ROSSELLA RAFFI
LA GRANDE MODA
RICCARDO TURA
LA MATERIA DEI SOGNI
COLLANINE COLORATE
PERLE D’INTUIZIONE
EDITORIALE
Apriamo questo numero autunnale con le interviste del forlivese Riccardo Tura, oggi a capo di Dorelan, e della cesenate Rossella Raffi, Chief Marketing Officer per il brand di moda di Gigi Hadid. Spazio anche al colore e alle buone idee con il brand Collanine Colorate e con l’illustratore Francesco Tassinari. Dopo 10 anni dal suo debutto (e dalla sua copertina IN Magazine) incontriamo l’attore del musical Dirty Dancing Gabrio Gentilini. Festeggiamo poi i 50 anni dell’azienda Salaroli ed entriamo nella casa-studio di Roberta Fabbri. Leggiamo il racconto di Emanuela Vareschi, vincitrice del Premio Letterario Città di Forlì - sezione IN Magazine, e ci interroghiamo sull’AI con il filosofo Stefano Moriggi, in un dialogo avvenuto in occasione della convention annuale di Menabò Group. Buona lettura!
DI ANDREA MASOTTI
Edizioni IN Magazine s.r.l. Via Napoleone Bonaparte, 50 - 47122 Forlì | T. 0543.798463 www.inmagazine.it | info@inmagazine.it Anno XXVI N.4 ottobre/novembre Reg. di Tribunale di Forlì il 23/11/1998 n.27
Direttore Responsabile: Andrea Masotti
Redazione centrale: Clarissa Costa, Paola Francia Coordinamento di redazione: Roberta Invidia Artwork e impaginazione: Francesca Fantini Ufficio commerciale: Gianluca Braga Stampa: La Pieve Poligrafica Villa Verucchio (RN) Chiuso per la stampa il 21/10/2024
Collaboratori: Barbara Baronio, Lucia Caselli, Giulio Ferro, Desideria Fumagalli, Elide Giordani, Francesca Miccoli. Fotografi: Andrea Bardi, Valentina Ciampaglia, Nazario Spadoni, Gianmaria Zanotti.
Tutti i diritti sono riservati. Foto e articoli possono essere riprodotti solo con l’autorizzazione dell’editore e citando la fonte. In ottemperanza a quanto stabilito dal Regolamento UE 2016/679 (GDPR) sulla privacy, se non vuoi più ricevere questa rivista in formato elettronico e/o cartaceo puoi chiedere la cancellazione del tuo nominativo dal nostro database scrivendo a privacy@inmagazine.it
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06 PILLOLE
10 PROFILI
LETTERARIO CITTÀ DI FORLÌ 48 EVENTI UMANA INTELLIGENZA
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PILLOLE
FORLÌ GRANDE MUSICA
FORLÌ | Torna ‘Forlì Grande Musica’ con 4 appuntamenti della stagione concertistica curata da Emilia-Romagna Festival e Young Musicians European Orchestra per la città di Forlì, fra Teatro Diego Fabbri e Abbazia di San Mercuriale. Il rimo concerto ha avuto luogo il 29 ottobre con l’Orchestra della Toscana sotto la guida del maestro Diego Ceretta. Il 19 novembre si esibirà il pianista Boris Petrushansky, vincitore di prestigiosi concorsi internazionali. Il terzo appuntamento, il 4 dicembre, avrà come protagonista il pianista e cantautore Sergio Cammariere accompagnato da Daniele Tittarelli al sax soprano e Giovanna Famulari al violoncello. La rassegna si concluderà all’Abbazia di San Mercuriale il 6 dicembre con il Concerto di Natale della Young Musicians European Orchestra.
L’ULTIMO LUPO DI STRABATENZA
FORLÌ | Nuova edizione per il libro L’Ultimo lupo di Strabatenza di Gian Maria Cadorin, nato tra le mura del rifugio Trappisa di Sotto e frutto di serate trascorse con gli abitanti del luogo. Spinti dal desiderio di mantenerne viva la memoria, i ragazzi di Trappisa di Sotto hanno deciso di ristampare il libro con una edizione cartacea, arricchita con illustrazioni in stile xilografia medievale di Alberto Santi di Ridracoli e da un progetto grafico di Deborah Mosconi, caratterizzato dall’uso del colore ruggine, in omaggio alla tradizione di stampa romagnola. Per sostenere il progetto è stato lanciato un crowdfunding rivolto a chi desidera acquistare in anteprima una copia e mantenere viva la memoria della vallata.
MOVEMBER: A NOVEMBRE
IL BAFFO TI DONA
FORLÌ | Movember è un progetto internazionale che invita gli uomini a farsi crescere i baffi a novembre per diffondere la cultura della prevenzione maschile. A Forlì l’iniziativa è promossa dallo IOR, che quest’anno può contare su alleati formidabili: numerose attività locali aderiscono con eventi e prodotti dedicati alla campagna di beneficenza Movember - A novembre il baffo ti dona, ideata e organizzata dalla squadra di calcio amatoriale CCCB - CiCCioni con la Barba. Questo l’elenco dei partner: Artistica, Bifor, La Birreria, BUS, Bosco, Ciacarò, Collanine Colorate, DifFERent Barber Shop, Farmacia San Martino, Jump Café, Menabò Group, Menadito, Oasi Street Food, Old Boy, San Luigi, Teste Farcite, You Café.
PILLOLE
ENIGMI DEL COSMO
FORLÌ | Al via l’annuale ciclo di conferenze organizzate dal Gruppo Astrofili Forlivesi, con il patrocinio del Comune di Forlì, dedicate allo studio del sistema solare, della struttura e dell’evoluzione dell’universo. La velocità di espansione dell’universo è in aumento, un concetto che fino a tre decenni fa era ritenuto altamente improbabile. Da dove viene questa ‘spinta’ che spieghi questa evidenza osservativa? Sono questi alcuni dei temi, attuali e avvincenti, che saranno affrontati nei quattro appuntamenti in programma l’8, il 15, il 22 e il 29 novembre nella Sala Campostrino (piazza Campostrino 4).
MALATESTIANA E DINTORNI
Creazioni
LO SPAZIO DOMESTICO
FORLÌ | C di Casa è la mostra dedicata all’educazione allo/dello sguardo per i più giovani allestita al Monte di Pietà e promossa dalla Fondazione Cassa dei Risparmi di Forlì. Dopo Abbecedario Fotografico e Di chi è questo mio corpo?, quest’anno i protagonisti del progetto curato da Elena Dolcini saranno gli spazi domestici, la casa, luogo fisico e metaforico, connesso all’immensa varietà delle sue realizzazioni e modi di abitare. La mostra sarà visitabile fino al 9 febbraio 2025, venerdì e sabato dalle 15.30 alle 18.30.
CESENA | Proseguono gli incontri Malatestiana e dintorni nella Sala Lignea: il 21 novembre Mirko Orioli parlerà de La pittura di Corrado Giaquinto, il 5 dicembre Giuseppe Gilberto Biondi terrà la relazione Nascere senza e sotto la protezione di un dio e il 16 gennaio Michele Pistocchi parlerà de Gli affreschi in terretta verde del refettorio del convento di San Francesco
GIOIELLERIA PRETOLANI FORLÌ
RICCARDO LA
CULTURA DEL SONNO DA DUE GENERAZIONI
TURA
Prima di essere una storia di successo è una storia di famiglia che, nell’arco di due generazioni, ha trasformato un’intuizione nel marchio leader del bedding.
È un sabato mattina del 1968 quando Diano
Tura e Pietro Paolo Bergamaschi, poco più che ventenni, decidono di lasciare l’azienda in cui lavorano e di mettersi in proprio sospinti dalla passione per la qualità. I primi materassi vedono la luce in un garage: è qui che prende forma, creazione dopo creazione, un’avventura imprenditoriale dall’inconfondibile matrice artigiana che nel volgere di 50 anni ha proiettato Dorelan nell’olimpo del sonno made in Italy.
“Mio padre seguiva la produzione e la creazione di nuovi macchinari, Pietro Bergamaschi si occupava della parte commerciale e dei rapporti con i clienti: sono sempre stati complementari, un connubio vincente che si è consolidato negli anni,” racconta Riccardo Tura, 53 anni, presidente del consiglio di amministrazione, oggi alla guida di Dorelan
insieme al fratello Luca. Dopo due anni passati a sfornare materassi in garage – un incipit che ha precedenti illustri del calibro di Bill Gates e Larry Page, così come del fondatore di Amazon Jeff Bezos e dei fratelli Walt e Roy Disney che crearono i primi film nel garage dello zio – Diano e Pietro costruiscono un capannone di 1.000 metri quadri e iniziano a produrre in via Golfarelli.
“Le difficoltà all’inizio non sono mancate,” dice Riccardo, “soprattutto nella ricerca di nuovi clienti e per la necessità di estendere l’attività oltre i confini locali.” Fino a quando i due soci si affacciano al mondo della grande distribuzione con un aumento dei volumi destinati ai negozi di arredamento, grazie a un servizio efficiente e a prezzi competitivi. Nel 1989 fanno il loro ingresso in azienda i figli: rispettivamente Riccardo e Luca Tura, William e Cristian Bergamaschi. Una generazione dopo l’altra, l’azienda assume quei tratti ‘familiari’ che ancora oggi la connota-
no per l’idea di benessere e per il rapporto con il consumatore.
“Avevo 18 anni e mi ero iscritto da poco all’università,” racconta Riccardo, sposato con Ilaria e padre di Matteo, Margherita e Marco, una passione per il calcio in tv e per lo sci sulle piste. “In attesa di iniziare le prime lezioni decisi di andare a lavorare per qualche settimana con mio padre e non me ne sono più andato. Geniale nell’ideazione e nella gestione dei processi produttivi, è stato lui a insegnarmi sul campo e con l’esperienza che il dna di un imprenditore è il ‘qui e ora’ proiettato al futuro, grazie a una visione fortemente ancorata al presente e al tempo stesso lungimirante. Di lui ho sempre ammirato la caparbietà e la passione per il lavoro, vero
L’AZIENDA FORLIVESE
DORELAN NASCE NEL
1968 DALL’INTUIZIONE DI DIANO TURA E DI PIETRO PAOLO BERGAMASCHI.
OGGI CONTA 500
DIPENDENTI E 200
STORE IN TUTTO
IL MONDO, CON UN FATTURATO CHE
NEL 2024 SARÀ DI 110
MILIONI DI EURO.
motore dell’azienda, che non è mai venuta meno, tant’è che ad oggi è amministratore e trascorre le giornate in produzione.”
