Cesena IN Magazine 05 2021

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ARIANNA CASADEI

LUSSO DA CALZARE

GIORGIO ERCOLANI

TRA MEDICINA ED EMPATIA

ANDREA MARIO BERT IL CIELO OVUNQUE

c e s e n a

n.5 2021 w w w. i n m a g a z i n e . i t


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EDITORIALE

06 / PILLOLE NOTIZIE DALLA PROVINCIA

12 / PROFILI GIORGIO ERCOLANI

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48 / ARTE ANDREA MARIO BERT IL CIELO OVUNQUE

56 / CULTURA Con questo numero voltiamo pagina, salutiamo un nuovo anno con una nuova veste grafica, che incornicia le tante storie della provincia. In copertina, troviamo il medico e chirurgo forlivese Giorgio Ercolani e l’imprenditrice cesenate Arianna Casadei. Proseguiamo con le interviste a Giovanni Molari, nuovo rettore dell’UniBo, e a Giordano Biserni, presidente dell’Asaps. Ricordiamo il grande Nevone del 2012 insieme agli ex sindaci Balzani e Lucchi, e incontriamo le sorelle campionesse di corsa Valentina e Martina Facciani. L’artista Andrea Mario Bert ci racconta il suo cielo per tutti, mentre il progetto teatrale Altrove ci porta alla scoperta dei borghi. Andiamo poi a spasso per Santa Sofia con Vanni Crociani e incontriamo l’imprenditrice Simona Buda con i suoi animali. Infine, vi proponiamo la lettura del racconto vincitore del premio IN Magazine. BUONA LETTURA!

ALTROVE TEATRO DAL VERO

60 / A SPASSO CON

18 / PROFILI

VANNI CROCIANI IL PAESE DELLA MUSICA

ARIANNA CASADEI

68 / PET’S AMORE

24 / ISTITUZIONI GIOVANNI MOLARI MAGNIFICO RETTORE

31 / IN PRIMA LINEA ASAPS STRADE SICURE

SIMONA BUDA COMPAGNI DI VITA

72 / FOTOGRAFIE CARTOLINE DA… FORLÌ E CESENA

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34 / RICORDI LA GRANDE NEVICATA DEL 2012

41 / SFIDE Edizioni IN Magazine s.r.l. Via Napoleone Bonaparte, 50 - 47122 Forlì | T. 0543.798463 www.inmagazine.it | info@inmagazine.it Anno XXIII N. 5 dicembre/gennaio Reg. di Tribunale di Forlì il 23/11/1998 n.27 Direttore Responsabile: Andrea Masotti Redazione centrale: Clarissa Costa, Beatrice Loddo Coordinamento di redazione: Roberta Invidia Artwork e impaginazione: Francesca Fantini Ufficio commerciale: Gianluca Braga Stampa: La Pieve Poligrafica Villa Verucchio (RN) Chiuso per la stampa il 13/12/2021 Collaboratori: Barbara Baronio, Andrea Bonavita, Dolores Carnemolla, Lucia Caselli, Chiara Fabbri, Ilaria Liberti, Lucia Lombardi, Cristina Mazzi, Francesca Miccoli. Fotografi: Achille Arpinati, Andrea Bardi, Nicola Battistini, Andrea Bonavita, Giorgio Giorgini, Paolo Righi/GRPhoto, Elio Zammarchi, Gianmaria Zanotti.

Tutti i diritti sono riservati. Foto e articoli possono essere riprodotti solo con l’autorizzazione dell’editore e citando la fonte. In ottemperanza a quanto stabilito dal Regolamento UE 2016/679 (GDPR) sulla privacy, se non vuoi più ricevere questa rivista in formato elettronico e/o cartaceo puoi chiedere la cancellazione del tuo nominativo dal nostro database scrivendo a privacy@inmagazine.it

VALENTINA E MARTINA FACCIANI

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77 / RACCONTI CARMELO MANDARÀ PREMIO IN MAGAZINE

80 / VISIONI SFIDARE LA TEMPESTA


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PILLOLE

NATLIVE ANCORA SUL PODIO FORLÌ | Il Premio Speciale EY Start up è consegnato al forlivese Fabio Porcellini, CEO di Natlive S.r.l., per l’impegno nello sviluppo di iniziative imprenditoriali a sostegno dell’innovazione e del progresso tecnologico, in un segmento in grande trasformazione come quello dei media e per la grande attenzione all’inserimento di giovani nel mondo del lavoro. “Ricevere il Premio Speciale EY Start up è uno splendido traguardo, frutto di un lavoro di squadra che ci permette di offrire soluzioni innovative di business continuity,” dichiara Porcellini. “Il mercato premierà sempre più chi saprà sfruttare gli strumenti digitali per creare ecosistemi scalabili, agili, performanti, di facile utilizzo e soprattutto proprietari.”

SIROPACK PER LA SCUOLA CESENA | Lo scorso 30 novembre, presso il Teatro Verdi di Cesena, Siropack Italia ha presentato la struttura dell’innovativa proposta di alternanza scuola-lavoro I am a Pro-Actor, riservata a 45 studenti di terza e quarta superiore di Cesena. Forte dell’esperienza del progetto pilota dell’anno passato, Siropack ha lanciato una sfida agli imprenditori locali: permettere agli studenti di effettuare uno screening completo delle entrate, dei consumi e degli sprechi delle proprie aziende, per poter stilare un report oggettivo sulla sostenibilità ambientale delle stesse. I dati raccolti dagli studenti verranno condivisi con l’Università di Bologna con cui da anni Siropack collabora ospitando il laboratorio di ricerca Tailor nel proprio stabilimento di Cesenatico.

CONFINDUSTRIA ELEGGE ROBERTO BOZZI ROMAGNA | È l’imprenditore Roberto Bozzi il nuovo presidente di Confindustria Romagna per il quadriennio 2021-2025. Otto i vicepresidenti neoeletti: Pierluigi Alessandri, Giacomo Fabbri, Giovanni Giannini, Luca Meneghin, Alessandro Pesaresi, Davide Stefanelli, Tomaso Tarozzi, Alessia Valducci. “La mia presidenza sarà improntata fortemente sulla collegialità,” afferma Bozzi. “L’impegno sarà importante e il lavoro di squadra è il carburante che permette a persone comuni di ottenere risultati non comuni.” I temi in agenda sono: il rilancio del sistema delle imprese, la transizione energetica ed ecologica, strategie e investimenti per le infrastrutture, la formazione e l’attrazione dei talenti.



PILLOLE

TASTEVIN 2022 A CHIARA CONDELLO PREDAPPIO | L’imprenditrice Chiara Condello, dell’omonima cantina di Predappio, è tra i 22 produttori insigniti del premio Tastevin 2022 dell’Associazione Italiana Sommelier per il suo Romagna Sangiovese “Le Lucciole”. Il riconoscimento viene assegnato ai vini che hanno contribuito a imprimere una svolta produttiva al territorio di origine, che rappresentano modelli di riferimento di indiscusso valore nella rispettiva zona, o che hanno strappato all’oblio e riportato all’attenzione del settore vitigni dimenticati.

PREMIATO L’ARTISTA MARCO NERI FORLÌ | L’artista Marco Neri, originario di Forlì, è il vincitore della prima edizione del Premio Osvaldo Licini by Fainplast, il premio dedicato alla pittura italiana. Le opere di Neri saranno esposte in una personale presso la Galleria d’Arte Contemporanea di Ascoli Piceno, la città che lo ha premiato con il riconoscimento, fino al 22 febbraio 2022: la mostra è composta da 40 opere che variano per tecnica e tema, dalla tempera su carta del 2007 alla serie dei padiglioni del 2010 esposta nella sua interezza, formata da 26 tempere su carta, fino alla prima serie composta da 3 opere realizzate utilizzando lo scotch.

ESSERE UMANE AL SAN DOMENICO FORLÌ | La mostra Essere umane. Le grandi fotografe raccontano il mondo, dedicata alle grandi fotografe donne, curata da Walter Guadagnini, sarà visitabile fino al 30 gennaio 2022 presso i Musei San Domenico: 314 fotografie che raccontano l’evoluzione del linguaggio fotografico mondiale a partire dagli anni Trenta, con un’attenzione allo sguardo femminile.

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TRAGUARDI

NUOVI ORIZZONTI IL RESTYLING GRAFICO DELLE RIVISTE IN MAGAZINE

DI ANDREA MASOTTI

ALLE SOGLIE DEL 2022 ERA ARRIVATO DI NUOVO IL MOMENTO DI CAMBIARE E DI CREARE UN COMPLETO RESTYLING GRAFICO DELLA RIVISTA, DAL CARATTERE CONTEMPORANEO MA SEMPRE PIACEVOLE.

Ci rinnoviamo, cambiamo immagine, nei valori di sempre. Perché la storia delle testate IN Magazine è la dimostrazione di come l’apertura verso l’innovazione e il cambiamento siano la chiave di un successo duraturo: da quando il nostro progetto ha mosso i primi passi nel territorio, nel 1998, allo stravolgimento del mondo della comunicazione e dei suoi strumenti che ci ha accompagnato negli ultimi vent’anni, all’ultimo cambio

di look del 2015, fino alle sfide che abbiamo accolto dal fatidico 2020 ad oggi. Per questo, alle soglie del 2022 sentivamo che era arrivato di nuovo il momento di cambiare e di creare un restyling grafico: un’evoluzione che vuole mantenere il carattere contemporaneo, autorevole e allo stesso piacevole e ricco di contenuti delle riviste, sia nella loro versione cartacea sia in quella digitale, per essere sempre vicino ai let-

tori nel raccontare le storie, le esperienze, i personaggi e i luoghi del territorio. Siamo quindi ripartiti da un nuovo formato, rilegato, elegante e dall’alta qualità editoriale; dalle pagine dagli spazi ariosi, con ancora più spazio per le fotografie, ridisegnando infine anche lo stesso nome della testata, più moderno e leggibile, d’impatto. Nel ricordare che un grande progetto è fatto di grandi persone, un primo doveroso grazie va alla squadra di professionisti, collaboratori, giornalisti e fotografi, ai soci e alla redazione interna che lavora a ogni numero con dedizione e cura. Un grazie speciale, poi, ai lettori che ci hanno accompagnato con segnalazioni e indicazioni utili a migliorare, ai partner commerciali che hanno investito e riconosciuto il valore mediatico del progetto, a tutti gli intervistati che con il loro valore e le loro azioni ci hanno permesso di raccontare e visualizzare quanto di bello accade nel nostro magnifico territorio.

Grazie per continuare a leggerci, a sceglierci, ripagando il nostro lavoro con la fiducia. 10


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PROFILI

GIORGIO ERCOLANI TRA SCIENZA ED EMPATIA: UNA VITA DEDICATA ALLA MEDICINA

DI FRANCESCA MICCOLI

FOTO ANDREA BARDI

Giorgio Ercolani è il medico che ogni persona vorrebbe incontrare sul proprio cammino nel momento in cui la malattia sembra allungare ombre sinistre sul futuro. Un chirurgo capace di indossare sotto lo stesso camice il rigore della scienza e la cordiale empatia, l’elasticità del buonsenso e il garbo della persona perbene. Luminare della chirurgia epato-bilio-pancreatica, ricercatore appassionato, professore ordinario dell’Alma Mater, Ercolani è il volto autorevole di una sanità forlivese sempre più votata all’eccellenza. Un cinquantaquattrenne nato con la vocazione del medico: i sogni del Giorgio bambino non erano infatti popolati da voli interplanetari o gol in rovesciata. “Papà geometra e mamma ragioniera, entrambi dipendenti pubblici. Io ho sempre voluto fare il chirurgo,” racconta. “La mia maestra elementare ricordava ancora, a distanza di tanti anni, il mio desiderio di ‘guardare nella pancia delle persone’.” Una volontà sostenuta da un talento precoce. “In

terza media presentai una tesina sul sistema nervoso centrale attingendo informazioni dall’enciclopedia Motta. L’insegnante di scienze, ironicamente fece i complimenti a mia madre, ritenendola autrice del testo.” È solo il preludio di una carriera luminosa, costellata già sul nascere di episodi significativi. “Ricordo quando, non ancora laureato, la notte di Natale venni inviato in Spagna a prelevare un fegato da trapiantare. Una grandissima soddisfazione per me, unico giovane in mezzo ai senior.” Conclusa l’Università, inizia il giro del mondo: tra le tappe più significative quella di un anno in un centro di chirurgia epatobiliare giapponese, e quella di 4 mesi in un centro trapianti di organi solidi di Miami. Una vita da nomade, in slalom tra l’ospedale Sant’Orsola di Bologna e i mille impegni, fino al ritorno nell’amata Forlì. Dal portone principale. “Nel 2015 ho vinto il concorso da primario di chirurgia generale. Per la gioia della mia famiglia: da pendolare mi capitava di dormire a Bolo13


PROFILI

IN APERTURA E IN QUESTE PAGINE, GIORGIO ERCOLANI, IL PRIMARIO DI CHIRURGIA GENERALE DELL’OSPEDALE MORGAGNI.

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gna anche 3 o 4 notti a settimana.” Un arrivo salutato con favore da moglie e figli ma anche da chi, da anni, auspicava l’approdo all’ombra di Saffi della Facoltà di Medicina e Chirurgia. Avere un professore ordinario in casa è stato un passo importante in vista del traguardo. “L’insediamento universitario ha rappresentato una grande conquista, frutto dell’interesse della Fondazione, della visione lungimirante dell’avvocato Pinza, dell’apertura verso la Romagna del rettore Ubertini.” Il primario è un prof. molto amato dagli studenti, “a cui cerco di trasmettere la passione verso il lavoro più bello del mondo, e la consapevolezza che occuparsi della salute delle persone richiede grande responsabilità e competenza.” Non tutto però si può insegnare. “Sapersi rapportare ai pazienti e ai loro familiari è una dote innata.

