Tariffa R.O.C.: Poste Italiane s.p.a. - Spedizione in A. P. - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 1, DCB - FILIALE DI FORLÌ - Contiene i. p. - Reg. al Tribunale di Forlì il 20/02/2006 n. 6 - E 3,00
Pesaro-Urbino ®
Anno IV - N. 2 - LUGLIO - AGOSTO 2009
Giuliana
Gamba
Professione regista
Mercato immobiliare estero Immigrati di lusso Alberto Zedda Rossini secondo me Ente Olivieri La biblioteca della provincia
Mercedes-Benz è un marchio Daimler.
Nuova GLK 220 CDI. Nella forma perfetta le prestazioni migliori. Da 39.900 euro. Una nuova motorizzazione Euro 5 per grandi prestazioni e consumi contenuti, con emissioni tra le pi첫 basse della categoria. Un altissimo livello di equipaggiamento e cambio automatico 7G-Tronic di serie. Consumo combinato (l/100km): 6,9 - Emissioni C02 (g/km): 182.
Editoriale |
Pesaresi di testa e di
Cuore
di Franco Bertini e Andrea Masotti
nologia dà una mano a proseguire la loro attività, in un ambiente spettacolare. Non si tratta di buen retiro, anzi questi “immigrati di lusso” sono nuovi cittadini, attivi nella comunità. Anche questa è economia, che fa bene al territorio, perché lo accresce di valore e d’interesse. Ed è anche cultura, così come cultura la esprimono la Fondazione Ente Olivieri, radice profonda della città, e il maestro Alberto Zedda che, raccontandoci di sé ci illustra anche il nuovo ROF, edizione 2009, edizione numero trenta. Cultura è salire a Pennabilli, amore “montefeltrano” di Tonino Guerra, così come ridiscendere in riva al mare, per far ricordare ad alcuni personaggi di Pesaro le loro prime
Il ROF per la musica, Glauco Mauri e Arnaldo Ninchi per il teatro, Giuliana Gamba per il cinema. Una terna esauriente e, allo stesso tempo, non esaustiva dell’arte e dello spettacolo in città, della quale Giuliana Gamba, pesarese di nome, di fatto e di cuore ma romana per lavoro, fa parte con pieno merito e capacità. Dedicarle l’intervista di copertina ci piaceva, a lei che, nel corso del nostro incontro, ha dichiarato che ogni ritorno a Pesaro è una gioia. D’altra parte, c’è chi la pensa così pur essendo nato altrove, se è vero che sono in costante crescita gli stranieri che scelgono di mettere su casa da noi, o di restaurare un vecchio casolare sui monti per trasferirsi in provincia. La tec-
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uscite “in costume”, quando le loro famiglie li portavano in spiaggia: un “come eravamo” tra pagliaccetto e primi bikini. A baluardo della “salute” di tutti sta all’erta, assieme ad altri colleghi, il primario del “San Salvatore” Giorgio Maniscalco, pesarese che di più non si può, mentre a dare passione e adrenalina ai giorni nostri c’è, a Fano, Alfredo Lungarini, imprenditore spavaldo che si butta in voli acrobatici; e ancora, la bella compagnia del “Chica Boba”, superba barca storica che da trent’anni solca i mari, o i quaranta anni della Lupo, costola imprescindibile del gran corpo del basket cittadino. Non so altrove, ma da noi spirito e corpo vanno insieme e di pari passo: e se la scelta è ampia, questa volta siamo andati a visitare la Fattoria della Ripa, mentre per il dopocena proponiamo novelle opere di alcuni nostri scrittori. Senza volerci addentrare nella questione del “passaggio” alla Romagna, dichiarata da alcuni comuni della Provincia, noi, qui a Pesaro, un po’ ci sentiamo già “repubblica autonoma” nelle Marche. State con noi, sarete liberi. Buona lettura!
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Sommario |
Sommario 7
Editoriale |
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Annotare | Brevi IN
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Essere | Giuliana Gamba
24
Investire | Mercato immobiliare estero
31
Conservare | Ente Olivieri
35
Incontrare | Alberto Zedda
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Camminare | Pennabilli
35
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Riscoprire | Pesaresi... e il mare
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Curare | Giorgio Maniscalco
50
Gustare | Fattoria della Ripa
www.inmagazine.it inmagazine@menabo.com
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Volare | Alfredo Lungarini
Coordinamento redazione Pesaro: Simonetta Campanelli via Genga, 8 cell. 335.5262743
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Ricordare | Lupo Basket
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Celebrare | 30 anni di Chica Boba
58
Leggere | Novità in libreria
Edizioni IN MAGAZINE S.R.L. Redazione e amministrazione: Via Napoleone Bonaparte, 50 47100 Forlì tel. 0543.798463 fax 0543.774044
Impaginazione: Emanuele Dall’Acqua. Controllo qualità: Giulia Ragazzini. Controllo produzione: Isabella Fazioli, Alberto Mantellini, Sara Ravaioli. Ufficio commerciale: Irena Coso, Laura De Paoli.