La svolta arriva nel 2014 con l’apertura dei primi punti vendita a marchio Dorelan, termine coniato dai due soci di ritorno da Parigi: un mix tra la musicalità delle note del pentagramma e la morbidezza della lana. Ad oggi l’azienda conta 500 dipendenti, in Italia e all’estero, 2.000 rivenditori e 200 store monomarca in tutto il mondo, con un business concentrato nel settore del retail, del contract e del wholesale (rivenditori tradizionali) e con un fatturato atteso di 110 milioni di euro nel 2024 che, per il 10%, si sviluppa all’estero nelle filiali di Miami, Lione, Hong Kong e Taiwan. Ultima, in ordine di tempo, quella di Seul dopo l’acquisizione di un rivenditore storico coreano. Da 10 anni, inoltre, Dorelan è fornitore ufficiale delle navi di Costa Crociere e MSC.
“Alla base dello sviluppo costante che ci ha sempre caratterizzati ci sono senza dubbio la competenza dei nostri collaboratori, le strategie di mercato e la comunicazione, a partire da una grande attenzione alla qualità,” spiega l’Ad. “Non siamo mai scesi a compromessi nell’utilizzo dei materiali, puntando in maniera importante su ricerca e innovazione. Negli anni abbiamo condotto numerosi studi per migliorare la qualità del sonno, in collaborazione con il Dipartimento di Psicologia dell’Università di Bologna. Le ricerche del Comitato scientifico interno hanno, inoltre, analizzato come il sonno può influenzare le performance degli atleti.” Ed è proprio un’atleta, la campionessa Federica Pellegrini, la testimonial delle creazioni firmate Dorelan. La produzione si concentra nei 35.000 mq dello stabilimento forlivese, affiancato da un secondo di 6.000 mq, ed è caratterizzata da un forte legame con il territorio. “Non abbiamo mai pensato di delocalizzare: il nostro prodotto non è solo il risultato di un macchinario, ma della competenza dell’uomo che lo guida. La Romagna è una terra bellissima e continueremo a investire qui.”
Un legame che non è venuto meno nei giorni drammatici dell’alluvione di maggio 2023 quando, in collaborazione con il Comune di Forlì, l’azienda ha donato 1.000 materassi, 1.000 reti e 2.000 guanciali alle popolazioni colpite, oltre che ai dipendenti e alle loro famiglie.
Dal mese di maggio, Riccardo e Luca Tura, sposato con Ramona e padre di Filippo e Francesco, sono al timone dell’azienda nel ruolo di amministratori delegati, dopo l’acquisizione delle quote dalla famiglia Bergamaschi. “Molto devo al socio fondatore di mio padre, Pietro, grazie al quale ho mosso i primi passi nel ramo commerciale dell’azienda.”
“NON ABBIAMO
MAI PENSATO DI
DELOCALIZZARE,” SPIEGA
L’AMMINISTRATORE
DELEGATO RICCARDO
TURA. “LA ROMAGNA È UNA TERRA
BELLISSIMA
E CONTINUEREMO A INVESTIRE QUI.”
Ora lo sguardo è puntato al futuro. “Crediamo al potenziale dell’azienda che può crescere ancora, sia in Italia che sui mercati esteri sui quali stiamo investendo molto. Mi piacerebbe che i miei figli e miei nipoti contribuissero a questa crescita,” sorride, “ma sarà una loro decisione e saranno liberi di scegliere la loro strada.”
Dopo 50 anni di esperienza, e il passaggio due generazioni, quali sono i pro e i contro di un’azienda di impronta familiare? “La continuità di visione e lo sguardo lungo nelle scelte strategiche, con il rischio a volte di essere un po’ ‘invadenti’ nell’operatività, ma ci si può lavorare,” sorride ancora.
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ROSSELLA
LA GRANDE MODA E IL SODALIZIO CON LA TOP MODEL GIGI HADID
RAFFI
La sua vita si snoda tra New York, Los Angeles, Parigi, Milano e talvolta Londra. Quando l’agenda glielo consente torna a Cesena, la sua città natale di cui le mancano tanto le colline ridenti, il suono delle campane, il silenzio della città e gli affetti. È una romagnola doc che ha sempre guardato lontano e con una grande passione per la moda e il bello. Rossella Raffi, originaria della città di Novello Malatesta, è Chief Marketing Officer (direttrice marketing) del brand Guest
In Residence, una linea lanciata nel 2022 a New York dalla top model meglio conosciuta come Gigi Hadid, collega e amica di Rossella dai tempi di Tommy Hilfiger. Da giovanissima il suo sogno era frequentare il Dams e lavorare nelle arti visive e nell’arte. “Allora però mia madre ha voluto per me una formazione più tradizionale e così ho cercato la parte più divertente di quel percorso: il marketing e la comunicazione! Ho frequentato anche un master sponsorizzato dalla Comunità europea che aiutava a
inserirsi nel mondo del fashion. Da quell’esperienza ho appreso tanto e – come dice Miuccia Prada – ho imparato che ‘La moda è un linguaggio istantaneo’ e che ‘come l’arte è uno strumento di conoscenza utilizzato per presentare idee’.”
Rossella, terminati gli studi, entra nel grande mondo della moda. “Il mio percorso professionale inizia ufficialmente in Mandarina Duck a Bologna, famoso brand di pelletteria, dove ho ricoperto un ruolo di marketing e pubbliche relazioni. In quegli anni viene poi siglata una collaborazione tra Mandarina Duck e Tommy Hilfiger ed è stata poi la dirigenza di Tommy Hilfiger a chiedermi di trasferirmi,” racconta. “Approdo così ad Amsterdam dove ho trascorso 13 anni della mia carriera in Tommy e dove ho avuto la fortuna enorme di formare la mia esperienza internazionale di marketing comunicazione. Qui ho conosciuto Gigi.”
Sono questi gli anni in cui Rossella e Gigi stringono la loro amicizia, viaggiano per il
mondo insieme e da questo incontro nasce poi una nuova avventura con Guest in Residence, la linea moda che propone principalmente maglieria 100% cashmere. Scegliere di lasciare Tommy Hilfiger dopo 13 anni per Rossella è stato una grande cambiamento: “Non è stato facile, ma lavorare nella stessa azienda troppo a lungo sarebbe da evitare. A una giovane me consiglierei di cambiare ogni 5 anni, per non assopirsi e non sentirsi mai troppo a proprio agio. Il progetto di Gigi di creare ex novo un brand basato su una sola fibra, il cashmere, mi ha affascinato molto e quindi mi sono buttata in questa avventura.”
I prodotti di Guest in Residence sono realizzati con cashmere proveniente dalla Mongolia e la visione creativa proviene dalla Hadid.
ROSSELLA RAFFI, ORIGINARIA DI CESENA, È DIRETTRICE
MARKETING DEL BRAND GUEST IN RESIDENCE
LANCIATO NEL 2022 A NEW YORK DALLA TOP MODEL GIGI HADID, COLLEGA E AMICA
DAI TEMPI DI TOMMY HILFIGER.
“Gigi,” racconta Rossella, “ha voluto creare qualcosa che si distinguesse da un mercato di massa invitando i suoi 80 milioni di follower, in cui raccoglie un’audience di giovani tra i 20 e i 29 anni, a investire in prodotti che abbiano una lunga durata e che possano passare di generazione in generazione. Si tratta per lo più di maglieria di alta qualità a basso impatto ambientale. Tutta l’idea è nata dall’esperienza di Gigi e da due maglioni in cashmere che le hanno donato i genitori quando si è trasferita a New York dalla California. Due pezzi che sono poi diventati molto di più di un vestito con cui coprirsi, ma un ricordo dei suoi affetti e luoghi lontani. Una sfida questa,” continua la Raffi, “che nasce in contrapposizione al fast market e che mira a educare a un consumo consapevole.”
Rossella Raffi oggi vive e New York dove è presente il quartier generale di Guest in Residence. “È una città intensa, dura, faticosa e molto costosa. L’energia che c’è a New York però non esiste da nessuna altra parte nel mondo. Per quanto difficile sono molto grata di questa opportunità, nessuna città mi ha mai aperto la mente come NY.” La sua lunga esperienza nel mondo della moda le ha offerto l’occasione di collaborare con volti noti e dalla fama mondiale.
L’incontro più inaspettato per Rossella è stato quello con Bradley Cooper, seduto di fronte a lei durante la cena di Natale di Guest in Residence, con cui ha chiacchierato della passione per la musica. “Tempo fa mi sono ritrovata nel salotto di Los Angeles di Naomi Watts in occasione di una campagna di beneficenza a supporto della ricerca per una cura al tumore al seno. E come non dimenticare quando non ho riconosciuto Drew Barrymore sul set ma l’ho scambiata per un’inserviente dell’hotel, o anche quando ho accompagnato Lady Gaga alla toilette della security situata su una roulotte durante una sfilata a Venice Beach!”
Un’emozione indimenticabile per la Raffi è stata anche trovarsi con Lewis Hamilton e il suo team intorno a un tavolo per una pausa pranzo a discorrere di diversità e senso di appartenenza, o ancora mangiare taralli e vino bianco con Valeria Golino durante un fitting per il festival di Venezia. “Tante esperienze,” continua, “che alla fine portano alla conclusione che per essere una vera personalità occorre muoversi nel mondo con grande gentilezza e rispetto per tutti quelli che contribuiscono alla realizzazione di un progetto indipendentemente dal loro ruolo! Durante la produzione di un fashion show o di una campagna, infatti, ci sono moltissimi momenti in cui le cose non vanno come dovrebbero, l’importante è non farsi prendere dal panico, essere sempre rispettosi e gentili, ragionare e capire che non si stanno salvando vite e che una soluzione si trova sempre anche quando un vestito deve essere
“A UNA GIOVANE
ME CONSIGLIEREI
DI CAMBIARE OGNI
5 ANNI PER NON ASSOPIRSI. IL PROGETTO
DI GIGI DI CREARE
EX NOVO UN BRAND
BASATO SU UNA SOLA FIBRA, IL CASHMERE, MI HA AFFASCINATO
E QUINDI MI SONO BUTTATA IN QUESTA AVVENTURA.”
cucito in 5 minuti prima dell’uscita sul red carpet.”