A uno studente posso mostrare come dare un punto o fare un’anastomosi, ma non si insegna la capacità comunicativa.” Fondamentale soprattutto quando le diagnosi non sono favorevoli. “Un malato deve sempre essere messo a conoscenza delle sue reali condizioni. È necessario essere spontanei, spiegarsi in maniera semplice, senza creare false illusioni ma lasciando sempre la porta aperta alla speranza: la parola tumore non è sinonimo di condanna.” Quando un chirurgo si chiude alle spalle il portone dell’ospedale non è sempre facile switchare, convertire lo stato d’animo. “Un paziente con complicanze ce l’hai sempre in mente, con tutte le ripercussioni che possono esserci in seno alla famiglia. Nel tempo cerchi di farti coinvolgere meno, ma non riesci mai completamente.” Ercolani si fa improvvisamente serio. “Ricordo come


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PROFILI

fosse ora la prima persona morta sotto i ferri: era il 2004 e avevo appena terminato la specialità. Per un medico è sempre una grande, lacerante, sconfitta. Superabile solo se sai di aver fatto il meglio nella consapevolezza che non spetta a noi fare miracoli.” L’altro lato della medaglia rende la quotidianità straordinaria. “Il chirurgo spesso avverte la sensazione di avere la vita tra le mani. Nella prima parte di carriera mi sono occupato di trapianti, intervenendo su pazienti a rischio di morte imminente. Quando l’intervento ha un esito positivo, la soddisfazione è immensa. E spesso con il trapiantato si instaura un legame per la vita.” Anche in ambito onco-

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LA GRANDE PASSIONE DEL DOTTOR ERCOLANI HA I CONTORNI DI UNA PALLA A SPICCHI: “ADORO IL BASKET, SONO REFERENTE MEDICO DELLA PALLACANESTRO 2015.” UN AMORE TRASMESSO AI FIGLI, PROMETTENTI CESTISTI.

logico il ricorso alla chirurgia può regalare anni alla vita. E la ricerca sta facendo passi da gigante. “Nel futuro si ricorrerà sempre più alle terapie mirate e sempre meno alla chirurgia, che oggi rimane il gold standard.” L’imperativo è continuare a crescere e a migliorare “nell’attività clinica come nella ricerca, un mio pallino, senza perdere di vista la chirurgia generale e soprattutto le nuove tecnologie, la robotica, il gli strumenti digitali.” Per presentarsi al top all’appuntamento col bisturi, si tiene in forma con due sedute settimanali di tapis roulant e la partita di tennis del sabato mattina. Ma la grande passione ha i contorni di una palla a spicchi. “Adoro il basket, da qualche anno sono referente medico della Pallacanestro 2015.” Un amore trasmesso ai due figli, promettenti cestisti, molto orgogliosi di un papà dal curriculum ingombrante. “Credo di essere un padre impegnativo: i miei ragazzi sanno che per raggiungere una meta importante è indispensabile il sacrificio. E lo sport è un’ottima scuola in tal senso.” Il direttore del dipartimento chirurgico del Morgagni Pierantoni è legatissimo alla sua Forlì. “Cerco di fare il possibile per dar lustro alla città, che vanta un polo sanitario d’eccellenza a livello clinico e assistenziale ed è destinato a mantenere elevati standard qualitativi grazie all’insediamento universitario. Abbiamo altissime competenze all’Irst ma anche nell’area della chirurgia non oncologica, ad esempio a livello toracico e otorinolaringoiatrico.” Una perla che potrebbe brillare ancora di più attraverso una Romagna unita. Proiettandosi in un futuro tutt’altro che immediato, Ercolani svela un’aspirazione. “Dopo una vita spesa nell’attività clinica mi piacerebbe occuparmi di organizzazione assumendo un ruolo direzionale a livello accademico od ospedaliero. E magari mettere competenza ed esperienza a disposizione della politica. Un mondo che non stimo ma che è impattante sulla vita dei cittadini.” Tuttavia non c’è fretta, ci sono ancora tante persone da restituire alla vita.


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PROFILI

ARIANNA CASADEI FARE E COMUNICARE L’ARTE CALZATURIERA MADE IN ITALY

DI BARBARA BARONIO

FOTO GIANMARIA ZANOTTI

Positività, forza, dedizione e una visione del mondo sempre in costante divenire. Sono alcune peculiarità di Arianna Casadei, responsabile Marketing e Comunicazione dell’azienda di famiglia: la “Casadei” di San Mauro Pascoli, sinonimo delle scarpe di lusso Made in Italy, con un fatturato di 21 milioni di euro e con boutique presenti in Italia e in città come Londra, Cannes, Riad, Mosca, Sofia e Bucarest. Sin dall’infanzia, Arianna ha respirato il ben saper fare e l’amore per l’arte calzaturiera che l’hanno portata ad abbracciare in maniera totalizzante l’esperienza di nonno Quinto, fondatore dell’azienda, e del padre Cesare. A quell’esperienza Arianna ha saputo aggiungere la giusta capacità comunicativa che ha fatto delle scarpe Casadei un must have delle star di tutto il mondo. Appena finiti gli studi universitari, Arianna aveva già capito le grandi potenzialità dell’online e fu proprio lei a suggerire al padre l’opportunità che l’azienda si aprisse al digitale dotandosi di una piattaforma desti-

nata a diventare un’importante vetrina per l’e-commerce. “Mio padre mi disse di portare avanti il mio progetto senza esitazioni”. Dopo un anno, i dati avevamo confermato l’intuizione “e allora anche nonno Quinto mi prese da parte per capire cosa aveva ideato la sua nipotina”. Classe 1988, Arianna è cresciuta in una famiglia aperta alle innovazioni e dove non ci sono state imposizioni. “Ho avuto la fortuna di maturare in un ambiente libero da convenzioni in cui il mio ‘io’ è potuto emergere con le sue peculiarità e passioni. Pensando agli inizi, il momento del turning point, del punto di svolta, è avvenuto quando a 13 anni ho partecipato al mio primo campionato nazionale di nuoto. Ricordo che per quell’occasione mio padre, che spesso era in viaggio per lavoro, aveva scelto di prendersi un’intera settimana di ferie per potermi accompagnare a questa competizione. Purtroppo a causa dell’emotività in vasca sbagliai tutte le gare. Ero così triste perché avevo l’impressione di 19


“OGNI DONNA AMA ESSERE VERSATILE: NOI SAPPIAMO GUARDARE ALLE SUE DIVERSE ANIME. LE MIE SCARPE PREDILETTE SONO QUELLE DEL MIO MATRIMONIO E IL PRIMO PAIO DI SCARPE CON IL TACCO RUBATO A MIA MADRE.”

IN QUESTE PAGINE, ARIANNA CASADEI DELL’OMONIMA AZIENDA CALZATURIERA DI SAN MAURO PASCOLI.

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aver fatto perdere tempo a mio padre. Eppure mi confidò di essere stato molto orgoglioso di aver partecipato con me a questa gara: lui, che aveva girato tutto il mondo, non aveva mai assistito a un campionato nazionale di nuoto e mi ringraziava per avergli permesso di farlo. I miei genitori sono così: hanno saputo sempre donarmi fiducia e hanno avuto grande rispetto per le mie scelte. Un atteggiamento, questo, che mi ha condotta in maniera molto naturale ad entrare nell’azienda di famiglia.” Casadei è un mix di arte creativa ed eccellenza manifatturiera: la grande tradizione artigianale italiana si ritrova in ogni singolo modello, sapientemente creato e rifinito dai migliori artigiani calzaturieri e Arianna lo sa bene, perché per anni ha osservato il nonno

Quinto lavorare. “Lui ha un rapporto viscerale con le sue scarpe. Per mio nonno la donna ha una marcia in più, perché la è la vera multitasker della nostra società.” Arianna Casadei, oggi felicissima mamma di MiaFlora e sposata con Nicolò, dopo gli studi in Scienze della Comunicazione all’Ateneo di Bologna e alcune esperienze nel campo della moda come quella presso Alberta Ferretti, ha saputo portare il suo know-how in azienda aprendo nuovi orizzonti al brand di famiglia che negli anni ha conquistato il cuore di tante celebrità e anche di tante spose che si sono incamminate all’altare proprio con la scarpa dei sogni. “Ogni donna ha diverse personalità,” spiega, “e ama essere versatile: noi sappiamo guardare alle sue diverse anime. È bello creare le nostre Ma-



PROFILI

deleine di Proust, ossia quelle scarpe che poi ci rimanderanno sempre a un dolce ricordo. Guardando mio nonno e mio padre, direttore creativo del brand insieme alla sua compagna Alessandra, è evidente come ogni creazione abbia una peculiarità unica ed esclusiva. Le scarpe del mio matrimonio, ad esempio, sono state disegnate da mio padre e ricamate dalla storica ricamatrice dell’azienda, Oriana Merisi. Sono scarpe tutte lavorate a mano, senza fodera e arricchite con perline e Swarovski. Vere opere d’arte che mi rimandano sempre con tenerezza non solo a quel giorno tanto unico e speciale, ma anche alla nostra Oriana che è venuta a mancare l’anno

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ARIANNA CASADEI HA PORTATO IL SUO KNOW-HOW IN AZIENDA APRENDO NUOVI ORIZZONTI AL BRAND DI FAMIGLIA, DA OLTRE 60 ANNI UN ESEMPIO DELL’ARTE MANIFATTURIERA LEGATA ALLA SCARPA DI LUSSO.

scorso e con cui sono cresciuta tra l’azienda e i laboratori. Ricordo di aver scoperto solo il giorno del mio matrimonio queste scarpe, di cui tutti in azienda hanno serbato il segreto e che mio padre mi ha fatto provare bendata. Il fatto che tanti abbiano contribuito a realizzarle è l’immagine di come siamo noi in azienda. La nostra infatti è una famiglia allargata in cui anche i dipendenti partecipano con passione ed entusiasmo a un grande progetto tutto italiano, dove sperimentare nuove soluzioni tecniche e creative che confermino la nostra esperienza nella ricerca e nell’eccellenza della calzatura lusso.” Aprendo idealmente l’armadio di Arianna si trovano le scarpe che ne raccontano la storia. “Tra le mie predilette vi è il mio primo paio di scarpe con il tacco che rubai a mia madre: una ciabatta a scollo quadrato con tacco in bambù dallo stile anni Novanta. Preziosissima per me la scarpa per il cinquantesimo anniversario dell’azienda: un sandalo con una serie di anelli cavi decorati con Swarovski colorati. Ricordo come fosse ieri quando mi fu affidato, come primo incarico ufficiale, il compito di portare a Parigi questi sandali per un servizio fotografico di grande rilievo. Una responsabilità apparentemente semplice, se non fosse che per un problema di trasporto bagagli allo scalo arrivò solo una delle due valigie. Il mio primo lavoro si è concluso con piccolo disastro, ma questa esperienza mi ha insegnato a restare a galla.” Per il futuro ci sono grandi speranze che partono dal cuore della famiglia. “Mio padre non si è mai posto limiti ed è da questo modus operandi che è nata la nuova linea Floral, dedicata alla sua nipotina MiaFlora. Questa collezione rappresenta tutto di noi: il modello del Blade di cui Casadei è ideatore indiscusso, unito alla bellezza della stampa floreale sui toni del bianco, verde e naturale e tutto realizzato con seta rigenerata Mantero. Un’opera d’arte che mostra l’italianità e la qualità del nostro lavoro e che ci apre a nuove sfide tutte da cogliere, senza rinunciare mai alla tradizione manifatturiera d’eccellenza.”


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SEI ANNI DI SFIDE GIOVANNI MOLARI È IL NUOVO RETTORE DELL’UNIBO

DI LUCIA LOMBARDI

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Riproponiamo in queste pagine l’intervista al nuovo rettore dell’Università di Bologna, Giovanni Molari, personaggio di copertina della nostra edizione di Rimini IN Magazine di ottobre/novembre 2021. L’intervista è stata realizzata prima dell’insediamento ufficiale al vertice dell’Alma Mater, avvenuto ai primi di novembre. Il nuovo Rettore, classe 1973, professore ordinario di Meccanica Agraria, è nato a Bologna ma le sue radici affondano in terra di Romagna: nel Riminese, da parte di padre, e a Bertinoro, da parte di madre. Suo nonno era Rino Molari, insegnante di lettere, partigiano dell’ottava Brigata Garibaldi e membro del CLN di Santarcangelo, che nel 1944 fu trucidato dalle “SS” nel campo di concentramento di Fossoli (Modena) insieme ad altri civili. Cosa ha significato per lei essere il nipote di Rino Molari? “Finché è stata in vita mia nonna Eva, si è parlato poco della tragica vicenda di mio 24

nonno, così dolorosa per lei. In questi ultimi anni mio padre sta studiando i documenti del periodo, cercando di capire i motivi di questa strage, così assurda e così spesso passata sotto silenzio. Nella mia famiglia sono stati sempre presenti valori quali indipendenza del proprio pensiero e rispetto del pensiero altrui. Valori iscritti nello Statuto dell’Alma Mater, ai quali aderisco con grande convinzione personale.” Reggerà l’Alma Mater fino al 2027. Qual è la sua idea di università? “Mi impegnerò a realizzare un Ateneo più libero, indipendente, aperto e rispettoso di tutte le nostre diversità, coraggioso e generoso nei suoi obiettivi, al servizio della società, a partire da studentesse e studenti. Ognuno deve poter portare il suo contributo secondo i suoi talenti. L’Alma Mater deve essere sempre più orgogliosa di essere un Ateneo pubblico, laico, pluralista, che sa essere esemplare per la sua eccellenza scientifica, per l’efficacia e l’innovatività della sua di-


IN QUESTE PAGINE, IL NUOVO RETTORE DELL’UNIVERSITÀ DI BOLOGNA, GIOVANNI MOLARI.

dattica, per la sua responsabilità e generosità nell’impegno pubblico, per la sua autorevolezza e lungimiranza nell’interlocuzione con le istituzioni nazionali e internazionali, per la sua inclusività e la sua attenzione alla qualità della vita lavorativa e alla sostenibilità.” Che effetto le fa essere alla guida di una delle più longeve istituzioni universitarie al mondo, istituita nel 1088? “I sentimenti che in me prevalgono sono senso di responsabilità, voglia di fare e volontà di affermare i nostri valori per il bene comune.” Come ha scelto i suoi collaboratori, in base a quali caratteristiche? “La competenza, l’impegno, la condivisione profonda dei valori ai quali si ispira il nostro grande Ateneo.” Continuerà ad insegnare? Cosa le piace della professione di professore? “Sto definendo la mia agenda in queste settimane ma spero sinceramente di poter continuare a insegnare. Del mio mestiere amo

tutto: il dialogo con gli studenti, il cui entusiasmo è il vero motore dell’Università; il nesso fra ricerca e didattica, che si alimentano reciprocamente; il senso di responsabilità che deriva dalla consapevolezza di quanto sia importante il nostro ruolo nei confronti delle nuove generazioni e della società. Sono certo che ogni docente dell’Alma Mater la pensi a questo modo.” La sua attività di docente di Meccanica Agraria e Direttore del Dipartimento di Scienze e Tecnologie Alimentari dell’Università di Bologna, cosa ha portato ad una terra così vocata all’agricoltura come la nostra? “Credo molto nel dialogo: negli anni è stato importante riuscire a instaurare una relazione tra la didattica, la ricerca e le aziende del settore, superando la gestione a compartimenti stagni. Ho cercato di far in modo che i principali produttori di macchine agricole tornassero a investire in ricerca nel nostro Ateneo.” 25


ISTITUZIONI

Se non avesse fatto l’ingegnere, cosa le sarebbe piaciuto fare? Quali discipline avrebbe abbracciato? “Le mie curiosità sono moltissime, e se non avessi un grande rispetto e un grande interesse per tutte le discipline praticate nel nostro Ateneo, non avrei mai pensato di candidarmi al ruolo di Rettore. Detto questo, ho scelto di fare l’ingegnere proprio perché, diversamente da quel che spesso si pensa, è una disciplina aperta e in dialogo con molte altre.” Cosa legge un Magnifico Rettore? “Personalmente, quando posso, leggo le cose più varie, dai romanzi ai saggi storici. Subito dopo le elezioni del 30 giugno un amico mi

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“DEL MIO MESTIERE DI PROFESSORE AMO TUTTO: IL DIALOGO CON GLI STUDENTI, IL CUI ENTUSIASMO È IL VERO MOTORE DELL’UNIVERSITÀ; IL NESSO FRA RICERCA E DIDATTICA; IL SENSO DI RESPONSABILITÀ,” RACCONTA MOLARI.

ha regalato il Breviario dei politici attribuito al cardinale Mazzarino. Ma non mi ispirerò a quel modello.” Qual è la dote principale che si riconosce? “Non spetta a me giudicare le mie eventuali doti. Sono certo che il dialogo mi aiuterà a migliorare sempre. Il mio sarà un governo plurale e attento al parere di tutti.” Dopo l’elezione a Rettore ha ancora un sogno da realizzare? “Ne ho molti, come docente, come ricercatore e come persona, ma per adesso resteranno nel cassetto. Per sei anni mi occuperò dei progetti dell’Ateneo, che non sono sogni, ma sfide che affronteremo con coraggio e serietà ogni giorno.”


