Tariffa R.O.C.: Poste Italiane s.p.a. - Spedizione in A. P. - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 1, DCB - FILIALE DI FORLÌ - Contiene i. p. - Reg. al Tribunale di Forlì il 20/02/2006 n. 6 - E 3,00
Pesaro-Urbino ®
Anno IV - N. 1 - Marzo/Aprile/Maggio 2009
Lazzarini
Ivan
La mia sfida “mondiale”
Artigiani raffinati L’arte in un mestiere Michele Mariotti Direttore in carriera Mombaroccio Salita al borgo antico
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Editoriale |
Passioni
Tradizioni
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testo Franco Bertini e Andrea Masotti
che Roberto Berloni, che appartiene ad una delle più storiche famiglie di mobilieri, non gli Scavolini ma, come loro, grandi amanti dello sport, basket e moto in testa. Esclusivamente di basket parliamo con Daniel Hackett, figlio “italiano” di Rudy, giocatore americano di nascita, ma ben più pesarese (e forlivese) d’adozione. La pallacanestro fa capolino anche in un altro nobile settore che non t’aspetti: quello della musica e della direzione d’orchestra, con il giovane maestro emergente Michele Mariotti, attualmente alla guida del Teatro Comunale di Bologna e figlio d’arte del soprintendente del
Numero “strutturale” quanti altri mai, questo “IN Magazine” che mette insieme, alla luce del sole ma soprattutto con fili sotterranei, alcune fra le più grandi passioni e tradizioni della provincia “bella”, quella di Pesaro e Urbino. Un numero che si apre coi motori, non quelli di “Vale” ma di Ivan, anche se sempre di motori mondiali si tratta: il “supermotociclista” Lazzarini lancia apertamente, su queste pagine, la sfida al titolo iridato individuale 2009 di Supermoto, unico ancora assente nel suo ricco palmares. Di passione per i “motori” e per il suo amato kartodromo parla an-
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ROF, Gianfranco: entrambi non nascondono di essere appassionati da sempre di basket. E, a questo punto, s’insinua l’artigianato, dalle nostre parti vivace più che mai, visto che siamo una delle province più artigiane d’Italia: ne siamo andati a visitare quattro che, in diversi settori e in diverse zone di Pesaro città, danno lustro a questi mestieri che forse, in tempi così particolari come quelli attuali, è opportuno riconsiderare attentamente, perché colonna portante dell’economia locale e nazionale. Per intenderci, è ora di tornare ad essere davvero fieri delle nostre tradizioni, della nostra storia, del nostro entroterra. E dato che, sin dall’inizio della rivista, ci siamo occupati anche di questo, non poteva mancare il viaggio in un altro piccolo gioiello della provincia: questa volta tocca a Mombaroccio. Allo stesso modo, amiamo ricordare il passato, anche quello “cattivo” della Banda Grossi, che imperversò sulle nostre colline all’alba dell’Italia unita. Ma queste sono solo le tracce di fondo, affiancate dai ritratti dei nostri professionisti, dei nostri produttori e di tanti altri personaggi che creano giorno per giorno la rete della vita quotidiana della provincia di Pesaro e Urbino, con atti e fatti che diventeranno anche la nostra storia. Buona lettura!
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Sommario |
Sommario 11
Editoriale |
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Annotare | Brevi IN
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Essere | Ivan Lazzarini
38
Raccontare | Artigiani raffinati
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Ricordare | La storia della banda Grossi
44
Camminare | Mombaroccio
38
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54
32
44
Dirigere | Michele Mariotti
Riscoprire | Roberto Berloni
54
Edizioni IN MAGAZINE S.R.L. Redazione e amministrazione: Via Napoleone Bonaparte, 50 47100 Forlì tel. 0543.798463 fax 0543.774044
www.inmagazine.it inmagazine@menabo.com
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Incontrare | Pesaresi e il canto
Curare | Paolo Coschiera
Coordinamento redazione Pesaro: Simonetta Campanelli via Genga, 8 cell. 335.5262743
s.campanelli@intercontact.it Stampa: Graph S.N.C. - San Leo (PU)
64
Degustare | Olio Marcolini
Direttore Responsabile: Andrea Masotti. Redazione centrale: Andrea Biondi, Francesca Renzi.
66
Vincere | Daniel Hackett
Impaginazione: Emanuele Dall’Acqua. Controllo qualità: Alessandro Maltoni. Controllo produzione: Isabella Fazioli, Alberto Mantellini, Sara Ravaioli. Ufficio commerciale: Irena Coso, Laura De Paoli. Collaboratori: Franco Bertini, Simonetta Campanelli, Elisabetta Ferri, Ettore Franca, Elio Giuliani, Loretta Signoretti, Simona Spagnoli, Maria Rita Tonti, Riccardo Paolo Uguccioni. Fotografi: Laura De Paoli, Leonardo Mattioli, Luca Toni. Chiuso per la stampa il 08/04/2009
Progetto grafico: Lisa Tagliaferri.
IN Magazine | 13
Annotare | Brevi IN
Errata corrige In relazione all’articolo di Enzo Polverigiani su Hugo Aisemberg, apparso su “Pesaro-Urbino IN Magazine 4/2008”, oggetto di alcuni errori riguardanti la musicista Luisa Majone - con la quale ci scusiamo pubblichiamo le seguenti correzioni: la prima moglie, morta in un tragico incidente non è Luisa Majone ma Cristina Grugni, ballerina argentina. Luisa Majone, seconda moglie, ora divorziata di Aisemberg (sposato nel 1982), è docente presso il Conservatorio Rossini di Pesaro ed è stata co-fondatrice, con Aisemberg, del Centro Piazzolla, la cui sede è tuttora nella loro casa a Ginestreto. I sei figli avuti dai due matrimoni, Juan Lucas, Livia, Alida dal primo, Irene, Aloisa, Saùl dal secondo, sono tutti musicisti.
Della Valle ospite di Ratti
Pesaro - Lo scorso febbraio è stata presentata presso Boutique Ratti una particolare borsa artigianale firmata Roger Vivier. Era presente anche Diego Della Valle, proprietario del marchio. La borsa, chiamata “Cut Up”, è fatta a mano e personalizzata da abilissimi artigiani marchigiani esemplare per esemplare: un grande esercizio di maestria e capacità produttiva, del distretto pellettiero
marchigiano. All’evento, con Silvana Ratti padrona di casa, erano presenti oltre a Diego e Andrea Della Valle, Ines de la Fressange in qualità di ambasciatrice del marchio e tanti amici per l’occasione arrivati a Pesaro da tutta Italia: tra gli altri, Mario D’Urso, Benedetta Barzini, Rosanna Lambertucci, Marta e Diamante Marzotto, Lucia Odescalchi, Sandra Carraro, Maria Paola Merloni.
Il futuro secondo Bmw Raffaello e Urbino Urbino - Fino al 12 luglio, le sale dell’appartamento della Duchessa a Palazzo Ducale, sede della Galleria Nazionale delle Marche, ospitano la mostra dedicata al genio urbinate. Attraverso i capolavori giovanili di Raffaello, fra cui 20 dipinti e 19 disegni originali, è possibile ripercorrere la prima formazione del pittore. La mostra è l’occasione per mettere in luce le ultime ricerche archivistiche che hanno portato alla luce nuovi documenti che mostrano il tessuto artistico in cui si forma il giovane Raffaello e gli stretti legami, con Urbino e i colleghi Bramante, Genga, Vasari e Perugino. www.raffaelloeurbino.it
14 | IN Magazine
Pesaro - Appuntamento di rilievo, quello ospitato a metà marzo nello show room della Concessionaria Car Point, organizzato da BMW Italia e BMW Financial Services. “Innovation c@fe” (questo il nome dell’evento) ha visto protagonista Vito Di Bari, direttore scientifico di Lab Next e innovation designer di Milano Expo 2015, docente al Politecnico meneghino e alla Bocconi. Davanti a una selezione d’imprenditori locali ha illustrato le sue previsioni per il design industriale e, in generale, in campo socio-culturale: tecnologia e ingegno
sono stati gli argomenti centrali di una serata in cui il futuro non è mai sembrato così vicino.
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Artigianato e turismo: binomio vincente
Urbino - Confartigianato PesaroUrbino ha commissionato alla Facoltà d’Economia un’indagine per analizzare le sinergie tra artigianato tipico, turismo e territorio, e come valorizzarle. Lo studio, curato dal prof. Tonino Pencarelli, è stato presentato lo scorso 21 marzo presso la Sala Rossa della Facoltà, alla presenza dell’assessore regionale al Turismo Vittoriano Solazzi. La base da cui si è partiti è fondata sul modello dell’economia delle esperienze, secondo cui i consumatori sono alla ricerca di esperienze uniche, capaci di lasciare un segno e di “trasformarli” verso obiettivi di cambiamento desiderati. I produttori devono saper intercettare queste categorie di bisogni, proponendo prodotti qualificabili come “esperienze”, tematizzandoli nella prospettiva dell’artigianato artistico. I significati e le esperienze autentiche con cui l’artigianato arricchisce la vacanza sono un patrimonio per il turista. D’altro canto il turismo è il modo principale con cui le imprese artigiane tradizionali “esportano” le proprie produzioni. Per questo l’artigianato deve essere attore significativo della politica turistica locale e “utilizzato” in maniera più ampia e sistematica. Valorizzare le capacità artigiane può contribuire alla promozione turistica e a consolidare la cultura del buono e del bello che in provincia di PesaroUrbino ha rilievo mondiale.
