Forlì IN Magazine 02 2024

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SIMONETTA MONTAGUTI

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EDITORIALE

Apriamo questo numero estivo incontrando Simonetta Montaguti, la ricercatrice del Cnr in missione per il cambiamento climatico, e Giuseppe Cuna, in arte Azel, beatboxer cesenate tra i migliori 8 al mondo che fa della sua voce uno strumento musicale. Parliamo della riconferma dei sindaci Gian Luca Zattini ed Enzo Lattuca per il secondo mandato, e delle giovani promesse della musica Alice Borghetti e Matilde Montanari. Insieme al campione Alessandro Onofri, scopriamo i luoghi degli amanti del surf e del sup a Cesenatico. Entriamo nella storia della Rocca di Ravaldino, simbolo forlivese di Caterina Sforza, ora riaperta al pubblico, e scopriamo i luoghi in cui trovare un po’ di Provenza in Provincia. Infine, saliamo sulle ‘onde asciutte’ per il surfskate di Matteo Tontini. Buona lettura!

DI ANDREA MASOTTI

Edizioni IN Magazine s.r.l.

Via Napoleone Bonaparte, 50 - 47122 Forlì | T. 0543.798463 www.inmagazine.it | info@inmagazine.it

Anno XXVI N.2 giugno/luglio Reg. di Tribunale di Forlì il 23/11/1998 n.27

Direttore Responsabile: Andrea Masotti

Redazione centrale: Clarissa Costa Coordinamento di redazione: Roberta Invidia Artwork e impaginazione: Francesca Fantini

Ufficio commerciale: Gianluca Braga

Stampa: La Pieve Poligrafica Villa Verucchio (RN) Chiuso per la stampa il 28/06/2024

Collaboratori: Barbara Baronio, Dolores Carnemolla, Alessandro Mambelli, Francesca Miccoli. Fotografi: Andrea Bonavita, Mario Dubbini @PNRA (cover Forlì), Alessandro Fausto, Nicole Hueber, Elvio Lazzarini, Simonetta Montaguti, Gianmaria Zanotti.

Tutti i diritti sono riservati. Foto e articoli possono essere riprodotti solo con l’autorizzazione dell’editore e citando la fonte. In ottemperanza a quanto stabilito dal Regolamento UE 2016/679 (GDPR) sulla privacy, se non vuoi più ricevere questa rivista in formato elettronico e/o cartaceo puoi chiedere la cancellazione del tuo nominativo dal nostro database scrivendo a privacy@inmagazine.it

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PILLOLE

UMORISMO ROMAGNOLO

CESENA | Franco Casadei, medico otorinolaringoiatra di Cesena, nel corso dei suoi cinquant’anni di professione ha udito da parte dei pazienti tanti e tali strafalcioni che gli è sembrato doveroso riproporli in una raccolta, Perle (?) e Pirlate (!)Aforismi, paradossi e patacate: un patrimonio divertentissimo di ‘bischerate’, in una commedia esilarante per il succedersi delle ‘patacate’ che fioriscono a ogni pagina, e un angolo fin qui taciuto della personalità di Casadei. Il libro è introdotto da Roberto Mercadini, assai noto fabulatore di un teatro personalissimo, poeta e narratore ora di fama nazionale. Le ‘narrazioni’ sono inoltre arricchite da 12 tavole in bianco e nero di Romano Buratti, che da una vita racconta la Romagna in quadri giocati tra realismo, commedia e commozione.

CESENATICO | La Galleria Leonardo da Vinci propone per l’estate 2024, e fino all’8 settembre, la personale Gli Ospiti dell’artista Alice Tamburini: una mostra forte e intensa, giocata su volti che lentamente appaiono dalla pittura e dalla materia per diventare corpi e persone. Così la descrive l’artista: “Inizio dagli occhi. Dipingo solitudini che cercano un nome. Alcune mie opere non hanno un titolo finché non si riconoscono in qualcuno, finché non trovano un corpo, e da personaggi si fanno persone. Prendono forma da olii, acrilici, carta da parati, vengono incisi, strappati, lavati e ridipinti, oscurati e fatti riemergere. Sono complessi come le personalità che abiteranno. In fondo, noi tutti siamo Gli Ospiti.”

LORENZO TEDALDI CONQUISTA IL PODIO

FORLIMPOPOLI | L’Istituto ‘P. Artusi’ di Forlimpopoli trionfa alla Gara Nazionale degli Istituti Alberghieri che si è svolta dal 7 all’11 maggio presso l’Istituto Professionale Alberghiero ‘Giovanni Falcone’ di Giarre. A salire sul gradino più alto del podio è stato Lorenzo Tedaldi, classe 4A indirizzo cucina, che con professionalità, competenza e sangue freddo ha superato brillantemente le prove, realizzando un piatto a base di rollè di coniglio con raviggiolo e stridoli su cremoso di patate e ragout di verdure, cipollotto glassato in salsa umami. “Il mio piatto nasce da un profondo studio del territorio, delle sue caratteristiche tradizionali e da materie prime con radici profonde nel cuore della nostra Regione.”

GLI
Ph. Julia Upali

PILLOLE

VITIGNANOSTOCK

AGOSTO IN MUSICA

MELDOLA | Torna per la 15a edizione il Vitignanostock Music Festival, che si svolgerà il 30 e 31 agosto in una nuova location: il Parco le Fonti di Meldola, un luogo scelto sia per la posizione strategica al centro della vallata del Bidente, sia per gli ampi spazi verdi curati e messi a disposizione dal Comune. Il Festival negli anni ha visto la partecipazione sempre più attiva del pubblico, registrando 6.000 presenze lo scorso settembre, e l’edizione 2024 vanta già un primo record di collaborazioni e di partner, di artisti e band emergenti. Non solo musica: non mancheranno infatti il market, i food trucks e il cocktail bar.

PREMIATO

NEL NOME DEL PANE

LA GRANDE STAGIONE DEL CESENA CALCIO

CESENA | La trionfale stagione 2023-2024 del Cesena Calcio, dopo il fallimento e dopo gli anni in serie D e C, è racchiusa e raccontata in volume dal titolo Bentornato. Un anno come mai, edito dalla casa editrice Il Ponte Vecchio e curato dal fotografo cesenate Gianmaria Zanotti: una vera e propria narrazione fotografica della cavalcata da record della squadra guidata da Mister Domenico Toscano e della festa in casa, quella magica notte del 30 aprile 2024, la prima dopo più di trent’anni di promozioni in trasferta.

DOVADOLA | Il forno ‘Nel Nome del pane Cappelletti & Bongiovanni’ di Dovadola ha ottenuto, per il quinto anno consecutivo, i ‘Tre pani’ all’interno della guida del Gambero Rosso. Si tratta del riconoscimento più atteso. “Questo traguardo è figlio di un progetto di filiera: da ormai 10 anni lavoriamo con solo farine del nostro territorio.”

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SIMONETTA

LA RICERCATRICE DEL CNR IN MISSIONE PER IL

CAMBIAMENTO CLIMATICO

MONTAGUTI

Una donna di scienza capace di lasciarsi travolgere dalla meraviglia. Simonetta Montaicercatrice forlivese in quota Cnr(Istituto di Scienze dell’Atmosfera e del Clima) risiede comoda in una quotidianità fatta di numeri, talora illuminata da incontri Impegnata in studi sul cambiamento climatico e l’inquinamen, già protagonista delle notti polari e di straordinari incontri ravvicinati, la quarantasettenne è stata la prima donna a collezionare due missioni in seno al Programma Nazionale di Ricerche in Antartide. Laurea in Ingegneria con un dottorato in Scienze Geodotiche e Topografiche, attualricerche e rilevazioni sul carbonio all’osservatorio climatico sulla vetta del Monte Cimone. Un presente ‘tranquillo’ che va a punteggiare un curriculum affollato di esperienze estreme. “Al termine del percorso accademico mi vedevo già proiettata nella professione,” racconta la scienziata, “non sapevo nemme-

no cosa fosse la ricerca.” È la sollecitazione di un docente a frenare la scalpitante giovane, comunque disponibile a calarsi in una real tà che avrebbe presto imparato a conosce re e padroneggiare. “Mi è stato proposto di proseguire le ricerche effettuate durante la redazione della tesi. Trattando ed elaboran do i dati trasmessi dai colleghi impegnati in Antartide, mi si è aperto un mondo: in quel momento ho iniziato a sognare una al Polo Sud.” Due anni più tardi il sogno si avvera. “Sono stata inserita nella spedizione come riserva di una collega poi scartata alle visite mediche effettuate all’Aeronautica Mi litare. Vengono effettuati test molto appro fonditi a livello fisico e psicologico, calibrati in base all’età, alla destinazione e al tempo di permanenza. Bisogna infatti tener conto che si può partire per una base costiera o per una base a 4.000 metri di altitudine, e rimanere in Antartide un anno intero, vivendo 9 mesi di assoluto isolamento, con l’impossibilità di far rientro a casa qualsiasi cosa accada.” La

PROFILI

partenza è preceduta da una preparazione rigorosa. “Per affrontare l’inverno polare è necessario frequentare un corso di 5 giorni all’Esa in Germania per imparare a gestire le possibili difficoltà.”

Nel 2005 la prima spedizione estiva nella base costiera Mario Zucchelli, durata un anno e mezzo. Nel 2013 il primo inverno antartico per il Cnr di Bologna, nel 2016 il secondo sulla base internazionale Concordia. Risale al 2021 invece la permanenza per un paio di mesi nella base costiera per l’Università di Bologna. “Nel mentre non mi sono risparmiata una sortita in Artide.” Il debutto in Antartide è preceduto da un corso di sopravvivenza di due settimane. “Una al centro ricerche Enea sul Brasimone per imparare l’uso del gps, le pratiche di pronto soccorso, come muoversi in sicurezza su una base, gli interventi da effettuare in caso di incendio e di caduta in mare, fino alle prove per salire e scendere dall’elicottero. La seconda settimana è dedicata al campo tenda

sul Monte Bianco ed è finalizzata a provare l’isolamento, fare passeggiate per acclimatarsi in altitudine, prendere contatto con i ghiacciai, imparare a recuperare persone cadute nei crepacci.” Corsi in cui si acquisiscono nozioni e pratica ma anche una maggiore serenità di fronte all’imprevisto.

