Tariffa R.O.C.: Poste Italiane s.p.a. - Spedizione in A. P. - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 1, DCB - FILIALE DI FORLÌ - Contiene i. p. - Reg. al Tribunale di Forlì il 20/12/2000 n. 34- EURO 3,00.
R I M I N I N° 2 OTTOBRE/NOVEMBRE 2021
MOLARI
Giovanni
SEI ANNI DI SFIDE
REBOLA / Ambasciatrice per Rimini PENNABILLI / Quattro storie di rinascimento CHIARA RAGGI / Nota dopo nota
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EDITORIALE
SOMMARIO
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Ha origini nella nostra Provincia il nuovo Rettore dell’Università di Bologna, Giovanni Molari: a lui dedichiamo la copertina, per farci raccontare come sarà l’università nei prossimi sei anni in cui sarà in carica. Con Sandro Santini, presidente della Strada dei Vini e dei Sapori dei Colli di Rimini, scopriamo la Rebola, uva caratteristica che ben rappresenta Rimini accanto al più storico Sangiovese. Insieme alla riscoperta di questo vino, l’entroterra offre sorprese straordinarie, come Pennabilli, scelta da diversi giovani per ripartire da se stessi e dalla comunità. Poi siamo stati ospiti a casa di Enrico Maltoni, collezionista a livello internazionale di macchine per il caffè; abbiamo parlato con Chiara Raggi di disparità di genere nel mondo della musica, abbiamo sognato sotto il cielo stellato creato dall’artista Nazario Di Tullio, e molto altro ancora.
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ANNOTARE
Brevi IN
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ESSERE
Giovanni Molari
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RISCOPRIRE
Rebola
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TORNARE
Pennabilli
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ABITARE
Andrea Masotti
Caffè per gli ospiti
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EDIZIONI IN MAGAZINE S.R.L. Via Napoleone Bonaparte, 50 - 47122 Forlì Tel. 0543.798463 / Fax 0543.774044 www.inmagazine.it info@inmagazine.it DIRETTORE RESPONSABILE: Andrea Masotti REDAZIONE CENTRALE: Clarissa Costa, Beatrice Loddo COORDINAMENTO DI REDAZIONE: Lucia Lombardi ARTWORK: Lisa Tagliaferri IMPAGINAZIONE: Francesca Fantini UFFICIO COMMERCIALE: Gianluca Braga, Maria Teresa Romolo STAMPA: La Pieve Poligrafica Villa Verucchio (RN) ANNO XXI - N. 2 Chiuso per la stampa il 20/10/2021 Collaboratori: Stefano Bonini, Alessandro Carli, Lucia Lombardi, Sabrina Marin, Milena Massani, Gaia Matteini, Flavio Semprini, Marco Valeriani. Fotografi: Riccardo Gallini, Paolo Righi/GRPhoto, Ufficio Stampa Università di Bologna
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DISEGNARE
Umberto Marano
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CAMBIARE
Elena Rodriguez
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MOTIVARE
Gianluca Spadoni
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PRODURRE
Chiara Raggi Seguici su FB: www.facebook.com/ edizioni.inmagazine
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CREARE
Nazario Di Tullio Edizioni IN Magazine si impegna alla salvaguardia del patrimonio forestale aderendo al circuito di certificazione di FSC-Italia.
Tutti i diritti sono riservati. Foto e articoli possono essere riprodotti solo con l’autorizzazione dell’editore e citando la fonte.
In ottemperanza a quanto stabilito dal Regolamento UE 2016/679 (GDPR) sulla privacy, se non vuoi più ricevere questa rivista in formato elettronico e/o cartaceo puoi chiedere la cancellazione del tuo nominativo dal nostro database scrivendo a privacy@inmagazine.it
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VINCERE
Serena Ortolani
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ANNOTARE
Ventinove SPEZIE
Un premio per la VALMARECCHIA
RIMINI Nasce “Spice 29”, una
VALMARECCHIA L’Alta
start-up innovativa dedicata a una cucina alta e concreta, voluta dalla chef Valentina Amati, che porta avanti un modello sano di imprenditoria, in cui i suoi primi clienti “sono i collaboratori stessi,” racconta lei, con alle spalle una formazione internazionale che spazia dall’India all’America rendendo le sue proposte varie e fantasiose. I suoi originali menu ottenuti in vasocottura, a basse temperature, “sono sani, biodisponibili e rispettosi dei principi attivi, grazie a questa tecnica i sapori degli ingredienti si sprigionano maggiormente conservando appieno le proprietà organolettiche”. Attualmente propone 8 piatti per Orapesce, altra start-up rivoluzionaria che porta direttamente a casa o in ufficio queste salutari e appetitose proposte di pesce, ma le novità non finiscono qui: questo è solo un primo assaggio!
Valmarecchia porta a casa il Premio Destinazione Aree Interne dopo Val di Lanzo e Gennargentu Mandrolisai alla sesta edizione di Italia Destinazione Digitale, l’Oscar delle destinazioni turistiche italiane nella cornice della TTG Travel Experience, la più importante fiera del turismo B2B in Italia. Il premio è stato conferito grazie al monitoraggio e all’analisi dei big data raccolti e analizzati dall’intelligenza artificiale di The Data Appeal Company sui temi della ricettività, della ristorazione e delle attrazioni. Risultato: una lettura inedita del turismo a partire da chi visita e vive i territori italiani, in cui l’Alta Val Marecchia si è distinta fra le aree interne di tutta Italia come destinazione di spicco. Un segnale positivo che ci parla di rinascita e successi per una zona della nostra Provincia che ha tanto da offrire.
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ESSERE
Sei anni
DI SFIDE GIOVANNI MOLARI, NIPOTE DEL PARTIGIANO RINO MOLARI, SARÀ MAGNIFICO RETTORE DELL’UNIVERSITÀ DI BOLOGNA FINO AL 2027. ALL’INSEGNA DEL DIALOGO E DELL’INDIPENDENZA. di Lucia Lombardi / ph Paolo Righi/GRPhoto
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“La mia decisione di candidarmi è derivata dalla fiducia di tante colleghe e tanti colleghi che mi hanno permesso di capire meglio la straordinarietà del nostro Ateneo,” afferma da Bologna Giovanni Molari, classe 1973, professore ordinario di Meccanica Agraria, eletto Rettore al ballottaggio con 1825,01 voti. Reggerà l’Alma Mater da novembre 2021 al 2027. “Il confronto e il dialogo mi sosterranno sempre in questo difficile e delicato ruolo.” Che effetto le fa essere alla guida di una delle più longeve istituzioni universitarie al mondo, istituita nel 1088? “I sentimenti che in me prevalgono sono senso di responsabilità, voglia di fare e volontà di affermare i nostri valori per il bene comune.” Qual è la sua idea di università? “Mi impegnerò a realizzare un Ateneo più libero, indipendente, aperto e rispettoso di tutte le nostre diversità, coraggioso e generoso nei suoi obiettivi, al servizio della società, a partire da studentesse e studenti. Ognuno
deve poter portare il suo contributo secondo i suoi talenti. L’Alma Mater deve essere sempre più orgogliosa di essere un Ateneo pubblico, laico, pluralista, che sa essere esemplare per la sua eccellenza scientifica, per l’efficacia e l’innovatività della sua didattica, per la sua responsabilità e generosità nell’impegno pubblico, per la sua autorevolezza e lungimiranza nell’interlocuzione con le istituzioni nazionali e internazionali, per la sua inclusività e la sua attenzione alla qualità della vita lavorativa e alla sostenibilità.” Continuerà ad insegnare? Cosa le piace della professione di professore? “Sto definendo la mia agenda in queste settimane, che, come si immaginerà, sono molto complesse, ma spero sinceramente di poter continuare a insegnare. Del mio mestiere amo tutto: il dialogo con gli studenti, il cui entusiasmo è il vero motore dell’Università; il nesso fra ricerca e didattica, che si alimentano reciprocamente; il senso di responsabilità che deriva dalla consapevolezza di quanto sia importante il nostro ruolo nei IN MAGAZINE
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ph Ufficio Stampa Università di Bologna IN APERTURA E IN QUESTA PAGINA, GIOVANNI MOLARI, RETTORE DELL’ALMA MATER STUDIORUM UNIVERSITÀ DI BOLOGNA.
