STEFANO SIROTTI
CENTRO LINGUISTICO CESENA, AL VIA IL NUOVO ANNO ACCADEMICO
È iniziato il conto alla rovescia per l’avvio di un nuovo straordinario anno accademico: il team del Centro Linguistico Cesena vi aspetta dal 19 agosto con una ricca offerta formativa. Grazie ai corsi e ai servizi dedicati a adulti, ragazzi, bambini, liberi professionisti e aziende è possibile raggiungere gli obiettivi e i traguardi desiderati. Venite a trovarci nella nostra sede o contattateci per avere tutte le informazioni e iniziare uno stimolante viaggio verso l’eccellenza linguistica!
EDITORIALE
È una storia di successo e di passione quella di Dovilio Nardi, fondatore della Pizzeria del Corso di Forlì, ideatore e presidente della Nazionale Italiana Pizzaioli. Stessa passione, ma in ambiti diversi, che da 34 anni anima il cesenate Stefano Sirotti, fotoreporter di ciclismo. Raccontiamo quattro storie di ritorno alla terra, quelle di chi ha lasciato la frenesia della città per vivere a contatto con la natura. Nasce nel 2010 la Fondazione Romagna Solidale, un ponte di solidarietà tra imprese e società contro ogni povertà. Partiamo in viaggio con la coach Nicoletta Moscato, in sella alla sua bici, e ci immergiamo nel mondo della musica, con i trombonisti Renzo e Valentina Brocculi, padre e figlia e in quello del collezionismo con Cristiano Riciputi e le sue macchine per scrivere. Infine, il giornalista Roberto Zoli ci parla del suo ultimo libro.
DI ANDREA MASOTTI
Edizioni IN Magazine s.r.l. Via Napoleone Bonaparte, 50 - 47122 Forlì | T. 0543.798463 www.inmagazine.it | info@inmagazine.it Anno XXVI N.3 agosto/settembre Reg. di Tribunale di Forlì il 23/11/1998 n.27
Direttore Responsabile: Andrea Masotti Redazione centrale: Clarissa Costa, Paola Francia Coordinamento di redazione: Roberta Invidia Artwork e impaginazione: Francesca Fantini Ufficio commerciale: Gianluca Braga Stampa: La Pieve Poligrafica Villa Verucchio (RN) Chiuso per la stampa il 09/08/2024
Collaboratori: Barbara Baronio, Lucia Caselli, Clarissa Costa, Paola Francia, Alessandro Mambelli, Francesca Miccoli. Fotografi: Lamberto Bignami, Evans Dorri, Mirco Ricci, Gianmaria Zanotti.
Tutti i diritti sono riservati. Foto e articoli possono essere riprodotti solo con l’autorizzazione dell’editore e citando la fonte. In ottemperanza a quanto stabilito dal Regolamento UE 2016/679 (GDPR) sulla privacy, se non vuoi più ricevere questa rivista in formato elettronico e/o cartaceo puoi chiedere la cancellazione del tuo nominativo dal nostro database scrivendo a privacy@inmagazine.it
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08 PROFILI DOVILIO
14 PROFILI
STEFANO SIROTTI
20 ESPERIENZE
PILLOLE
BODY (S)CUL(P)TURE
FORLÌ | È visibile negli spazi della Fondazione Dino Zoli di Forlì ‘BODY (S)CUL(P)TURE’, prima mostra personale di Francesca Fini proposta come prologo di Ibrida - Festival Internazionale delle Arti Intermediali, in programma a Forlì dal 19 al 22 settembre. L’esposizione è prodotta da Vertov Project e PubliOne Società Benefit in collaborazione con la Fondazione Dino Zoli ed è curata dallo storico delle immagini in movimento Bruno Di Marino. Artista intermediale, Francesca Fini si muove da sempre nel territorio del contemporaneo dove le arti si ibridano, tra performance art, tecnologia dell’interazione, sound design, sperimentazione videocinematografica, i suoi progetti affrontano spesso questioni legate al rapporto tra spazio pubblico e privato.
IL CROCIFISSO RESTAURATO
FORLÌ | È tornato al suo splendore il prezioso crocifisso romanico del XII secolo, conservato nella Cattedrale di Forlì, dopo la fine dei lavori di restauro. Caratteristica dell’opera è che Gesù sulla croce non è raffigurato sofferente o morto ma vivo, senza i segni della passione con gli occhi aperti e sul capo non la corona di spine ma una corona regale. L’opera sarà ricollocata al suo posto il 14 settembre, festa della Esaltazione della Croce, titolare della Cattedrale e quinto anniversario della beatificazione di Benedetta Bianchi Porro. Prima di essere ricollocato in Cattedrale, il crocifisso è stato esposto per una settimana nel salone d’onore del Vescovado per essere ammirato dai fedeli forlivesi.
VOCI NUOVE
VOLTI NUOVI
CASTROCARO TERME E TERRA DEL SOLE | Sarà Elenoire Casalegno a condurre la finale della 66ma edizione del Festival Voci Nuove Volti Nuovi di Castrocaro Terme 2024, in programma il 7 settembre nella rinascimentale piazza d’Armi di Terra del Sole. Il Festival, che si rivolge ai nuovi talenti, rappresenta un’istituzione del mondo della musica italiana a partire dai suoi esordi nel 1957. Nel mese di luglio a Roma si è tenuta la fase finale delle selezioni degli artisti scelti durante le sessioni di audizioni dal vivo, alla presenza del Maestro Beppe Vessicchio, direttore d’orchestra, compositore, musicista e arrangiatore, di Salvatore Mineo, autore dei brani di tanti artisti, e di Carlo Avarello, patron e direttore del Festival.
PILLOLE
‘LA TRACCIA’ DI ARTURO
FORLÌ | Un albo dalla carica innovativa, che con ironia e intelligenza narra una storia universale sul senso della vita. Si intitola La Traccia (Il Barbagianni Editore) l’opera dell’illustratore romagnolo Francesco Tassinari, in arte Tassi, classe ‘92. La Traccia è il suo albo d’esordio e ha come protagonista Arturo, uno dei suoi cani: “Un personaggio con cui si empatizza facilmente,” dice. Nel ritmo della storia, immagini e parole si rincorrono in sequenze dal taglio cinematografico, con illustrazioni dal tratto pulito e fresco, a comporre un’opera surreale e filosofica che invita all’esplorazione del mondo fuori e dentro di sé.
MARINO MORETTI ILLUSTRATO
FESTIVAL DEL BUON VIVERE
FORLÌ | Prenderà vita a Forlì, dal 23 al 29 settembre, RI(E)VOLUZIONE, la quindicesima tappa del Festival del Buon Vivere. La RI(E)VOLUZIONE è per persone capaci di futuro che al coraggio uniscono la cura trovando nel cuore il luogo per farli progredire in un sentimento che si chiama Buon Vivere. Quattro gli autori dell’attuale panorama della narrativa italiana annunciati, presentati dal giornalista Corrado Ravaioli nella Chiesa di San Giacomo: Marilù Oliva, Ilaria Gaspari, Enrico Galiano e Stefano Liberti.
CESENATICO | “Le due tavolozze. Marino Moretti illustrato” è il titolo della mostra allestita a Casa Moretti fino al 22 settembre, con circa 18 prime edizioni illustrate. Scaturita da una ricerca della storica dell’arte Maria Giovanna Lucchi, è promossa dall’assessorato alla Cultura del Comune di Cesenatico e organizzata da Casa Moretti con il contributo della Regione.
Creazioni
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DOVILIO
IL RE DELLA PIZZA TRA
PASSIONE E INNOVAZIONE
NARDI
È stata definita l’essenza della felicità, una delle dieci meraviglie dell’universo, la metà ideale di qualsiasi coppia.
