Cesena
Tariffa R.O.C.: Poste Italiane s.p.a. - Spedizione in A. P. - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 1, DCB - FILIALE DI FORLÌ - Contiene i. p. - Reg. al Tribunale di Forlì il 19/09/2002 n. 29 - E 3,00
Anno VII - N. 1/2 - APRILE - 2010
Nel segno di
Teleromagna Gianluca Pagliacci e Gianluca Padovani
Ulisse Tramonti Un forlivese a Firenze Sant’Agostino in Alpe Quel che resta del passato Formaggi di Romagna Freschi di tradizione
Editoriale |
Primavera
di Andrea Masotti
Un mix tra architettura, informazione e turismo (e molto altro) caratterizza il nuovo “IN Magazine”. Innanzi tutto, diamo un nuovo benvenuto all’edizione di Cesena, che torna con una propria copertina e altri volti e storie dalla città malatestiana e dal suo territorio. Un territorio ricchissimo, nel complesso, di spunti che andiamo a raccontare. A partire da Ulisse Tramonti, copertina di Forlì. Un romagnolo trapiantato a Firenze, un forlivese innamorato del capoluogo toscano, ma che non dimentica la Romagna; dei cui beni culturali è uno dei massimi esperti. In particolare (e il set in cui è stato fotografato lo rende alquanto
palese), l’architettura italiana del primo Novecento, detta “Razionalista”; spesso nota anche come quella del Ventennio; anche per questo motivo a lungo oggetto di scarsa attenzione. Eppure, e il professore lo sottolinea in più occasioni, è un patrimonio di primaria rilevanza. Di conseguenza, un valore turistico. Dopo anni di “silenzio”, l’interesse per questo “tesoretto” è cresciuto. Come non considerare, poi, che Forlì, il suo comprensorio e parte della Romagna, rappresentano quasi un unicum in Italia, per questo patrimonio? Solo Roma, Pescara, Latina, e poche altre realtà in Italia ne hanno di simile. La Romagna, oltretutto, è la patria di chi
Cesena
Forlì
Spunti
ricca di
Rimini
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Anno VII - N. 1/2 - APRILE - 2010
Anno XIII - N. 2 - APRILE 2010
Anno X - N. 1 - MARZO 2010
Nel segno di
Ulisse
Urbinati
Gianluca Pagliacci e Gianluca Padovani
Rimini nel mio cuore
Ulisse Tramonti Un forlivese a Firenze Sant’Agostino in Alpe Quel che resta del passato Formaggi di Romagna Freschi di tradizione
Gianluca Pagliacci e Gianluca Padovani Nel segno di Teleromagna Sant'Agostino in Alpe Quel che resta del passato Formaggi di Romagna Freschi di tradizione
R a ve n n a
Nadia
Teleromagna
Tramonti
L'architettura, una passione "razionale"
Riccione Bike Hotel Economia e turismo... a pedali Federica Gif Simbolismi contemporanei Mario Capicchioni Il liutaio magico
Pesaro-Urbino ®
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Anno IX - N. 1 - FEBBRAIO - MARZO 2010
Giuliano
Resca La mia avventura imprenditoriale
Anna Mantice Imprenditrice verace Sulle orme di Caravaggio Amabili resti Umberto Mario Testoni La poesia nel paesaggio
Faenza
Anno V - N. 1 - MARZO/APRILE/MAGGIO 2010
Ivano
Andrea
Dionigi
Minguzzi
Alla guida dell’Alma Mater
Hotellerie d’eccellenza L’arte dell’ospitalità Monteciccardo Primavera in collina Libri, musica e sapori Alleanza culturale
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Supplemento a “Ravenna IN Magazine” N. 5 - 2008
Campione di normalità
Giuliano Gamberini Al volante... da 40 anni Wellness in provincia Salute e benessere Gianni Golfera Una memoria spaziale
(Mussolini) ha voluto tutto questo. Forse sarebbe ora di parlarne, non solo in episodiche iniziative o in interviste agli esperti in materia. Dal patrimonio passato su cui investire al mondo della comunicazione, il passo non è breve, ma su “IN Magazine” è solo di poche pagine, grazie all’intervista ai due Gianluca, Pagliacci e Padovani, in cover su Cesena e ai vertici di Teleromagna. Informazione e comunicazione con i piedi saldi al territorio e lo sguardo rivolto al futuro. Teleromagna, da sempre, è attenta al mondo dello sport e al ciclismo in particolare. Anche la nostra rivista non poteva non soffermarsi, sempre col suo taglio “imprenditoriale”, a un evento sportivo che nel 2010 compie 40 anni. È la Nove Colli di Cesenatico, “classica” del ciclismo amatoriale, in programma il 23 maggio. Abbiamo voluto capire cosa significa, per l’economia della cittadina, un simile evento: le risposte sono state, ovviamente, trionfali. E davvero ci si aspetta un grande successo per l’imminente prossima edizione: nel giorno della gara e in quelli che la precederanno; anche grazie all’arrivo di tappa, dopo 11 anni, del Giro d’Italia, venerdì 21 maggio. Una prima parte di primavera da non perdere, dunque, da approfondire sulle nostre pagine, tra territorio, gastronomia, grandi passioni (non perdetevi l’articolo dedicato agli amanti del vintage!) e le tante rubriche che completano la rivista. Buona lettura!
IN Magazine | 3
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Sommario 3 Editoriale |
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6 Annotare | Brevi IN 12 Essere | Ulisse Tramonti 18 Esporre | Salone del Mobile 2010 20 Gestire | Gianluca Pagliacci e Gianluca Padovani 26 Approfondire | Cesenatico e Nove Colli 30 Camminare | Sant’Agostino in Alpe 37 Ricostruire | Oltre la frana
20
26
30
40 Degustare | Formaggi di Romagna 45 Ricordare | 100° Anniversario del primo volo 48 Abitare | L’attico in città 52 Interpretare | Forlivesi e cesenati “vintage” 58 Vincere | Francesca Modica
Edizioni IN MAGAZINE S.R.L. Redazione e amministrazione: Via Napoleone Bonaparte, 50 47100 Forlì tel. 0543.798463 fax 0543.774044
www.inmagazine.it inmagazine@menabo.com Stampa: Graph S.N.C. - San Leo (PU)
60 Migrare | Luca Briganti 62 Visitare | Fotografie sul set, tra Forlì e Cesena
Direttore Responsabile: Andrea Masotti. Redazione centrale: Andrea Biondi, Valentina Bucchi, Francesca Renzi.
64 Leggere | Novità in libreria
Progetto grafico: Lisa Tagliaferri.
66 Scegliere | Shopping
Impaginazione: Francesca Fantini.
Controllo produzione e qualità: Isabella Fazioli. Ufficio commerciale: Gianluca Braga. Collaboratori: Mariavittoria Andrini, Annalisa Balzoni, Barbara Baronio, Michelangelo Bucci, Paola Francia, Elide Giordani, Francesca Leoni, Sabrina Marin, Francesca Miccoli, Matteo Ranucci, Giorgio Sabatini, Gianmaria Zanotti, Gabriele Zelli, Roberto Zoli. Chiuso per la stampa il 12/04/2010 Questo periodico è associato all’Unione Stampa Periodica Italiana
IN Magazine | 5
Annotare | Brevi IN
MEGAforlì e un mondo sostenibile
Forlì - MEGAforlì dedica l’intero mese di aprile al progetto “Ri-usO/ azioni per un mondo sostenibile”, con la mostra “What was will be” (fino al 30), a cura di Luca Scarpellini, e un calendario pensato per affrontare temi inerenti al progetto. Scarpellini, con il marchio useDesign (www.usedesign.it), realizza pezzi unici riciclando oggetti di scarto, recuperati da ferrivecchi, mercatini e sfasciacarrozze. In collaborazione con Cultura Progetto, ha inoltre tenuto a marzo un workshop sul design anonimo italiano per realizzare oggetti di design ricavati da materiali di scarto. La mostra vede esposti i migliori progetti dei partecipanti del corso e le nuove produzioni di useDesign. Per conoscere le iniziative del progetto: www.megaforli.com
Il Cyrano, secondo Forchette e The Theatre Forlì - Teatro delle Forchette e Accademia Teatrale The Theatre, portano insieme in scena Cyrano De Bergerac di Edmond Rostand per la regia di Massimiliano Bolcioni al Diego Fabbri il 22 maggio prossimo. Sul palco gli allievi di Theatre, alle prese con il testo del celebre drammaturgo francese. La direzione artistica dell’Accademia è del regista e attore Stefano Naldi, che ne è anche docente assieme, oltre che a Bolcioni, ad Antonio Sotgia, presidente del Teatro delle Forchette. Oltre a loro gli allievi incontrano durante master di approfondimento anche insegnanti esterni, selezionati in funzione dei propri metodi personali e professionisti in discipline quali danza indiana, scherma, canto musical e lirico.
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Il gemello di Michele Forlì - La vita di Lajos, un rapinatore serbo-croato, s’intreccia a quella di Matteo e Luca, gemelli nati la stessa notte in cui il malvivente, ricercato per omicidio, è costretto a scappare dall’Italia per tornare in patria. Un legame suggerito, una vicinanza tra personaggi, che poi svelerà nel dipanarsi della trama de Il gemello (Stampa Alternativa), nuovo libro del giudice Michele Leoni. Una sola notte, due storie: un uomo in fuga dal suo stesso destino e due neonati che si affacciano alla vita. Due situazioni apparentemente distanti, parallele ma annodate l’una all’altra; il lettore sin dal principio avverte una tragica e inevitabile attrazione tra le storie di Lajos e di Matteo e Luca. Sullo sfondo Leoni tratteggia, con precisione e ricchezza di dettagli, la violenza delle guerre di Vukovar e Sarajevo. L’autore s’inserisce in quel fortunato e prolifico filone di uomini di giustizia che, prestati alla letteratura, come Gianrico Carofiglio e Massimo De Cataldo, grazie alla profonda conoscenza dei drammi umani legati al crimine riescono a restituire un af-
20 anni di CNA
Leoni
fresco vivissimo della società e della psicologia dei personaggi, vittime e carnefici al tempo stesso. “Il libro di Leoni ha un elemento particolarmente affascinante (…): è un mito moderno, gli dèi dell’Olimpo si sono vestiti da miliziani, le dee si sono camuffate da casalinghe, ma sempre un mito è, e con i miti c’è poco da scherzare…” (dalla postfazione di Carlo Flamigni). Michele Leoni, Il gemello, Stampa Alternatica, euro 13,00.
Impresa Donna
Forlì - La sezione provinciale di CNA Impresa Donna ha festeggiato il suo ventennale lo scorso 30 marzo, con un evento dal titolo “Gli occhi delle
donne” al Naima Club. Musica e sfilata, in cui protagoniste sono state le stesse imprenditrici; nell’ambito dell’evento, inoltre, un mercatino di solidarietà ha permesso di raccogliere fondi a favore di donne imprenditrici in Costa d’Avorio. Ospiti della serata, oltre alla presidente onoraria regionale di CNA Impresa Donna, Elisa Dall’Olio, l’Assessore comunale Maria Maltoni, fino a pochi mesi fa responsabile di CNA Impresa Donna Forlì-Cesena.
Nuovi vertici al “Masini”
Alla ricerca dell’eccellenza
Forlì - Il Comune ha nominato i nuovi vertici del Liceo Musicale “Angelo Masini”. La carica di Presidente è stata assegnata a Paolo Rambelli che sarà coadiuvato da altri quattro componenti del Consiglio di Amministrazione: Roberta Brunazzi, Giovanna Gatta, Pierpaolo Sedioli e Valter Franco Valmori. L’incarico ha una durata corrispondente al mandato amministrativo, e le cariche sono a titolo gratuito.
L’Aida Colossale sbarca a Forlì Forlì - Per la prima volta in Emilia Romagna, al Palacredito di Romagna (ex-Palafiera), si svolgono il 30 aprile e il 1° maggio due rappresentazioni dell’opera di Giuseppe Verdi in forma colossale, con 300 artisti, di cui 200 dell’ensemble, 100 comparse e 50 tecnici, scene maestose con una piramide di 12 metri d’altezza, un tempio e obelischi egizi di 10 metri nel quadro di una scenografia nuovissima. Costumi e decorazioni sono stati prodotti e lavorati a mano in Egitto, come i collari di perle e pietre dure, i vari ornamenti e i costumi sfarzosi. Il progetto è proposto dalla Impresa Lirica di Zurigo, attiva in molti Paesi del mondo, in particolare in grandi arene e stadi, Artisti italiani come i soprani Stefania Spaggiari e Silvia Balistreri, il mezzosoprano spagnolo Ines Olabarria, i tenori drammatici Alberto Angeleri e Stefano Lacolla, il baritono fiorentino Andrea Rola e il basso Dante Muro portano in palcoscenico la storia della schiava etiope innamorata del condottiero egizio Radames. I biglietti sono in vendita su: www.vivaticket.it e, a Forlì, presso la Ricevitoria-Chiosco Leoni in Corso della Repubblica, Muffa Abbigliamento in via Carlo Cignani e Romagna Concerti, in via Campo di Marte. A Cesena al Centro Commerciale Lungosavio. Over 65 e studenti hanno il 10% di sconto su tutti i biglietti, il 15% i soci Cral.
FORLì, via Monteverdi, 4 tel. 0543.473177 - fax 0543.781626 www.delorenziceramiche.it - delorenziceramiche@wind.it.net
Apre la gastronomia “Madamadorè” Cesenatico - Un nuovo locale, ideale per gustare prelibati piatti d’asporto a casa propria, o in loco, grazie a 10 posti a sedere sul plateatico: è la gastronomia “Madamadorè” di viale Trento 51, a Cesenatico. Specialità di carne e pesce, cucina internazionale e tradizionale, cestini per pranzo in spiaggia e consegna (e chef) a domicilio. è l’ampia proposta di Francesca Corica, titolare del locale, giovane ma forte di un’importante esperienza nel settore.