16 | IN Magazine
Stoccolma - Come ogni 10 dicembre, re Carlo XVI Gustavo di Svezia ha consegnato i Nobel; i membri della famiglia reale, premiati e invitati si sono poi recati al Municipio per la cena di gala. All’arrivo, sono stati accolti da un’atmosfera regale che Per Sundin, lighting designer, ha studiato per illuminare l’edificio in mattoni caratterizzato da un’alta torre. Tutte le apparecchiature sono state fornite da Interlite, distributore svedese di SGM, l’azienda di Tavullia specializzata in tecnologie per l’illuminazione. Sono stati impiegati 4 Palco 5 LED RGB per l’illuminazione della torre. È stato scelto Palco 5, controllato via W-DMX, per il fascio di luce che illuminava il monumento dal
Bracciate d’oro per Magnini Riccione - Ottimo bilancio per “Superpippo” ai recenti Assoluti italiani: un oro e due argenti. Il titolo è arrivato nei 100 stile libero, con 48’ 28”, migliore prestazione stagionale mondiale. Primato personale e piazza d’onore nei 200, con 1° 46’ 89”. Argento anche nei 50 rana, suo stile giovanile, dove Filippo si è cimentato per divertimento, fermando il cronometro a 27’ 58”.
basso, creando suggestivi effetti di colore e sfumature. 32 Genio Mobile IP 65 hanno illuminato la parte finale della torre. Disposti “a corona” alla base della sezione terminale, hanno definito i profili degli archi attraverso due differenti toni di colore. All’interno del Municipio, altri Genio Mobile RGB hanno illuminato la Prince’s Gallery. Cambiacolori a led sono stati disposti a ridosso delle pareti creando effetti di colore sull’affresco Stockholm’s Shores. Ola Melzig, production manager, ha definito il lavoro “impegnativo e stimolante” vista l’assenza di punti d’aggancio per i proiettori, il basso consumo di energia richiesto e la necessità di occultare i corpi illuminanti.
“Aprile in mare” con Sno Yachts
Fabio Galli al giardino delle Arti Pesaro - L’attore nel cinema, teatro e televisione: è il titolo dell’incontro che ha visto Fabio Galli al Giardino delle Arti. Il pesarese ha ripercorso una carriera “in scena” da quando aveva 15 anni, tra palcoscenico (esordio con la compagnia La piccola ribalta) cinema (ha lavorato con Fellini) e tv (tra l’altro, ne La Piovra 4). Tra i progetti, Galli vuole realizzare in provincia produzioni cinematografiche e, in accordo con l’assessorato alla Cul-
Fano - Per la primavera 2009, Sno Yachts organizza la manifestazione “Aprile in Mare”, vero e proprio incontro ravvicinato tra cliente e imbarcazione. Un mese di prove a mare e conoscenza approfondita e dettagliata della flotta di Sno. Dall’1 al 24 aprile tutte le imbarcazioni nuove e usate sono ormeggiate presso la marina privata del nuovo cantiere Sno Yachts in Sardegna, in Località Su Arrasolu e, previo appuntamento, si potranno effettuare prove a mare con l’ausilio degli esperti collaboratori. Dal 25 aprile al 3 maggio le imbarcazioni vengono trasferite alla fiera nautica di Porto Rotondo, in occasione di “Porto Rotondo Boat Show” quest’anno alla V edizione. Anche durante questa manifestazione sarà possibile effettuare prove a mare prenotando in anticipo. Dal 22 al 26 aprile, invece, Sno Yachts presenzierà, ospitando i clienti nel suo nuovo ufficio all’interno della Marina dei Cesari di Fano, anche alla Fiera nautica più importante dell’Adriatico, il “Fano Yacht Festival”.
Sulle orme del circo Gradara - Il grande circo sbarca per la prima volta a Palazzo Rubini Vesin, dove fino al 1° novembre si tiene la nuova attesissima mostra, “Sulle orme del circo”, con protagonisti assoluti due grandi della cultura del ’900: il pittore Fernand Léger e il regista Federico Fellini che si incontrano su questa comune passione. Un’esposizione in movimento, incorniciata dallo scenografico allestimento ideato da Roberto Bua. www.gradarainnova.com
18 | IN Magazine
tura regionale, corsi di recitazione all’Hamlet international school.
Paolo Del Signore in mostra da Venturi Pesaro - Successo per “Prosceni” di Paolo Del Signore, ospitata a gennaio da Venturi Spazio Arte. Nell’ambito della mostra è stata presentata la cartella “Il Viaggio”, composta di tre tavole grafiche: Il Viaggio, E noi... si va, Una sera... a Parigi: una pregiata cartella in tiratura limitata della Stamperia dell’AIIA di Walter Bajocchi che, per l’occasione, ha utilizzato un antico torchio calcografico a stella, mentre le tavole sono state acquerellate a mano da Del Signore. La serata organizzata dalla famiglia Venturi ha
visto partecipare clienti e appassionati che hanno incontrato Del Signore e il maestro Bajocchi, per approfondire la conoscenza sulla metodica incisoria e calcografica. La presentazione è stata affiancata dalla lettura di alcuni versi da parte di Claudio Sora accompagnato al flauto traverso dal M° Stefano Olivi. L’appuntamento rientrava negli incontri di Venturi Spazio Arte, curati dal fotografo Luciano Dolcini e dall’architetto Alfredo Venturi per promuovere eccellenze locali e artisti del territorio.
Mini Cabrio: evento by Car Il Principe al debutto
Pesaro - Presentazione ufficiale, lo scorso 22 marzo, della nuova Mini Cooper cabrio, nelle due versioni 1.6 benzina, la 125 cv e la S da 175 cv. La concessionaria Car Point per l’occasione ha creato un evento innovativo, allestendo in Piazzale della Libertà
Point
una struttura a forma di sfera con, all’interno, mini-bar, musica e, al centro, le nuove Mini. Al crepuscolo si è potuto godere, comodamente seduti nella cabrio, d’immagini proiettate sulla parte alta della sfera, grazie ad installazioni multisensoriali.
Milano - Al Teatro degli Arcimboldi, dal 5 maggio, debutta Il Principe della Gioventù, l’OperaMusical di Riz Ortolani. Ispirata dalla famosa “congiura dei Pazzi”, racconta un tumulto di passioni nello splendore del Rinascimento, trasmettendo senso e anima delle vicende dei protagonisti che, ignari, vanno incontro al dramma; una storia che dopo cinque secoli è d’impareggiabile attualità. La forza espressiva delle musiche, sostenute da potenti orchestrazioni, fa esplodere le emozioni, con coro e orchestra che sorreggono la poesia dei testi per un’atmosfera segnata dal dramma e dal desiderio di rinascita. Nella partitura Ortolani ha voluto inserire anche la forma stilistica della dissonanza pilotata che dà forza drammatica più potente all’OperaMusical e una sonorità più intensa. La storia racconta amori e passioni di Lorenzo e Giuliano de’ Medici alla vigilia della “Congiura”. Il 26 aprile 1478 Giuliano è ucciso nella Cattedrale durante la Messa dell’Ascensione e muore fra le braccia di Fioretta, suo grande amore, in attesa di suo figlio. Lorenzo si salva miracolosamente. A fianco del Maestro, personalità di prestigio quali Pier Luigi Pizzi che cura regia, scene e costumi; il libretto, dello stesso Ortolani, è scritto in collaborazione col drammaturgo Ugo Chiti, Lorenzo Raggi e Mae Kroville, per le liriche. In scena giovani interpreti di talento, tutti eccellenti nei rispettivi ruoli, così come cantanti e danzatori del cast. www.ilprincipedellagioventu.it. (S.C.)
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circolo. Il trattamento Argilla bianca riattiva la microcircolazione vasale e linfatica, tratta adiposità localizzate, riduce gonfiori. Infine, il Cataplasma alle alghe, trattamento ottimo in caso d’adiposità localizzata o diffusa, in quanto contribuisce alla riattivazione del microcircolo e al miglioramento della trama cutanea.
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Contea Brancaleoni Golf Club Piobbico - Palazzo Felici di Cagli ha ospitato, lo scorso 14 marzo, la presentazione del progetto “Contea Brancaleoni Golf Club - Piobbico Life Style”. L’idea nasce dalla volontà di sfruttare le peculiarità del comprensorio: acque termali di Santa Maria, ambiente, bellezze storico-architettoniche ed enogastronomia. Il progetto prevede l’abbattimento, nella parte centrale del paese lungo il fiume Biscubio, di due vecchi opifici che confinano col parco acque minerali, per farne un centro residenziale e una zona commerciale immersi nel verde, nonché un centro benessere e un hotel almeno 4 stelle superiore. Nella valle del Candigliano è stata individuata, invece, l’area dove realizzare il campo da golf, grazie anche alla disponibilità d’acqua e una rete irrigua derivante da quattro laghetti collinari. Attorno a questa, sarà possibile restaurare due borghi. La sinergia tra operazioni immobiliari, centro benessere, Castello Brancaleoni (da sfruttare come sede congressuale), campo da golf, centro d’educazione ambientale e hotel consentirà all’operazione di reggersi dal punto di vista finanziario. Entro breve sarà realizzato un piano industriale completo, con la società Piquadro di Urbino.
Dominator a Dubai Dubai - Ha conquistato il pubblico del locale salone il nuovissimo Dominator 29 M, ammiraglia di gamma in perfetto stile Dominator che si distingue per design e caratteristiche tecniche all’avanguardia. Un megayacht che coniuga classe ed energia, stile e vigore: interni ed
Musica e moda on stage: Dondup presenta le Nuove
collezioni
Milano - Moda e musica, per una serata si sono “sposate”… La moda sul palcoscenico, mentre la musica prendeva anima. Non è stato un concerto “canonico” la presentazione, lo scorso febbraio, della nuova collezione donna A/I ’09-’10 di Dondup. Piuttosto una jam session, con musicisti, attori e amici. Tema ispiratore il dandy rock: il concetto è stato interpretato nella collezione, partendo dall’epoca di Oscar Wilde, passando da Jimy Hendrix fino a una rivisitazione più attuale. Le giacche sono protagoniste, curate nei dettagli, con inserti metallici e multifili dorati; spalle napoleoniche e bottoni oro impreziosiscono i capi-
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Luigi Carboni, “In Assenza di Prove”
Pesaro - È aperta fino al 3 maggio la personale di Luigi Carboni “In Assenza di Prove”, al Centro Arti Visive Pescheria. Inaugurata il 28 marzo, e prima mostra dell’artista in un museo italiano d’arte contemporanea, è un percorso dominato dall’ambiguità e giocato sulla relazione tra casualità e opera d’arte, attraverso intricate relazioni tra dipinti e sculture, tele ed oggetti. Insieme a grandi dipinti Carboni presenta Forme Uniche, sculture legate a un repertorio linguistico più freddo, portatrici di un’eleganza algida e rarefatta. L’artista ha elaborato un “itinerario” che si sviluppa dal Suffragio al Loggiato dove sono esposti i grandi dipinti monocromi quadrati e una serie di sculture inedite in ferro, legno, resina e marmo. La natura frammentaria della mostra ritrae quella della nostra epoca, un’unione di opposti che convivono tra incertezze e contraddizioni. www.centroartivisivepescheria.it
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Pesaro - È stato presentato lo scorso 28 marzo il nuovo showroom Modus e, nella stessa occasione, le collezioni d’arredo primavera/estate 2009: il progetto del negozio è stato curato dalla dott.ssa Arianna Salvatori in collaborazione con lo staff Modus e l’esecuzione di Massimo Bicciato, mentre l’ufficio commerciale e direzione è curato da Alessandro Bicciato. Modus, per competenza tecnica ed esperienza, rappresenta oggi un punto di riferimento nel settore del tessuto e dell’arredamento in genere: un supporto qualificato, anche per l’ampia scelta di soluzioni proposte. Il servizio è personalizzato sulle esigenze del cliente e parte dal sopralluogo iniziale (a Pesaro ma anche in tutta Italia) fino alla realizzazione degli ambienti, per creare atmosfere inconfondibili, uniche.