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ART BONUS FORLÌ RINASCE GRAZIE ALLA CULTURA

UN PROGETTO VOLTO A PROMUOVERE LA CULTURA E IL PATRIMONIO STORICO, CHE CONSENTE AI CITTADINI DI PARTECIPARE ALLA VALORIZZAZIONE DELLA CITTÀ, RENDENDOLA ANCORA PIÙ BELLA.

“Esiste un mondo in cui le persone non lasciano che le cose accadano. Le fanno accadere.” Sergio Marchionne La cultura e il patrimonio storico-artistico possono essere un volano fondamentale per lo sviluppo della città di Forlì e per la crescita economica e turistica del territorio. Da questa nuova visione dell’assessore alla Cultura e all’Università Valerio Melandri, nasce il progetto Art Bonus Forlì - Sostieni la Rinascita. L’Art Bonus è una legge straordinaria, unica in Europa, che dà la possibilità alle aziende e ai cittadini di sostenere economicamente un bene pubblico: un teatro, un museo, un monumento, avendo

un beneficio fiscale del 65%. In pratica, se si investono € 100 nel restauro di un bene, lo Stato restituisce € 65 come credito d’imposta. Come ci evidenzia l’assessore Valerio Melandri: “L’Art Bonus è uno strumento importantissimo per la pubblica amministrazione. Fino a pochi mesi fa eravamo l’unico Comune capoluogo che non aveva ancora avviato l’iter per sostenere la cultura e il proprio patrimonio storico. Con questo progetto vogliamo restituire ai cittadini i luoghi della cultura, avviando un’importante azione di riqualificazione, promozione e valorizzazione. Proprio in quest’ottica è stato individuato uno spazio che rappresenta l’ec-

cellenza e l’unicità della città: l’Ex GIL, emblema del razionalismo, che ospiterà il nuovo Auditorium della Musica della città.” L’Amministrazione attuale sta dando una grande opportunità ai suoi cittadini: partecipare alla valorizzazione della propria città, sostenere Art Bonus (direttamente dal sito www.artbonusforli.it) significa investire in una Forlì più bella e partecipata, con nuovi spazi dedicati alle attività culturali. La strategia che sta alla base di questo innovativo progetto è il connubio tra pubblico e privato a sostegno della cultura e del territorio. Le aziende stanno comprendendo che la collaborazione con la pubblica amministrazione è fondamentale: solo investendo sul territorio in cui si fa profitto si darà la possibilità a tutta la comunità di crescere culturalmente ed economicamente. Del resto, come ci ricorda il Sindaco di Forlì Gian Luca Zattini: “La potenza artistica della nostra città, racchiusa in molti scorci architettonici e museali, è sinonimo di coesione sociale, attività turistica e rilancio dell’economia locale. Insieme alle aziende e ai cittadini vogliamo far ripartire le attività culturali e l’economia del nostro territorio.” Le imprese forlivesi stanno rispondendo a gran voce a questa chiamata alle Arti e insieme all’amministrazione pubblica ridoneranno vita all’Ex Gil, l’edificio razionalista più rappresen-


“VOGLIAMO RESTITUIRE AI CITTADINI I LUOGHI DELLA CULTURA, AVVIANDO UN’IMPORTANTE AZIONE DI RIQUALIFICAZIONE, PROMOZIONE E VALORIZZAZIONE,” AFFERMA L’ASSESSORE MELANDRI. “L’EX GIL OSPITERÀ IL NUOVO AUDITORIUM DELLA MUSICA DELLA CITTÀ.”

tativo di Viale della Libertà. In appena quattro mesi sono stati donati dalle aziende del territorio oltre € 90.000 e l’impegno a sostenere il progetto con nuove donazioni sfiora l’orizzonte temporale dei prossimi tre anni. L’Amministrazione al momento può contare su un sostegno economico di € 300.000 (Celanese, Romagna Acque - Società delle Fonti, Bandini Casamenti, Ceracarta, CNA, Confartigianato, Confcommercio, Confesercenti, Flamigni, Siboni, Tecnomec) e altre imprese stanno formalizzando le proposte di donazione. Gli imprenditori del territorio

forlivese sono entusiasti di partecipare alla nascita del primo Auditorium della Musica della città. Grazie ai contributi economici che stanno arrivando, l’Amministrazione attuale darà vita a un luogo in cui la musica vivrà per tutti e in modi diversi: stagioni concertistiche con i grandi nomi della direzione d’orchestra e della musica internazionale (400 spettatori per 150 serate di spettacolo); esibizioni delle scuole di musica e delle associazioni culturali (2.000 studenti in tutta la città); sala di registrazione per artisti e compositori (unica in Emilia-Romagna). Utilizzando le

più moderne tecniche di isolamento, dentro la sala Auditorium sarà possibile essere come in una sala di registrazione, e quindi le orchestre verranno a ‘registrare’ proprio nell’auditorium, favorendo il ‘turismo sonoro’. E in più, sempre nel complesso dell’ex GIL verrà realizzato il Nuovo Museo della Ginnastica e del benessere psicofisico dedicato a Bruno Grandi – uno spazio moderno per riflettere sul nostro corpo e sulla percezione di sé – con un programma di incontri, matinée e proiezioni a tema sport dedicato alle nuove generazioni.

Fundraising & Art Bonus per la Cultura - Comune di Forlì | T. 0543 712432 floriana.deleo@comune.forli.fc.it | www.artbonusforli.it

A LATO, L’ASSESSORE VALERIO MELANDRI. IN ALTO, L’ EVENTO DI PRESENTAZIONE DEL PROGETTO ART BONUS FORLÌ - SOSTIENI LA RINASCITA, 8 OTTOBRE 2021 EX CINEMA ODEON - EX GIL.


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IN PRIMA LINEA

STRADE SICURE ASAPS, IL BILANCIO DI 30 ANNI DI BATTAGLIE

DI CHIARA FABBRI

FOTO ANDREA BONAVITA

Trent’anni di battaglie per la sicurezza sulle strade, trent’anni accanto alle persone, accanto alle famiglie delle vittime. L’Associazione Sostenitori Amici Polizia Stradale ha raggiunto questo traguardo nel 2021 e il suo presidente sin dalla fondazione, l’oggi settantenne Giordano Biserni, ne racconta la storia tra ricordi, anche dolorosi, e soddisfazioni. Asaps è nata a tra le province di Forlì-Cesena e Ravenna dall’idea di un nativo di Premilcuore, laureato in Giurisprudenza ed entrato in Polizia nel 1970, Biserni appunto, e di Franco Corvino, faentino, attuale vicepresidente dell’associazione, per poi essere fondata formalmente da 16 membri della Polizia Stradale di varie sezioni romagnole. “Vedevamo che c’erano cose non andavano, eravamo già in crisi di organico e i sindacati non si occupavano della sicurezza stradale. In particolare nel 1991 ci trovavamo nel momento peggiore delle stragi del sabato sera. Come Polizia Stradale allora rilevavamo la maggior parte degli incidenti: in Italia si contavano 8.000 morti all’anno sulle strade, mentre i dati prima della pandemia erano stabili intorno a

3.200. Nel 2001, nelle due notti del fine settimana, in quelle 16 ore maledette dalle 22 alle 6, si contavano 917 morti all’anno sulle strade italiane, adesso siamo scesi sotto 300,” ricorda il presidente. È partito tutto da qui il percorso di Asaps e del suo presidente, che è anche direttore della rivista ufficiale il Centauro

da oltre 20 anni. Lo slogan creato nei primi anni 2000 racconta un po’ questa storia: È meglio che torni a casa un figlio senza patente, che una patente senza tuo figlio. “Nel weekend assistevamo a due potenziali scenari: se a dei giovani veniva ritirata la patente perché avevano bevuto, ad esempio,” racconta Biserni,

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IN PRIMA LINEA

LA PRIMA BATTAGLIA È STATA QUELLA CONTRO LE STRAGI DEL SABATO SERA, POI L’INTRODUZIONE DEGLI ETILOMETRI, LA PATENTE A PUNTI, LA CHIUSURA DEI VARCHI IN AUTOSTRADA, L’UTILIZZO DEL CELLULARE ALLA GUIDA, E LA LEGGE SULL’OMICIDIO STRADALE DEL 2016, DI CUI BISERNI VA PIÙ ORGOGLIOSO.

NELLA PAGINA PRECEDENTE, IL PRESIDENTE DELL’ASAPS GIORDANO BISERNI. IN QUESTA PAGINA, GIORDANO BISERNI IN SERVIZIO NEL 1973 CON L’AR 2600 COUPÉ.

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“l’indomani i genitori venivano a difendere i figli e spesso ci sentivamo dire di essere stati troppo duri. Il secondo scenario, quello più tragico, si verificava quando i familiari di giovani deceduti in un incidente, o in gravissime condizioni, venivano a ritirare gli effetti personali e spesso anche in questo caso il dito veniva puntato verso la Polizia Stradale ed eravamo accusati di non fare abbastanza controlli. Troppo spesso mi sono trovato a suonare alla porta di una famiglia, per dire che un figlio non sarebbe più tornato a casa.” La prima battaglia di Asaps è stata proprio quella contro le stragi del sabato sera, ma negli anni, affiancate da innumerevoli campagne informative, ne sono seguite tante altre: l’introduzione degli etilometri, la patente a punti, la chiusura dei varchi in autostrada, ultimamente quella sull’utilizzo del cellulare alla guida, per la quale Asaps chiede la sospensione della patente alla prima violazione e sanzioni più aspre, e quella sulla regolamentazione della circolazione dei monopattini. Tra le battaglie di cui Biserni va più orgoglioso ci sono la numerazione dei cavalcavia delle autostrade, all’epoca del tragico fenomeno del lancio dei sassi, e quella storica per la legge sull’Omicidio stradale del 2016. Per Biserni, in questo caso, ha inciso anche un tragico evento che lo ha colpito personalmente, la morte di Pierluigi

Giovagnoli, suo collega, falciato e ucciso il 24 maggio del 2003. Lo ricorda con commozione: “Pierluigi faceva la scorta a una gara ciclistica quando, in senso contrario, arrivò un furgone che avrebbe impattato con i ciclisti; lui gli sbarrò la strada e fu travolto in pieno, scaraventato in mezzo a un frutteto, dove morì. L’uccisore aveva un tasso alcolemico di 3,33 e fu condannato a 1 anno e 2 mesi, mai scontati. Al processo si presentò solamente il teste, che all’epoca dei fatti era nel furgone insieme all’imputato, visibilmente ubriaco. Quando uscì dall’aula, due agenti furono invitati dal giudice a seguirlo, vedendolo entrare in un bar e bere con l’imputato: di nuovo alla guida urtarono un muro in retromarcia.” Biserni è molto fiero anche dei 22 Osservatori sui fenomeni della circolazione stradale, tra i quali quelli sulla pirateria stradale, incidenti di pedoni, ciclisti e monopattini, stragi delle notti del fine settimana, incidenti con l’investimento di animali e Sbirri pikkiati. E infine, ribadisce il grido dell’associazione contro “la

chiusura di molti Distaccamenti della Polizia Stradale, tra cui quello di Rocca San Casciano, proprio posizionati sulle strade statali, le più pericolose in assoluto.” Dati, numeri, osservatori, battaglie, una credibilità che negli anni è diventata massima, con punte di 25.000 soci in tutta Italia. Ma cosa lasciano questi trent’anni a quel poliziotto della Stradale che si imbarcò nell’impresa e che nel 2009 è stato nominato Cavaliere della Repubblica? “Mi hanno regalato il rapporto con la gente, con tanti familiari di vittime della strada, con le associazioni; mi hanno fatto conoscere molti colleghi in giro per l’Italia che hanno ancora tanta passione per il loro lavoro e questo mi commuove ancora. Siamo stati a fianco del cittadino come la Stradale di una volta, al servizio dell’utente della strada. Noi abbiamo garantito la certezza di un’associazione libera nel pensiero e sempre motivata sui temi della sicurezza sulla strada, con una grande attenzione alle riforme. Se tornassi indietro rifarei tutto.”


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RICORDI

LA GRANDE NEVICATA

L’EVENTO PIÙ RICORDATO E FOTOGRAFATO: IL NEVONE DEL 2012 A FORLÌ-CESENA

DI FRANCESCA MICCOLI

Nevone, un termine entrato di prepotenza nel lessico di forlivesi e cesenati all’alba dell’anno 2012. L’ultimo dei tre giorni della merla riservò infatti una sorpresa, destinata a entrare nella memoria: una nevicata eccezionale ingentilì profili e paesaggi dall’entroterra alla riviera, conferendo un’aura di magia a panorami divenuti improvvisamente lunari. A distanza di dieci anni da quell’evento meteorologico estremo, abbiamo chiesto agli allora sindaci di Cesena, Paolo Lucchi, e di Forlì, Roberto Balzani, di rivisitare quelle fredde ma altresì ‘caldissime’ giornate. “Impossibile non ricordarle!” l’esordio di Lucchi. “Me le rammentano spesso anche le persone che incontro per strada o a cena, c’è una memoria collettiva diffusa di quel periodo.” Momenti indimenticabili ma anche imprevedibili in una Romagna solatia. “Una nevicata di tale portata si verifica una volta ogni cento anni. Il mio predecessore Giordano Conti ha dovuto fronteggiare un solo inverno nevoso in due mandati, io ben dieci 34

e addirittura il Nevone,” dichiara allargando il sorriso, prima di indicare con precisione il perimetro temporale di quell’avventura. “Il 31 gennaio, giorno in cui iniziò a nevicare, ero a un’assemblea di quartiere a Borello e da quel momento fui operativo 24 ore su 24 per quindici giorni, rientrando a casa solo per dormire.” Sparito dai radar domestici, il sindaco fece rientro tra le mura amiche solo la sera del 14 febbraio. “All’arrivo, mia moglie mi ricordò che, essendo San Valentino, avrei dovuto portarla fuori a cena.” A Cesena la nevicata del 2012 è divenuta addirittura un prodotto editoriale. “Pubblicammo un libro con il contributo dei giornalisti del territorio, venne distribuito in diverse migliaia di copie assieme ai quotidiani locali.” E proprio il mondo della comunicazione fu protagonista di un episodio divertente. “Il giornalista Rai Antonio Farnè per quattordici giorni aprì tutti i TG da piazza del Popolo, realizzando una ventina di collegamenti quotidiani. Un impegno gravoso al punto che l’Unità uscì


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PH ACHILLE ARPINATI


RICORDI

PH GIORGIO GIORGINI

IN QUESTE PAGINE, ALCUNE IMMAGINI DELL’INCREDIBILE NEVICATA DEL 2012.