La pizza è il gustoso simbolo dell’Italia nel mondo e da anni Forlì ne è orgogliosa portabandiera. Grazie alla passione e all’abilità di un uomo, Dovilio Nardi, fondatore della rinomata Pizzeria del Corso, ideatore e presidente della Nazionale Italiana Pizzaioli: due ‘creature’ che nel 2024 tagliano importanti traguardi. “La pizzeria soffia sulle 40 candeline mentre la NIP compie un quarto di secolo,” racconta il mago della pala. Tappe di un percorso dalle origini lontane. Mamma albergatrice a Rimini e papà comandante dei Carabinieri all’ombra di Saffi, il giovane Dovilio prova a ripercorrere le orme di entrambi i genitori prima di effettuare la scelta che ne segnerà trionfalmente la vita. “Nell’albergo della mamma ho visto una prospettiva per il futuro e in hotel ho imparato a fare un po’ di tutto.” Riposta in soffitta la divisa dopo un solo anno di obbediente militanza, la svolta
coincide nei primi anni Ottanta con l’acquisto della pizzeria
Un’intuizione vincente. “All’epoca la pizza non era così diffusa: non esistevano ricettari e tanto meno strumenti per la produzione. In principio realizzavo io stesso la pala comprando il ferro da un lattoniere,” racconta. Dovilio studia, sperimenta, sospinto da una passione destinata a rivelarsi pietra miliare di una carriera vincente. Oggi sull’elegante divisa nera del re della pizza campeggiano i loghi di prestigiosi partner commerciali. A tinte bianche rosse e verdi si staglia il marchio di NIPfood, l’azienda fondata da Nardi nel 1999. “Oggi la pizzeria è gestita da mia sorella Fabiola, chef, io mi occupo esclusivamente di formazione e di consulenza per imprese in tutta Italia.” Profondo conoscitore del mercato food & beverage, Dovilio sviluppa nuovi brand, nuovi sistemi di lavoro, immette sul mercato prodotti in tutto il settore Ho.Re. Ca. Un impegno che consente alle aziende
di risollevarsi, se in crisi, e di incrementare il fatturato. Tra le collaborazioni consolidate quella con Schär, leader mondiale nel mercato gluten free con un fatturato da 500 milioni di euro. Un connubio ventennale attorno al quale gravitano circa 800 locali in tutto il Paese. “Nel 2004 non si parlava di celiachia, oggi dalle statistiche si evince che i prodotti senza glutine sono una necessità,” dice Nardi. “E poiché non sono ancora in molti a proporre la pizza gluten free, al maggior impegno del ristoratore corrisponde un aumento del fatturato.”
Tra i progetti innovativi, nel 2007 quello per Kamut international per la pizza al kamut,
LA PIZZA È IL SIMBOLO
DELL’ITALIA NEL
MONDO E FORLÌ NE
È PORTABANDIERA
GRAZIE ALLA PASSIONE E ALL’ABILITÀ DI DOVILIO
NARDI, FONDATORE
DELLA PIZZERIA DEL
CORSO E PRESIDENTE
DELLA NAZIONALE
ITALIANA PIZZAIOLI.
presentato anche a livello universitario. E ancora la pizza dolce, un matrimonio tra opposti che a qualcuno può far storcere il naso: risale al 2012 il progetto sviluppato per Fabbri mentre è in corso l’elaborazione di una ‘strategia’ per Babbi.
Nardi è un professionista controcorrente, abile a invertire tendenze consolidate con brillanti intuizioni. Un importante capitolo della sua storia prende il nome di NIP, acronimo di Nazionale Italiana Pizzaioli, scuola di formazione con oltre 2mila locali affiliati e due fondamentali certificazioni. “La Iso 9001 come azienda e la 21001 per la formazione, che dà un’opportunità in più ai nostri pizzaioli all’estero.”
Attraverso il segmento NIP Masterchef, la formazione si estende al mondo bakery, il comparto dolci e prodotti da forno. “Abbiamo creato il brand ‘i pani della storia’, proponendo i prodotti della panificazione utilizzati dal 2000 a.C. al 79 d.C. L’ultima novità riguarda il corso su panificazione e pizza botanica, che prevede l’impiego di erbe, spezie, alghe e tisane negli impasti. Un’avventura in cui mi affianca una dottoressa in scienze erboristiche.” Altri corsi riguardano il pane con il lievito madre, il panettone e il panettone del futuro. “Alcune aziende ci hanno chiesto di valorizzare il burro e la frutta sciroppata,” spiega. “Oggi si è più inclini alla variazione: basti pensare alle mille declinazioni della pizza gourmet che può essere dolce, agrodolce e salata.”
La pizza gourmet è anche la grande protagonista del contest King of Pizza. “Durante la pandemia ho trasformato il format del campionato italiano ideato per la fiera di Rimini in trasmissione per Sky.” Lo studio di registrazione è in ‘casa Nardi’, sede della NIPfood. “Abbiamo registrato già tre stagioni. Giungono a Forlì pizzaioli da tutto il Paese per valorizzare i prodotti ‘agroitaliani’.”
Oggi giudice, Nardi è stato anche dall’altra parte della barricata. La capacità di mettersi in gioco gli hanno fruttato in palmares due titoli iridati e ben 8 guinness world record
nella sezione food. Si va dalla pizza tonda più grande del mondo (29 tonnellate di peso, 40,9 metri di diametro e 165 di circonferenza!) a quella più lunga, realizzata per l’Expo di Milano: 1 chilometro e 600 metri di bontà. Altri record attengono alla velocità: 12mila pizze realizzate in 11 ore e 1.000 e oltre in un’ora.
“Pizza Hut, la più grande catena al mondo dedicata alla pizza, ci ha comunicato di aver battuto di un metro il record relativo alla pizza più grande, facendo rimbalzare il nome della NIP in tutto il mondo e tenendo alta la bandiera di Forlì, citata più volte alla Cnn.”
Ma avevano fatto i conti senza l’oste. “La nostra pizza era gluten free.”
Esiste un limite all’innovazione? La pizza all’ananas non è forse un abbinamento ardito? La risposta è sorprendente nella sua magnifica coerenza. “Sono favorevole a
“NELLA NIPFOOD LAVORANO LA MOGLIE E DUE DEI TRE FIGLI. “LAVORIAMO COME IN FAMIGLIA: PRESUPPOSTO INDISPENSABILE PER ESPRIMERSI AL MEGLIO. EINSTEIN DICEVA CHE IL GENIO NASCE DA UN’ASSOCIAZIONE DI CERVELLI.”
qualsiasi tipo di prodotto a patto che sia il risultato di una ricetta bilanciata,” dice Nardi. “In molti Paesi l’ananas viene cotto alla griglia, in Brasile fa da contorno alla carne. Non dimentichiamo che la margherita unisce un prodotto caseario, la mozzarella, e uno fruttacido come il pomodoro. È proprio la contrapposizione di gusti a rendere la pizza irresistibile.”
Nella NIPfood lavorano anche la moglie di Nardi e due dei tre figli. “Siamo una squadra affiatata, lavoriamo come in famiglia: un presupposto indispensabile per esprimersi al meglio. Non per niente Einstein diceva che il genio nasce da un’associazione di cervelli.”
Il World Masterchef, che ha lavorato in Cina, negli Usa e nel vecchio continente, è uno di quei personaggi che ai tifosi della curva farebbe urlare con orgoglio ‘Ce l’abbiamo noi’ Si scrive pizza, si legge Dovilio Nardi.
STEFANO
IL FOTOREPORTER CESENATE DE TOUR DE FRANCE IN SELLA
DA 34 ANNI
SIROTTI
Quando aveva 13 anni sua madre Gesualda ha convinto il padre a portarlo al Tour de France. Da quel lontano 1990 essere un fotoreporter di ciclismo è diventato il suo obiettivo. Se gli si chiede se ama andare in bici, lui risponde che non disdegna una partita a calcetto. Non a caso in città lui, che per molti è noto come ‘Siro’, per altri è invece ‘Ciro’, in onore della maglia del difensore italiano, Ciro Ferrara, che spesso ha indossato nelle competizioni calcistiche amatoriali sotto il campanile dell’Osservanza di Cesena. Un cimelio preziosissimo donato a suo padre da Ciro Ferrara al termine di una partita allo stadio Dino Manuzzi.
Ecco Stefano Sirotti, classe 1977, da 34 anni fotoreporter di ciclismo. Il ciclismo lui lo guarda, lo vive, lo osserva e durante le gare, armato della sua fedelissima Nikon, ne immortala i momenti salienti, cercando di catturare proprio quelli che ne faranno la storia.