Stampa: Graph S.N.C. - San Leo (PU)
Collaboratori: Benedetta Andreoli, Alberto Berardi, Franco Bertini, Simonetta Campanelli, Elisabetta Ferri, Ettore Franca, Glauco Maria Martufi, Simona Spagnoli, Beatrice Terenzi, Maria Rita Tonti, Riccardo Paolo Uguccioni.
Direttore Responsabile: Andrea Masotti.
Fotografi: Laura De Paoli, Leonardo Mattioli, Luca Toni.
nelli@simonettacampanelli.it
Redazione centrale: Giulia Bazzocchi, Andrea Biondi, Francesca Renzi.
Chiuso per la stampa il 02/07/2009
Progetto grafico: Lisa Tagliaferri.
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Annotare | Brevi IN
Le nostre cucciole si stanno
L’Ulisse di Vangi per Piero Guidi Urbino - “Ulisse” continua a navigare ed è approdato nel porto di “Spazio arte per Urbino” di Piero Guidi. La magnifica scultura di Giuliano Vangi, ricavata da un granito di svariate tonnellate di peso, è posizionata (in modo innovativo e rovesciando gli schemi tradizionali) nella rotatoria alle porte della città. L’opera contemporanea, di grande respiro artistico, “vigilerà” simbolicamente sulla città di Raffaello, ricordando le fatiche dell’uomo, mai abbandonato da affetti e ideali, da ispirazioni e intuiti. “Spazio Arte” è un dono che Piero Guidi rinnova annualmente alla sua amata città natale. Un gesto grande, sensibile e prezioso, per ricambiare Urbino della continua ispirazione che gli offre nella creazione dei suoi accessori. L’obiettivo di questo “progetto” ideato da Piero e dal figlio Giacomo, direttore artistico dell’azienda, è dare a ospiti e residenti la possibilità di fruire di un ricco patrimonio come quello dell’arte, alla portata di tutti, in ogni luogo e in qualunque spazio. L’appuntamento si è arricchito con la video presentazione del filmato realizzato dal giornalista Giovanni Lani, col supporto dell’Accademia Raffaello e di Floriano De Santis, critico d’arte. (S.C.)
10 | IN Magazine
Pesaro - La stagione 2009 pallavolisticamente parlando ha portato Pesaro e la Scavolini alla ribalta nazionale con la conquista del secondo scudetto; ma non solo, le emule delle nostre beniamine Carolina, Elke, Kassia, Chris, Martina, Lucia, Ilaria, Natalia, Carla, Francesca, Manuela, Julieta, Jaqueline, Josè, Riccardo e cioè Sara Ortolani, Giulia Micheletti, Francesca Arceci, Cristina Capodaglio, Lucia Franceschetti, Francesca Luminati, Vittoria Magi, Flavia Mariani, Francesca Mazzanti, Martina Minucci, Eleonora Pimpinelli, Elena Rossini, Giorgia Leonardi, Matteo Costanzi, Marco Micheletti hanno conquistato il titolo di Campioni Regionali Under 14 a Macerata aggiudi-
Trasformando
candosi il diritto di partecipare alle finali nazionali a Castellana Grotte (BA). Il sonoro tifo orchestrato da Stefano Magi, tanto caloroso quanto colorato, e la sportività di un savoir faire composto e divertente, ha portato gioia e felicità e conquistato pure le altre tifoserie, tanto da essere coinvolte e invitate a supportare non solo le loro squadre ma anche la pesarese. Bravissime Cucciole! (S.C.)
IFI “firma” il miglior
Gelato
Pesaro - Juri Fazi, punto di riferimento per il gelato artigianale, ha inaugurato il secondo locale sul lungomare di via Trieste, che si aggiunge alla storica gelateria di via Marsala. Juri Gelato Caffè è stato subito preso d’assalto dai clienti, che hanno apprezzato l’ambiente e il locale, firmato nella tecnologia e nell’arredo interno da IFI, con la collaborazione dello Studio Sinventa di Gianluca Sanchi. Col nuovo locale, Juri ha realizzato un desiderio: il banco a pozzetti, strumento di conservazione del gelato per eccellenza, riproposto da IFI in chiave contemporanea, con la nuova tecnologia del sistema di refrigerazione ventilato. “Rispetto al tradizionale sistema a glicole - ha spiegato il responsabile area tecnica IFI Stefano Carloni - il raffreddamento delle carapine avviene in tempi più rapidi. Si parla di 3040 minuti contro circa 10 ore. Inoltre
il gelato è posizionato a 5 cm sotto il piano di lavoro e consente di lavorare con una postura più comoda.” Tradizione e modernità, dunque, per Juri, che al “pozzetto” abbina elementi di design contemporaneo come le retro alzate del banco bar firmate Platinum IFI Concept: un’innovativa concezione di locale che punta a mettere in luce i prodotti, all’insegna della totale visibilità.