L’arte in Padella Bologna - Ad Artefiera 2009 TVS ha presentato questa originale iniziativa che ha unito quattro artisti a quattro maestri della cucina. Otto padelle TVS sono state interpretate da Domenico Bianchi, Mimmo Paladino, Michelangelo Pistoletto ed Ettore Spal-
letti e dagli chef Massimo Bottura, Moreno Cedroni, Fulvio Pierangelini e Mauro Uliassi. Il cibo è parte concreta e soggetto dell’arte: questo ha spinto Giuseppe Bertozzini, (nella foto a destra con Roberto Bertozzini) responsabile del progetto e il critico Ludovico Pratesi ad abbinare le padelle all’arte creando un collegamento metaforico tra arte e cibo. www.tvs-spa.it.
pesaro www.brendhouse.com - info@brendhouse.com
Platinum IFI Concept: il design sbarca nel Tavullia - IFI lancia il design nella nuova filosofia di locale pubblico. L’azienda pesarese, leader nel settore, riflette due valori essenziali: eccellenza tecnologica e design. Il primo è frutto dell’attività del suo laboratorio Ricerche e Sviluppo all’avanguardia; il secondo rispecchia una scelta precisa, portata avanti dall’AD Gianfranco Tonti. L’azienda, membro dell’ADI (Associazione per il Design Industriale), ha lanciato una sfida al mercato dell’arredo bar con Platinum IFI Concept: una nuova filosofia di prodotti per una nuova dimensione di locale pubblico, ideata insieme all’architetto Makio Hasuike. Platinum IFI Concept sovverte le forme tradizionali per arrivare a una nuova fruizione dello spazio, fondata
locale pubblico
su trasparenza, visibilità e accessibilità nel rispetto più ampio di ergonomia, igiene e ambiente. Sfida che ha visto il Ministero delle Attività Produttive riconoscere il prodotto come “altamente innovativo per le categorie alle quali si rivol-
Riconoscimenti per il Soroptimist Pesaro - Il Soroptimist Club ha lanciato la sfida ambientale per il recupero del fiume Foglia e sta iniziando a centrare i primi obiettivi. Il service, presentato per il quarantennale nell’aprile 2008, è stato premiato il 14 marzo a Genova nella cornice di Palazzo San Giorgio, al convegno “Pax per Aquam” organizzato dal Soroptimist nazionale sotto l’alto patronato della Presidenza della Repubblica. Il riconoscimento rientra tra i progetti
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“Water Day” raccolti su scala internazionale: a luglio il service godrà di una vetrina europea ad Amsterdam rappresentando l’Italia per la sezione ambiente. Un traguardo importante per il Club presieduto da Silvia Pantanelli e per l’architetto e socia Fiammetta Malpassi, che ha curato e redatto l’intervento di riqualificazione, seguendone le progressive fasi di realizzazione, sostenuta da tutte le iscritte. Il progetto, che il Club ha deciso di donare alla città, valorizza il tratto terminale del Foglia e riguarda l’argine all’altezza del Ponte Vecchio. Il service “Foglia, il fiume da vivere”, prevede il recupero, a stralci, dell’ambiente urbano fluviale, coinvolgendo pubbliche amministrazioni e sponsor, interessati al rilancio di un’area ora degradata, un tempo la “passeggiata verde” di Pesaro. (S.M.)
ge”, e che è valsa a Tonda, la prima vetrina gelato rotonda e rotante, la Segnalazione Compasso d’Oro 2008, oltre all’inserimento nella Collezione Storica Compasso d’Oro ADI, Bene d’interesse nazionale. www.platinumificoncept.it
Giovanni Roseo al Principi di Piemonte
Sestriere – L’imprenditore alberghiero pesarese, proprietario e amministratore unico di Euroterme e Ròseo Hotels, dopo il Leon d’Oro di Verona ha acquistato una struttura straordinaria per fama, prestigio, storia: il Grand Hotel Principi di Piemonte, costruito per volontà di Gianni Agnelli, che lo considerava il suo rifugio. “Ho raccolto la sfida di riprendere il percorso degli Agnelli - ha ribadito Roseo. Sono certo che sapremo vincere anche in situazioni turistiche diverse e lontane dal nostro territorio.”
Un percorso di bellezza per
Banca Marche presenta il “Pagovelox”
Pesaro - Un centro estetico dedicato alla cura della pelle delle donne in attesa e delle neo-mamme. È Family Beauty, novità di Family Fitness Center, che propone il trattamento Holistic Beauty Thay Yam, basato sui principi della medicina tibetana, un programma mirato a salvaguardare l’elasticità dei tessuti e prevenire le smagliature in totale sicurezza per mamma e bambino. Finalmente anche le donne in attesa possono avere a disposizione il trattamento corpo dedicato in Istituto, unito a un programma di fitness personalizzato. La linea Yam comprende anche prodotti con principi attivi per continuare il
la mamma trattamento a casa, seguendo, così, la mamma fino al parto. www.familyfitnesscenter.it
Inaugurata la prima... Brandina
Pesaro - Banca Marche ha lanciato un’iniziativa a Pesaro, Fano, Cattolica e Gabicce Mare per gestire in modo nuovo e sicuro i cosiddetti “micro pagamenti”. Il nome è Pagovelox e vede coinvolti un notevole numero d’esercizi commerciali convenzionati con l’istituto, già dotati d’appositi terminali POS, e alcune migliaia di titolari di carte di credito di Banca Marche. Durante la presentazione di questa “carta di credito per il futuro”, il vicepresidente Bruno Brusciotti ha definito la carta contactless come “supportata da una tecnologia estremamente pratica e sicura” mentre il direttore generale Massimo Bianconi ha concluso affermando che si tratta di “uno strumento che serve a migliorare la qualità della vita”, complimentandosi con Paolo Battiston di Mastercard, Giorgio Avanzi di CartaSì e Fausto Bolognini di Quercia Software. Alla conferenza stampa ha partecipato Martina Guiggi, centrale della Scavolini Volley (di cui Banca Marche è sponsor) che ha portato con sé la Coppa Italia di recente conquistata dalla squadra.
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Cattolica - La prima Bottega Brandina ha aperto le porte lo scorso 21 marzo in viale Bovio 55, nel centro storico. Il marchio è nato nel 2005, dalla creatività del designer Marco Morosini e dell’architetto Barbara Marcolini che, richiamandosi al fascino dell’omonima seduta da spiaggia della riviera, hanno utilizzato il tessuto a righe del lettino mare per
realizzare borse e accessori dallo stile giovane e originale. Durante l’inaugurazione della Bottega è stato presentato anche il cd “Doposole al Musicarotene”, prodotto da Brandina in collaborazione con Cinedelic Records: 70 minuti di bossa, lounge & groove, primo di una serie di colonne sonore estive, acquistabile insieme alla sua custodia in tessuto.
I Gel di Eleonora Nails Pesaro - Dopo 19 anni di specializzazione nella cura e bellezza delle unghie di piedi e mani, Eleonora Ferri lancia una linea di gel personalizzati, specifica per le esigenze di chi “ricostruisce”. Una gamma di prodotti in vendita, cui si aggiunge il servizio d’assistenza per chi è in difficoltà con l’applicazione o la tenuta del gel. Evitando i passaggi di grossista e rappresentante, Eleonora è riuscita ad abbattere i costi quasi del 50%, senza incidere sulla qualità: pochi prodotti, investimento oculato e grande assistenza è la sua filosofia. Tornando all’attività del negozio, è possibile trovare le migliori marche di smalti come O.P.I.-Zoya, Orly Essie oltre a creme, oli e scrub per la bellezza e la protezione della cute. Da qualche tempo si può usufruire anche del Micro dermo abrasore, per togliere macchie brune dalle mani, cicatrici, pelle ispessita e, per il prossimo inverno, guanti e calze Antipast: calze abbinate a guanti di lana o cotone con fantasie particolari, e disegni eseguiti a mano
Fano Yacht Festival 2009 Fano - Dal 22 al 26 aprile, protagonista la Nautica con la 5° edizione del Salone Nautico dell’Adriatico. Si attende un rinnovato successo con eventi sportivi, spettacoli e convegni. Tra le novità del 2009 l’Area Vip by Corradi, in collaborazione con SaporBio e Galli Enoteca di Senigallia. Il weekend sarà teatro di eventi sportivi con l’esibizione in free style di moto d’acqua, le acrobazie del team di Volo Acrobatico Yakitalia, e la veleggiata “FYF Race” nello specchio acqueo antistante il salone. Inoltre Boatech, Esposizione Adriatica dell’Industria Navale, per conoscere le ultime novità del settore tecnologico di alta qualità
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I tre del “Salvapatente” Pesaro - È il nome della società costituita da Andrea Franca, Marco Oliva e Alberto Arghito, per “salvare” chi alza il gomito durante il weekend. L’idea è stata presentata a fine marzo, ma è già attiva da inizio aprile al locale “Cozza Amara”: alcuni autisti pronti a intervenire in caso di richiesta per caricare il cliente che si ritiene a rischio test alcolemico e riportarlo a casa con la sua auto: mentre gli autisti rientrano grazie a un motorino smontabile caricato nel bagagliaio. Un servizio proposto per il momento a un prezzo simbolico e che i tre
vogliono estendere anche a località della Romagna come Cattolica e Riccione, con collaboratori in zona.
