È SOLO UNA DENOMINAZIONE SOCIALE MA SIGNIFICA VIVERE QUESTI PRINCIPI.

Confcooperative e sono subentrata io in corsa, anche se ero già in consiglio, ero vicepresidente, socio lavoratore addetta al gruppo amministrativo, al bilancio. Ora devo dire che essere in prima linea è davvero altra cosa!” GEMOS viene fondata per dare risposta al bisogno di tanti lavoratori di un buon pasto caldo, negli anni ’70... “Sì, si era partiti da una piccola mensa. GEMOS era l’acronimo di Gestione Mense Operaie Scolastiche. Prima il nome era puntato, da qualche anno sono stati tolti i punti, le esigenze sono cambiate, alla ristorazione aziendale si sono uniti altri settori, mense scolastiche, sanitarie, private, lo-

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cali commerciali. Il business si è ampliato.” Avete affari in Italia ma anche all’estero. Recente è l’annuncio dell’accordo raggiunto tra la serba Gemos Balkans, controllata al 100% da GEMOS, e la società Tigar Tyres titolare dello stabilimento Michelin di Pirot, vicino a Belgrado. “Da un paio d’anni stavamo facendo ricerche in Serbia, per conoscere il territorio, la potenzialità del cliente. Finalmente questo lavoro si è concretizzato in un contratto con Michelin, un’impresa grossa, non un appalto pubblico ma privato. È storia di questi giorni, stiamo impostando il lavoro, ci sarà un investimento strutturale che farà Michelin – due cucine nuove – mentre Gemos Balkan farà investimenti per gli impianti. Si pensa di partire a gennaio 2017 con la produzione. Bei numeri: lo stabilimento ha circa 3000 dipendenti, dovremo servire pasti a 1500/1800 lavoratori, assumeremo circa 50 dipendenti del posto, per un fatturato di 5 milioni d’euro. Questo è il coronamento di uno studio attento.” La vostra Mission è seguire le esigenze del cliente che

mangia fuori casa, che voi considerate ospite. Come rispondete ai diversi bisogni del settore e alle nuove tendenze alimentari, come vegetarianismo, alimentazione vegan, gluten-free, super food? “Abbiamo tre macro-settori: la ristorazione scolastica (fatta di appalti pubblici o con scuole private) che rappresenta il 34% dei nostri affari, i menù sono definiti da Asl di riferimento e nel pieno rispetto della dieta dei bambini, tenendo conto anche di situazioni particolari. Abbiamo anche dietiste interne che ci aiutano nella preparazione dei menù, nel controllo, nel seguire la tracciabilità degli alimenti. Poi la ristorazione sanitaria, il 35%. Anche qui rispettiamo le indicazioni Asl. Il nostro 31% è mensa aziendale e locali commerciali privati, menù che trattiamo con la proprietà, e ovviamente si tiene conto delle nuove tendenze. Garantiamo la rotazione e la presenza di menù vegetariani, per celiaci. Nei nostri self service, siamo attentissimi, abbiamo spazi dedicati appositamente a queste nuove tendenze, c’è una forte richiesta da parte del settore impiegatizio femminile,


IN APERTURA MIRELLA PAGLIERANI NEL SUO UFFICIO. A LATO UNO CHEF GEMOS. SOPRA I LOCALI DEL BISTRÒ ROSSINI.

più attento a questo aspetto. In centro a Faenza abbiamo inaugurato a luglio un nuovo spazio, il bistrò Rossini. Quello precedente a Faenza (dietro al Duomo) è stato, credo, la prima mensa in Italia certificata per celiaci. Non possiamo esimerci dal seguire queste tendenze perché è il cliente stesso che lo chiede.” Avete un codice etico (consultabile sul sito www.gemos.it) molto preciso e strutturato. “Io dico che fa parte del nostro essere cooperatori. Mettere al centro le persone, soci e lavoratori, clienti. Il codice etico è la risposta alle nostre convinzioni. Essere cooperativa per noi non è solo una denominazione sociale ma significa vivere questi principi. Oltre a “far da mangiare”, c’è la relazione con le persone, con i nostri soci. Ho un incarico specifico verso i soci, il mio ruolo è particolarmente attento ai soci lavoratori, tra i progetti futuri c’è l’elaborazione di un progetto, un welfare aziendale, che risponda ai bisogni concreti dei lavoratori. Il codice è scritto e rimane ma vogliamo che sia una cosa viva, bisogna ascoltare il lavoratore, le sue esigenze.” Il vostro logo nasce da un’immagine presa dal Galateo.

Anche sui vostri social insistete sulle regole e sulle maniere del buon mangiare... “I social aiutano, prima facevamo comunicazione “cartacea” nei nostri locali. Ora con il sito, Facebook, è più facile, è un canale aperto coi nostri clienti, con chi ci conosce. Diamo da mangiare ma vogliamo anche dare consigli. Sull’alimentazione scolastica, ad esempio, abbiamo in piedi progetti di educazione alimentare coi bambini, perché è da loro che passa il nostro futuro. Conosciamo bene le problematiche alimentari dell’infanzia, dall’obesità al resto. Quando partecipiamo a gare ed appalti per le scuole, presentiamo i nostri progetti sull’educazione alimentare, che fa parte del ‘pasto’. Prima, durante e dietro al pasto c’è uno studio, una preparazione, c’è una filosofia.” E lei Presidentessa? Mangia a casa o fuori casa? (ride) “Quando posso, vado a casa. Anche se è più faticoso quando si lavora. Comunque mangiare è un momento fondamentale per incontrare la famiglia. Se devi mangiare fuori è importante un luogo dove trovarsi come a casa. Per questo curiamo molto i nostri locali, un luogo intimo, dove stare bene.” IN MAGAZINE

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DISEGNARE

Nero come la

CHINA

L’IMPORTANZA DELLA MEMORIA, IL TRATTO VELOCE, LE POCHE MA DECISE PAROLE: ABBIAMO INCONTRATO DAVIDE REVIATI, UNO DEGLI AUTORI ITALIANI DI GRAPHIC NOVEL PIÙ AMATI E PREMIATI. di Erika Baldini / ph Lidia Bagnara

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N

Nero come la china che usa, colorato come i dipinti che realizza. Veloce e nervoso, come il suo tratto, profondo come gli occhi dei suoi personaggi, timido forse ma simpatico interlocutore. Pronto a ridere ma capace di farti piangere con le sue storie. Davide se non ci fosse andrebbe inventato, in questa epoca in cui il fumetto parla di noi uomini, di sociale e di politica con la stessa complessità e ricchezza di altre arti. Il ravennate Davide Reviati è fumettista e pittore, uno degli autori più amati e premiati del graphic novel italiano, tradotto in moltissimi Paesi, dalla Francia alla Corea del Sud. Dopo le prime pubblicazioni su varie riviste e l’illustrazione di alcuni libri, si mette in luce come autore di fumetti. Nel 2009 pubblica Morti di sonno per Coconino Press. Caso editoriale dell’anno per consenso di critica e di pubblico, il libro riceve diversi riconoscimenti, tra cui il “Premio Attilio Micheluzzi” come miglior fumetto al Salone internazionale di Napoli - Comicon 2010 e il premio come miglior libro di scuola italiana a Romics 2009. Nello stesso anno esce anche Dimenticare Tiananmen, dedicato alla memoria dei caduti nell’omonima piazza di Pechino, nella strage del 1989. Quest’anno è tornato con un altro capolavoro: Sputa tre volte. All’uscita di Morti di Sonno, hai definito l’infanzia come un periodo assai interessante della vita, “che contiene in sé le premesse di ciò che sarà e ciò che avrebbe potuto essere”. Parliamo della tua. Che bambino eri? Sapevi già di volere dedicarti al disegno? “Non so che bambino ero, so che sin da allora il disegno è stato per me una zona franca, un luogo in cui rifugiarmi, come un antro segreto dove era possibile riconquistare un potere immenso sulle cose: fermare il tempo. E ha continuato ad esserlo anche da grande, in modo naturale, ma senza progetti per il futuro, in qualche modo mi è sempre stato chiaro che non avrei mai smesso di di-

segnare, neanche per fare spazio ad altri sogni infantili e poi adolescenziali. Probabilmente fu quando l’ultimo di quei sogni sfumò, con la rottura del crociato e l’addio ai campi di calcio, che arrivò il momento delle scelte e decisi in modo determinato che avrei fatto il disegnatore. Feci due cose importanti per me: m’iscrissi all’Accademia e contemporaneamente ne combinai di tutti i colori per entrare nel corso di grafica dell’Albe Steiner, un centro di formazione professionale a Ravenna, dove trovai l’ambiente giusto sia tra i compagni di corso che tra i docenti.” Chi ti ha influenzato? “Sono tanti quelli che hanno influito sul mio modo di guardare il mondo. I compagni dell’Albe