Nuovo fiduciario per la condotta Slow Food Forlì - Giuseppe Tolo è il nuovo fiduciario della Condotta Slow Food. Succede a Lia Cortesi. Il nuovo responsabile ha rinnovato l’interesse della Condotta verso l’educazione al cibo ai bambini, in particolare portando a compimento il progetto “Un Appennino di Orti”, che ha già coinvolto durante quest’anno 10 classi di varie scuole del territorio. I prossimi quattro anni saranno l’occasione per continuare il lavoro dedicato all’educazione del gusto, in manifestazioni pubbliche come la Festa Artusiana, l’organizzazione di due Master of Food e serate in cui valorizzare i produttori locali. La Condotta di Forlì, nata a fine anni ’90 ad oggi conta più di 170 soci. www.slowfoodforli.it
Il Girobio in Romagna Cesenatico - La città della Nove Colli torna ad ospitare il Girobio, la corsa riservata ai ciclisti dilettanti under 27. Per il secondo anno consecutivo, Cesenatico aggiunge al ricco calendario di manifestazioni ciclistiche un altro prestigioso appuntamento: il 17 giugno, la sesta tappa, la Castelfranco Emilia-Cesenatico, arriva al mare dopo 150 chilometri di pianura. Alla presentazione del Girobio è intervenuto anche il sindaco Nivardo Panzavolta. “Il Girobio - ha detto - è un’iniziativa importante e Cesenatico vuole essere vicina ai giovani atleti. L’esperienza del 2009 è stata positiva e vi aderiamo con entusiasmo, per proseguire e consolidare il connubio fra la nostra città e la bicicletta.”
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Riapre il giardino della “Saluma” Cesenatico - Ben nota ai gourmand per la sua cucina artigianale fatta di sapori semplici e gustosi, la gastronomia “Saluma”, in viale Trento 21, riapre il suo giardino estivo. È il luogo per degustare all’aperto le specialità dello chef Roberto Della Pasqua e anche un punto d’incontro per stare insieme. L’arredamento dello spazio estivo è essenziale: sedie e tavolini in legno con sottopiatti in rafia intrecciata. Una scelta minimale, perché il protagonista qui è il piatto, realizzato sempre con prodotti freschi e stagionali che valorizzano le loro caratteristiche ed esaltano i sapori. www.saluma.it
Luciano Rossi presenta l’ Osteria Cesenatico - Un nuovo tempio del gusto, in viale Carducci, proposto dall’ex patron del Ristorante Da Pino e attualmente alla guida anche del ristorante Luciano, in via Saffi, sempre a Cesenatico. È l’Osteria del Viale, che ha inaugurato proprio in occasione del weekend pasquale, lo scorso 1° aprile. Negli ambienti dell’ex gelateria Nuovo Fiore, il nuovo locale è gestito da Luciano Rossi con la moglie Maria Brigliadori (nella foto,
del Viale
insieme alle loro due figlie). Ambiente moderno, informale e accogliente, l’Osteria del Viale si propone sia per un pranzo “veloce” sia per una ricca cena in coppia o in compagnia. Lo spazio estivo allarga di 80 coperti gli spazi del ristorante. Ovviamente il pesce è la specialità, con un ottimo rapporto qualità/prezzo. L’Osteria è aperta tutto l’anno, a pranzo e cena. Resta chiusa il lunedì, escluso a giugno, luglio e agosto.
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Tatiana Morelli alla guida del vino di Predappio
Predappio - Si è rinnovato il consiglio di amministrazione della locale Associazione per la promozione del Sangiovese, realtà che riunisce 10 aziende del luogo. Nata nel 2006, l’associazione ha un nuovo presidente: Tatiana Morelli. Già consigliere dell’Ente Tutela Vini, è titolare insieme al marito di Tenuta Godenza. Fra i principali obiettivi del nuovo mandato, promuovere ulteriormente la conoscenza e la cultura del Sangiovese, che ha un legame strettissimo col territorio di Predappio. Questo attraverso l’organizzazione di una serie di eventi, il più importante di quali è “I tre giorni del Sangiovese”, dal 3 al 5 settembre.
Marittima Srl raddoppia con Cucinelli Bologna - Un nuovo monobrand Brunello Cucinelli ha inaugurato, a fine marzo, in Emilia Romagna. A effettuare l’operazione, la società forlivese Marittima Srl, guidata da Daniele Benini, che dopo la prima apertura a Milano Marittima, ha fatto il bis a Bologna, in Galleria Cavour. Due le vetrine del negozio, delimitato ai lati da vetrate che lasciano vedere le collezioni uomo e donna. Oltre 140 mq, su due piani, per il nuovo spazio, realizzato con materiali naturali dalle tinte
Nicole, design per tutte le Occasioni Forlì - Design, arte oggettistica, tecnologia; video e audio, luce e colore: tutto questo è Nicole, in viale Matteotti 33. L’idea nasce a Imola, a inizio
La chirurgia di domani, convegno a giugno Forlì - Il futuro della chirurgia italiana si dà appuntamento in città, dal 16 al 19 giugno, in occasione del XXIII° Congresso Nazionale Spigc, Società Polispecialistica Italiana dei Giovani Chirurghi. Oltre alle nuove leve, l’evento richiamerà anche centinaia di professionisti in rappresentanza delle principali scuole chirurgiche italiane. Presidente del congresso è il dottor Davide Cavaliere, dell’Unità Operativa di Chirurgia e Terapie Oncologiche Avanzate dell’Ausl di Forlì; presidente onorario il prof. Giorgio Maria Verdecchia, direttore dell’Unità. “Ottenendo di essere sede del XXIII° Congresso Spigc - ha commentato Verdecchia - Forlì si conferma ai vertici della sanità per innovazione e nuove tecnologie, al pari di altri grandi centri italiani.” I lavori si articoleranno su tre sedi: Auditorium Cassa dei Risparmi, palazzo della Provincia, Camera di Commercio.
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chiare, arricchiti dall’inserimento di mobili della tradizione umbra, reinterpretati in chiave moderna.
anni ’90. Un progetto che, nel 2009, riparte da Forlì, guardando in particolare al design: Nicole collabora con aziende d’avanguardia, portando in un unico concept store idee provenienti dall’Italia e dal mondo, originali per invenzione e creazione, unendo anche tecnologia a ecologia. Peculiarità del negozio è dare spazio agli oggetti per quel che sono, sia a quelli creati da celebri designer sia a quelli realizzati da giovani creativi, per “accessorizzare”, ad esempio, il proprio i-Pod. Dal complemento d’arredo all’ultimo gadget tecnologico, fino ai nuovi Mac. Tutto questo è Nicole.
Gerard Rosés al Museo della Marineria Cesenatico - Ha inaugurato lo scorso 10 aprile l’esposizione dell’artista catalano, che utilizza il cartone come supporto in pezzi piccoli e monumentali e tra le loro ondulazioni riflette la joie de vivre. I suoi dipinti “espressionisti” raffigurano bagnanti, spiagge, finestre aperte sull’acqua, invitando lo
sguardo a penetrare il mare. Gerard Rosés, nato a Barcellona nel ’44, oltre a continuare la sua attività artistica, insegna pittura nella Casa di Cultura di Teià. La mostra, aperta fino al 23 maggio, è visibile nei giorni festivi e prefestivi, dalle 10 alle 12 e dalle 15 alle 19. www.museomarineria.eu
Nuovi materiali per la “Strada” Forlì - La Strada dei Vini e dei Sapori dei Colli di Forlì e Cesena ha presentato, lo scorso 31 marzo, una “collana” promozionale, dall’immagine coordinata: la nuova guida di 96 pagine, con 13 “Itinerari di fascino” legati a contesti e personaggi della storia di Romagna; la cartoguida, con il rilievo dell’itinerario della Strada e la collocazione geografica delle aziende aderenti; infine, il catalogo dei prezzi dei servizi delle aziende associate. www.stradavinisaporifc.it
Otosan sceglie l’energia del Sole
a entro t t fi o r App degli il 2010 ntivi! e ecoinc
Forlì - È terminata a febbraio la costruzione dell’impianto fotovoltaico che ricopre l’intero tetto del capannone dell’azienda Otosan, in via degli Scavi a Forlì. Un forte investimento per l’impresa, attiva dall’89 e che esporta i suoi prodotti in oltre trenta paesi in tutto il mondo. La strada scelta è quella verso una “green economy” con la quale si intende, oltre all’utilizzo di energia rinnovabile, una riformulazione dell’indirizzo industriale attraverso un nuovo rapporto tra natura e uomo. Il titolare, Massimiliano Gianardi, sottolinea che l’azienda è da sempre caratterizzata da una grande attenzione all’ambiente e ricorda che i 144 pannelli installati eviteranno nei prossimi vent’anni l’immissione di oltre 618 tonnellate di anidride carbonica e di 1355 chili di ossidi di azoto e loro miscele. “Di fronte ad un periodo difficile come questo - afferma - in cui la crisi si è fatta sentire in tutti i campi, abbiamo deciso di rispondere in maniera lungimirante, investendo in energie pulite. È una scelta coraggiosa, ma sono convinto dell’importanza del progetto, che renderà possibile diminuire ulteriormente l’impatto ambientale dell’azienda.” www.otosan.it
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Essere | Ulisse Tramonti
Un forlivese
Firenze
a
testo Roberto Zoli - foto Giorgio Sabatini
Spirito romagnolo ma innamorato della città toscana. E proprio per amore dell’architettura, Ulisse Tramonti sceglie Firenze per gli studi e, oggi, per la sua attività di docenza universitaria. Il professore è tra i massimi esperti italiani di architettura razionalista, movimento del primo ‘900 che ha proprio a Forlì e in Romagna uno dei suoi territori di riferimento.
Fiorentino d’adozione, innamorato
oltre ogni limite della città toscana, ma forlivese nell’animo e nelle tradizioni, non rinnega questo doppio “status”, anzi ne fa titolo di merito, perché gli ha consentito di cogliere il meglio di ciò che diverse culture gli offrivano. Banalità? Forse per molti, non per chi, come Ulisse Tramonti, della cultura, segnatamente l’architettura, ha fatto oltre che una passione, anche una ragione di vita. E quale località italiana può meritare il titolo di città d’arte se non Firenze! Ecco spiegato questo suo felice peregrinare dalla Romagna, dove ancora vive la madre, a Firenze, dove abita con la famiglia e dove, in università, ricopre il ruolo di professore ordi-
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nario di Progettazione Architettonica e direttore del Dipartimento di Architettura Disegno, Storia e Progetto. Nato a Forlì nel 1946, ha studiato al Liceo Artistico di Ravenna. Iscrittosi poi ad Architettura a Firenze ha conseguito la laurea e, poco dopo, è risultato vincitore di un concorso all’interno della stessa Facoltà. Poiché era obbligatoria la residenza, al giovane Ulisse non è rimasto che “prender casa in loco”. Una decisione che, come detto, non gli è costata fatica e gli ha permesso di svolgere una brillante carriera universitaria. L’architettura è la sua grande passione, al cui studio ha dedicato e dedica tuttora gran parte dell’impegno, ma, da uomo concreto, non
ha trascurato neppure gli affetti. Sposato con Giovanna, di origine ligure, ha due figlie. Giulia, 28 anni, avvocato, impegnata negli studi per accedere alla carriera di magistrato, la seconda, Daria, 24 anni, studentessa a Napoli di Ingegneria Navale. Una bella famiglia, affettivamente unita, anche se le vicende personali di ciascuno a volte portano a brevi momenti di distacco. Tramonti, docente universitario a tempo pieno, dirige il suo dipartimento che vede un centinaio di persone coinvolte in questo lavoro. Profondo e attento ricercatore vanta una notevole mole di pubblicazioni, soprattutto su Forlì e il circondario. “È una scelta fatta circa una venti-
A fianco Ulisse Tramonti durante una presentazione in biblioteca. In basso a destra, insieme a Luciana Prati e Gabriele Zelli. In apertura, ritratto davanti ai mosaici all’interno dell’ex Collegio Aeronautico di Forlì.
Esempi ne rimangono molti, in Romagna e segnatamente a Forlì dove alcuni complessi esprimono al meglio questo concetto: l’ex Collegio Aeronautico e la Casa del Balilla.