Ha all’attivo 34 Tour de France che ha sempre curato tappa dopo tappa e oggi con la sua
agenzia ‘Sirotti’ segue anche il Giro d’Italia, di cui è arrivato a fotografare 34 edizioni, la Vuelta a Espana, le Classiche del Nord, gli Europei e i Mondiali. Tutto ha avuto inizio da quelle prime uscite con il padre Emanuele Sirotti, già fotografo sia del Cesena Calcio sia del mondo del ciclismo. Dal 1990 Sirotti non ha perso una corsa tra quelle che contano davvero. “Anche mentre studiavo all’istituto tecnico commerciale Renato Serra,” racconta Sirotti, “tutto gravitava intorno al calendario delle gare, soprattutto nel mese di aprile per le Classiche del Nord. Ricordo che non potevo permettermi mai di ammalarmi, perché dovevo calcolare bene le assenze dalle lezioni, dato che molti dei sabati di scuola li trascorrevo con mio padre in viaggio. Anche per l’esame di maturità sono riuscito a sostenere le prove in tempo per raggiungere mio padre in Francia alla quarta tappa del Tour.”
Una passione di famiglia quella di Stefano che arriva dalla dinastia dei Sirotti, in cui
lo zio Gian Angelo è stato per anni uno dei fotografi della Diocesi di Cesena Sarsina e il padre Emanuele, da cui ha appreso tutto del mestiere, fotoreporter sportivo. Un rapporto fantastico quello che univa padre e figlio: diversi nel carattere, ma brillanti e unici nel saper cogliere l’attimo giusto. Quando il padre è venuto a mancare nel 2015, il figlio Stefano ne ha ereditato anche tutto l’archivio, una raccolta molto preziosa dove sono conservati scatti della storia del ciclismo mondiale e dei suoi personaggi. All’interno dell’archivio, che Stefano ha completamente digitalizzato, vi sono oltre un milione d’immagini, a partire dagli anni Cinquanta, che raccontano di 265 gare ciclistiche, di quasi 4.000 squadre e di oltre 9.500 ciclisti. “Mi appassiona fotografare gli atleti in gara
STEFANO SIROTTI
INIZIA A FOTOGRAFARE
DA GIOVANISSIMO
AFFIANCANDO IL
PADRE, FOTOREPORTER
SPORTIVO. OGGI HA ALL’ATTIVO BEN 34
EDIZIONI DEL TOUR DE FRANCE, UN’ATTIVITÀ
INTENSA PREMIATA CON IL RICONOSCIMENTO ‘PLATEAU DE LA RECONNAISSANCE’.
e sono innamorato di quei brividi che ogni tappa può regalare. Mi sono occupato anche di servizi calcistici, ma la bici mi attira molto di più. Con il calcio ci si mette a bordo campo e si segue la palla, mentre con il ciclismo si può scegliere il tipo di servizio da offrire.” Ogni volta entra in gioco anche la creatività del fotoreporter, la sua sensibilità e anche la sua esperienza. “È importante conoscere gli atleti, valutare bene i tempi e cogliere l’istante giusto. E poi c’è quell’adrenalina che prende quando ci si trova lì e non si può sbagliare. È un mestiere che però comporta anche molti sacrifici. Inizio la stagione a gennaio con l’Australia e negli ultimi anni ho chiuso con la Cina in autunno.” Un’attività intensa quella di Sirotti che recentemente ha ricevuto anche un premio prestigioso in occasione Tour de France, che nel suo grand depart italiano ha toccato Cesenatico, terra natale di Marco Pantani. Il direttore del Tour Christian Prudhomme ha premiato Stefano Sirotti con il ‘Plateau de la reconnaissance’ per aver collezionato il 34° gettone di presenza al Tour. A testimoniare l’importante patrimonio storico posseduto da Sirotti vi sono anche due pubblicazioni da lui curate. La prima è dedicata ai primi 30 anni di Tour de France: “Si tratta di un volume fotografico con circa cinquecento scatti che ci porta negli ultimi trent’anni di storia del Tour de France. Un lavoro che nasce dalla mia collaborazione con Alessandro Freschi. L’altro volume intitolato 45 Giri. 1976-2020 raccoglie gli scatti che, prima mio padre e poi insieme, abbiamo realizzato in occasione di 45 anni di gare del Giro d’Italia. Tra i testi figurano i contributi di tanti artefici del Giro, campioni come Nibali, Bugno, Baronchelli.”
In tanti anni di gare diversi sono stati i momenti che porta nel cuore o che l’hanno toccato profondamente. “Ricordo che nel 1995 al Tour del France morì, a causa di brutta caduta, Fabio Casartelli, giovane campione olimpico. È stato un evento scioccante che mi ha colpito molto anche perché, pochi giorni prima, gli avevo scattato foto bellis-
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sime proprio sulla salita di Mende. Indimenticabili poi sono gli anni di Pantani. Di lui ho tutto. Gli esordi, il lungo stop dopo il grave infortunio durante la Milano-Torino del 1995, per passare al 1998, l’anno in cui ha realizzato la doppietta vincendo Giro d’Italia e Tour de France. Marco Pantani l’ho seguito anche in moto, era un piacere vederlo pedalare. Memorabile la sua salita sull’Alpe d’Huez dove l’ho fotografato proprio quando registrava il record di 36 minuti e 50 secondi per scalare i 21 tornanti disseminati in questa che è una delle montagne simbolo del Tour. E come non ricordare quando Marco ha fatto da gregario a Garzelli sul mitico colle Izoard al Giro del 2000, non avrei smesso mai di scattare! Sono molto legato alla famiglia di Pantani,” continua Sirotti. “Marco ha sempre avuto un carattere particolare, ma ricordo che ogni qualvolta incontrava il mio sguardo non mancava di salutarmi e di fermarsi a parlare. Per me e per tanti appassionati di ciclismo è il mito italiano di questo sport. È
come il Tomba per lo sci, il Valentino Rossi della moto e il Sinner del tennis. Con la sua tenacia e le sue prodezze è stato capace di suscitare grande interesse per il ciclismo su strada e di coinvolgere tutte le generazioni.” Sirotti, a detta sua, ha quasi una doppia vita. “Il mio lavoro dura come un anno scolastico, per oltre 9 mesi giro per il mondo e per i restanti sono a Cesena dove ritrovo gli amici di una vita. Sono legatissimo alla mia terra, in primis per la passione per il Cesena Calcio e poi per tutte le tradizioni della mia città e le sue tante storie. Non ultima la Giostra di Cesena che ho scoperto grazie a mio cugino Daniele Braschi e che ho contribuito a far conoscere nel mondo del grande ciclismo. Dei più di 1.460 videospot sulla Giostra di Cesena una trentina vengono proprio dal ciclismo. Negli anni, infatti, avendo stretto amicizia con tanti campioni li ho coinvolti nella promozione di questo evento. Personaggi unici come El Diablo Chiappucci, Saronni, Moser, Cassani e tanti altri.”
FUGA
QUATTRO STORIE DI CHI
VIVE E LAVORA IN COLLINA
DALLA CITTÀ
Traghettare nel presente i saldi valori di un tempo per schiudere le porte a un futuro meno nebuloso. Sospinto da questo nobile obiettivo, c’è chi ha scelto di lasciare la città, con i suoi ritmi frenetici, per far ritorno alla terra, al rassicurante ventre materno.
Tra i ‘rivoluzionari’ artefici del cambiamento Valentina Baldoni e Mattia Trombi, titolari del Podere Canova d’Orlando – Alchemic House, ospitale casa di campagna sulle colline tra Castrocaro e Predappio, a pochi passi dall’osservatorio astronomico di Montemaggiore. A soli venti minuti da Forlì ma nel cuore di un mondo gentile, quasi fiabesco, dove è possibile abbandonarsi tra le braccia di una natura inviolata, imparare a rallentare, a respirare, a valorizzare ogni singolo istante. “Qui il tempo sembra essersi fermato e il cuore si riempie dei ricordi di un passato lontano,” racconta la quarantaduenne
SCHIUDERE LE PORTE
A UN FUTURO MENO
NEBULOSO. LE STORIE
CHI HA SCELTO DI
LASCIARE LA CITTÀ,
CON I SUOI RITMI
FRENETICI, PER FAR
RITORNO ALLA TERRA
RISCOPRENDO L’AMORE
PER LA NATURA E
PER LA SUA ESSENZA GENUINA.