IL DISEGNO È STATO PER ME UNA ZONA FRANCA, UN LUOGO IN CUI RIFUGIARMI, COME UN ANTRO SEGRETO DOVE ERA POSSIBILE RICONQUISTARE UN POTERE IMMENSO SULLE COSE: FERMARE IL TEMPO. E HA CONTINUATO AD ESSERLO ANCHE DA GRANDE, IN MODO NATURALE.

Steiner con cui fondammo il gruppo VACA, alcuni insegnanti dell’Accademia, ricordo bene la straordinaria cultura e passione di Livio Stanghellini. Poi ci sono gli artisti del fumetto che ho letteralmente inseguito, uno per tutti Vittorio Giardino, che ha sempre avuto la pazienza di stare a guardare i miei lavori e di incoraggiarmi. Infine ci sono artisti che, prima di essere dei modelli sono un vero e proprio contagio, ti attaccano il virus senza che tu te ne accorga e a volte non te ne liberi più. Penso al cinema, ad esempio L’infanzia di Ivan di Tarkovskij. O ai disegni di Gino D’Antonio per La storia del west, un disegnatore di cui

IN APERTURA DAVIDE REVIATI DAVANTI ALL’OPERA DIVENUTA COPERTINA DEL SUO ULTIMO LIBRO “SPUTA TRE VOLTE”.

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non sapevo neanche il nome, ma che riconoscevo al volo dallo stile. Di questi e di molti altri mi sono reso conto solo molti anni dopo di quanto avessero inciso profondamente sul mio immaginario.” Sia per Morti di Sonno che per Sputa tre volte, si è parlato di romanzo di formazione. In entrambe le storie si parla di amicizia, di adolescenti, di paura del diverso. In entrambe le storie il tuo stile è “Less is More”, dici tanto con poco, usi vuoti, allusioni, il lessico è centellinato ... Quanto è calcolato e quanto invece ti esce naturale? “Credo sia un modo di essere,

questo i tempi di lavorazione non sono facilmente calcolabili, non dipendono più di tanto dalla mia volontà. Se il racconto chiede più tempo oppure ha fretta, io devo solo andargli dietro e non forzare la mano. La fatica – e il pericolo – è di starci dentro con una partecipazione che può diventare eccessiva, soprattutto se racconti cose che ti riguardano molto da vicino, quando un progetto dura anni alla fine ne esci un po’ acciaccato.” A cosa stai lavorando? “Non lo so di preciso. È da un po’, mentre sto cercando di mettere in ordine la mia vita, che alcuni gatti mi inseguono, li disegnerò, tanto per capire cosa vogliono da me.”

SOTTO ALCUNE TAVOLE TRATTE DA “SPUTA TRE VOLTE”. AL CENTRO DAVIDE REVIATI NEL SUO STUDIO.

NON LAVORO A TAVOLINO, LA STORIA NASCE E CRESCE IN MODO SPESSO IMPREVISTO PER ME, SEMPRE INSIEME E A FIANCO DEL DISEGNO. SI POTREBBE QUASI DEFINIRE UN LAVORO IN PRESA DIRETTA, PER QUESTO I TEMPI DI LAVORAZIONE NON SONO FACILMENTE CALCOLABILI.

prima di tutto. Tradisce il mio rapporto difficile con i sentimenti e la loro manifestazione, e forse la mia diffidenza per la definizione delle cose, che spesso le semplifica e non corrisponde alla loro complessità. Questo che tu chiami Less is More è il tentativo di farla sentire, quella complessità, prima di darle un nome. Insomma evitare di ridurre la realtà a un simulacro vuoto e pedante.” Sono passati molti anni tra le due opere. Quanta fatica costa assemblare lavori così personali e sentiti? “Non lavoro a tavolino, la storia nasce e cresce in modo spesso imprevisto per me, comunque sempre insieme e a fianco del disegno. Si potrebbe quasi definire un lavoro in presa diretta, per 26

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RISCOPRIRE

Uno, nessuno

CENTO OLINDO IN CODA ALLE CELEBRAZIONI DEL CENTENARIO DALLA MORTE DI OLINDO GUERRINI, INTELLETTUALE, POETA E BIBLIOTECARIO UN LIBRO RACCOGLIE LE TESTIMONIANZE DI AMICI E COLLEGHI.

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di Marina Osorio / ph Giorgio Sabatini

Sono cent’anni che Olindo Guerrini, il 21 ottobre 1916, si è congedato da questa vita, accomiatandosi, con l’abituale leggerezza, nelle righe che chiudono l’ultimo suo libro, il più noto, L’arte di utilizzare gli avanzi della mensa: “Venuta l’ora, dico fine anche a me e buona fortuna a chi legge”. Tanti hanno letto la sua opera, magmatica e poliedrica, spesso dissacrante, riconoscendolo di volta in volta nei suoi molteplici pseudonimi, da Lorenzo Stecchetti ad Argia Sbolenfi. Questo centenario è l’occasione ideale per celebrare l’immagine più nota dell’artista ma anche per riscoprire le innumerevoli sfaccettature di un autore che ha tanto da dire. È d’obbligo citare la frase della prefazione di Olindo Guerrini. Ricordi autobiografici, libro uscito per commemorare l’anniversario. Mariavittoria Andrini, la curatrice di questa riedizione, patrocinata dal Comune di Forlì e basata sulla copia originale del 1916, conservata presso il Fondo Piancastelli della Biblioteca Saffi, scrive: “molto di Guerrini è stato detto, ma moltissimo è ancora lì, in attesa di essere scoperto”. Perché sarà passato un secolo dalla dipartita di questo

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A SINISTRA, MARIAVITTORIA ANDRINI, CURATRICE DEL LIBRO “OLINDO GUERRINI. RICORDI AUTOBIOGRAFICI”,

illustre scrittore – erudito bibliotecario, saggista, poeta irriverente – ma la sua opera continua ad essere estremamente moderna. Spiega Andrini: “Guerrini è da considerare un uomo assolutamente moderno. Ai suoi tempi era addirittura all’avanguardia. Le sue passioni erano la bicicletta, che poteva definirsi un mezzo nuovo per i tempi, e lui addirittura era iscritto al Touring Club e frequentava raduni di ciclisti, arrivando ad andare alla bella età di 60 anni da Bologna fino al Monte Rosa e ritorno. L’altra sua passione era la fotografia che praticava tanto da divenire il primo presidente dell’Associazione fotografi di Bologna. Non dimentichiamo la gastronomia, anche quella una passione da non sottovalutare ai tempi. Era lui la “parte colta” di Artusi: quando Artusi voleva informazioni storiche su un piatto era proprio al bibliotecario che le chiedeva. Fra i due c’è sempre stata una calda amicizia tanto da scambiarsi numerose lettere.