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con l’articolo Salvate il soldato Farnè. In realtà per l’inviato non fu così terribile: andò avanti a piadina per tutto il periodo! In seguito siamo diventati amici e capita di ricordare quel periodo con piacere.” All’ombra della Biblioteca Malatestiana l’emergenza è stata affrontata dai cittadini con atteggiamento mutevole: “In principio ci sono state reazioni di rabbia, nella seconda fase è scattato un meccanismo di comunità strepitoso di cui Cesena ha beneficiato per anni. Centinaia di persone chiamarono in Comune per sapere come rendersi utili. A fine febbraio, a emergenza ormai alle spalle, premiammo con una spilla realizzata per l’occasione ben circa 500 volontari. La Protezione civile esisteva già ma è cresciuta fino alla dimensione odierna proprio in quei giorni.” Un’esperienza che trova molte analogie nelle parole di Roberto

Balzani, sindaco di Forlì dal 2009 al 2014. Anche il docente universitario bipartisce l’esperienza in bianco. “Ricordo, in veste di amministratore, la complessità dell’organizzazione da mettere in campo. Non eravamo ovviamente pronti a un evento estremo del genere e furono necessari due o tre giorni per venire a capo della situazione. Frangenti difficili anche per l’impossibilità di prevedere quanto tempo sarebbe durata l’emergenza. Ma la reazione fu positiva perché la macchina comunale resse la prova: creammo un presidio continuo in municipio, con il personale presente a rotazione, dimostrando una flessibilità che di solito non appartiene alle amministrazioni pubbliche.” A fronte delle difficoltà, anche risvolti positivi. “Forlì sembrava Cortina, l’immagine di una località alpina aveva soppiantato quel-


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“A FORLÌ, L’IMMAGINE DI UNA LOCALITÀ ALPINA AVEVA SOPPIANTATO QUELLA DEL ‘CITTADONE’ DI PIANURA,” AFFERMA BALZANI. “UNA NEVICATA DI TALE PORTATA SI VERIFICA UNA VOLTA OGNI CENTO ANNI,” COMMENTA LUCCHI.

PH NICOLA BATTISTINI

la del cittadone di pianura. E fu piacevole l’allentamento della vita quotidiana, il recupero di una dimensione naturale perduta.” Il ritorno alla normalità richiese meno tempo del previsto. “Con esborsi notevoli ci eravamo procurati tantissimi mezzi spalaneve ma, a febbraio inoltrato, il rialzo termico sciolse la neve più rapidamente del previsto. Da un quartiere periferico ricevemmo la chiamata di alcuni residenti che ci intimarono di intervenire prima che il sole sciogliesse la neve!” Anche Balzani si dedicò al racconto dell’emergenza in presa diretta. “Tenni un diario sul Sole 24 ore con le riflessioni a caldo su quello che stava capitando. Oggi è bello ricordare: a distanza di tempo, si tende a rimuovere gli aspetti drammatici e a rivivere gli aspetti più gioiosi di un periodo incredibile.” 38

PH ELIO ZAMMARCHI


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SFIDE

TWIN RUNNER VALENTINA E MARTINA FACCIANI, CAMPIONESSE DI CORSA E MARATONA

DI CRISTINA MAZZI

FOTO GIANMARIA ZANOTTI

Un lungo abbraccio che corona un sogno, anzi due. Quelli delle sorelle gemelle Valentina e Martina Facciani, che dopo tutti quei chilometri macinati su strada, montagna, pista e campestri fin da ragazzine – perché “va bene tutto, purché si corra” – hanno visto concretizzarsi di fronte a loro la strada che volevano. Una foto stampata in mente, scattata dopo aver tagliato il traguardo dell’ultima maratona. Perché quando si entra nel ‘tunnel’, come lo chiamano loro, è difficile uscirne. “Gare, amicizie, emozioni, endorfine a mille, quando si corre tutto appare diverso, più bello.” E la fatica? “C’è, eccome se c’è,” ammettono. “Ogni volta è durissima, ma la soddisfazione ripaga di tutto.” Le sorelle podiste TwinRun, titolari insieme a Emanuele Gollinucci della Palestra FT Studio in via Quinto Bucci a Cesena, oggi sono atlete “in pace con se stesse, perché sappiamo che il nostro massimo lo abbiamo raggiunto, ce l’abbiamo fatta, insomma. Ri-

confermando non solo le vittorie sportive, ma anche il forte legame che ci accompagna da tutta la vita.” Partiamo dalle prime: “La soddisfazione sportiva più grande,” inizia Valentina, “è stata la vittoria, cinque volte consecutive dal 2014 al 2018, del Campionato italiano di corsa su strada con la società Corradini Calcestruzzi.” Anni bellissimi, raccontano le pistaiole, come si autodefiniscono, “sempre sulla cresta dell’onda. Ci guidava la voglia di riconfermare quello che avevamo fatto l’anno prima.” E poi c’è l’altra metà, Martina. Oltre ai successi di Valentina, “perché siamo sempre state in società insieme,” spiega, “ho vinto due volte il Campionato italiano di maratona, raggiungendo così il massimo dei miei traguardi sportivi.” Entrambe quando parlano di questo sport, vent’anni dopo i primi passi, si emozionano ancora. “Già dalle prime uscite provi una forte sensazione di potere, ti senti viva e forte per aver compiuto un’impresa che mai avre41


INSIEME A EMANUELE GOLLINUCCI, VALENTINA E MARTINA HANNO CREATO IL METODO TRIFIT, PREMIATO DAL CONI: UN ALLENAMENTO FUNZIONALE BASATO SULLE ESIGENZE SPECIFICHE DELLE PERSONE.

IN QUESTE PAGINE, LE SORELLE GEMELLE VALENTINA E MARTINA FACCIANI, CAMPIONESSE ITALIANE DI CORSA E MARATONA.

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sti pensato di compiere. I primi 5 km? Una soddisfazione.” Tutto è iniziato a 17 anni “con le campestri a scuola,” racconta Martina. “Veniamo da San Piero e la scelta lì era poca: calcio, pallavolo, ginnastica artistica e basket. I Giochi della Gioventù ci hanno permesso di avvicinarci a uno sport diverso. Un giorno, mentre gareggiavamo a Cesena durante le superiori, ci venne a vedere l’allenatore del campo di atletica. Ci contattò e ci chiese se volevamo iniziare a correre. Noi, ovviamente, abbiamo accettato. Il babbo ci portava due volte a settimana al campo di atletica a Cesena per gli allenamenti più tecnici, gli altri li facevamo a San Piero da sole, o meglio, insieme. Insomma, il movimento ci ha unito ancora di più: l’una ha sempre spronato l’altra a dare di più. Anche quando ci veniva il pensiero smetto, oppure oggi non esco a correre, fuori fa due gradi, l’una dava il coraggio all’altra per continuare. Forse è per questo che siamo ancora qui.” Anche dopo i periodi duri. “Quando studiavamo andavamo a correre tutti i giorni, facevamo 8/9 allenamenti a settimana, circa 120 km in tutto,” raccontano le allenatrici Fidal. “Ma solo oggi abbiamo

raggiunto il vero equilibrio: ci alleniamo 5 o 6 volte a settimana, facciamo qualche gara la domenica che finisce sempre con un piatto di tagliatelle e il giorno dopo si torna a lavorare nella nostra palestra: questo per noi è il massimo.” Lo sport resta un toccasana. “Vediamola così: siamo entrambe mamme e ci prendiamo cura delle nostre famiglie, andare a correre rappresenta l’unica oretta in cui spegni il telefono. Aumenta la forza fisica e mentale. E poi a tavola fai quel che vuoi!” Nel 2020, Valentina, Martina ed Emanuele Gollinucci hanno creato il metodo Trifit, premiato dal Coni. “Abbiamo strutturato l’allenamento funzionale sulla base delle esigenze specifiche delle persone. Si prepara tutto il corpo attraverso gli esercizi a corpo libero o di piccoli attrezzi come il Kettlebell, fino a diventare più forti ed elastici. Ma la cosa più importante è il gruppo: in pratica abbiamo amplificato quello che succede da sempre tra me e mia sorella. Il Coni ci ha premiati anche per aver creato un Truck durante la pandemia: una palestra mobile in cui allenarsi all’aperto, dove si vuole. Non ci fermiamo qui, abbiamo tantissime idee da sviluppare nel mondo del fitness.”


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DANIELE ZANDOLI CON CERTEZZA VERSO I PROPRI SOGNI

PROFESSIONISTA DA OLTRE 40 ANNI NEL MONDO DELLA FINANZA, DANIELE ZANDOLI AFFIANCA I PROPRI CLIENTI AIUTANDOLI A RAGGIUNGERE GLI OBIETTIVI ATTRAVERSO STRATEGIE DI GESTIONE DEL RISPARMIO E INVESTIMENTI.

“Abbiate coraggio, restate in Italia che è il Paese più bello del mondo, dove si vive meglio. Abbiate fiducia in voi stessi come l’ebbi io quando nel 1985 lasciai il dorato posto fisso in banca, le 14 mensilità e una probabile buona carriera, per la libera professione.” È il messaggio che Daniele Zandoli, cesenate, ‘romagnolo purosangue’, consulente finanziario e patrimoniale ma non solo, lancia alle giovani generazioni. Seduto alla sua scrivania in studio, attorniato dalle foto della sua bella famiglia e dai quadri che realizza nel tempo libero, professionista da 40 intensi anni nel mondo della finanza, ha le idee chiare. “Chi crede in se stesso e ha voglia di fare, anche di rischiare con un briciolo di sana pazzia, ce la fa.” Nato in una famiglia umile, è cresciuto nelle campagne della prima periferia di Cesena, giocando nella cava che oggi è diventata


“AL CENTRO DEL MIO LAVORO VI È LA PERSONA CON I SUOI SOGNI E LA POSSIBILITÀ DI RAGGIUNGERE GLI OBIETTIVI PREFISSATI IN TRASPARENZA E SEGUENDO LE REGOLE,” SPIEGA ZANDOLI, CHE OGGI LAVORA IN TEAM CON IL FIGLIO ALESSANDRO, AFFIANCATO DALL’ASSISTENTE FRANCESCA.

il parco Ippodromo. Conseguita la laurea in Lettere a Bologna Daniele Zandoli ha i primi approcci con l’insegnamento che però dopo pochi mesi abbandona. “Fare l’insegnante non era il mio destino. Oggi si direbbe che era un mondo lento, io invece mi sentivo rock, già allora alla ricerca di nuove sfide e progetti. Ho puntato al mondo delle banche, entrai alla Popolare di Cesena, nove anni che hanno costituito una tappa fondamentale per la mia formazione.” Nel tempo libero inizia a collaborare come giornalista sportivo al Resto del Carlino, erano le stagioni eroiche del Cesena in serie A e scrive anche per La Stampa, il Messaggero, il Guerin Sportivo, il Tirreno. “Da 30 anni intervisto gli allenatori, una vicenda umana e professionale molto formativa. Potrei scrivere un libro pieno di aneddoti, curiosità e divertimen-

to.” Anche quel mondo però comincia ad andargli stretto. Tante tutele ma mai un sussulto. “Ho compiuto la scelta della vita. Mentre tutti cercavano di entrare in banca io ne uscii. Ricordo le lacrime di mia madre molto preoccupata per quella scelta. Invece sfruttando le conoscenze tecniche e relazionali acquisite alla Popolare ho intrapreso la carriera di Consulente finanziario. Era il 1985, entravo in un mondo che nasceva allora e guardandomi indietro posso affermare con soddisfazione di averci visto giusto, non solo per il benessere economico, ma per la crescita umana e intellettuale che questa professione mi ha permesso di raggiungere.” Viaggi in tutto il mondo, master in SDA Bocconi, all’Imperial College di Londra, a Boston e Harvard col supporto dell’Università Cattolica di Milano. Per vent’anni manager, gestore di risorse

umane prima in Romagna e poi in Triveneto. “Ho convinto oltre cinquanta colleghi, quasi tutti impiegati di banca, a ripetere la mia esperienza e mi ringraziano ogni volta che li incontro. Tra i quali anche mio figlio Alessandro il quale, dopo i consueti nove anni in banca ordinaria, è venuto ad affiancarmi a gestire le esigenze dei clienti che ci affidano i loro risparmi. Ho attraversato momenti critici da allora, tra cui quelli del 2001 e del 2009, senza mai perdere freddezza e lucidità, nell’interesse di chi ha avuto fiducia in me, molti sin dai tempi dell’uscita dalla Popolare. Gli italiani sono splendidi risparmiatori, ma pessimi investitori, viziati per decenni dalle comode lusinghe dei titoli di stato o del mattone. Oggi quelle certezze non ci sono più ed è necessario pianificare la propria vita e i propri obiettivi affidandosi a professionisti che

IN ALTO, DANIELE ZANDOLI CON IL FIGLIO ALESSANDRO E L’ASSISTENTE FRANCESCA.


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sappiano fare con coscienza e onestà il proprio mestiere. Come si fa andando dal medico quando si sente un dolore fisico o dal sarto per un vestito su misura.” Imprenditore con varie iniziative immobiliari, da un decennio investe nel turismo a cominciare dall’alberghiero. Il suo fiore all’occhiello è il bagno Florida 66 a Cesenatico. “Il ramo d’azienda legato all’hospitality è gestito da mio genero Guido. Da febbraio partiremo con un’iniziativa nella ristorazione in cui credo moltissimo, affidandoci a un team di chef giovani ma già collaudati e ambiziosi.” Da molti anni consigliere del Panathlon Cesena, si impegna nel sociale, sostiene lo IOR

e l’IRST. Insomma, mai fermo. “Un mio antico maestro diceva che non si smette di fare le cose perché ci si invecchia, ma ci si invecchia perché si smette di fare le cose. Quando mi sento un po’ tirato mi dedico ai miei bonsai o me ne vado in barca in mare a pescare o vado a funghi nelle splendide foreste del nostro Appennino. Ma prima di tutto c’è la famiglia.” Soprattutto nel weekend Daniele Zandoli si dedica alla famiglia con Marisa, compagna da quasi mezzo secolo, le adorate nipotine Arianna, Sofia e Alice, i figli. “È tradizione il pranzo del sabato, quando ci ritroviamo tutti attorno al tavolone a gustare i manicaretti

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di mia moglie; viviamo in quello che chiamiamo ‘il villaggio’, con le case dei tre nuclei vicine, a 100 metri dall’Abbazia del Monte, circondati dalla natura pur essendo a 300 metri dal centro. Un buen retiro zeppo di ricordi, hobby, divertimenti e l’orto a servizio di tutti. La gioia è osservare come i miei figli abbiano imboccato le mie strade. Alessandro è in team con me, Elisabetta è giornalista professionista e lavora a Teleromagna. Credo di aver seminato bene e soprattutto di aver trasmesso loro quella sana pazzia nel cercare di non accontentarsi mai. Correre, reinventarsi, creare progetti. I sogni si possono realizzare, basta crederci.”