Valentina: “Si ha l’impressione di avvertire i profumi e i sapori genuini della casa dei nonni. I suoni della natura avvolgono ogni senso e aiutano a ritrovare il benessere, a riscoprirsi.” Un mondo capovolto rispetto a quello frenetico della riviera ravennate dove la coppia viveva prima della svolta. Dettata
da una sorta di ‘saturazione’. “Io lavoravo come operatrice sociosanitaria a Ravenna, mio marito era cuoco in uno stabilimento balneare di Marina Romea: nel periodo dell’emergenza sanitaria abbiamo iniziato ad avvertire insofferenza alla confusione. Così ci siamo detti: ora o mai più, e siamo felicissimi della scelta fatta.” Il paradiso a portata di mano è punteggiato da una veranda di vite antica, una vecchia stalla restaurata adibita a usi diversi a seconda delle esigenze, un giardino popolato da cani, gatti, pavoni. “Insegno yoga, organizzo eventi e laboratori olistici mentre Mattia cucina i prodotti della terra nell’home restaurant aperto solo tre giorni a settimana su prenotazione e con una capienza massima di quindici persone,” dice. “Un ambiente intimo e famigliare, dove ci piace vivere momenti di condivisione con gli ospiti. Ci alimentiamo con prodotti semplici e genuini: facciamo la spesa dai contadini e
dai pastori, utilizziamo il vino di Predappio e Terra del Sole. Ci piace sostenere chi ancora mette il cuore in quello che fa.” Scelte non comprensibili a tutti. “La gente è convinta che viviamo nelle caverne vestiti di sole pelli animali. Persino le nostre famiglie ci avevano preso per pazzi. Quassù non ti senti mai solo, ti accompagnano i canti degli uccellini e gli animali che vivono in libertà. E ho addirittura imparato a usare il trapano.
Perché, in linea con il pensiero di Picasso, faccio quello che non so fare per imparare.”
La filosofia di cercare il futuro nel passato si rinviene anche a Rocca San Casciano, a Ca’
Nova dei Biforchi, un centro comunitario che “è casa, bosco, ricerca, musica popolare, arte e comunità aperta, conviviale.”
Ad accogliere amorevolmente gli ospiti sono Alessandro Fabbri, quarantaduenne antropologo e operatore socio-culturale,
e Ana Maria Perez, spagnola di Pamplona dai talenti di traduttrice, docente di spagnolo in un’università privata, accordatrice di pianoforti ed esperta di musiche popolari antiche romagnole. Galeotti furono il Festival dei Buskers, la Casa del Cuculo di Fratta e una serie di belle coincidenze. “A un anno dal nostro primo incontro ci eravamo già trasferiti sul Monte Girone,” raccontano. “Una scelta frutto di semplici valutazioni: i nostri
genitori sono autonomi e la distanza dai servizi non costituisce un problema. Viviamo in mezzo al bosco, a 600 metri di altitudine, a contatto diretto con la natura. Oggi le priorità sono diverse rispetto al passato.” Sopra tutto il benessere della condivisione, l’amicizia favorita da una porta sempre aperta, e ancora le notti stellate, le foglie mosse dal vento, l’alternarsi delle stagioni, l’incontro di energie. Tra laboratori esperienziali, semine poetiche, canti e balli, anche un preciso obiettivo da inseguire: il ‘ripopolo’ dell’Appennino. “La festa dei Biforchi nasce proprio per creare connessioni, fare rete e gettare un seme per invertire la tendenza rispetto agli anni in cui gli abitanti delle montagne ‘scendevano’ in città inseguendo le comodità.” Un evento festoso che trasforma il monte Girone in “una fucina di contentezza.”
Hanno seguito le ragioni del cuore Susanna Castellazzi e Ugo
Pepe, titolari dell’agriturismo
Mulino di Culmolle. “Abbiamo lasciato Milano per far crescere i figli in un ambiente più sano,” raccontano marito e moglie. “Alla ricerca di un agriturismo da gestire, ci siamo imbattuti in un annuncio su un giornale e
“ABBIAMO LASCIATO MILANO PER FAR CRESCERE I FIGLI IN UN AMBIENTE PIÙ SANO. CI SIAMO IMBATTUTI IN UN ANNUNCIO E SIAMO PARTITI, RIMANENDO SORPRESI DALLA BELLEZZA DEI LUOGHI E DALLO SPLENDORE DEL PARCO DELLE FORESTE CASENTINESI.”
siamo partiti assieme a una famiglia di amici, rimanendo sorpresi dalla bellezza dei luoghi e dallo splendore del parco delle Foreste Casentinesi.” Un trasferimento gradito al secondogenito, 7 anni appena, decisamente meno alla sorella maggiore preadolescen-
te, perplessa di fronte a una vita completamente nuova. “Tanto è vero che finito il liceo, è tornata a Milano ma ci raggiunge spesso. Quanto a noi, abituati a lavorare nel mondo della pubblicità, della fotocomposizione e della tipografia, non sapevamo nulla di agricoltura,” raccontano. “Per fortuna abbiamo trovato vicini deliziosi che ci hanno insegnato quando piantare le patate e come allevare maiali, cinghiali, cavalli, galline, conigli. Dopo sette anni di attività il nostro socio, che curava la cucina, ha scelto di intraprendere un’altra strada. Rimasti in due abbiamo deciso di chiudere la ristorazione e dedicarci solo all’ospitalità. Momenti difficili? Ce ne sono stati tanti però l’idea di tornare a Milano non ci ha mai sfiorato. Della città non ci manca nulla: in posti come questi ci si rende conto che nella vita sono davvero poche le cose che servono.” Cervi, daini, cinghiali, ma an-
che un pavone, un frustone e il lupo che di notte si avvicina riprendendosi il suo territorio. I vicini di casa più selvatici li ha senza dubbio Mauro Munaretti che dal 2016 ha lasciato Cattolica per il Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi, un habitat
naturale, non più abitato, dove i sensi si acuiscono. Un passaggio brusco per chi è cresciuto ai piedi delle Alpi, in provincia di Brescia, e si è sempre immaginato di invecchiare in una baita in pietra. “Dopo la separazione, desideravo trascorrere più tem-
po con i miei bambini. È stato così che ho iniziato a portarli nelle Foreste Casentinesi,” racconta. Si imbatte nella Cortina di sotto, una casa in sasso nella Valle di Pietrapazza. Qui Mauro ha dato inizialmente vita ad un bed & breakfast, La Confluenza. Stanco di dividersi tra il verde incontaminato e il lavoro di responsabile commerciale nel settore dei macchinari edili, due anni fa decide di dare la priorità al benessere e si trasferisce definitivamente qui. “Dopo il Covid, inizio ad ospitare solo conoscenti, e insieme ai ragazzi del rifugio Trappisa di Sotto, vicini di casa diventati amici e con i quali già collaboravo, decidiamo di prendere in gestione il piccolo chiosco di Poggio alla Lastra”. Oltre a questo, Mauro si dedica alla costruzione di oggetti in legno, coltiva l’orto e ha in progetto di piantare erbe officinali e realizzare un apiario. Vive con Ambra, una Springer Spaniel
MAURO SI DEDICA ALLA COSTRUZIONE DI OGGETTI IN LEGNO, COLTIVA L’ORTO E HA IN PROGETTO DI PIANTARE ERBE OFFICINALI. VIVERE QUI COM’È? “A METÀ TRA FREQUENTARE UNA SCUOLA E VIVERE IN UN DOCUMENTARIO NATURALISTICO.”
bianca e marrone che lo accompagna ovunque. “C’è un legame molto forte che ci unisce ed è difficile separarci.” “Ho riscoperto la bellezza e il valore etico di fare spesa in paese. Si trova tutto perché i negozianti sono in grado
di procurarti qualsiasi cosa, dalla farina di segale ad un attrezzo per lavorare il legno”. Vivere qui com’è? “A metà tra frequentare una scuola e vivere in un documentario naturalistico, con la natura come grande maestra.”
ESPERIENZE. OSPITALITÀ. IDENTITÀ.
MOMENTI DA RICORDARE, CON GUSTO.