Aveva una tale apertura mentale che gli consentiva di spaziare veramente in argomenti fra i più disparati. Amava la tecnologia ma amava anche la rif lessione. Amava la libertà e, quando non poteva averla per sé, creava personaggi finti che dicevano e scrivevano ciò che lui, Guerrini, voleva dire o scrivere. In fondo era sempre lui, ma con nomi diversi. Alla base c’è sempre una grande ed eclettica intelligenza e, soprattutto, una grande curiositas, cioè un atteggiamento mentale positivo che guarda all’innovazione, al cambiamento degli orizzonti culturali”. Le iniziative celebrative messe in campo sono state numerose tra il forlivese e il ravennate. Una vasta serie di eventi è stata messa in campo dall’associazione santalbertese “Amici di Olindo Guerrini”, con concerti, laboratori, recital e convegni scientifici, che avranno il loro coronamento nel mese di dicembre prossimo con una mostra presso la

ERA LUI LA PARTE COLTA DI ARTUSI: QUANDO QUESTI VOLEVA INFORMAZIONI STORICHE SU UN PIATTO ERA PROPRIO AL BIBLIOTECARIO CHE LE CHIEDEVA. FRA I DUE C’È SEMPRE STATA UNA CALDA AMICIZIA, TANTO DA SCAMBIARSI NUMEROSE LETTERE.

Biblioteca Classense di Ravenna dedicata all’emblematica, originale figura dell’artista e al complesso della sua opera. Sempre nell’ottica della riscoperta di una personalità, letteraria e non solo, il cui fascino aumenta con il passare del tempo, con l’approfondirsi delle ricerche e con il moltiplicarsi degli stimoli e delle curiosità che la vita e l’opera di Olindo Guerrini suscitano ancora nel presente.

Due riedizioni di OLINDO GUERRINI Nella ricorrenza del centenario dalla morte di Olindo Guerrini, Edizioni IN Magazine ha pubblicato la ristampa integrale dei “Ricordi autobiografici”, che riprende esattamente il volume edito da Nicola Zanichelli nel 1916 contenente una raccolta di saggi critici e memoriali scritti da amici e colleghi del Guerrini. Il volume è curato da Mariavittoria Andrini che è curatrice anche del libro “L’arte di utilizzare gli avanzi della mensa” dello stesso autore.

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CREARE

Dal Rap

AL TATOO IL RAPPER GAVO SAFARA, TESUAN DEI “LATO OSCURO DELLA COSTA”, REINVENTA SE STESSO COME TATUATORE E ILLUSTRATORE FREELANCE E CI RACCONTA IL SUO PERCORSO DALLA MUSICA AL TATUAGGIO.

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di Serena Onofri / ph Giorgio Sabatini

Molti di noi lo conoscono come rapper, come presenza importante dei Lato Oscuro della Costa. Siamo nello scenario Hip Hop italiano, dove paesaggi urbani si incrociano con storie ai margini e le speranze di giovani artisti, writers, musicisti si scontrano con la realtà più grigia e meno ovattata di altre. Sto ascoltando Non ti basta dei Lato Oscuro, e sorrido a quanto, per chi ha vissuto gli anni ’90 come me, questa musica ci abbia accompagnato e fatto sentire parte di un modo di comunicare tutto nostro, ci ha fatto sentire diversi dai nostri genitori. Gavo Safara, come si è evoluta la tua storia? Dal Rap al mondo Tattoo, cosa c’è in mezzo ? “In mezzo c’è il mare direi! Parliamo sempre di due forme espressive con un impatto comunicativo enorme ma, per come la vivo io, non sono arrivato alla Tattoo Art grazie ad un “sentiero contiguo” derivante dall’Hip Hop. In mezzo piuttosto c’ è sempre il mio chiodo fisso e la mia necessità di trovare qualcosa che mi faccia vibrare le corde dell’entusiasmo e della curiosità, e forse la mancanza di queste vibrazioni sono state il motivo principale che mi hanno

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portato a lasciare il percorso musicale, insieme all’umanissimo bisogno di iniziare a fare qualcosa di concreto per la vita mia e di chi mi sta vicino.” Facciamo un passo indietro, Tesuan e Il Lato Oscuro della Costa, cosa ha rappresentato per te quel periodo? “Se potessi dividere la mia vita in capitoli, ce ne sarebbero appena tre: il primo rappresentato dalla mia infanzia, il terzo si sta aprendo appena ora. Il capitolo centrale sarebbe costituito proprio da tutto quello che ha girato attorno a Tesuan ed ai Lato Oscuro della Costa, che mi ha regalato un bagaglio di ricordi ed esperienze immenso. Mi ha fatto conoscere gente stupenda in tutta Italia, e mi ha fatto condividere con i miei compagni momenti favolosi ... Però mi ha anche tolto il sonno per innumerevoli notti, ingrossato il fegato, mi ha fatto pure perdere svariate amicizie, soldi e sogni. Mi ha dato tantissimo insomma, ma mi ha anche tolto molto, e se potessi mettere tutto su una bilancia, non oso immaginare da che parte penderebbe l’ago.” Parliamo della nostra provincia, Ravenna. Credi ci sia oggi fermento se si parla di

IN ALTO, GAVO SAFARA NEL SUO LABORATORIO DI ART TATOO.


IL DISEGNO È UNA FORMA DI ESPRESSIONE INTIMA, IL TATUAGGIO POI ANCORA DI PIÙ. LA GENTE DECIDE DI PORTARE ADDOSSO QUALCOSA DI TUO, CHE TU PREPARI E PROGETTI APPOSTA PERCHÉ SIA UNICO, IRRIPETIBILE, UN VESTITO PRECISO E SU MISURA.

Hip Hop oppure erano meglio gli anni ’90? “Un fermento nuovo c’è eccome, e dico anche per fortuna, perché questo è un momento d’oro per quanto riguarda l’Hip Hop e la nostra scena locale sta riuscendo a realizzare tantissime cose, meritandosi una buona visibilità sia per quanto riguarda il livello degli artisti, fino alla qualità degli eventi organizzati. Io personalmente riconosco le tante cose fighissime che si possono arrivare a fare ora grazie ai nuovi mezzi di comunicazione, e a quanti riflettori ci siano puntati oggi su questo “movimento”. Però sono sempre stato abbastanza “estre-

mista” su certe cose, e non ho timore di ammettere che a me piacevano un bel po’ di più gli anni ’90, quando l’evento Hip Hop (le jam) te le dovevi guadagnare con ore di treno, quando gli eventi erano basati sulla condivisione, sulla voglia che si aveva di conoscere persone lontane ma con la tua stessa passione, quando rappavi davanti ad una folla ma la folla era uno sparuto centinaio di persone, e quando l’Hip Hop si faceva a casa dell’Hip Hop, non su qualche reality o nelle discoteche truzze.” Torniamo al presente: tatuatore a tempo pieno. Come ti senti in questa nuova veste? “Sto da dio. Il disegno è una forma più personale di espressione, più intima, il tatuaggio poi ancora di più. La gente decide di portare addosso qualcosa di tuo, un vestito preciso e su misura. La musica è diversa, è di tutti, ed è lì la sua forza. Io ho bisogno di una dimensione davvero mia, dove poter decidere quale mondo creare e in quale modo, certo avvicinandomi alle necessità delle persone che decidono di lavorare con me, ma l’intimità che si crea è ben più palpabile. Quali sono le tue fonti d’ispirazioni? “La scena di tatuatori che seguo e apprezzo di più è quella spagnola, gli spagnoli sono matti, riescono a rielaborare le iconografie più classiche in modo totalmente originale, vero è che è anche un filone molto difficile da proporre nel nostro contesto, proprio perché, come dicevo prima, la gente in media non è ancora abituata a vedere certe cose sulla pelle delle persone. La mia fonte d’ispirazione principale però è la musica, ne ascolto tantissima, soprattutto il vecchio cantautorato italiano, e dalle parole delle canzoni cerco di trarre le immagini da rappresentare.” IN MAGAZINE

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sena e quattro anni di lavoro da dipendente nel settore industriale classico della gomma-plastica, il manager ha sentito il bisogno di fare qualcosa di suo. Passato al ruolo attivo d’imprenditore e passato dall’Industria alla Tecnologia, con una richiesta strana: l’ingegnere viene contattato

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ASTIM OGGI OPERA SU FRONTI DI ESTREMA ATTUALITÀ COME QUELL0 DEI MIGRANTI, ATTRAVERSO I PROPRI SISTEMI CHE, FORNITI AD ESEMPIO ALLA GUARDIA COSTIERA ITALIANA, SONO UTILI PER LE ATTIVITÀ DI RECUPERO E SALVATAGGIO IN MARE E PER IL CONTROLLO.