“Mi auguro, a questo proposito, che quest’ultima, costruita fra ’33 e ’35, su progetto di Cesare Valle, venga al più presto restaurata perché è un esempio straordinario di nuova tipologia di costruzione, all’epoca non ancora presente in Europa, perché costituiva uno dei primi esempi di centro culturale, sociale e sportivo. Ma numerose
na di anni fa - sottolinea - quando vinsi la cattedra di Carattere degli Edifici. Poiché non era un esame progettuale, ma richiedeva un ricco programma di ricerca, inizia l’attività. All’epoca, eravamo circa negli anni ‘90, frequentavano numerosi studenti di Forlì che dimostravano interesse per l’architettura del Ventennio, mentre personalmente ero impegnato in un seminario dal tema ‘Architettura e potere’. Cosa di meglio, allora, che studiare proprio questo periodo storico e di grande sviluppo per l’architettura? Anzi, credo si possa affermare che quella degli anni ’30 sia veramente l’ultima grande manifestazione di creatività del
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‘900, con una sua precisa ragione di essere. Ci sono state demolizioni in moltissime città italiane, ma l’architettura si era dimostrata lo strumento più importante di comunicazione per il fascismo e Mussoli-
ni, che probabilmente poco capiva di costruzioni, sapeva cogliere i momenti opportuni, dando un grande impulso al settore. Così si spiega perché dal 1932 al ’36 si sia vissuto il periodo più luminoso che portò l’architettura a livelli di assoluta libertà e inventiva. Dal ’37 in avanti, con Marcello Piacentini, deus ex machina della situazione, si passò invece ad un’altra forma di architettura, definita giustamente di regime.”
altre sono le costruzioni che meritano attenzione. Pensiamo a Predappio, (su cui a settembre uscirà una sua pubblicazione, ndr) nato per celebrare l’uomo Mussolini con la realizzazione di progetti straordinari, come la Casa del Balilla, quella del Fascio e la chiesa intitolata a Sant’Antonio da Padova. Interessante ricordare che fondamentale, per lo sviluppo urbanistico, fu la presenza di Florestano di Fausto. Chiamato in Romagna in quanto protetto dal marchese Paolucci di Calboli, capo di gabinetto del Duce, ridisegnò la città, cassando, in pratica, il progetto, con caratteristiche pseudo liberty, redatto dall’ufficio tecnico del Genio Civile. Una ulteriore curiosità viene dalle analogie stilistiche che si trovano nell’architettura di Tirana. In quegli stessi anni, infatti, Florestano di Fausto lavorava an-
SHARON STONE
che oltre Adriatico e portò lo stile messo in essere a Predappio anche in quella città.” Da buon insegnante, il professor Tramonti si contraddistingue, nel modus narrandi, per semplicità, chiarezza e comprensione. Il tono stesso della voce è modulato con garbo e abilità a seconda dell’importanza dell’argomento. Pieno, ma non fastidioso, quando vuole sottolineare un particolare, sommesso e di un’ottava più basso, quando ciò che sta per dire richiede concentrazione. Ed è così che risponde alla domanda, per la verità piuttosto infida, su come appaia oggi Forlì dal punto di vista architettonico. “Credo sia bene sottolineare le difficoltà che s’incontrano, non solo a Forlì, nell’amministrazione dell’urbanistica. Nella nostra città ci sono cose di grandissimo pregio,
Il Razionalismo e Forlì: binomio da valorizzare come il Campus Universitario e la straordinaria ristrutturazione dell’ex Convento San Domenico. Essendo anche
responsabile della cultura del FAI della Toscana, porto spesso gruppi a visitare il San Domenico e debbo dire che restano sbalorditi dal complesso, ma anche dalla città con una struttura medioevale di ottimo livello e oggetti architettonici di grande importanza come Monte di Pietà, San Sebastiano e lo stesso Palazzo della Prefettura altra opera ristrutturata durante il fascismo e che conserva all’interno l’appartamento di Mussolini, con mobili originali e lampadari di Venini: una testimonianza di quello che era
C a s t r o c a r o Te r m e
viale Marconi, 7 • 0543.767305
Il professore, oltre all’attività di docenza, ricopre altri incarichi di prestigio all’interno e all’esterno dell’Università fiorentina.
il gusto decorativo, architettonico e d’arredamento degli anni ‘30 e ‘40. La nostra città ha un patrimonio straordinario, soprattutto nell’architettura anni ’30, e spero venga
valorizzato. Ma il comprensorio non è da meno. Penso alle Terme di Castrocaro dell’architetto Tito Chini, struttura decò di grandissima raffinatezza e a quelle della Fratta. È sicuramente, quello, un periodo storico favorevole. Al nume tutelare viene chiesto moltissimo e lui risponde dando moltissimo. Se si guardano i documenti si scopre che molte cose erano finanziate personalmente da Mussolini, come il restauro del Chiostro di San Mercuriale o il milione donato per la
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scuola di viale Salinatore. Sarà che doveva riscattarsi dall’appellativo di ‘volta gabbana’; fatto è che ha dato molto, città e comprensorio ne hanno guadagnato.” Parlare di architettura con Tramonti è rischioso come aprire una falla in una diga. Si finisce per essere sommersi, anche se, in verità, in modo piacevole. Risulta difficile cercare di spostare il discorso sulla vita privata e su come si presenta l’uomo, una volta deposti i panni del docente universitario. Mi accorgo subito che è quasi fatica sprecata. “Quando non insegno viaggio molto”, ribadisce. Un’affermazione che apre il cuore del cronista: vuoi vedere che finalmente ha scoperto
il lato “umano” del personaggio. Illusione: “Viaggio perché sono responsabile degli affari internazionali della Facoltà - spiega con un sorriso. Sono sempre in giro a tessere rapporti con facoltà straniere. Non solo, come direttore di Dipartimento cerco di portare un po’ di denaro all’Università che vive un momento tragico, cercando di stipulare convenzioni e affrontando progetti di valenza europea.” Quando non insegna, spende il suo tempo come Presidente del Centro Associazioni Culturali Fiorentine che riassume in sé tutte le realtà che operano sul territorio. “Tutto questo però - tiene a sottolineare - non mi ha impedito di essere un padre presente quando le necessità lo chiedevano. Sono sempre stato attento al percorso formativo delle mie figlie e le seguo ancora.” Scopriamo, poi, tra le righe, che la musica classica e quella operistica costituiscono una sua passione e quando può viaggia all’estero, anche se le mete puntano là dove c’è qualche cosa da studiare e valutare. Prima di salutarci, però, il professor Tramonti si “riscatta”. Non è più il cattedratico, ma un forlivese doc e stupisce con un “effetto speciale”: “Sono e penso romagnolo e da buon romagnolo amo cucinare!” Una rivelazione che accompagna con una sonora risata. Domanda: sarà la verità o un modo per chiudere questa conversazione? IN
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Esporre | Salone del Mobile 2010
La Romagna
Arreda
che
testo Andrea Biondi
Il 49° Salone Internazionale del Mobile torna a Milano dal 14 al 19 aprile. Negli stessi giorni numerosi gli eventi “fuori salone”. Tante le “nostre” aziende presenti: le forlivesi Astor Poltrone e Divani e Valmori (www.valmori1963.it), Atl Group (anche con i marchi Tre Erre e Roche Bobois), B&T, Dorelan e Dorelan Bed (www.dorelan. it), Club House Italia, anche con i marchi Fendi e Kenzo (www. clubhouseitalia.com), Cierre Imbottiti (www.cierreimbottiti.com), Gamma Arredamenti International (www.gamma-international. it), Il Benessere (www.poltroneilbenessere.it), Polaris (www.polaris3b.it) e Tumidei di Predappio (www.tumidei.it). Al contemporaneo Salone del Complemento d’arredo partecipano Novatex (www. novatexfabrics.com), Technogym (www.technogym.com) e Effegibi (www.effegibi.it). Eventi “fuori salone” vedono protagonisti Bysteel (www.bysteel. it), Venerom (www.venerom.it), Rintal (www.rintal.com) e il progettista Angelo Grassi (www.angelograssi.it). Abbiamo incontrato alcune realtà per conoscere in dettaglio le loro proposte: Dorelan (due stand in due diversi padiglioni) propone
materassi e complementi, core business dell’azienda, e i letti, che mettono in evidenza l’intuito creativo dei designer della collezione. Per Fendi Casa e Kenzo Maison, oltre agli stand, si può visitare anche lo showroom di via Durini. Cierre Imbottiti presenta numerose novità di prodotti (pelli, colori, materiali e finiture) e di linea. “Per lo sleeping in leather - spiega Alberto Conficconi - ‘potenziamo’ la nostra presenza, con cinque modelli di letti; oltre venti, invece, gli articoli giorno, tra tavolini, complementi d’arredo, mobili, consolle. La pelle, come recita il nostro slogan living in leather, è elemento basilare della collezione, che comprende anche due nuovi modelli giorno di salotti componibili.” Tecnhogym presenta Run Personal, tapis roulant disegnato da Antonio Citterio, mischiato alla tecnologia di VISIOweb, primo display integrato per avere internet, tv e iPod durante l’allenamento. Passando al “fuori salone”, Venerom è tra i protagonisti, con la collezione Mood, di Natural Fashion by Roberto Semprini, in via Montenapoleone 6/A: un ambiente bagno in cui l’azienda propone pavimentazione e rivestimenti in resina, con inserti in legno e corian.
Bysteel, al debutto nell’arredo con complementi caratterizzati dalla lavorazione dei metalli e nati per l’esterno, ma utilizzati anche in interno, presenta, al Superstudio in via Tortona, “Still Edges” e gli elementi della collezione 2010, progettata dal designer Stefano Pirovano, Roberto Rago e Paolo Zani, con l’apporto tecnico di Paolo Gabellini e del centro stile Bysteel. Rintal propone Stair System. “Presso lo showroom in viale Tunisia 30 spiega Chiara Talenti - esponiamo questo sistema ‘rivoluzionario’, realizzato con Giugiaro Architettura, che consente di progettare una scala espressione della personalità del cliente, il quale dalla struttura ai gradini, dalla ringhiera al corrimano, fino agli accessori, può renderla unica, e modificabile anche dopo l’acquisto.” Infine, dopo il successo dello scorso anno, nell’ambito di ZonaTortona Design, torna Ortofabbrica. Presso il cortile in via Savona 37, Angelo Grassi presenta il progetto dedicato al fare creativo di qualità in cui design, architettura, moda, gastronomia e arte si mescolano a stile, ecosostenibilità e recupero dei materiali, del lavoro artigianale e della dimensione umana del fare. Evento clou, “Una serata nell’orto” sabato 17. IN
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Gestire | Gianluca Pagliacci e Gianluca Padovani
Nel segno
Teleromagna
di
testo Elide Giordani - foto Gianmaria Zanotti
Un amore cresciuto sull’etere e proseguito negli anni fino ai nuovi, importanti, progetti futuri legati al digitale terrestre. Gianluca Pagliacci, presidente del Comitato di Gestione dell’emittente cesenate, racconta, insieme al direttore generale Gianluca Padovani, l’avventura Teleromagna.
Ne parla con le sfumature che si riservano a un grande amore. Ed è proprio così: Gianluca Pagliacci si è innamorato di Teleromagna. Si è lasciato conquistare da un progetto nato sull’onda del desiderio di salvare un’emittente storica dalla migrazione verso altri lidi ed oggi è profondamente coinvolto nella gestione di uno strumento di comunicazione che ha davanti a sé molti spazi di crescita e sviluppo. Il presidente del Comitato di Gestione della Spa proprietaria di Teleromagna, del resto, con la comunicazione in senso lato ha una frequentazione ultraventennale. Sono 22 anni, infatti, che si occupa di marketing e comunicazione per Orogel, il grande gruppo che da
Cesena ha rivoluzionato il mondo dei surgelati. “Ma poter vivere all’interno di un’emittente - commenta Pagliacci lasciando trasparire la sua soddisfazione -, partecipare alla sua gestione, contribuire alla sua attività attraverso un confronto costante e quotidiano, scambiare idee e progetti con persone che come me si occupano di marketing, costituisce una visione del mondo dell’informazione che ancora mi mancava. Rappresenta un arricchimento personale notevolissimo; in più c’è il divertimento di partecipare a un’attività sempre ricca di novità. Ogni giorno c’è un avvenimento o un programma nuovo. Sono contentissimo.”
La soddisfazione, però, deriva anche da valutazioni che girano intorno all’identità del progetto Teleromagna. “ Si tratta di un’avventura nata dalla bellezza del territorio in cui operiamo, sintesi
di una filosofia aziendale tipica delle nostre imprese”. Dice, infatti, Gianluca Pagliacci, che spiega così un’operazione che rende merito anche alla passione che vi ha profuso Annibale Persiani, fondatore dell’emittente: “Ha saputo capire il valore della televisione in un momento in cui occorreva essere lungimiranti. Per una serie di vicissitudini, però, l’emittente stava per perdere i suoi connotati di territorialità. E qui è venuto fuori lo spirito delle aziende che operano
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A fianco e in apertura, Gianluca Pagliacci e Gianluca Padovani negli studi e all’esterno della sede di Teleromagna.
in questo territorio. Lo spirito, la voglia e la forza di mettersi insieme per sfruttare delle opportunità o risolvere dei problemi. E in questa occasione l’impresa era salvare una voce della Romagna. Una voce che non si poteva lasciar spegnere, perché rappresenta qualcosa che mancherebbe. La tv nazionale, infatti, trascura gli ambiti locali.” “In questo contesto - ricorda Pagliacci - il Gruppo Orogel si è fatto promotore della possibilità di salvare l’emittente senza perdere diritti e concessioni. Un progetto lungo e difficile, visto che la situazione era piuttosto complicata. È stato quasi un miracolo esser riusciti a salvare l’emittente, e Orogel
ne ha assunto la proprietà. Ma pro-
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prio perché in questo territorio le aziende non sono conflittuali tra loro e tante sono le operazioni comuni (cita Romagna Iniziative, Romagna Energia e altre che attuano sinergie per ottenere dei vantaggi o per portare avanti iniziative a livello sociale e solidale, ndr), appena Orogel ha concluso il processo di acquisizione, nel 2004, ha deciso di aprire ad altre realtà imprenditoriali.”