“La prima partenza è stata molto tranquilla, conoscevo i compagni di spedizione. Differente invece il clima in famiglia: mia mamma è sempre stata molto apprensiva.”

E di sicuro le notizie giunte dal ‘fronte’ non hanno contribuito a far scendere la tensione. “In occasione della prima traversata fatta con una rompighiaccio partita dalla Nuova Zelanda, scrissi ai miei: ‘Stiamo imbarcando acqua ma il capitano dice che va tutto bene.’ Che incosciente! A casa ne ridiamo ancora. Con il senno di poi ho imparato a omettere certi dettagli e a sorridere sempre durante i collegamenti con la famiglia.”

Collegamenti un tempo infrequenti, oggi facilitati da WhatsApp: “Si comunica in

PH NICOLE HUEBER@PNRA
PH ALESSANDRO FAUSTO@PNRA
PH SIMONETTA MONTAGUTI@PNRA
PH ELVIO LAZZARINI@PNRA

tempo reale, ma internet va riservato alla trasmissione dei dati scientifici.” Difficoltà di comunicazione e pure di alimentazione, con i surgelati, neanche a dirlo, nel ruolo di pietanza principale. Trascorrere un anno in Antartide è probante per mille motivi. “Parti per scelta, perché desideri vivere un’esperienza forte. Tuttavia prendi coscienza di quel che ti aspetta solo quando riparte l’ultimo aereo.” È in quel momento che percepisci il significato della parola solitudine. Ma Simonetta non è tipo da lasciarsi sopraffare dalla paura dell’ignoto. “Ho vissuto l’unico momento di scoramento il giorno in cui l’elicottero che doveva riportarmi alla

MONTAGUTI È STATA IN DIVERSE MISSIONI NEI LUOGHI PIÙ ESTREMI.

“IL CAMBIAMENTO

CLIMATICO SI AVVERTE PIÙ IN ARTIDE CHE IN ANTARTIDE. NEGLI

ULTIMI DIECI ANNI LE TEMPERATURE SONO

SALITE DI OLTRE 1 GRADO.”

base non riusciva a scendere per via del vento, che ‘soffiava’ a 300 metri al secondo!” A fare da contraltare, lo stupore stordente al cospetto dell’immensità dell’Antartide. “Natura allo stato puro! Mi è rimasta nel cuore e se ci sarà l’occasione, sarò pronta a ripartire.” A dispetto degli 80 gradi sotto zero da affrontare nella notte polare. “Si utilizza abbigliamento tecnico che aiuta a mantenere il più a lungo possibile il calore corporeo, bisogna coprire anche il viso perché il freddo brucia come il fuoco.” A volte è necessario scegliere il male minore. “Dovendo salire su una torre metallica alta 40 metri per fare manutenzione, mi è capitato di non indossare la maschera: meglio bruciarsi e avere visibilità piuttosto che rompersi una gamba perché non si vede nulla.”

Esperienze che cambiano il carattere: il periodo di isolamento è forte e stressante a livello fisico e psicologico, ma allo stesso tempo ti dà la possibilità di metterti in gioco, capire cosa vuoi fare della tua vita. Le campagne invernali sono più votate allo studio dei cambiamenti climatici e del riscaldamento globale, del buco nell’ozono. Le campagne estive, legate alle ricerche dell’Università di Bologna, sono finalizzate alla comprensione del movimento della crosta terrestre. Affacciarsi al futuro è tutt’altro che rassicurante. “Il cambiamento climatico è evidente, si avverte più in Artide che in Antartide, non a caso si parla di ‘amplificazione artica’. Negli ultimi dieci anni le temperature medie dell’acqua e dell’atmosfera sono salite di oltre 1 grado: un tempo il mare ghiacciava, ora non più.” Salta subito agli occhi l’immagine drammatica dell’orso bianco accucciato su un iceberg minuscolo. E proprio quello con mamma orsa e i suoi cuccioli ha rappresentato uno degli incontri destinati a restare indelebile nell’animo prima che nello sguardo di Simonetta. Che, tra un viaggio e l’altro, rientra a Forlì. “Sono legata alla mia città, alla famiglia e agli amici. Ho un rapporto strettissimo con il mio nonno novantanovenne. Non sono mai a casa ma alla fine vi faccio sempre ritorno.”

CONTINUAMENTE ACCANTO

Da 70 anni, CNA incarna la forza e la passione dell’artigianato italiano e delle piccole e medie imprese . Insieme ai nostr i compagn i d i viaggio, festeggiamo questa storia proiettati nel futuro. GRAZIE.

Con il patrocinio di
Con il sostegno di
Si ringraziano
COMUNE DI FORLÌ
COMUNE DI CESENA

GIUSEPPE

LA VOCE COME

STRUMENTO: IL CAMPIONE ITALIANO DI BEATBOX

‘AZEL’ CUNA

Creare vera e propria musica senza l’ausilio di alcuno strumento musicale, solo con la propria voce. Ecco cosa è riuscito a raggiungere Giuseppe Cuna, in arte Azel, beatboxer tra gli 8 migliori al mondo e campione d’Italia L’arte di Azel, definita Human Beatbox, non è solo quella di imitare suoni e riproporli con la bocca, usata come cassa di risonanza assieme alle corde vocali, ma è anche quella di comporre interi brani utilizzando creatività, ascolto e senso del ritmo. Per lui la musica è da sempre la modalità prediletta per comunicare. Da autodidatta ha imparato a sfruttare la sua estensione vocale ed è arrivato a generare suoni che lo hanno reso famoso in tutto il mondo. Quando è sul palco non lascia indifferenti, i suoi suoni particolari e unici sorprendono il pubblico che si fa catturare dalla sua energia. Ad oggi è uno dei maggiori esponenti al mondo della disciplina dello

Human Beatbox e membro dell’organizzazione ufficiale italiana di questa forma d’arte: Italian Beatbox Family (IBF). Azel, classe

1999 nato a Crotone e cesenate d’adozione, arriva in Romagna all’età di dodici anni e a quel tempo la musica è già una grande passione per lui. “Mio nonno materno, Domenico Ciampà, mi ha introdotto al mondo della musica. Era un tenore lirico e polistrumentista. Mio zio invece, Gianni Ciampà, ottimo musicista, ha da sempre scatenato in me una voglia innata di esibirmi. Ho avuto la fortuna di nascere in una famiglia circondata da musicisti,” sottolinea Azel, “e questo ha senza dubbio generato una forte curiosità per il mondo della musica, da sempre canalizzata in me e mai prodotta con uno strumento.”

Ancora bambino scopre Rahzel, uno dei principali esponenti della BB, e viene a contatto per la prima volta con questa forma d’arte. Dal primo approccio, avvenuto attraverso un video su Youtube all’età di 8 anni, Azel inizia a replicare suono dopo suono emulando le stesse tecniche utilizzate dall’artista, ma con l’idea di comporre qualcosa di completamente unico e originale che potrà

DI BARBARA BARONIO

poi rappresentarlo in futuro. Lo Human Beatbox, considerato come il quinto elemento dell’hip-hop, è una forma d’arte che si è evoluta tantissimo dalle origini dei primi anni Ottanta, arrivando così ai beatboxer odierni capaci di ideare veri e propri brani col solo ausilio della voce, utilizzando tecniche sempre più innovative e complesse. La Human Beatbox può essere declinata come: ‘old school’, ovvero più orientata su uno stile strumentale e su generi ‘radice’ come il pop, jazz, funk, oppure come ‘new school’, più concentrata sull’astrattismo del suono e tecnicismi specifici. Azel porta sul palco ambedue gli scenari e, talvolta, il risultato è un connubio sorprendente che ammalia gli spettatori incuriositi dai suoi virtuosismi stilistici.

“Sono sempre stato affascinato dall’interpretare la musica in piena forma solo con la mia voce,” racconta Azel. “Mi esercitavo imitando le frequenze di suoni che mi interessa-

PARTITO COME

AUTODIDATTA, OGGI

AZEL

È UNO DEI

MAGGIORI ESPONENTI

DELLO HUMAN

BEATBOX, DISCIPLINA

CHE CONSISTE

NELL’IDEARE BRANI

COL SOLO AUSILIO

DELLA VOCE. DOPO IL

TITOLO DI CAMPIONE

ITALIANO DAL 2019

AL 2022, NEL 2023

RIENTRA NELLA ‘TOP 8’ AI MONDIALI DI BERLINO.

vano. Ho cercato di replicare brani molto famosi come Billie Jean di Micheal Jackson. Col tempo ho avuto modo di studiare la musica più a fondo e comprenderla in tutte le sue forme. Affezionato alla ‘new school’ mi sono ispirato a Skrillex, uno dei primi compositori che ho preso davvero a cuore in particolar modo per la creatività e bravura nel realizzare suoni molto particolari.” Nel 2016 Azel avvia il processo di sviluppo del suo stile. “Ero stanco di imitare la musica di altri, stavo diventando ridondante e volevo concentrare il mio bagaglio di conoscenza musicale in un progetto nuovo.” Così nel 2016 nasce ‘Azel’, nome che si ispira al suo primo ‘maestro’ Rahzel. Proprio in quell’anno, grazie ai maestri dell’Accademia 49 di Cesena, arriva la possibilità di pubblicare un video sul canale YouTube più famoso al mondo di Human Beatbox, in Svizzera. Azel rilascia così sul canale YouTube Swissbeatbox il video dal titolo Liquid Flow, ovvero ‘Flusso Liquido’: il video diventa virale a causa delle svariate ripubblicazioni da parte di altri canali. “Non potevo credere che stesse avvenendo tutto ciò, ma soprattutto non avrei mai pensato che il video, una volta online, venisse condiviso tanto da raggiungere un milione di visualizzazioni. Da lì le opportunità hanno iniziato a bussare alla porta.” Azel partecipa al TEDxCesena, TEDxRoma e TEDxDRC a New Delhi, online causa della pandemia. Dal 2019 al 2022 è campione d’Italia di Human Beatbox, ed è ospite in diversi programmi Rai e Mediaset. Nel 2023 arrivano i mondiali a Berlino a cui può accedere perché campione italiano. “Ho ricordi molto vividi di quella gara, uno in particolare è l’eliminatoria ufficiale dove sono arrivato terzo su quasi 90 beatboxers arrivati da tutto il mondo. Poi quando ho affrontato, nelle fasi successive, il campione in carica della Svizzera, quello della Danimarca e, nella sfida per la ‘Top 8’ al mondo, quello degli Usa lo statunitense è riuscito a superarmi. Sono stato felice e soddisfatto per essermi battuto contro autentici professionisti.”