ARTE

IL CIELO OVUNQUE ANDREA MARIO BERT ALLA CONQUISTA DEGLI SPAZI URBANI

DI BEATRICE LODDO

FOTO ANDREA BONAVITA

Cosa significa avere il coraggio di cambiare strada Andrea Mario Bertocchi, cognome che in arte ha abbreviato in Bert, lo sa bene: “Sono entrato all’Accademia di Belle Arti di Bologna a 25 anni, dopo una laurea in Economia,” racconta, “ma sono sempre stato circondato dall’arte e dal bello, per cui da ragazzino pensavo che avrei fatto il collezionista.” Ma oggi che ha trentasette anni, Bert vende le sue tele e investe, per farsi conoscere e riconoscere, in progetti di arte urbana e di collaborazione con realtà diverse fra loro, mettendo accanto alle gallerie le committenze di eventi e non solo. “Dopo la triennale all’Accademia, in cui ho studiato pittura, ho deciso di seguire un ulteriore di corso di specializzazione di due anni 48

in Arti visive, che mi ha permesso di capire meglio come un artista possa, oggi, farsi riconoscere e lasciare un segno, non solo tramite quello che fa ma anche come lo fa, perché come e dove si posiziona un’opera possono fare la differenza: è una sala in una galleria, oppure è in un casolare abbandonato? Nonostante questo approccio di tipo più complesso che mi ha dato tante nozioni, non ho lasciato il mio medium preferito, che è il dipinto. C’è chi passa alla fotografia, o alla scultura, ma per me non c’è nulla che mi faccia stare bene come dipingere. Mentre lo faccio sono completamente assorto: hai mai sentito il suono che fa il pennello sulla tela? Per me è quella la musica più bella.” Bert ama dipingere in particolare un sogget-


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GRAZIE ALLA COLLABORAZIONE FRA BERT, L’ASSOCIAZIONE OLVIDADOS, IL GRUPPO MARGHE ALL STAR E IL COMUNE DI FORLÌ, È STATO POSSIBILE DARE UN NUOVO VOLTO AI CAMPETTI DEL PARCO DI VIA DRAGONI, PER L’OCCASIONE DEDICATI ALLA MEMORIA DI MATTEO MARGHERITINI E VIGOR BOVOLENTA.

IN QUESTE PAGINE, L’ARTISTA ANDREA MARIO BERT E I SUOI CIELI, DIPINTI SUL CAMPO DA PALLACANESTRO DEL PARCO DI VIA DRAGONI.

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to, che forse li racchiude un po’ tutti: il cielo. Un processo creativo che ha al centro non un’osservazione pedissequa del reale, ma una vita sentimentale, un mondo interiore in cui la vastità del cielo solcata da nuvole è come una parafrasi della vita, con i suoi alti e bassi, con le sue ombre ma anche con le sue luci, in cui la contemplazione delle sue tele ti immerge. Un soggetto che da subito ha eletto a sua cifra stilistica e che con lui si sta evolvendo, nel tempo e nello spazio. Come nel caso dei campetti del Parco di via Dragoni, dedicati alla memoria di Matteo Margheritini e Vigor Bovolenta, dove una felice ispirazione ha portato alla luce una collaborazione feconda. “Tutto è iniziato nel 2018, quando per caso ho scoperto che un giocatore dell’MBA si era fatto realizzare un campetto da pallacanestro

tutto decorato. E allora ho pensato: perché non farlo anche io?” Il racconto di Bert sulla genesi del progetto è sincero e nasconde una traccia di coraggiosa incoscienza: “L’idea iniziale era quella di decorare unicamente una lunetta, e farlo di notte, un po’ illegalmente, certo… ma poi con l’associazione culturale Olvidados abbiamo deciso di proporlo direttamente al Comune di Forlì. Grazie a questo, siamo entrati in contatto anche con il gruppo Marghe All Star, che aveva intenzione da molto di effettuare un intervento di recupero nella zona.” Il progetto, poi, come tanti altri, si è fermato per via del Covid, e solo a primavera 2021 è stato possibile per Bert impugnare gli strumenti del mestiere e dedicarsi all’impresa. Due settimane di lavoro intenso, che


AL CENTRO: DI CESENA, DELLA CULTURA, DELLA RINASCITA. Nuova sede per CLC: il Centro Linguistico riconosciuto anche “Cambridge Preparation Centre” torna nel cuore della città, dove ha operato per più di 40 anni. Resta la formazione a distanza per privati e aziende, ma ad essa si affianca finalmente anche la formazione in presenza: nella nuova sede in viale Mazzoni 31/A, a due passi da piazza del Popolo e a piano terra, i corsisti ritroveranno la competenza e l’efficacia che da sempre contraddistingue CLC.

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ARTE

hanno poi portato il campo da pallacanestro e l’attiguo campo da pallavolo a diventare un piccolo polo d’attrazione, anche grazie all’intervento del Comune che, contestualmente all’acquisto delle migliori vernici Mapei per l’opera di Bert, ha anche installato un impianto di videosorveglianza e un sistema di illuminazione. “Mi è arrivata da poco la notizia che questa esperienza straordinaria si ripeterà in un altro parco, a San Martino in Rio in provincia di Reggio Emilia. Senza dubbio anche questo sarà un cielo, ma ultimamente i miei cieli si stanno adornando di nuovi elementi colorati, simbolo delle vibrazioni, della musica…”

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“PARTECIPARE A DUE ESPOSIZIONI ALL’ESTERO SONO STATI MOMENTI INCREDIBILI, MA CREDO CHE USCIRE DALLE GALLERIE E DALLE MOSTRE SIA UN BENE: COSÌ LA MIA ARTE È DAVVERO PER TUTTI. PROPRIO COME IL CIELO.”

Se deve parlare di altri artisti, Bert è piuttosto categorico: “Non ho tempo per guardare cosa fanno gli altri: sono talmente concentrato sui miei progetti, che vorrei avere cento braccia! Quando si è emergenti non si deve passare troppo tempo a guardare gli altri. Non solo perché a volte ti prende un po’ di sconforto, ma soprattutto perché guardare ciò che fanno gli altri è uno stimolo così forte che è quasi intollerabile. Dopo un evento come la Biennale di Venezia, sono tornato a casa con la testa che scoppiava di idee e suggestioni. Se poi vogliamo parlare di grandi nomi, non posso non citare Van Gogh, Caravaggio, Rembrandt… e, passando allo scenario musicale, Mozart. Più che il loro lavoro però mi tocca la loro sofferenza, il loro coraggio. Van Gogh non ha mai venduto un solo quadro, eppure ha sempre creduto in ciò che vedeva quando dipingeva. È il coraggio dell’artista, ciò che mi fa più emozionare in questi grandi nomi. Oltre al fatto che a differenza loro, io ho avuto la fortuna di essere stato un bambino felice.” Ultimissima esposizione al pubblico per Bert è stato il Gipsy Garden, a inizio dicembre, per il quale ha allestito, con l’aiuto della fidanzata Gloria Montalti, l’ingresso e l’uscita della manifestazione tenutasi ai Magazzini del Sale di Cervia: “Ho realizzato due tele di 4x4 metri, un lavoro immenso. Le ho intitolate Solo chi sogna può volare, in tema con il sogno che era il fil rouge dell’evento. Fra le grandi soddisfazioni più recenti, oltre ad essere stato indicato fra i finalisti al Concorso Nazionale di Arte Attuale di EneganArt, grazie al quale parteciperò alla mostra Legàmi a Palazzo Strozzi. Negli ultimi mesi ho partecipato anche a due esposizioni all’estero, una a Bratislava, una a Cracovia, per i rispettivi Istituti Italiani di Cultura: sono momenti incredibili di orgoglio, eventi che fanno sicuramente curriculum. Ma credo che uscire dagli spazi propriamente culturali, dalle gallerie e dalle mostre, sia un bene: così la mia arte è davvero per tutti, anche per chi non ci fa caso. Proprio come il cielo.”


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CAMPOMAGGI BORSE UNICHE CHE RACCONTANO UNA STORIA

MARCO CAMPOMAGGI, FONDATORE DELL’OMONIMO BRAND, NEL LIBRO “IL RUMORE DELLA NECESSITÀ” CONDIVIDE IL PROPRIO PERCORSO: UNO DEI DIVERSI TASSELLI DI UNA NARRAZIONE CHE VUOLE COINVOLGERE ED EMOZIONARE FUORI DAGLI SCHEMI.

“Credo che tante persone che si trovano a fare cose di successo possano raccontare storie come la mia: c’è qualcosa che ti porta su una certa strada ma non è affatto detto, soprattutto all’inizio, che quella sia l’unica strada possibile,” afferma Marco Campomaggi. Quel qualcosa che ti porta avanti è Il rumore della necessità, ciò che dà il titolo al libro scritto da Marco Campomaggi e che ha dato vita a un progetto di comunicazione più ampio, al suo recente esordio, con un evento tenutosi a Milano il 14 dicembre in collaborazione con il narratore, poeta e divulgatore Roberto Mercadini. Da questa stagione il brand, che ha investito sia nella realizzazione del nuovo sito e-commerce, sia nella comunicazione dei valori del brand, ha scelto di raccontarsi attraverso uno storytelling capace di valorizzare al massimo non solo i prodotti della collezione ma quello che di fatto li rende unici nel loro genere.


DA SEMPRE SINONIMO DI ARTIGIANALITÀ E SPERIMENTAZIONE COSTANTE MA ANCHE DI VALORI CHE VANNO OLTRE ALL’IDEA DI PRODURRE BORSE ‘ALLA MODA’. UN MODO DI PENSARE CHE DÀ VALORE ALLA RICCHEZZA CHE I SEGNI DEL TEMPO E DELL’UTILIZZO LASCIANO SUGLI OGGETTI.

Campomaggi infatti è da sempre sinonimo di artigianalità e sperimentazione costante ma anche di valori che vanno oltre all’idea di produrre borse ‘alla moda’. Un modo di pensare che dà valore all’inesperienza, tanto quanto all’esperienza, alla bellezza dell’imperfetto, alla ricchezza che i segni del tempo e dell’utilizzo lasciano sugli oggetti. Da qui nasce il nuovo video More than a Bag per la stagione FW 2021 che, in modo emozionante, racconta i ricordi e le emozioni che una borsa porta con sé e che il suo utilizzo può rievocare nel corso del tempo. Il brand Made in Italy, nato a Teodorano di Romagna, ha fatto sue le antiche tradizioni di lavorazio-

ne della pelle come l’intreccio, l’applicazione e la spaccatura a mano delle borchie, la tinta in capo vegetale di ogni singolo pezzo, realizzato esclusivamente in vacchetta naturale o in vacchetta e tessuto. Questo rende ogni borsa e ogni accessorio Campomaggi unico nel suo genere, proprio per la ricchezza di sfumature che il fatto a mano e la colorazione naturale aggiungono al prodotto. Una scelta di stile, certo, ma anche di valori. Incontri, sconfitte, errori, scelte individuali, scoperta progressiva di sé e delle proprie capacità, ascoltando il proprio rumore e seguendo le proprie convinzioni: tante scelte contribuiscono a creare un percorso di

cui spesso si racconta solo il successo finale. Forse però la cosa più importante si cela in quello che è accaduto nel frattempo, che fa di questo percorso un racconto unico di vita. Il libro Campomaggi è nato dalla volontà di Marco Campomaggi di condividere il proprio percorso, ed è una storia in cui è facile riconoscersi, da imprenditori e non, perché ognuno ha il proprio Rumore della necessità ed è importante conoscerlo e ascoltarlo per arrivare alla propria realizzazione unica. Da qui nasce l’idea di presentare il libro attraverso interpretazioni e voci eccellenti, a partire dal monologo inedito di Roberto Mercadini: un racconto vivo e dal

Via San Carlo 2707/2709, San Carlo di Cesena (FC) | www.campomaggi.com

vivo, un modo nuovo di raccontare qualcosa di essenziale per il brand Campomaggi ma andando oltre, facendosi alta esperienza in alta voce. Dice Marco Campomaggi: “Quello che vogliamo creare è un’esperienza unica che poi potremo e vorremo condividere con tutti coloro che amano il brand e ne condividono la visione, grazie alla strategia digital che stiamo mettendo a punto. Qui comincia una narrazione in cui crediamo fortemente e che vuole coinvolgere ed emozionare al di fuori degli schemi. Ci vuole un po’ di coraggio, per realizzare cose belle. A volte, più che una scelta, è una necessità e bisogna seguirla.”

“More than a bag”. Scopri la storia.


CULTURA

TEATRO DAL VERO IL TEATRO SI UNISCE ALLA SCOPERTA DEI PICCOLI BORGHI

DI LUCIA CASELLI

I nostri nonni non terminavano una giornata senza sedersi in circolo a raccontare e ascoltare storie e leggende, nutrendosi del folklore romagnolo. Questa nobile arte non si pratica più e le piccole comunità, soprattutto del nostro Appennino, hanno perso gran parte dei loro abitanti, ma la sete di tramandare, ridere e scherzare è rimasta e c’è chi ne sta facendo tesoro. Altrove - Teatro dal Vero, è il progetto messo in piedi da Enrico Gentili, grafico e insegnante di improvvisazione teatrale della compagnia Theatro con sede a Cesena, che nel 2017 ha dato vita a un’idea: portare gratuitamente il teatro dove non c’è, generalmente in piccoli borghi della provincia e non solo, con pochissimi abitanti. Da qui il nome di Altrove, un luogo altro. “Il progetto è nato dall’unione di diverse passioni,” spiega Gentili, “tra cui l’improvvisazione, i piccoli paesi densi di storia dislocati lungo i nostri rilievi collinari e montuosi e la spasmodica ricerca di ristoranti in cui mangiare bene.” Ad attirare l’attenzione 56

di Enrico, cesenate cresciuto nella seconda casa di famiglia a Balze, sono state le insegne. “Girando in moto avvertivo grande curiosità verso incroci segnati da cartelli con nomi particolari mai sentiti prima. Partivo per l’esplorazione. È così che ho conosciuto luoghi insoliti, ognuno con una incredibile storia e in molti casi solo una manciata di abitanti.” Nell’aprile di quattro anni fa il primo spettacolo a Formignano. I presenti hanno apprezzato e i protagonisti sono rimasti soddisfatti. Ora, con il supporto della Regione, del Consorzio Romagna Iniziative, dell’Anci regionale e dell’Unione Buddhista Italiana, ogni anno in media sono almeno 6 gli spettacoli firmati Altrove, ognuno in un posto diverso, a cui si aggiungono altri eventi per salvaguardare la memoria locale. Si svolgono all’aperto, solitamente nella piccola piazza della località scelta, oppure al chiuso durante la stagione invernale. “Ho scelto l’improvvisazione,” racconta ancora Enrico Gentili, “perché si adatta meglio


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CULTURA

IN APERTURA, ALCUNI DEI MEMBRI DEL PROGETTO ALTROVE. IN QUESTA PAGINA, UN MOMENTO DELLO SPETTACOLO “ARRANGIATO” A CAPANNE.