NELLA PAGINA PRECEDENTE MAURIZIO MINGHELLI. SOPRA UNA SALA CONTROLLO CHE FA USO DEI SISTEMI ASTIIM.

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da un’azienda che ha bisogno di verificare l’inquinamento di un dato prodotto alimentare. Si tratta di controllare l’eventuale presenza di elementi organici estranei senza fermare la produzione, Minghelli racconta: “Siamo nel 2005. In TV spopola CSI, dove utilizzano il luminol per scoprire le tracce organiche. Usiamo anche noi il luminol! Allora telefono alla questura di Ravenna in cerca d’informazioni, che mi rimanda alla scientifica di Bologna, un funzionario gentile mi spiega tutto. Il luminol non si poteva usare in ambito alimentare perché tossico. Non se ne fa niente ma studio le nuove tecnologie americane, mi appassiono. Faccio esperimenti

nella mia cucina. Scaldo il materiale e seguo gli sviluppi sulla differenziazione termica. Entro quindi in contatto con una società americana. Vado alla loro filiale a Milano, una multinazionale importante. Non se ne fece nulla del progetto iniziale però entrai in affari con gli americani”. Intraprendente e fantasioso, Minghelli crea la s.r.l. nel 2007, facendo soprattutto riferimento al mercato navale ma dopo la crisi nautica di quegli anni, dovette reinventare i suoi progetti, declinandoli all’area Sicurezza, per il mercato militare e paramilitare, su territorio italiano. Sistemi e prodotti che nulla hanno da invidiare ai colleghi americani. Nasce il core business dell’azienda come la conosciamo oggi. Il loro prodotto principale si chiama Thermonav, un innovativo sistema di comando e controllo, modulare, scalabile e digitalizzato, fondato sull’interconnessione in rete degli strumenti informativi con quelli decisori ed attuativi, un sistema “in grado di raccogliere diversi dati provenienti da più sensori, anche a chilometri di distanza (sensori termici, per la visibilità notturna, apparati laser e sonar), e di incrociare le informazioni ed inviarle alle sale controllo

in uffici, elicotteri, navi”. “Siamo molto presenti nell’area marina/ terrestre, stiamo espandendo quella aerea e magari in un futuro prossimo quella spaziale” aggiunge Minghelli con orgoglio. ASTIM oggi opera su fronti di estrema attualità come quello dei migranti, attraverso i propri sistemi che, forniti ad esempio alla Guardia Costiera Italiana, sono utili per le attività di recupero e salvataggio in mare e per il controllo delle acque costiere. O ancora, le sue apparecchiature sono installate nei 10 principali aeroporti italiani per supportare le attività di sicurezza da parte dei vigili del fuoco. Le competenze dell’azienda sono messe a servizio delle necessità dei Governi e delle strategie geopolitiche internazionali. Internazionale è la visione aziendale di Minghelli, non solo nel campo affari ma anche in quello “interno”: la policy aziendale di ASTIM è di “assumere neolaureati e non solo italiani. L’età media in azienda è sotto i 40, abbiamo quattro nazionalità e tre religioni diverse. L’obiettivo è lavorare con tutto il mondo, per competere, per diventare un laboratorio d’integrazione. La globalizzazione è un valore aggiunto”.


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VIAGGIARE

Un mulino

NEL VERDE A POCHI CHILOMETRI DA CASTEL BOLOGNESE, IMMERSO NELLA CAMPAGNA ROMAGNOLA, SCOPRIAMO UN INCANTEVOLE ESEMPIO DI MULINO MEDIOEVALE RESTAURATO: IL MOLINO DI SCODELLINO. di Elio Cipriani / ph Giorgio Sabatini


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La Romagna, come sempre racchiude, tesori nascosti e luoghi incantevoli. Uno di questi, il Molino di Scodellino, si trova a circa due chilometri dalla città ravennate, in località Casalecchio. Costruito sul finire del ’300 e l’inizio del ’400, il Molino Scodellino è l’ultimo esempio esistente della serie dei molini sorti nel XIV secolo lungo il canale che da essi ha preso il nome. Recuperato e restaurato a partire dal 2010 dall’Associazione degli Amici del Molino di Scodellino, in collaborazione con le istituzioni locali e regionali, vede oggi ripristinati tutti gli ambienti tipici dell’attività

L’ASSOCIAZIONE “AMICI DEL MULINO SCODELLINO” È ENTRATA A FAR PARTE DELL’AIAMS (ASSOCIAZIONE ITALIANA AMICI DEI MULINI STORICI), CHE HA LO SCOPO DI PROMUOVERE E VALORIZZARE I BENI ARTISTICI E CULTURALI “ABBANDONATI” O NASCOSTI DEL NOSTRO PAESE.

molitoria (stanze, costumi pittoreschi, strumenti, macchine e oggettistica peculiare della vita del mugnaio). Luogo di incontri, visite e spettacoli, il Molino Scodellino ha visto recentemente ripartire anche la sua vecchia macina. La costruzione del Molino Scodellino o della Contessa risale all’epoca medioevale, a seguito di una solenne deliberazione del Senato Bolognese che il 1° dicembre 1392 decretò l’edificazione delle moline di Castel Bolognese, che iniziarono dal 1393 al 1396 affiancandosi alla costruzione dell’adiacente canale. Il comune di Castel Bolognese acquisì il possesso del mulino nel 1489, conservandolo ininterrottamente fino ad oggi. Lo Scodellino deve probabilmente il suo nome alla 38

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“scudella” di farina che il mugnaio tratteneva per la molitura. Qualcuno lo definisce un “magico e romantico mulino”, forse per il contesto ambientale in cui si trova, certamente lo Scodellino è un eccezionale connubio di storia, archeologia e ambiente. A partire dal 2010, ma soprattutto nel 2011, anche per gli “stimoli” di non pochi castellani, il mulino, che si trovava in uno stato di estrema precarietà, grazie a un intervento economico importante della Regione Emilia-Romagna e del Comune di Castel Bolognese, è stato sottoposto a lavori di restauro e rimesso in “sicurezza”. Nello stesso periodo, i castellani

QUI SOTTO, DUE SCATTI DELL’INTERNO DEL MOLINO DI SCODELLINO.


più sensibili, riuniti fin dal 2009 nell’associazione di volontariato “Amici del Mulino Scodellino”, si sono impegnati con grande passione con l’obiettivo di valorizzare il mulino, farlo conoscere e amare. Grazie agli interventi dei volontari dell’associazione, svolti in accordo con l’Amministrazione Comunale e col Consorzio di Bonifica della Romagna Occidentale, sono stati effettuati i lavori di sistemazione del canale e di ripristino delle antiche macine. Nello stesso tempo, ha preso sempre più corpo l’idea che il mulino potesse essere trasformato, da un lato, in un museo “di se stesso” e, dall’altro, in un luogo di attività culturali ed educative. In particolare, gli “Amici del Mulino Scodellino” si sono attrezzati, e continuano a farlo, per poter rispondere sempre al meglio alle richieste dei docenti delle scuole dell’obbligo e non, desiderosi di portare le proprie scolaresche in visita guidata a questo originale manufatto. Con l’aiuto del professor Ettore Badiali, l’anima scien-

tifica dell’associazione, sono stati messi a punto diversi materiali comunicativi pensati appositamente per i ragazzi. Tutte queste azioni hanno permesso al mulino di diventare un vero e proprio bene culturale, posto sotto tutela del Ministero dei Beni Architettonici e Ambientali per il suo valore storico e archeologico. Recentemente l’associazione “Amici del Mulino Scodellino” è entrata a far parte dell’AIAMS (Associazione Italiana Amici dei Mulini Storici), che ha lo scopo di promuovere e valorizzare i beni artistici e culturali “abbandonati” o nascosti del nostro paese. Fra gli eventi recentemente organizzati, “Le Giornate di Primavera del FAI”, che nel mese di marzo 2016 hanno portato oltre duemila visitatori. Per saperne di più, si consiglia di leggere il libro “I molini ad acqua. La fondazione di Castel Bolognese. Il Canale dei Molini. L’antico Molino di Scodellino” di Ettore Badiali (1989), oltre a contattare gli Amici del Mulino Scodellino. IN MAGAZINE

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GHETTI LA NUOVA CASA FCA A RAVENNA

DA MULTISERVICE A CONCESSIONARIA FCA, GIANLUCA GHETTI PRESENTA IL SUO NUOVO PROGETTO IMPRENDITORIALE.