I premi 2009 del “Circolo” Pesaro - Nella consueta cornice dell’auditorium di palazzo Montani si è svolto, lo scorso 2 aprile, l’edizione 2009 del Premio Circolo della Stampa/Pesaro, un appuntamento annuale che prese le mosse nel 1964, ebbe poi un’interruzione - per così dire - politica intorno al ’68, riprese
poi nell’87 e da allora, come testimonia l’altissima affluenza di autorità e pubblico, è diventato per la città un affettuoso appuntamento con le proprie eccellenze. I premiati di questa edizione sono stati l’associazione “La Città della Gioia”, che si occupa di clochards ed è diventata “una delle sicure maglie della rete solidale del territorio”; Oscar Piattella, che ormai da anni è “artefice e creatore di luminosa pittura”; le ragazze della Robur Pallavolo, dette le colibrì, attorno alle quali “è oggi fiorita la grande saga del volley femminile”; Valter Scavolini, l’industriale delle cucine diventato “esempio di costante e illuminata simbiosi fra imprenditoria e attenzione alla vita della città”. Consegnata inoltre ad Alberto Angelucci la spilla d’oro riservata ai giornalisti più anziani, che da quest’anno è intitolata a Paolo Albini Riccioli, recentemente scomparso. Atmosfera di revival e grande commozione, in cui la città si è cordialmente stretta attorno ai suoi protagonisti.
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Piacere di guidare
Essere | Ivan Lazzarini
Sulla pista
Mondiale
del
testo Franco Bertini - foto Laura De Paoli
Dopo sette titoli italiani, due europei individuali e uno di squadra, oltre al mondiale sempre a squadre, l’obiettivo 2009 di Ivan Lazzarini è dichiarato: puntare al titolo di campione individuale. Lo abbiamo incontrato poco prima dell’inizio di una decisiva stagione, che lo vedrà in sella a una nuova “supermoto”.
Quando suo zio Eugenio (correvano gli anni ormai lontani 1978 e ’79), vinceva tre titoli mondiali nelle 125 e nelle 50, lui aveva sì e no aperto gli occhi sul mondo e sulla vita. Ma questo, dalle nostre parti motociclistiche, non è certo una novità: i rampolli che terranno poi viva, arricchendola, la tradizione, nascono quando la generazione che li ha preceduti ha già scavato il solco e seminato la passione nel fertile terreno che li circonda. Più che una passione si tratta di un bacillo, un batterio che, dopo qualche anno d’incubazione - quando i bambini normali hanno più o meno lasciato il cestino dell’asilo con dentro la merenda e la cartella delle scuole elementari piene di libri -, porta i nostri giovani eredi irresistibilmente verso le
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piste sterrate o asfaltate dei kart e delle minimoto come i salmoni che risalgono i fiumi fino alla loro sorgente. Che poteva dunque fare di diverso in vita sua Ivan Lazzarini, pesarese nato e cresciuto dentro una famiglia in cui il motociclismo è pane quotidiano sia dentro che fuori delle piste? Naturalmente ha fatto la sola cosa che poteva fare e che voleva personalmente fare: a soli sette anni ha cominciato a gareggiare nel minicross, cogliendo ovviamente anche i primi successi. Un amore lungo e appassionato quello di Ivan per il motocross, che è andato avanti fino al 2002, quando all’orizzonte è apparsa la sagoma del supermotard, passione della maturità, il compagno di questi suoi ultimi sette anni. Avete presente il motocross? È quello
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co: dopo sette anni è il primo pilota italiano e il secondo al mondo per numero di podi conquistati; sette titoli italiani in sette stagioni; due campionati europei, un campionato europeo un campionato mondiale a squadre. Avete già notato cosa
Un intenso primo piano del centauro pesarese. In apertura, Ivan Lazzarini “in azione” sullo sterrato.
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sport che se a fine gara non siete diventati, a vostra scelta, una statua di polvere o di fango, allora vuol dire che non vi siete divertiti per niente. Eppure, verso il 2002, a 23 anni, Ivan prese una decisione dettatagli evidentemente dal suo “demone” interiore: addio al motocross per abbracciare appassionatamente il supermotard, quando, attenzione, questo era ancora sulla via della crescita e dell’affermazione. Ma anche questo è uno sport dove se non ti sporchi non hai capito niente di dove ti trovi e di cosa stai facendo. Se la bellezza di un rapporto si vede dai suoi figli e dai suoi frutti, allora quello fra Ivan e la “Supermoto” è stato ed è ancora un rapporto bellissimo e prolifi-
manca in questo pur ricco e invidiabile palmares? Il titolo di campione nel mondo individuale. A guardare bene un secondo posto, quello di vicecampione del mondo nell’elenco c’è, ma voi capite che non è la stessa cosa, perché le classifiche mondiali hanno questa particolarità: sono fatte di un solo posto, il primo, e il resto è solo letteratura da raccontare ai nipotini fra molti anni. Ecco dunque svelato ciò che bolle oggi dentro il petto e il cuore di Ivan Lazzarini, ecco qual è il duello da ‘ok corral’ che si trova a dover affrontare e vincere in questa stagione 2009 durante la quale scenderà in pista con la nuova divisa Honda ufficiale dopo anni di Aprilia: la conquista del titolo di campione mondiale individuale di “Supermoto”. Meta sfiorata da vicino almeno un paio di volte, ma anche sfuggita di mano altrettante volte. E capite bene che una cosa così, se vi chiamate Ivan Lazzarini e se da sette anni tenete praticamente banco su tutte le piste di supermotard in giro per il mondo, non è ulteriormente sopportabile e costituisce una specie di “onta” che va cancellata prima possibile. Ne va del vostro onore. Lui lo ha già dichiarato in maniera chiara e tonda in una recente intervista a un periodico specializzato: “Ho sfiorato il Mondiale due volte. In
questo 2009 ho cambiato moto proprio per vincere.” Poche parole, nessun dubbio sul significato. C’è da credergli, perché se esiste un aggettivo per definire adeguatamente il carattere e lo spirito di Ivan, è “tamugno”, che sarebbe una specie d’impasto dialettale per denotare una persona consistente, che sa quel che vuole, che lo ricerca con determinazione e senza guardare in faccia nessuno. Con la massima sportività, s’intende. Si potrebbe anche dire che è un “duro”, ma è ormai troppo sfruttato, e non rende l’idea fino in fondo. Mentre scrivo queste parole, e forse anche a voi mentre le leggete, non poteva non venirmi in mente quel personaggio unico che in questo ultimo decennio è stato ed è il motociclismo in persona nella sua versione MotoGp, cioè Valentino Rossi. Dalle nostre parti la bellezza del motociclismo sta proprio in questo: che i grandi, ciascuno nella propria specialità, possono essere più di uno, che ciascuno di loro può e sa rappresentare
Talento e carattere vincente un lato e una facciata della mentalità e della passione che le due ruote a motore suscitano ancora e sempre nelle nostre zone. Un parallelo è possibile: mentre Valentino, con la sua presenza, è l’ago della bilancia del MotoGp, Ivan lo è altrettanto per la “Supermoto”, con il carisma sufficiente per informare di sé questa specialità. In sostanza, se il MotoGp ha indubitabilmente la faccia di Valentino Rossi, altrettanto indubitabilmente la “Supermoto” ha quella di Ivan Lazzarini, ormai una icona di questo sport e anche il più forte e rappresentativo pilota della specialità. Gli manca solo la patente del titolo mondiale individuale, ciliegina sulla torta di un carattere vincente, di un sicuro talento competitivo, il tutto condito dall’immagine di atleta serio, veloce, corretto e determinato. Ma attenzione ai complimenti, i veri talenti sono belli e bravi, ma anche tremendamente veloci quando è ora di farvi mangiare la polvere. Con un po’ d’agiografia, di Ivan dicono che sia persona “di gradevole aspetto, con ottima proprietà di linguaggio...”. Cosa che certo non guasta mai, ma che servirebbe a ben poco se poi, quando c’è da buttarsi a capofitto dentro l’ultima curva per fare secco l’avversario e vincere, Ivan non fosse uno capace di mangiarsi ed
ingoiare in un sol boccone anche il diavolo con tutte le sue fiamme. Che Ivan - fra l’altro nel nome c’è già parecchio - sia uno tosto assai lo dicono anche la forza e la tenacia con le quali nel 2003 seppe riconvertisi alla grande come pilota di supermotard dopo che, a soli 23 anni, un infortunio gli precluse la possibilità di continuare a competere ad alto livello nel mondiale di Motocross. Allora per il momento lasciamoci con una domanda che resta sospesa per aria, in attesa di ulteriori sviluppi e accadimenti: in questa stagione Ivan Lazzarini riuscirà a prendere per la gola il titolo di campione del mondo individuale e portarselo a casa per completare una volta per sempre la sua bacheca di trofei e vittorie? Ormai è un fatto personale fra lui e questo titolo che ancora gli manca. Non ne fa mistero e, intervistato, conferma: “Ripeto, il mio obiettivo è l’attacco al titolo mondiale senza mezzi termini... dopo tanti titoli italiani adesso è ora di mirare al bersaglio grosso...”. A Pesaro Laz-
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zarini è uno dei nomi che richiama subito alla mente motori e moto, è una di quelle famiglie i cui progenitori hanno in casa o in negozio attestati formidabili delle loro gesta e delle loro vittorie che hanno consentito questo presente a rampolli come Ivan. Nelle mani di questi rampolli, così come adesso in quelle di Ivan, c’è anche il loro futuro. Non si vive solo di Valentino Rossi. La bravura, il coraggio e il talento sanno assumere cento forme e sembianze. Seguite Ivan Lazzarini in questo campionato e ve ne accorgerete. L’invito, e per lui la quasi certezza, viene anche dal suo manager storico Andrea Cappellini: Ivan è magico. IN
Sopra, Ivan impegnato in un recente test invernale con la nuova moto. A fianco, insieme al padre che lo accompagna ad ogni gara.
Raccontare | Artigiani raffinati
L’Arte
Mestiere
in un
interviste Elio Giuliani testo Simonetta Campanelli foto Luca Toni
Quattro storie tra i quartieri della città, quattro esempi di abilità, attenzione e gusto. Un piccolo viaggio tra artigiani che, di questi tempi, raccontano di una professionalità nel “fare” che riesce a non aver troppa paura della crisi.
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Facciamoci un giro tra alcuni artigiani della città, che in quattro diversi settori uniscono tradizione, genuinità e cura dei dettagli. Un viaggio nel raffinato, tra “angoli” di gusto, “antologie” d’abilità manuali e forme d’arte che raccontano la vita e che inizia in “cucina”.