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al teatro di un tempo, come la commedia dell’arte fatta da squattrinati che racimolavano soldi girovagando ed esibendosi senza copione. La differenza è che i nostri spettacoli sono gratuiti.” Come nasce un Altrove? “Una volta che abbiamo l’appoggio degli abitanti ci documentiamo sul luogo, facciamo una cena con loro, parliamo con i più anziani per raccogliere suggestioni e informazioni sui personaggi caratteristici di un tempo. Quando arriva il momento fingiamo di dover realizzare uno show serio, ma ogni volta manca qualcosa o qualcuno e siamo costretti ad arrangiare uno spettacolo su due piedi, coinvolgendo il pubblico a cui facciamo domande legate al folklore che caratterizza il posto. Ogni risposta,” continua, “è una sorpresa e quindi è impossibile prepararsi prima. Non resta che

mettere in scena cinque sketch comici improvvisando e il risultato è sempre esilarante.” Oltre a Enrico Gentili, Altrove è: Kristian Fabbri, Sara Bucherini, Daniela Tontini, Manuel Casadei, Mirko Cavallaro, Stefano Piraccini, Sara Suzzi, Fabio Bianchi e Andrea Giovacchini. Un’altra particolarità è il modo in cui viene comunicato l’evento: inizialmente la location è nota solo agli abitanti – d’altronde è per loro che avviene l’esibizione – solo una settimana prima viene resa pubblica, in modo che chiunque abbia modo di organizzarsi e supportare il turismo locale. Tra i luoghi toccati finora ci sono Tavolicci, Capanne, Rontagnano, Gattara, Sapigno, Calbano… “Il mio sogno?” conclude Gentili. “Fare un Altrove nel Poker Club di Selvapiana.”


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A SPASSO CON

IL PAESE DELLA MUSICA VANNI CROCIANI CI RACCONTA LA SUA SANTA SOFIA

TESTO E FOTO ANDREA BONAVITA

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“SANTA SOFIA È UN PAESE CON LA MUSICA DENTRO. IN MOLTE FAMIGLIE C’È QUALCUNO CHE SUONA O HA SUONATO NELLA BANDA ROVERONI, UNA VERA ISTITUZIONE IN PAESE E NELLA VALLATA DEL BIDENTE.”

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BELLE EPOQUE

Vanni Crociani con la musica ci è nato e cresciuto, l’ha respirata fin dall’infanzia. Giocava con la musica ancor prima di scrivere, la stravolgeva da adolescente in vecchi capannoni riconvertiti a improbabile sala prove, l’ha studiata, maneggiata e scritta. Insomma, Vanni Crociani è la musica a Santa Sofia. Il suo percorso artistico, infatti, parte ancor prima della sua nascita, già dal lontano 1880 quando il trisavolo di Vanni entrò nella Banda Roveroni, una vera e propria istituzione in paese e nella vallata del Bidente. Da quella data in poi, nella sua famiglia c’è sempre stato qualcuno all’interno della banda, a volte anche più di un elemento contemporaneamente. Il bisnonno Luigi, infatti, divenne capobanda. Suo figlio Luciano, a sua volta all’interno della formazione, ebbe una figlia, Luciana, che sposò il padre di Vanni, Alfredo, che suonò anch’egli in banda. Con questo

albero genealogico quindi non è strano vedere Vanni Crociani nei panni di capobanda, dove suona anche suo fratello Fausto. “Santa Sofia,” dice Vanni, “è un paese con la musica dentro. In moltissime famiglie c’è qualcuno che suona o ha suonato nella Banda Roveroni. Molti bambini vengono a scuola di musica e hanno davvero tanta passione che portano avanti negli anni formando anche alcuni gruppi e piccole band. Io stesso, iniziando prestissimo a suonare – avevo infatti cinque anni quando mi iscrissero a pianoforte – ho portato avanti negli anni la passione per la musica su più livelli. Diplomato al conservatorio Bruno Maderna di Cesena nel 2002, sono tornato a Santa Sofia iniziando subito a insegnare nella scuola di musica che frequentavo da piccolo. Contemporaneamente agli studi al conservatorio però, assieme ad alcuni amici, ci piaceva sperimentare, provare

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“DIPLOMATO AL CONSERVATORIO BRUNO MADERNA DI CESENA NEL 2002, SONO TORNATO A SANTA SOFIA INIZIANDO SUBITO A INSEGNARE NELLA SCUOLA DI MUSICA CHE FREQUENTAVO DA PICCOLO,” RACCONTA.

IN QUESTE PAGINE, VANNI CROCIANI, VOCE DEGLI EQU E LA SUA SANTA SOFIA.

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accordi e arrangiamenti nuovi e perché no, scrivere pezzi nostri. Nel ‘96 nacquero così gli Equ, un gruppo di sei ragazzini con poca esperienza ma un’infinita passione: per la musica e per la birra Eku 28, da cui deriva il nome. Ci trovavamo a suonare in quella che noi chiamavamo ‘La Stanza’: un piccolo ambiente ricavato da un magazzino in aperta campagna, dove potevamo suonare a tutte le ore senza dare fastidio a nessuno e sognare di poterci esibire in palchi ben più rinomati. La perseveranza ci portò in qualche modo a suonare in un locale di Milano, Le Scimmie, dove riscuotemmo un discreto successo tra il pubblico. Facemmo alcune serate e, durante una delle nostre esibizioni, in sala era presente una produttrice che ci sentì suonare e ci propose una collaborazione.

Di lì a poco eravamo stati selezionati per il Festival di Sanremo nella categoria giovani. Non potevamo crederci. Da ‘La Stanza’ eravamo finiti a Sanremo! L’emozione di quel palco naturalmente fu immensa, un’esperienza incredibile che ci ha dato modo di conoscere personaggi che fino ad allora avevamo visto solo in TV o sui giornali, Mogol, Bonolis e tanti altri. Un ricordo che porteremo sempre dentro di noi. Portammo la canzone L’Idea e ovviamente quell’anno moltissime radio la passavano in alta rotazione. Era bello sentire una nostra canzone passare nelle radio più famose. Dopo l’esperienza di Sanremo tornammo a Santa Sofia, dove scoprimmo che per l’occasione era stato montato un maxischermo e durante le nostre esibizioni il tifo in piazza


ATTENZIONE, COMPETENZA E PRECISIONE SEMPRE Gruppo Keope nasce alla fine degli anni ’90, quando una famiglia di professionisti decide di avviare uno Studio Commerciale conferendo le esperienze maturate in ambito fiscale, commerciale e manageriale. Le competenze apportate anche dai professionisti in ambito giuridico hanno completato il progetto imprenditoriale che ha preso definitivamente forma ed in breve tempo la struttura è stata in grado di soddisfare le esigenze della clientela più varia. Lo studio si dedica alla consulenza di direzione aziendale e all’attività di temporary manager, attività che hanno reso necessaria l’apertura di studi in altre zone del territorio ove pricipalmente viene svolta attività, attualmente la struttura oltre alla sede principale di Forlì, possiede altri due uffici direzionali, uno sito a Bologna e l’altro a Ravenna. Recentemente, vista l’esigenza e le caratteristiche della clientela che sempre più spesso opera in un mercato globale, il Gruppo ha aperto uffici di rappresentanza /commerciali all’estero.

GRUPPO KEOPE Tel. 0543 26300 | info.keope@gruppo-keope.it FORLÌ V.le Vittorio Veneto, 9 BOLOGNA Via Dell’Arcoveggio, 11 RAVENNA Via Berlinguer 84/96


A SPASSO CON

DALLE PRIME PROVE IN UN MAGAZZINO IN CAMPAGNA ALL’ESPERIENZA AL FESTIVAL DI SANREMO, CON LA SUA BAND EQU. “QUANDO TORNAMMO A SANTA SOFIA FUMMO ACCOLTI COME I CAMPIONI DEL MONDO,” RACCONTA VANNI.

era ‘da stadio’. Al nostro ritorno fummo accolti come i campioni del mondo! Sorrisi, lacrime e abbracci ci avvolsero completamente, facendoci sentire quanto è meravigliosa la gente del nostro piccolo paese alla fine della vallata del Bidente, Santa Sofia. Di tutto questo devo ringraziare due persone: mio nonno Luciano per avermi trasmesso l’amore per il mio paese e per la pittura ma anche per la musica e l’arte in genere – infatti Luciano Greggi è stato un pittore molto conosciuto, tanto che gli è stata dedicata una via proprio di fronte alla bottega che aveva nel borgo – e mio padre Alfredo, che fin da piccolo mi ha fatto conoscere la meraviglia della musica classica, una musica che ti apre il cuore e la mente e pone le basi per lo studio di qualsiasi altro genere musicale.” 66


Dal 1922, solo a Lu go La tradizione continua a Lugo: passione e qualità sono la base della nostra filosofia rivolta ad un pubblico attento che cerca un prodotto curato che si distingue. Oltre alla cerimonia proponiamo un abbigliamento quotidiano che spazia dall’abito per l’ufficio a uno più sportivo e informale sempre aggiornato. Il nostro assortimento di oltre 800mq saprà soddisfare ogni esigenza e occasione: cerimonie, lauree e ampie proposte per divise aziendali. Vestiamo dalla 44 alla 84, taglie regolari e conformate.

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PET’S AMORE

COMPAGNI DI VITA TRA CASA E LAVORO, L’AMORE PER GLI ANIMALI DI SIMONA BUDA

DI DOLORES CARNEMOLLA

FOTO ANDREA BONAVITA

Il suo volto è senza dubbio legato all’amore per gli animali e per la natura: Simona Buda è la titolare di Robinson Pet Shop – e da qualche mese anche presidente di Alea Ambiente. In lei trovano terreno fertile interessi legati al mondo animale, all’ecologia, al rispetto per l’ambiente così come temi attinenti alla pedagogia e all’educazione infantile. Simona infatti ha insegnato per otto anni alla scuola materna, poi ha lasciato l’insegnamento per la strada imprenditoriale percorsa insieme al marito, Gianni Casadei. Tutte passioni coltivate da anni e maturate in una personalità eclettica e vulcanica in cui ogni scelta è fatta con una sensibilità fuori dal comune e vissuta con consapevolezza, passione e quel tocco di romanticismo capace di permeare una quotidianità fatta di piccole cose e di grandi gesti. L’incontro con il primo animale domestico risale a quando Simona aveva sette anni: 68

“SICURAMENTE UNA CASA CON GLI ANIMALI È UNA CASA PIENA DI VITA,” RACCONTA SIMONA BUDA. UN VERO E PROPRIO BRANCO, IL SUO, COMPOSTO DA 2 GATTI, 2 CANI E UNA TARTARUGA.

“Mi ricordo come fosse ieri, io che guardavo la tv in salotto con i nonni,” ricorda Simona, “e mio padre che entrò in casa con questo batuffolo bianco che a primo sguardo mi era sembrato un agnellino. Invece era un volpino italiano di nome Niki, così chiamato perché nacque il giorno in cui Niki Lauda vinse il campionato di Formula 1. Niki è

vissuto per 20 anni e sono cresciuta insieme a lui.” Oggi – che Simona è madre e moglie – ha in casa due gatti, due cani e una tartaruga: “Vivono con noi due meravigliosi gatti Maine Coon, fratello e sorella, Arturo e Victoria,” racconta Simona. “Sono due gatti splendidi, due super coccoloni di 14 e 11 kg di dolcezza. Riempiono davvero la casa, oltre che di peli, di amore incondizionato. Poi c’è Aldo, barboncino nano che è con noi da quasi 15 anni. Nonostante l’ età è un cagnolino davvero dinamico, intelligente e affettuosissimo.” Aldo ha sempre accompagnato ovunque Simona e la sua famiglia nei loro viaggi, complice il fatto che ormai la maggior parte di strutture vacanziere, hotel, ristoranti, sono diventati pet friendly con un attenzione sempre maggiore per gli amici a quattro zampe e per le loro esigenze. Tra le ultime avventure vissute insieme al barboncino Aldo c’è la passeggiata


in bicicletta sul carrellino da rimorchio lungo la ciclabile Dobbiaco-Cortina. “Poi c’è Quinzy,” continua Simona, “il nostro pastore tedesco che tutti i giorni viene con noi in azienda e che Gianni si porta nei suoi trail running in montagna. Infine c’è Uga, una tartaruga di terra che vive con noi da 11 anni e che adesso è in letargo. È assolutamente domestica perché ti viene a cercare fin dentro casa quando vuole il cibo.” In casa, gli animali della famiglia di Simona sono un vero e proprio branco con tutte le gerarchie del caso dettate dalla loro stessa natura e dalle loro abitudini. Ognuno ha i propri spazi, si rispettano, giocano, dormono vicini. “Sicuramente una casa con degli animali è una casa piena di vita,” continua Simona. “Danno da fare, vanno curati, accuditi, amati, ma crescere con un animale a fianco è estremamente educativo per un bambino che impara a prendersi cura di un es-

sere vivente, a gestire la sua pulizia, a giocarci insieme o a rilassarsi accarezzandolo sul divano. Mio figlio quando fa i compiti ha sempre i due gatti sulla scrivania e Aldo accanto ai piedi: dice sempre che gli danno serenità. La pet therapy d’altronde è utile non solo per i bambini ma anche per noi adulti. Durante il lockdown avere in casa un amico a quattro zampe per tanti è stata un’ancora di salvezza.”

IN ALTO, SIMONA BUDA, TITOLARE DI ROBINSON PET SHOP, CON UNO DEI SUOI MAINE COON E ALDO, IL BARBONCINO NANO.