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confronti delle nuove generazioni e della società. Sono certo che ogni docente dell’Alma Mater la pensi a questo modo.” Come sceglie i suoi collaboratori, in base a quali caratteristiche? “La competenza, l’impegno, la condivisione profonda dei valori ai quali si ispira il nostro grande Ateneo.” Se non avesse fatto l’ingegnere, cosa le sarebbe piaciuto fare? Quali discipline avrebbe abbracciato? “Le mie curiosità sono moltissime, e se non avessi un grande rispetto e un grande interesse per tutte le discipline praticate nel nostro Ateneo, non avrei mai pensato di candidarmi al ruolo di Rettore. Detto questo, ho scelto di fare l’ingegnere proprio perché, diversamente da quel che spesso si pensa, è una disciplina aperta e in dialogo con molte altre.”
“DEL MIO MESTIERE DI PROFESSORE AMO TUTTO: IL DIALOGO CON GLI STUDENTI, IL VERO MOTORE DELL’UNIVERSITÀ; IL NESSO FRA RICERCA E DIDATTICA, CHE SI ALIMENTANO RECIPROCAMENTE; IL SENSO DI RESPONSABILITÀ,” RACCONTA GIOVANNI MOLARI.
Cosa legge un Magnif ico Rettore? “Personalmente, quando posso, leggo le cose più varie, dai romanzi ai saggi storici. Subito dopo le elezioni del 30 giugno un amico mi ha regalato il Breviario dei politici attribuito al cardinale Mazzarino. Ma non mi ispirerò a quel modello.” Qual è la dote principale che
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NIPOTE DEL PARTIGIANO RINO MOLARI, TRUCIDATO A FOSSOLI NEL 1944, MOLARI RACCONTA: “IN FAMIGLIA SONO STATI SEMPRE PRESENTI VALORI QUALI INDIPENDENZA DEL PROPRIO PENSIERO E RISPETTO DEL PENSIERO ALTRUI, VALORI A CUI ADERISCO CON CONVINZIONE.”
si riconosce e su cosa vorrebbe ancora lavorare? “Non spetta a me giudicare le mie eventuali doti. Sono certo che il dialogo mi aiuterà a migliorare sempre. Il mio sarà un governo plurale e attento al parere di tutti.” Cosa trova disdicevole in un individuo? “La doppiezza.” Ha un sogno nel cassetto? “Ne ho molti, come docente, come ricercatore e come persona, ma per adesso resteranno nel cassetto. Per sei anni mi occuperò dei progetti dell’Ateneo, che non sono sogni, ma sfide che affronte-
remo con coraggio e serietà ogni giorno.” Suo nonno era insegnante di lettere, partigiano dell’ottava Brigata Garibaldi, membro del CLN di Santarcangelo, in collegamento con i comitati di Rimini, di Riccione, di Marciano, di Pesaro e di Novafeltria, dove risiedeva. Cosa ha significato essere il nipote di Rino Molari, nato a Santarcangelo di Romagna nel 1911 e trucidato a Fossoli (Modena) nel campo di concentramento nell’estate del 1944? “Finché è stata in vita mia nonna Eva, si è parlato poco della tragica vicenda di mio nonno Rino, così dolorosa per lei. In questi ultimi anni mio padre sta studiando i documenti del periodo, cercando di capire i motivi di questa strage, così assurda e così spesso passata sotto silenzio. Nella mia famiglia sono stati sempre presenti valori quali indipendenza del proprio pensiero e rispetto del pensiero altrui. Valori iscritti nello Statuto dell’Alma Mater, ai quali aderisco con grande convinzione per-
sonale.” Che rapporto ha con Rimini? “Ho dei bellissimi ricordi legati alle estati trascorse al mare quando ero piccolo.” Nell’attività di ricerca si è prevalentemente occupato di studiare i problemi connessi al progetto e alla verifica dell’affidabilità di trattrici agricole, con particolare riferimento ai test accelerati per la verifica strutturale della macchina e della trasmissione. Si è anche occupato di macchine per la zootecnia, dell’uso di biomasse per produrre energia e di altre macchine agricole. Cosa pensa abbia apportato al comparto dell’agricoltura il suo operato di ingegnere di settore, a una terra così vocata all’agricoltura come la nostra? “Credo molto nel dialogo: negli anni è stato importante riuscire a instaurare una relazione tra la didattica, la ricerca e le principali aziende del settore, superando la gestione a compartimenti stagni.”
A LATO, IL RETTORE DELL’UNIVERSITÀ DI BOLOGNA GIOVANNI MOLARI.
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RISCOPRIRE
Ambasciatrice
PER RIMINI UN PREZIOSO VINO BIANCO DI TERRA CHE ABBRACCIA IL MARE: LA REBOLA, STORICAMENTE ATTESTATA NEI NOSTRI COLLI, È LA NUOVA BANDIERA DELLA VITICOLTURA RIMINESE. di Stefano Bonini / ph Riccardo Gallini
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Fino a qualche anno fa, quest’angolo di Romagna era quasi esclusivamente terra “rossa” impregnata di Sangiovese, come l’anima dei romagnoli. Ma qualcosa è cambiato, e negli ultimi tempi è andato affermandosi un vino che questo territorio lo rappresenta anche di più, e meglio: la Rebola. La Rebola d’altra parte ha una storia antica, che affonda le sue radici nel lontano 1378 e in alcuni documenti che parlano di “Ruibola o Greco”, come cita l’Enoteca Regionale, un vitigno proveniente dall’area ellenica, con similarità varietali a uve tuttora denominate Greco o Grechetto presenti in altre Regioni italiane. Più di recente, la ricerca scientifica ha verificato l’identità di quest’uva con il Pignoletto diffuso sui Colli Bolognesi e con il Grechetto di Todi tipico dell’Umbria. “Questo è fondamentale per attribuire valore a questo vino,” esordisce Sandro Santini, presidente della Strada dei Vini e dei Sapori dei Colli di Rimini, “che già diversi anni fa era stato ripescato da alcuni rebolisti storici, come Davide Bigucci e Franco Galli.” È quindi anche grazie a loro e alla loro lungimiranza che oggi è possibile parlare della Rebola come di un vino simbolo di questo territorio. Dal punto di vista enologico, la Rebola gode certamente della speciale posizione dei colli riminesi, propaggine appenninica che qui incontra il mare Adriatico. Ecco allora un bianco di terra che abbraccia il mare, dando vita a vini estremamente freschi e fruttati, vellutati e potenti al tempo stesso, con caratteristiche e sfumature peculiari tra cui l’estrema sapidità. Il percorso identitario che si sta intraprendendo gode anche della presenza e del lavoro di enologi di fama nazionale, da Lorenzo Landi a Francesco Bordini, da Giancarlo Soverchia a Luca D’Attoma, grandi professionisti impegnati come consulenti nelle cantine riminesi. “Oggi finalmente dire Rebola è
“OGGI FINALMENTE DIRE REBOLA È DIRE RIMINI,” AFFERMA SANTINI. ”SIAMO RIUSCITI A PORTARE A COMPIMENTO UN PERCORSO DI VALORIZZAZIONE DI QUESTO VINO AL QUALE HANNO FIN QUI ADERITO 17 DEI 24 PRODUTTORI DI REBOLA DELLA DOC COLLI DI RIMINI.”