Ne è seguita una risposta eccezionale: oggi, infatti, la compagine societaria è composta da 32 soggetti, tra cui figurano le eccellenze aziendali di Cesena, Forlì, Ravenna e Rimini. Il gruppo di comunicazione che fa capo alla società Pubblisole
(ricavi annuali da 2,5 milioni di euro), che è la holding del gruppo (di cui fanno parte Teleromagna, Pubblisole Comunicazione e Produzione, e Eventi Oggi), è retto da un sistema dualistico che prevede un Consiglio di Sorveglianza ed uno di Gestione. Il primo rappresenta l’Assemblea dei soci, di cui è presidente Edo Lelli, e il secondo il Consiglio di Amministrazione, che ha a capo Pagliacci. Direttore generale del Gruppo è Gianluca Padovani. Forlivese, 43 anni, impe-
gnato nell’ambito della comunicazione, anche lui da oltre 20 anni, Padovani ha lavorato nel gruppo Longarini (Le Gazzette) e ha avuto importanti esperienze in seno a Nuovarete e San Marino Rtv, la televisione di stato della Repubblica del Titano. “Oggi - commenta Padovani - siamo l’emittente di riferimento per la Romagna anche grazie ad una precisa strategia. Negli ultimi anni le emittenti televisive private hanno puntato tutto sulla comunicazione d’azienda, noi ci siamo elevati e abbiamo mirato a fare opinione. A questo ha giovato la forza del grup-
Pagliacci e Padovani durante una trasmissione negli studi di Teleromagna.
po, che ci ha consentito di essere sempre sopra le parti, ma anche l’aver allargato l’emittente alle realtà principali romagnole: abbiamo redazioni a Cesena, Forlì, Ravenna e Rimini. Dunque tv di un territo-
rio, non più city tv, che è il limite di molte piccole emittenti.” “Sentiamo oggi di avere la responsabilità dell’informazione - puntualizza Padovani -, i grandi network non vivono più di informazione ma di gossip, reality e trash. Noi produciamo ogni giorno 6 ore e 55 minuti d’informazione locale.” E, dietro l’angolo, c’è una vera e propria rivoluzione. “A novembre di quest’anno - anticipa il direttore generale di Teleromagna - ci aspetta un grande passaggio, quello al digitale terrestre. Aumenterà
la nostra possibilità di mandare messaggi. Nel nostro contenitore ci saranno più emittenti, più con-
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tenuti, più programmi, più canali tematici. Uno sforzo produttivo enorme che ci vedrà da novembre in campo con quattro contenitori: una Teleromagna generalista, una dedicata allo sport, una all’informazione e l’ultima nata, Teleromagna Life Style. Quest’ultimo è un
canale tematico che porterà fuori lo stile di vita di questo territorio, inteso come cultura gastronomica, prodotti e benessere a tutto tondo.” “C’è chi definisce questo nuovo progetto un’avventura - conclude Padovani -. Ma con 32 soci il termine avventura non è accettabile”. IN
Chi è Gianluca Pagliacci La figura elegante, il tono pacato, il sorriso pronto. Gianluca Pagliacci - cesenate, 50 anni appena suonati, sposato, una figlia - è un uomo di pubbliche relazioni aiutato nel ruolo da una gentilezza di carattere che si smentisce raramente, benché appaia più riservato che esuberante. Unico neo la scarsa propensione alla puntualità, su cui, però, sa scherzare bonariamente. Laureato in Economia e Commercio è nato professionalmente all’interno del Gruppo Fruttadoro di cui fa parte oggi Orogel. Tra surgelati, marmellate e prodotti ortofrutticoli, ha iniziato la propria attività con una borsa di studio affiancando Davis Bonfatti che, all’epoca si occupava di comunicazione per il Gruppo. Da lì, attraverso una carriera caratterizzata da una crescita costante che ha accompagnato l’espansione stessa dell’azienda, si è occupato di marketing e comunicazione per tutte le molteplici esigenze del Gruppo. Orogel, tra l’altro, ha attuato importanti campagne televisive di comunicazione ed è stata sponsor di iniziative nazionali di grande risalto. Da molti anni direttore marketing del Gruppo, è presidente del Comitato di Gestione di Teleromagna dal 2005.
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Approfondire | Cesenatico e Nove Colli
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Tra Sport
Turismo
e
testo Barbara Baronio e Michelangelo Bucci
23 maggio: la Nove Colli celebra la 40esima edizione. Nello stesso week end, Cesenatico torna ad ospitare il Giro d’Italia. Il binomio tra le due ruote a pedali e la città balneare raggiungerà così il suo apice, in un mix di agonismo e accoglienza, strategico soprattutto a livello economico.
“Il cicloturismo a Cesenatico è cresciuto anno dopo anno, seguendo lo sviluppo della Nove Colli, fino a diventare parte importante della vita economica e sociale della città. Ad oggi rappresenta un segmento importantissimo e un fattore chiave nell’allungamento della stagione turistica.” Se le due ruote a pedali si sono intrecciate a doppio filo con la città, divenendone uno dei simboli, gran parte del merito va alla manifestazione organizzata dalla società “Fausto Coppi”. A riconoscerlo è il sindaco Nivardo Panzavolta che, negli anni, ha visto mutare un mezzo di trasporto tra i più poveri in uno dei volani dello sviluppo cittadino. “Chi conosce Cesenatico con la Nove Colli poi ci torna, con la bicicletta o la famiglia. Così a partire da questa manifestazione, giunta alla 40esima edizione, si sono innescate una serie di importanti opportunità.” Nel 2010 Cesenatico tornerà ad ospitare, dopo 11 anni, una tappa del Giro d’Italia appena due giorni pri-
ma della partenza della Gran Fondo. E non è un caso che una parte
del percorso della tappa, coincida con il tracciato della gara ciclistica amatoriale. Il Giro d’Italia, a sua volta, sarà preceduto di due giorni dall’arrivo della “Monaco di Baviera - Cesenatico”. “È il frutto delle tante iniziative promozionali messe in atto da Comune, Gesturist e associazioni di categoria - spiega Terzo Martinetti, direttore della società pubblicoprivata - che da anni battono le fiere del settore contattando gli operatori del turismo sportivo. Tra queste la fiera di Monaco riveste un’importanza particolare. Quest’anno stimiamo l’arrivo di 400 ciclisti dalla Baviera che prenderanno poi parte alla Nove Colli. Presenze che, con il passaparola, aiutano anche il tradizionale turismo estivo”. Martinetti riconosce alla Nove Colli il merito di aver allungato il periodo della stagione turistica: “Non c’è dubbio che questa manifestazione, vera punta di diamante del movimento cicloturistico e
simbolo stesso, sia per noi l’evento dell’anno e coincida con l’apertura della stagione turistica per tutti gli alberghi. Il settore del cicloturismo muove un indotto di 40 milioni di euro e, al di là della tradizionale stagione estiva, rappresenta ormai la principale fonte di turismo per Cesenatico. I fattori decisivi di questo successo sono stati senza dubbio l’attività della società Fausto Coppi e la figura del grande Marco Pantani.” Un successo testimoniato dai numeri: “Ormai Cesenatico - puntualizza Martinetti - richiama 100mila cicloturisti l’anno, in tutti i periodi ma con un picco in primavera. Di questi oltre il 40% proviene dall’estero.”
Numeri frutto dell’impegno e della dedizione di moltissime persone nel corso dei decenni: “Oltre alla Fausto Coppi vorrei ricordare - continua Martinetti - Dante Del Vecchio che, da presidente dell’Associazione albergatori, fu tra i primi a spingere i colleghi ad offrire pacchetti specifici per cicloturisti. Del Vecchio fu un vero e proprio
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A fianco, una “classica” immagine della primavera a Cesenatico: una coppia di cicloturisti con, alle spalle, le vele delle barche storiche sul Porto Canale. Sotto, tratto in salita della Nove Colli. In apertura, la partenza della Gran Fondo 2009.
Archivio Gesturist
stro entroterra offre itinerari adatti a tutte le difficoltà, sia nell’uso di tutti i giorni. Così, di pari passo, abbiamo sviluppato una rete di piste ciclabili e parcheggi scambiatori per fare in modo che la bici diventi il mezzo di trasporto preferito per gli spostamenti in città.”
Ph. Gianmaria Zanotti
Una settimana su due ruote
I numeri della Nove Colli 12mila partecipanti, un indotto economico che muove sul territorio introiti per circa 2 milioni e 200 mila euro, due percorsi (200 e 130 km), 40 anni di vita. La 40ª edizione ha chiuso le iscrizioni con quattro mesi d’anticipo rispetto al via fissato per la mattina del 23 maggio. Nove “mitici” colli: Polenta, Pieve di Rivoschio, Ciola, Barbotto, Monte Tiffi, Perticara, Pugliano, Passo delle Siepi e Gorolo. Tra gli iscritti vi sono anche “volti noti” delle precedenti edizioni: Ilaria Lombardo, Barbara Lancioni e Fabio Sacchi, ossia i detentori dei tre titoli 2009 (130 e 200 km femminile e 200 km maschile). Tra questi si aggiunge anche Raimondas Rumsas, vincitore in tre occasioni.
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pioniere del settore, dotando per primo il suo albergo di strutture adeguate al nuovo target, adottando orari flessibili pronti a seguire le esigenze del cicloturista e offrendo loro un menù dedicato, attento alla dieta. Se oggi moltissimi alberghi sono in grado di personalizzare la propria offerta, lo dobbiamo a lui.” La Romagna è riuscita a conquistare il cuore di tanti turisti della bicicletta ma, allo stesso tempo, non è venuta meno la passione dei cittadini di Cesenatico per le due ruote: “Anche il rapporto tra cesenaticensi e bicicletta è cresciuto assieme alla gara - rileva il sindaco sia nel tempo libero, dato che il no-
Il binomio vincente tra città e bicicletta, negli anni ha portato alla nascita di altre manifestazioni ciclistiche e non solo. In coincidenza della Nove Colli 2010, il programma è davvero denso, nell’ambito della settimana del cicloturismo che ha il suo culmine dal 19 al 23 maggio. Il 19 sul Porto Canale leonardesco alle 17 è previsto l’arrivo del tour “Monaco - Cesenatico”, coi 250 cicloturisti della Baviera che dopo cinque tappe, per complessivi 700 km, giungeranno a Cesenatico attraverso Austria, Trentino, Veneto ed Emilia Romagna, per partecipare alla Gran Fondo del 23. Prima, il 21, da Villamarina percoreranno la 6a tappa, da Cesenatico a Sogliano al Rubicone passando dalle colline di Cesena, Longiano e Roncofreddo. Sempre il 21, poi, presso la colonia Agip ci sarà l’arrivo della 13esima tappa del Giro d’Italia, la Porto Recanati - Cesenatico, che nel finale ricalca, come detto, il tragitto della Gran Fondo. Per i podisti è in programma la Nove Colli “running”: quest’anno si terrà il 22 maggio e anche la terza domenica di settembre. Nella prima data partenza e
tra Piazza Costa e viale Carducci, sarà possibile visitare gli stand di “Ciclo e Vento” l’esposizione di ci-
cloturismo. In mostra biciclette, pezzi di ricambio, attrezzature, abbigliamento sportivo. E ancora, dal 21 al 23 tra Porto Canale e Via Armellini prenderà il via “M’amo camminando“- Nove colli a piedi Cesenatico/Fumaiolo, camminata non competitiva dal mare alle foci del Tevere in tre tappe. Il 22 maggio con partenza dal Porto Canale e via Armellini alle 17 e arrivo in
piazza Marconi si terrà il Brevetto A.C.P. Randoneé by Night sulle strade della Nove Colli, memorial Dario Beltrambini. Ma gli appuntamenti ciclistici, come detto, proseguono tutto l’anno: il 7° Memorial Marco Pantani, gara ciclistica internazionale che negli anni ha visto la partecipazione dei campioni del pedale, probabilmente quest’anno non si terrà nella tradizionale data dei primi di giugno, ma potrebbe slittare verso la fine dell’estate. Il 10 e 11 settembre sarà la volta del neonato “1Day2Win”, gara a scopo benefico su circuito cittadino di 2,5 Km. E il 12 dello stesso mese è in programma la 3° “Pantanissima” con partenza e arrivo a Cesenatico: il sunto degli itinerari e dei paesaggi fra mare e Appennino, che Pantani percorreva quando si allenava. IN
Archivio Gesturist
arrivo sono a Cesenatico, potendo scegliere tra percorso corto (84 km), medio (158 km) e lungo (202 km), in cui si hanno 30 ore di tempo per giungere all’arrivo. Nella seconda data vi è previsto un unico percorso di 54 km, la partenza è prevista da Montiano e l’arrivo a Cesenatico. Il 21-22 maggio,
Scorcio degli stand in piazza Andrea Costa durante la fiera “Ciclo e Vento”.
Erano quattro o più amici al bar del Corso quando nel 1965 decisero di dare vita al gruppo cicloturistico Fausto Coppi (oltre 500 oggi i soci iscritti: è il gruppo sportivo amatoriale più numeroso d’Italia). Gaetano Freschi, Tarcisio Pedulli, Vito Pagan, Gianfranco Casali, Guerrino Ciani, Giovanni Berlati, Domenico Razzani e Gianpietro Stignani. La scelta del nome, in onore del campionissimo, morto pochi anni prima. L’idea della Nove Colli arriva nel 1970 da Freschi, Casali e Brandolini: il 12 luglio di quell’anno, tra varie iniziative organizzate dal gruppo decidono di partecipare a un raduno cicloturistico di 200 km in Svizzera. I tre intrepidi partono alla volta di Brunnen per conseguire il famoso “Brevetto Alpino”. Di ritorno, si mettono subito all’opera per creare a Cesenatico un’impresa analoga, ossia il “Brevetto Appenninico”. Brandolini scelse il percorso e Casali lo mise in pratica curandone l’organizzazione. La data fissata fu il 20 maggio 1971: il nome esatto coniato per l’occasione fu “Nove Colli - Brevetto Appennino di km 200 - 1° AUDAX Cicloturistico di Gran Fondo Sociale”. Alle 5 del mattino, in 17, tra i quali anche l’attuale Presidente Onorario del Fausto Coppi, Arrigo Vanzolini, in partenza dal ritrovo abituale, il Bar del Corso. L’inizio di un’avventura che oggi attrae a Cesenatico decine di migliaia di appassionati. www.novecolli.it
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Le origini della Gran Fondo
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Camminare | Sant’Agostino in Alpe
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Quel che
Passato
resta del
testo Matteo Ranucci - foto Giorgio Sabatini
Per gli appassionati di trekking, ma non solo, un’escursione da Ridracoli all’Alpe di San Paolo, fino ai ruderi della chiesa di Sant’Agostino. Luoghi dove la natura più bella ha preso il sopravvento.