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Dal 15 luglio 2016, la Concessionaria auto Ghetti è la nuova casa FCA di Ravenna, riunendo – caso alquanto raro – sotto lo stesso tetto tutti i marchi del noto gruppo Italo Americano: Fiat, Alfa Romeo, Lancia, Fiat Professional, Abarth, Jeep. «Una svolta storica per la nostra azienda che segna l’inizio di una nuova sfida», afferma il titolare Gianluca Ghetti. Tutto è iniziato nel 1963, e per circa mezzo secolo la concessionaria ha venduto i marchi del gruppo Volkswagen, con diverse sedi sul territorio provinciale. Dopo un biennio molto difficile tra il 2011 e il 2013, a causa della fine delle concessioni alla vendita, nel gennaio 2014 è nata la Ghetti Multiservice, un polo di assistenza globale a 360 gradi, certificato dalle case mandanti con servizi di officina, carrozzeria, elettrauto, vendita pneumatici, deposito estate-inverno, vendita ricambi originali, centro revisioni autorizzato dalla motorizzazione per auto e veicoli commerciali. Inizialmente l’attività di Service

riguardava solo i cinque marchi del gruppo Volkswagen (Audi, Volkswagen, Seat, Skoda e veicoli commerciali Volkswagen), poi a partire dalla metà dello stesso anno anche i sei marchi del gruppo Fiat. Undici mandati ufficiali, per una copertura in fatto di assistenza del 50 per cento di auto circolanti. «Oggi il progetto Multiservice – precisa Ghetti – rimane un ramo importante e strategico dell’attività della nuova concessionaria. Per i premium brand Audi e Jeep siamo tuttora l’unico service ufficiale nella città di Ravenna. Per un anno, però, i nostri show-room fronte strada sono rimasti vuoti. Certo, avremmo potuto avviare un’attività di salonista generico ma, in virtù di un passato che è sempre stato di alta qualità, abbiamo preferito aspettare tempi migliori per avviare un nuovo progetto imprenditoriale. E l’occasione giusta è arrivata a fine 2014, quando FCA ci ha proposto di tornare in campo come concessionario ufficiale. Così è

IN ALTO, L’INGRESSO AI SALONI DI VIA FAENTINA 181. NELLA PAGINA ACCANTO, IN ALTO, GIANLUCA GHETTI E, IN BASSO, UN PARTICOLARE DEL SALONE ALFA ROMEO - JEEP.


ADVERTORIAL

“SIAMO MOLTO SODDISFATTI, PERCHÉ IL LIVELLO QUALITATIVO DELLE AUTOVETTURE DEL GRUPPO SI È MOLTO INNALZATO IN QUESTI ULTIMI ANNI”.

iniziato un progetto a media durata che ha portato alla riapertura dei due saloni di via Faentina 181: quello sul lato Faenza con l’esposizione di Lancia Fiat Professional e Abarth in gennaio 2015, a marzo quello sul lato Ravenna con le vetture del brand Jeep. L’opera è stata completata il 15 luglio 2016 con l’arrivo anche di Fiat e Alfa Romeo. Oggi siamo l’unica concessionaria a Ravenna per i marchi del gruppo Fiat». La rinascita della storica concessionaria ravennate è stata accompagnata anche da un’importate ristrutturazione dell’architettura degli showroom per adeguarsi agli standard del gruppo FCA che prevedono una separazione dei marchi generalisti (Fiat, Lancia, Fiat Professional) da quelli premium (Alfa Romeo e Jeep). «Siamo molto soddisfatti – aggiunge Ghetti -, perché il livello qualitativo delle autovetture del gruppo si è molto innalzato in questi ultimi anni: con il lancio del nuovo modello Renegade il marchio Jeep ha acquisito nuove importanti quote di mercato, mentre Alfa Romeo è oggetto di un piano di sviluppo importante per riportare il brand all’antico splendore, con la nuova Giulia e con l’uscita di tanti nuovi modelli, quali a fine anno il Suv Stelvio. La stessa Fiat, con i nuovi prodotti 500X, 124 Spider e tutta la gamma Abarth, molto apprezzata per gli alti contenuti di sportività, ha migliorato la sua proposta commerciale». Segnali positivi arrivano anche dal mercato delle auto, dopo la grande crisi che ha completamente stravolto il settore, facendo chiu-

dere concessionarie storiche un po’ ovunque e obbligando quindi a una grossa selezione delle reti di vendita. Il momento peggiore si è verificato tra il 2011 e il 2013, quando a livello nazionale si è praticamente dimezzata la quota di auto vendute, passando dall’apice degli oltre 2 milioni e mezzo di vendite nel 2007 al milione e 300 mila del 2013. Lentamente però il segno meno si è tramutato in un timido segno positivo che ora è sempre più promettente. Nel 2015 si è risaliti a quota un milione 570 mila e per il 2016 si stimano 200 mila vendite in più. «Anche se probabilmente non si riuscirà più a raggiungere il livello ante-crisi – spiega Ghetti -, ci sono ottime probabilità di arrivare in pochi anni la soglia dei due milioni considerando che le auto circolanti, circa 30 milioni, sono in gran parte

vecchie e destinate a essere sostituite da vetture più sicure e meno inquinanti. Questo perché, proprio a causa delle maggiori ristrettezze economiche, la gente ha rimandato il cambio dell’auto che però da un certo punto in poi non sarà più rinviabile. In questo contesto di generale rifioritura, il gruppo FCA sta crescendo più della media del settore. A livello italiano, è l’azienda leader con circa il 30 per cento delle quote di mercato. Nulla di che stupirsi perché il gruppo consente di potersi presentare a tutti i tipi di clienti e a tutte le fasce di prezzo, proponendo dalla più economica Fiat Panda alla più costosa Jeep Grand Cherokee. È un’occasione che ci è capitata, una sfida che abbiamo colto al volo e di cui siamo molto fieri, un’ottima occasione di rinascita aziendale».

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La memoria

DELLE ERBE ALCUNE TENDINE DI GIUNCO SONO ALL’ORIGINE DI UNA DELLE REALTÀ MUSEALI PIÙ DINAMICHE DEL NOSTRO TERRITORIO: L’ECOMUSEO DELLE ERBE PALUSTRI, A VILLANOVA DI BAGNACAVALLO. di Marina Osorio

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Rispettare la natura, valorizzare le tradizioni, gli usi e costumi della propria comunità. Vivere in armonia con l’ambiente. Questi i concetti alla base della creazione dell’Ecomuseo delle Erbe Palustri, a Villanova di Bagnacavallo. Una realtà da scoprire e da vivere. Le raccolte acquisite superano i 2.500 reperti: prodotti dell’intreccio, tessiture e manufatti realizzati con le erbe spontanee e con

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legni dolci, che ben rappresentano abilità e lavoro dei primi abitanti di queste zone umide al margine del Parco del Delta del Po. La gestione del museo è affidata fin dal 1985 all’associazione Civiltà delle Erbe Palustri. Maria Rosa Bagnari, attuale direttrice didattica del museo e storica fondatrice dell’associazione, si racconta: Maria Rosa, la storia dell’Ecomuseo inizia ben prima della sua fondazione. Una storia curiosa su una giovane coppia e su delle tendine di giunco ... “È difficile sintetizzare un’esperienza di 32 anni, che inizia con la mia curiosità per delle tendine di giunco che volli assolutamente alle finestre della nuova casa che stavo arredando, abitazione attigua ad un laboratorio delle erbe palustri dell’artigiano più esperto del paese. Mi riferisco a mio suocero, che mi suggeriva invece le “veneziane” in plastica, per l’impossibilità di realizzare queste tendine avvolgibili dette “sturul”. Una sera mio suocero mi portò l’ultimo telaio del paese, attualmente esposto al museo. Immediatamente ne feci fare una copia, ed imparai la tecnica, ma senza


VILLANOVA ERA NOTA COME CAPITALE DELL’UTILIZZO DELL’ERBA DI VALLE, L’ECOMUSEO HA RESTITUITO UN PATRIMONIO CULTURALE, E OGGI QUESTO PAESE È NUOVAMENTE NOTO PER TEMI QUALI LA SOSTENIBILITÀ E L’USO CREATIVO DELLA NATURA.