dire Rimini,” afferma Santini, “perché siamo riusciti a portare a compimento un lungo e tortuoso percorso di valorizzazione di questo vino che è anche un progetto di marketing territoriale al quale hanno fin qui aderito 17 dei 24 produttori di Rebola della DOC Colli di Rimini. E speriamo che nei prossimi mesi entrino anche tutti gli altri.” Ma come nasce l’operazione Rebola? “La Rebola può essere solo riminese – ce lo dicono i documenti di cui sopra, n.d.A. – e questo ci ha portato a investire su di
IN APERTURA, UN DETTAGLIO DI UVE REBOLA DOC COLLI DI RIMINI E, IN ALTO, UNO DEI 17 VIGNETI ADERENTI AL PROGETTO.
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IN ALTO, SANDRO SANTINI, PRESIDENTE DELLA STRADA DEI VINI E DEI SAPORI DEI COLLI DI RIMINI.
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lei per costruire un racconto che ci aiutasse a elevare la percezione dei nostri vini sul mercato nazionale, dove sappiamo di scontare una ridotta brand reputation. D’altra parte, è evidente come il nostro Sangiovese soffra la fortissima competizione che c’è su questo diffusissimo vitigno, che in molti altri territori, Toscana in primis, trova espressioni molto più avanzate delle nostre sia a livello qualitativo (probabilmente), ma ancor più in fatto di percezione e comunicazione. Proprio per questo,” prosegue Santini, “abbiamo ritenuto esserci tutte le ragioni per sfruttare questa menzione tradizionale e rendere così la Rebola l’ambasciatrice dei nostri vini.” Grazie alla Rebola l’entroterra riminese e le sue cantine cercano di raccontare in maniera nuova e diversa Rimini e le sue produzioni vinicole, un’operazione di
“ABBIAMO CREATO UNA COMPAGINE DI GIOVANI REBOLISTI, CHE STA COGLIENDO L’INNOVAZIONE E CERCA CON PASSIONE E PROFESSIONALITÀ DI LEGGERE E INTERPRETARE IL MERCATO TENENDO I PIEDI BEN SALDI NELLA TERRA MA CON LO SGUARDO RIVOLTO AL FUTURO.”
marketing turistico che, nel medio periodo, punta a modificare anche la DOC “Colli di Rimini” in “Rimini” DOC: la richiesta è già stata avanzata ad enti e istituzioni preposte. Cosa deve attendersi allora questo territorio grazie all’operazione Rebola? “Un avvenire di grandi speranze. Innanzitutto perché abbiamo creato una compagine
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IN BASSO, UN DETTAGLIO DELLA VENDEMMIA DELLA REBOLA.
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di giovani rebolisti, che rappresentano la miglior espressione possibile di un territorio che guarda avanti. Che sta cogliendo l’innovazione e cerca con passione e professionalità di leggere e interpretare il mercato tenendo i piedi ben saldi nella terra ma con lo sguardo rivolto al futuro.” La Strada dei Vini e dei Sa-
pori sta cavalcando la Rebola con grande determinazione e la consapevolezza che solo attraverso un’attività di marketing e di branding di ampio respiro sarà possibile, nel medio-lungo periodo, riposizionare a livello reputazionale ed economico la produzione vitivinicola di qualità ed eccellenza dei colli riminesi. “Sostenere le aziende nel proporre correttamente sul mercato la propria produzione e quindi avere un più corretto e remunerativo ritorno economico vuol anche dire,” sottolinea il presidente Santini, “offrire loro la possibilità di reinvestire e crescere ulteriormente.” In un contesto nel quale la dimensione media delle aziende vitivinicole è di 2,5 ettari siamo di fronte ad un ambizioso quanto virtuoso progetto che fa leva sulla sua punta di diamante per trascinare fuori dallo “stagno” tutta la
“Colli di Rimini” DOC che vede i vini rossi rappresentare il 75 percento di tutta la produzione e i bianchi solo il 25 percento, di cui la Rebola vale il 94 percento per un totale di poco meno di 85.000 bottiglie complessive. Una vera e propria miniproduzione, che d’ora in poi sarà una bandiera della viticoltura riminese e cercherà di affermare l’enologia come volano per il turismo di questa zona. “Nessuno vuole sminuire il nostro mare e lo sforzo di valorizzazione culturale a cui stiamo assistendo da 10 anni a questa parte,” racconta Santini, “ma vogliamo dire chiaro e forte che c’è un target di turismo che si muove nei percorsi enologici e gastronomici, e noi siamo pronti ad accoglierlo.” Con il sogno di entrare a far parte del club dei vini bianchi di eccellenza del panorama enologico regionale e nazionale.
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TORNARE
Multicellula
PENNABILLI ENRICO PARTISANI, IRENE VALENTI, TOMMASO D’ERRICO E NICOLA PULA: GIOVANI CHE HANNO SCELTO PENNABILLI COME BASE PER UN RINASCIMENTO PERSONALE E DI COMUNITÀ.
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di Marco Valeriani / ph Riccardo Gallini
Le parole servono. Quelle che raccontano i protagonisti – tra i 30 e i 40 anni – del nuovo Rinascimento di Pennabilli, descrivono sentimenti, amicizia e rispetto. Nel paese dell’Alta Valmarecchia, specie nel tempo della pandemia, c’è chi ha voluto trasferirsi per scrivere e fotografare. Chi ha trovato il modo d’esprimersi curando l’arte, il cinema, l’educazione ambientale. Chi ha riaperto locali, chi suona dischi alla consolle di una web radio oppure, riannodando un filo troppo presto interrotto, si sporca le mani con la terra: taglia boschi, alleva api. “Tutte le notti, a mezzanotte in punto, la radio trasmette il monologo di Domenico tratto dal film Nostalghia di Andrej Tarkovskij. Lo lancio quale messaggio a voler dire: facciamo. Stiamo collegati. Andiamo avanti.” Enrico Partisani dell’Associazione Ultimo Punto, da un quarto di secolo motore del Festival Artisti in Piazza di cui è direttore artistico, è il fondatore e ideatore di Cosmic Fringe Radio. Il canale web che unisce la grande comunità del festival e raccoglie, ordinati in playlist da 12 giorni, oltre 25 anni di musica poco o non ascoltata affatto nelle emittenti tradizionali. Produzioni
di gruppi che “girano in dimensioni simili a questa”. Organizzatori/manager, compagnie teatrali e danza, attori, docenti, cultori o semplici appassionati del vinile, in un vorticoso concentrato d’energia, formano e costruiscono il palinsesto. Parola d’ordine: “non spegnere mai la luce sull’enorme patrimonio d’idee e tracce portati a frutto dal 1997 in avanti”. Una radio no-profit voluta per amplificare voci e orizzonti di una tribù sempre in cammino. Pennabilli assomiglia a una gigantesca multicellula: tanti elementi vitali e l’incessante, nutriente osmosi tra i nuclei che la compongono. Nel 2014 è nata qui l’Associazione culturale “Chiocciola - la casa del nomade”, orientata alle attività d’educazione al paesaggio attraverso un ventaglio di proposte rivolte a bambini, adulti e anziani. “Insieme agli altri due soci fondatori, Roberto Sartor e Linda Valenti, e ai cinque membri del direttivo, lavoriamo molto con le istituzioni della valle,” spiega Irene Valenti, nata a Rimini ma con radici pennesi e che nel paese dei genitori è tornata 7 anni fa, “per far sì che la scuola entri in relazione col territorio, tramite la IN MAGAZINE
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“ERO GIÀ ENTRATO IN CONTATTO CON LA COMUNITÀ DI PENNABILLI: FERMENTO, GIOVANI, SEGNALI DA INTERPRETARE. QUANDO È ARRIVATO IL MOMENTO DI SPOSTARMI, L’HO PREFERITO. QUI FINIRÒ IL MIO LIBRO,” RACCONTA TOMMASO D’ERRICO.