I resti del campanile a vela, di muri e facciata sorgono su un altipiano a più di mille metri d’altezza; in una distesa verde ritagliata tra la vegetazione fitta che riveste i monti e le coste della val Bidente. In uno squarcio, una tregua concessa dalle creste nervose dell’Appennino. I prati di San Paolo sono la destinazione di una sottile linea di terra e sassi che da Ridracoli risale a vista del Rio Bacine. Era un’antica mulattiera. Teneva in contatto poderi d’alta montagna le case abitate confuse nella macchia, la parrocchia di San Martino con la Chiesa
di Sant’Agostino costruita sull’Alpe. L’ondata d’emigrazione degli anni ’60 ha svuotato la stretta valle più in basso. I poderi sulla costa verso Casanova dell’Alpe e su quella opposta che sale verso San Paolo, sono disabitati e le case ridotte a rudere. Alcune sono sott’acqua dal 1982, quando fu terminata la diga e il grande invaso artificiale riempì il bacino tra le montagne. Ridracoli è il punto di partenza. Palazzo Giovannetti, trasformato in albergo, la cappella dedicata alla Madonna della Neve, il ponte a schiena d’asino con quel che resta
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Sopra, i ruderi del casolare tra i prati dell’Alpe di San Paolo. Sotto, il ponte a Ridracoli; in apertura, il rudere della chiesa di Sant’Agostino.
L’oratorio di San Paolo La sua posizione era in vetta a un alto monte a poco più di 6 km dalla val Bidente. Si chiamava Oratorio di San Paolo, apparteneva alla parrocchia di San Martino nell’abitato di Rio degli Oracoli. Battuta dal vento e sottoposta a inverni inclementi, nel 1627 era in pessime condizioni. Le stesse trovate successivamente. “L’altare è spoglio, se c’è qualche suppellettile è fradicia. Solo il calice e il messale sono decenti, conservati nella casa vicina dove è depositata anche la campana, tolta dal campanile dall’arciprete di Ridracoli, per timore che si frantumasse cadendo dal campanile”, così la racconta mons. Missiroli in visita il 17 settembre 1705. Nel 1756 fu restaurata e pochi anni dopo ancora in rovina. L’immagine di San Paolo trovata in condizioni indecenti. Si hanno notizie di una nuova ristrutturazione nel 1776, poi più nulla. Oggi non ne rimane traccia.
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del mulino e dell’osteria del “Terrore”. Gli abitanti di questo nucleo
si contano su una mano: nel 1950 i parrocchiani erano più di 230, poi 120 dieci anni dopo e meno di 30 nell’80. San Martino era una chiesa importante, risalente al 1531. La facciata, più volte rifatta per rimediare alle crepe procurate dai terremoti, è elegante nel disegno. Ha un intonaco chiaro, rovinato dal tempo e una trifora divisa da esili colonne che dà luce agli interni. Era il fulcro della vita sociale. Nel 1961, annesse alla chiesa furono
istituite le scuole elementari. Sul piazzale si svolgevano feste e fiere del bestiame: quella del Birracchio, ogni 27 d’ottobre. Don Francesco Milanesi fu l’ultimo parroco, fino alla fine degli anni ’80. Ridracoli è oggi un luogo silenzioso, discreto, raccolto all’interno di un ambiente naturale ai margini del Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi, Monte Falterona e Campigna. Il Bidente qui prende il nome dal paese e scorre lento, sottile. Dall’abitato parte il sentiero. Era una via seguita
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A fianco, un secondo scorcio dell’antica chiesa, meta di culto degli abitanti di San Paolo e delle frazioni vicine. Sotto, panoramica dell’Alpe.
struendo luoghi sacri per quando la neve impediva di scendere a Ridracoli. Lo testimonia una maestà
per salire all’Alpe di San Paolo. A
chi partiva a piedi le Galvane, una Maestà del 1700 costruita a torre squadrata, come un piccolo campanile, augurava i migliori auspici. Questo percorso, poco oltre, è indicato dal segnavia CAI 233. La traccia segue in parte il fiume, si insinua poi in un territorio severo e pregiato. La vegetazione riempie il paesaggio e sembra avere il sopravvento. Ornielli, carpini, roverelle, aceri sono alberi comuni qui, fatta eccezione per la costa di roccia arenaria, instabile, aspra scavata dal Rio Bacine. Lungo il percorso si incontrano segni della presenza della comunità che viveva su queste montagne. Valdoppia era una casa a 700 metri di altitudine, sulla linea di questa traccia. La famiglia che fino agli anni ’40 viveva qui è stata allontanata da inverni
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rigidi e solitari. Si sopravviveva con poco. Le grandi pietre sfumate di grigio delle pareti sono staccate. Rimangono solo appoggiate le une sulle altre e il tetto di lastre d’arenaria è crollato. Il sentiero prosegue obliquo sul pendio. Sfiora muretti in pietra costruiti per mantenere percorribili le tracce ed evitare che il terreno inclinato smottasse. Oltre uno sperone di roccia si vede ciò che rimane di Cà Ronconi: non vi abita più nessuno dalla fine dell’800. Ci si aiutava anche con la fede. Pregando e co-
di confine, al limite del territorio di competenza della parrocchia di San Martino con Sant’Agostino in Alpe. La salita diviene impegnativa. Il terreno su cui si cammina più sconnesso. Si raggiunge un altro rudere che sulla carta è indicato con il toponimo Casette. Poco lontano, in bilico sull’argine sinistro della traccia, una grande quercia secolare. I fossati che scendono dal crinale di Poggio Squilla e Ronco dei Preti tagliano trasversalmente il cammino. All’improvviso il paesaggio cambia. Al termine del sentiero, alla confluenza con la strada forestale, la boscaglia lascia spazio a un altipiano che pare ricoperto da un feltro verde, dalla tinta accesa.
Vi pascolano bovini magri, di colore grigio chiaro e una colonia di daini e caprioli. In questa prateria a 1027 metri d’altezza ci si può arrivare solo a piedi. È un ambiente
inconsueto su queste montagne caratterizzate da un susseguirsi di conche ruvide, creste rivestite da fitta boscaglia e coste aride di arenaria. Rivolta ad est sorge una maestà dal basamento di pietra: la celletta intonacata di bianco e la copertura spiovente con un’elegante croce in ferro sulla vetta. L’ennesima impronta di fede sul percorso. San Paolo in Alpe è speciale anche per le vicende che qui si sono consumate. Una di queste racconta di alcuni partigiani tra le fila del Comando Brigate Romagna che nell’aprile 1944 vissero qui, nascosti in un casolare basso e allungato, in attesa di vestiti, denaro e viveri lanciati dagli aerei alleati. L’altra storia parla di una chiesa.
no tutte o quasi di una chiesa dai muri scrostati, un tetto da risistemare e arredi rovinati da freddo e umidità. Neve, gelo e vento la fecero crollare in modo lento ma inesorabile. Le stesse condizioni piegarono alcuni anni prima la resistenza delle persone, diedero la mossa allo spopolamento, decimarono i fedeli. Il vecchio edificio fu
ridotto a rudere. Nel 1988 fu costruita alcune centinaia di metri a valle la nuova parrocchiale in località Fiumari. La prateria disabitata di San Paolo in Alpe, quel che rimane dei suoi casolari, del cimitero di pietra e dell’antica chiesa rivive tuttavia come uno dei luoghi più seducenti di questa porzione di Appennino. IN
Esemplare di cervo al pascolo.
L’elegante campanile a vela alla cui sommità suonavano tre campane pare in equilibrio precario. I muri
spessi, diroccati come la sua facciata, crollata a metà. Quasi completamente nascosta da un bosco, la sagoma s’intuisce da lontano. Sant’Agostino fu costruita dai frati eremiti, risale al 1667 accanto ad un piccolo romitorio. Emerge quasi
fosse l’ossatura di un antico castello. Fu in parte ricostruita dopo i terremoti del 1918 e ’19. Le cronache delle visite pastorali racconta-
Informazioni Partenza: Ridracoli; arrivo: San Paolo in Alpe Distanza: 5.5 km; Dislivello in salita: 600 metri Difficoltà: elevata; Rifornimento di acqua: Ridracoli, fonte presso Ca’ Ronchi Bibliografia e cartografia: 52 luoghi spirituali in Romagna, Edizioni IN Magazine, 2009; Carta escursionistica Parco Nazionale Foreste Casentinesi Monte Falterona Campigna, scala 1:25.000, Selca, 2005; Il popolo di Ridracoli, Stampa Nuova Grafica Santa Sofia, 1995
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Ricostruire | Oltre la frana
La primavera
Corniolo
di
testo Francesca Renzi - foto Giorgio Sabatini
Dopo la frana di metà marzo, Corniolo e Campigna continuano ad essere raggiungibili da abitanti e turisti attraverso la strada panoramica della Braccina. Mentre proseguono i lavori per il ripristino della SP4.
Quando la Natura si ribella, mostrando la sua forza e la sua potenza, i primi pensieri vanno inevitabilmente a chi ha perso le proprie cose, a chi non riconosce il panorama che circonda la propria casa. Anche nell’Alta Valle del Bidente, pochi chilometri a valle di Corniolo, a metà marzo il paesaggio è stato sfigurato da una grossa frana che, dall’Appennino, ha fatto scivolare verso il fiume Bidente una valanga di terra e alberi. A farne le spese sono state tre piccole case in legno e pietra, che durante i giorni di festa ospitavano alcuni villegianti, mentre gli abitanti di altri due edifici, per ragioni di sicurezza, han-
no dovuto lasciare le loro dimore rese inagibili dal disastro naturale. Ma, soprattutto, la frana ha travolto la SP4, la provinciale che sale fino a Corniolo e Campigna, porta d’accesso da cui transitano gli abitanti per recarsi al lavoro o a scuola e centinaia di turisti diretti - ogni fine settimana - nel cuore del Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi, Monte Falterona e Campigna. Corniolo e Campigna isolati dal resto della valle? No, dopo i primi attimi di smarrimento, in attesa del ripristino della SP4, ecco la soluzione: la strada della Braccina, collegamento tra valle del Bidente e valle del Rabbi che, in circa 12
km, unisce Corniolo e Fiumicello di Premilcuore. Certo si tratta di una strada turistica, che non è nata come via di collegamento principale e che, per questo, necessita di alcuni interventi, ma è a tutti gli effetti “una bella strada, un vero percorso turistico che attraversa il Parco Nazionale”, afferma il dottor Gianluca Ravaioli, dell’Unità Operativa della Provincia di Forlì Cesena con sede a Santa Sofia. “Sulla Braccina - prosegue Ravaioli - la Provincia realizzerà immediatamente alcuni interventi urgenti per la messa in sicurezza: installerà l’adeguata segnaletica,
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Da sinistra, Gianluca Ravaioli della Provincia, il presidente della Pro Loco Leonardo Pisanelli, Francesco Fabbri, responsabile del cantiere Massimo Conficoni e Michele Visani analizzano la situazione sul luogo della frana.
specialmente per indicare le curve più pericolose, e si elimineranno i dossi artificiali precedentemente collocati per limitare la velocità. Insomma, i residenti e i turisti possono tranquillamente percorrere il Passo della Braccina in auto (con mezzi inferiori alle 12 tonnellate) e in moto per raggiungere Corniolo, Campigna e tutte le località turistiche del Parco.” Dalla città si sale lungo la valle del Rabbi, si arriva a Premilcuore e, alcuni km dopo il paese, si affronta il Passo della Braccina seguendo le indicazioni per Fiumicello e Corniolo; in alternativa, si può percorrere la Bidentina da Forlì a Galeata, seguire le indicazioni per Premilcuore e, di nuovo, raggiungere Corniolo attraverso la Braccina. Da Corniolo, si imbocca poi la SP4 per salire in Campigna. Sostanzialmente, per chi sale da Forlì, i tempi di pecorrenza non si allungano affatto: in poco più di un’ora è possibile raggiungere Corniolo e Campigna. Ce lo conferma anche Leonardo Pisanelli, presidente della Pro Loco Cornio-
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lo e Campigna, che invita i turisti a raggiungere l’alta valle: alberghi, ristoranti, negozi, bar e agriturismi, le strutture ricettive sono tutte aperte e anche la Pro Loco si attiverà per organizzare iniziative con cui arricchire il tradizionale calendario estivo, in collaborazione con le altre associazioni. “I turisti che raggiungno Corniolo attraverso la Braccina - conclude Pisanelli fanno un bel giro panoramico e nei boschi. Certo, per i residenti la priorità rimane la riapertura della SP4 ma su questo fronte stanno già lavorando gli enti di competenza.” Da Campigna (www.campigna.it), dove è scesa la neve anche durante le vacanze pasquali, Giorgio Amadori dell’albergo Lo Scoiattolo conferma che la frana sulla statale scoraggia alcuni turisti. Ad ogni modo, anche se la stagione sciistica sta volgendo al termine, gli “irriducibili” potranno ancora approfittare delle ultime passeggiate sulla neve prima che i colori e i profumi della primavera prendano, finalmente, il sopravvento, invitando a camminare nella foresta. IN
Badia di Sasso Una seconda strada è stata cancellata dalla frana: la sterrata strada forestale che, proprio dal tratto di SP4 che ora non esiste più, saliva sul crinale fino a Sasso. Qui, dove nell’VIII secolo sorgeva un’antica abbazia, esiste oggi l’agriturismo Badia di Sasso. Adriano, uno dei gestori, racconta che da quando la montagna è crollata raggiungere l’agriturismo è più impegnativo, ma i clienti non si sono fatti scoraggiare. Per ovviare alla mancanza di una strada è stata realizzata una pista percorribile con un mezzo fuoristrada: Adriano e i suoi colleghi fanno la spola tra Sasso e la provinciale per accompagnare i loro clienti. Nonostante tutto, seppure con alcune disdette, l’attività non si è mai fermata e proseguirà come di consueto con menù tipici e iniziative speciali. www.badiadisasso.it
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Ph. Giorgio Sabatini
Degustare | Formaggi di Romagna
Freschi
Tradizione
di
testo Mariavittoria Andrini e Paola Francia
Ricette di lunga data per una passione intramontabile: l’arte casearia Made in Romagna. Siamo andati a conoscere alcuni tra i produttori di formaggi freschi del territorio.
