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VORTICE MAURO MALAFRONTE, IL COLORE E LA GIUSTA MODALITÀ ESPRESSIVA

DI EMOZIONI

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DI ALDO SAVINI FOTO MASSIMO FIORENTINI

Nato a Finale Emilia di Modena nel 1966, Mauro Malafronte, che attualmente vive a Lavezzola, si trasferisce in Romagna nel 1976 quando il padre diventa socio di un salumificio locale. Tramite il padre, collezionista di opere di artisti della pop art italiana tra cui Mario Schifano e Tano Festa, si appassiona all’arte e inizia così la sua avventura artistica nel corso degli anni Novanta, da autodidatta, guardando all’Espressionismo astratto americano e all’Action painting. Dopo le prime esperienze da dilettante, Malafronte ha avuto la fortuna di incontrare artisti che lo hanno incoraggiato, tra cui Alessandro Liotta, Filippo Zoli e Giuseppe Bedeschi, e in particolare ha avuto quel supporto necessario per chi è all’inizio dall’astrattista Silvio Formichetti, portato poi alla Biennale di Venezia da Vittorio Sgarbi, dal quale ha appreso la tecnica e ha compreso che nell’astratto devono entrare l’intimo sentire e il mondo interiore dell’artista con le sue tensioni, i suoi tormenti, le sue esaltazioni. I suoi quadri gestuali degli esordi nascono da un’esigenza espressiva e comunicativa, dal bisogno di trovare uno sfogo liberatorio che potesse alleggerire l’impegno nel lavoro. “All’inizio è stato quasi un gioco,” dice. “Poi, strada facendo, è diventato una parte importante della mia vita perché, quando entri in questo mondo, qualsiasi cosa vedi la colleghi subito a un quadro, entri mentalmente nell’opera che farai e che pertanto è già interiorizzata prima dell’esecuzione, a cui non ti puoi sottrarre.”

Per Malafronte l’emozione si fa gesto e trova nel colore la

modalità espressiva adeguata. Per i quadri astratti, che non ha mai abbandonato, parte da un fondo bianco e poi con il nero dà la base dell’immagine per la quale usa colori primari come il blu, il rosso e il giallo, distribuiti molto velocemente per lasciare l’impronta del vortice delle emozioni, a volte anche violenta, col tempo un po’ addolcita. Ha sempre lavorato a terra perché, come diceva Pollock, si deve girare attorno al quadro per immergersi dall’alto nell’immagine, e anche perché per questo tipo di pittura ci vuole una base resistente per un gesto abbastanza potente, non sopportato dalla

NELLA SUA RICERCA È RIUSCITO A REALIZZARE UNA MACCHIA PERFETTA DI COLORE, CATCH THE MOMENT. AMA LAVORARE A TERRA PER GIRARE ATTORNO AL QUADRO E IMMERGERSI NELL’IMMAGINE DALL’ALTO.

HA SEMPRE LAVORATO A TERRA PERCHÉ, COME DICEVA POLLOCK, SI DEVE GIRARE ATTORNO AL QUADRO PER IMMERGERSI DALL’ALTO NELL’IMMAGINE, E ANCHE PERCHÉ PER QUESTO TIPO DI PITTURA CI VUOLE UN GESTO POTENTE.

tela su cavalletto. Nella sua ricerca è arrivato a realizzare una macchia perfetta di colore che ha chiamato Catch the moment: dopo vari esperimenti ha scoperto che solo con una sfera di vetro contenente colore, lanciata da una certa altezza sulla tela pulita, riesce a ottenere una macchia perfetta. Il percorso creativo dell’artista ravennate ha avuto un andamento inverso rispetto al solito, cioè il passaggio dall’informale astratto alla figurazione, passando dalla serie dei cardinali a quella degli alberi. I dipinti recenti, sempre di grandi dimensioni, sono da un lato densi di azione e dall’altro pieni di riferimenti simbolici e allusivi. La figura del Cardinale è misteriosa e simbolica, col viso nero per dare il senso del mistero che racchiude il concetto del potere. Infine l’albero, un albero strano che ha una chioma molto grande con un tronco sottile, colorato o in bianco nero, non è reale ma d’immaginazione; statico o come mosso dal vento esprime il senso della vita sia nei momenti di gioia e felicità che di turbamento e tormento.

IN QUESTE PAGINE, L’ARTISTA MAURO MALAFRONTE POSA INSIEME AI SUOI QUADRI.

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