costruzione di un vero e proprio patto di comunità, così da aprirsi a una serie di esperienze un po’ alternative al solito. Una delle nostre progettualità più importanti
è Selvatica. Un format dedicato ai più piccoli, i soci più numerosi, declinato sulla scoperta della natura e dei contesti più selvaggi. Esploriamo luoghi abbandonati, sconosciuti, fuori dai sentieri e dalle vie abituali. Assieme a loro ricerchiamo storie, forme di vita, rocce e acque. Risaliamo torrenti, arrampichiamo, dormiamo in tenda. Usciamo dalla zona di comfort mantenendo il contatto con l’ambiente rurale, le tradizioni, il cibo e chi ci ospita.” Da Roma all’Olanda, alle Alpi cuneesi, all’Appennino a cerniera tra Romagna, Marche e Toscana. “Qui vedo la possibilità di far interagire le differenze, sia d’età sia culturali, affinché diventino arricchimento. Esiste un con-
tatto, uno scambio fra le diverse generazioni e i differenti vissuti che altrove non c’è.” Tommaso D’Errico, scrittore e grafico, oggi vive non distante dal Casentino, “le mie origini”, dopo aver scelto uno stile di vita che dalla Capitale e per tre anni l’ha condotto prima all’estero e poi in alta montagna: “A 1.400 metri a occuparmi dell’orto, degli animali da cortile, a fare legna, aiutare i vicini e riservare alla grafica appena un paio d’ore al giorno. In Toscana, una volta sceso dalle Alpi, ci sono rimasto tre anni. Abitando a mezz’ora da qua ero già entrato in contatto con la comunità di Pennabilli e quanto accadeva: fermento, giovani, segnali da interpretare. Quando è arrivato il
IN APERTURA, DA SINISTRA, ENRICO PARTISANI, TOMMASO D’ERRICO, IRENE VALENTI E NICOLA PULA: SONO SOLO ALCUNI DEI PROTAGONISTI DELLA RINASCITA DI PENNABILLI. IN ALTO, ENRICO PARTISANI, DELL’ASSOCIAZIONE ULTIMO PUNTO, E IRENE VALENTI DELL’ASSOCIAZIONE CULTURALE CHIOCCIOLA – LA CASA DEL NOMADE. IN BASSO, TOMMASO D’ERRICO, SCRITTORE E FOTOGRAFO.
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Tenuta Mara, un piccolo Eden, un’oasi naturale tra i vigneti dei colli Riminesi, in cui regnano equilibrio e armonia. Lo chef Antonio Palmisani vi aspetta al Ristorante Casa Mara dal 29 ottobre a cena il venerdì ed il sabato, a pranzo la domenica. Proporrà menù degustazioni ispirati ai profumi stagionali selezionando accuratamente le materie prime, sapientemente lavorate ed esaltate dall’abbinamento ai nostri vini.
Via Ca’ Bacchino San Clemente (RN) | T: +39 0541 1799338 info@casa-mara.com | www.tenutamararelais.it
NICOLA PULA, 36 ANNI, È TESTIMONE DI QUANTO COLTIVA. PRODUCE ZAFFERANO: “QUASI UNA VARIETÀ DI ULTRACOLLINA,” E ALLEVA API. “IL NONNO AVEVA UN’AZIENDA AGRICOLA: RIAVVICINARMI A QUESTI LUOGHI È STATO FACILE, DIREI NATURALE.”
momento di spostarmi ancora, l’ho preferito. A Pennabilli finirò il libro dei quattro mesi passati in viaggio, dalla Liguria alla Basilicata, incontrando le realtà di resistenza territoriale”. Dipendente di un’impresa metalmeccanica, Nicola Pula, 36 anni, è infine testimone di quanto coltiva. Produce zafferano: “quasi una varietà di ultracollina,” e alleva api. “Il nonno aveva un’azienda agricola: riavvicinarmi a
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questi luoghi è stato facile, direi naturale.” Alla raccolta del miele – d’edera e acacia – è arrivato invece “per colpa di mio babbo. È apicoltore da 43 anni. Da bambino trascorrevo le giornate accanto a lui in mille lavoretti. Ho soltanto ripescato dalla memoria ciò ascoltavo allora e forse avevo rimosso per un certo periodo. Nel diventare adolescenti spesso si guarda ad altro: ma alla fine io ho mosso un passo indietro.”
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ABITARE
Caffè per
GLI OSPITI ACCOLTI DA ENRICO MALTONI, COLLEZIONISTA SUI GENERIS DI MACCHINE DA CAFFÈ, SCOPRIAMO LA SUA CASA, UN PICCOLO MUSEO FRA SENTIMENTO E STORIA, AFFACCIATO SULLA VALMARECCHIA. di Lucia Lombardi / ph Riccardo Gallini
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A
Avvolto tra le brume è il paesaggio della Valmarecchia che abbraccia l’antico borgo posto alle pendici di San Leo e accarezzato dalle sponde del fiume Marecchia, in cui si trova un nido di pietra. È la casa di Enrico Maltoni, collezionista sui generis di macchine da caffè, che qui ha dato vita a ciò che ha sempre desiderato: “uno spazio più ampio e intimo in cui vivere e ricevere amici, immerso nella natura e a pochi minuti dagli affetti e dalla mia azienda. Appena ne ho aperto la porta l’ho sentito mio!” Un involucro antico dall’interior contemporaneo, in stile country chic, “per la quale ho scelto oggetti che amo, cerco, studio, avendo una forte propensione per il design.”
NELLA SALA TRONEGGIA IL VERO COUP DE THÉÂTRE DELLA CASA: UNO DEI TRE ESEMPLARI ESISTENTI AL MONDO DELLA VICTORIA ARDUINO DEL 1910, MACCHINA PER CAFFÈ CHE RAPPRESENTA L’INIZIO DELLA STORIA DEL CAFFÈ ESPRESSO, RITROVATA A LIONE.
Il rapporto con il luogo è cresciuto gradualmente: “Ho fatto tutto a piccoli step,” racconta, “arredandola da zero. Sono qui a dimora da due anni e per completare il puzzle che ho in mente mancano solo tre cose: una libreria nel soppalco e due quadri. Sogno due dei miei artisti preferiti: Boetti e Burri.” Molti dei materiali originali dell’antico caseggiato sono stati sapientemente recuperati, questo è uno degli aspetti che ha indotto il padrone di casa ad acquistare. “Sono rimasto molto colpito dalle finiture, dai dettagli, come la scelta di salvare il cotto fatto a mano e porvi il riscaldamento a pavimen30
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to in tutti i 130 mq.” Maltoni viaggia spesso per lavoro ma quando è “alla base” ama ricevere e cucinare, ecco perché una dedizione particolare è andata anche al progetto della cucina dalle linee nette e asciutte, per massimizzare gli spazi, realizzata da artigiani del territorio su disegno dell’architetto Matteo Conti in legno laccato opaco in nuance con le tinte delle pareti. In netto contrasto con i rubinetti in nero opaco cromato. La pietra scelta è il Ceppo di Gré, proveniente da un’unica cava posta sulla sponda nord del Lago d’Iseo. Il pensatoio-soppalco, posto sopra al living, sempre disegnato da Matteo Conti, porta con sé un concetto minimale di pura essenzialità arcaica e allo stesso tempo
IN APERTURA, LA CUCINA E IL DETTAGLIO DELLA COLLEZIONE DI CUCCUME E MOKE. IN BASSO, ENRICO MALTONI VICINO ALLA SUA VICTORIA ARDUINO DEL 1910.