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“La bellezza intesa come strumento di benessere e felicità assume per me un valore universale,” afferma Miranda De Mare, consulente di immagine e titolare della Miranda Image Consulting di Cesena. “Non parlo solo del bello come se fosse uno stereotipo da seguire per raggiungere la perfezione, ma di una bellezza dove il o la cliente trova un modo per volersi più bene, prendendosi cura di sé e valorizzando ogni suo punto di forza.” Miranda De Mare si è formata per anni nelle migliori scuole e accademie, specializzandosi poi

per diventare una Image Designer con l’obiettivo di valorizzare l’immagine di uomini e donne nella loro completezza, un’alchimia di particolari che è frutto delle sue diverse competenze. “Faccio questo lavoro da trent’anni, ho iniziato ad amarlo quando ne avevo appena quattordici. All’epoca vivevo in un piccolo paesino della Basilicata, forse 300 anime e non di più, troppo piccolo per me, quindi decisi che mi sarei trasferita in una città più grande. Vero, Cesena non è grandissima, ma a me sembrava enorme! La Romagna

mi è entrata nel cuore, mi ritengo una figlia adottiva fortunata perché qui mi sono sentita subito a casa, ed è proprio qui che ho deciso di rimanere e crescere come professionista aprendo il mio primo salone a 21 anni. Da allora,” continua, “ho trasformato la mia attività ogni qual volta sentivo che potevo fare qualcosa in più per offrire una diversità di servizio, e anche uno stile più metropolitano, un qualcosa di più innovativo. Sono sempre stata convinta che la mia piccola grande Cesena avrebbe apprezzato un salone alternativo!” Nel suo studio-salone cesenate, l’invito è di quello di cogliere e valorizzare puntando all’unicità e alla personalizzazione, partendo dai capelli, passando poi al make-up e all’abbigliamento, fino alla scelta del profumo perfetto che tiri fuori la vera essenza delle persone. “Non nascondo che non è sempre stato facile, molte volte mi hanno presa per matta! Dieci anni fa, ad esempio, ho iniziato uno studio sull’armocromia, un metodo per capire quali colori ci valorizzano in base ai nostri colori naturali: oggi è un servizio molto richiesto, ma ai tempi era molto di nicchia e le mie clienti rimanevano stupite quando, per scegliere un colore di capelli giusto da proporgli, iniziavo ad appoggiare i drappi colorati vicino al viso. Per fortuna ho tenuto duro, ci ho creduto profondamente e oggi credo sia proprio questo sistema di lavoro che crea la differenza.” Miranda è inoltre formatrice e direttrice artistica di Image De-


“OGGI LE PERSONE SONO ALLA RICERCA DELLA PROPRIA IMMAGINE E DEL PROPRIO STILE, DANNO MOLTO PIÙ VALORE AL SENTIRSI BENE, CHE NON È SOLO UN DESIDERIO DI VEDERSI BELLE MA È PROPRIO UNA SENSAZIONE CHE TI RIMANE ADDOSSO,” RACCONTA MIRANDA DE MARE.

signer Academy, la prima accademia italiana di armocromia e consulenza d’immagine dedicata ai parrucchieri, con la quale condivide con i colleghi il suo know-how. “Il confronto con i miei colleghi di tutta Italia mi dà sempre più conferma del grande cambiamento che il nostro settore sta affrontando. Oggi le persone sono davvero alla ricerca della propria immagine e del proprio stile, danno molto più valore al sentirsi bene, che non è solo un desiderio di vedersi belle ma è proprio una sensazione che ti rimane addosso: è quel mo-

mento in cui, appena finisco una cliente, solo guardandola uscire capisco che quel giorno potrebbe vincere ogni guerra, perché si sente invincibile. L’autostima passa sempre anche dalla propria immagine, più ci piacciamo più siamo a nostro agio in ogni relazione.” Ad agosto è uscito anche il suo primo libro, scritto proprio per tutti gli Hair Stylist che vogliono introdurre questo metodo nei propri saloni, più di 1.000 copie vendute in poche settimane: “Devo dire che sono stata molto felice della risposta ricevuta,

il risultato mi fa capire che nel mio settore c’è ancora tanto di bello e di importante da offrire ai propri clienti. Il mio sogno e la mia missione sono di condividere la mia esperienza con i miei colleghi, le cose belle ma anche le difficoltà che ho trovato in questo percorso, che penso possano essere di aiuto per tutti coloro che vorranno approcciare questa professione. È cambiato davvero molto il modo in cui approccio alla mia clientela, sono cambiata io man mano che crescevo ma soprattutto è cambiato il mondo del beauty.”

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IN QUESTE PAGINE, MIRANDA DE MARE CON IL SUO STAFF ALL’INTERNO DEL SALONE MIRANDA IMAGE CONSULTING.


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La freschezza della bella stagione, il calore dell’autunno, lo scintillio del Natale. Raccontiamo l’anno appena trascorso di Forlì e Cesena con quattro foto che rappresentano altrettanti momenti della vita cittadina. Le foto sono scattate dai fotografi amatoriali dei gruppi Facebook Cartoline da Forlì & Dintorni e Fotografiamo Cesena!

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Alpha Immobiliare è una realtà solida e in rapida espansione. Lo prova la nuova filiale che verrà inaugurata a Forlì tra febbraio e marzo: si tratta della sesta per l’agenzia immobiliare nata a Forlimpopoli nel 2017, e sarà invece la seconda nella città capoluogo di provincia. “Abbiamo bisogno di allargarci perché la mole di lavoro è tanta,” spiega Daniel Saliaj, fondatore del Gruppo. “Siamo soddisfatti del risultato raggiunto finora e appena termineranno i lavori di ammodernamento ci installeremo in via Domenico Bolognesi 177, mantenendo sempre l’agenzia di viale Vittorio Veneto.” Saliaj ha deciso di mettersi in proprio quattro anni fa, spinto dal desiderio di stravolgere il

mondo della mediazione immobiliare. “Lavoravo già nel settore e a un certo punto ho sentito che era arrivato il momento di lanciarmi in qualcosa di più grande, mi sentivo pronto a credere nelle mie idee professionali, e quindi a metterle in pratica,” racconta. “Nel tempo, mettendole alla prova le ho cambiate più volte e continuo a farlo tuttora, adattandole, perché sono sempre in evoluzione.” Insieme all’alta professionalità degli agenti che fanno parte del team, è questa la ricetta vincente che ha permesso una crescita così veloce di Alpha, anche se inaspettata per il suo fondatore. “Sono soddisfatto del risultato raggiunto, dopotutto è quello in

IN QUESTE PAGINE, DANIEL SALIAJ, FONDATORE DEL GRUPPO, CON I SUOI COLLABORATORI.


IL SERVIZIO INNOVATIVO METTE IN CAMPO OGNI RISORSA PER SEGUIRE I CLIENTI FINO AL RAGGIUNGIMENTO DEI LORO OBIETTIVI, OFFRENDO SERVIZI COME: STIMA DELL’IMMOBILE, PROMOZIONE, VALUTAZIONE E CONSULENZA FINANZIARIA.

cui speravo anche se non me l’aspettavo in meno di cinque anni.” Il gruppo Alpha Immobiliare è ben radicato nel territorio e capace di distinguersi. “Ci avvaliamo di una squadra numerosa e valida, realizziamo prospetti di vendita personalizzati, con valutazioni gratuite anche online dell’immobile per semplificare il procedimento e dare una risposta in tempi brevi. Inoltre, siamo in grado di valorizzare ogni struttura tramite foto e video professionali pubblicati sui nostri canali social, un ulteriore elemento che ci permette di differenziarci mostrando al potenziale acquirente gli immobili dal loro profilo migliore.” Sul fronte compravendita, in un mercato come quello immobiliare che può cambiare rapidamente e che lo ha fatto con l’emergenza pandemica, negli ultimi anni Saliaj ha notato che i clienti sono più proiettati verso l’acquisto piuttosto che l’affitto, sia nel Cesenate che nel Forlivese. Il motivo per Alpha è presto detto: “Le banche agevolano gli acquisti con mutui e finanziamenti. Questo permette a più persone, soprattutto a una giovane coppia, di accedere facilmente a un

prestito, ovvero il primo passo per poter realizzare una famiglia. L’acquisto di una casa una volta era il coronamento dopo anni di spese d’affitto, ora al contrario è la base, un vero e proprio punto di partenza per la crescita e la stabilità famigliare. Una solidità che la locazione non riesce a garantire.” Dal punto di vista dei due territori provinciali, Daniel Saliaj registra invece alcune differenze. “Cesena ha un mercato più alto rispetto a Forlì. Significa che gli immobili hanno un costo maggiore, mentre se parliamo di quantità di richieste di vendita o di acquisto, queste si equivalgono.” Tra i servizi offerti da Alpha Immobiliare per chi vuole vendere, vi è la stima dell’immobile, le attività promozionali, la gestione completa del cambio casa e il pacchetto di presentazione premium, che comprende un tour virtuale, la planimetria tridimensionale, servizi fotografici e l’home staging: l’arredamento virtuale o reale degli spazi che si intendono acquistare, una pratica innovativa che conferisce loro maggiore prestigio. Per chi desidera investire, invece, può contare su agenti specialisti nella mediazione per ottenere la

certificazione dell’immobile; un reparto investimenti a disposizione per analizzare dettagliatamente l’aspetto economico, il profilo di rischio e le potenzialità future di sviluppo; e infine la consulenza finanziaria. Per tutti invece sono disponibili pareri tecnici, legali, notarili e fiscali. A dimostrazione che Alpha Immobiliare, grazie alla sua squadra di esperti formati direttamente in agenzia, mette in campo ogni risorsa per seguire i clienti in modo esclusivo fino al raggiungimento dei loro obiettivi.

Forlimpopoli | Via Filippo Turati 1/A, | T. 0543 1801524 Cesena | Via Cervese 251 | T. 0547 071408 Cesena | Via Zuccherificio 163 | T. 0547 062377 Forlì | Viale Vittorio Veneto 52 | T. 0543 1947150 Meldola | Via Roma 98 | T. 0543 1801524 info@alphacase.it | www.alphacase.it


Teatro Bonci

CALENDARIO DICEMBRE 2021 / APRILE 2022 2 – 5 dicembre

CADUTO FUORI DAL TEMPO

dal testo di David Grossman progetto, elaborazione drammaturgica, interpretazione Elena Bucci e Marco Sgrosso regia Elena Bucci 7 dicembre OPEN uno spettacolo di Daniel Ezralow 10 dicembre PIANO SOLO Alessandro Taverna, pianoforte 18 – 19 dicembre POUR UN OUI OU POUR UN NON di Nathalie Sarraute regia Pier Luigi Pizzi con Umberto Orsini e Franco Branciaroli 21 – 22 dicembre OBLIVION RHAPSODY uno spettacolo di e con gli Oblivion: Graziana Borciani, Davide Calabrese, Francesca Folloni, Lorenzo Scuda, Fabio Vagnarelli regia Giorgio Gallione

★ 30 – 31 dicembre

BLU INFINITO direttore artistico e coreografo Anthony Heinl performers Antonella Abbate, Leonardo Tanfani, Carlotta Stassi, Matteo Crisafulli, Giulia Pino, Giovanni Santoro, Nadessja Casavecchia Evolution Dance Theatre

7 gennaio SUL BEL DANUBIO BLU musiche di Johann Strauss adattamento e regia Corrado Abbati 12 gennaio DUO ANNA TIFU E GIUSEPPE ANDALORO Anna Tifu violino Giuseppe Andaloro pianoforte 15 – 16 gennaio CON IL VOSTRO IRRIDENTE SILENZIO Studio sulle lettere dalla prigionia e sul memoriale di Aldo Moro ideazione, drammaturgia e interpretazione Fabrizio Gifuni 20 – 23 gennaio GIACOMINO E MAMMÀ da Conversaciones con Mamà di Santiago Carlos Oves e Jordi Galceran traduzione, adattamento, regia Enrico Ianniello con Isa Danieli, Enrico Ianniello 29 gennaio GERSHWIN SUITE / SCHUBERT FRAMES coreografie di Michele Merola / Enrico Morelli produzione MM Contemporary Dance Company 31 gennaio LA MAGIA DEL FLAUTO Karl-Heinz Schütz flauto solista Ensemble da camera del Maderna musica di Mozart 8 febbraio DON JUAN coreografia Johan Inger produzione Fondazione Nazionale della Danza / Aterballetto

cesena.emiliaromagnateatro.com

Stagione 21/22 ERT / Teatro Nazionale Direzione Valter Malosti

10 – 13 febbraio PEACHUM Un’opera da tre soldi di Fausto Paradivino regia Fausto Paradivino con Rocco Papaleo, Fausto Paradivino

2 aprile PROGETTO ČAJKOVSKIJ Ilya Grubert violino Stefano Pagliani direttore Orchestra Sinfonica del Conservatorio Maderna

24 – 27 febbraio Earthbound ovvero le storie delle Camille liberamente ispirato a Staying with the trouble di Donna Haraway di e con Marta Cuscunà

IL DELITTO DI VIA DELL’ORSINA (L’Affaire de la rue de Lourcine)

4 marzo AURE CESENATI musiche di Petrini Zamboni, Ghini, Della Massa Masini, Bersani, Rabuiti Yuri Ciccarese flauto Luca Dalsass violino Giovanni Costantini violoncello Pierluigi Di Tella pianoforte coro Musica Enchiriadis Pia Zanca Direttore e pianista 6 marzo MAROCUBA Marialy Pacheco & Rhani Krija 9 – 10 marzo L’ATTESA di Remo Binosi regia Michela Cescon con (in o.a.) Anna Foglietta, Paola Minaccioni 17 – 20 marzo GROUNDED di George Brant interprete Linda Gennari regia Davide Livermore

7 – 10 aprile

di Eugène Labiche con Massimo Dapporto, Antonello Fassari, Susanna Marcomeni, Francesco Brandi, Andrea Soffiantini regia Andrée Ruth Shammah

Regala un mondo di emozioni. Regala il teatro. ERT Winter Card 35€ 2 ingressi a scelta al Teatro Bonci e una bottiglia per brindare

27 marzo …SEQUENZE ONDE SERENE… Fabrizio Sirotti, pianoforte ed elettronica / composizioni originali per il Teatro Bonci 29 – 30 marzo SOLO. THE LEGEND OF QUICK-CHANGE di e con Arturo Brachetti

La Card è in vendita dal 27 novembre all’8 gennaio

0547 355959


RACCONTI

PREMIO IN MAGAZINE IL VINCITORE DELL’EDIZIONE 2021 È CARMELO MANDARÀ

DI BEATRICE LODDO

Non è un nome nuovo per la giuria del Premio IN Magazine, Carmelo Mandarà. Negli anni infatti il vincitore del premio di quest’anno ha partecipato varie volte, senza mai piazzarsi finora sul podio. Ma il suo racconto, Beppe e il Covid, ha stupito piacevolmente i giudici del concorso, che nella motivazione per il primo premio hanno dichiarato: “Con uno stile disinvolto e garbato, l’Autore riesce a costruire una storia divertente sulle conseguenze collaterali della pandemia. Al centro dell’episodio narrato si colloca la sobria semplicità del protagonista e del suo mondo, una piccola realtà sociale trasformata di colpo dal Covid. Il racconto si fa apprezzare per la ironica leggerezza che dà sapore alla narrazione e ci aiuta a resistere alle angosce di questa nostra vicenda contemporanea e perfino a sorriderne.” Si capisce molto di Carmelo Mandarà leggendo il suo racconto, ambientato nei luoghi della sua vita quotidiana, e in cui, ci confessa, ha anche inserito qualche volto noto. Il racconto, infatti, rappresentando con acume e ironia una generazione ancorata alle tradizioni, ai luoghi e alle abitudini,

rivela il suo sguardo e il suo affetto verso ciò che ha intorno nella sua Scicli, in provincia di Ragusa, dove dopo la carriera in campo medico – è stato il Direttore del Dipartimento Integrazione Socio Sanitaria presso l’Ausl7 di Ragusa per circa 20 anni – si gode dal 2012 la pensione fra viaggi, montagne di libri e l’esercizio della scrittura, passione accantonata per anni ma ora felicemente ripresa. E le soddisfazioni non mancano: oltre al Premio IN Magazine,

infatti, il 2021 ha portato a Carmelo anche il primo posto al Senagalactica, concorso biennale giunto alla sua quinta edizione, dedicato agli autori emergenti del fantascientifico. L’autore preferito? Per Carmelo non ci sono dubbi: è Jack London. Ma i suoi interessi spaziano, nelle letture, dai romanzi alla saggistica, dall’antropologia alla storia delle religioni, perché la fame di conoscenza e le buone letture sono il vero pane per chi scrive. 77


RACCONTO VINCITORE DEL PREMIO LETTERARIO NAZIONALE CITTÀ DI FORLÌ , SEZIONE PREMIO IN MAGAZINE PER LA PROSA INEDITA.