I ristoranti Benso, Locanda Appennino e Osteria La Casetta uniscono un’atmosfera elegante ma sobria a una cucina di alto livello dal cuore romagnolo, reinterpretata con un tocco di modernità. Tre locali per ogni occasione, in cui condividere momenti preziosi che vanno incontro ad ogni gusto: dalla ricercatezza culinaria del “Benso”, situato all’interno di un grazioso giardino pubblico nel centro di Forlì, alla pizzeria e ai piatti della tradizione, in un casale rurale dell’“Osteria la Casetta”, fino ai pranzi e alle cene con materie prime di alta qualità, frutto di un attenta ricerca sul territorio, e al soggiorno con vista sulle verdi colline romagnole, di “Locanda Appennino”.
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VOLONTARIATO
ROMAGNA UN PONTE TRA
IMPRESE E SOCIETÀ
SOLIDALE
Nulla di grande è fatto senza passione. Nasce nel 2010, animata da questo spirito e in virtù di una profonda amicizia, la Fondazione Romagna Solidale Ets che, fin dalla sua costituzione, ha fatto della responsabilità sociale d’impresa un volano di solidarietà per rispondere ai bisogni del territorio, grazie a una sinergia virtuosa tra le principali realtà economiche della Romagna e il mondo del volontariato.
LA FONDAZIONE
ROMAGNA SOLIDALE, NATA NEL 2010, CONTA
OLTRE 50 SOCI E DA 14 ANNI È IMPEGNATA
A PROGRAMMARE E A REALIZZARE INTERVENTI DI CONTRASTO
ALLA POVERTÀ, ALLE
MALATTIE E ALLE FRAGILITÀ.
Prima Corporate Foundation nata in Romagna con l’adesione di 25 soci, ad oggi ne conta oltre 50 tra imprese, associazioni di categoria e realtà di punta del territorio e da 14 anni è impegnata a programmare e a realizzare innumerevoli interventi di contrasto alla povertà, alle malattie e alle fragilità nelle sue diverse forme, attraverso donazioni dirette a enti, onlus e associazioni di volontariato, costituendo così un punto di riferimento per tutti gli associati che hanno a cuore il tema della responsabilità sociale.
“L’idea di costituire la Fondazione è nata dall’incontro e dall’amicizia con Bruno Piraccini, fondatore e presidente di Orogel,” spiega il presidente Arturo Alberti. “Abbiamo unito la sua competenza imprenditoriale e la conoscenza del mondo del volontariato con l’obiettivo comune di creare uno strumento che
incrociasse le esigenze e i bisogni del territorio con il desiderio delle imprese di fare qualcosa di socialmente valido.”
Medico, impegnato per molti anni in missioni e attività di cooperazione nei Paesi in via di sviluppo e nelle aree più povere del mondo, Alberti è stato di recente confermato al vertice della Fondazione che ha sede a Cesena e che, solo nel 2023, ha erogato oltre un milione di euro per rispondere alle richieste e alle necessità delle realtà no profit che operano in settori quali la tutela della salute, le disabilità, l’assistenza agli anziani e ai malati di Alzheimer, con interventi mirati ad alleggerire il peso delle famiglie, e la formazione dei giovani. Vengono inoltre sostenute associazioni di volontariato impegnate in Africa e in America Latina per garantire il diritto allo studio e alla salute e per aiutare lo sviluppo locale. Non ultimo, il progetto ‘Insieme per la ripresa’ a sostegno del-
“ABBIAMO UNITO LA COMPETENZA
IMPRENDITORIALE
CON LA CONOSCENZA DEL MONDO DEL VOLONTARIATO PER CREARE UNO STRUMENTO EFFICACE
CHE INCROCI I BISOGNI DEL TERRITORIO E LA RESPONSABILITÀ SOCIALE DELL’IMPRESA.”
VOLONTARIATO
la ripartenza dopo l’emergenza alluvione che ha colpito la Romagna nel maggio 2023 e che ha consentito di stanziare 850.000 euro anche grazie alla collaborazione con numerosi enti e realtà di riferimento.
“È stata un’occasione molto importante per poter dare un aiuto immediato a un territorio profondamente ferito, con il coinvolgimento di più attori anche non soci che hanno potuto utilizzare lo strumento della Fondazione. Le azioni sono state coordinate per massimizzare l’efficacia degli interventi che hanno incluso buoni spesa, ripristino delle infrastrutture, ristori a favore di famiglie, imprese e enti danneggiati dall’alluvione,” dice il presidente. “È stata un’esperienza molto positiva che ha coinvolto tutta la Romagna e che ha dato buoni risultati in termini di efficienza.”
Tra i progetti futuri c’è la donazione di un’ambulanza dotata
di tecnologie altamente innovative, in collaborazione con la Fondazione Carisp e con la Misericordia Valle del Savio, che inizialmente sarà al servizio della provincia di Forlì-Cesena e in seguito dell’area di competenza dell’Ausl Romagna. Particolarmente significativa l’entità delle azioni a supporto dell’ambito sanitario che, negli anni, hanno consentito l’acquisto e la donazione di attrezzature e tecnologie all’avanguardia.
“L’attività in ambito sanitario risponde a un criterio preciso,” spiega Alberti. “La Regione ha i propri piani, mentre noi interveniamo per implementare funzioni non comprese nella programmazione. Siamo, inoltre, in rapporto costante con l’Irst di Meldola e collaboriamo con l’Associazione Diabete Romagna.” La Fondazione ha, inoltre, contribuito alla realizzazione della Spiaggia dei Valori inaugurata a Punta Marina nel mese di
luglio, un progetto inclusivo realizzato dall’associazione ‘Insieme a te’ e rivolto alle persone con disabilità, un luogo accogliente e con postazioni attrezzate.
Nel mese di giugno è stato nominato il nuovo Comitato di gestione che guiderà l’organizzazione per il prossimo triennio e approvato il primo bilancio sociale pubblicato dalla Fondazione con le azioni previste per i prossimi mesi che interesseranno tutta la Romagna.
“Anche per il futuro a guidarci saranno due principi,” conferma il presidente. “Da un lato conoscere in modo approfondito le realtà sostenute sia sul piano economico sia attraverso un’esperienza di condivisione, dall’altro consentire ai soci di rispondere ai bisogni del territorio con donazioni di cui possono verificare i risultati tangibili. Questo è il nostro spirito e il nostro obiettivo: essere un ponte solidale tra le imprese e la comunità.”
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CONTRO
NICOLETTA MOSCATO
VENTO
Lei lo chiama lo ‘stappo’. Per Nicoletta Moscato, 49 anni, forlivese, andare in bicicletta è più di una passione sportiva: è un gesto liberatorio, quasi catartico.
“La mia bici è il mio coaching,” dice, “una forma di meditazione. Quando sono in crisi mi concentro sulla strada, meglio se in salita, e in quel momento la mia mente si libera e tutto si fa più chiaro. Non a caso in bici ho preso una delle decisioni più importanti che riguardano il mio futuro lavorativo.”
Quella di chiudere l’attività che ha gestito per 10 anni, il negozio di abbigliamento femminile
Facciadastile in via Monari a Forlì, e di intraprendere un nuovo percorso professionale come ‘life and business coach’. “Ho frequentato la scuola di counseling e quella di coaching e d’ora in poi il mio compito sarà quello di accompagnare le persone a focalizzare i propri obiettivi e a liberare le proprie potenzialità inespresse, nella vita e nel lavo-
LA PASSIONE PER LA BICICLETTA DI NICOLETTA
MOSCATO E I VIAGGI IN SOLITARIA CHE
L’HANNO PORTATA TRA PARIGI, VALENCIA E PRESTO BARCELLONA.
“HO INIZIATO DOPO
IL LOCKDOWN E HO
SCOPERTO COSÌ LA MIA DIMENSIONE IDEALE.”
ro, un po’ come la bicicletta ha fatto con me.”
Una decisione maturata sulle due ruote, quelle che in questi anni l’hanno portata a percorrere migliaia di chilometri in perfetta solitudine, avendo con sé solo lo stretto necessario, in percorsi a tappe su strada anche per
12 ore a fila, tra salite e sterrati. “Ho cominciato subito dopo il lockdown iniziando con piccoli tragitti in mountain bike lungo il fiume,” racconta Nicoletta.