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Il giovane Giuseppe, che negli anni del suo percorso scolastico presso l’Istituto Tecnico Pascal camminava nei corridoi della scuola esercitandosi e sempre concentrato nell’ideazione di nuovi suoni, è cresciuto diventando un esponente di spicco a livello mondiale della disciplina, tanto da essere preso come punto di riferimento per masterclass e lezioni di Beatbox in scuole, teatri e congressi come al teatro Verdi di Cesena, all’auditorium di Roma e al Muse di Trento. Inoltre è stato giudice ai nazionali di Beatbox nel 2022.

“Mi considero sempre un informatico che ogni tanto fa emergere l’altro ‘io’ per arricchire la routine e vivere esperienze uniche

“LA BEATBOX È UNA

DISCIPLINA FATTA DI ARMONIA E RIGORE. I MIEI SUONI LIQUID BASS, ‘BASSO LIQUIDO’, E VORTEX WHISTLE, ‘FISCHIO A VORTICE’, SONO STATI UTILIZZATI DA MOLTI E NON C’È EMOZIONE PIÙ GRANDE.”

ed emozioni irripetibili. Per me tutte queste conquiste costituiscono il mio riscatto sociale. Agli albori, per lungo tempo, ho ricevuto e percepito emotivamente una profonda diffidenza verso questa arte. Dopo aver raggiunto risultati così significativi oggi è ancora più chiaro che la Beatbox è una disciplina con la sua armonia e anche il suo rigore. C’è un mondo dietro che raccoglie una community di appassionati e professionisti che hanno il desiderio di produrre musica attraverso la sola voce e allo stesso tempo il bisogno di interpretare i propri suoni. Ad esempio uno dei miei suoni distintivi è il Liquid Bass, ‘basso liquido’, profondo e voluminoso che nasce dall’unione di una particolare oscillazione della lingua e la voce. Anche il Vortex Whistle, ‘fischio a vortice’ nasce da una particolare oscillazione della lingua. Questi suoni sono stati utilizzati da molti e non c’è emozione più grande nel sapere di poter ispirare il prossimo. Riuscire a creare il proprio suono è infatti una delle finalità dei beatboxer che sono produttori musicali con un mercato specifico, sempre più in espansione e in arricchimento anche attraverso lo sviluppo di nuove tecnologie. Col passare del tempo,” aggiunge Azel, “ho avuto persone che hanno puntato su di me, hanno intravisto il potenziale che custodivo e mi hanno spronato e offerto delle occasioni. Tra i tanti che vedo nel mio cammino devo ringraziare soprattutto mia madre che non ha mai messo in discussione la mia passione e mi ha sostenuto anche quando fare Beatbox sembrava agli occhi di tanti una puerile distrazione.”

IN QUESTE PAGINE, GIUSEPPE CUNA, IN ARTE AZEL, BEATBOXER NELLA ‘TOP 8’ MONDIALE. NELLA PAGINA PRECEDENTE, SUL PALCO DEL TEDXCESENA.
PH GIANMARIA ZANOTTI

SINDACI

ZATTINI E LATTUCA: IL VOTO

DEI CITTADINI PER LA CONTINUITÀ

RIELETTI

DI FRANCESCA MICCOLI E BARBARA BARONIO

Lo hanno fatto di nuovo: nella consultazione elettorale dell’8 e 9 giugno 2024, Gian Luca Zattini ed Enzo Lattuca sono stati riconfermati al primo turno sindaci di Forlì e di Cesena per il secondo mandato. Nel 2019, ai neo-eletti primi cittadini avevamo dedicato l’intervista di copertina, come da tradizione per tutti i numeri di IN Magazine ‘post elettorali’, quando Zattini e Lattuca erano entrati negli annali delle città rispettivamente come primo sindaco di centrodestra di Forlì dopo 45 anni e come sindaco più giovane nella storia di Cesena.

Dopo cinque anni, Gian Luca Zattini, medico sessantanovenne prestato alla politica, ha conquistato il diritto a proseguire l’avventura sul primo scranno di Piazza Saffi con una netta vittoria (anche se decretata al fotofinish) su Graziano Rinaldini, candidato dello schieramento rivale. Tanto è vero che non è stato necessario ricorrere al ballottaggio, resosi invece indispensabile per decretare il vincitore del 2019. Sono state 27.819 le preferenze incassate dal sindaco uscente, pari al 50,63% dei consensi, contro i 25.428 voti (46,28%) conquistati da Rinaldini. Eppure

“CI ATTENDONO ALTRI CINQUE ANNI

DI DURO LAVORO,”

CONFERMA ZATTINI, SINDACO DI FORLÌ

RIELETTO CON IL

50,63% DEI CONSENSI, “CON SFIDE COME LA RIGENERAZIONE DI LUOGHI SIMBOLO DELLA CITTÀ, IL

RAFFORZAMENTO DEL POLO UNIVERSITARIO E POLITICHE DI SOSTEGNO AL WELFARE.”

il successo, ampiamente pronosticato alla vigilia, per qualche ora era apparso addirittura in discussione. Lo spoglio delle schede delle elezioni europee aveva infatti sancito il primato del Pd in città, minando le certezze della squadra di centrodestra. Il ‘miracolo’ assume allora contorni giganteschi: molti elettori che avevano espresso la preferenza per il centrosinistra nella scelta dei rappresentanti dell’Europar-

lamento, hanno fatto un passo indietro al momento di scegliere il primo cittadino, dimostrando di apprezzare in primis l’uomo Zattini. Una umanità palesata in tante occasioni, sublimata in quelle lacrime versate al cospetto delle vittime dell’alluvione: non un segno di debolezza ma di straordinaria empatia nel dolore. Una condivisione coniugata al pragmatismo. “Ha prevalso il buon governo e la capacità di allargare la coalizione a persone e schieramenti che cinque anni fa non ci avevano votato, ma che hanno riconosciuto nel sindaco e nella sua squadra concretezza, capacità di mettere a terra progetti importanti, inclusione e buon senso,” le parole di Zattini all’indomani della rielezione. Definitosi ‘un po’ stanchino’, novello Forrest Gump, al termine della maratona elettorale, il sindaco si è già rimesso in moto. “Adesso ci attendono altri cinque anni di duro lavoro, con sfide titaniche come il PNRR, il polo aerospaziale, la rigenerazione di luoghi simbolo della città quali l’ex Eridania e la Ripa, il rafforzamento del polo universitario con la costruzione della nuova palazzina di Medicina e politiche di sostegno vigorose al

“DUE ELETTORI SU TRE CI HANNO VOTATO, DANDO FIDUCIA AL NOSTRO PROGETTO,” AFFERMA IL SINDACO DI CESENA LATTUCA, VINCITORE CON IL 65,15% DEI VOTI. “CONTINUEREMO A PENSARE E A METTERE IN CAMPO LE MIGLIORI PROPOSTE PER CESENA E I SUOI CITTADINI, ASCOLTANDO ANCHE LE CRITICHE.”

welfare e alla famiglia.”

Una vittoria che era nell’aria anche per il sindaco cesenate Enzo Lattuca, il quale ha ottenuto 31.492 voti, pari al 65,15%, ed è risultato il vincitore assoluto tra i 4 candidati. I votanti alle elezioni comunali a Cesena sono stati 49.694 (62,32 %), in calo di oltre otto punti rispetto al 2019 (70,45 %). “Quando abbiamo terminato la nostra campagna elettorale il 6 giugno in Piazza Almerici,” racconta soddisfatto il neo riconfermato sindaco di Cesena, “ho detto ‘soffia un vento buono: è il tempo di aprire le vele e di prendere il largo.’ Intendevo questo risultato, un risultato grande, che abbiamo ottenuto insieme, non solo con una campagna elettorale bellissima, ma con un lavoro lungo e impegnativo. Questo risultato raccoglie i frutti di un lavoro

di cura della comunità cesenate che viene da decenni, un lavoro fatto da persone competenti, oneste, che hanno sempre fatto di tutto per generare le scelte migliori.”

Cinque anni fa, Lattuca era stato il primo sindaco di Cesena eletto con il ballottaggio, e non al primo turno: “Le cose evolvono e questa è la prima volta che un sindaco viene eletto con una percentuale che va oltre il 60%. Due elettori su tre ci hanno votato, dando fiducia al nostro progetto. Quasi 40 punti di distanza dal secondo candidato: un risultato davvero largo, importante, e allo stesso tempo responsabilizzante. La coalizione ha avuto un risultato straordinario trainato dal Partito Democratico. Siamo passati dai 23.000 voti del primo turno del 2019 ai 32.000 voti di oggi: 9.000 voti

in più in cinque anni. Questo è un qualcosa che ci inorgoglisce e ci responsabilizza. Ora non dobbiamo disperdere la forza che ci arriva da questo grande risultato, dobbiamo difendere la nostra credibilità e onorabilità e continuare a pensare e mettere in campo le migliori proposte per Cesena e i suoi cittadini. Manterremo la disponibilità ad ascoltare anche le critiche: la forza della democrazia, al di là dei risultati, pur importanti, sta nella cittadinanza che partecipa e, quando serve, dissente.”

La fiducia dei cesenati è stata ampia, e ha premiato una proposta che si basava su di un programma elettorale che guarda alla Cesena dei prossimi decenni: “Siamo già al lavoro per tradurlo, come prevede la legge, nelle linee programmatiche che sottoporremo al Consiglio comunale.”

PH GIANMARIA ZANOTTI

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RISTORANTE IL LAGHETTO

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Un’oasi verde dove appagare il palato e la vista, trascorrere indimenticabili momenti conviviali, celebrare una ricorrenza speciale o semplicemente godersi una pausa gustando piatti resi unici e inimitabili dalla qualità della materia prima e la maestria della preparazione.