Che si mangia questa sera? Cannelloni al ragù, o lasagne, arrostino ai funghi o pasticciata con verdure grigliate, piadina sfogliata e
a mano. E c’è da dire che qui, coi profumi della cucina tradizionale, fa a gara la cordialità dei proprietari: sul loro viso c’è sempre un genuino, timido e riservato sorriso, accompagnato da atteggiamenti gentili e simpatia, che non cede a “crisi” o stanchezza. Mentre a Pantano si preparano menu per palati esigenti, in via Flaminia a Loreto, nella sua falegnameria, Angelo Renzi, artigiano
Tradizione, genio, cura nel dettaglio tradizionale. Ma anche cappelletti, nidi di rondine, tagliatelle lunghe, gialle ed “erte”. E ancora fritti misti, pollo alla cacciatora, coniglio in porchetta, un assortimento speciale di pesce dell’Adriatico e… sentite un po’: perché non andate a “L’Angolo del Buongustaio” per scegliere la “cucina di tutti i giorni” preparata secondo tradizione, genuinità e semplicità tutta pesarese. Boris e Daniele Gabucci sono mente e braccio della gastronomia di Pantano. Fratelli che hanno deciso di fare di un’arte un mestiere: Boris è lo chef, Daniele consiglia… poi impacchetta e riscuote: anche i complimenti, naturalmente. Con loro, nella piccola attività, la mamma che aiuta i figli e si occupa dei contorni e una cognata, artista della pasta fresca, rigorosamente fatta
di raffinato gusto e artista del legno, da sempre amante di questa materia calda e naturale, ha creato “Antologia del legno”. Nei lunghi anni d’attività ha realizzato centinaia di mobili, tutti curati nel dettaglio. Dettaglio che ha fatto nascere in lui il desiderio di studiare a fondo i vari tipi di legno,
le venature, i suoi colori naturali, mutevoli e sfumati per conoscerne duttilità e resistenza alla forma e alla lavorazione. È una raccolta di forme, colori e venature dei legni più diversi, personalizzati da stagionature, intagliati e impreziositi dalle sapienti capacità manuali d’incastonare e interscambiare, oltre a sovrapporre legni diversi tra loro. Questo impreziosisce i mobili di Angelo, che ha ereditato l’arte dal padre e che di questi ha conservato una grande quantità di attrezzi: pialle, scalpelli, seghe e martelli, di ogni misura e spessore e che, addirittura, appartenevano al nonno. “Li esporrò tutti in un mio piccolo museo - dice -, che prima o poi farò in ricordo di un antico mestiere che deve essere custodito, perché esprime una forma d’arte che racconta la vita. Nel frattempo li tengo intorno a me, nei cassetti, sulla scrivania, sul davanzale e su questa libreria. Sono
In alto a sinistra, Angelo Renzi. Qui a fianco, i fratelli Boris e Daniele Gabucci.
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A sinistra, il liutaio Daniele Canu. In basso, Marco Barilari nella sua bottega.
impolverati ma unici e originali. Ora scusatemi, devo andare. Come ogni giorno, ho bisogno di scaricarmi e fare la mia corsetta fino al porto!” Noi lasciamo il quartiere di Loreto e ci dirigiamo in centro. Godiamoci la nascita di suono, note musicali e melodie. Siamo a pochi passi dal Conservatorio Rossini ed entriamo nel negozio di Daniele Canu, artigiano davvero singolare. È liutaio e non ha “ereditato” la professione. Ha imparato a costruire violini, viole e violoncelli nel rispetto di un’antica arte che ha appreso dal maestro Bignami alla Scuola di Liuteria Artistica Bolognese. Su richiesta costruisce strumenti ad arco che si rifanno ai modelli classici, pur improntando nella realizzazione un tocco di personalità usando vernici ad olio su fondi dorati. “Ho sempre avuto - dice - un’ottima relazione con la musica ma non sono mai stato un grande musicista. Grazie a questo speciale rapporto è nata la passione che mi ha portato a costruire strumenti che non ho mai avuto la capacità di suonare con facilità e trasporto.” Una reazione e un’intesa innata sono state la spinta alla
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scelta di questo mestiere. “Costruisco e restauro - spiega - soprattutto strumenti ad arco. In questo momento c’è crisi e ne risentiamo tutti, comprese le famiglie che non spendono tanto denaro per acquistare uno strumento di particolare qualità ai propri figli. La vicinanza al Conservatorio mi aiuta nelle vendite, ma il vero problema non è la crisi generalizzata; piuttosto, in Italia non c’è un grosso supporto alla cultura. Il problema è dovuto al fatto che mancano orchestre e grandi iniziative per garantire un futuro a quanti vogliono fare della musica una professione.” Da via Sabbatini ci dirigiamo al vecchio ghetto. Qui c’è di tutto, mercanzie d’ogni genere, nelle botteghe più varie. Incontriamo un altro curioso personaggio che, nonostante la stazza e le grosse mani si dedica a una professione di grande precisione: Marco Barilari, che costruisce e assembla modellini di macchine Ferrari da oltre quindici anni. “Prima vendevo vernici poi,
con l’apertura dei grossi centri di distribuzione, le vendite hanno cominciato a calare. Mio figlio voleva un motorino, così mi sono rivolto a un amico per cercare di tirar su due soldi. Lui aveva, da poco tempo, aperto una piccola fabbrica a conduzione familiare, la M4, che ancora oggi produce questi modellini. Perché non provare?, mi sono detto. Anche il lavoro per conto terzi è gratificante se fatto con passione e attenzione. Ed eccomi qua. Ho acquistato manualità e nonostante mani e dita grosse, riesco a montare un certo quantitativo mensile. Ho costruito fino a mille modelli al mese, ora ne assemblo circa 400. La crisi c’è anche per noi e i collezionisti invece di acquistare tre o quattro modelli alla volta ne comprano solo uno. L’80% della produzione è esportata in Giappone e Stati Uniti. Ma questo lavoro mi piace e continuerò a farlo fino alla pensione. Poi, perché no, posso sempre continuare a coltivarlo come hobby!” IN
Ricordare | La storia della banda Grossi
Briganti
Urbinate
dell’
testo Riccardo Paolo Uguccioni - foto Leonardo Mattioli La storia della banda Grossi, attiva fra 1860 e ’62, è stata l’evento del XIX secolo che più ha colpito gli abitanti della provincia di Pesaro e
Urbino, dando vita a una leggenda che per decenni è rimbalzata nelle chiacchiere dopo la messa e negli incontri all’osteria. Questa fama persistente ha costituito essa stessa un problema: fra tanti masnadieri attivi nella provincia metaurense sotto il papa-re (e poi, per alcuni anni ancora, sotto il re d’Italia), perché proprio della banda Grossi è rimasta una memoria così tenace? Si può dire, per paradosso, che quella fama nasca dalla campagna del 1860 con cui i Piemontesi sot-
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trassero le Marche al papa. Se l’esito della battaglia di Castelfidardo fosse stato diverso, la notorietà della banda Grossi non sarebbe sopravvissuta al breve orizzonte dei suoi delitti e si sarebbe spenta appena una sentenza esemplare vi avesse posto fine. Ma Terenzio Grossi si mosse sul crinale tra lo Stato pontificio che finiva e il Regno d’Italia che iniziava. L’apparire del tricolore italiano nelle città e nelle campagne implicò mutamenti non sempre bene accolti dai ceti subalterni urbani, quasi mai dalle popolazioni rurali, per nulla dai parroci. Il nuovo regno era più articolato e costoso, quindi impo-
neva più tasse: sviluppò una politica anti-ecclesiastica; impose una leva che obbligava i giovani a un lungo servizio militare (e i parroci a fornire i registri dei battesimi). La banda Grossi si inserì in quel contesto irrequieto e assunse come propri nemici i simboli di uno Stato che in quel momento sembrava malevolo sia ai contadini che a quanti detestavano le novità. La gente delle campagne urbinati e pesaresi, più delle rapine e delle sevizie (che non mancarono), preferì ricordare come, scacciata a fucilate una pattuglia da un paese dell’entroterra, i briganti portassero poi in trionfo nelle vie del
borgo il mantello perso da un carabiniere. Altri fatti sui quali si costruì la risonanza della masnada sono narrati nel libro Vera storia della banda Grossi, recentemente ripubblicata in anastatica dall’Editrice Flaminia con il sostegno dell’Amministrazione provinciale: il dono di alcuni baiocchi e di qualche beffa a un giovane che andava al consiglio di leva; le invasioni dei paesi di Montefabbri e Acqualagna, dove gli stemmi sabaudi furono rotti a fucilate; i numerosi scontri con i regi carabinieri, ecc. Ma nelle città, a differenza di quanto accadde al Passatore in Romagna, la fama di Terenzio Grossi entrò in collisione con il sentimento risorgimentale. Il Passatore aveva sparato sui gendarmi pontifici e sulle truppe austriache che occupavano la Romagna dopo il 1849, cioè su coloro che i patrioti identificavano come antagonisti. Dieci anni più tardi Terenzio Grossi sparava invece sui carabinieri italiani e a volte si comportava come se rimpiangesse il vecchio sovrano (soprattutto perché detestava il nuovo): fu dunque mitizzato e ricordato a lungo nel mondo contadino, che credeva di avere i suoi stessi nemici, ma nelle città le sue gesta criminali furono bollate come delinquenza. Nello stesso anno in cui fu ucciso - il 1851 - il Passatore
ebbe l’onore di una poesia di Arnaldo Fusinato, e di lì a poco la sua fama si sarebbe ingigantita grazie a Giovanni Pascoli che in versi che ciascuno conosce lo definì - del tutto a torto - “cortese”. Nel caso di Terenzio Grossi, invece, non si innescò nessun interesse pubblicistico e si dovette arrivare ai tempi nostri, alla Vera storia della banda Grossi, per un tentativo archivisticamente fondato di ricostruzione di quegli eventi ormai lontani. IN In alto, immagine tratta dalla copertina del volume sulla storia dei Grossi. Sotto, scorcio di Montefabbri, meta di scorribande dei briganti.
Camminare | Mombaroccio
Alla scoperta
Borgo antico
del
testo Ettore Franca - foto Leonardo Mattioli
Il viaggio nell’entroterra ci porta a Mombaroccio, scrigno di storia e cultura racchiuso da potenti cinte murarie.