NELLE FOTO, ALCUNE IMMAGINI DELLA RACCOLTA ETNOGRAFICA FUORI E DENTRO IL MUSEO.

giunco non potevo realizzare le tendine desiderate. Mio marito riuscì ad acquistare la materia prima: un autocarro intero di giunco pungente per realizzare due tendine, diversamente non gli sarebbe stato concesso. È l’inizio della mia ricerca e dello studio di questa complessa comunità, ignara del gran valore racchiuso nella propria creatività e capacità manuale. Migliaia di modelli dalle trame diverse sono stati realizzati con erbe selvatiche spontanee da questa geniale popolazione che ha dimenticato il valore di questa economia sostenibile per cedere il passo alla globalizzazione.” Come è riuscita a coniugare questa ricerca al bisogno della comunità di ritrovare la sua memoria?

“Gli ecomusei devono essere delle storie popolari vere e recuperare la cultura e l’economia di un territorio, in questo caso Villanova delle Capanne, la comunità dei raccoglitori creativi. La parola “proloco” è importantissima. È necessario avere consapevolezza del patrimonio locale, ambientale, materiale e immateriale, solo in seguito si può agire. Diversamente avviene una perdita di solidarietà fra generazioni che risulterà diseducativa per l’intera comunità, e automaticamente un impoverimento culturale. Villanova era la capitale dell’utilizzo dell’erba di valle, l’ecomuseo ha restituito un patrimonio culturale, e oggi questo paese è nuovamente noto per il recupero della sua peculiare attività, che affronta tematiche attuali, quali la sostenibilità, l’uso intelligente e creativo della natura e il senso estetico, ovvero l’orgoglio artigiano, purtroppo sparito nel mondo del lavoro col sistema delle gare d’appalto.” Erbe Palustri e Cantiere Aperto, con queste realtà siete impegnati nel settore didattico e divulgativo, inoltre organizzate eventi come la Sagra delle Erbe Palustri. L’Ecomuseo è dinamico, diverso dalle solite raccolte et-

nografiche. Come si ottiene questa viva partecipazione? “Gli ecomusei veri e non autoreferenziali devono impostare l’attività dando grande importanza alla partecipazione. Solo gli ultimi artigiani villanovesi potevano darmi una mano ad iniziare un’opera di ricostruzione. La rete dei contatti poi si è ampliata fino al progetto intercomunale “Lamone bene comune” – che ha ottenuto una menzione speciale alla Conferenza Internazionale ICOM Milano 2016 – con percorsi salutistici e culturali volti al recupero e alla fruizione del paesaggio rurale alla sommità arginale del fiume Lamone.” In tutti questi anni di attività quale è stata la soddisfazione più grande? “La rosa dei contatti che si è allargata e qualificata. Il rapporto con la scuola e le esperienze pedagogico-didattiche. Oggi siamo la porta del parco del Delta del Po, facciamo parte del sistema museale della provincia di Ravenna, siamo uno sportello operativo del CEAS dell’Unione Bassa Romagna, facciamo parte della rete ecomuseale del Gal Delta 2000 e della commissione regionale e nazionale degli Ecomusei. Siamo capofila del coordinamento delle terre del Lamone.” IN MAGAZINE

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ESPORRE

La bontà

DELLA VALLE LAURA RAMBELLI, GIOVANE ARTISTA E VISUAL DESIGNER, PRESENTA L’ULTIMA TAPPA DEL SUO PERCORSO ARTISTICO DI RISCOPERTA E RIVALUTAZIONE DELLA SUGGESTIVA ZONA LAGUNARE DI MARINA ROMEA. di Roberta Bezzi

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Affascinata dalle valli della Piallassa Baiona a Marina Romea, la giovane artista e visual designer ravennate Laura Rambelli sta completando un lungo lavoro sulla Laguna che fa tappa alla Galleria Faro Arte di Marina di Ravenna, dove sarà visibile – dall’8 al 30 ottobre – la sua installazione “Laguna: vita-mortevita”. Le sue idee prendono forma un anno fa, mentre il progetto si concretizza a partire dallo scorso marzo con una prima esposizione a Vienna a cui ha fatto seguito la sua originale installazione di sculture “Laguna”, ossia una mostra itinerante e “migrante” da vedere principalmente in barca, ma anche in kayak, canoa, pedalò… Giovane sensibile e creativa, nata a Lavezzola nel 1980, Rambelli si è diplomata al liceo artistico P.L. Nervi di Ravenna per poi specializzarsi all’Accademia Cappiello di Firenze. Ha già al suo attivo mostre collettive e personali in un percorso di ricerca orientato da passione, istinto e viaggi. Ricorrente è il tema della femminilità, che ben esprime il legame fra l’interiorità e l’esteriorità. Ma anche

quello della natura e di un diverso ritmo di vita. Il suo progetto artistico non è solo una riscoperta e rivalutazione della zona lagunare di Marina Romea, ma anche un modo per “rallentare” e avvicinarsi a un ambiente che i ritmi veloci della modernità hanno visto allontanarsi dalle nostre abitudini. Rambelli, come le è venuta l’idea di una mostra nel bel mezzo della Piallassa? “Sono di casa, visto che abito a Casalborsetti. Sin da bambina, questa natura selvaggia esercitava su di me un grande fascino e mi è venuta la voglia di conoscerla meglio, di studiarla da vicino. Così vi ho passato tutta l’estate dello scorso anno, spostandomi a volte in barca, altre volte in bici o a piedi. Ho scoperto che, al di là delle guide turistiche, sono i cacciatori i migliori conoscitori della Piallassa, perché la frequentano abitualmente.” Lavorando a contatto con l’acqua, ha scoperto gli scritti del ricercatore e scienziato giapponese Masaru Emoto… “Sì. Lui spiega che, pronuncianIN MAGAZINE

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HO RACCOLTO IL LAVORO DI UN ANNO VISSUTO DENTRO E FUORI ALL’AMBIENTE LAGUNARE CHE MI HA ACCOLTO, PROTETTO E HA GENERATO IL MIO LAVORO ARTISTICO. CERCO DI RAPPRESENTARE COME LA TERRA, LA LAGUNA, NON SIANO ALTRO CHE UN UTERO.

do parole poetiche o positive, suonando musica o creando situazioni suggestive vicino all’acqua, questa poi – congelata – forma cristalli magnifici che non creerebbe altrimenti. Ho persino letto di esperimenti svolti per accertare teorie di risanamento dell’acqua inquinata. Ecco, mi piace il pen-

siero di portare un po’ di bontà nella valle.” Che tipo di mostra è stata “Laguna”? “Un’installazione di sculture visibile a bordo di una barca con partenza dalla spiaggetta di via degli Oleandri. Ora la Piallassa è collegata solo al mare, ha un suo equilibrio ed è piena di sedimenti nel fondale che la rendono attraente per alcuni pesci che arrivano anche dal mare. Senza contare che la laguna è una madre terra, dove alcuni uccelli emigrano per poter nidificare.” La pr ima insta l lazione del progetto, dal titolo “100 Uccelli”, è avvenuta in marzo all’interno della Schleifmühlgasse 12-14 Gallery di Vienna… “Sì. È il risultato di ciò che è scaturito dall’attesa, quando a settembre dello scorso anno – all’ini-

zio della stagione della caccia – ho smesso di andare in laguna. Mi è rimasto impresso a lungo l’odore delle valli, che evoca la sabbia e i sedimenti. Per questo, l’installazione è stata principalmente olfattiva e ho portato in Austria un po’ di terra e di elementi naturali. Il suo lavoro prosegue con la terza parte, l’installazione “Laguna: vita-morte-vita”, alla Galleria Faro Arte. Di cosa si tratterà? “Ho raccolto il lavoro di un anno vissuto dentro e fuori all’ambiente lagunare che mi ha accolto, protetto e ha generato il mio lavoro artistico. È quindi un’installazione attraverso cui cerco di rappresentare come la terra, la laguna, non siano altro che un utero, un grembo primordiale nel quale si crea, si attende, ci si trasforma in un processo interiore creativo, divino e selvaggio: vita/morte/vita.”