Il Ristorante Pizzeria il Laghetto si trova sulle colline che da Ca-

strocaro salgono dolcemente verso Sadurano, a nemmeno cento metri dalla strada statale ‘tosco-romagnola’, per i residenti semplicemente lo ‘stradone’. A due passi dal cuore cittadino ma lontano anni luce dai ritmi frenetici della quotidianità. La storia de il Laghetto prende avvio agli esordi degli anni Novanta in un casale di campagna

IL RISTORANTE PIZZERIA SULLA COLLINA DI SADURANO, GUIDATO DA MASSIMO NANNETTI E SILVIA FANTINI, OFFRE SPECIALITÀ ROMAGNOLE IN CHIAVE MODERNA

all’ingresso dell’abitato castrocarese, per iniziativa di alcuni amici professionisti della ristorazione. Abilissimi a proporre i piatti della cucina romagnola ma anche la rivisitazione in chiave moderna e innovativa della gastronomia tradizionale, è subito un successo. Negli anni cambia la compagine societaria, non la qualità della ristorazione e dell’accoglienza, firmate rispettivamente da Massimo e Alba, un binomio vincente anche nella nuova avventura. Massimo Nannetti è un allievo della ‘scuola dell’Alpe’, per utilizzare un’azzeccata espressione volta a rimarcare l’imprinting del trittico di imprenditori formatisi in quel di San Benedetto. Massimo debutta nel mondo in cui diverrà maestro indiscusso ad appena 16 anni, e la sua vita professionale si arricchisce nel tempo grazie alle esperienze maturate nelle cucine dell’hotel a 5 stelle dello Stato Maggiore dell’Esercito a Roma, nei ristoranti Le Macine a Forlì e Il Viale a Terra del Sole, sotto l’ala del compianto Tonino. Nel 2011 il trasferimento nei locali che un tempo ospitavano il ristorante Bel Sid, un immobile ristrutturato e rivisitato, arricchito da u na grande veranda termo-riscaldata affacciata sulla vallata: una posizione privilegiata per godere di un panorama mozzafiato e ammirare l’abitato di Castrocaro Terme e Terra del Sole, incastonato in una natura di rara suggestione, in particola-

I VERI PROTAGONISTI

CAMPEGGIANO IN TAVOLA: A PARTIRE DAL PANE E DALLA PASTA

RIGOROSAMENTE FATTI IN CASA, PER PROSEGUIRE CON LE SPECIALITÀ A BASE DI CARNE E DI PESCE. POI DELIZIOSI CONTORNI E CRUDITÉS, DOLCI GENUINI E SFIZIOSI, UN’AMPIA CARTA VINI E L’ECCELLENTE PIZZA COTTA NEL FORNO A LEGNA.

re al tramonto e d’estate sotto la volta celeste. A servizio della clientela, anche un grande parcheggio illuminato.

Nel 2019 Nannetti diviene unico titolare, regista di una cucina in cui la qualità degli alimenti si sposa al tocco magico dello chef. Affianca Massimo la moglie Silvia Fantini , apprezzata per la cordialità, la capacità di entrare in immediata empatia con i clienti facendoli sentire a casa, il garbo estetico nella cura di ogni dettaglio del ristorante. Accanto a loro una squadra consolidata,

un team storico di collaboratori accomunati dall’elevata professionalità e legati da sincera amicizia: in cucina Isabella Alocchi e Laura Savini, in sala Filippo Sanavio e il sommelier Maurizio Neri, chiocce di una promettentissima squadra di giovani, al ricevimento e alla cassa la deliziosa Margherita Riccardi, nipote di Massimo e Silvia.

Ma i veri protagonisti campeggiano in tavola: a partire dal pane e la pasta rigorosamente fatti in casa, per proseguire con le specialità a base di carne, proposta

in vari tagli e metodi di cottura, e di pesce freschissimo. Poi deliziosi contorni e crudités, dolci genuini e sfiziosi e una carta dei vini con duecento etichette. Senza dimenticare l’eccellente pizza cotta nel forno a legna. A rendere unico il Laghetto contribuiscono l’atmosfera, l’ambiente elegante e al tempo stesso intimo e familiare. Splendido e consolidato il rapporto con la clientela, particolarmente presente nei difficili giorni dell’emergenza sanitaria: tantissimi gli amici e gli avventori che durante

il lockdown hanno fatto ricorso all’asporto facendo registrare un clamoroso tutto esaurito ‘virtuale’ in occasione del cenone di San Silvestro 2020.

L’ampia offerta, i menù sempre aggiornati, le proposte legate alla stagionalità e i fuori menù sono molto apprezzati anche dalle nuove generazioni, affascinate da un ristorante che scrive la storia senza invecchiare.

IN QUESTE PAGINE, SILVIA FANTINI E MASSIMO NANNETTI , TITOLARI DEL LOCALE CON VISTA SULLA VALLE.

TALENTO

LE GIOVANI PERFORMER

ALICE

BORGHETTI

E

MATILDE

MONTANARI

CHE INCANTA

DI DOLORES CARNEMOLLA

Sia benvenuto il successo, anche se non a tutti i costi. Sul piatto della bilancia ci sono talento naturale, inclinazione, studio, dedizione, la giusta opportunità per emergere e soprattutto capacità di stare con i piedi per terra, senza perdere il contatto con la realtà. Sono queste, in sintesi, le esperienze della stella del musical Alice Borghetti di Cesenatico e della cantante Matilde Montanari di Forlì.

La giovane performer di Cesenatico Alice Borghetti fin da bambina ha sempre contemplato il mare e l’orizzonte, crescendo e vivendo la quotidianità come un concetto puro di libertà. Oggi ha 24 anni, si è laureata in recitazione alla scuola di arti dello spettacolo Bsmt di Bologna e ha appena concluso la tournée del musical Saranno famosi -Fame, diretto da Luciano Cannito, nel ruolo protagonista di Carmen Diaz. Un ruolo grazie al quale ha calcato i palcoscenici dei più importanti teatri italiani. “È stato

ALICE BORGHETTI

HA APPENA CONCLUSO

LA TOURNÉE

NAZIONALE DEL

MUSICAL SARANNO

FAMOSI, NEL RUOLO

DI CARMEN DIAZ. “HO

GIRATO L’ITALIA DA

NORD A SUD ANCHE IN SETTIMANA. È DAVVERO

SODDISFACENTE

SAPERE CHE LE PERSONE ESCONO

DAL TEATRO

SOGNANDO.”

faticoso,” racconta, “perché ho girato l’Italia da nord a sud anche in settimana, ma quando si va in scena e il pubblico è felice, la gratitudine sovrasta ogni pensiero negativo. È davvero soddisfacente sapere che stai regalan-

do emozioni pure, che le persone escono dal teatro sognando.”

Alice confida che quello di Carmen Diaz è un personaggio che per certi versi le somiglia, anche se con le dovute differenze. Sono accomunate dalla fame per il successo e dalla determinazione nel voler raggiungere gli obiettivi. “Ho imparato ad avere fiducia in me stessa,” continua Alice, “ed è così che ho fatto dell’arte la mia vita. Ma Carmen a differenza mia non mette mai in discussione il suo modo di affrontare la vita e lo studio. Il prof di recitazione cerca di spiegarle che il successo non è tutto nella vita, ma è fondamentale guardarsi dentro e concentrarsi sul percorso, non sui risultati.”

Dal personaggio di Carmen, Alice ha imparato che l’ascolto delle persone giuste permette di vivere con i piedi per terra e con consapevolezza e che la ricerca morbosa del successo porta alla solitudine. In una realtà dominata dai social, la capacità di riflet-

tere e di soffermarsi su ciò che è ancora autentico e reale, per la giovane attrice, sono pratiche essenziali: “Sinceramente credo che i social stiano modificando il modo di vivere la vita delle persone in peggio, siamo costantemente bombardati di immagini e contenuti per cui stiamo perdendo la capacità di meravigliarci delle cose che accadono intorno a noi. Gli artisti, al di là dei social, hanno la possibilità di condividere opere e pensieri che portano le persone a ragio-

nare su ciò che vivono e ad apprezzare l’arte con occhi sempre nuovi. Per me è importante fare teatro, perché il pubblico può vivere emozioni dal vivo, senza filtri.” Il percorso di Alice è sempre stato influenzato da ogni tipo di arte, soprattutto la musica e la danza. Oltre ad essere una performer, coltiva la passione per la pittura e il disegno. “Sin da piccola sono stata educata al bello andando a teatro e ho ascoltato tanta musica jazz e classica,” racconta. “Ho studiato per fare que-

MATILDE MONTANARI, CANTANTE E SPEAKER RADIOFONICA, LO SCORSO APRILE HA VINTO LA 43A EDIZIONE DEL PAVONE D’ORO, MA SI ERA GIÀ FATTA CONOSCERE DAL GRANDE PUBBLICO CON L’ESIBIZIONE SUL PALCO DEL TEATRO ARISTON E SU QUELLO DI TU SI QUE VALES SU CANALE 5.

sto mestiere, per cui vivo il musical sia come un sogno, perché ho sempre desiderato essere sui palchi più prestigiosi d’Italia, ma anche come una vera e propria missione.” Il suo desiderio? Interpretare un ruolo come Welma Kelly del musical Chicago Di Forlì è la cantante e speaker radiofonica Matilde Montanari, 18 anni, e il palcoscenico più prestigioso calcato fino a ora è stato quello del Teatro Ariston, con l’orchestra Santa Balera durante lo scorso Sanremo 2024,

NELLE PAGINE PRECEDENTI, ALICE
PH ANDREA BONAVITA

per il settantesimo anniversario di Romagna mia. Con la band forlivese Ranaway invece è salita sul palco del talent show di Canale 5 Tu si que vales, esibendosi in un medley e facendo ballare lo studio di Mediaset, con i complimenti di Maria De Filippi e del conduttore radiofonico e critico musicale Rudy Zerbi. Lo scorso aprile Matilde Montanari ha vinto la 43a edizione del Pavone d’Oro: “Per me è stato un onore incredibile,” racconta la giovane artista, “un traguardo che ha superato ogni mia aspettativa. Esibirmi al Teatro Masini di Faenza con una band dal vivo e un pubblico così caloroso è stata un’esperienza meravigliosa. Il teatro, con la sua acustica straordinaria e la sua atmosfera, ha aggiunto un tocco di magia alla serata, in più cantare Stand Up di Cynthia Erivo in quel contesto è stato un momento molto forte e importante. Questa canzone parla della capacità di rialzarsi di fronte agli ostacoli e di affrontare le sfide con determinazione e dignità. Racchiude il messaggio che porto nel cuore. Vedere il pubblico rispondere con tanto entusiasmo e partecipazione mi ha riempito di speranza e gratitudine. L’energia positiva che ho

sentito sul palco mi ha ricordato che amo fare musica,” continua Matilde, “per ispirare e connettere le persone. Il supporto del pubblico è stato travolgente e mi ha dato la certezza che, nonostante le difficoltà e tutti gli ostacoli, vale sempre la pena inseguire i propri sogni con fiducia e ottimismo.”