“Avevo bisogno di sentirmi libera e a contatto con la natura e in quel momento ho capito che andare in bicicletta per me aveva un significato esistenziale e introspettivo.”
Dopo sei mesi si iscrive al Romagna Trail in bickepacking, 420 chilometri e 9mila metri di dislivello in 4 giorni, con partenza da Cervia e ritorno, su sentieri e strade bianche attraversando Acquapartita, Bagno di Romagna, San Leo e i colli cesenati.
“Non avevo nessuna preparazione atletica eppure ce l’ho fatta e ho capito che quella era la mia dimensione ideale,” racconta. E così, nell’estate del 2023, il salto di qualità con la Milano-Parigi: 12 giorni in sella – sempre rigorosamente in solitaria – per un totale di 1.200 chilometri e 7.700 metri di dislivello. “Un
viaggio meraviglioso, fatica compresa. Ricordo in particolare l’arrivo al Passo del San Gottardo,” racconta, “10 chilometri di salita con tornanti strettissimi fatti di sampietrini, a ogni chilometro ero ferma ma una volta in cima sono rimasta davvero senza fiato per il suo fascino e la sua bellezza. Un viaggio in cui tutto è andato secondo programma.”
Non così a fine gennaio, quando Nicoletta decide di alzare l’asticella nel tragitto Valencia-Madrid-Lisbona, 1.300 chilometri in 10 giorni.
“Un’esperienza difficile che mi ha messa a dura prova fino a farmi dire che sarebbe stata l’ultima. Mi aspettavo di trovare temperature gradevoli invece ho
sofferto il freddo, con pioggia, neve e raffiche di vento che mi scaraventavano contro i guardrail, lungo centinaia di chilometri di ‘deserto’ tra una città e l’altra. Sembrava il Texas. Il terzo giorno, nella tappa da 200 chilometri, mi sono ritrovata in mezzo al niente perché la mia traccia Gps mi aveva tradita e, non parlando lo spagnolo, non sono riuscita a chiamare un taxi che mi riportasse in hotel. Ecco, in quel momento ho dovuto fare appello a tutte le mie risorse per continuare la corsa.”
Senza mai demordere. Una nuova avventura ad agosto l’ha infatti portata, sempre in sella alla sua Gravel, da Genova a Barcellona, in un percorso di 1.300
chilometri e 6.000 metri di dislivello nell’arco di 10 giorni, ma questa volta con una variante: la tenda. Facendo tappa, non in alberghi ma nei campeggi disseminati lungo il percorso, “una modalità nuova che ho voluto sperimentare e che mi ha consentito di avere più libertà di movimento.”
“Quando dico che la bici è il mio coaching,” conclude Nicoletta, “intendo dire che è stato lo stimolo per trovare nuove risorse e nuove energie per superare le mie paure, cambiando prospettiva di vita con una nuova determinazione. Un’esperienza che è stata e che sarà fondamentale anche per il mio futuro professionale.”
ADVERTORIAL
FISIOMEDIC
AD OGNI TENDINE LA SUA CURA
COSIMO CAPONE, CON LA MOGLIE NICOLE ZANIOL E CON IL SUO TEAM DI ESPERTI, HA
APERTO A CESENA LA CLINICA DEL TENDINE, OFFRENDO UN LUOGO DI ECCELLENZA PER LA RIABILITAZIONE.
C’è la Clinica del Tendine a Cesena: uno sguardo innovativo alle patologie del tendine. La Clinica del Tendine si è specializzata nel trattamento delle tendinopatie, senza ausilio di cortisone con protocolli all’avanguardia evitando l’uso di cortisonici: ecco la grande innovazione introdotta da Cosimo Capone che, con la moglie Nicole Zaniol e il suo team di esperti, ha aperto il centro di eccellenza per la riabilitazione ortopedica e la salute, convenzionato con l’Ospedale Ortopedico Rizzoli di Bologna.
Cosimo Capone, cesenate d’adozione, è laureato in Fisioterapia e in Scienze Motorie e diplomato in Massofisioterapia. Dopo aver lavorato in tutt’Italia e all’estero,
15 anni fa, ha scelto Cesena per dare vita a Fisiomedic, poliambulatorio medico riabilitativo che ha all’attivo 60mila pazienti in dieci anni e 300 trattamenti fisioterapici e visite mediche al giorno.
“Alla luce della nostra esperienza,” spiega Capone, “nel 2023, visto il numero crescente di questa patologia che secondo le ricerche scientifiche colpisce circa il 30% degli sportivi amatoriali, il 50% di quelli professionisti e almeno una volta nella vita tutta la popolazione, abbiamo aperto la Clinica per far conoscere il nostro approccio conservativo, e non invasivo, nella cura delle tendinopatie. Abbiamo realizzato protocolli che mirano a ridurre
i sintomi e a migliorare sensibilmente le condizioni del paziente. Siamo altamente specializzati nella tecnica onda d’urto focale in ecoguida che mira a generare una biostimolazione del tendine che, oltre a ridurre il dolore, avvia un processo di riparazione tissutale e che prevede l’uso di un generatore di corrente elettromagnetica in grado di creare una neoangiogenesi del tessuto trattato. Il percorso terapeutico viene costantemente monitorato attraverso gli ecografi di ultima generazione e questo permette di calibrare il piano di cura e di prevenzione adattandolo alla persona ( fisioterapia ecoguidata). Per alcuni pazienti, soprattutto sportivi, spesso è necessario organizzare le terapie in tempi ridotti, per altri è più indicato un protocollo di cura meno intensivo, ma costante.” L’elettrolisi percutanea terapeutica in ecoguida è un’altra tecnica fiore all’occhiello della Clinica del Tendine. Si tratta di una metodica, eseguita dal dottor Rudy De Astis, che consiste nell’applicazione di una corrente elettrica galvanica (continua) attraverso la cute per stimolare il tessuto attraverso un ago da agopuntura. Tale procedura induce una reazione infiammatoria in grado di avviare un processo rigenerativo del tendine. La metodica eseguita in ecoguida permette di riparare il tessuto degenerato senza alterare le strutture sane vicine e con la massima precisione. Un approccio che raccoglie interesse da tutta Italia. “In questi anni abbiamo accolto pazienti
“NEL 2023 ABBIAMO
APERTO LA CLINICA DEL TENDINE PER CONSOLIDARE
L’APPROCCIO
CONSERVATIVO E NON INVASIVO NELLA CURA DELLE TENDINOPATIE.
ABBIAMO MESSO A PUNTO PROTOCOLLI E TECNICHE
PER RIDURRE I SINTOMI
DELLE PATOLOGIE.”
provenienti da Nord a Sud,” dice Capone, “e ci siamo occupati di tantissimi sportivi ad alto livello nel recupero post infortunio.” Gli specialisti della Clinica del Tendine sono stati scelti come consulenti esterni per la Moto GP e per molte squadre del campionato di calcio italiano. Capone è spesso fuori città perché invitato come relatore in corsi di formazione. Insieme al suo gruppo è formatore degli staff sanitari di squadre di serie A come Roma, Lazio,
Sampdoria e Benevento. “Negli ultimi tempi,” aggiunge, “è aumentata la diffusione di queste patologie, dolori che prima o poi colpiscono l’individuo e su cui è necessario agire con protocolli di prevenzione . Molti pazienti terminata la terapia, compiono un percorso di ‘mantenimento’.” Capone, lungimirante e dalle intuizioni felici, è un vulcano di idee. “Amo reinvestire risorse e generare nuove opportunità. La squadra di Fisiomedic e del-
la Clinica del Tendine conta una settantina di collaboratori su cui puntiamo molto con una formazione continua. Sono grato alla Romagna perché a Cesena ho trovato le condizioni per generare idee nuove e rendere possibili i miei sogni, alcuni dei quali stanno prendendo forma in questi mesi.” I progetti sono numerosi e innovativi, ma lui non rivela di più. Di certo saprà offrire ancora una volta servizi altamente qualificati. Non resta che attendere!
IN QUESTE PAGINE, COSIMO CAPONE ALL’INTERNO DI FISIOMEDIC.