Adesso che si fa primavera, viene voglia di godere il vicino entroterra pesarese. Vi propongo Mombaroccio, facilmente raggiungibile sia da Fano che da Pesaro passando da S. Maria dell’Arzilla. È un nucleo dove
donna della Misericordia di Giovanni Antonio da Pesaro e il trittico Madonna con Benedetto e Antonio abate di Lorenzo di Giacomo, pittore veneziano. Proseguendo nella valle qualche capannone disturba il bucolico
Sopra, panoramica del paese. A fianco, l’ingresso a Mombaroccio da Porta maggiore, con le due torri cilindriche.
le comunità rurali del territorio si incontravano per le fiere e venivano a far farina e olio nei mulini cui l’acqua del torrente muoveva le macine. Fermiamoci un momento nel santuario che, dal ’400, ha un forte richiamo devozionale. Sono da ammirare antichi affreschi superstiti oltre alle due tavole, Ma-
paesaggio agricolo segnato da alcune querce monumentali che, da sole, fanno spettacolo. Poi, lasciata a destra quella che va a Villa Betti, la strada sale fra campi infiniti, senza alberi sulle colline morbide modellate dalla mezzadria sulle argille venute su dal mare fra i tre e quattro milioni di anni fa. Passato
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A sinistra, il giardino e il palazzo del ’500 dei marchesi Del Monte. Sotto, scorcio della piazza con torre civica, palazzo del Comune e la chiesa di San Marco.
il bivio per “il Cairo”, si, come quello d’Egitto, dopo Villagrande ecco apparire Mombaroccio su uno sperone sulla vallata dell’Arzilla. Mura e storia
Colpisce la cinta muraria medioevale interrotta da due torri cilindriche che si aprono nella Porta maggiore; sotto l’arco, si entra nel borgo e subito a destra è il palazzo cinquecentesco della famiglia Del Monte, marchesi di Mombaroccio,
abbellito da un ampio giardino che si estende fino alle mura castellane dalle quali si apre lo sguardo sul vasto panorama. Vi abitò Guidubaldo, compagno di studi di Torquato Tasso, matematico, astronomo, fisico, architetto, amico e protettore di Galileo, marito della figlia del suo omonimo Della Rovere duca di Pesaro, con la quale fra scritti e saggi, trovò il modo di mettere al mondo undici figli maschi e sei femmine. Fu grande la fama al suo tempo per gli studi prodotti nei vari campi e variamente pubblicati, mentre l’unica opera di architettura rimasta visibile è il nucleo più antico del palazzo Gradari, a Pesaro, e la sua impronta si può forse riconosce-
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re nella singolare uniformità che connota le nobili facciate sulla via principale del borgo. La piazza
Cuore del paese, si allunga in discesa fino alla Porta marina con cui si chiude il giro delle mura. Sulla piazza, da ammirare la facciata della parrocchiale dedicata ai santi Vito e Modesto, e la poderosa torre civica che oggi ospita il Museo del ricamo, una mostra di pezzi pregiati sia di fattura antica, “al legaccio”, sia quelli di abili mani d’oggi. Accanto sono il palazzo del Comune, che oggi ingloba l’ex convento dei frati Girolomini, e la chiesa di San Marco col portale segnato dal bassorilievo quattrocentesco del leone marciano. All’interno è allestita una raccolta d’arte sacra che, in sette stanze, raduna quadri, manoscritti, incisioni, paramenti, mobili e oggetti realizzati fra ’500 e ’800. Nei sotterranei, vicino alle grotte settecentesche, scavate nel tufo per oltre 40 metri, è allestita una parata di attrezzi agricoli, artigianali e casalinghi, per lo più scomparsi e dimenticati ma che destano curiosità e qualche “amarcord”.
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Il santuario del beato Sante Brancorsini e, sotto, l’interno della sua chiesa.
La salita al Sante
Una sosta anche gastronomica
Chi va a Mombaroccio non può non salire al beato Sante, un santuario carico di spiritualità, di arte e di cultura. Ai lati della strada che s’inerpica, si attraversa un bosco di castagni che su questo colle ha trovato un incredibile habitat, anomalo per quota e natura ma che qui consente una vegetazione lussureggiante. Nella chiesa, oltre a numerose tele ed affreschi, è il crocifisso di scuola senese, del XIV secolo, mentre all’esterno alcune lunette illustrano episodi di vita del beato Sante Brancorsini che, dal 1362, in questo convento visse una vita di umiltà e penitenza per espiare l’uccisione involontaria di un suo parente. Di notevole interesse sono il campanile e l’austero chiostro cinquecentesco col quadriportico, ma quello che affascina è il silenzio, la quiete, la natura e la possibilità di brevi passeggiate sicuramente salutari.
Se l’ora è giusta per mangiare, sia un pranzo o cena, o semplicemente uno spuntino, c’è solo da scegliere fra ristoranti, agriturismi, trattorie e osterie per tutte le tasche ma sempre improntate alla qualità, che nei prodotti locali trovano le materie prime saggiamente elaborate nei piatti di tradizione. Da portare a casa, attingen-
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do direttamente alla fonte, l’olio prodotto da produttori locali quali l’agriturismo Chesanova, le aziende agricole Cardinali e Corsini, il frantoio Fiorelli; o ancora, salumi e carni da Damiano Bartocetti o Paola Romani; il miele da Roberto Allegrucci, Pierino Ripanti o Federico Oliva. Volendo, si trova anche il formaggio di fossa, basta chiedere a Claudio Cardinali. IN
Dirigere | Michele Mariotti
Direttore
Carriera
in
testo Maria Rita Tonti - foto Luca Toni
Cresciuto a “pane e Rossini”, Michele Mariotti a 29 anni “guida” l’orchestra del Comunale di Bologna. Un incarico che vive con professionalità e serenità; una grande chance, in una così importante istituzione musicale.
A soli 29 anni riveste il prestigioso ruolo di direttore principale dell’Orchestra del Teatro Comunale di Bologna. Si tratta di Michele Mariotti, pesarese e figlio d’arte: suo padre Gian-
franco è il sovrintendente del Rossini Opera Festival. È cresciuto a ‘pane e Rossini’. Che peso ha avuto questa esperienza nella sua vita musicale?
“Sono stato molto fortunato: ho avuto la scuola a casa mia. Già a sette anni mio padre mi portava ad assistere alle prove del ROF. Era preoccupato che mi annoiassi o combinassi qualche marachella: invece io, affascinato, rimanevo lì per ore, senza muovermi. Ho avuto il privilegio di veder dirigere personaggi come Abbado, Renzetti, Gatti, Zedda, per cui ho imparato con una velocità enorme rispetto allo studio sui libri.” Ora che è un direttore in carriera, suo padre le dà consigli?
“Sono io che glieli chiedo. Per me è una guida culturale, di lui ammiro la curiosità che lo porta ad essere preparato su tutto. D’altra parte, specie per il direttore d’orchestra, se non c’è una volontà d’approfondimento culturale, il lavoro finisce per inaridirsi.”
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A fianco Michele Mariotti impegnato nelle prove al Comunale di Bologna. In apertura, in posa davanti al teatro Rossini.
Che effetto fa, così giovane, essere a capo di un’orchestra come quella di Bologna?
“Da parte del Teatro c’è stato un grande atto di fiducia nei miei confronti. Hanno rischiato, affidandomi prima L’Italiana in Algeri e poi l’inaugurazione della stagione. Un’operazione eticamente importante: spero che il teatro si popoli di giovani artisti di talento che aspettano solo l’opportunità di emergere e farsi valere. Un giovane direttore, a parer mio, può dare una visione di un’opera più fresca, non ‘contaminata’. Per quanto mi riguarda sono stato ‘adottato’ dall’orchestra e da tutto il popolo del Teatro. È una grande chance di crescita. Sarei maturato ugualmente con l’esperienza, ma a Bologna lo sto facendo più velocemente perché tutti mi aiutano a migliorare. Da parte mia sono ‘tedesco’: mi presento sempre preparato e vengo apprezzato per questo. Lavoriamo serenamente, in modo ‘armonico’: c’è una forte volontà di far musica insieme, democraticamente. E di questo sono orgoglioso.” C’è un direttore a cui si ispira?
“Almeno quattro: Abbado, che è un pezzo della storia della musica; Daniele Gatti, venuto per tanti anni a Pesaro; Donato Renzetti è stato il mio maestro. Ho amato
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la loro tecnica, la loro bellezza e il loro pragmatismo. Del Maestro Zedda ammiro enormemente l’entusiasmo e la modernità.”
sera, mi dedico allo studio. Per ora Pesaro è il mio punto di riferimento: ci sono i miei affetti. E poi c’è il mare…”
Dal suo punto di vista la crisi inve-
A quando una direzione al ROF?
ste anche la musica?
“Naturalmente mi piacerebbe molto. In teoria essendo direttore dell’Orchestra di Bologna, da anni presente al ROF, dovrei proprio farlo, ma ho deciso di rimandare. Non c’è fretta: un direttore d’orchestra ha una lunga carriera davanti a sé.”
“Naturalmente. Si avverte il problema di portare la gente a teatro come quello di dover ‘tagliare’ alcune opere per motivi economici. La crisi c’è. All’estero, però, ho potuto constatare che il teatro è considerato importante come un ospedale. Noi stiamo andando verso la morte del teatro e questo, credo di non esagerare, è un problema italiano perché il teatro è inteso come ‘nobile spreco’. Però mi chiedo: in un momento di crisi come questo se non è la cultura a venire in soccorso, chi ci può salvare?” Adesso che è molto impegnato, che legame ha con Pesaro?
“Qui ho gli amici di sempre, anche se esco poco perché, soprattutto la
Come trascorre il tempo libero?
“Sono appassionato di cucina. Ho provato di recente un piatto nuovo che ha avuto grande successo: risotto con pere, parmigiano e vino bianco. In cucina mi rilasso: quando sono ai fornelli non penso alla musica. Per il resto gioco a basket e tifo Scavolini. Sto con gli amici, colleziono bottiglie di whisky… vuote, perché mi piace anche assaggiarlo!” IN
Carriera giovane e intensa Michele Mariotti ha studiato Composizione al Conservatorio “G. Rossini” di Pesaro e Direzione d’orchestra con Donato Renzetti presso l’Accademia musicale pesarese. Fra le molteplici esperienze, c’è anche quella come solista nel Coro Gregoriano “Tonus Peregrinus”. Fedele al detto “il primo amore non si scorda mai”, il cavallo di battaglia del giovane direttore non poteva essere che Rossini, complice con la sua Italiana in Algeri del colpo di fulmine con l’Orchestra del Comunale di Bologna. Sempre Rossini, col Barbiere di Siviglia, ha portato Mariotti in tutta Europa e lo farà sbarcare anche in America. Il musicista non dimentica tuttavia la sua terra d’origine - quest’estate dirigerà Traviata a Macerata - e gli amici di sempre: a Milano ha diretto un’opera del pianista e compositore pesarese Paolo Marzocchi.