L’Europa le manca moltissimo, ma ad oggi Rossella è molto gratificata dal suo lavoro, anche se non nasconde che nel tempo potrebbe scegliere di trasferire le sue competenze nel settore dell’ospitalità.
“Quello che adoro di più della moda è la creatività e la continua evoluzione del linguaggio. La moda come ombra sensibile del tempo e misteriosa. Vorrei tanto raccontare tutto questo alla mia professoressa di lettere del Ginnasio che mi diede un bruttissimo voto per un tema in cui mi ero soffermata troppo sulla descrizione dell’abito dicendomi che ‘l’abito non fa il monaco’: invece in un senso ampio e artistico lo fa! Quello che indossi è il tuo modo di presentarti al mondo.”
PERLE DI
LE COLLANINE COLORATE
ARTIGIANALI
DALLA
ROMAGNA A MILANO
INTUIZIONE
Forlì e Rimini, Milano e Sanremo, Parigi e poi forse Roma e di nuovo la Romagna: il percorso di Lorenzo Franchini (31) e Giacomo Giovagnoli (26) è un circolo che si inanella un passo alla volta, una perlina dopo l’altra, su un filo d’acciaio tra creatività e progettazione. Il loro marchio di accessori e girocolli artigianali, Collanine Colorate, nasce spontaneamente nell’estate del 2020 dall’amore disinteressato per il bello, dal gusto estetico fine a se stesso, dall’intuizione della spensieratezza. Un progetto che, negli anni, da piccola community sui social si è evoluto in un vero e proprio business, conquistando anche vip e personaggi dello spettacolo. In tanti si chiedono quale sia il segreto di un prodotto all’apparenza così semplice, quale magia si celi dietro a questi manufatti colorati, così simili nella loro versione più venduta a quelli dei bambini: chi li indossa ogni giorno racconta di sentirsi meglio, di ricevere energie posi-
IL MARCHIO
COLLANINE COLORATE
NASCE NELL’ESTATE
DEL 2020 DALL’AMORE
DISINTERESSATO
PER IL BELLO, DAL
GUSTO ESTETICO, DALL’INTUIZIONE DELLA
SPENSIERATEZZA DI LORENZO FRANCHINI, FORLIVESE, E DI
GIACOMO GIOVAGNOLI, RIMINESE.
Giacomo. “La prima creazione nacque quasi per caso,” racconta il forlivese Lorenzo, “desideravamo un accessorio molto semplice e colorato, che si potesse portare in spiaggia e che dunque fosse resistente all’acqua, alla sabbia e al caldo sole della Romagna.” Una collanina funziona bene solo se ha due estremità che combaciano e si agganciano tra loro alla perfezione: per fortuna l’altra metà di questa storia è il riminese Giacomo, che fin da bambino si è allenato a creare e vendere accessori artigianali, e dunque porta tecnica ed esperienza nella coppia.
tive e una dose di spensieratezza anche nei momenti più grigi
“Quando tutto è nato non eravamo consapevoli di questo potere, sono stati i clienti a confidarci che indossano le collanine perché li fanno stare bene e vedersele addosso porta loro il buon umore,” ribadiscono Lorenzo e
I due hanno infatti un’attitudine innata per la rappresentazione di sé attraverso lo stile e l’abbigliamento. Lorenzo è laureato in architettura ma, con buona pace della madre, mai iscritto all’albo. Già nell’ultimo anno di università, la sua sensibilità per le forme estetiche viene notata su Instagram da una delle più seguite influencer del momento,
che lo assume nella sua piccola agenzia milanese. Giacomo è fresco di laurea in Design del prodotto e in procinto di trasferirsi da Rimini a Milano, per lavorare anche lui in un’agenzia di comunicazione. Un primo passo per arrivare nella capitale della moda e, chissà, poi da lì punta-
re alla sua passione più grande, il disegno e la progettazione di arredamento di interni. La prima collanina colorata (termine generico, non ancora marchio) di quell’estate piace agli amici e alle amiche, a quelli in carne e ossa in Riviera, e a quei tanti che seguono i ragazzi
sui social. Le richieste per avere una riproduzione dell’accessorio eponimo sono sempre più numerose, ma l’estate è breve e va vissuta intensamente.
Il progetto nasce così ufficialmente nell’autunno 2020 con una piccola collezione, promossa su un’attivissima pagina Instagram e venduta su un sito dedicato. Certamente la fan-base virtuale è fondamentale per dare una spinta a questo hobby e trasformarlo in qualcosa di più: “Fin dall’inizio il prodotto è stato supportato da una nicchia di persone, creator e influencer che ancora oggi sono molto fedeli a questo progetto colorato e spensierato che ci hanno aiutato a crescere,” ricordano i ragazzi. Lorenzo e Giacomo però hanno la testa sulle spalle e sanno lavorare con lentezza e soprattutto pazienza, quella che ci vuole a infilare una perlina dopo l’altra in un filo, senza bruciare le tappe, senza compromettere la sequenza. Studiano combinazioni sem-
ANGELINA MANGO VINCE SANREMO INDOSSANDO L’ICONICA COLLANINA COLORATA. COSÌ COME, ALLE OLIMPIADI DI PARIGI, LA SQUADRA ITALIANA DI PALLAVOLO FEMMINILE VINCE LA MEDAGLIA D’ORO.
pre nuove e sfidanti, di pietre, perle e vetri, colori, luci e ombre: la ricerca del bello richiede impegno. Fino al 2023 gli accessori restano un secondo lavoro, impegnativo e ingombrante per via delle numerose collaborazioni, collezioni e pop-up store, ma non ancora totalizzante. Nel 2024 tutto cambia e il filo di questa storia si snoda vertiginosamente. A febbraio, Angelina Mango vince Sanremo indossando l’iconica Collanina Colorata, una delle tante riproduzioni del prototipo del 2020 (tuttora il pezzo più venduto, quando si dice che chi ben comincia è a metà dell’opera): perfetta per la sua canzone che parla di ‘perline colorate per le bimbe incasinate’. I ragazzi durante la kermesse musicale sono anche operativi nella Noioteca dell’artista: uno spazio dedicato
a workshop ed eventi culturali. Firmano una box di prodotti per l’estate con Douglas, la Rinascente di Milano ospita un corner fisso per vendere le Collanine.
Alle Olimpiadi di Parigi la squadra italiana di pallavolo femminile appoggia le proprie medaglie d’oro sopra questi amuleti colorati, che ormai si dice portino fortuna. Nel frattempo, Giacomo e Lorenzo hanno aperto un proprio negozio a pochi metri dal loro appartamento milanese, in zona Dateo: Casa Collanine, uno spazio non solo per acqui-
stare, ma anche per imparare a creare e condividere. Ormai non riescono più a gestire da soli la produzione delle collanine, così si affidano a una cooperativa sociale del loro quartiere. Nel futuro, pensano di aprire qualcosa anche nella loro Romagna e a Roma, mentre studiano nuovi modi di portare colore nella vita delle persone, e forse anche dei loro animali: hanno appena adottato un lagotto di nome Romeo, chissà che non possa essere il primo modello per una versione di collanine a quattro zampe!
ESPERIENZE. OSPITALITÀ. IDENTITÀ.
MOMENTI DA RICORDARE, CON GUSTO.
I ristoranti Benso, Locanda Appennino e Osteria La Casetta uniscono un’atmosfera elegante ma sobria a una cucina di alto livello dal cuore romagnolo, reinterpretata con un tocco di modernità. Tre locali per ogni occasione, in cui condividere momenti preziosi che vanno incontro ad ogni gusto: dalla ricercatezza culinaria del “Benso”, situato all’interno di un grazioso giardino pubblico nel centro di Forlì, alla pizzeria e ai piatti della tradizione, in un casale rurale dell’“Osteria la Casetta”, fino ai pranzi e alle cene con materie prime di alta qualità, frutto di un attenta ricerca sul territorio, e al soggiorno con vista sulle verdi colline romagnole, di “Locanda Appennino”.
CONTINUITÀ
SALAROLI FESTEGGIA
50 ANNI DI STORIA E DI ATTIVITÀ
E FUTURO
Mezzo secolo di vita. Un importante giro di boa per un essere umano, un traguardo semplicemente straordinario per un’azienda, soprattutto nell’epoca in cui chiusure e cancellazioni dal registro delle imprese sono all’ordine del giorno. Un panorama in
cui si staglia a grandi lettere il nome di Salaroli, leader nel settore dei rivestimenti, dell’arredo bagno e dell’arredo casa. Una realtà oggi sapientemente guidata da Davide e Giancarlo, eredi del fondatore Francesco, un posatore capace di trasformarsi
in capitano d’industria, abile a evolvere nel rispetto di una storicità costruita su qualità e professionalità.
“Abbiamo celebrato un anniversario significativo, per di più in un presente in cui la parola continuità non ha cittadinanza,”
spiega Davide Salaroli. “Avere la stessa faccia, lo stesso nome e lo stesso marchio da 50 anni ci rende orgogliosi e ci permette di guardare al futuro con entusiasmo.” Celebrato con amici e clienti nello showroom di via Balzella, lo speciale compleanno rappresenta più che un punto d’arrivo una nuova partenza. “E anche il momento in cui fare riflessioni approfondite, valutazioni ponderate. Negli ultimi trent’anni il mondo è radicalmente cambiato a grande velocità e oggi è indispensabile capire il mutamento della società e del linguaggio, le nuove tendenze.
Sarebbe un errore imperdonabile per un imprenditore, a prescindere dall’età anagrafica, non intercettare questi cambiamenti.” Cambiamento è anche sinonimo di ampliamento e diversificazione dell’offerta. “Dopo circa vent’anni dal debutto nel settore delle superfici, datato 1974, siamo entrati nel mondo dell’arredo bagno e dieci anni più tardi anche in quello dell’arredamento, che io e mio fratello sentiamo particolarmente nelle nostre corde.” Saldo punto di riferimento il Salone del mobile di Milano, là dove la moda si accende. “Oggi vestiamo la casa
CELEBRATO CON AMICI E CLIENTI NELLO
SHOWROOM DI VIA BALZELLA, LO SPECIALE COMPLEANNO
RAPPRESENTA PIÙ CHE
UN PUNTO D’ARRIVO
UNA NUOVA PARTENZA. “AVERE LO STESSO
NOME E LO STESSO
MARCHIO DA 50 ANNI CI RENDE ORGOGLIOSI
E CI PERMETTE DI GUARDARE AL FUTURO CON ENTUSIASMO.”
integralmente, abbiamo i migliori brand a carattere nazionale e internazionale: Poltrona Frau, Cassina, Edra, Ernestomeda, Aerclima… Distribuiamo anche due nostri marchi quali Giada, nel settore dell’arredo bagno, e Hama, che significa casa in giapponese, nell’arredamento.” La soddisfazione più grande, “avere al nostro fianco persone fedeli al gruppo e alla nostra famiglia da quasi 40 anni.” Utilizza il termine ‘persone’ Salaroli e non
il più invalso ‘dipendenti’ che evoca distacco e subordinazione gerarchica. “Oggi in ambito imprenditoriale si assiste a un grande turnover. Le aziende chiudono o vengono cedute a fondi, spesso stranieri. Un amministratore delegato deve inseguire dei numeri per poi cambiare. Per noi continuità è un orgoglio e un vanto, al pari della reputazione costruita in tanti anni e della considerazione che il cliente ha nei nostri confronti.”