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Sfiziosi, adatti ai palati più delicati - che non rinunciano alle note vivaci -, ideali per chi non perde di vista la linea e ricchissimi di calcio. Sono i formaggi freschi, alimento poliedrico perfetto per svariate declinazioni culinarie. C’è chi ama assaporarne l’aroma al naturale e chi sposarlo alle materie prime del territorio per dar vita a primi piatti, bocconcini o dessert. Vantano in Romagna una ricchezza di usi e tradizioni, oltre che di varietà, come in poche altre regioni. Si pensi allo Squacquerone (Squaquaron), legato all’ambiente rurale e dalle origini antichissime,
se è vero che Antonio Mattioli, nel suo Vocabolario Romagnolo-Italiano del 1879, ricorda come lo scrittore Petronio Arbitro (I° secolo d.C.) parli di Caseum mollem riferendosi proprio allo Squacquerone. Poi c’è la Ricotta (Recoctus), già nota a egizi, romani e greci, ottenuta dalle proteine del siero del latte e prodotto magro per eccellenza. Non meno appetitosa la Casatella, ovvero “fatta in casa”, che si caratterizza per la stagionatura (che può arrivare fino a 30 giorni). Venendo ai giorni nostri, che l’arte casearia sia un fatto di tradizione ne è prova il Caseificio Mambelli di
S. Maria Nuova di Bertinoro (www.mambelli.com), nato dalle mani sapienti e contadine di nonna Elsa. Oggi il Caseificio è alla terza generazione, quella delle sorelle Raffaella e Federica. “Ma la ricetta per la preparazione della Ricotta è sempre quella della nonna - dice Raffaella -. Fu lei, nella prima metà del secolo, a produrla nel paiolo di rame sul focolare con latte vaccino e arricchita, al mo-
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mento dell’ebollizione, con le acque termali della Fratta, ricche di sali minerali.” Gli ultimi nati sono i prodotti ottenuti con aggiunta di Salfiore di Romagna e il dessert di ricotta monoporzione con confettura extra di frutta. “Lo Squacquerone, se non ‘squacquera’ non è buono”. Parola del Caseificio Pascoli di Savignano sul Rubicone (www.caseificiopascoli.it). Prima in Italia ad aver certificato lo Squacquerone di Romagna (prodotto di punta insieme al Formaggio di Fossa Dop), l’azienda vanta una produzione che va dal Raviggiolo alla Casatella, dalla Ricotta alla Mozzarella, fino ai semiteneri di mucca e misti. Nella fascia collinare compresa fra Montefeltro e vallata del Savio, a Montepetra Alta, si può trovare La Buona Romagna (www.buonaromagna.com), che aggrega alcune realtà romagnole del settore lattiero caseario. A garanzia di un prodotto genuino è il massimo controllo effettuato sulla filiera: dalle materie prime, con una raccolta se-
Su appuntamento
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A fianco, la ricotta de La Buona Romagna; sotto, lo squacquerone certificato del Caseificio Pascoli. In apertura Raffella e Federica del Caseificio Mambelli e il titolare del Caseificio Comellini.
lezionata del latte ovino, caprino e vaccino, fino alle tecniche di lavorazione. Il risultato è eccellente: dalla cremosa e dolce Ricotta di Nonna Ofelia, a quella di Pecora, entrambe arricchite dal sale di Cervia, per gustosi ripieni o base per dolci, all’inimitabile Squacquerone. Ottima anche la produzione di formaggi stagionati. Sono poi d’obbligo due tappe lungo la Strada dei Vini e dei Sapori
riminese: Il Buon Pastore di Montefiore Conca, rinomato per il Raviggiolo, e Il Colle dei fratelli Pintus a Mondaino, per yogurth e mozzarella. A ovest, infine, sull’ideale confine tra Emilia e Romagna, a Castel S. Pietro Terme, il Caseificio Comellini (www.caseificiocomellini.com) da oltre trent’anni tramanda l’esperienza di antichi maestri casari, rivista in chiave moderna. Qui nasce lo Stracchino degli An-
geli, delizia impalpabile dal sapore
di latte appena munto. E ancora, qui prendono forma e sapore le tre linee a marchio I Freschi, I Teneri e Le Ricotte del Castello. I formaggi freschi sono uno dei fiori all’occhiello della gastronomia romagnola e si possono facilmente reperire in negozi specializzati, nella grande distribuzione; in molti casi, anche presso le aziende produttrici. IN
Il Raviggiolo, presidio Slow Food Risalgono al 1500 i primi documenti sul Raviggiolo, quando questo formaggio, ottenuto dalla cagliatura di latte vaccino crudo, fu portato in dono a Papa Leone X in un canestro ricoperto di felci. La sua area di produzione è limitata all’Appennino Romagnolo, tra le valli del Savio e del Tramazzo. Oggi è un presidio Slow Food (www.presidislowfood.it), protetto dal rischio di “estinzione” cui era destinato in passato. Una valorizzazione che ha portato nuova linfa alle piccole aziende del territorio. Formaggio delicato e dolce, da mangiare fresco e indispensabile, come scriveva Pellegrino Artusi, ne La scienza in cucina e l’arte del mangiar bene, come ripieno ai cappelletti all’uso di Romagna. I produttori suggeriti da Slow Food sono: Roberto Boscherini di Santa Sofia; Boschetto di Stefano Cucchi a Premilcuore; Ester Raffellini a Modigliana.
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Al sale dolce di Cervia “quel pizzico di buono in più!”
www.mambelli.com
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Ricordare | 100° Anniversario del primo volo
Un secolo...
Aria
per
testo Gabriele Zelli
Cento anni fa i due piloti Emile Taddeoli e Luigi Massari tentavano il primo volo dalla piazza d’Armi di Forlì. Ripercorriamo quegli storici eventi.
In previsione del centesimo anniversario del primo volo a motore, che cadrà il prossimo 29 maggio, la benemerita Associazione Arma Aeronautica, sezione di Forlì, sta preparando una serie di eventi per ricordare quanto avvenne un secolo fa. In quel giorno, in una manifestazione che all’epoca fu pubblicizzata come “Esperimenti di Aviazione”, due aerei, un Blèriot e un Demoiselle pilotati rispettivamente dallo svizzero Emile Taddeoli e dal faentino Luigi Massari, tentarono il decollo dalla Piazza d’Armi di Forlì. Il forte vento di quella giornata ostacolò i due aviatori, tanto che Massari fallì il decollo fracassando l’aereo mentre Taddeoli dopo un primo breve balzo, ritenuto soddisfacente anche dal pubblico presente, ritentò e anche lui fallì il secondo decollo danneggiando il velivolo. Quel primo “balzo” del Blèriot, non può essere ricordato soltanto come il primo volo, ma deve essere considerato l’inizio della storia aeronautica di Forlì. Infatti in quello stesso anno, i forlivesi Alighiero Fabbri ed Agenore
Gamberini stavano lavorando alla realizzazione di un loro prototipo che avrebbero poi collaudato due anni dopo. Vediamo da vicino chi furono i protagonisti del 29 maggio 1910. Emile Taddeoli (Ginevra, 8
marzo 1879) fu un vero sportivo; praticò con moderato successo ciclismo, motociclismo e automobilismo. Fu subito attratto dalla novità del secolo scorso, l’aviazione, e nel 1909 utilizzò tutti i suoi risparmi per apprendere l’arte del pilotaggio raggiungendo la scuola di volo francese di Mourmelon. Comprò perfino un aereo col quale, nonostante la scarsa esperienza, partecipò a diverse manifestazioni in Portogallo e Italia. Successivamente rientrò a Gine-
vra e acquistò un biplano Dufaux con il quale nel 1910 durante una esibizione a Lucerna ebbe un incidente fortunatamente senza conseguenze per il pilota; ma l’aereo rimase distrutto dopo l’impatto con degli alberi in fase di atterraggio. Non si scoraggiò, continuò a partecipare a dimostrazioni di volo e ad aggiudicarsi premi, alcuni anche sostanziosi come quello per aver raggiunto l’altezza di 350 metri. I ricavi l’investì in un nuovo velivolo, un Morane-Borch con il quale fu protagonista di un nuovo incidente anche in questo caso a lieto fine. Dopo il decollo si staccò una ruota del carrello. Fu la prontezza di un altro pilota, Oscar Bilder, a salvarlo. Quest’ultimo decollò col proprio aereo portandosi dietro una ruota e non appena raggiunse Taddeoli gliela mostrò per avvertirlo del pericolo che lo avrebbe atteso in fase di atterraggio che fu affrontato con abilità e anche tanta fortuna. Successivamente chiese di essere arruolato nell’Aeronautica Militare Svizzera quando questa era in fase nascente, ma la richiesta fu respinta perché Taddeoli era sposato. Lasciò allora la Svizzera per andare a svolgere le
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funzioni di pilota collaudatore alla Savoia di Sesto Calende. In questa veste, secondo le ricostruzioni storiche, effettuò “qualcosa come 2700 voli di prova”, principalmente su idrovolanti. Non mancano i voli memorabili, come Sesto Calende - San Remo, nel 1919, o il collegamento tra i laghi Maggiore e Lemano in un’ora e cinquanta minuti con un passeggero a bordo, oppure il sorvolo del massiccio del Monte Bianco. Il 24 maggio 1920, al meeting di Romanshon, decollò per l’ultima volta con il suo Savoia S13, poco dopo l’idrovolante si disintegrò in volo uccidendolo insieme al suo meccanico. L’altro protagonista, Luigi Massari (nato a Faenza il 26 marzo 1869) fu il più vivace, estroso e spericolato dei quattro fratelli della famiglia. Nell’aprile 1910, all’età di 41 anni, si recò a Parigi per acquisire pratica nel campo aviatorio e fare l’acquisto
di un aeroplano per farlo volare decollando dalla “Piazza d’Armi” forlivese. L’aeroplano quando giunse a Faenza fu montato nei campi antistanti la fabbrica di ceramiche dei fratelli Minardi e successivamente esposto (5 maggio 1910) nel “salone dei divertimenti lungo il viale della stazione e visitato dalle autorità cittadine e dal pubblico, pagando 30 centesimi”. Verso fine maggio il velivolo fu trasportato a Forlì nell’area adiacente al Tiro al Bersaglio (oggi vi sorge il Polisportivo Morgagni), dove si sarebbero tentati i primi voli. Nello stesso giorno, il 29, domenica, arrivò a Forlì anche Emile Taddeoli, con il suo Bleriot. Le condizioni metereologiche della giornata furono negative con pioggia al mattino e raffiche di vento fastidiose nel pomeriggio. Verso sera Taddeoli tentò un primo volo che si protrasse per un centinaio di metri ad altezza d’uomo. “Il succes-
sivo tentativo, narrano le cronache, viene effettuato da Massari, nonostante le condizioni non favorevoli e dietro insistenza del pubblico che ha pagato per assistere all’evento. Percorsi 200 metri senza staccarsi da terra, l’aeroplano è investito da un colpo di vento e si capovolge subendo danni tali da rendere impossibile ogni altro tentativo, mentre il pilota ne esce illeso”. Si chiuse così la prima “Giornata d’aviazione” nella storia di Forlì. Poche settimane dopo, Luigi Massari riprese gli esperimenti nei pressi di Voltana dove il 20 agosto distrusse il “Demoiselle” cadendo pesantemente a terra, mentre il pilota se la cavò con escoriazioni e ammaccature varie. Allo scoppio del primo conflitto mondiale, partì volontario e poche settimane dopo riportò una ferita che gli causò la morte, il 7 marzo 1918, presso l’Ospedale della sua città. IN
In alto a sinistra e nelle due foto a fianco, il “Demoiselle”. In alto a destra, lo svizzero Emile Taddeoli davanti al “Blèriot”. In apertura, ritratto del faentino Luigi Massari.
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Abitare | L’attico in città
Lo stile
Spazio
trova
testo Annalisa Balzoni - foto Giorgio Sabatini
Un attico ristrutturato si trasforma in un armonioso open space, in cui si fondono zona giorno e zona notte, tonalità bianche a quelle grigie, il fascino del legno a sofisticate scelte tecnologiche.
La nuova tappa del viaggio alla ricerca di “domus” particolari nella città di Forlì, si ferma in Viale Bolognesi, a ridosso del centro storico. Ci troviamo di fronte un palazzo costruito negli anni ’50, caratterizzato dalla linearità e razionalità dell’epoca. Il nostro occhio arriva al terzo piano dove troviamo l’attico, trasformato dall’attenta e sapiente capacità dello studio Cm+S Associati di Forlì, degli architetti Paolo Carli Moretti e Massimo Sanzani. Originariamente si trattava di un tipico alloggio costituito da ampio corridoio centrale, che fungeva da percorso, e divideva i vari ambienti separandoli gli uni dagli altri. La ristrutturazione ha visto la rimozione totale delle pareti divisorie, creando un nuovo percorso continuo e teso a superare le classiche separazioni tra zona notte e giorno, dando un senso di liber-
tà e informalità di vita all’interno. Lo stile trova il suo spazio, il gusto raffinato del mobilio e la scelta dei particolari d’arredo, così come delle opere d’arte alle pareti - l’occhio attento si posa su una tela di Turi Simeti -, danno la sensazione
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di un ambiente intimo ed armonioso. Particolare attenzione, basilare nella realizzazione architettonica, è data dal mobilio principale, tutto realizzato su misura, da Metrocubo Arredamenti di Alessandro Amaducci su disegno dello stesso architetto Carli Moretti. Il fulcro è rappresentato dal camino in granito e cristallo, visibile sia dalla zona
living sia dalla camera da letto padronale: i due ambienti sono sepa-
rati solo da una porta, realizzata in cristallo, agganciata a soffitto e a pavimento, e ruotante sul lato del camino. Ogni porta (fornita da Euroserramenti di Forlì) è priva di coprifili, secondo una logica di totale continuità tra mobilità delle porte e staticità della parete; quest’ultima, peraltro, tinteggiata dello stesso colore. I toni scelti per l’abitazione sono sostanzialmente due, il grigio, in tutte le sue declinazioni che dal bianco conducono al nero, e le varie tonalità di colore presenti nel materiale scelto per il pavimento, distribuito in tutti gli ambienti della casa, anche nei bagni. Si tratta di ampie doghe prefinite in rovere invecchiato
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Sopra, la camera da letto, separata dalla zona giorno dal camino. Sotto, giochi di luce in cucina. In apertura, panoramica della luminosa zona giorno, in cui le tonalità bianche si mescolano in maniera efficace al pavimento in rovere invecchiato.