ENRICO MALTONI È UN UOMO METICOLOSO, ATTENTO AI PARTICOLARI. “HO UN DEBOLE PER LE LAMPADE D’AUTORE,” COSÌ ANCHE LA SCELTA DELL’ILLUMINAZIONE È STATA STUDIATA NEI MINIMI PARTICOLARI PER FONDERSI CON QUELLA NATURALE.
IN QUESTA PAGINA, DUE VEDUTE SULLA SALA E IL SOPPALCO.
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una funzione estetico-espositiva, per poter contenere la collezione di libri e l’archivio personale; qui sopra si impone alla vista una scrivania antica che Enrico porta con sé da 30 anni, ormai nu piezz’ ‘e còre…! Il collezionista Maltoni, uno dei massimi a livello internazionale
nel suo settore, è un uomo meticoloso, attento ai particolari, alla bellezza diffusa, e sa il fatto suo. “Ho un debole per le lampade d’autore,” così anche la scelta dell’illuminazione è stata studiata nei minimi particolari per fondersi armoniosamente con quella naturale che permea dalle antiche aperture sulla campagna. “La scelta delle lampadine dalla luce calda è andata su quelle prodotte a mano da Bernardi Artigiano Veneto, fortemente volute per il rapporto intimo che ho con il design e gli oggetti scelti oculatamente, in armonia con le preesistenze del luogo, come le porte originali e di recupero provenienti da questo stesso borgo, così come le travi del soffitto in rovere.” Entrando nell’abitazione allestita su più livelli, si nota subito un’armonia d’insieme dettata dalla mescolanza di stili. Nel living il
grande tavolo di design con panca, tutto in legno massiccio, rappresenta il cuore della vita domestica, poco oltre l’occhio si poggia sulla cassettiera D.655.2 Molteni che porta con sé un ricordo speciale. “Mi sono imbattuto in questo comò partecipando alla mostra su Gio Ponti presso il Louvre MAD – museo arti decorative, N.d.A. – caratterizzato dai frontali dei cassetti verniciati a mano in colore bianco con maniglie applicate di varie essenze. Fu disegnato in diverse varianti tra il 1952 e il 1955, la riedizione è prodotta sulla base dei disegni originali custoditi nei Gio Ponti Archives. La struttura in essenza di olmo è sostenuta da piedi in ottone satinato. Ne sono rimasto talmente innamorato che non ho potuto resistere!” Sul grande divano in tessuto, di Piero Lissoni per Cassina, campeggia la lampada orientabile in acciaio verniciato disegnata da Paolo Rizzatto nel ’73. A fianco, a caratterizzare l’ambiente esprimendo appieno l’attività di ricerca e collezionismo di Maltoni, troneggia il vero coup de théâtre della casa: uno dei tre esemplari esistenti al mondo della Victoria Arduino del 1910, macchina per caffè che rappresenta l’inizio della storia del caffè espresso. Ritrovata nella cantina di un bar di Lione in Francia, è stata salvata dall’usura grazie al restauro della sua officina, e oggi fa bella mostra di sé, all’interno di una casa per cui il proprietario ha cercato di “rispettare il più possibile l’identità del luogo, facendo scelte di arredo che si legassero con i materiali esistenti.”
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NOVEMBRE/DICEMBRE 2021 MARTEDÌ 2 NOVEMBRE Teatro Nuovo, ore 21.00 Marche Teatro
FILIPPO TIMI e LUCIA MASCINO PROMENADE DE SANTÉ
Passeggiata di salute
di Nicolas Bedos regia Giuseppe Piccioni
DOMENICA 7 NOVEMBRE Teatro Titano, ore 21.00 Reggio Iniziative Culturali
STEFANIA ROCCA ESERCIZI DI STILE di Raymond Queneau
MARTEDÌ 9 NOVEMBRE Teatro Titano, ore 21.00 S a n M a r ino U nit ed Ar t ist s
LIVE ALTERNATIVE: NOVA/TURBETTO/NONDIREGATTO DOMENICA 14 NOVEMBRE Teatro Titano, ore 17.00 Patàka s.r.l. - LO SCHERMO SUL LEGGIO
DAVID RIONDINO L’INVASIONE DEGLI ULTRACORPI
dal romanzo di Jack Finney
con le immagini tratte dal film di Don Siegel
GIOVEDÌ 18 NOVEMBRE Teatro Titano, ore 21.00 La Corte Ospitale, coproduzione Operaestate Festival Veneto
GIULIANA MUSSO e MARIA ARIIS DENTRO Una storia vera, se volete drammaturgia e regia Giuliana Musso
in collaborazione con dell’Università degli Studi della Repubblica di San Marino Dipartimento Scienze Umane e l’Authority Pari Opportunità. In occasione della Giornata Internazionale contro la violenza sulle donne
SABATO 27 NOVEMBRE Teatro Nuovo, ore 21.00 Best Sound
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PRODURRE
Nota
DOPO NOTA CON LA SUA ETICHETTA DISCOGRAFICA DEDICATA ALLE DONNE CANTAUTRICI, CHIARA RAGGI COMBATTE LE DISPARITÀ DI GENERE NELLA MUSICA, CON LA MUSICA.
C
di Alessandro Carli / ph Riccardo Gallini
Cantautrice con all’attivo quattro album – Molo 22 (2009), Disordine (2015), Blua horizonto (in esperanto, è stato pubblicato nel 2019) e La Natura e la Pazienza (2020) – la riminese Chiara Raggi è anche imprenditrice nel
mondo della musica: un anno fa ha fondato Musica di Seta, un brand che contiene un’etichetta discografica, un magazine online e l’organizzazione di eventi. L’idea iniziale: creare spazi per le cantautrici e accompagnare
artiste di valore nella professione musicale in cui le donne incontrano ancora tante difficoltà. Un percorso importante, il suo: due diplomi – uno in chitarra classica conseguito al “Lettimi” di Rimini e uno come Autore
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“IN DUE DECENNI HO INCONTRATO TANTE COLLEGHE DI VALORE. LE CRITICITÀ ERANO LE STESSE: MANCANZA DI CASE DISCOGRAFICHE DISPOSTE A CREDERE NEI LORO LAVORI IN UNA PROSPETTIVA DI MEDIOLUNGO TERMINE, E ASSENZA DI SPAZI E PALCOSCENICI.”