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SUONANDO
I TROMBONISTI
RENZO E VALENTINA
BROCCULI
RICORDANO
MORRICONE
CON IL MAESTRO
Giappone, New York, Cina, Città del Messico, Brasile. Sono solo alcuni dei luoghi in cui può capitare di andare quando si fa parte dell’orchestra Roma Sinfonietta, quella che è stata diretta dal Maestro Ennio Morricone. Lo sanno bene i due cesenati Renzo Brocculi e Valentina Brocculi, padre e figlia, entrambi trombonisti, che hanno vissuto l’esperienza straordinaria di accompagnare il Maestro in giro per il mondo per tantissimi anni, dal 1998 al 2015. “Un giorno eravamo in Giappone, che è uno dei posti più belli in cui siamo stati,” dice Renzo, rievocando i giorni di vita frenetica in tour con l’Orchestra, “e quello dopo dovevamo già partire per New York.”
Inizialmente, ricorda, Morricone era restio a fare concerti, benché fosse già molto famoso come compositore. “Organizzammo delle serate al teatro greco di Taormina,” spiega Renzo. “Eravamo una ventina, pochi archi, pochi fiati, però vide che
RENZO E VALENTINA BROCCULI, PADRE E FIGLIA, RACCONTANO LA LORO
INDIMENTICABILE
ESPERIENZA COME TROMBONISTI
NELL’ORCHESTRA ROMA
SINFONIETTA DIRETTA
DAL MAESTRO ENNIO MORRICONE.
ovunque si presentava era un trionfo,” e così si convinse a fare concerti più grandi. “Il primo vero concerto fu nel 2001, al Barbican Centre di Londra. Ci chiesero sette bis e il presentatore dovette comunicare che avremmo dovuto prendere l’aereo!” Ogni volta c’era il tutto esaurito: “Siamo sempre stati in giro. Non avevamo il tempo di metabolizzare la giornata e le emozioni del concerto perché il giorno dopo eravamo già in viaggio per quello successivo.” “Suonare con Morricone era bellissimo,” raccontano Renzo e Valentina. “Il Maestro era un animo buono e gentile, era sempre disponibile, si rideva spesso.” Ma sul palco e nei teatri era severo: “Prima dei concerti facevamo sempre una prova,” spiega Renzo, rievocando un episodio in particolare, “un giorno stavamo suonando The Mission e l’orchestra era un po’ distratta – in fondo, quel brano lo eseguivamo di continuo – e così Morricone
iniziò a urlare: ‘Questo pezzo lo devo suonare per tutta la vita e voi ridete?’ Dal fondo mi alzai e gli dissi: ‘Ennio, ma con ‘sto pezzo ti sei guadagnato il paradiso.’ Intendevo dire, ironizzando, che prendeva tantissimi soldi dai diritti Siae. Tutta l’orchestra capì cosa intendessi, invece Ennio mi ha abbracciato e ha detto che avevo proprio capito lo spirito del pezzo.” Un rimprovero trasformato in un momento di complicità.
La musica è naturalmente il file rouge che lega padre e figlia, una passione che permea da sempre le loro vite. Valentina, cresciuta tra le note, ha mostrato interesse nella professione di Renzo sin da bambina: “Mio padre utilizzava una piccola stanza per registrare e a me piaceva moltissimo restare ad ascoltare. Il mio compito era quello di accendere e spegnere il registratore premendo REC.” E così, dopo una prima sperimentazione con il violino, Valentina si è dedicata
al trombone, seguendo le orme del padre. “Feci l’esame di ammissione al Conservatorio con il trombone. Iniziai a studiare solo un po’ di mesi prima dell’esame ma da quel momento è iniziato tutto.” La musica non l’ha mai abbandonata per tutta la vita, e viceversa: “Attualmente sono un’insegnante di musica nelle scuole secondarie di primo grado e insegno trombone all’Istituto Musicale Corelli di Cesena”, spiega. “Al momento non suono con nessuna orchestra, ma faccio parte di un trio composto, oltre
a me, da pianoforte e cantante”. Anche per Renzo il primo approccio fu con un altro strumento: “La mia passione per la musica è nata quando portai a casa una chitarra. Non ricordo come la ottenni, ma dissi a mio padre che dal giorno dopo non sarei più andato a scuola perché volevo suonare. E lui mi rispose: ‘Va bene, ma domani vai a lavorare’. Così cominciai a fare l’apprendista.” Il passaggio al trombone avvenne quando il direttore artistico del Teatro Regio di Torino gli chiese di fare un’audizione come
trombonista. All’epoca era già diplomato e suonava nelle balere sulla riviera. “Fino a quel momento avevo fatto un unico saggio con orchestra e non ci avevo capito quasi niente,” ricorda. “Siccome potevo portare quello che volevo, andai in un negozio, comprai un pezzo per trombone e lo studiai. Quando finii, mi dissero che ero riuscito a fare diventar bello un pezzo brutto.” E così iniziò la sua carriera, sia come musicista (prima di Morricone a Roma, nell’Orchestra Sinfonica della Rai), sia come insegnante in conservatorio. Ora è in pensione.
“Lavorare col proprio padre è dura”, racconta Valentina. Quando Morricone cercava nuovi trombonisti perché nessuno aveva passato l’audizione, però, proposero a Renzo di chiedere se sua figlia avesse voluto provare, e da lì è iniziato tutto. “Non dico la paura... Perché, insomma, è Ennio Morricone!”.
Anche se lavorare col padre è dura – e viceversa, precisa Renzo –, “è stata anche una grande lezione di vita”, conclude. “Abbiamo condiviso tante cose che ricorderemo per sempre”.
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Franco Branciaroli | Umberto Orsini
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Giampiero Ingrassia | Gianluca Guidi
Vanessa Incontrada | Gabriele Pignotta
Simone Cristicchi
Valter Malosti | Anna Della Rosa
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DANZA
MODERNO
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RINNOVO ABBONAMENTI da sabato 7 settembre. NUOVI ABBONAMENTI da sabato 28 settembre.
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Arturo Brachetti | CABARET
Luca Argentero
COLLEZIONISMO
ANTICHE
FELICE CONNUBIO TRA MACCHINE PER SCRIVERE E AUTO D’EPOCA
PASSIONI
Nella sua collezione conserva oltre 200 macchine per scrivere, tra cui alcuni modelli rarissimi e introvabili. È volato fino a New York a ritirarne una, la Chicago 3, e possiede la Crandall New Model, considerata la macchina per scrivere più bella del mondo. Per il lui il collezionismo è prima di tutto conoscenza e raccolta di informazioni, non a caso 15 anni fa quando ha intrapreso la sua collezione di macchine per scrivere, prima ne ha studiato approfonditamente le origini e poi ha iniziato ad acquistare quelle più prestigiose e rare. Cristiano Riciputi, giornalista cesenate, è tra i maggiori collezionisti italiani di questi strumenti: dei piccoli tesori e dei pezzi d’antiquariato tutti perfettamente funzionanti.
Una collezione che raccoglie esemplari rarissimi e che è stata notata dalla famiglia Lamborghini di cui ha voluto i modelli più significativi per la mostra ‘Quando la tecnologia incontra il design’ in cui le macchine per scrivere sono affiancate alle storiche auto presenti nel Museo Ferruccio Lamborghini di Funo di Argelato a Bologna. Un’esposizione che mira a diffondere la storia, il design e la tecnologia
da cui hanno avuto origine pezzi storici come alcune autovetture, trattori e macchine per scrivere. “Nel 2022 ho incontrato, alla Mostrascambio di Gambettola,” racconta Riciputi, “Tonino Lamborghini, figlio di Ferruccio. Ha notato alcune delle mie macchine per scrivere, rigorosamente
in mostra e non in vendita, e mi ha proposto una mostra presso il suo museo. È stato di parola e, un anno dopo, nel novembre del 2023, il sogno è diventato realtà. Una ventina di macchine per scrivere sono state abbinate ad altrettanti esemplari di trattori e auto d’epoca. Ad esempio, al
“NEL 2022 HO INCONTRATO TONINO LAMBORGHINI. HA
NOTATO ALCUNE
DELLE MIE MACCHINE PER SCRIVERE E MI
HA PROPOSTO UNA
MOSTRA PRESSO
IL SUO MUSEO. IL
SOGNO È DIVENTATO REALTÀ.”