Tra i prossimi orizzonti due nuove aperture nel Centro-Nord Italia, condizionate tuttavia da un limite che è altresì una medaglia da puntare sul petto. “Salaroli è una grande sartoria che crea un prodotto su misura, lavorando sul dettaglio e non in modo standardizzato: possiamo pensare a un ampliamento solo se troviamo collaboratori all’altezza. È semplice acquistare uno showroom a Modena o a Piacenza, ma a far la differenza sono sempre le persone. Sono in corso valutazioni in merito ad arredatori e location. È presto per andare in pensione e ritirarci su un’isola. Siamo pronti a proseguire il viaggio con la passione di sempre.” E a scrivere nuovi capitoli di una storia vincente.
BALLI
L’ARTISTA FORLIVESE GABRIO
GENTILINI
A 10 ANNI
DAL DEBUTTO
PROIBITI
Anno di grazia 2014: Samantha Cristoforetti è la prima donna italiana a volare nello spazio; il cinema piange Robin Williams, il calcio Alfredo Di Stefano, la letteratura Giorgio Faletti. Il giovane Gabrio Gentilini, artista forlivese di belle speranze, viene scelto per interpretare la prima italiana di Dirty Dancing, film cult degli anni Ottanta. Nell’anno del suo debutto, noi gli dedichiamo l’intervista di copertina di Forlì IN Magazine n.4/2014. Fisico scultoreo e talento cristallino, il ventiseienne appassiona il pubblico, mostrando di avere tutti i numeri per sfondare nel mondo dello spettacolo. Anno Domini 2024. Scesa tanta sabbia nella clessidra, gli acerbi pronostici di un tempo si rivelano profetici. A dieci anni dal debutto, Gentilini torna a indossare i panni di Johnny Castle, il protagonista dei ‘balli proibiti’.
Tanto però è cambiato nel corso degli ultimi due lustri, nel mon-
ATTORE, CROONER
E PERFORMER, GABRIO GENTILINI FU
SCELTO NEL 2014 PER INTERPRETARE LA PRIMA
ITALIANA DI DIRTY DANCING. A FAVORIRE
IL SUO PROCESSO
INTROSPETTIVO, L’ESPERIENZA AL THE ACTING STUDIO DI NEW YORK, SOTTO L’ALA DI JAMES PRICE.
do come nell’animo di Gabrio, ormai uomo, attore, crooner e performer di successo “Dopo aver interpretato Dirty Dancing per alcune stagioni, ho sentito l’urgenza di andare altrove, indagare me stesso attraverso la recitazione. E interpretare vari personaggi mi consente di esplo-
rare l’anima: è il privilegio di essere artista.” A favorire il processo introspettivo, l’esperienza formativa e di vita al The Acting Studio di New York, sotto l’ala di James Price. “Apprendere il metodo Meisner ha cambiato il mio approccio alla recitazione, che in Italia è molto legata alla parola e alla forma della parola. In inglese recitare è invece play e acting, ovvero giocare e agire: la capacità di vivere pienamente e in modo autentico sotto circostanze immaginarie. È l’azione che racconta la storia, la recitazione è la verità del fare, ‘the reality of doing’.” Gli studi americani spalancano nuovi orizzonti. “Mi sono appassionato al punto da portare una masterclass a Roma: una forma di business ma soprattutto un’esperienza che mi permettere di nutrirmi come attore e condividere insegnamenti con altri colleghi, a cui è data l’opportunità di accedere a borse di studio per andare a New York.”
HA DI RECENTE
DEBUTTATO NELLE
VESTI DI CO-REGISTA E PRESENTATORE. “CON MARK BIOCCA HO DATO
VITA A THE FABULOUS VEGAS SHOW IN SCENA ALL’HELLINGTON CLUB
DI ROMA DOVE SI RICREA L’ATMOSFERA
DELLA LAS VEGAS
DEGLI ANNI DEL PROIBIZIONISMO.”
Gabrio ha recentemente debuttato nelle vesti di co-regista e presentatore. “Con Mark Biocca ho dato vita a The fabulous Vegas show, spettacolo in scena all’Hellington club di Roma, dove si ricrea la vibrante atmosfera di Las Vegas degli anni del proibizionismo e dei personaggi che l’hanno proiettata nel mito: da Sinatra a Dean Martin, da Elvis alle recenti popstar. Le nostre esibizioni in veste di crooner si alternano a quelle di guest del ballo, del canto e del burlesque. In un ambiente caratterizzato da tavolini tondi e un palco piccolo con pianoforte a coda, ogni settimana viviamo momenti di magia. La scaletta cambia sempre e l’assenza della ‘quarta parete’ crea un’atmosfera molto intima che consente di relazionarsi direttamente con il pubblico e di condividere le emozioni più profonde in un contesto di leggerezza. Tanti gli episodi esilaranti e assurdi, come quello del signore inglese salito sul palco ubriaco fradicio, ma anche commoventi, penso alla ragazza che piangeva a dirotto a un metro da me mentre interpretavo My Way. Ho capito di averle aperto una finestra nel cuore.”
Il nuovo debutto il 12 dicembre al teatro Carcano di Milano, che solitamente ospita la stagione di prosa. “La prima versione di Dirty Dancing era un ibrido tra musical e spettacolo di prosa, la nuova firmata da Federico Bellone ha un’identità più precisa: è strutturata come un film in scena.” Ogni mattina Gabrio trae
carburante dalla meditazione, “da 5 minuti a un’ora, in cui mi concentro su come sviluppare la giornata e concentrare la mia energia.” Lo stile di vita è rigoroso ma non monacale. “Non amo parlare di disciplina, che implica una rigidità, ma piuttosto di dedizione, intesa come cura.” Volgendo lo sguardo agli esordi, Gentilini si ‘rivede’ con “compassione. Ricordo un bel perio-
do ma ancora ricco di rigidità: il bello di invecchiare è legato proprio alla leggerezza dello spirito. A volte serve cambiare strada per avere nuovi occhi con cui raccontare nuove esperienze.”
Forlì è lontana solo fisicamente “Rappresenta le radici, gli affetti. Torno quando posso anche se non quanto vorrei. La genuinità e il calore della Romagna non si trovano in nessuna altra terra.”
IL MONDO
LA TRACCIA: L’OPERA
D’ESORDIO
DI
FRANCESCO TASSINARI
DI ARTURO
Arturo scalpita, vuole allargare il suo piccolo mondo di cane. Adora la sua padrona e ama stare in compagnia dei suoi amici a quattro zampe, ma vuole scoprire cosa c’è fuori dal quartiere in cui passeggia per lasciare quotidianamente una ‘traccia’. Sente la necessità di seguirne altre di tracce e imprimerne di nuove, compiendo un viaggio e una scelta che distruggono con ironia l’imperativo di dover lasciare un segno prima di andarsene. Si viene trasportati in un mondo filosofico sfogliando l’albo illustrato La Traccia di Tassi, nome d’arte del forlivese Francesco Tassinari, che ha pubblicato la sua opera d’esordio la scorsa primavera e che questo ottobre è risultato finalista al premio Gianni Rodari riservato agli albi illustrati, ricevendo una menzione speciale, circondato da nomi illustri della categoria quali Britta Teckentrup e Júlia Sardà. Un libro che riflette anche il percorso lavorativo e personale dell’au-
L’ALBO ILLUSTRATO
LA TRACCIA È L’OPERA
D’ESORDIO DI TASSI, NOME D’ARTE
DEL FORLIVESE
FRANCESCO TASSINARI. UN LIBRO CHE
RIFLETTE IL PERCORSO
DELL’AUTORE CHE
HA DECISO DI LASCIARE
L’ARCHITETTURA
PER DEDICARSI AL DISEGNO CREATIVO.
tore che, da un paio di anni, ha deciso di lasciare l’architettura per dedicarsi totalmente al disegno creativo, lavorando quindi per se stesso e per chi gli commissiona le opere.
“L’anno 2020, quello della pandemia, è stato il mio punto di svolta,” racconta il trentaduen-
ne. “Avevo concluso tre anni prima gli studi in Architettura, e dopo la laurea ho fatto diversi lavori che non mi rappresentavano appieno, disegnando quello che volevo solo nel tempo libero. Dopo essermi licenziato, durante il lockdown mi sono ritrovato a casa, dove ho disegnato per tre mesi di fila dalla mattina alla sera. Lì ho capito che stare ore piegato sul foglio doveva diventare il mio primo mestiere perché era quello che mi veniva facile fare e che mi faceva stare bene.” Detto e quasi fatto.
Finisce la quarantena e il lavoro riprende. Francesco torna nello studio tecnico, ma con qualche consapevolezza in più. Durante i fine settimana partecipa a fiere e mercati esponendo le sue opere disegnate e colorate con l’acquerello o in digitale. L’interesse verso i suoi disegni aumenta, capace com’è di intercettare un pubblico variegato. Tempo due anni e lascia nuovamente il lavoro per investire solo sulla
sua prima passione, quella che da bambino – e ancora oggi – lo tiene incollato ai cartoni animati Disney e Pixar per studiarne i colori, le espressioni e le forme dei personaggi. L’artista dà libero sfogo a quello che sente, portando sulla tavola scene e persone derivanti dalla sua immaginazione realistica, ma anche da ciò che ha visto, letto e studiato in questi anni da autodidatta. “Fin da piccolo ho sempre disegnato,
a volte anche con mio padre, ma non ho seguito corsi, mi lascio guidare da ciò che conosco. Rifletto molto su come nascano i miei disegni. Credo ci sia un rapporto stretto tra la tecnica che si ha e l’idea che si sviluppa. Io ancora non so fare bene tutto ma migliorarmi a livello tecnico è un’ossessione per me. Più imparo e più aumentano le mie potenzialità nel cimentarmi in nuovi soggetti.”