di Testi al CET di Mogol – una manciata di cd di ottima fattura e la decisione di aiutare chi merita di “uscire”. Da dove nasce la decisione di produrre solo “artiste”? “Da un vissuto di 20 anni di professione come musicista e cantante e, nel tempo, anche come arrangiatrice e produttrice. La nascita di Musica di Seta è stata accelerata dall’avvento del Covid che mi ha portata a confrontarmi con i desideri più urgenti e a
scontrarmi con numerose difficoltà. In due decenni ho incontrato tante colleghe di valore, ognuna con percorsi e con dischi importanti. Molte abitavano una condizione di solitudine e le criticità erano le stesse: mancanza di case discografiche disposte a credere nei loro lavori in una prospettiva di medio-lungo termine, e assenza di spazi e palcoscenici. L’esperienza di direttrice artistica di Eco di Donna Evolution, rassegna nata nel 2019 per creare un palco per le cantautrici, mi ha formata. La spinta iniziale è stata (ed è ancora) lavorare per legittimare la professionalità delle donne all’interno dell’industria musicale in cui ancora oggi c’è disparità di genere e lo facciamo con eventi, articoli, incontri e produzioni.” Cosa è uscito in un anno di Musica di Seta? “Due cd: La Natura e la Pazienza, il mio quarto album, e Benvenute, realizzato in collaborazione con l’associazione Il Punto Rosa di Santarcangelo di
Romagna, che riunisce 12 straordinarie cantautrici italiane – Flo, Francesca Incudine, Paola Rossato, Ilaria Pilar Patassini, Sarah Stride, Giulia Pratelli, Eleonora Betti, Ilaria Porceddu, Giorgia Bazzanti, Marlò, Katres e Veronica Marchi – che raccontano la condizione della donna da vari punti di vista. È stato accolto benissimo dal pubblico e dalle colleghe. Siamo l’unica etichetta discografica dedicata alle donne in Emilia-Romagna e la seconda, per costituzione, in Italia. Abbiamo creato il primo e unico magazine online della Penisola dedicato alle cantautrici, una vera e propria community per uno sviluppo professionale che le valorizzi. Tutto quello che facciamo è green: packaging dei cd in carta riciclata senza plastica e sito web su server a energia eolica.” Come è diventata imprenditrice? “Aprendo una Partita IVA di settore e facendo un investimento personale per costruire una casa che possa essere di tutte, per tutti.”
IN APERTURA E IN QUESTA PAGINA, LA MUSICISTA E IMPRENDITRICE CHIARA RAGGI ALL’INTERNO DEL DECK LAB DI GIANLUCA MORELLI.
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Sotto questo
CIELO...
TALENTUOSO ARTISTA CON UN PASSATO DA IMPRESARIO EDILE, NAZARIO DI TULLIO SI RACCONTA FRA SCENOGRAFIE INTERNAZIONALI E SUGGESTIVE DECORAZIONI PER SOGNARE SOTTO LE STELLE.
N
di Milena Massani / ph Riccardo Gallini
Nazario di Tullio, in arte Naurì, classe ‘74, ha mani grandi, occhi intensi cerchiati di bistro, una voce profonda e un’energia dirompente. Si muove rapido e risoluto nei cantieri artistici che dirige da tanti e tanti anni in qualità di creativo, set designer, scenografo. Vive nelle campagne a confine tra Santarcangelo e Savignano, dove nel 2010 apre un grande loft artistico, Arte italiana, dal quale sono uscite le mirabolanti scenografie per film e musical quali Cappuccetto Rosso per la regia di Marco Giony e testi di Tobia Rossi; per Scooby Doo presso il Parco Warner Bros di Madrid; per il teatro di Hollywood nel parco della Warner Bros Studios, vincendo svariati premi. Progetta e realizza scenografie di qualità e di estrema bellezza per aziende di fama internazionale quali Kraft, Prada, Moschino, Coca Cola, Birra Poretti, per l’expo di Milano. Cura allestimenti per sfilate e boutique per grandi maison milanesi, studi televisivi, dimore private e tanto altro ancora. Naurì è un self-made man, uno con una marcia in più: fin da piccolo tutto quello che tocca si impreziosisce. “In casa non giravano molti soldi, così, come tanti, IN MAGAZINE
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NAURÌ È UN SELF-MADE MAN, UNO CON UNA MARCIA IN PIÙ: FIN DA PICCOLO TUTTO QUELLO CHE TOCCA SI IMPREZIOSISCE. “SMONTAVO I GIOCATTOLI, PER AGGIUSTARLI, RIUTILIZZARLI, POTERCI GIOCARE E CREARE ANCHE ALTRI OGGETTI.”
smontavo i giocattoli, ma non per distruggerli, bensì per aggiustarli, riutilizzarli, poterci giocare e creare anche altri oggetti, come avvenne per una ricerca di scienze in prima media, per la quale andai oltre le richieste dell’insegnante realizzando una ruota panoramica girevole, ottenuta utilizzando il motorino di un vecchio giocattolo, con tanto di parco e lampioni.” Resosi sempre più conto del proprio potenziale, per molti anni “ho avuto una impresa edile con ben 15 dipendenti, ciò mi ha permesso di conoscere molti materiali, la loro effettiva resa sul campo e come poterli applicare ad altro secondo le mie necessità creative”. L’estro è emerso 42
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anche lì: “Potrei dire che è nato tutto casualmente da una decorazione artistica per il camino di una villa che stavamo realizzando come impresa. Lì ho compreso la forza della mia matita sulla carta. Ho persino realizzato una villa-scultura di cui Elle Decoration e AD hanno raccontato!” Naurì vanta importanti collaborazioni con noti architetti di fama internazionale quali ad esempio l’argentino Emilio Ambasz, precursore dell’architettura verde: “Per lui e lo studio Mariani ho realizzato le pareti scultoree contenitive dei Giardini Alba a Riccione. Ho collaborato anche con un’altra leggenda del mondo del designer industriale, Karim Rashid, attraverso lo Studio Grassi, nella realizzazione della scultura Konverse”. Con il fermo dovuto alla pandemia, molti dei suoi lavori hanno avuto una battuta d’arresto, “ma come sempre nella mia vita, ho pensato a come gestire le aziende, gli artigiani, gli artisti che in tutta Italia e non solo collaborano con me, ora prevalentemente progetto distribuendo a ognuno mansioni e lavori secondo la mia impronta, poi io arrivo sul campo in fase di montaggio.”
Naurì è stato chiamato da Studio Azzurro di Milano e dal gruppo d’impresa Ati a creare un suggestivo cielo stellato nella Sala della Sognante all’interno del Fellini Museum a Castel Sismondo, seguendo le volontà della Soprintendenza. Nella creazione di questa volta stellata in notturna, lo scenografo è stato supportato dalla sua esperta équipe di decoratori. La stesura delle velature dei colori ad acqua, su volta in cartongesso, è stata ottenuta attraverso una tecnica mista di molte nuance, per mezzo dell’aerografo, affiancandovi un delicato intervento manuale lungo i 120 mq di soffitto artistico. Naurì in questo lavoro è apparso come un direttore d’orchestra, come in Fantasia di Walt Disney domina e doma gli elementi: “Abbiamo lottato talvolta con la materia, con l’estro, con il progetto di fondo da realizzare per l’occasione”. Abituato ad allestimenti scenografici differenti, passando da opere scultoree a pittoriche, Naurì ha dalla sua una grande esperienza manuale, e domina più tecniche artistiche contemporaneamente, declinandole e mescolandole tra loro per risultati sempre differenti ma sempre suoi.
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IN CAMPO CLASSE 1987, SERENA ORTOLANI HA RACCOLTO IMPORTANTI VITTORIE E OGGI, IN EQUILIBRIO FRA SPORT E FAMIGLIA, PORTA LA SUA PREZIOSA ESPERIENZA ALLE PIÙ GIOVANI COMPAGNE DI SQUADRA DELL’OMAG.