La giovane cantante ha anche ideato il progetto del sano divertimento ‘Big fun, no trip’ con l’obiettivo di invertire la rotta e tornare a un divertimento senza bisogno di additivi. Ha cominciato con incontri informativi nelle scuole medie per parlare dei rischi di queste sostanze. “Ritengo fondamentale esprimere questo messaggio per allontanare i giovanissimi dallo ‘sballo’. Ora abbiamo anche tanti contatti con le discoteche in giro per l’Italia che vogliono proporre nel prossimo anno il mio format. Attraverso le mie idee e con la mia musica vorrei trasmettere un’energia positiva, incitare all’amore e alla speranza, anche quando affronto temi difficili. Penso che sia importante offrire alternative sane e far ritrovare alle persone la bellezza del mondo, anche nelle situazioni più complesse.”

Dietro ogni lettera c’è una Vita.

ADVERTORIAL

FIDEURAM CESENA

UN’ECCELLENZA CHE RACCOGLIE SEMPRE PIÙ FIDUCIA

CON IL RIENTRO

DI GIOVANNI

TAIOLI, MANAGER RESPONSABILE DELL’AGENZIA

DI CESENA DI FIDEURAM - INTESA

SANPAOLO PRIVATE BANKING, LA FILIALE

HA RAGGIUNTO

IL GRANDE

SUCCESSO DI UN MILIARDO DI EURO D’INVESTIMENTI.

Fideuram Cesena festeggia il superamento del miliardo di euro movimentati in un anno. Nel 2023 il gruppo, tornato ad essere guidato da Giovanni Taioli, manager responsabile dell’agenzia di Cesena di Fideuram - Intesa Sanpaolo Private Banking, ha avuto un incremento del 10% degli investimenti, frutto di una crescente stima verso il Gruppo che sempre di più si sta affermando come punto di riferimento locale e nazionale per servizi di consulenza finanziaria, patrimoniale e previdenziale. Giovanni Taioli, con all’attivo 40 anni di esperienza, è rientrato a Cesena nel gennaio 2023 dopo due anni come responsabile commerciale in Toscana dove ha seguito l’attività di

160 consulenti. In quest’ultimo anno con la sua squadra romagnola ha spiccato il volo ottenendo un risultato eccellente per tutto il gruppo Fideuram Cesena. “La relazione di ascolto, soddisfazione e fiducia tra cliente e private banker,” sottolinea Taioli, “è ciò che rende unico il nostro modello di business. A questo si aggiungono ogni giorno tanta passione, dedizione, trasparenza e rispetto delle regole, tutte caratteristiche che ci hanno portati ad essere preferiti rispetto ad altre banche. Fideuram Cesena,” racconta Taioli, “sta allargando sempre più il campo di azione nell’ambito aziendale. Tante sono state le realtà imprenditoriali del territorio che ci hanno voluti

per operazioni d’investimento importanti e questa fiducia ci riempie di orgoglio. In un periodo storico in cui le banche tendono a ridimensionarsi, noi abbiamo investito moltissimo sul territorio implementando gli sportelli con l’apertura di Cesenatico e il consolidamento delle filiali di Gatteo e di Savignano. Abbiamo allargato il team di Fideuram Cesena che oggi vede una squadra di 25 consulenti finanziari che seguono passo passo il cliente e abbiamo investito nella formazione di 10 giovani Private Banker.”

L’offrire servizi di altissima qualità, la presenza costante sul territorio, il rapporto diretto con i clienti, la solidità del gruppo uniti alla capacità di garantire soluzio-

“ABBIAMO INVESTITO MOLTISSIMO

SUL TERRITORIO, IMPLEMENTANDO

GLI SPORTELLI

CON L’APERTURA DI CESENATICO E IL

CONSOLIDAMENTO DELLE

FILIALI DI GATTEO E DI SAVIGNANO, E ALLARGATO

IL TEAM DI FIDEURAM

CESENA CHE SEGUE

PASSO PASSO IL CLIENTE, INVESTENDO ANCHE NELLA FORMAZIONE.”

ni e di abbracciare progetti ambiziosi hanno portato il gruppo guidato dal carisma di Taioli ad essere scelto per grandi operazioni e per tutelare patrimoni significativi. Fideuram Intesa Sanpaolo da sempre si è distinta per un modello di consulenza globale che parte da un’attenta analisi delle esigenze del cliente e del loro profilo di rischio, per arrivare a progettare soluzioni ad hoc per la persona.

“Con il nostro operato,” spiega Giovanni Taioli, “entriamo in sintonia con il cliente, acquisiamo familiarità, instaurando nel tempo rapporti di profonda stima e con la crescente consapevolezza che il nostro ruolo è delicato e richiede tanta professionalità e

attenzione alla persona. Il nostro lavoro non è legato solo all’individuazione di investimenti efficaci e validi, ma necessita di uno sguardo ampio sul cliente e sul suo reale. Diventiamo compagni di cammino per i nostri clienti , spesso preziosi alleati per il raggiungimento di obiettivi significativi perché capaci di affrontare sempre nuove sfide. Pertanto possiamo seguire il nostro interlocutore nella quotazione in borsa della sua azienda, nel ricambio generazionale, consigliarlo nella definizione di nuovi obiettivi come una ristrutturazione aziendale o l’acquisizione di nuovi partner offrendo anche il supporto legale necessario. Rappresentiamo un’eccellenza in

tutta quella finanza straordinaria che spesso solo le grandi sedi bancarie nei grandi centri possono seguire. Si tratta di un’autorevolezza conquistata sul campo e che si legge nei numeri dell’ultimo anno che segna un balzo in avanti di 10 punti percentuale sul bilancio.”

Affidabilità, competenza, riservatezza sono le chiavi del successo di Fideuram Cesena. “Quando un imprenditore si affida a una banca deve trovare il supporto necessario e noi siamo in grado di offrire un servizio altamente qualificato che risponda alle diverse esigenze. Grazie al Fideuram Campus di Milano, in collaborazione con la SDA Bocconi e la Cattolica di Milano i nostri

consulenti possono partecipare a una school of management e restare in continua formazione e aggiornamento.”

Il team di Fideuram Cesena è un’eccellenza alla portata di tutti: “Dal piccolo risparmiatore al grande imprenditore i consulenti del gruppo cesenate possono guidare nella scelta delle strategie finanziarie più efficaci perché preparati a leggere i tempi e soprattutto a comprendere i cambiamenti sociali che spesso si riflettono nei trend finanziari.”

A LATO, LA SQUADRA DI CONSULENTI FINANZIARI DI FIDEURAM CESENA. IN ALTO, GIOVANNI TAIOLI.

SULL’ONDA

A CESENATICO TRA GLI AMANTI

DEL SUP INSIEME AD ALESSANDRO ONOFRI

ADRIATICA

“Forse non tutti lo sanno, ma in Romagna la comunità dei surfisti raccoglie quasi 20.000 appassionati. Negli ultimi anni il fascino per questa disciplina in tutte le sue varianti è cresciuto a livello esponenziale, merito anche dello sviluppo della tecnologia che in questo ambito offre tavole sempre più performanti e mute che consentono di restare immersi nell’acqua fino a cinque ore durante i mesi invernali.”

Alessandro Onofri, classe 1982, campione di surf cesenate, è uno dei più noti surfisti romagnoli e racconta della sua Cesenatico che negli anni è diventata sempre di più un luogo prediletto per chi ama surf e sup, disciplina che prevede l’utilizzo di un remo per spingersi tra le onde. “Quando ho deciso di buttarmi in questo sport ne sapevo pochissimo. Ho iniziato a raccogliere informazioni su un gruppo di ragazzi che facevano surf anche in Romagna, da Ravenna a Rimini, e ho intrapreso questa avventura che mai avrei immaginato sarebbe potuta diventare una

professione. In quegli anni, infatti, la comunità di surfisti anche a Cesenatico era molto ridotta. Eravamo soliti ritrovarci nello spazio di mare in corrispondenza di Atlantica. Eravamo pochissimi, oggi invece se si prosegue oltre nel tratto di spiaggia verso il confine tra Cesenatico e Tagliata, nell’area detta della ‘Madonnina’, dove si trova una statua della Vergine in mezzo al mare, sembra di stare in un parco giochi per surfisti. È qui che è nato il Wind Surf Club di Cesenatico dove nei mesi invernali di novembre e dicembre è facile incontrare anche un centinaio di surfisti in acqua. Sembra strano immaginare di fare surf nell’Adriatico, ma in questa zona, grazie anche all’assenza totale di scogliere frangiflutti, è possibile.”