Nel novembre del 2023 un secondo momento catartico. Dopo un viaggio in Normandia, Tassi torna a casa con una storia da raccontare. “Avevo già la sceneggiatura in testa, ovvero tutte le tavole che avrebbero composto per la prima volta un libro e ho scelto come protagonista uno dei miei cani, Arturo che, a un certo punto, esplorando il mondo, capisce che la sua traccia non si intreccia con quella di nessun altro e per questo decide di tornare.” Ancora in bozza disegni e testo vengono proposti ad alcune case editrici. Il Barbagianni Editore, di Roma, risponde entusiasta, è disposto a pubblicare in primavera. Nasce così la prima opera. Nella testa dell’artista ci sono altre storie da trasformare in albi illustrati.
“Di idee ne ho diverse, devo solo trovare i mesi giusti per dedicarmici perché non voglio fare altro quando inizio. A breve parto per un altro viaggio, una possibile futura nuova ambientazione.” Chissà se ritroveremo ancora Arturo.
SINTONI FILATELIA NUMISMATICA
IL VALORE DELLA PASSIONE DA TRE GENERAZIONI
È una storia di famiglia e di passione che parte da lontano e affonda le radici nel secondo dopoguerra, quando nel 1950 nonno Sirio dà avvio all’attività filatelica nella sede di viale Medaglie d’Oro e, di fatto, pone le basi di quella che diventerà negli anni una realtà specializzata di lungo corso. Nasce così Sintoni
Filatelia Numismatica, un vero e proprio ‘paradiso’ per collezionisti e appassionati di francobolli e monete d’oro.
A raccoglierne l’eredità – materiale e immateriale – è il figlio Vidmer che, del padre, Sirio porterà avanti e consoliderà l’attività e la passione per il collezionismo fino a farne una costante gene-
UNA STORIA DI FAMIGLIA CHE PARTE DA LONTANO QUANDO NONNO SIRIO DÀ AVVIO ALL’ATTIVITÀ FILATELICA, OGGI UN ‘PARADISO’ PER APPASSIONATI DI FRANCOBOLLI E MONETE D’ORO
razionale tramandata a sua volta al figlio Gabriele. È lui che, nel 1993, rileva l’insegna e apre il primo negozio in via Zanotti per poi trasferirsi in viale Roma, dove si trova tuttora.
“Da nonno Sirio e da mio padre ho ereditato la passione per i francobolli così come quella per la numismatica che mi ha portato a conoscere e a studiare le monete d’oro da collezione, antiche e moderne, con il loro fascino senza eguali. Da qui è nata la decisione di affiancare alla filatelia la numismatica,” racconta Gabriele Sintoni
Un filone che nel tempo è divenuto prevalente, con il ritiro di oro e di argento usato, complice un mercato fiorente caratterizzato da quotazioni in costante rialzo e da una richiesta crescente.
“L’oro da investimento è diventato il nostro core business,” spiega Sintoni, che fornisce anche stime e valutazioni gratuite su appuntamento. “Abbiamo una clientela di fascia medio alta e non solo, che arriva da tutte le parti della Ro-
“L’ORO DA INVESTIMENTO È DIVENTATO IL NOSTRO CORE BUSINESS,”
SPIEGA GABRIELE
SINTONI. “ABBIAMO UNA
CLIENTELA CHE ARRIVA
DA TUTTE LE PARTI DELLA
ROMAGNA PERCHÉ LE NOSTRE MONETE E I
NOSTRI LINGOTTI SONO
GARANTITI AL 100 PER 100 A VITA.”
magna e, più in generale, dall’intera regione. Chi si rivolge noi lo fa per diversificare gli investimenti, dal momento che ad oggi l’oro si conferma uno degli asset strategici insieme agli investimenti immobiliari e azionari. C’è chi arriva qui per vendere gioielli, anelli e collane e torna a casa con monete e lingotti, perché l’oro da investimento ha una più elevata commerciabilità, volumi inferiori rispetto all’oreficeria e più vantaggi in termini di svalutazione. La moneta internazionale, infatti, trova mercato ovunque, non così per la gioielleria. Inoltre, la moneta è più facilmente identificabile in termini di valore.” Accanto ai medi e grandi investitori ci sono anche i piccoli risparmiatori che effettuano acquisti mensili e realizzano nel tempo veri e propri piani di accumulo. “Nel 1998 avevo un cliente che ogni mese comprava una moneta d’oro del valore di 136 mila lire. Oggi la stessa moneta vale 580 euro.”
Tra i punti di forza di una realtà che si tramanda da tre generazioni c’è prima di tutto l’affidabilità, requisito fondamentale per chi si affaccia su un mercato che non è esente dai rischi legati ai
falsi. “Incappare in una moneta o in un lingotto falso è più facile di quanto si immagini. Chi acquista da noi sa di poter contare sulla garanzia dell’autenticità del materiale, perché le nostre monete e i nostri lingotti sono garantiti al cento per cento a vita.”
“La nostra forza è la competenza e siamo una realtà all’avanguardia anche per quanto riguarda il profilo normativo, che rappresenta un aspetto molto delicato di questo settore. Grazie al continuo aggiornamento in campo legislativo, ci occupiamo di tutte le pratiche burocratiche che vengono richieste per finalizzare l’acquisto a garanzia del cliente,” sottolinea Gabriele Sintoni che, all’attività di compravendita di oro e argento, affianca anche quella di consulenza legale come perito filatelico numismatico della Camera di Commercio e del Tribunale di Forlì
Dal molto tempo, inoltre, la nostra società ha acquisito l’autorizzazione rilasciata dalla Banca d’Italia per l’acquisto e la vendita di monete e di lingotti da investimento.
“La professionalità e l’ accuratezza sono i fondamenti che da generazioni hanno fatto dell’at-
tività un sinonimo di garanzia e di affidabilità,” conclude Sintoni. “Ma lo spartiacque per svolgere al meglio questo mestiere resta la passione: quella che fin da bambino mi ha spinto a studiare e a scoprire un mondo ricco di fascino che racchiude in sé un valore senza tempo.”
cm 2(alt.)
IN QUESTE PAGINE, IL TITOLARE
GABRIELE SINTONI. SOPRA, INSIEME
ALLA SUA COLLABORATRICE PAOLA
IAVARONE ALL’INTERNO DELLA SEDE DI VIALE ROMA.
cm 3(alt.)
SEDUZIONE
RICERCA E CREATIVITÀ DELLA CASA STUDIO IN CENTRO STORICO
DEL BELLO
Già oltre la porta, che si chiude alle spalle una via del centro storico di Cesena, si apre uno scenario sul bello e sulla leggiadria che è l’esatto paradigma della personalità che lo ha creato e lo abita. Si avverte subito che Roberta Fabbri, docente di formazione professionale e imprenditoriale, consulente di direzione aziendale, sarebbe nata per trasporre la propria frizzante creatività nell’arredo di case e ambienti. La sua vita, però, ha preso un altro corso.
“Ma anche impegnarsi nella soluzione dei problemi aziendali per il conseguimento di precisi obiettivi,” afferma, “richiede creatività. Pur rispettando l’anima di ogni organizzazione, mi stimola cambiarne la formula se ravviso che vi siano elementi superati. Da oltre vent’anni studio e applico un nuovo sistema di management di matrice anglosassone, portatrice di concreti risultati nelle aziende.”
Già, il lavoro! Un impegno fat-
to di rigore e passione, in cui
Roberta Fabbri trasferisce la sua grinta dolce. Non è la cucina, dunque, il suo regno quotidiano. Nel suo doppio volume, da cui scende un ampio e prezioso lampadario di murano e in cui è il rosa antico che permea la visione cromatica del tutto, la casa è studio e abitazione (in cui vive con il compagno e, a periodi, con la sua unica e amatissima figlia).
Da dove partiamo per farci guidare in un insieme di ambienti che hanno nella ricerca raffinata, ma anche finemente particolareggiata, di mobili e suppellettili la loro identità più marcata? “Dal salotto,” dice senza ombra di dubbi la padrona di casa. “Rappresenta il mio desiderio di scambi umani,” aggiunge. “Qui ho raccolto mobili e oggetti antichi frutto di tante ricerche. Mi sono appassionata all’antiquariato sin da giovanissima e ho arredato questa casa in stile Napoleone III. Una scelta di leggiadria che rompe gli schemi
SU UNA VIA DEL CENTRO STORICO DI CESENA SI APRE UNO SCENARIO SUL BELLO E SULLA LEGGIADRIA, QUELLO DI ROBERTA FABBRI, DOCENTE DI FORMAZIONE PROFESSIONALE E CONSULENTE DI DIREZIONE AZIENDALE.
tradizionali e mi rappresenta nella mia curiosità disciplinata ma anche anticonformista.”
Tende da filigrana, statuine leggiadre e fragilissime racchiuse in bacheca, cuscini come quadri, piccoli tavoli, separé, porte dipinte, bastoni da passeggio e una dozzina di preziosi ventagli francesi alcune dei quali incastonati nelle porte: ogni angolo seduce lo sguardo che s’interroga sulla loro storia. “Quello dei ventagli è un tema che mi appassiona,” racconta Roberta Fabbri. “Costituivano uno strumento di comunicazione non verbale. Esprimevano lo stato d’animo e le richieste che le signore avanzavano nei confronti dell’altro sesso. Ogni postura conteneva un messaggio. Ma anche la fat-
tura, impreziosita da elementi d’oro e d’argento, diceva qualcosa del rango delle signore che li esibivano.”
Si diverte Roberta Fabbri a ricordare che, secondo alcuni dati storici, la sua casa un tempo è stata un bordello. E non per lasciare spazio a un qualunquistico perbenismo. È l’occasione per parlare di battaglie di genere: “Mi ispirano le parole di Simone de Beauvoir, paladina dei diritti delle donne. ‘Esistere è osare gettarsi nel mondo’, scriveva. Su questo ho intrecciato, pensato e realizzato diverse attività, che spesso mi sono costate fatica, anche da un punto di vista psicologico.”