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di Flavio Semprini / ph Riccardo Gallini
Serena Ortolani è la giocatrice di volley con il palmares più importante che abbia mai calcato i parquet del riminese. Con la Nazionale ha vinto Coppa del Mondo, due Europei, e l’argento ai Mondiali di Giappone 2018. Con i club quattro Scudetti, due coppe Italia e tre Champions League. Nella Champions del 2009 è stata premiata come migliore atleta della manifestazione. Oggi gioca in serie A2 nell’Omag San Giovanni Marignano e vive a Misano Adriatico. “In una casa della quale io e Davide ci siamo innamorati qualche anno fa,” dice Serena. “Oggi è finalmente a posto e ci possiamo vivere.” Davide è Davide Mazzanti, il CT della Nazionale femminile che recentemente ha vinto l’oro europeo. Perché da bambina entri in palestra? E da donna adulta, mamma di Gaia, cosa ti aspetti dal volley? “Abitavo a Reda, vicino a Ravenna e lì c’era solo la pallavolo. Io non volevo giocare ma mio babbo ha insistito. La passione è nata vedendo che riuscivo. Già allora ero una persona che se fa una cosa, o la fa bene o non la fa. Cosa mi aspetto oggi? Pensavo di fermarmi per un anno, poi la Omag mi
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ha chiamato e non ho voluto dire di no. Siamo una bella squadra, giovane ma con la giusta mentalità. Ecco… direi che posso mettere la mia esperienza al servizio delle più giovani.” Obiettivi fuori dallo sport? “Magari dopo un altro figlio mi torna ancora più voglia di giocare!” Serena ha anche molte altre passioni per il dopo volley: “Ho frequentato diverse scuole d’arte: decorazione pittorica a Bergamo; Mosaico a Ravenna e Ceramica a Faenza. E poi ho una grande amore per la natura o, chissà, potrei fare la mental coach…” Qual è il tuo ricordo sportivo più bello? “Le amicizie, che non sono ricor-
di ma cose che restano. Le vittorie sportive sono ricordi, ma i rapporti personali sono vita. E, fuori dallo sport, le vittorie più belle sono Gaia e la famiglia con Davide.” Si conciliano sport professionistico e famiglia? “Ci sono sacrifici da fare, il tempo è poco ma ci si organizza e si fa.” Serena è una donna dolce e decisa allo stesso tempo, certamente risoluta e... serena. Ha una mentalità molto pratica, da vera romagnola. Quando le dico che mi ricorda le mitiche azdore di un tempo, mi risponde: “Ma sai che tiro la spoglia e faccio i tagliolini e le tagliatelle?” Non avevo dubbi.
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di Gaia Matteini / ph Riccardo Gallini
“giorno per giorno” di una coppia – #Il Rompi e #La Rompi – capace di diventare iconica perché animata dalle piccole e grandi questioni che caratterizzano il presente di tutti: e così, attraverso la rappresentazione divertente e divertita della convivenza tra i due personaggi scaturiti dalla sua fantasia, Marano utilizza la sua cifra caustica e
irriverente come strumento per sdrammatizzare il quotidiano attraverso i suoi disegni naïf e dai tratti semplici. Risale a qualche mese fa la sua collaborazione con l’azienda internazionale di ecommerce Shein per cui ha disegnato una Capsule Collection nell’ambito del progetto “Shein X”, incubatore
“MI PIACEVA L’IDEA CHE TUTTI POTESSERO INDOSSARE L’IRONIA DELLE VIGNETTE. LA MIA MAGLIA PREFERITA RAFFIGURA UN GRANDE CUORE ROSSO DOVE I DUE PROTAGONISTI SONO TENUTI INSIEME DA UN CEROTTO CON LA SCRITTA THAT’S AMORE.”
di designer in tutto il mondo. Da dove è nato questo progetto? “L’iniziale contatto con Shein risale al primo lockdown, quando mi accorsi che avevano condiviso la mia vignetta diventata virale. Poi a inizio 2021 sono stato invitato dall’azienda a partecipare al progetto Shein X, per cui ho creato una Capsule Collection, che ho seguito passo passo, dai bozzetti ai modelli e alle prove, fino al lancio della collezione
avvenuto a metà luglio. La capsule si rivolge prettamente a un pubblico femminile e le grafiche riprendono vignette in italiano sulla coppia, ma una buona metà è dedicata a #Cane, personaggio irriverente cui da sempre è affidato il compito di riportare l’equilibrio tra i due soggetti principali e diventare così suo malgrado l’eroe delle strisce. La capsule è distribuita tramite l’e-commerce di Shein in tutto il mondo ed è davvero fantastico ricevere recensioni in tutte le lingue del globo!” Quali sono state le finalità sottese a questo suo nuovo capitolo professionale? “Mi piaceva l’idea che tutti potessero indossare l’ironia delle vignette che riprendono le dinamiche relazionali che tutti viviamo e abbiamo vissuto. Proprio per questo, una maglia (la mia preferita) raffigura un grande cuore rosso dove i due protagonisti sono tenuti insieme da un cerotto con la scritta that’s amore.” Quali sono le caratteristiche dei capi?
“La parte di collezione che vede protagonista #Cane è scritta in inglese e, a differenza delle illustrazioni pubblicate finora, è a colori. Ci sono top che strizzano l’occhio alle teenagers, delle oversize molto attuali, una maglia pensata per le taglie curvy, nonché un completo da notte. Ho inserito anche un vestitino con una texture piena di vignette sovrapposte, che ricorda le pagine di giornale, con taglio anni ‘60/’70, ma ispirato al “Newspaper Dress” comparso della sfilata primavera estate 2000 disegnata da John Galliano per Dior.” Progetti per il futuro? “La collaborazione con Shein durerà ancora diversi mesi e finché sarà in vigore non farò altro nel settore abbigliamento, ma non escludo di proseguire con altre sinergie in altri ambiti. Un esempio? Vi svelo un segreto: mi piacerebbe collaborare con qualche brand di qualità nel mondo del food! Ci pensate che figata #Cane su un bel packaging di leccornie?”
CAMBIARE
Un pezzo
DI ANIMA ELENA RODRIGUEZ, DIRETTRICE DI MUSAS E MET DI SANTARCANGELO, CI RACCONTA IL SUO OBIETTIVO: TRASFORMARE DUE PICCOLI MUSEI IN PUNTI DI RIFERIMENTO PER LA COMUNITÀ.
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di Sabrina Marin / ph Riccardo Gallini
Se dev’essere l’autunno della ripartenza, Santarcangelo ci crede e raddoppia con la riapertura dei suoi rinnovati musei comunali: il MUSAS, Museo Storico Archeologico, e il MET, Museo Etnografico degli usi e costumi della gente di Romagna. Una ripartenza che si completa con la nomina della nuova direttrice, l’archeologa Elena Rodriguez, entrata in carica il 1° settembre dopo la lunga esperienza maturata al Museo Archeologico di Verucchio. Approfittando dell’inaugurazione dei musei, conosciamo la dottoressa Rodriguez. Qual è la priorità a cui far fronte da domani, ora che finalmente i musei sono aperti al pubblico? “Ritengo fondamentale che i due musei convivano ed entrino in sinergia affinché diventino sempre più, nella percezione ma soprattutto nell’attività, un complesso museale unico e omogeneo, in grado di dialogare con il territorio partendo dal patrimonio che custodiscono al loro interno.” Per esempio? “In occasione della riapertura abbiamo ritenuto necessario che la comunità prendesse subito consapevolezza del patrimonio
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culturale ed etnografico con visite guidate full day e con particolare attenzione ai più piccoli, per i quali abbiamo organizzato alcune visite guidate dedicate dal titolo Il MET racconta.” Come può, oggi, un museo cosiddetto di provincia competere con i grandi musei collocati nelle principali città d’arte italiane? E come si può inserire nelle rotte turistiche e rendersi appetibile al pubblico? “Credo che il museo debba parlare più linguaggi per fare in modo che il suo pubblico si allarghi non solo in termini quantitativi ma anche qualitativi. Il museo deve avere un ruolo di riferimento anche fra gli addetti ai lavori, la comunità scientifica e il singolo fruitore. Per i “piccoli comuni” il museo deve diventare un pezzo di anima, come lo sono le biblioteche e i parchi. Il museo della comunità per la comunità. Credo che questo poi sia anche il vero valore aggiunto rispetto ai musei che si propongono sui grandi circuiti turistici che rischiano di risultare distanti dal tessuto locale vero e proprio.” Quali i progetti futuri? “Il nostro rinnovamento è appe-
IN ALTO, ELENA RODRIGUEZ, DIRETTRICE DI MUSAS E MET DI SANTARCANGELO.