Quella di Onofri è una passione che nasce quando a 17 anni lascia il tennis, sport che stava praticando con ottimi risultati, per il surf. “Tutto è iniziato con una tavola da Body Surf che mi è stata regalata da mia zia per la Cresima, poi il senso di libertà e l’amore

DI BARBARA BARONIO FOTO GIANMARIA ZANOTTI

“LA PRIMA VOLTA CHE HO VISTO UNA TAVOLA DA SUP,” RACCONTA, “MI SONO RESO SUBITO CONTO CHE QUESTA POTEVA ESSERE LA MODALITÀ PREDILETTA PER FARE SURF ANCHE IN MARI COME IL NOSTRO.”

per il mare hanno fatto tutto il resto. Ricordo che con quel pezzo di spugna riuscivo a stare in piedi per tutta la durata dell’onda. Ho mostrato fin dalle mie prime uscite in mare, a detta di chi se ne intendeva, una certa predisposizione per questo sport e così ho iniziato a viaggiare e a gareggiare.” Poi l’ascesa a pluricampione Italiano di SUP wave e la partecipazione ai mondiali ISA SUP 2015. Oggi Onofri si divide tra la sua Cesenatico, dove abita con la famiglia, e la Sardegna, a Capo Mannu, dove ha acquistato un’abitazione e dove soggiorna per 7 mesi l’anno. “In questi anni per perfezionarmi necessariamente ho dovuto viaggiare. Il surfista va dove ci sono

le onde, e i primi voli alla ricerca di mari in cui allenarmi li ho presi a 17 anni, vivendo vari inverni alle Canarie. Ho partecipato a tre mondiali (in Perù, in Francia e in Messico), due europei (in Spagna e in Sardegna) e visitato innumerevoli paesi: dal Senegal alle isole Isole Azzorre, Sri Lanka, Hawaii per passare dal Sud Africa all’Indonesia, alla California. E ancora, mi sono allenato sulle onde dell’Australia, del Brasile, della Nuova Zelanda, delle Fiji e lungo le coste della Polinesia. Sono sempre tornato a casa, in Romagna dove ci sono le mie origini, la famiglia e gli amici.”

Negli anni a Cesenatico insieme ad altri ap-

passionati e professionisti Onofri ha organizzato degli eventi collegati al surf. “In collaborazione con la Cooperativa stabilimenti balneari ho partecipato anche alla giornata ‘Papà ti salvo io’ durante la quale bagnini e surfisti hanno insegnato ai bambini come comportarsi in mare, per vivere lo sport in acqua in piena sicurezza. La presenza di tanti surfisti sta arricchendo la città di Cesenatico di iniziative legate a questo sport e soprattutto sta raccogliendo l’interesse di tanti giovanissimi che sempre più frequentano i corsi di surf.”

Oggi Onofri ha fatto di questa passione anche l’occupazione principale. “La prima vol-

SURF E SUP HANNO

ESERCITATO IL LORO FASCINO ANCHE IN QUEL DI CESENATICO, CHE OGGI ACCOGLIE UNA COMUNITÀ APPASSIONATA: “SEMBRA STRANO IMMAGINARE DI FARE SURF NELL’ADRIATICO, MA IN QUESTA ZONA, GRAZIE ANCHE ALL’ASSENZA TOTALE DI SCOGLIERE FRANGIFLUTTI, È POSSIBILE.”

ta che ho visto una tavola gonfiabile da sup surf mi sono reso subito conto che questa poteva essere la modalità prediletta per fare surf anche in mari come il nostro. Quindi ho fondato, insieme all’amico e socio Daniele Cimatti, Safe, azienda che produce e commercializza tavole da sup surf.” Si è trattato di un successo immediato. “Dal 2014 siamo sempre cresciuti e abbiamo concluso importanti collaborazioni, come con Fiat Chrysler, SEAC, e Nova Marine. Ci siamo affermati in tutta Europa e ora l’obiettivo è allargare il mercato agli Usa e sbarcare in Australia e Nuova Zelanda, le terre dove tutto ha avuto origine.”

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RIMINI | FORLÌ | MORCIANO DI ROMAGNA

Dott.ssa Eugenia Ra aelli

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LABASE REVISIONI

CRESCITA E FUTURO

LA SOCIETÀ FORLIVESE DI REVISIONE

CONTABILE HA FATTO IL SUO INGRESSO IN ASSIREVI E

FESTEGGIA 15 ANNI

INAUGURANDO UNA

NUOVA SEDE.

È la prima società di Forlì, e la prima in Romagna, ad essere ammessa in Assirevi, l’Associazione italiana che riunisce 16 tra le principali società di revisione contabile italiane: un organismo che promuove e realizza l’analisi scientifica di supporto ai principi di revisione e che collabora con il Ministero dell’Economia e con gli Ordini professionali nella redazione delle norme tecniche di settore. È l’importante traguardo raggiunto da LaBase Revisioni, la società di revisione contabile con sede a Forlì nata nel 2008 che, con un milione di fatturato, si posiziona al quinto posto in Regione e tra le prime 30 in Italia e che, nel 2023, ha festeggiato il traguardo dei 15 anni di attività inaugurando i nuovi uffici in via Decio Raggi 25

Fondata da un gruppo di professionisti qualificati del settore provenienti da società di revisio-

ne di carattere nazionale e internazionale, motivati a portare nella dimensione locale i propri valori di indipendenza e competenza, LaBase conta oggi su un solido gruppo di lavoro di 15 professionisti, di cui 6 soci, 6 dipendenti e 3 collaboratori. Negli anni la società è cresciuta in maniera costante fino a realizzare il proprio progetto e a promuovere con successo la diffusione del marchio, l’acquisizione di incarichi a livello nazionale e l’attività qualificata di un team di giovani professionisti competenti e affiatati.

“Per i soci e per tutto il personale de LaBase, l’ingresso in Assirevi costituisce una grande opportunità di sviluppo delle competenze, di mantenimento di un costante aggiornamento professionale e di un ulteriore miglioramento della qualità dei servizi, con l’intento di costituire

un’eccellenza per il territorio,” spiega il presidente, Diego Bassi LaBase Revisioni è abilitata alla revisione legale ed è convenzionata per la certificazione dei bilanci ex l. 59/92 degli enti cooperativi con Confcooperative, AGCI e UE.Coop. Negli anni ha stabilito rapporti con importanti studi professionali del territorio basati sul rispetto delle reciproche competenze e dei rispettivi ambiti, nella convinzione che indipendenza e specializzazione favoriscano la collaborazione senza creare concorrenza sleale. Una delle caratteristiche che contraddistingue la società forlivese, a differenza delle grandi società di revisione nelle quali il turnover del personale è molto elevato, è la fidelizzazione del personale e la creazione di un team di lavoro consolidato e stabile, grazie alle condizioni ambientali e di lavoro ottimali. Un esempio: dal mo -

“PER I SOCI E PER TUTTO IL PERSONALE, L’INGRESSO IN ASSIREVI È UNA GRANDE OPPORTUNITÀ

DI SVILUPPO DELLE COMPETENZE, DI MANTENIMENTO DI UN COSTANTE AGGIORNAMENTO PROFESSIONALE E DI UN ULTERIORE

MIGLIORAMENTO DELLA QUALITÀ DEI SERVIZI.”

mento che l’attività è soggetta a una certa stagionalità, con flussi di lavoro concentrati da marzo a maggio – com’è noto, periodo di bilanci – è previsto un sistema di flessibilità che nei mesi estivi consente di recuperare parte delle ore di straordinario della ‘busy season’ grazie all’istituzione della settimana corta nei mesi di giugno e luglio e un intero mese di ferie ad agosto.

“La scelta di una sede più ampia si è resa necessaria per la costante crescita della società ed è per noi grande motivo di orgoglio,” spiega il presidente. “Sebbene siamo

attivi in tutt’Italia, consideriamo

Forlì la nostra casa e in Romagna generiamo l’80% del nostro fatturato.”

Non solo numeri. Grande attenzione viene riservata infatti al welfare aziendale: il prossimo obbiettivo è il conseguimento della certificazione della parità di genere UNI/PdR 125:2022. Ma anche allo svago: a tal proposito il team è coinvolto, ogni anno, in una gita sociale di un week end all’estero, che sino ad oggi l’ha portato ad Amsterdam, Praga, Valencia, Ibiza, Siviglia, mentre quest’anno la meta sarà Lisbo-

na. “Organizziamo anche il ‘LaBase day’, un’intera giornata in bicicletta su percorsi accessibili a tutti, in pianura, per misurarci con uno sforzo fisico rispetto a quello mentale di tutti i giorni,” dice Bassi. “Nelle ultime edizioni abbiamo percorso la ciclabile del Mincio Peschiera-Mantova, la Mirandola-Bologna, la Reggio Emilia-Vignola e la ciclabile dei Navigli.”

Nello scorso mese di aprile la società ha organizzato la prima edizione del Trofeo LaBase Revisioni, che si è svolto al Golf Club Le Cicogne di Faenza.

IN QUESTE PAGINE, I SOCI DE LABASE REVISIONI DIEGO BASSI, MARTA BENINI, GIANNI PEZZUTO E PIERPAOLO SEDIOLI ASSIEME A DIPENDENTI E COLLABORATORI DELL’UFFICIO DI FORLÌ.

LAVANDA

ALLA SCOPERTA

DI ANGOLI

DI PROVENZA

DA VIVERE

E AMMIRARE

MANIA

DI ALESSANDRO MAMBELLI

LA LAVANDA È DIVENTATA

UNO DEI SIMBOLI

DELL’ESTATE: PRESSO

I CAMPI DELL’AZIENDA

AGRICOLA SCOZZOLI A SAN TOMÈ E DI ORIANO

ALDINI A RONTA DI CESENA È POSSIBILE

IMMERGERSI IN UNO SPETTACOLO DI PROFUMI E COLORI.

La Provenza è famosa per i castelli, le pittoresche cittadine sul mare e per l’incredibile spettacolo della lavanda fiorita; eppure non c’è bisogno di andare fin laggiù per perdersi in sterminati campi lilla e viola, fra api ronzanti e profumi deliziosi. Un angolo di Provenza, infatti, è anche in Provincia, fra San Tomè e Ronta di Cesena.

Negli ultimi anni, i campi di lavanda hanno riscosso un notevole successo fra gli appassionati di fotografia e i semplici curiosi. Un po’ per i colori di questa pianta arbustiva, un po’ per il suo aroma, la lavanda è diventata la pianta simbolo dei primi mesi estivi

A San Tomè, fra Forlì e Villafranca, c’è un campo di lavanda che negli ultimi anni è diventato piuttosto famoso. Arrivando da Forlì, il campo appare come una distesa violetta sulla sinistra, e sembra non avere fine. La coltivazione appartiene all’Azienda Agricola Scozzoli, che

negli anni ha saputo valorizzarla a dovere: ogni estate, prima della raccolta della lavanda, sono infatti numerosissimi gli incontri ed eventi organizzati, come lezioni di yoga in mezzo alla lavanda o picnic con musica dal vivo, ma anche spettacoli, visite, aperitivi. È anche un modo per incontrare persone, aggregarsi, conoscersi.