Riscoprire | Roberto Berloni
I miei sogni
Rombano
che
testo Loretta Signoretti - foto Leonardo Mattioli
La vita professionale lo vede ai vertici dell’azienda di famiglia, ma il suo grande amore, sin dall’infazia sono i motori. Passione che per Roberto Berloni continua oggi nel progetto, che si avvia finalmente al traguardo, del kartodromo a Chiusa di Ginestreto: una “valvola di sfogo” per veri appassionati.
L’incontro è quasi imbarazzante. Entra dalla porta principale dell’edifico che ospita gli uffici della Berloni cucine. L’ambiente è familiare, l’accoglienza è calda. Un caffè, due chiacchiere con la segretaria nella hall. Si danno del tu, farfugliano qualcosa sugli appuntamenti della mattinata, e si salutano. Poi entra nel suo ufficio. Stile minimalista ma accogliente. Accendo il registratore. Non ce ne sarebbe bisogno: Roberto Berloni non si atteggia, parla a ruota libera senza freni. Lui, 43 anni, corporatura asciutta e vestito casual, con quel cognome pesarese conosciuto in tutto il mondo che campeggia su manifesti giganteschi e rimbalza in spot pubblicitari su tutte le tv, è una persona come tante altre. Parla della sua famiglia, del padre Marcello, della sua infanzia passata nella casa di Santa Veneranda tra galline e anatre, “quelle bellezze che oggi si sono perse”. Parla del lavoro ai vertici dell’azienda familiare, ma soprattutto della sua passione per i motori, condivisa col cugino Massimo, nata ai tempi delle corse di Graziano Rossi ed Eugenio
Lazzarini, “sfogata” per la prima volta con il regalo ricevuto per la Comunione. “Con quel kart giravo intorno alla fabbrica, svincolandomi tra gli operai”, racconta con un po’ di nostalgia. Non lo dice, ma quella “cittadella dello sport” che fatica a realizzarsi, è forse il suo modo per combattere la malinconia. Parla del progetto del kartodromo, condiviso con il cugino Massimo, arenatosi per quasi 5 anni tra carte bollate e consensi che “singhiozzano”.
Ma non molla. Vuole andare avanti e costruire in località Chiusa di Ginestreto, in un’area di circa 14 ettari, un circuito per appassionati, “una valvola di sfogo per i piloti dell’ultimo minuto e l’occasione di riscatto per quelli che nel corso degli anni si sono persi per strada.” Un circuito, quello studiato da Roberto e Massimo, aperto a più discipline. Si parla di kart, minimoto, supermotard e motocross. Roberto è determinato ad allargare la partecipazione ai tanti team che hanno scelto il territorio per la loro base operativa, “come la Tm, che ha galvanizzato tanti pe-
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Massimo e Roberto Berloni mostrano alcuni dei loro “bolidi”.
saresi, che per girare devono farsi almeno tre ore di macchina”. Fino a qualche mese fa era tutto fermo. Poi, alla fine del 2008, la svolta. Lo aveva predetto: “Forse si sbloccherà entro l’anno”. Hanno tenuto duro ed entro il 2009 quel sogno diventerà realtà. Dopo quasi cinque anni di battaglie. Ora il mosaico è completo. Ci sono licenze, permessi e accordi col Comune di Pesaro e Montelabbate. Tutto è stato fatto a riflettori spenti, senza far rumore. Perché lui e
Massimo non amano pubblicizzare loro stessi, come dimostra la scelta di non sponsorizzare una squadra del Motomondiale. In realtà lo hanno fatto una volta, col team Scot di Dovizioso in 125, proprio nell’anno della vittoria del mondiale. Ma è stata una parentesi. Da tempo il loro cuore è con la Clinica Mobile del dottor Costa. Proprio nella casa di Candelara sono stati celebrati i trent’anni dell’ospedale viaggiante, nell’estate 2007. “Allora - continua Roberto - avremmo
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dovuto fare il taglio del nastro del kartodromo. Nulla di fatto.” Si torna sempre lì, all’ambizioso progetto che presto diventerà realtà e che troverà in Claudio Costa, nel fratello Carlo, nei tanti medici al servizio della clinica, dei forti alleati. Il legame è stretto “e con loro mi piace girare e assistere alle gare motociclistiche”. I due cugini si completano. “A Massimo piace sporcarsi le mani: parte da un telaio e lo trasforma in un kart. Ricordo ancora quando, da ragazzi, giravamo la fabbrica con muletti e trattori.” E proprio tra le mura dei grandi capannoni della Berloni cucine, marchio di prestigio anche per l’arredamento della casa giorno e notte, Roberto ha scoperto l’amore per la moto. Ora non la possiede più. Si diverte il fine settimana col suo “scooterone”, “perché mi conosco e da buon collaudatore non ho freni”. Certe cose cambiano con l’arrivo di figli. Ma la passione continua a crescere con loro. IN
Incontrare | Pesaresi e il canto
Tra le note
Passione
di una
testo Simonetta Campanelli - foto Luca Toni
Sono cresciute a pane e musica e oggi continuano a vivere un intenso rapporto con il canto. Chi, come Clarissa Vichi, a livello professionale; chi come una grande passione: Laura Trebbi, Barbara Inesi, Fulvia Francesconi ed Eliana Melone.
Per chi ancora non la conosce, Clarissa Vichi è una 25enne cresciuta a pane e soul. A 9 anni già ascoltava Anita Baker e Al Jarreau e conosceva tutti gli artisti della mitica Motown. Da subito sente che il rapporto con la musica è destinato a diventare ben più di una passione. È allora che inizia a studiare, impegnarsi e fare della musica un mestiere. Ufficialmente la sua carriera inizia nel 2000 con la partecipazione ad alcuni importanti concorsi canori: Festival di San Marino, Accademia di Sanremo, Girofestival, Bengio Festival; è qui
che incontra i celebri produttori ed autori Popi e Maurizio Fabrizio coi quali collabora per circa 3 anni e incide i singoli I segreti del cuore e Prendimi con te (edizioni Sonymusic/Prom). La musica la porta lontano da casa, a Roma, dove, mentre studia e si diploma alla LIM (accademia di canto jazz diretta da Rossana Casale), partecipa alla tournée teatrale coi ragazzi di
Amici (2002), a quella con Franco Miseria col musical I love you Freddi, diventa la voce ufficiale del gruppo di cabaret Gnometto Band. Il 2006 è l’anno del tour tributo a Mia Martini e dei live con grandi professionisti. Oggi è la terza cantante del gruppo Cherries col quale sta lavorando a un Ep di prossima uscita, e si esibisce unplugged nei più bei locali della penisola, fiera di lavorare con Gianna e Terry, le altre due cherries, artiste di grande talento. Ancora molto giovane, Clarissa oggi è più consapevole e ha imparato tanto, soprattutto dagli errori; le delusioni l’hanno resa più forte, la sua voce è più calda, la voglia di fare musica ed emozionare è cresciuta con lei, certa che non l’abbandonerà mai, con tanti risultati positivi all’orizzonte.
ghe, corsi e ricorsi canta e si scarica dalle tensioni. “Musica e canto non stressano. Appassionano!”. Laura si fa affascinare dal canto nei primi anni ’90. Presentava concorsi canori e, proprio ascoltando cantare, si sprigiona in lei la voglia di esibirsi. I suo amici di pianobar le offrono l’opportunità con un brano, e poi un altro ancora fino a cantare per tutta la sera. A questo punto decide di frequentare corsi per migliorarsi e apprendere le tecniche canore, visto che la voce c’è! Da qui il gioco ha inizio! La sua ventennale esperienza a Radio Veronica è una grande palestra. L’ascolto costante
e la grande disponibilità di musica le fanno assimilare testi e melodie. E lei canta, a microfono spento, su ogni brano in onda. Passione e professione non sono un problema. Si
Se Clarissa ha fatto della sua passio-
conciliano benissimo: comunque si
ne una professione, altre professio-
esibisce. Sul palco e in aula. Dov’è il problema? La musica è una passione che non si può reprimere, anche se quello che le piace cantare
niste pesaresi hanno invece scelto la musica per passione. La giovane avvocato Laura Trebbi dopo arrin-
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A fianco, Laura Trebbi e Barbara Inesi. Sotto, da sinistra, Fulvia Francesconi ed Eliana Melone. In apertura, Clarissa Vichi.
non sempre coincide con quello che vorrebbe esprimere: “La mia formazione e background musicale sono soul, funky, black music in genere. Dicono che abbia una voce black… ‘vorrei la pelle nera !’.” Tra globuli rossi e bianchi in provetta, anche chi fa il tecnico di laboratorio all’Ospedale di Pesaro, come Barbara Inesi, canta. L’esordio a vent’anni, tra i più classici: nelle cantine di casa degli amici, dove alcuni suonano e lei canta.
Ad accomunarli la musica. A questo punto cantare in pubblico con gruppi che suonano del vivo è ancora più emozionante. Tranne l’heavy metal il suo repertorio comprende ogni genere, gospel compreso! In questi ultimi anni si esibisce su tre fronti: è la voce di un gruppo che suona soul, rhythm’n’blues e funky e fa parte di un trio disco. Nel tempo libero si sacrifica per il lavoro… ma la passione vale il sacrificio! Pure se siete impiegate in un’impresa di costruzioni potete cantare. È il caso di Fulvia Francesconi, che già a 5 anni si ritrova a cantare nel Coro del Grillo d’Oro, per-
ché i genitori la iscrivono più per loro passione che per sua scelta. Ma qualche volta i genitori hanno ragione! Fulvia non sapeva ancora leggere, così la mamma le insegna le parole, che lei impara a memoria.