COLLEZIONISMO
mitico Carioca, trattore Lamborghini capostipite costruito da Ferruccio nel 1948, è affiancata la Olivetti M1, la prima macchina per scrivere progettata da Camillo Olivetti nel 1912.”
Gli abbinamenti automobili d’epoca – macchine per scrivere saranno in esposizione fino alla fine di novembre. “Fra i pezzi più rappresentativi,” precisa Riciputi, “vi è la Sholes&Glidden, una delle macchine per scrivere più rare al mondo nonché la prima costruita in serie, a partire dal 1873. Tale macchina adottava già la tastiera QWERTY, inventata proprio da Latham Sholes per la sua macchina e l’ordine delle lettere da lui predisposto nella tastiera è rimasto inalterato fino ad oggi.”
Ma fra le macchine esposte ve ne sono altre da segnalare come
l’italiana Taurus (1908), la più piccola al mondo con una tecnologia di precisione, come un orologio: non a caso è stata affiancata a una vettura iconica, la Lamborghini Countac. “Poter rintracciare questo esemplare non è stato semplice. La Taurus presente nella mia collezione è stata ritrovata da una signora di Roma in fondo al baule, ignara di aver recuperato una modello così raro. Successivamente l’ha messa all’asta e, dopo una trattativa particolarmente serrata, l’ho portata a casa. Altre macchine speciali in mostra sono: la Crandall (1887) con intarsi in madreperla (abbinata alla leggendaria Miura) e una calcolatrice meccanica Duconta, costruita dalla Ducati (l’azienda di motociclette) nei primi anni ’40.” Riciputi è il coordinatore nazio-
nale di Compu, l’associazione italiana collezionisti macchine per scrivere e calcolo, che ad oggi raccoglie oltre un centinaio di appassionati ed è anche autore insieme con Domenico Scalzello, presidente di Compu, di un volume dedicato alla storia delle macchine per scrivere. Negli ultimi anni Riciputi ha messo a disposizione le proprie macchine anche per il cinema I suoi esemplari sono apparsi in due fiction andate in onda sulla Rai e nel film La concessione del telefono tratto da un romanzo di Camilleri, fino ad arrivare sul set della fiction su Enrico Piaggio. La mostra ‘Quando la tecnologia incontra il design’ al Museo Ferruccio Lamborghini di Funo di Argelato (Bologna) è aperta dal martedì alla domenica dalle 10 alle 13 e dalle 14 alle 18.
CRONACHE
ROBERTO ZOLI: 11 STORIE PER RACCONTARE LA VITA CON IRONIA
QUOTIDIANE
Storie comuni, personaggi ordinari, ma osservati con l’occhio attento di chi sa cogliere anche il lato più leggero nelle sfide quotidiane: nel suo nuovo libro, Cronache di vita quotidiana. I piaceri del matrimonio e altre storie, il giornalista forlivese Roberto Zoli è riuscito a catturare l’umanità e la realtà contemporanea offrendo al lettore 11 racconti umoristici e commoventi, che esplorano le relazioni umane con uno stile vivido permeato di ironia. Sono varie le situazioni e tematiche analizzate, come le relazioni di coppia, i primi amori, o le dinamiche sociali nei luoghi pubblici: chi non si è mai ritrovato a navigare al supermercato come in un girone dantesco, o a guidare in macchina inveendo nel traffico tra monopattini incuranti? “Ho messo in rilievo l’aspetto più ironico di alcune situazioni, per prendere con leggerezza i problemi che crediamo essere fondamentali ma che poi alla fine si rivelano piccole cose sulle quali è anche bene sorridere,” spiega l’autore. Con una lunga carriera alle spalle come giornalista professionista, Roberto Zoli padroneggia l’arte della scrittura con una
NEL SUO NUOVO
LIBRO IL GIORNALISTA
ROBERTO ZOLI È RIUSCITO A CATTURARE L’UMANITÀ E LA REALTÀ CONTEMPORANEA OFFRENDO AL LETTORE 11 RACCONTI UMORISTICI E COMMOVENTI.
prosa scorrevole e accessibile, che rende i suoi racconti coinvolgenti e perfetti da apprezzare, una storia alla volta, anche distesi su un lettino o sotto un ombrellone. “L’ispirazione mi è venuta osservando la realtà e focalizzandomi sulle dinamiche di certe situazioni che, se guardate con un occhio superficiale, possono sfuggire,” continua Zoli. “A cominciare dal supermercato, che è il primo argomento trattato: un luogo con una particolare natura sociale, in cui bisogna stare a contatto con gli altri e convivere con tutti i problemi che si possono creare, tutte quelle situazioni in cui ci si può riconoscere o di cui siamo sta-
ti testimoni. Ho preso in esame anche quello che gli albergatori chiamano il ‘mare d’autunno’, mettendo in evidenza il punto di vista dell’operatore turistico che si ritrova a dover allungare la stagione, tra gli aspetti più o meno negativi di una situazione che, climaticamente, presenta delle difficoltà. Tra i personaggi troviamo anche il playboy costretto a fare i conti con la noia dopo una ‘carriera’ estiva a caccia di turiste, e l’uomo distinto e serio che non appena sale in macchina si trasforma completamente, un po’ alla Dottor Jekyll e Mister Hyde, sparando parolacce a chi incontra per la strada.” Così come l’opera precedente di Zoli, Rimorsi e Rimpianti, anche i racconti di questo volume sono ambientati in Romagna, legati al mare e a Cervia in modo particolare. “L’ultimo capito intitolato La mia terra racconta anche un po’ di me, della mia casa dell’epoca, del Sali e Tabacchi che è ancora nello stesso posto dopo 70 anni.” Un omaggio quindi alla Romagna e un invito a trovare la leggerezza. Pubblicato per Dantebus Edizioni, il libro è disponibile in formato ebook in tutte le librerie digitali e, prossimamente, in formato cartaceo.
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Percorsi personalizzati che si avvalgono di professionalità e di consulenze specifiche per ogni tipo di trattamento fino al raggiungimento del risultato desiderato. È questa la filosofia alla quale, da 14 anni, si ispira l’Estetica Kreo “A fare la differenza è la consulenza studiata ad hoc per ogni cliente per la quale mi avvalgo della collaborazione di un medico estetico e di una dermatologa prima di iniziare qualsiasi trattamento, per individuare eventuali problematiche e per studiare soluzioni personalizzate,” spiega la titolare Michela Faccani, che è affiancata da un gruppo molto affiatato di cui fanno parte Alessia Stanghellini, per la parte estetica, laser e vendita, Susi Iovino e Vittorio Graziani, professionista storico specializzato nei massaggi.
Tra i punti forti per i quali il centro estetico di via Oreste Regnoli 11 a Forlì si conferma un punto di riferimento, c’è il laser per l’epilazione MeDioStar NeXT XL dell’azienda Esthelogue, innovativo e rivoluzionario macchinario che
consente soluzioni efficaci per eliminare in modo progressivo i peli superflui
Un capitolo a sé riguarda il dimagrimento, la tonificazione e il modellamento che sono un fiore all’occhiello dell’estetica Kreo grazie all’utilizzo di tecnologie avanzate e di una metodica di lavoro all’avanguardia accompagnata da una consulenza professionale. Otto i macchinari presenti a marchio Poderi Este-
tica, tra i quali spicca X Sculptur che agisce in modo localizzato sia sulla tonificazione sia sullo scioglimento del grasso. Viene inoltre utilizzata la radiofrequenza sia per il corpo che per il viso “I nostri macchinari innovativi associano gli infrarossi con la ginnastica passiva e agiscono contemporaneamente sul dimagrimento e sulla tonificazione. Inoltre, grazie alla collaborazione costante con specialisti del settore, formuliamo piani nutrizionali personalizzati.”
Vengono poi forniti servizi di base come manicure, pedicure e depilazione brasiliana che si differenzia da quella tradizionale perché molto più delicata e adatta a ogni tipo di pelle.
Particolare attenzione viene riservata anche ai trattamenti cosmetici basati sulla tecnologia viso di Rhea che, attraverso la nucleostimolazione, è in grado di risvegliare la cinetica e la vitalità cellulare.
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