PEPPE E IL COVID DI CARMELO MANDARÀ

Peppe Coppola si svegliò alle sei del mattino, tirò fuori dall’armadio il vestito buono, quello che indossava quando scendeva al paese, ed uscì fuori nella veranda della sua casa in pietra viva, attaccata alla mannara di Contrada Spana. Coperta da un grande pergolato di vite, tra le cui foglie filtrava il sole, la veranda si affacciava sull’altopiano ibleo, da dove si godeva una vista spettacolare di campi verdi che digradavano fino alla valle di Scicli e poi verso l’azzurro del mare. Solo lo stridio delle rondini che volavano basso rompeva il silenzio. Di solito si sarebbe sentito il rumore attenuato del traffico nella statale che distava circa un chilometro in linea d’aria dalla mannara, ma da una quindicina di giorni non si sentiva neanche quello. Il giorno prima aveva fatto tutta la trazzera fino alla statale e aveva constatato che non c’era ombra di traffico. Non si capacitava. Peppe Coppola, ’ntisu U Tignusu, per la sua calvizie precoce, versò l’acqua del secchio della sterna nella bacinella fredda e prese a lavarsi il viso e la testa calva. L’acqua fredda fece sparire gli ultimi postumi del sonno. Alzò lo sguardo verso il paese che si intravedeva a distanza. La pensione gli arrivava all’ufficio postale di Scicli. Era l’unico legame con quel paese, ma lui era stato battezzato a San Giorgio e a Modica aveva i pochi amici ancora vivi, e tutti i parenti, compreso suo nipote Luigi e la di lui moglie Sarina. Ogni mese suo nipote veniva a prenderlo e lo accompagnava alla posta di Scicli, da quando, qualche anno prima, lo zio era stato rapinato e buttato per terra da due giovinastri che poi erano scappati in moto. La paura era stata tanta, e da allora non si era più attentato a recarsi alla posta da solo e preferiva farsi accompagnare dal nipote. Era abituato a stare da solo e non si sarebbe mai abituato ad andare ad abitare a Modica. Anche quando i banditi, una decina di anni prima, lo avevano sorpreso in casa, l’avevano legato come un salame, e gli avevano rubato le duecento pecore della mannara, si era rifiutato di andare a vivere in città. Era troppo abituato alla sua indipendenza, alla vita nei campi, a quel paesaggio fuori dal tempo. L’unica precauzione che aveva preso era quello di munirsi, oltre che della doppietta calibro 12 che aveva sempre avuto per sparare ai conigli, di uno di quei cani meticci tra pastore tedesco, corso e dobermann che gli allevatori non riescono a classificare, ma veramente spaventosi per ferocia ed aggressività. Dopo essersi lavato e pettinato, rientrò a casa, aspettando ancora una mezzoretta, nella speranza che il nipote si fosse ricordato di telefonare. Se fosse venuto, avrebbe anche potuto comprare il televisore nuovo per sostituirlo al vecchio che dopo venti anni di onorata attività era partito definitivamente da almeno un mese senza che vi fosse la possibilità di riparalo, perché, come gli aveva spiegato suo nipote, non facevano più i pezzi di ricambio. In quella mezz’ora di attesa ebbe modo di pensare e fare un bilancio della sua vita. Aveva ottantatré anni ed era sempre vissuto in quella casa con i genitori, da quando il suo unico fratello, il padre di Luigi, morto da una decina d’anni, si era trasferito a Modica dopo essersi sposato. Probabilmente avrebbe fatto lo stesso se non fosse stato per quel disgraziato fidanzamento con una ragazza che abitava nella proprietà limitrofa. Stavano già per preparare le carte, quando la ragazza aveva preferito prendere la fuitina con un suo spasimante. Una banale storia di corna che però aveva ferito profondamente U Tignusu. Da allora non aveva più voluto sentire parlare di donne sviluppando una misoginia assoluta. Pensava di conoscere tutti i proverbi misogini di cui la lingua siciliana era ricchissima e se li ripeteva in mente di tanto in tanto. Il suo preferito, che si riferiva alla sua personale esperienza, era “Tannu la donna sta ferma cu unu, quannu lu turcu si fa cristianu”. Se lo ripeteva sempre, ripensando alla vicenda che lo aveva segnato. Dopo una mezzorata si decise a scendere in paese. Voleva arrivare per primo all’ufficio postale senza stare ad aspettare gli altri pensionati meno mattinieri. Impugnò il pesante bastone da passeggio e si avviò lungo la trazzera che congiungeva la mannara alla statale. Portava il bastone non perché gli servisse per camminare ma per potersi difendere da una eventuale aggressione. 78

A ottantatré anni era dritto come un fuso e i quattro chilometri in discesa se li faceva come ridere. Giunse rapidamente alla grande curva prima dei tornanti che scendevano nella vallata e da dove, dall’alto, si poteva vedere tutto il paese. Era ancora presto, ma tutte le strade, e la grande piazza apparivano deserte, né lungo il tragitto era passata una sola auto. Non sapeva darsene una ragione. Rapidamente percorse tutti i tornanti per fermarsi all’ultimo prima di entrare nell’abitato. Sostò davanti al cancello di ferro del primo caseggiato che un tempo ospitava il casino più rinomato della provincia. Dalla maggiore età, fino a quando con la legge Merlin non era stato chiuso, lui era stato un assiduo frequentatore. Quante pecore aveva venduto di nascosto dal padre per procurarsi i soldi! Fece un sospiro al pensiero di quei lontani ricordi. Poi proseguì lungo la ripida discesa che portava a Piazza Busacca, al cui centro troneggiava la statua dell’antico benefattore di Scicli. Tutte le finestre e le porte erano chiuse e l’unico rumore era quello delle sue scarpe chiodate e del bastone. Eppure, ormai erano le sette e trenta e qualche avventore ci sarebbe potuto pur essere. Percorse rapidamente via Nazionale, incrociò la Via Francesco Mormino Penna e a passo svelto arrivò davanti alla porta di vetro dell’ufficio postale, ancora chiusa. Vide dei cartelli appesi, ma non seppe leggerli. Purtroppo Peppe Coppola non sapeva leggere. Era andato a scuola un solo giorno, quando il maestro La Terra, uomo dal naso fino, gli aveva detto di andare a casa e lavarsi perché puzzava di pecora. Se n’era tornato alla mannara piangendo e aveva chiuso con la scuola. Guardò il vecchio ma preciso orologio che teneva nel panciotto, e calcolò che mancavano meno di tre quarti d’ora all’apertura dell’ufficio postale. Si mise in paziente attesa. Per mezz’ora non si vide nessuno, poi comparve un uomo con i capelli bianchi e una maschera in viso. Si fermò a distanza di sei metri e prese a fissarlo con insistenza. A Peppe Coppola la situazione sembrò surreale e suscettibile di pericolo. Si appoggiò al vetro, quasi a pararsi alle spalle e strinse forte il bastone. Proprio in quel momento apparvero dalla via Nazionale altri due mascherati. Dalle parvenze appartenevano vagamente al sesso femminile, tracagnotte, che impugnavano agitate delle carte e si dirigevano decise verso di lui. Erano due vigilesse del Comune, dell’ultima infornata di assunzioni, dove era stato rigorosamente vietato che i partecipanti potessero superare i centocinquanta centimetri di altezza. Quando Peppe Coppola le vide arrivare gridando “Quattrocento euro!” capì di essere caduto in trappola, e che quei tre erano dei delinquenti. Ma erano capitati male. La prima bastonata colpì sulla testa la vigilessa più vicina. Per sua fortuna il berretto ne attutì il colpo, la seconda bastonata colpì sul fondo schiena la seconda vigilessa che, alla reazione inaspettata del vecchio, si era girata per scappare. Poi preso da sacro furore Peppe Coppola con il bastone alzato si lanciò all’inseguimento dell’anziano. Fu solo il placcaggio dei due giovani carabinieri che stazionavano all’incrocio ad evitare il peggio. Lo ammanettarono e lo condussero al vicino Ospedale Busacca per un TSO controfirmato dalle spaventatissime vigilesse su delega del sindaco. Una settimana dopo, finito l’ennesimo colloquio, finalmente il dottor Falletta, primario dell’Ospedale Psichiatrico, si convinse che si era trattato di un colossale equivoco e che realmente il Peppe Coppola ignorava che il paese era stato posto in quarantena e stilò il suo rapporto per il Gip. Quindici giorni dopo, nel tribunale di Ragusa, Peppe Coppola accompagnato dal nipote e dall’avvocato Timperanza fu processato per direttissima per eccesso di legittima difesa. Il giudice Inzirillo, dopo attenta valutazione, prese una saggia decisione e pronunciò la sentenza: sei mesi di arresti domiciliari. Quando il nipote riuscì a far capire allo zio che se ne doveva stare alla mannara per sei mesi senza potere scendere in paese, il volto del vecchio si illuminò: “E chi ci scende più a Scicli? Ti faccio la delega per la pensione e resto agli arresti domiciliari finché campo”.


Il marito abitudinario affezionato al suo dopobarba, la cugina ambientalista che compra solo detergenti green, l’amica festaiola con unghie, make up e tinta capelli, diversi a ogni occasione, la sorella appassionata di profumi… Questa volta accontentali tutti, senza impazzire. Economici o preziosi, simpatici o esclusivi, romantici o utili: PiùMe ha i regali giusti per te.

Domenica 12 e 19 dicembre siamo aperti. Ti aspettiamo! Inquadra il codice QR e consulta il nostro catalogo natalizio.

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VISIONI

SFIDARE LA TEMPESTA MENABÒ GROUP E L’ARTE DI ACCOGLIERE LE SFIDE

DI ILARIA LIBERTI

Promuovere una visione secondo cui le vere qualità delle persone non emergono nelle condizioni più favorevoli, ma durante i periodi di difficoltà. O per dirlo in altre parole: “Calm seas never made a good sailor” (Un mare calmo non ha mai fatto un buon marinaio). Così esordisce il nuovo murales realizzato all’ingresso dell’agenzia Menabò di Forlì da Rogério Puhl, illustratore brasiliano famoso per i numerosi e prestigiosi riconoscimenti ottenuti in collaborazione con le più rinomate agenzie di pubblicità internazionali con sede in Brasile (JWT, Ogilvy, WMcCan, Leo Burnett e Young & Rubicam, per citarne solamente alcune) e co-fondatore di Estúdio Alice e Agência 750. Puhl ha dato alla luce un vero e proprio pezzo di arte contemporanea interpretando a suo modo l’identità e i valori dell’agenzia e comunicandoli attraverso illustrazioni così potenti da sembrare quasi animate. Da un fondale 80


AFFRONTARE LE SFIDE GUARDANDO IN FACCIA LA TEMPESTA: UNA FILOSOFIA CHE RIECHEGGIA NELLE PARETI STESSE DELL’AGENZIA MENABÒ GROUP GRAZIE AL MURALES DELL’ILLUSTRATORE ROGÉRIO PUHL.

rosso Menabò, proprio come da un mare in tempesta, emergono infatti diversi ciuffi di tentacoli neri avviluppati tra loro in una lotta, sui quali però si impone a gran forza il claim protagonista dell’intero progetto, a testimonianza del fatto che anche nel pieno della burrasca più ostile, è possibile guardare al futuro in chiave positiva. “Un regalo di Natale anticipato che ci siamo voluti concedere per ricordarci ogni giorno che nelle difficoltà si può e si deve sempre trovare la forza di accogliere le sfide che, come professionisti, siamo chiamati ad affrontare nel quotidiano. La nostra è un’agenzia creativa e per rappresentarla al meglio non potevamo che affidarci a un progetto che sostenesse la creatività e, più in generale, l’arte.” Così si è espresso Gianluca Rondoni, socio co-fondatore e direttore creativo del gruppo, per raccontare la visione d’insieme che ha ispirato l’iniziativa.

Ogni anno infatti, Menabò organizza per il proprio staff (che conta circa 40 persone tra reparto creativo e account) numerosi momenti dedicati alla formazione e al team building, cercando di estenderli ad ambiti sempre diversi, in modo da veicolare occasioni di approfondimento e crescita sia professionale che personale. Questo progetto si inserisce dunque all’interno di una tradizione già consolidata da tempo e che porta con sé il proposito di guardare avanti con lo stesso motto che ha riecheggiato per le pareti dell’agenzia anche durante gli anni passati: non nutrire alcun timore per il mare in tempesta.

NELLA PAGINA A FIANCO, L’ILLUSTRATORE BRASILIANO ROGÉRIO PUHL ALL’OPERA SULLA PARETE D’INGRESSO DELL’AGENZIA DI COMUNICAZIONE MENABÒ.


ADVERTORIAL

T-STATION ACADEMY ACCADEMIA DIGITALE INCLUSIVA E SOSTENIBILE

DALLA SINERGIA DI CAVAREI, GENCOM E STUDIO ROMBOLI È NATA T-STATION ACADEMY, CENTRO DI FORMAZIONE DIGITALE PER GIOVANI, PROFESSIONISTI, AZIENDE E PERSONE FRAGILI E SVANTAGGIATE.

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Un polo formativo dove acquisire competenze in ambito tecnologico, specializzarsi, valorizzare e sviluppare le soft skills in un’atmosfera orientata all’impegno sociale. Questo l’obiettivo di T-Station Academy, un progetto ambizioso, nato a Forlì dalla collaborazione tra l’impresa sociale CavaRei, che si occupa di disabilità da oltre 30 anni, Gencom, società di servizi e soluzioni informatiche della divisione Digital Security di Var Group e Studio Romboli, società benefit specializzata in marketing e progetti per il Terzo Settore. T-Station Academy è un centro di formazione dedicato a giovani che vogliono accedere al mondo del lavoro con conoscenze in ambito ICT, a neolaureati e professionisti, alle aziende che desiderano migliorare le competenze dei propri dipendenti, a chi vuole riqualificarsi professionalmente, a chi è interessato alla tecnologia

per pura passione, ma anche ai più fragili e a persone svantaggiate che potranno così aumentare le loro competenze digitali. Un’idea all’avanguardia che mette la tecnologia a disposizione delle imprese e delle persone, nessuno escluso. L’Academy costituisce un punto di riferimento nella costruzione di sinergie tra comunità e tecnologia, un “biglietto per il futuro” che comprende tre itinerari differenti: la Cisco Networking Academy, con corsi di formazione ICT in ambito Networking, DevNet e Cybersecurity per accedere al percorso di certificazione Cisco, leader mondiale nel settore del Networking e dell’IT, che ha sposato appieno il progetto; le Masterclass e i corsi di alta formazione per sviluppare le soft skills; il T-Lab, percorso dedicato alla sperimentazione e formazione dall’impronta sociale, rivolto alla educazione tecnologica per

il terzo settore, alle scuole del territorio e all’intera comunità. Il T-Lab è anche un luogo dove nascono idee e vengono realizzati progetti, a servizio delle persone fragili. “Desideriamo prendere parte al cambiamento e renderlo sempre più inclusivo e sostenibile,” spiega Davide Fiumi, CEO di Gencom. “Ci occupiamo giornalmente di bit e numeri: abbiamo bisogno anche della componente umana. Ogni impresa deve porsi il fine di favorire la crescita della società, l’aumento delle competenze digitali è fondamentale nell’ottica di creare le professionalità abilitanti alla rivoluzione digitale in atto.” T-Station Academy rappresenta una nuova opportunità per rafforzare e ampliare la conoscenza digitale di tutti. Una realtà che arricchisce e porta valore, fattore indispensabile per affrontare cambiamento e innovazione e stare al passo con le nuove frontiere digitali.


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