IN QUESTA PAGINA ALCUNI SCATTI DELLA PERFORMANCE “LAGUNARE” DI LAURA RAMBELLI.

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posizionato sulla rotonda don minzoni, il ristorante la piazzetta ha appena aperto ed ha giÂĄ dimostrato di essere un punto di riferimento della riviera romagnola per il buongusto e lo stile. ll menâ „ cambia ogni due mesi, Ă’ prevalentemente di pesce, con qualche piatto della tradizione lombarda e alcune proposte vegetariane. I piatti possono essere accompagnati sapientemente da una delle oltre quattrocento etichette di vini e quaranta amari.

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Un italiano

IN USA

MARCO ROSETTI, CHITARRISTA E COMPOSITORE, È RIUSCITO A CONQUISTARE IL COMPLESSO MERCATO MUSICALE STATUNITENSE CON I SUOI BRANI PER COLONNE SONORE di Vania Rivalta / ph Lidia Bagnara

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Una passione per la chitarra nata da bambino ascoltando i Led Zeppelin, poi una altrettanto forte per le colonne sonore, esplosa con Star Wars e l’opera del compositore John Williams. Marco Rosetti, ravennate, classe 1978, musicista professionista, appartiene a quel gruppo di talenti che all’estero, in un mercato difficile e autarchico come quello statunitense, incontrano stima e opportunità di lavoro. Nel 2015, si è aggiudicato il primo posto nel contest internazionale di composizione di colonne sonore legato al festival “Horror Hotel” di Hudson, Ohio, dove l’anno prima si era classificato tra i primi dieci. Un suo brano è anche stato scelto, l’anno scorso, come colonna sonora dello spot dello Sma r tphone Huawei P8. Un successo che negli ultimi mesi l’ha portato a infittire i rapporti di lavoro con gli Stati Uniti. Reduce da un viaggio a Los Angeles – dove ha lavorato all’armonizzazione e alla composizione dei brani che andranno a comporre Eve – The musical, opera che verrà portata in scena a New York nel 2017 – Rosetti parla delle ragioni per cui in Italia, a maggior ragio-

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ne in un territorio di provincia, è così difficile la professione di artista. “Quello che ho subito notato lavorando negli USA è la grande curiosità che c’è verso chi fa proposte: hanno voglia di cose diverse, meno schematiche di quelle a cui sono abituati. Quello che ti presenta è il tuo lavoro, non le tue conoscenze. Poi c’è da dire che subiscono molto il fascino della cultura europea”. Un legame, quello tra Rosetti e gli USA, che si è andato consolidando nel tempo. Nel 2009 una sua composizione, Riminescenza da Tosca, era stata eseguita alla Carnegie Hall di New York dal pianista Nazzareno Carusi, mentre nel 2012 ha lavorato alla composizione e

all’orchestrazione dei brani per il musical Antropomorphic, andato in scena a Broadway. Diana Woody, co-sceneggiatrice di Eve – The musical, aveva apprezzato la colonna sonora composta da Marco per un suo mediometraggio così ha pensato di rivolgersi a lui. Poco importa la distanza. “Questa è una cosa che in Italia non potrebbe succedere. Qui lavori alla composizione di colonne sonore solo se ti trasferisci a Roma. Sembra che internet non esista. Con gli Stati Uniti è normale lavorare con l’e-mail e fare riunioni via Skype. Poi quando c’è bisogno di lavorare insieme, si va sul posto e si lavora. La distanza da un luogo non preclude le occasioni”.


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Aprite il loro sito internet (www. agenziastudioeffe.it) e già vi sarà chiara la loro filosofia di base. Per loro la casa è “il luogo degli affetti, dei ricordi e della bellezza. È il luogo del rifugio e delle relazioni. È il compimento di un sogno. È una radice della propria vita e della propria famiglia. È un capitale economico dal volto umano”. E non è solo la casa ad avere un volto umano. Loro, con trent’anni d’esperienza sul campo, competenza e professionalità, il loro volto lo mettono in gioco, esibendolo non solo sulla loro campagna promozionale, ma anche e soprattutto ogni giorno di lavoro. “La nostra caratteristica è di essere sul mercato da più di 30 anni, il nostro lavoro è condotto sempre dalle stesse persone, non c’è stato turn-over del personale, l’agenzia è guidata dalla nostra famiglia in maniera continuati-

va da due generazioni. I clienti trovano una memoria storica del lavoro svolto. Spesso capita di rivedere con piacere vecchi clienti che, con evidente buon ricordo dell’affare passato, ritornano da noi, per loro stessi o per un figlio. Crediamo in quello che facciamo e ci mettiamo la faccia”. A parlare è Pierluigi Fabbri, uno dei titolari dell’agenzia Immobiliare Studio Effe. L’agenzia ravennate viene creata e nasce dalla passione per gli immobili della famiglia Fabbri nel 1986. Ne fanno parte il capostipite Ermanno, che svolgeva già attività di mediazione dall’inizio degli anni 70, ed il figlio Pierluigi, che vi entra diciannovenne fresco di diploma. Qualche anno dopo, terminati gli studi, si aggiunge anche la figlia Claudia e la struttura prende forma con le attuali due sedi, la principale a Ravenna e l’altra ad Alfonsine, in modo da curare capillarmente la città e la periferia. La propensione al contatto umano e la metodologia operativa, basata sulla chiarezza con cui sono condotte le trattative, fanno ottenere negli anni all’agenzia il pieno apprezzamento per la qualità e la serietà del lavoro. Lavoro svolto sempre con dedizione e tenuto costantemente al passo dei tempi con corsi formativi e di aggiornamento, settore in cui Pierluigi e Claudia investono molto tempo e risorse, credendo fortemente e con passione allo sviluppo e alla professionalità della loro categoria: Pierluigi è Presidente del sindacato di Ravenna FIMAA, Claudia fa parte del Consiglio Nazionale FIMAA. Entrambi sono cresciuti con

gli insegnamenti del padre Ermanno, soprattutto sull’etica e la deontologia del loro lavoro. Le cose si fanno in un solo modo: bene. Il successo viene misurato con la felicità e la fedeltà dei clienti. Si tratta di ascoltare le esigenze del cliente, ottimizzare il suo tempo, cercare una soluzione ai suoi problemi. Per questo il punto focale dei servizi di Studio Effe è proprio il colloquio, il confronto con il cliente, l’offerta di nuovo modello di approccio al mercato immobiliare, caratterizzato dalla gestione personalizzata di ogni operazione fatta “su misura” per le esigenze personali del singolo, per dare corpo e vita al sogno di una casa. “La sfida – spiegano i due fratelli – è far conoscere il nostro lavoro, far capire ai più il valore aggiunto del nostro servizio. Abbiamo messo a punto una macchina fatta da una fitta rete di rapporti con tecnici, esperti, validi professionisti con cui troviamo soluzioni. Il cliente che entra da noi, entra con un problema, esce con una soluzione, seguiamo il cliente a 360 gradi”. E il riscontro si vede con il cliente che torna soddisfatto, con il passaparola, aggiunge Claudia: “Quello a cui puntiamo e che poi accade, in questi 30 anni, è proprio questo, il passaparola. Le persone arrivano – mi hanno parlato bene di te, di voi – ci dicono. Questo ci gratifica enormemente, è il miglior biglietto da visita rispetto a qualsiasi pubblicità che possa esserci. Il passaparola è un contatto diretto, immediato. Nulla è più importante di un cliente che parla bene di noi perché abbiamo svolto bene e con competenza il nostro lavoro”. IN MAGAZINE

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DIPINGERE

Poetica della

MEMORIA

LE NATURE MORTE, GLI OGGETTI CASALINGHI, I PAESAGGI E LE SCENE DI VITA RURALE, GLI ANTICHI E LENTI LAVORI CAMPESTRI DELLE GENTI DI ROMAGNA, ECCO LA POETICA PITTORICA DI ARCHILDO BABINI.