“PER I PICCOLI COMUNI IL MUSEO DEVE DIVENTARE UN PEZZO DI ANIMA, COME LO SONO LE BIBLIOTECHE E I PARCHI. IL MUSEO DELLA COMUNITÀ PER LA COMUNITÀ. CREDO CHE QUESTO POI SIA ANCHE IL VERO VALORE AGGIUNTO,”AFFERMA LA DIRETTRICE ELENA RODRIGUEZ.
na iniziato. Lavoro in maniera corale con lo staff del museo e Fo.Cu.S – la Fondazione di partecipazione per la gestione e il coordinamento di attività, istituti e reti di cultura di Santarcangelo, N.d.A. – affinché i musei siano sempre interconnessi con la comunità. Questo ci collocherà in una posizione di grande vantaggio perché potremo stringere collaborazioni a lungo termine con il territorio, pensiamo solo alle scuole, alle quali ci rivolgeremo molto presto. Inoltre, vogliamo che il Museo Etnografico diventi il parco museale della memoria contadina della Valmarecchia.” Come può un museo archeo-
logico mettersi al passo con la rivoluzione tecnologica e la digitalizzazione in corso al giorno d’oggi? “La sfida è mettere in relazione le competenze specifiche che la tecnologia d’oggi richiede con il patrimonio del passato. Se lavoriamo sull’identità, l’innovazione e la trasformazione, riusciamo a dar vita a una vera narrazione, a far sì che gli oggetti esposti non siano percepiti come relegati a una storia che fu, bensì come qualcosa di vivo.” C’è un’opera in particolare fra le tante custodite che si sente di richiamare all’attenzione del visitatore? “Fra le molte opere esposte, segnalerei un piccolo frammento di coccio di Calendario romano conservato al Museo Archeologico che si sposa benissimo con la tradizione santarcangiolese di fiere e feste che ancora oggi sono molto partecipate. Apparentemente il reperto sembrerebbe poco seduttivo ma, se lo leggiamo in modo più approfondito, scopriamo che è un’opera pressoché unica. Pare infatti che ce ne siano solo due in tutta Italia: l’altro si trova al Mann di Napoli. L’invito che rivolgo a tutti è di venire a scoprire i rinnovati Musei di Santarcangelo e le storie custodite al loro interno.” IN MAGAZINE
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UN LIBRO GIANLUCA SPADONI, IMPRENDITORE E IDEATORE DI PERCORSI FORMATIVI, CI RACCONTA IL SUO ULTIMO LIBRO: TREDICI STORIE IMPRENDITORIALI PER ISPIRARE E INFONDERE FIDUCIA NELLA VITA.
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di Lucia Lombardi / ph Riccardo Gallini
“Le idee sono di tutti, lasciamole girare,” afferma Gianluca Spadoni in uno dei suoi potenti mantra. “Ricordiamoci che non siamo isole”: per questo motivo “dalla voglia di intercettare quella parte di Paese che ha gestito il cambiamento attuale” nasce Fai, che ce la facciamo. Pensavo fosse solo un libro, (ed. Franco Angeli/Trend), che presenterà alla 24a convention “Pronti a tutto”. 13 storie imprenditoriali e ispirazionali che hanno in comune “il dono della fiducia nei confronti della vita”. L’autore, classe 1976, è imprenditore, ideatore di percorsi formativi, trainer, docente e speaker. Le sue aule hanno toccato
punte di 400.000 presenze. Il suo ultimo libro ha venduto 5.000 copie. È stato major partner di Anthony Robbins, il più grande formatore motivazionale e life coach del mondo e, in collaborazione con Hi-Performance, è trainer dei due appuntamenti italiani preparatori alla convention annuale di Robbins. Nel tempo ha ricoperto ruoli molto diversi tra loro. È un esempio di grande duttilità. “Ci vogliono skills nuove per affrontare il cambiamento. La formazione deve essere continua, per questo è fondamentale programmare il proprio tempo per acquisire nuove competenze. Il senso della vita te lo dà la motivazione stessa per cui fai le cose e la consapevolezza di ciò che ti guida: non sempre le cose vanno come immaginiamo, ecco perché dobbiamo progettare, formarci, aprirci.” Il famoso piano B, per il quale ci vuole anche molta fiducia nel futuro... “È una grande scintilla di speranza, poiché il dolore passato non deve inficiare il futuro.” Ha definito questo libro “un viaggio fisico e intellettuale” negli affascinanti progetti imprenditoriali. Chi sono gli
intervistati? “Queste 13 storie sono una grande metafora per chiunque leggerà. È stata un’opportunità di scoperta anche per me, ho potuto conoscere storie di vita, cadute, gioie, un vero viaggio nel capitale invisibile, il vero cuore delle persone. Della nostra zona ho preso in esame la storia fenomenale di Pascucci, il food retail più famoso al mondo con all’attivo 700 negozi a livello internazionale.” Come si fa a far crescere le persone? “Coinvolgendole, costruendo un posto in cui vogliano stare.” Oggi si parla tanto di reputazione. Cos’è per lei? “Se c’è una cosa che ho captato anche da tutti i protagonisti delle nostre storie è che la valuta più grande che abbiamo è la nostra credibilità, la nostra reputazione. È un elemento essenziale soprattutto ora che siamo passati dall’economia della visibilità a quella della reputazione. Siamo la prima generazione che vive un cambiamento epocale e se ne rende conto.” Che epoca è la nostra? “L’epoca della conoscenza: vince chi ha idee, conoscenza e competenza. Imparare è impresa quotidiana”.
20 anni di comunicazione
20 anni al lavoro tra carta e pixel Sembra ieri, eppure sono già 20 anni che abbiamo intrapreso quest’avventura. Dalla primavera del 2001 ne è passato di tempo, abbiamo realizzato progettiVANTAGGI per più di 500 clienti. IMMATRICOLAZIONE AUTOCARRO VANTAGGI IMMATRICOLAZIONE AUTOCARRO Con molti di loro collaboriamo tutt’oggi, DI TRASFORMAZIONE INCLUSI COSTI DI TRASFORMAZIONE INCLUSI continuando un rapporto COSTI professionale che BOLLO AUTO RIDOTTO BOLLO AUTO RIDOTTO porta valore nel breve e nel lungo periodo. DEDUCIBILITÀ FISCALE
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Lavoriamo con passione per un marketing etico e creativo. Ai servizi preconfezionati di certe grandi agenzie preferiamo un metodo artigianale, dove le idee e le persone contano più dei processi interni. Questo ci permette di apprezzare ogni aspetto del mestiere e di vivere meglio, dentro e fuori l’ufficio.
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