Ed eccoci di nuovo al tema del lavoro. Lo studio è in alto, nel-
la parte mansardata della casa. La luce, insieme alle immagini della Rocca Malatestiana come non si vede da nessun’altra parte, irrompe da nove lucernai che disegnano i contorni della solita eleganza ricercata. Qui Roberta scrive (è autrice di saggi aziendali), pensa, produce quando il suo lavoro non la conduce nelle aziende di cui è consulente. “Quando lavoro amo la solitudine e il silenzio,” scandisce, “perché mi regala lucidità, sogno e leggerezza, da cui traggo l’ottimismo e la creatività. È qui che trovo le mie ispirazioni che traduco poi in corsi e convegni.”
Ma c’è nel suo curriculum di vita anche un’altra attività, che non è lavoro se non perché punta comunque a una produzione: la
soddisfazione e il benessere di chi mostra dei bisogni. Generosa e vibrante non c’è richiesta d’aiuto che non la commuova: “Adoro aiutare i giovani, forti e fragili nello stesso tempo. Trasferire fiducia ed ottimismo per me è naturale.”
Ed eccoci sulla terrazza da cui lo sguardo si getta su una strada che taglia la città e sta dentro le mura dell’antica cerchia cittadina: “È il mio prediletto in estate e primavera. Qui ricevo tanti ospiti conversando davanti a un tè, un caffè, una cioccolata. Ma sempre serviti rigorosamente in tazze di porcellana francese o inglese e posaterie vintage,” aggiunge con la risata a gola spiegata, un po’ ironica e un po’ compiaciuta, che dice tanto di lei. Ma c’è un posto segreto in questa grande casa dove anche il più piccolo dettaglio è stato oggetto di ricerca e studio? E qui la risata si fa più squillante: “Certo! Il bagno degli ospiti, dove ogni fregio
floreale, che si dirama su ogni elemento, è un inno all’eleganza e alla raffinatezza. Chi viene invitato deve sentirsi accolto con grande importanza e rispetto. Confesso, tuttavia, che qualcuno ha mostrato un po’ di perplessità, stemperata poi dal divertimento dei commenti.”
LO STUDIO È
IN
ALTO, NELLA PARTE
MANSARDATA
DELLA
CASA. LA LUCE, INSIEME ALLE IMMAGINI DELLA ROCCA MALATESTIANA, IRROMPE DA NOVE
LUCERNAI CHE DISEGNANO I CONTORNI DI UNA ELEGANZA RICERCATA.
Roberta Fabbri lascia ogni tanto la sua casa per qualche viaggio in giro per il mondo con il compagno. È una sostenitrice accanita dei viaggi super organizzati. “Ma quale avventura? Io voglio stare comoda e non pensare a nulla. Quando viaggio mi piace essere trasportata e accudita.”
MPC MECCANICA IL VALORE DELLA SOSTENIBILITÀ
IL CEO DI MPC MECCANICA
STEFANO SOLDATI
ACCOGLIE LA SFIDA
DELLA TRANSIZIONE ECOLOGICA E INVESTE SUL
BENESSERE DEI LAVORATORI, PER GUARDARE AL FUTURO IN MODO SOSTENIBILE.
Ambiente, innovazione, futuro: sono queste le tre parole chiave che Stefano Soldati, CEO lungimirante di MPC - Meccanica di Precisione a San Giorgio di Cesena, usa per descrivere le collaborazioni dell’azienda mirate a raggiungere obiettivi di sostenibilità, in particolare quelli legati ai traguardi ESG (ambiente, lavoratori e governance aziendale).
I partner in questo processo di transizione alla sostenibilità sono la software house OSL, lo spinoff dell’Università di Bologna Turtle, l’azienda di formazione
Delma e la consulente manageriale Roberta Fabbri. “Grazie a queste collaborazioni,” spiega Soldati, “stiamo sviluppando non solo una nuova visione, ma anche un modo diverso di produrre e gestire l’intera attività aziendale.
Davide Suprani, Ceo di DELMA, acceleratore di competenze, ci supporta nella formazione del personale mettendolo in condizioni di utilizzare strategie tecnologiche innovative volte al raggiungimento della massima efficienza. La dottoressa Fabbri, professionista esperta di economia e di organizzazione aziendale, ha avviato un progetto all’interno della nostra azienda per la formazione del team di persone di riferimento e più in generale per tutta la squadra di lavoro. Le attività svolte sono quelle di natura economica e di funzionamento sociale-economico di una azienda.”
Quali sono le iniziative concrete che avete intrapreso per ridurre l’impatto ambientale della vostra azienda?
“Abbiamo come obiettivo il raggiungimento di un bilancio di sostenibilità e la certificazione ISO 14001, che attesta il nostro impegno verso l’ambiente. Siamo una fabbrica e, inevitabilmente, emettiamo CO2. Tuttavia stiamo adottando un sistema di monitoraggio delle emissioni che ci permette di controllarle e ridurle sensibilmente. Questa parte del nostro progetto è gestita in collaborazione con Turtle, grazie a un team di ingegneri specializzati in sostenibilità aziendale, che ci offre supporto per migliorare costantemente le nostre performance ambientali.”
Un altro elemento importante della sostenibilità è il benessere dei lavoratori. Quali azioni state attivando in questo ambito? “Il benessere dei lavoratori è centrale nella nostra visione. Roberta Fabbri, consulente manageriale, ci supporta nel creare un ambiente di lavoro più organizzato. Grazie alla collaborazione con OSL inoltre siamo riusciti a realizzare un sistema più efficiente per la gestione delle commesse, ottimizzando i tempi di lavoro e favorendo un ritmo più equilibrato, che riduce lo stress lavorativo. Abbiamo poi introdotto diversi strumenti di welfare aziendale. Ad esempio, offriamo bonus economici per le famiglie, benefit per chi si sposa o per chi ha figli, perché riteniamo che la famiglia sia un valore fondamentale. Crediamo molto nel creare ambienti di lavoro confortevoli e ben organizzati, dove le persone possano lavorare in serenità.”
A proposito di supporto ai di-
“ABBIAMO COME OBIETTIVO IL RAGGIUNGIMENTO
DI UN BILANCIO DI SOSTENIBILITÀ E LA CERTIFICAZIONE
ISO 14001. ANCHE IL BENESSERE DEI LAVORATORI È CENTRALE NELLA NOSTRA VISIONE: CON 42 COLLABORATORI, SIAMO UNA REALTÀ DOVE LE RELAZIONI UMANE CONTANO.”
pendenti vi occupate anche della loro formazione…
“Con Delma forniamo una formazione continua ai nostri dipendenti che, pur entrando già qualificati in azienda, hanno costantemente bisogno di aggiornamenti per restare al passo con le nuove tecnologie. La formazione è mirata a migliorare le competenze in modo da poter incrementare anche l’efficienza nelle varie fasi della produzione.”
La sostenibilità passa anche attraverso una governance responsabile. Quali iniziative avete adottato in questo senso?
“Entro il 2025 ci siamo prefissati di ottenere altre due certificazio-
ni: la ISO 45001, che riguarda la salute e la sicurezza dei lavoratori, e la ISO 50001, per la gestione energetica. La sicurezza dei lavoratori è per noi una priorità assoluta. Lavorando con componenti molto grandi e pesanti dobbiamo essere sempre attenti a prevenire possibili incidenti. È una garanzia dovuta ai nostri dipendenti, che consideriamo parte di una grande famiglia. Con 42 collaboratori, siamo una realtà dove le relazioni umane contano. Ascoltiamo i suggerimenti e cerchiamo di migliorare continuamente l’ambiente di lavoro per eliminare ogni rischio. Per quanto riguarda la gestione
dell’energia, la ISO 50001 ci aiuterà a ottimizzare i consumi, puntando all’efficienza energetica. In questo campo, Turtle ci ha dato un grande supporto, aiutandoci a capire come migliorare le nostre performance e spingerci verso l’eccellenza.”
Guardando al futuro, quali saranno le sfide per MPC nel continuare a crescere in modo sostenibile?
“La sfida più grande è diffondere la cultura della sostenibilità in ogni aspetto dell’azienda, coinvolgendo tutti: dai vertici ai dipendenti. La sostenibilità non è solo un obiettivo, ma un impegno continuo che richiede risorse finanziarie e grandi inve-
stimenti. È necessario affrontare questi costi perché sentiamo una responsabilità sociale verso le generazioni future. Investire in sostenibilità è l’unico modo per garantire un futuro. Questa è la vera sfida: continuare a migliorare perché senza sostenibilità non c’è un domani”.
A LATO, IL CEO STEFANO SOLDATI. SOPRA, IN ALTO DA SINISTRA, MATTEO COLAMONACO E IVAN SAVINI DI TURTLE, E LA DOTT.SSA ROBERTA FABBRI. SEGUONO DAVIDE SUPRANI, CEO DI DELMA, E LUCA SIMONINI E VITTORIO FERRARI DI OSL.
IL SAPORE
EMANUELA
VARESCHI
È LA VINCITRICE
DEL CONCORSO
PER LA PROSA INEDITA
DEI RICORDI
DI CLARISSA COSTA
La tavola come rito, come anima di una cultura e ricettacolo di tutte quelle tradizioni culinarie, persone e gesti condivisi che concorrono a nutrire la nostra identità. Questo il tema su cui scrittori romagnoli e non si sono
confrontati nell’ambito della 21a edizione del Premio Letterario Nazionale Città di Forlì - sezione IN Magazine per la prosa inedita.
Il concorso, promosso dal Centro Culturale L’Ortica, vede
quest’anno la vittoria di Emanuela Vareschi con il racconto Alla salute, premiato dalla giuria per la sua grande forza espressiva in grado di coniugare in modo armonico i vari momenti trascorsi a tavola dai personaggi. Una narrazione che si articola in modo suggestivo fra i meandri della cucina di casa o in quella del ristorante, dove gli ingredienti dei pasti diventano ispiratori di racconti di vita e punto d’unione tra passato e presente.
“Il mio racconto è biografia pura: sono io, la mia famiglia, la mia storia,” spiega l’autrice. “La vita quotidiana è talmente straordinaria che non occorre inventarsela, basta guardarla… delle volte un po’ da lontano perché è talmente forte che può stordirti, ma merita di essere raccontata e condivisa.”