L

di Aldo Savini / ph Lidia Bagnara

La “pittura d’impressione” che ispira le nature morte, i paesaggi e le scene di vita di un mondo che non c’è più, è esente in Archildo Babini sia da quella drammaticità motivata da esigenze ideologiche o di denuncia, sia da quel lirismo patetico e sentimentale derivato spesso dall’isolamento degli artisti e della loro indifferenza per le tematiche sociali e storiche. Come i pittori della tradizione romagnola che dipingevano all’aperto, conserva una visione equilibrata, riconducibile ai modi della verosimiglianza, di un mondo fisicamente e affettivamente a lui vicino, popolato di figure e di oggetti della quotidianità, tanto che la sua vicenda

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artistica può essere intesa come un itinerario biografico attraverso luoghi familiari ed esperienze vissute. Lo sguardo di Babini non deforma la realtà né la interpreta in chiave simbolica o allegorica, la rispetta sempre nel suo determinarsi come evento perchè sa cogliere quegli aspetti essenziali che in tutta semplicità scorrono. Le sue rappresentazioni mirano a fissare quell’intesa tra uomo, natura e storia che si realizza nell’attimo in cui lo scorrere del tempo e ogni altro movimento sembrano arrestarsi. I paesaggi che si perdono in lontananza sono sempre quelli di una Romagna benigna, silenziosa eppure vitale, non ancora contaminata e “deturpata” dall’industrializzazione e dalle concentrazioni urbane. Nelle vedute delle valli con i capanni da pesca e delle pinete ravennati, negli scorci della piatta campagna e delle colline dell’appennino, natura e pittura si armonizzano, creando atmosfere rasserenanti, pervase da una luce diffusa, mai abbagliante, che tradisce una vena nostalgica. Il tempo della natura non è il tempo della storia scandito da rotture e mutamenti radicali. Ecco che allora prende il

sopravvento la memoria. Le scene di lavoro dai ritmi lenti, che scandivano la vita contadina e popolare con figure tipiche i cui atteggiamenti e gesti ne definiscono l’identità consentendone il riconoscimento, appaiono come tanti ex voto che sfidano la perdita di autentici valori umani. Dal suo album dei ricordi emergono antichi mestieri e personaggi non sbiaditi dal tempo, come le lavandaie con la cariola del bucato, gli scariolanti, gli sfalciatori, i contadini intenti alla fienagione o all’aratura con i buoi aggiogati. Archildo Babini è nato a San Michele di Ravenna il 1° dicembre del 1919. Arruolato in Marina durante la guerra, nel 1941 è sull’incrociatore Alberico da Barbiano, che mentre trasporta rifornimenti alle truppe italiane in Africa viene intercettato e affondato. Dopo l’8 settembre del 1943 viene arrestato dai nazisti e trasferito in un campo di concentramento a Magdeburgo. Ritornato in Romagna, la pittura sarà la sua seconda attività insieme alla scultura, all’intaglio e alla modellazione di violini. Nel 1986 pubblica la raccolta di poesie Da la Rumagna cùn e còr.


Comune di Ravenna Assessorato alla Cultura

Centro di Produzione Teatrale

la stAgione dei teAtri

2016 17 teAtro Alighieri teAtro rasi ravennA

La stagione dei teatri è un nuovo percorso che unisce le tradizionali programmazioni della prosa e del contemporaneo in un cartellone che si dipanerà tra i due teatri cittadini, Alighieri e Rasi. Quaranta repliche per tredici titoli al fine di indagare in profondità il panorama drammaturgico di questo momento storico, in una geografia sempre più complessa di temi e riflessioni. Stefano Accorsi, Franco Branciaroli, Claudio Casadio, Angela Demattè, Filippo Dini, Roberto Latini, Ermanna Montanari, Emilio Solfrizzi sono solo alcuni dei protagonisti di spettacoli come Macbeth di Shakespeare, I giganti della montagna di Pirandello, Il borghese gentiluomo di Molière e ancora Mar del Plata di Fava e Abramo di Bencivenga. E ad aprire la Stagione è l’irripetibile appuntamento con l’Opera di Pechino nella sua tournèe mondiale.

Abbonamenti dal 22 settembre Al 5 novembre, biglietti dal 12 novembre Teatro Alighieri tel. 0544 249244, Teatro Rasi tel. 0544 30227, Ravenna Teatro tel. 0544 36239


INSEGNARE

A mani

NUDE

CINQUANT’ANNI FA GIULIO CAPPAI E ANTONIO MALTONI FONDAVANO IL KARATE CLUB A RAVENNA. TRA GLI ALLIEVI, CLAUDIO VACCHI, CHE CELEBRA L’ANNIVERSARIO COL PROGETTO “ALLA RICERCA DI GIOVANI TALENTI”.

I NELLA FOTO, SULLA DESTRA, CLAUDIO VACCHI DURANTE UN INCONTRO NEL 1976.

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di Roberta Bezzi

Il karate compie cinquant’anni a Ravenna. Tutto nasce nel 1966, su iniziativa di Giulio Cappai e Antonio Maltoni che fondano il Karate Club Ravenna, all’ultimo piano della Casa del Popolo in via Paolo Costa, oggi noto come Palazzo degli Spreti. In quegli anni, punto di riferimento era il maestro giapponese Tetsuji Murakami, che tiene il primo stage di karate a Ravenna nel 1968. È il primo di una lunga serie e, nel frattempo, Maltoni diventa maestro. Cappai a sua volta diventa maestro shotokai 4° dan. Insieme i due amici aderiscono alla Federazione Italiana Karate e le loro squadre cominciano a partecipare a diversi campionati, vincendo la Coppa Italia. Tanti gli atleti che si formano con loro e che avviano a loro volta corsi. Fra loro anche Claudio Vacchi, oggi cintura nera 7° dan e attuale responsabile dei corsi di karate che da mezzo secolo si tengono ancora nella stessa sala che ha fatto la storia di questa disciplina a Ravenna. Per celebrare l’anniversario il Centro Sportivo La Torre ha proposto il progetto “Alla ricerca di giovani talenti”, che promuovere la conoscenza e la pratica della disciplina tra i bam-

bini e ragazzini dai 6 ai 14 anni. L’iniziativa – che ha ottenuto il patrocinio dell’Assessorato allo Sport del Comune di Ravenna – è stata portata all’attenzione delle scuole della città e dei comuni limitrofi. Attraverso apposite selezioni tenute da una commissione di tecnici Fitka-Coni, sono stati individuati alcuni giovani talenti vincitori di borse di studio che coprono il corso di un anno di scuola di karate. “Parlare di karate oggi – afferma Vacchi, titolare de La Torre – non vuol dire solo parlare di una pratica sportiva, ma di una disciplina caratterizzata da una grande interiorità e da grandi potenzialità educative. Numerosi

i benefici morali che è in grado di apportare. Qualche esempio? Imparare a non dare giudizi, staccarsi emotivamente dalle situazioni, essere coerenti con ciò che si fa. Non solo sapere fare, ma anche saper essere. Cominciare a praticare un’arte marziale come il karate vuol dire capire bene cosa significa respirare, concentrarsi, meditare, ma anche imparare a stimolare al massimo le capacità mentali, ossia a immaginare nella propria mente, le azioni che si stanno per svolgere. Soprattutto ai più piccoli, il karate insegna il rispetto di sé e degli altri, la sincerità, la trasparenza e l’autodisciplina.”


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