Il campo dell’azienda è sorprendentemente resistito bene anche all’alluvione dello scorso maggio: pur trattandosi di una pianta rustica, la lavanda non cresce bene nell’acqua stagnante, ma fortunatamente dopo una potatura più profonda e l’eliminazione di alcune file oggi è tornata più splendente e rigogliosa che mai. Anche a Ronta di Cesena è presente un grande campo di lavanda che attira ogni estate curiosi e appassionati. Si trova fra via Parataglio e vicolo Cortina, ed è curato da Oriano Aldini. Anche questo campo è spesso fotografato e visitato, e per sua stessa na-

Golinucci: assicuriamo la tua serenità.

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SONO NUMEROSI GLI INCONTRI ED EVENTI

ORGANIZZATI TRA I CAMPI FIORITI, COME LEZIONI DI YOGA, PICNIC CON MUSICA

DAL VIVO, MA ANCHE SPETTACOLI, VISITE, APERITIVI. UN MODO PER INCONTRARE PERSONE, AGGREGARSI, CONOSCERSI.

tura è un luogo ideale per eventi e serate. Come quello di San Tomè, è una vera e propria coltivazione e la lavanda raccolta viene usata per produrre oli, saponi e profumi. Tradizionalmente, questa pianta viene impiegata sin dai tempi antichi per le sue proprietà, tanto che nel Medioevo era utilizzata per detergere il corpo – il nome ‘lavanda’, infatti, è stato recepito nella lingua italiana dal gerundio latino del verbo ‘lavare’, cioè lavandus, lavanda, lavandum, ‘che deve essere lavato’ – e ancora oggi il suo olio essenziale è uno dei più usati in profumeria. Il profumo, ovviamente, è la sua caratteristica più famosa: contrariamente

ad altre specie, i fiori conservano l’aroma a lungo, anche da secchi, e piccoli sacchettini di tela nei cassetti sono presenti in moltissime case.

La lavanda e la Romagna però sono legate non solo dalla tradizione, ma anche dalla storia. Il patrono della città di Cesena, San Giovanni, si celebra il 23 giugno e durante la ricorrenza è tradizione preparare la cosiddetta ‘Acqua di San Giovanni’: basta selezionare e raccogliere alcuni fiori che vanno lasciati in ammollo in un recipiente per tutta la notte e, il giorno dopo, il 24 giugno, utilizzare quest’acqua per lavarsi il corpo – proprio come nel Medioevo – come

rito propiziatorio. Secondo la tradizione, l’acqua così trattata avrebbe proprietà benefiche e sarebbe in grado di portare salute, fortuna e amore. Fra i fiori utilizzati, ovviamente, c’è anche la lavanda che, fiorendo proprio in questo periodo dell’anno, è diventata uno dei simboli dei festeggiamenti.

La lavanda, oltre ad essere tradizionalmente importante nel cesenate, è diventata anche uno dei simboli dell’estate della Provincia. Non resta che andare in uno dei campi che disseminano la zona, scattare qualche foto, respirare un po’ del suo odore piacevole e sentirsi in Provenza per qualche ora.

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BENSO, LOCANDA APPENINO, LA CASETTA

LA RISTORAZIONE DAL CUORE ROMAGNOLO

TRE RISTORANTI

GUIDATI DA TRE SOCI

CHE PORTANO IN TAVOLA I SAPORI E LA CONVIVIALITÀ ROMAGNOLA, CON UN APPROCCIO MODERNO.

Un gruppo, tre anime, un solo amore: l’essenza della cucina, tra tradizione e innovazione. Nel cuore del nostro territorio, tre ristoranti distinti incarnano la passione per i sapori della tavola, offrendo tradizione e modernità. Benso, Locanda Appennino e La Casetta rappresentano tre esperienze culinarie uniche, ciascuna con una propria personalità. Sedersi a queste tavole è come intraprendere un viaggio attraverso il gusto, partendo dalle radici locali per arrivare a influenze cosmopolite. I tre soci, Jacopo Valli, Giuseppe Bagattoni e Riccardo Laghi hanno fatto delle loro scelte il simbolo di un gusto eclettico, capace di esprimere le identità singolari di ciascuno di questi ristoranti. Tra i numerosi

riconoscimenti riconfermati e la presenza sulle guide Michelin, Gambero Rosso e Espresso spicca anche l’ultimo: quello dell’Accademia della Cucina che ha assegnato quattro ‘tempietti’ (il massimo) a due dei locali del gruppo, confermando la loro eccellenza. Nel centro di Forlì, in piazza Cavour, Benso è diretto da Andrea Cappelletti – ideatore di Scamporella, collaboratore dello chef Alberto Faccani per il ristorante Magnolia – e vede alla guida della cucina lo chef Davide Grumbianin. Il ristorante si distingue per il suo approccio moderno e contemporaneo, con piatti che riflettono una ricerca culinaria sofisticata. Il menù degustazione di Benso è un viaggio gastronomico che permette di entrare in

sintonia con lo chef, portando il cosmopolitismo direttamente nel piatto e dimostrando l’abilità dello chef nel combinare ingredienti tradizionali con tecniche moderne. La carta dei vini spazia da proposte regionali a quelle internazionali.

Guidata dallo chef Alan Bravaccini, Locanda Appennino a Predappio è nota per la sua attenzione alla tipicità del menù e all’uso di materie prime locali di altissima qualità. Il ristorante offre carni pregiate e funghi stagionali, come tartufi, porcini, bianchetto e prugnolo dei nostri boschi. “L’intento è quello di far riscoprire ai nostri ospiti prodotti locali quasi dimenticati,” spiega Jacopo Valli. Tra i primi piatti, i tagliolini ai galletti, i tagliolini alla

NON SOLO RISTORANTI, MA TAPPE DI UN VIAGGIO

ATTRAVERSO IL GUSTO, DOVE TRADIZIONE E MODERNITÀ SI INCONTRANO. CON LA LORO PASSIONE, VALLI, BAGATTONI E LAGHI RIDEFINISCONO

L’IDENTITÀ CULINARIA

DEL NOSTRO TERRITORIO, APRENDOSI ALLE

INFLUENZE DEL MONDO.

carbonara con crema di tartufo nero e tartare di gamberi viola, e i cappelletti ripieni di piccione sono esempi di un menù che celebra la tradizione con un tocco di innovazione. Tra i secondi, il coniglio in casseruola e il capretto nostrano con patate arrosto riflettono l’attenzione per le carni pregiate e i sapori autentici. La cantina della Locanda Appenino, con 800 referenze, permette ai clienti di scegliere il vino direttamente dal sotterraneo, offrendo anche un servizio di enoteca per chi desidera portare a casa la propria bottiglia preferita. Le cinque camere, dal design elegante e curato, completano l’offerta, rendendo la Locanda una destinazione ideale per un’esperienza enogastronomica completa.

A Fiumana, La Casetta, con lo chef Enrico Lolli , propone un menù legato alla tradizione contadina, perfetto per grandi tavo-

late conviviali, feste aziendali e pause pranzo per i lavoratori della valle del Rabbi. “Qui, la scelta della materia prima attinge alla tradizione più povera e semplice della cucina romagnola,” spiega Jacopo Valli. Gli animali dell’aia e la pasta fatta in casa sono protagonisti. Le tagliatelle al ragù, i ravioli con erbette e ricotta al burro e salvia, il galletto alla diavola e il maialino cotto nel forno a legna con patate al forno rappresentano un menù che rispetta la tradizione, in altre proposte rivisitate con tocchi di modernità. La location caratteristica, con mattoni in pietra a vista e pavimenti in cotto, evoca un’atmosfera contadina autentica, mentre la carta dei vini è esclusivamente romagnola, sottolineando l’attenzione per i prodotti locali.

Benso, Locanda Appennino e La Casetta non sono solo ristoranti, ma tappe di un viaggio attra-

verso il gusto, dove tradizione e modernità si incontrano. Con la loro passione e dedizione, Jacopo Valli, Giuseppe Bagattoni e Riccardo Laghi continuano a definire e ridefinire l’identità culinaria del nostro territorio, celebrando i sapori locali e aprendosi alle influenze del mondo.

A LATO, I TRE SOCI DEI LOCALI: DA SINISTRA, GIUSEPPE BAGATTONI, JACOPO VALLI E RICCARDO LAGHI. IN BASSO, JACOPO

Piazza Cavour 7, Forlì (FC) Tel. 346 116 7238
via Provinciale 111, Fiumana (FC) Tel. 0543 093510
Via Strada Nuova 48, Predappio (FC) Tel. 0543 922589
VALLI.
DI DOLORES CARNEMOLLA
FOTO ANDREA BONAVITA

LA ROCCA DI RAVALDINO È LA TESTIMONIANZA PIÙ POTENTE DELLA FORZA DI CATERINA SFORZA. ORA È NUOVAMENTE VISITABILE, TRA PASSEGGIATE NEI GIARDINI, VISITE GUIDATE E RIVISITAZIONI STORICHE.

TERRITORIO

Forlì riscopre e continua a celebrare la memoria di Caterina Sforza: Leonessa di Romagna, Tigre di Forlì, Nobile guerriera. Appellativi che riflettono la personalità combattiva di questa figura storica – vissuta tra Medioevo e Rinascimento – celebre per il suo abile governo, la determinazione, la curiosità e l’intelligenza. Dalla riapertura della Rocca di Ravaldino al Festival Caterina Sforza diretto da Eleonora Mazzoni, sono molte le opportunità offerte per esplorare la memoria di Caterina e le sue influenze nella città. Al centro dell’attenzione c’è infatti la sua figura anticonformista che, a distanza di cinque secoli, continua a offrire stimoli e suggestioni per

esplorare la cultura, la storia e l’arte del nostro territorio. A Forlì già da qualche mese è possibile visitare un luogo indiscutibilmente legato non solo alle vicende storiche della città e della Romagna ma anche alla vita di Caterina. Dopo una lunga attesa e un restauro conservativo, lo scorso aprile cittadini e turisti hanno potuto scoprire – o riscoprire – la Rocca di Ravaldino, un sito storico esistente ben prima dell’arrivo della giovane nobile a Forlì. Le mura e le torri testimoniano il ruolo difensivo nel corso dei secoli, e la posizione elevata offre anche viste panoramiche sulla città, attirando turisti interessati alla storia, all’architettura medievale e alle

vedute panoramiche o semplicemente desiderosi di una nuova esperienza. Oggi la Rocca è visitabile gratuitamente il sabato, la domenica e giorni festivi, dalle 10 alle 19:30.