(proposte da De Lorenzi di Forlì). Tali colori sono stati distribuiti nel tentativo di regolare, lungo i vari ambienti posti in sequenza, il livello di intimità degli spazi: dal bianco
assoluto, luminoso e trasparente dell’ingresso e della zona pranzo, al nero del bagno padronale, o meglio, della zona benessere, dove l’ampio lavabo è stato realizzato in muratura per poi venire rivestito in resina spatolata nera; sopra il lavabo è stato posizionato uno specchio a tutta altezza che riflette i corpi illuminanti. I miscelatori ad incasso sono sospesi all’interno dello specchio; con lo stesso tipo di resina è stata realizzata (da Venerom di Forlì) tutta la zona relax. Nero è anche il granito che riveste il camino, così come l’isola centrale della cucina, anch’essa realizzata su misura. Particolare attenzione desta la mensola con piano in vetro nero, motorizzata, che esce dal blocco centrale per consentire, con due pratici sgabelli, di fare un rapido pranzo o colazione, mentre,
a lato, le “colonne”, in pannelli laccati bianco lucido racchiudono la
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parte operativa e pratica della cucina, dal forno alla colonna frigo. La camera da letto padronale vede il posizionamento del letto al centro della stanza, creando un percorso attorno allo stesso, circondato dal un lato dalla zona armadio realizzato su misura in laccato lucido grigio, e dal lato opposto dal camino che prosegue dal living e da una cassettiera, realizzata su misura e rivestita con lo stesso legno utilizzato per il pavimento, rivestimento che poi prosegue su tutta la parete dietro alla televisione sospesa. Scelte tecnologiche, colore, design, uniti a grande capacità e personalità caratterizzano e danno il giusto significato agli ambienti. IN
La “Via” dell’illuminazione Particolare attenzione desta il sistema d’illuminazione, realizzato con elementi del gruppo Viabizzuno (a Forlì in via Gorizia), prevalentemente a incasso nel cartongesso, e con oculati ed eleganti corpi illuminanti esterni a parete e a sospensione, che caratterizzano un angolo della zona cucina, parte della camera da letto padronale con due bellissimi cilindri PL, e la zona lavabo del bagno principale. L’impianto elettrico è impostato su un piccolo computer centrale che consente il controllo di tutti i dispositivi installati, così come di impostare scenari e configurare una corretta illuminazione degli spazi nelle varie ore del giorno.
Interpretare | Forlivesi e cesenati “vintage”
Facce
Vintage
da
testo Barbara Baronio e Francesca Leoni foto Giorgio Sabatini e Gianmaria Zanotti
Tra moda, gastronomia, musica e collezionismo, alcuni forlivesi e cesenati ci raccontano la loro passione per l’old style e come ne hanno fatto una filosofia di vita.
Pochi sanno che la parola Vintage è stata presa in prestito dal linguaggio enologico. La traduzione letterale è vendemmia-raccolto delle uve ed è stata usata per i vini d’annata di difficile reperibilità. Il termine è stato poi trasferito al linguaggio di tutti i giorni per indicare articoli e, soprattutto, abiti considerati d’annata, fuori produzione e quindi difficili da trovare. Vintage può essere, allora, un capo usato, ma anche old-new, vecchio ma non ancora indossato e considerato per stile, taglio o anno d’appartenenza di un valore al di là della moda e del tempo.
In Italia, da anni, alcuni negozi specializzati propongono abiti
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vintage a una clientela sempre più numerosa. A Forlì non poteva essere diverso. Il veterano è Sauro Sedioli, titolare di Charly Max. Per lui vintage si riferisce solo ad abiti e accessori di grande qualità, come quelli firmati Chanel, Hermès o Louis Vitton, che espone in negozio. Grande la varietà di accessori e borse, oltre ai vestiti. Secondo la sua filosofia, “meglio avere una borsa vintage ma originale, che andare in giro con una all’ultima moda ma ‘taroccata’.” La sua clientela proviene per l’80% da fuori città e durante l’estate lo segue nel negozio di Milano Marittima. Di recente apertura, invece, Trench, del giovane Brando Falor-
si. Proveniente da una famiglia di
“cenciaioli” fiorentini, ha iniziato a lavorare col vintage a 14 anni. Il suo negozio, con capi tendenzialmente anni ‘70-‘80 mira a una clientela più giovane, proponendo jeans e abiti a costi accessibili per “clienti dai 20 anni in su, che hanno uno stile tutto personale”, precisa. Per lui il vintage è una moda che resiste al passare del tempo e può, così, essere riproposta e reinventata. Per Alberto Giordani, titolare de l’Opposto, vintage è tutto ciò che ha una storia da raccontare, vestiti che, per taglio, cucitura, bottoni, diventano il marchio significativo di un’epoca. Pur non essendo un
negozio vintage in toto, l’Opposto gli dedica uno spazio importante. Per tutti, il business del vintage nasce da una passione frutto di anni di esperienza e ricerca per mercatini e fiere dedicate. Come quella che si tiene ogni anno proprio a Forlì e che ha raggiunto, a fine marzo, la 7° edizione. “Una fiera diventata, nel tempo, appuntamento fisso per gli appassionati - commenta Ilaria Laghi, direttrice tecnica dell’evento -; propone la moda dagli anni ’50 agli ’80 ed espone oltre ad abiti e accessori anche collezionismo.” La passione vintage non si ferma qui, ma può estendersi a musica e cibo. Nato dalla passione del
suo titolare per il rockabilly e il rock’n’roll ,“America Graffitti” ha riscontrato un enorme successo tra giovani e meno giovani forlivesi. L’ambiente è un diner americano anni ’50, come quelli che si vedono nei film dell’epoca e si distingue dal fast food in quanto il cliente è servito al tavolo e ha a disposizione un menu. Per aumentare l’atmosfera di una decorazione tipica frutto di 20 anni di collezionismo, il titolare Riccardo La Corte, propone un menu “tipico”. “America Graffiti” è diventato anche punto d’incontro per rockabillies che si riuniscono ogni domenica pomeriggio con auto e moto d’epoca. Un successo che ha portato Riccardo
Dall’alto, Sauro Sedioli, Roberto Parenti, Maria Chiara Abbondanza e Otello Pagliarani. In apertura Riccardo la Corte, Stefano e Caterina Landi, Alberto Giordani e compagna, Brando Falorsi. A destra, i Good Fellas durante un’esibizione.
ad aprire un secondo fast food a Forlimpopoli. E come non dimenticare l’intramontabile musica anni ‘50-‘60? Anche questa potrebbe essere considerata d’annata. Il 1993 è l’anno dei Good Fellas, la band di Luciano Lacchini, più conosciuto come Lucky Luciano, che ripropone brani rock e swing americani del periodo. “Sono l’uomo del rock’n’roll, che ascolto da quando ero piccolo. Ora da musicista professionista sono riuscito a coniugare passione e lavoro creando questa band.” Il gruppo conta su 9 musicisti, tutti romagnoli, che si presentano al pubblico con mosse, abiti e look di quegli anni. “Una musica che piace a tutti, perché ormai è un ever green. Suoniamo in ogni parte d’Italia ma anche all’estero”, continua Luciano. Un altro gruppo musicale che può essere definito vintage, ma che si dedica invece a un genere musicale italiano anni ‘30-‘40, sono gli Amarcord, nati da una costola degli Equ. C’è poi chi fa del vintage uno stile di vita: Stefano Landi. “Ho iniziato con il collezionismo, dalla prima moto, una Harley del ‘42, sono passato alle macchine e poi all’oggettistica”, spiega. La sua è una casa tutta arredata anni ’50, con ogget-
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ti originali e mobili ridisegnati e costruiti apposta per ricreare quel look, che poi ha trasferito anche nell’abbigliamento. Frequenta feste e raduni a tema, come la Summerjumboree a Senigallia ad agosto, una delle feste a tema più importanti d’Italia. “Lì ho conosciuto, qualche anno fa, mia moglie, Caterina, che condivide con me questa passione - sottolinea - al punto che abbiamo deciso di sposarci a tema.” Insieme hanno imparato a ballare swing e girano per feste e mercatini alla ricerca di vestiti originali da indossare e oggetti per la casa, tutto rigorosamente vintage. Da forlivese al cesenate, incontriamo Otello Pagliarani, collezionista di oltre 10mila manifesti cinematografici. La sua passione sono i western americani di cui possiede 620 tra manifesti, foto, buste, locandine dal 1936 al 2006. Tra le sue passioni anche gli ‘spaghetti western’ di cui ne conserva 300. Il 70enne di Cesenatico, da sempre impegnato nell’arte moderna e proprietario per oltre 30 anni di una galleria, ha viaggiato molto in Italia per recuperare i manifesti. “Ma il più grande sostegno nella ricerca è stata l’amicizia di un operatore del cinema, dall’età di dieci anni, come il protagonista di
Nuovo cinema paradiso.” Tra i capolavori custoditi locandine introvabili del cinema francese, inglese e di guerra. Fra i più cari un manifesto di metri 2x2,5 disegnato da Enrico Bay e quello di Per un pugno di dollari. “Mi sento come padrone del tempo, in particolare di 150 anni di storia dell’uomo.” Così Roberto Parenti, dirigente amministrativo in un’azienda cesenate, bolognese d’origine, ma in Romagna dal 1974, definisce la sua passione per il passato riversata in due musei, il disco d’epoca e l’arte povera. Una passione nata per caso: “Quando ero a Bologna amavo andare con un amico a svuotare cantine, ritiravo dischi di qualsiasi genere e formato, cartoline e manifesti. Ho continuato anche quando mi sono trasferito, fino a trovarmi una sorta di archivio di circa 40mila
Vintage, passione d’annata pezzi. A Sogliano, nel Palazzo Ripa-Marcosanti, ho dato vita ai musei, con l’aiuto dell’Amministrazione comunale. Vi sono esposti oggetti che, nel genere, sono più unici che rari.” Collezioni private sulla storia della riproduzione discografica, dal cilindro in cera alle tecnologie odierne, e la storia della cromolitografia dal 1780 all’inizio del ’900. MariaChiara Abbondanza ha, invece, l’armadio pieno di cappelli e accessori moda vintage. I suoi gioielli sono un paio di scarpe originali degli anni ’50. La 25enne dottoressa in Scienze e Tecnologie Alimentari a Cesena confessa che “se l’altezza me lo consentisse, opterei per un total look vintage, ma difficilmente riesco a trovare capi originali che si possano adattare alla mia statura. Allora mi butto sull’accessorio. A volte basta anche un cappellino con la veletta per compiere un salto indietro nel passato di oltre mezzo secolo.” IN
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la PASSIONE TAGIURI si rinnova nel segno dell’accoglienza lo storico negozio in corso della repubblica 6 a forlì ha riaperto dopo un’accurata opera di rinnovamento degli interni. Atmosfera calda e design contemporaneo caratterizzano il nuovo spazio vendita.
Il negozio Tagiuri, in Corso della Repubblica 6, riapre le porte al centro storico forlivese dopo un’opera accurata e vivace di rinnovamento dell’interior design. “Il progetto che perseguiamo insieme a tutti i nostri collaboratori è quello di dare a chi entra in un nostro punto vendita un senso di ‘famiglia’, di sentirsi a proprio agio”, spiega Mauro Tagiuri mentre ci mostra come il nuovo spazio sappia mantenere un’atmosfera calda e personale unita ad un design contemporaneo e funzionale. Affiancata dalla consulenza dello Studio Archigeo, diretto dall’architetto Massimo Casadei, la famiglia Tagiuri si è data anima e corpo ad un progetto di restyling, realizzato in due mesi di lavoro non stop. Il negozio conserva il calore dei pavimenti di le-
gno e delle nuance precedenti ma respira aria nuova attraverso una vetrata più ampia ed un uso razionale e massimizzato degli spazi interni. Tavoli in pelle, poltrone decorate, pouf leggeri ed espositori che giocano sul contrasto fra forme lineari moderne e curvature ricercate, caratteristica a cui fanno eco le geometrie fantasiose delle pareti: ogni complemento d’arredo è stato pensato e rifinito su misura per il nuovo spazio Tagiuri, testimoniando la volontà di rinfrescare la propria immagine con un tocco minimal, senza rinunciare ad elementi romantici e distintivi. Sulla stessa linea, la scelta delle luci. Dominano lo spazio due lampadari, confezionati da esperti artigiani francesi, che conquistano con linee sinuose e figure floreali leggerissime. Fanno da controparte le illuminazioni led
di taglio più moderno che irradiano i capi d’abbigliamento in esposizione con luce colorata sempre cangiante. L’ambiente Tagiuri si tinge di sfumature calde bronzee e beige che incorniciano le tinte tenui dei prestigiosi brand in mostra. Il personale qualificato è pronto ad accogliere e ‘coccolare’ il cliente, guidandolo nelle sue scelte di stile attraverso le collezioni. Per una donna fresca, aggiornata e primaverile ed un uomo che spazia dallo sportivo al classico. Grazie all’esperienza maturata nel contesto ravennate e dal 1997 nel forlivese, Tagiuri potenzia così il proprio ruolo d’alta gamma, contribuendo alla riqualificazione del centro storico di Forlì con la beauté delle firme e degli arredi, mix apprezzato dagli affezionati e dal folto gruppo dei nuovi clienti.
Consulente della famiglia Tagiuri, nel progetto di restyling, è stato lo Studio Archigeo.