Crescendo, l’attività canora si trasferisce all’orchestra di liscio. Dai 12 ai 17 anni fa parte del gruppo “Macci e i Ragazzi del Folk”. Deve sospendere la sua attività pur avendo ben presente che se il canto fosse stato il suo destino, qualcosa sarebbe accaduto. Un giorno di dieci anni fa, per caso, un musicista che si esibiva in feste e locali le offre una nuova opportunità. Riprende in mano un microfono e si dedica a un repertorio nuovo: ora non ha certo intenzione di fermarsi. Chi si ferma è perduto e Fulvia non intende perdersi. La passione di Eliana Melone, in-
vece, parte dalla famiglia: padre tenore e nonno violinista; poi i cugini Stefano e Roberto, musicisti; i fratelli, pure loro appassionati, la accantonano, nel tempo, per scelte professionali diverse. Eliana, che lavora in un’azienda concessionaria di bilance, inizia la carriera con lo studio d’armonia al Conservatorio e si perfeziona seguendo un corso d’armonia e canto jazz al Saint Louis di Roma. Oggi è voce solista di un gruppo bossanova e canta da qualche anno con i Mais (Marcello Lucchetti, Andrea
Gaudenzi, Federico Terenzi e Peter Mei) che in brasiliano significa “più”. Con loro esprime la sua anima latina. Ognuno, col proprio bagaglio d’esperienze e pur seguendo rotte diverse, è arrivato ad amare questa terra e le sue sonorità malinconiche, che li hanno sempre attirati. Dopo tante esperienze, viaggi in Italia, esibizioni in discoteche, privée di locali, convention e toccando i generi ì più diversifi, Eliana ha anche scritto un testo in brasiliano cantato su musiche di Marco di Meo, Summerhands. Ma c’è altro: l’incisione di un cd dance con un dj e canzoni da lei scritte, in brasiliano e inglese. E nei pro-
getti futuri ci sono altri cd jazz, in cui la sua voce sarà strumento e non solo mezzo per comunicare parole e testi. IN
Curare | Paolo Coschiera
Ho cura
Salute
della
testo Simona Spagnoli - foto Luca Toni
“Lo sguardo del medico che si posa sul malato deve essere sempre consapevole di avere di fronte una persona.” Lo afferma Paolo Coschiera (nella foto, primo da destra), nuovo primario della divisione di Dagnostica per Immagini del San
Salvatore di Pesaro, 52 anni, certo che alla malattia non si risponda solo col progresso della medicina ma anche con la condivisione del valore morale della sofferenza. “Quando umanità e tecnica vanno di pari passo la professione medica ha assolto la propria funzione.” Del resto, disponibilità ed equilibrio sono doti che, quotidianamente, il dottor Coschiera distribuisce con naturalezza durante i turni di lavoro. “Cuore e testa” sono quasi un’ossessione nel rapporto coi pazienti. “Dicono che non so dire di
no, che il mio ‘difetto’, se così si può definire, sia mettermi nei loro panni. Per me non rappresenta un problema, anzi, la soddisfazione più grande è la riconoscenza da parte di chi curo.” “Cuore e testa” guidano anche i rapporti con sottoposti e colleghi. “Non transigo su orari e programmazione sanitaria. Guai se non fosse così in un reparto che è come una piccola industria dove lavorano cinquanta persone tra medici, tecnici, infermieri. Su tutto il resto si discute, lasciando spazio alle aspirazioni personali: si lavora meglio se si è motivati. E si produce di più: nel 2008 siamo riusciti ad aggiungere 3000 prestazioni al nostro ruolino di marcia.” Per il resto la nomina di primario non ha cambiato la giornata di questo
medico che ha compiuto l’intero percorso professionale nell’ospedale della sua città dove è stato
assunto nell’83 (“ma le mie radici sono nel Mediterraneo - precisa -: mia nonna era greca e mio nonno è stato per anni direttore della Banca d’Italia al Cairo”). È il primo ad arrivare in ambulatorio intorno alle 7.30 e continua a fare le reperibilità per la Guardia radiologica, ha solo aggiunto la gestione organizzativa alla programmazione clinica, che in gran parte faceva anche quando era aiuto-primario. Poi c’è l’aggiornamento, altro elemento fondamentale della professione: “Fino a poco tempo fa si pensava al radiologo come ad un fotografo - racconta. Nulla di più sbagliato: le metodiche sono talmente sofisticate che portano sempre il segno della patologia, ma è
la bravura del medico a trovarle grazie all’esperienza, alla capacità, all’intuito e all’aggiornamento costante. Tutto questo nella diagnostica ‘vale’ il 90%.” Il poco tempo libero che si ritaglia dalle ore in ospedale Coschiera lo divide tra famiglia, bicicletta e un’immensa passione per la musica. Negli anni ha accumulato un patrimonio di 400 dischi e 5000 cd che ascolta la sera, in una stanza appositamente attrezzata. Non ci si poteva aspettare altro da un uomo che ha fatto dell’armonia il filo conduttore della sua vita. IN
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Degustare | Olio Marcolini
Sideways
Provincia
per la
testo Ettore Franca - foto Leonardo Mattioli
Eccellenza “in verde” I monocultivar “Raggiola” e “Leccino” sono di spiccata personalità, carichi di profumi e sapidità: decisa nel primo, che esalta bruschette, zuppe di legumi e carni; più “dolce” nel secondo, da abbinare ai piatti delicati di pesce o crostacei. Più in generale, nell’impiego del blend, vera spremuta di olive, si apprezzano il tono del “fruttato”, che ricorda il profumo che pervade il frantoio quando lavora, e l’armonia delle sensazioni equilibrate per un’intelligente utilizzazione sui piatti della tradizione.
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Venuto dalla Romagna, Angelo Marcolini, a metà ’800, aveva ac-
quistato qualche podere e avviato, nel 1896, un mulino da olio in un ex convento, a S. Angelo in Lizzola. Fra industria e agricoltura continuano oggi Andrea ed Elisabetta, entrambi periti agrari, che con ottica moderna hanno aggiornato la struttura aprendosi a nuove prospettive. Andrea Marcolini, in un moderno edificio, a Villa Betti, ha impiantato un frantoio oleario che in breve ha conquistato la fiducia degli olivicoltori e, soprattutto, dei consumatori locali e del nord Italia. Sui 70 ettari dell’azienda di proprietà, oltre ai seminativi,
si conducono un vigneto e più di 1000 olivi in produzione. Dalle loro olive, insieme ad altre ma solo d’area pesarese, si ottengono due oli monocultivar di “Raggiola” e “Leccino” e un blend, apprezzati e con riconoscimenti in concorsi locali e nazionali. Il frantoio, tecnicamente all’avanguardia, è un ciclo continuo “a due fasi”, capace di trasformare in olio le circa 600 tonnellate di olive in una stagione, lavorate a ritmo di 10-12 quintali all’ora. Ma chi apre l’azienda a nuove attività è Elisabetta che, tecnico di problemi socio-educativi ed esperta di equitazione e di pet-therapy, ha fuso le sue capacità puntando sui docili asini che, da animali in via di scomparsa, si rivelano adatti nel migliorare non pochi aspetti della vita. Con lo staff di psicologi e terapisti della cooperativa “Passo a passo”, specializzati nella gestione di laboratori riabilitativi, con diversi animali ha avviato un’attività a favore di persone diversamente abili che trovano sensibili giovamenti nel rapporto coi socievoli, affidabili asini. Né mancano aspetti educativi e perché no, anche ludici, rivolti ai bambini delle scuole che vengono a familiarizzare con gli animali di una fattoria, fanno brevi escursioni in sella, “partecipano” alla raccolta dell’uva o delle olive e a “fare” l’olio. Per i grandi, c’è una “pensione” per i cavalli ed escursioni nel territorio, guidate da ambientalisti. www.oliomarcolini.com IN
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Milano
Vincere | Daniel Hackett
Un sogno
NBA
chiamato
testo Elisabetta Ferri - foto Leonardo Mattioli
è portato dietro i fondamentali e la propensione al gioco di squadra che stanno diventando merce sempre più rara anche in Nba, dominata da super-atleti spesso un po’ a corto di tecnica. “È proprio questo che piace di Daniel - spiega papà Rudy. Qua vedono in lui un tipo di giocatore che si sta estinguendo, ma con caratteristiche moderne. Sono convinto che
ce la farà, ha fatto molti sacrifici in questi sei anni: quando lo portai qui ne aveva appena 15, la madre era rimasta in Italia e la sera gli cucinavo la pasta per tirargli su il morale. Io gli ho disegnato la mappa, ma poi la strada l’ha percorsa da solo.” Una bella storia, di un
Daniel Hackett con il padre Rudy.
padre-atleta che ha saputo essere Un pesarese in Nba? Forse non è
mix di classe e testardaggine che
una guida tecnica e spirituale. Gli
più una chimera. La culla del ba-
sta facendo parlare di sé i media americani. Il ragazzo, che sfiora i due metri, interpreta il ruolo di play con una leadership naturale e si fa amare per il suo carattere aperto, solare, grintoso, con quella gestualità tutta italiana che tanto piace oltreoceano. Il suo american-dream è vicino a diventate una luminosa realtà: “Lascerò il college con un anno d’anticipo per giocarmi le mie carte da professionista - conferma da Los Angeles -, mi sento pronto, maturo per un altro step nella mia carriera.” Questi tre anni alla University of Southern California sono stati importanti per la sua esplosione a livello fisico, mentre dall’Italia si
scout americani stanno seguendo Hackett jr. con attenzione e lo stesso si può dire per il Ct azzurro Recalcati, che conta di averlo a fine agosto per le qualificazioni ai prossimi Europei: “Ci tengo alla maglia azzurra, l’anno scorso la USC non mi lasciò libero di completare gli impegni perché cominciavano le lezioni ma stavolta decido io e a Re-
sket, che negli anni ha sfornato tanti campioni, non ha mai osato spingersi così oltre. Ma a fine giugno saranno in molti a seguire con affetto e curiosità, al Madison Square Garden di New York, la cerimonia del draft, che ogni anno consacra i migliori 60 giovani cestisti degli States, lanciandoli fra le star. Tra loro, appunto, potrebbe spuntare il nome di Daniel Hackett, 21 anni, il cui talento è sbocciato nella nostra città, nelle giovanili della Vuelle, oggi Scavolini Spar, e si poi è affinato nel college di USC, a Los Angeles. Mamma italiana e papà americano (Rudy per oltre un decennio ha giocato nel nostro campionato), Daniel è un bel
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calcati ho già dato la mia disponibilità.” Un giorno, chissà, potrebbe
anche vestire la maglia biancorossa: “È sempre stato nei miei sogni indossare la maglia della Vuelle. Magari, quando avrò maturato le mie esperienze, tornerò a Pesaro per aiutare la Scavolini a vincere un altro scudetto.” Se no, che sogno è? IN