Caterina Sforza ha giocato un ruolo fondamentale nella fortificazione della Rocca durante il suo dominio. Come signora di Forlì e Imola, Caterina aveva infatti bisogno di una fortezza sicura per proteggere sé stessa e la sua famiglia dalle numerose minacce, sia interne che esterne. La Rocca di Ravaldino fungeva anche da punto strategico per il controllo militare della città e del territorio circostante, e rafforzarla significava consolidare il suo potere e l’autorità sulla città, dimostrando altresì la sua capacità di governare e di proteggere i suoi territori: una fortezza imponente e ben difesa era anche un simbolo di potere e di determinazione. Durante il suo governo, Caterina si trovò infatti in conflitto con potenze esterne, come lo Stato Pontificio e i Borgia, e la Rocca le permetteva di resistere meglio agli assedi e di mantenere la sua posizione contro nemici potenti.

Caterina difese personalmente e valorosamente la Rocca di Ravaldino contro le truppe

TERRITORIO

CATERINA SFORZA HA GIOCATO UN GRANDE RUOLO NELLA FORTIFICAZIONE DELLA ROCCA DURANTE IL SUO DOMINIO, E ANCORA OGGI QUESTO LUOGO CI RIPORTA TANGIBILMENTE ALLE VICENDE POLITICHE E MILITARI CHE HANNO SEGNATO LA STORIA DI FORLÌ.

papali di Cesare Borgia, e ancora oggi questo luogo ci riporta tangibilmente alle complesse vicende politiche e militari che hanno segnato la storia di Forlì, non senza rilasciare anche un’eco intrisa di mistero e leggende. Quel che è certo è che, assediata nel dicembre 1499, la Rocca di Ravaldino cadde il 12 gennaio 1500 per mano di Cesare Borgia e Caterina Sforza fu condotta a Roma, prigioniera del Papa. Oggi, nel lato sud della Rocca, è ancora visibile un grande stemma dei Borgia, proprio nel punto in cui Cesare Borgia fece praticare la breccia che gli consentì la conquista. Passeggiando nei giardini della Rocca, tra visite guidate, spettacoli e rievocazio-

ni storiche, è impossibile non immaginare le atmosfere del passato. L’ombra di Caterina sembra aleggiare con spirito protettivo e guerriero.

La sua storia inizia con un cognome che, sebbene sia diventato sinonimo di potere e nobiltà, in realtà era originariamente solo un soprannome: ‘Sforza’. Fu dato al suo bisnonno Jacopo Muzio Attendolo di Cotignola, che lasciò la famiglia per diventare un coraggioso soldato di ventura, capace di distinguersi per forza e onore. Caterina nacque nel 1463, forse a Milano o a Pavia, figlia illegittima di Galeazzo Maria Visconti e Lucrezia Landriani. Cresciuta a corte, portava nel sangue la sua discendenza

romagnola. Il destino di questa donna si compì in Romagna, dove diventò Signora di Imola e Forlì, e Contessa di Forlì, in virtù di manovre politiche e strategie di potere. Caterina Sforza fu una donna audace, determinata, temuta e amata, dotata di grande intelligenza e passionalità, le cui vere sembianze restano però un enigma perché lei non volle mai farsi ritrarre in vita. Le dicerie sul suo conto erano vietate – pena la tortura a morte – e perfino prima di morire perseguì questo desiderio di discrezione: non volle nessuna lapide sulla sua tomba, oggi perduta. La Rocca di Ravaldino rimane la testimonianza più potente della sua forza di indomita guerriera.

RISPARMIO GARANTITO SU CENTINAIA

DI PRODOTTI DI MARCA.

SURF

LA RAMPA PER IL SURFSKATE PENSATA PER L’ALLENAMENTO A TERRA

URBANO

Cavalcare onde infinite, sospesi tra il tepore energizzante del sole e la rasserenante limpidezza del mare: il sogno per ogni surfista che desidera allenare il fisico e liberare la mente, affinando la tecnica e migliorando la performance atletica. Niente di nuovo sotto il cielo della California o sulle spiagge chiare di Surfers Paradise, località balneare della costa d’oro australiana. Eppure, nonostante la realtà Adriatica sia molto diversa dal ‘paradiso-surf’ a cui ci hanno abituato cinema e televisione, la cultura del surf negli anni si è fatta strada anche in Romagna. Qui il mare richiedere ancora più dedizione e pazienza per poter praticare e allenarsi sulle onde, ed è stato proprio un giovane imprenditore cesenate ad accettare la sfida, apparentemente proibitiva, lanciata da un cliente. “Una sfida che solo un matto romagnolo poteva raccogliere: costruire delle onde ‘asciutte’,” spiega Matteo Tontini, titolare

LE RAMPE DI MATTEO

TONTINI NASCONO DA UNA SFIDA: COSTRUIRE DELLE

ONDE ‘ASCIUTTE’ CHE PERMETTESSERO DI SIMULARE A TERRA

TUTTE LE MANOVRE

DI BASE DEL SURF. “LA PRATICA SU QUESTE STRUTTURE CONSENTE DI MIGLIORARE LA TECNICA IN VISTA DELLE SESSIONI IN MARE.”

differenti ma accomunate dalla sensazione di libertà che riescono a trasferire a chi le pratica. Circa dieci anni fa,” continua, “quando le prime tavole da surfskate hanno iniziato a circolare in Romagna, è stato subito chiaro che si trattava di uno strumento straordinario per simulare i movimenti specifici del surf e fare progredire velocemente ogni surfer, permettendogli di allenarsi anche fuori dall’acqua.”

Mancava solo una onda che permettesse di riprodurre a terra tutte le manovre di base: “È qui che nascono le Surfskate Waves di Whitezu, rampe sagomate a forma di onda che consentono di praticare le manovre di surf utilizzando una tavola da skate,” prosegue l’imprenditore.

di Whitezu. “La parola magica è surfskate, un particolare tipo di skateboard nato dall’unione dei termini che indicano le due tavole per eccellenza: l’una da governare in mare, l’altra sulla terraferma. Simboli di discipline

“Uno strumento modulabile per un allenamento facilmente calibrato sulle esigenze individuali. Pensando quindi alle necessità di chi pratica in qualsiasi condizione climatica, abbiamo costruito rampe in materiale composito

DI FRANCESCA MICCOLI

adatte anche alle condizioni ambientali estreme, e che non richiedono manutenzione.” Qualità che rappresentano un debito di know how verso l’altra impresa di cui Tontini è titolare. “Un’azienda in cui si lavorano componenti industriali in vetroresina e materiali compositi. Un’entità separata rispetto a Whitezu ma che senz’altro ha agevolato la progettazione e realizzazione delle rampe.”

I materiali impiegati consentono infatti di ricreare le caratteristiche tecniche specifiche per l’allenamento. “La struttura è morbida, elastica, estremamente accomodante.” Si può installare ovunque per surfare anche lontano dalla brezza marina, in un garage dell’entroterra o nell’aia di un casale di campagna. O ancora nei ristretti locali di un appartamento condominiale o addirittura su un balcone. Il modello ONDAzero, “poco più grande di un tavolo”, comporta infatti un minimo ingombro,

mentre la versione ProTraining è ideata per i centri di allenamento, gli stabilimenti turistico-sportivi, il giardino di casa, ed è pensata per chi pratica a un livello medio avanzato.

I primi surfskate nascono negli Stati Uniti a metà degli anni Novanta: il famoso ‘carver skate’ creato in terra californiana.

“Whitezu è stata la prima impresa a realizzare in maniera strutturata una rampa specifica per poter finalizzare l’allenamento con i carver e pensata per i surfer che hanno poca possibilità di andare in mare.” Non è un caso che uno dei due inventori del brand a stelle e strisce abbia visitato, visibilmente emoziona-

IN ALTO, DA SINISTRA, MATTEO TONTINI, TITOLARE DI WHITEZU, INSIEME AL
SURFER STEFANO LAPPI SULLA RAMPA DELLO STABILIMENTO
PEDRERA.

VISIONI

to, lo stabilimento balneare della riviera romagnola che ospita il modello di rampa per surfskate più grande e popolare. “La pratica su queste strutture, in autonomia o affiancati da un coach, consente di migliorare in maniera rapida ed efficace la tecnica della surfata in vista delle sessioni in mare. È inoltre appetita dai principianti perché offre una migliore stabilità rispetto all’acqua, agevola manovre fluide e coordinate, permette di generare velocità con minore sforzo e rinforzare la memoria muscolare a lungo termine senza dover fare sforzi coscienti.”

Lavorare in spazi stretti consente

di essere più reattivi e precisi e moltiplicare la capacità allenante, “consentendo a chi la utilizza di scendere in acqua più sicuro e preciso nelle manovre, con l’obiettivo di riuscire a surfare più onde in mare.”

A ottimizzare la piattaforma di allenamento contribuiscono gruppi di surfisti, i clienti che condividono le loro esperienze e gli istruttori di surf che l’hanno adottata come standard: “Una collaborazione che ci ha permesso di sviluppare una metodica didattica praticata anche in seno alle federazioni.”

Negli ultimi tempi si è registrata un’autentica esplosione del

WHITEZU È STATA LA PRIMA IMPRESA A REALIZZARE IN MANIERA STRUTTURATA RAMPE SPECIFICHE, DA QUELLE ‘PORTATILI’ A QUELLE PENSATE PER I CENTRI DI ALLENAMENTO.

surfskate: il boom è avvenuto durante il lockdown. Se lo skateboard è terra di conquista per giovanissimi e adolescenti, il surfskate è utilizzato soprattutto da persone tra i 30 e i 50 anni. “Capita così di vedere mamme e papà praticare accanto a ragazzini.” Whitezu vanta poi clienti a tutte le latitudini. “Vendiamo molto in Europa centrale, nelle aree continentali più distanti dal mare, anche per questioni logistiche di trasporto. La versione piccola da casa o cortile viene commercializzata anche in Medio Oriente, in Corea e Tailandia. Abbiamo aperto un mercato che non esisteva.”

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