Nata in Provincia di Milano, Emanuela Vareschi oggi vive a Brisighella e si occupata di progetti d’alfabetizzazione per immigrati e comunicazione trasversa-
L’AUTRICE DIPINGE
UN QUADRO VIVIDO
DELLA SUA ESPERIENZA
PERSONALE CON IL
CIBO, DALLA TAVOLA
DELLA NONNA ALLE
CENE IN FAMIGLIA, IN UN FLUSSO DI COSCIENZA CHE
RUOTA ATTORNO ALLE DINAMICHE FAMIGLIARI.
le su più livelli: “Sono in prima linea per la lotta alla dispersione scolastica, promuovo laboratori d’arte e gruppi di lingua inglese. Faccio un lavoro che mi si addice. Il mio rapporto con la scrittura però nasce già in tenera età: basti pensare che da piccolina mia mamma trovava nascosti nel risvolto dei miei calzini dei foglietti ripiegati e scritti in un alfabeto imprecisato. Scrivo perché mi piace parlare con la gente,” continua, “e perché per me è come custodire dei pensieri per le persone con cui parlerò un domani. I libri ‘parlano’, i personaggi diventano parte della mia vita... se questo non accade, nella scrittura, tentativo fallito.”
Ed è su questa spinta che, nel suo racconto, l’autrice dipinge un quadro vivido della sua esperienza personale con il cibo, dalla tavola della nonna alle cene in famiglia, in un flusso di coscienza che ruota sì attorno al tema del cibo ma anche attorno alle dinamiche famigliari, rico-
struendo per il lettore un ritratto di una famiglia moderna. “È nato tutto ‘di pancia’. Io a tavola ormai ci sto poco, ma pensando al tema sono riaffiorati i ricordi, gli attimi condivisi, quelli che forse all’inizio ti sembra passino inosservati e che invece sedimentano, crescono, diventano parte di te, assumono un volto e una voce che saranno sempre lì, qualunque posto occuperai a qualsivoglia tavolo. Ho cominciato a buttarlo giù e le parole, i pensieri, i suoni spingevano per uscire. È stato magico, ho riso ma mi sono anche commossa.”
Anche se, tra lavoro e impegni, il tempo per sedersi e gustare un pasto con calma è sempre meno – come rivela l’autrice nel racconto – la domanda è d’obbligo… “Il piatto che non può mancare sulla mia tavola? Sarò basic, ma non posso vivere senza gli spaghetti, cottura al dente, conditi con pomodoro è basilico. Il minestrone lo lascio volentieri agli altri!”
Non so ben dire quanti secondi, minuti, ore ho passato seduta a tavola.
Sono nata il 2 Febbraio 1978 alle 11.20 del mattino, tirata tirata per mettere ‘le gambe sotto il tavolo’ ma, nonostante la mia predisposizione astrale, ultimamente seduta bella tranquilla davanti a un piatto caldo ci sto poco. Spesso arranco al primo kebabbaro ancora aperto: “tutto?” mi dice, “tutto poco piccante” rispondo, per poi scoprire che l’ha fatto come gli pare… ‘piccanto’ o no, lo devo mangiare. No, non sono caduta in disgrazia, Dio me ne guardi, nemmeno sono una patita del finger food: sono semplicemente incappata nel sistema partita iva regime forfettario, fatturi, fatturi, paghi, paghi, assumi incarichi a go go e vai col liscio. Lavoro nel sociale dove timbri quando assumi il primo incarico col tirocinio e non stimbri finché campi.
Stressante vero? Beh, un po’, poi uno ci fa pure l’abitudine e io e lo stress siamo siamesi ormai.
La tavola? Miscuglio di immagini, volti, parole.
“Guarda tua sorella come usa bene coltello e forchetta.”
“A tavola si sta composti, dritta con la schiena.”
“Non ti alzi da qui finché non hai vuotato il piatto.”
“Va bene, se ti ostini te lo ritrovi a colazione.”
“Mangia o ta tìri un sgiafùn.”
“Ta cunsci mùrela...”
Spettacolare era il climax ascendente di fondo, sfondo ‘telefono azzurro’, in cui mamma, tornata esausta dal lavoro full time nell’hinterland milanese (8 ore di lavoro in Siemens + 3 ore circa di viaggio per farsi 20 km a 20 km/h) preparava tristi pasti che forse perfino le suore che ci tenevano dalle 7.30 alle 19.30 non facevano.
La sua fatica la capisco solo ora, quando ci sono giorni che aperta la porta di casa mi fionderei dritta a letto e buonanotte ai sognatori.
Rimastico ancora quelle suole di carne che proprio non volevano scendere nemmeno con fiumi d’acqua o il minestrone, piatto tanto odiato quanto stimato dai miei. Non l’ho mai cucinato e non credo lo farò mai. Il piatto tipico rimaneva la pasta in bianco: pulita, facile, veloce.
La domenica era il ‘pranzo della domenica’ con la nonna Angelina special guest. Lì sì che avevamo i piatti della tradizione: il brasato con la polenta era il must. Grandiosa mia nonna! Per lei il cibo fu sempre un fenomeno cult, un qualcosa su cui non si doveva scherzare affatto, una questione d’onore e rispetto.
“Nonna, c’hai fame?”
“Senza so no...”
Si organizzavano proprio uscite pro food: periodo di rane, e vai di rane, storione, lumache, asini... io e Francesca eravamo troppo piccole per opporci quindi su, caricate in macchina e via, tanto se c’era la nonna si sarebbe riso alla grande.
Una volta però non abbiamo riso affatto. Mia nonna portava la bombola d’ossigeno per una vecchia forma d’asma mai stata diagnosticata né curata... figuriamoci a una contadina del ‘21, che gliene poteva fregare dell’asma.
Sta di fatto che andiamo tutti in vacanza sul lago di Bolsena per visitare il Lazio. Meta: Anguillara, dove si mangiano le anguille... lo dice il nome, no?
Finito il rosario del pomeriggio, quello su Radio Mater perché Radio Maria era un fenomeno commerciale a suo giudizio, si parte tutti in pompa magna per una delle pittoresche trattorie sul lungo lago. Il mantra della nonna era ‘anguilla’.
Ok, entriamo alle 19 e già vedo dalla faccia del maître di sala che stoniamo: solo dei turisti del nord sprovveduti e sfaccendati come noi cenano alle 19!
Ci sediamo, lui si avvicina col suo blocchetto.
Mia nonna sbaraglia: “Anguilla per me.”
“Signora, non è stagione per l’anguilla, se vuole le posso proporre del pescato di lago,” risponde lui con garbo.
“Al pès da lac al mangi a ca mia, vöri l’anguilla,” risponde scocciata e piccata.
“Signora, abbiamo dell’ottimo luccio al cartoccio,” temporeggia lui.
“Mamma, se ti dice che non è stagione non è stagione,” interviene mia mamma che quando è incazzata non riesce a controllarsi.
Mia nonna si sente braccata, l’abbiamo condotta in questa vacanza sulle rive di un lago di cui non gliene frega niente e nemmeno può mangiarsi una benedetta anguilla. Dal nervoso comincia una metamorfosi kafkiana, gli occhi pare le escano dalle orbite, la faccia si fa paonazza. Continua a ingurgitare forchettate di cibo che il cameriere le ha offerto come calumet della pace, lei non fuma.
ALLA SALUTE!
Mangia, boccheggia, boccheggia e mangia. Non capiamo un tubo, nemmeno il maître. Posa la forchetta, non mangia più. Non ricordo. Soffia dal suo Ventolin, due, tre volte... non possiamo fare niente... tutto si ferma poi riparte. Il volto si distende, riprende a mangiare quella grigliata di pesce di lago che non sembra nemmeno di lago tanto è buona. Alle 20 siamo già fuori dal locale, ma dei locali nemmeno l’ombra.
Belli erano i pranzi di Natale: una bolgia assordante e urlante. Nel post pasto, dopo aver sparecchiato velocemente, si giocava alla tombola e i numeri li leggeva lei, la nonna. “Trentanove… burp … settantaquattro... burp.” Noi bambini ridevamo come matti, la nonna ruttava a manetta e dei grandi nessuno fiatava, sapevano che centrava il fiato, noi no... Ora i volti sono cambiati, lo zio ormai ci prende poco e la nonna ha lasciato la sua sedia vuota; i bambini sono grandi ma ci sono altri bambini, i nostri. Le urla, gli schiamazzi sono il marchio di fabbrica e le orecchie, quando a sera chiudi la porta gridano vendetta come allora.
Come a tutti i bravi figli della classe operaia dell’hinterland toccava la mensa scolastica. Dalle suore era diverso: loro un piatto di pasta te lo facevano, il resto lo portavi da casa nelle storiche ‘schiscette’ di acciaio.
Un giorno a mia mamma salta in mente di fare un piatto della tradizione: polpette di cervella. L’avevo vista armeggiare la sera prima in cucina: spettacolo abominevole.
Alle 14 sono ancora in mensa, con davanti il mio piatto intonso. La maestra non vedendomi in cortile viene a prendermi.
“La mamma ti vuol bene, ti ha fatto anche le polpette...”
“No maestra… non sono polpette normali, sono di cervello!”
“... assaggiane un pezzettino, poi ti porto in classe.”
“No maestra... io il cervello non lo mangio!”
Ma chi caspita ero? Mercoledì Addams? E mia sorella? Non l’avevo vista in mensa... senza tante manfrine aveva buttato tutto nel pattume! Gagliarda quella! Il tempo passa e i volti attorno al tavolo cambiano. Quando siamo al completo a casa siamo in cinque: Mauri, mio marito, Gaia, Lorenzo, Alessio ed io. I piatti sono sempre gli stessi, forse girano più precotti di quanti ne girassero in casa mia da bambina, poca pasta bianca e molto più ragù, preparato in scorta che deve durare. Niente minestroni e cervelli vari, una cucina da battaglia senza infamia e senza lode. È proprio qui che vengono partorite chicche d’avanguardia che mi disorientano e scardinano i miei credo esistenziali. Il giorno del mio compleanno ricevetti in ‘regalo’ dalla municipale, ben due multe per eccesso di velocità. Non ch’io vada a razzo... guido una povera Panda del 2003, la strada che percorro è minata di autovelox di cui uno abbattuto dal santo Fleximan, ora pro nobis, ma subito ripristinato.
Durante il taglio della torta: “Mamma, quanto costa un carro armato?” mi chiede Lollo con due occhi da triglia.
“Non saprei, non ho mai pensato di prendermene uno,” rispondo perplessa. “Almeno con quello non prenderesti le multe,” s’illumina d’immenso.