Tagiuri Corso della Repubblica 6, 47121 Forlì (FC) Tel. 0543 33454 Orario: lun – sab, 9:30 - 12:30, 15:30 - 19:30 Giovedì pomeriggio chiuso
Vincere | Francesca Modica
Canestro
Rosa
in
testo Francesca Miccoli – foto Giorgio Sabatini
Il fiore all’occhiello della pallacanestro forlivese si racconta: è Francesca Modica, giovane, ma già vincente talento dei parquet italiani.
Il sorriso aperto e cordiale illumina il viso sbarazzino. Un soffio di dolcezza e femminilità ingentiliscono la figura prestante, che ben si adatterebbe alle passerelle milanesi. Francesca Modica, un metro e settantasei di muscoli di seta, è la cestista forlivese più forte di sempre. Oro ai Giochi del Mediterraneo, la scorsa estate a Pescara, vanta in palmares due coppe Italia e vari titoli personali, non ultimo quello di miglior giovane del campionato italiano 2001/2002. Può considerarsi una figlia d’arte: mamma Giuseppina giocava in serie B (l’attuale A2), papà Francesco svariava sulle fasce della Favorita, tempio del calcio palermitano. Due cuori e un pallone, poco importa se a spicchi o a pentagoni. Galeotto fu il trasferimento a Forlì del ragazzo siciliano, agli ultimi scampoli di una carriera ragguardevole. Nel 1981 la corrispondenza d’amorosi sensi si traduce in un fiocco rosa da appendere alla porta. Francesca eredita il nome dal papà, dalla mamma la passione per il mondo dei canestri. A dire il vero
il debutto sportivo della guardia dell’Atletico Faenza non avviene
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sul parquet. Iscritta giovanissima a un corso di ginnastica ritmica, la romagnola capisce ben presto che cerchi, nastri e clavette non fanno per lei. Un’inattesa esplosione “verticale” la convince a proiettare altrove il futuro. A soli 8 anni, si ritrova nella palestra di via Fossato Vecchio con una palla arancione tra le mani. Dal minibasket ai 13 anni, coltiva il precoce talento nel caldo nido domestico della Libertas, fiore all’occhiello della pallacanestro forlivese, da sempre fucina di ottime atlete. E poiché i primi vagiti cestistici lasciano intravedere un brillante avvenire, nel ’94 la Modica si presenta a un provino in quel di Faenza. Viene scelta fra una miriade di ragazzine. Da quel momento è un crescendo rossiniano. La trafila nelle giovanili, il debutto nella massima serie ad appena 16 anni, l’ingresso nel giro azzurro pochi mesi più tardi. Tutto e subito, come accede nelle favole più riuscite. Tra una valanga di punti, assist e rimbalzi in terra manfreda, la carriera di Francesca vive una parentesi di quattro anni a Venezia. “Un periodo che mi è servito molto per maturare - di-
MICHELLE WINDHEUSER
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chiara oggi. La prima esperienza lontano da casa, una crescita umana oltre che sportiva.” Proprio in laguna, oltre a conquistare una coppa Italia, la ventottenne centra un record destinato a rimanere nella storia del basket in rosa. Nel match contro Maddaloni prova 7 volte la tripla e per altrettante volte infiamma il Talercio. Non è un caso. Ogni mercoledì mattina Francesca si sottopone a lunghe sedute di shooting. E i risultati sono sotto gli occhi di tutti. Caratterialmente schiva e introversa, in campo si trasforma in ragazza terribile. In canotta e calzoncini tira fuori le unghie ostentando una grinta che quasi intimidisce.
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Grinta acqua e sapone “Al punto che le mie amiche le prime volte in tribuna pensavano di trovarsi di fronte a un clone”, scherza la giovane. Tiro, atletismo e corsa le sue armi principali. Nei rari scampoli di tempo libero, la bella campionessa ama rilassarsi. “Mi piace riposare, ascoltare la musica e passare il tempo con il mio fidanzato, Nicola.” Il campionato 2009/2010 è giunto ormai al redde rationem: Faenza, a dispetto delle previsioni della vigilia, si appresta a disputare i play off. E una volta archiviato il torneo tricolore, non ci sarà molto tempo per tuffi e creme solari. “Quest’estate
TWO
sono in calendario le qualificazioni per gli Europei del prossimo anno in Polonia. Siamo in un girone tosto con Belgio, Croazia, Olanda e Lituania. Luglio e agosto li trascorrerò in ritiro.” E pazienza se le vacanze dovranno attendere. L’importante è cogliere l’attimo, c’è l’ennesimo trofeo da vincere. Per il resto, c’è una vita intera. IN
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Migrare | Luca Briganti
Successo
Trasferta
in
testo Francesca Miccoli
Un curriculum da far impallidire anche il più brillante fra i professionisti. Luca Briganti è quello che si definisce un cervello da esportazione. E pensare che il suo cursus honorum non era iniziato a ramoscelli di alloro. Gli esordi scolastici sono improntati alla formula tratta dal manuale del bravo docente, ovvero “è intelligente ma non si impegna”. Solo a partire dall’anno della maturità l’applicazione diviene adulta e consapevole. Segue una escalation inarrestabile. In primis la laurea in Ingegneria Aerospaziale conseguita in tempi record con una tesi realizzata in collaborazione con l’ente spazio di Ferrari Spa. “Un trattato sulla progettazione di un esperimento scientifico, portato a termine con successo nell’estate del ‘96 a bordo dello space shuttle -racconta Luca. Quindi il primo step professionale in Volvo Car Corporation a Bologna e, a seguire, dopo un brevissimo passaggio alla Trasmital di Forlì, la chiamata in Ferrari. A Maranello Briganti lavora come “system engineer” di progetti per la stazione spaziale internazionale (ISS). Si occupa di
EMCS, Biolab, Matroshka. Termi-
Luca Briganti a Baikonur (in Kazakistan), sulla rampa di lancio della Soyuz, col comandante della Stazione Spaziale Internazionale Mike Fincke e una collega.
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ni enigmatici se non addirittura scoraggianti per i comuni mortali, quotidiana routine per il 39enne forlivese. Nel 2005 arriva la chiamata dell’Agenzia Spaziale Europea (ESA), nella sede dell’ESTEC
tra suggestioni lacustri, con le alpi svizzere a punteggiare l’orizzonte. Nel tempo libero Luca ama giocare a basket ma anche dedicarsi ad aeronautica ed elettronica, ai libri, alle passeggiate a cavallo in riva al mare. Nell’intensa quotidianità non c‘è traccia di saudade. “Mi è sempre piaciuto sentirmi cittadino del mondo, sia pure con le radici ben piantate a Forlì, dove risiedono i miei genitori, i parenti e gli amici di sempre. È splendido sentirsi a casa un po’ ovunque. Basta sapersi creare il proprio habitat, essere aperti a conoscenze nuove e prendere il bello di ogni cultura”. Il futuro immediato è lontano
in Olanda. Quattro anni più tardi Luca diviene project manager presso la più grande azienda aerospaziale europea, l’EADS. E proprio nella sede tedesca di Friedrichshafen, sul lago di Costanza, l’intraprendente ingegnere conosce Pilvi, giovane finlandese capace di rapire il suo cuore. Un incontro che sembra pilotato da una regia superiore. “L’ho conosciuta 11 anni fa - dichiara. All’epoca mi trovavo in terra teutonica per una lunga trasferta professionale. Pilvi stu-
in ambito aerospaziale, un giovane
diava e svolgeva uno stage proprio
ingegnere non ha grandi prospet-
nell´azienda nella quale lavoro ora.
tive.” Se i prossimi lustri saranno
È proprio vero che l´assassino torna
lontano dal suolo natio, l’avvenire, sia pure non immediato, è comunque targato Romagna. “Da pensionato, magari in una bella casetta sulle colline forlivesi!” IN
sul luogo del delitto…”. Ora l’affia-
tata coppia abita a Immenstaad in un appartamento affacciato su un “quadro impressionista”, sospeso
dal Belpaese. “In Italia, soprattutto
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Visitare | Fotografie sul set, tra Forlì e Cesena
A tutto
Cinema...
testo Sabrina Marin
vocò dibattiti e confronti. Il regista commentò: “Chi dice che io sia uno che non crede, mi conosce meglio di quanto io non conosca me stesso. Io posso essere uno che non crede. Ma uno che non crede che ha nostalgia per qualche cosa in cui credere”. La mostra è a ingresso gratuito. www.megaforli.com Fino al 19 maggio è allestita nel foyer del Teatro Bonci di Cesena La
Dal 12 maggio in occasione del 35° anniversario dalla morte di Pier Paolo Pasolini, il MUM-MenoUnoMega (presso MEGAForlì) ospita la mostra fotografica Il Vangelo secondo Matera , 50 scatti realizzati sul set de Il Vangelo secondo Matteo realizzati dal fotografo Domenico Notarangelo e considerati perduti fino ad un anno fa. Racconta Notarangelo, oggi ottantenne, che “nonostante fossi impegnato nel ruolo di centurione, riuscii ugualmente a scattare alcune foto. Nascondevo la macchina fotografica sotto il gonnellino da soldato, la tiravo fuori all’improvviso e scattavo. Mi lasciavano fare. Spesso fui a diretto contatto con Pasolini durante le pause e potei fotografarlo in diversi atteggiamenti anche dietro la macchina da presa.” Per girare Il Vangelo secondo Matteo, Pasolini scelse Matera e i suoi Sassi dopo essere rimasto deluso dalla
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veloce modernizzazione che Gerusalemme e la Palestina stavano subendo. È un paesaggio che, pur rimanendo alle spalle dei protagonisti, entra prepotentemente nelle scene cinematografiche, un habitat artistico che resta nel dna del film e lo caratterizza per sempre, al punto che basta richiamare il nome dell’opera cinematografica, del regista o dell’attore protagonista, per rimandare immediatamente alla suggestiva location italiana. 50 scatti rimasti inediti e sconosciuti fino ad oggi, che restituiscono im-
magini cariche d’intensità e bellezza, all’interno di una suggestiva riproduzione documentaria. Le foto inedite di Notarangelo restituiscono, in qualche modo, anche il mistero del sacro che Pasolini, da laico, riuscì a catturare. Senza gli orpelli dell’iconografia tradizionale ma con grande fedeltà al racconto evangelico. Il film, all’epoca, pro-
prima cosa bella , con le immagini scattate sul set del film omonimo di Paolo Virzì dall’attrice Claudia Pandolfi. Un evento inedito, perchè le foto di scena sono state realizzate dalla protagonista stessa. Tappa obbligata anche alla Galleria Comunale Ex Pescheria, sempre a Cesena, che espone fino al 19 maggio gli scatti del fotografo di scena Roberto Biciocchi immancabile figura sui set diretti da Carlo Verdone e con innumerevoli collaborazioni a fianco dei maggiori registi italiani, da Francesco Rosi (I magliari) a Vittorio De Sica (I sequestrati di Altona e Matrimonio all’italiana); da Ettore Scola (Brutti sporchi e cattivi e Concorrenza sleale) a Carlo Lizzani (Celluloide). Le mostre sono ad ingresso gratuito. www.sanbiagiocesena.it. IN
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Leggere | Novità in libreria
Freschi
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di
testo Francesca Miccoli
In Giovanni Pascoli. La poesia del mistero (Foschi editore) Pierluigi Moressa racconta una vita tor-
mentata, sospesa tra lutti familiari, traumi infantili, legami morbosi, solo fugacemente ingentilita da qualche rara folata di letizia. L’esistenza di Giovanni Pascoli, una delle maggiori figure della letteratura italiana di fine Ottocento, fu indelebilmente segnata dalle tante sofferenze, vissute e filtrate attraverso una complessa e altresì umanissima sensibilità. Di qui il mite pessimismo che ne ha connotato la produzione letteraria, improntata allo sgomento ma capace di riscoprire il valore etico della sofferenza, strumento di riscatto e non solo di dolore. Alla vigilia del referendum per decidere l’autonomia della Roma-
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gna dall’Emilia, uno sconosciuto travestito da Passatore elimina i militanti che si oppongono alla divisione regionale. La tensione va alle stelle sotto gli occhi di Lucetta, fotoreporter alla ricerca di un fratello che credeva scomparso molti anni prima e che scopre potrebbe essere ancora vivo. Il suo disperato inseguimento si intreccia con la caccia al Passatore e deve fare i conti con un razzismo incombente, che rivela i lati oscuri dell’ex isola felice d’Italia, alle prese con le maschere del passato e i fantasmi del presente. Questa, in sintesi, l’avvincente trama de La terra bruciata del Passatore (Diabasis), primo, emozionante romanzo del giornalista forlivese de “il Resto del Carlino” Fabio Gavelli. Straniero, un termine che reca
in sé la valenza sinistra e negativa dell’estraneità, di quell’essere “altro” che angustia e impoverisce l’esistenza di molti nati oltreconfine. Gli avvocati Cesare Lombrassa e Fabio Strazzeri in Stranieri in Italia (Foschi Editore) ci conducono nel dedalo di leggi che regolano lo status giuridico e sanciscono diritti e doveri dei non italiani. Dal permesso di soggiorno all’accesso al mondo del lavoro, dalla differenza tra respingimento ed espulsione ai reati in materia d’immigrazione, vengono affrontati i problemi dell’ordinaria quotidianità di uno straniero. Un libro illuminante, su un tema di stringente e talvolta struggente attualità. Una generazione di giovani, sorpresi dagli eventi tra scuole superiori e università, ha sognato: dal ‘68 per un decennio, anche a Cesena come nelle altre città italiane, la speranza di cambiare il mondo ha acceso le menti e i cuori. Ma ogni cittadino di quella rivoluzione ricorda i fremiti e le irrequietezze degli anni della propria formazione in modo diverso. Il nostro ‘68 (Il Ponte Vecchio) è il risultato di voci dissonanti tra loro, non di un coro, di giovani cesenati che hanno avuto in comune amicizie e speranze. Oggi, grazie al lavoro di Franco Pollini, hanno trovato l’occasione per ricordare i sogni di allora e per provare a raccontarli, non a spiegarli, ai propri figli, ai giovani di oggi. IN
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