“Già... abbatterei tutti i velox,” concludo sgomenta. Ho boicottato ignara uno scontro fra Titani.
Gli argomenti spaziano dalla cultura generale alla politica, dalla presa di coscienza civile alle meraviglie della AI... non ci ferma nulla e nessuno. La sua ribellione adolescenziale si scaglia contro un nemico imprecisato che poi si materializza nella mia persona, sua mamma che gli siede accanto. Il racconto della giornata s’inceppa sullo zoccolo scuola. Non sono una di quelle mamme con la fissa dei voti, m’importa che a scuola vadano con curiosità, non certo per collezionare numeri... ma il collezionista seriale ce l’ho proprio in casa... “A me piace la scuola ma non mi piace il sistema,” replica il prode dopo un 3 sventolato sotto il naso tra i fumi di un’amatriciana appena servita. Lui guarda il registro sul mio cell, sposta l’obiettivo alla pastasciutta, poi inquadra la mia faccia: “Tu non devi neanche parlare perché tu ti sei anche laureata!” Mi guarda come la sorella di Gregor Samsa osserva il fratello, un gigantesco scarafaggio che si dimena sul pavimento. Giuro, non avevo mai conosciuto nessuno che potesse trattare la mia laurea in psicologia come il simbolo del mio cieco servilismo al sistema corrotto e questo qualcuno mi siede accanto e si è già scofanato un piatto di spaghetti al sugo. E gli altri commensali che fanno? Gaia guarda il fratello soffocando un risolino sornione chiedendosi forse quale ingrediente della ricetta sia andato storto in origine; Alessio ‘pazienza zero’ si dimena sulla sua seggiola agitando un dito medio malcelato; Mauri ride e Momo, ai suoi piedi, piange. lo, come Gaia, penso con quale ingrediente ho sbroccato... prossima volta ribaltone al menù: minestrone!
INTRECCI
ACCONCIATURE UOMO / DONNA DA 25 ANNI
Lei ama definirlo un “lavoro sartoriale”, pensato e ‘cucito’ sulla persona. Chi entra nel Salone di Acconciature Uomo / Donna Intrecci, in viale II Giugno 5 a Forlì, non trova ‘solo’ un servizio di alta qualità in fatto di trattamenti e stile, ma un vero e proprio angolo dedicato alle coccole.
Da 25 anni, infatti, Daniela Robertazzi si prende cura dei clienti e delle clienti con passione e competenza, frutto di un costante aggiornamento. “Chi viene qui ha la certezza di trovare un servizio di consulenza dedicato e personalizzato,” spiega la titolare. “Sia per i nuovi clienti, sia per quelli fidelizzati che hanno voglia di cambiamento e di rinnovare la propria immagine. Ogni trattamento tiene conto dello stato
DA 25 ANNI DANIELA ROBERTAZZI SI PRENDE CURA DEI CLIENTI
CON PASSIONE E COMPETENZA, FRUTTO DI UN COSTANTE
AGGIORNAMENTO.
d’animo e della fase della vita di ognuno. Il mio è un lavoro artigianale che parte innanzitutto della persona.”
L’imprenditrice opera nel settore sin da giovanissima. “Ho avviato l’attività a 23 anni,” racconta, “amo moltissimo il mio lavoro e non ho mai pensato di cambiare neppure quando il Covid ha imposto una battuta d’arresto.”
Al contrario, nel 2022 ha deciso di investire ulteriormente nell’attività, trasferendosi al civico 5 e raddoppiando gli spazi
nell’attuale salone di 50 mq, nel quale prevalgono la luminosità e l’attenzione ai particolari, caldi e raffinati.
“Ho fatto una scelta di qualità nella selezione dei prodotti e dei trattamenti che propongo a garanzia della salute del capello e della cute,” sottolinea, “anche grazie all’utilizzo di attrezzature e di tecnologie all’avanguardia.” Un aspetto fondamentale che la caratterizza è l’ aggiornamento costante. “Per me la formazione è un requisito indispensabile e irrinunciabile anche dopo tanti anni di attività.” Un requisito che le ha consentito di tagliare il traguardo dei 25 anni con la stessa passione e lo stesso entusiasmo di sempre.
“Oggi le donne sono più esigenti,” racconta Daniela, “il mio lavoro consiste innanzitutto nel valorizzarle e offrire loro un momento di benessere e di relax Questa è la mia più grande soddisfazione.”
UMANA
IL DIALOGO SULL’AI CON IL FILOSOFO MORIGGI
ORGANIZZATO
INTELLIGENZA
“Non esiste una eterna veritas, una umanità sempre uguale a sé stessa. Siamo il prodotto in costante divenire di un lungo ragionamento che include gli strumenti che ci hanno aiutato a proiettarci nel mondo.”
È solo uno dei tanti concetti affrontati da Stefano Moriggi, filosofo della Scienza e docente di Cittadinanza digitale presso l’Università degli studi di Modena e Reggio Emilia, durante la presentazione del suo ultimo
libro L’intelligenza artificiale e i suoi fantasmi. Vivere e pensare con le reti generative, organizzata da Menabò Group in occasione della sua convention annuale L’evento si è svolto al Ridotto del Teatro Diego Fabbri di Forlì in collaborazione con l’associazione Agenda Filosofica. “Come Menabò, prestiamo sempre grande attenzione all’evoluzione tecnologica, impegnandoci in una formazione continua per restare al passo con i tempi,” afferma Stefano Scozzoli, presidente di Menabò, la storica agenzia di comunicazione di Forlì, tra le più importanti dell’Emilia-Romagna, che nel 2025 celebrerà i suoi primi 40 anni “L’intelligenza artificiale rappresenta per noi una nuova sfida e al contempo una straordinaria opportunità per offrire servizi in linea con le esigenze di un mondo in rapido cambiamento. Tuttavia, non ci limitiamo all’aspetto tecnico dell’AI: vogliamo riflettere a 360 gradi sull’impat-
“VOGLIAMO RIFLETTERE SULL’IMPATTO CHE
QUESTA INNOVAZIONE
STA AVENDO E AVRÀ
SUL NOSTRO MODO DI PENSARE, LAVORARE E VIVERE. DA QUI
NASCE L’EVENTO CON MORIGGI, CHE HA
OFFERTO SPUNTI DI RIFLESSIONE.”
to che questa innovazione sta avendo e avrà sul nostro modo di pensare, lavorare e vivere. Da qui nasce l’evento con Moriggi, che ha offerto al pubblico numerosi spunti di riflessione.” Nel corso della presentazione, Moriggi ha esplorato vari temi legati all’intelligenza artificiale, con un approccio critico che ha spaziato dalla filosofia classica di Platone ai filosofi contemporanei per cercare di capire quali sono gli ‘spettri’ che questa innovazione, come molte altre nella storia umana, suscita nelle nostre menti e come interpretarli. Come la scrittura – innovazione tecnologica in un mondo di oralità – cambiò radicalmente il modo di pensare dell’uomo, così oggi l’intelligenza artificiale sta ridisegnando il nostro rapporto con la realtà, non solo come strumento ma come attore attivo che retroagisce sui nostri comportamenti e pensieri. Moriggi ha sfatato però l’idea che l’IA possa sostituire l’uomo, definen-
dola invece come una simulazione dell’agire umano, data da una straordinaria potenza dei processi di calcolo, ben distinta dalla coscienza e dall’emotività che caratterizzano l’essere umano. Il filosofo ha quindi invitato il pubblico a considerare l’intelligenza artificiale come un fenomeno che ci impone di riconsiderare ciò che significa essere umani – partendo dall’assunto che la definizione di essere umano cambia nel tempo, anche attraverso l’interazione con gli strumenti di cui si dota – e ha concluso affermando che il futuro dell’umanità sarà plasmato sia dal progresso tecnologico che dalla nostra capacità di adattarci e riflettere su come conviviamo con queste innovazioni. Per affrontare le sfide che ci attendono, sarà necessario sviluppare una consapevolezza culturale e filosofica, che accompagni lo sviluppo tecnico e ne valorizzi il potenziale, senza perdere di vista le implicazioni etiche e sociali.
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BATANI SPOSA
L’ABITO DEI SOGNI DA RICORDARE PER TUTTA LA VITA
L’ATELIER BATANI SPOSA REALIZZA
ABITI DA SPOSA SU MISURA, UNICI E PERSONALIZZATI, CHE ESALTANO
LA BELLEZZA E LA PERSONALITÀ DI
OGNI DONNA IN UN GIORNO COSÌ SPECIALE.
È uno scrigno di bellezza e di soave atmosfera tutto da scoprire per indossare l’abito dei propri sogni. È l’ atelier Batani Sposa che realizza abiti da sposa su misura, unici e personalizzati, che esaltano la bellezza e la personalità di ogni donna in un giorno così speciale. “Un abito che ‘dura’ un giorno ma che sarà un ricordo per tutta la vita,” dice il titolare, Cristian Batani, che del suo sogno ha fatto una professione.
“Fin da bambino desideravo ideare e creare abiti da sposa, poi gli studi mi hanno aiutato ad affermarmi nel settore: vengo dal mondo del design che mi ha dato la giusta visione per realizzare
quella che è sempre stata la mia più grande passione.”
Una passione che mantiene tutto il sapore della manifattura originale e della lavorazione artigianale, declinate in uno stile estremamente raffinato, che si ispira alle firme del made in Italy e che predilige tessuti preziosi e di qualità, dal pizzo francese alla suadente seta.
“Sei anni fa,” continua Cristian, “ho avuto il coraggio di aprire il mio piccolo atelier. Durante la pandemia, nonostante le difficoltà, non mi sono arreso e successivamente ho introdotto abiti da sposo e da cerimonia. Oggi, chi viene da me, trova per ogni anno una collezione che va dai 250 ai
300 abiti da sposa: quando sono partito ne avevo una trentina.” Ogni ragazza, ogni donna che si rivolge all’atelier di viale Roma 123 – previo appuntamento per poter avere tutto il tempo e le tutte le attenzioni del caso – sa di poter trovare l’abito che ha sempre sognato, per soddisfare i propri gusti e i propri desideri. “Ho sempre cercato di creare collezioni all’avanguardia e innovative, avendo come riferimento i nomi dell’alta moda che hanno fatto grande l’Italia nel mondo: Valentino, Dolce&Gabbana, Versace e in generale le grandi case di moda e le icone di stile che sono fonte di ispirazione per ogni mio abito.”
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