www.dondup.com - foto agnes spaak
Da Pesaro alla Normandia
Omaha Beach - Come ogni anno si è celebrato l’anniversario dello sbarco degli alleati in Normandia, il 6 giugno 1944. Per questo, dalla provincia sono partiti in sette, guidati dal fotografo e nostro collaboratore Leonardo Mattioli; con lui Loris Lazzari da Pesaro, Paolo Pignataro da Cagli e da Fossombrone Renato Di Silverio, Gabriele Gentili, Hans Jansen e Marco Amadori. Hanno percorso 1650 Km in 17 ore d’auto, per unirsi ai 20.000 Reenactors, provenienti da ogni parte del mondo. Alla guida di 4 Jeep storiche Willys, vestiti da ufficiali con divise da paracadutisti e fanteria Ranger, dotati di ogni accessorio, i “nostri” hanno partecipato alla cerimonia commemorativa in cui i capi di governo di Stati Uniti, Inghilterra, Canada e Francia hanno riconfermato il loro legame perenne di fronte alle croci bianche dei Caduti. (S.C.)
Jazz By The Sea Fano - L’estate sarà ancora lo scenario ideale del XVII “Fano Jazz By The Sea”. Dal 24 al 30 luglio, nella Corte malatestiana e al Marina dei Cesari, verranno allestiti un “palcoscenico sull’acqua” e il “Jazz Village” coi concerti aperitivo delle 19,30 (ad ingresso gratuito), i ‘round
midnight, jam session, mostre d’arte e fotografia, ristorante ed enoteca. Il festival, organizzato dall’Ass. Fano Jazz, è diretto da Adriano Pedini. Sono attesi grandi musicisti. www.fanojazz.org (B.A.)
12 | IN Magazine
PrimoPiano nuovo Allestimento
Pesaro - Sempre più creativi i commercianti del centro, specialmente i più nascosti e riservati, attivi nelle vie “dietro” il classico passeggio. In via Mazzini 6, ad esempio, Emanuela Olmi titolare di Primo Piano Open House, ha presentato un nuovo allestimento dello showroom con i migliori prodotti lanciati all’ultimo Salone del Mobile di Milano e l’insediamento di una nuova azienda, Ceccotti Collezio-
Lela Levantini porta le
ni. “La tendenza - dice Emanuela - è quella di un arredamento più classico, attento a qualità nei materiali e cura nella lavorazione. C’è un ritorno al legno, agli ottimi trattamenti, alle pelli, al cuoio, agli ambienti lontani dal minimalismo degli ultimi anni.” Per sottolineare questo aspetto gli ambienti sono stati abbelliti ed alternati da una collezione di abiti vintage, della boutique Lugli. (S.C.)
Modelle in vetrina
Pesaro - Una vetrina “viva” con capi indossati da modelle vere (una bionda e una rossa), entrambe stupende. In vetrina, dunque, non i soliti manichini ma due ragazze bellissime, per indossare la collezione estiva della boutique Levantini. “È un’idea che avevo da tempo - dice Emanuela Levantini - non solo per una strategia promozionale ma anche per individuare un modo per rivitalizzare il nostro centro storico, che nelle vie laterali e più suggestive ospita i negozi più graziosi, di charme e diversi.” ‘Lela’ si aggiudica così il titolo di “commerciante più intraprendente e creativa” di Pesaro. (S.C.)
La casa Ail e L’Abruzzo
Pesaro - Durante la recente inaugurazione di Casa Ail accanto all’ospedale di Muraglia, la sezione pesarese dell’Associazione Italiana contro la Leucemia ha donato alla omonima sezione de L’Aquila la somma di diecimila euro come solidarietà e sostegno alle attività del sodalizio nel territorio, così duramente colpito dal sisma di aprile. La somma sarà utilizzata per acquistare attrezzature specifiche per la divisione di Ematologia dell’ospedale abruzzese, momentaneamente ospitata in un container. “Con questa donazione abbiamo voluto far sentire tutta la nostra vicinanza alla popolazione abruzzese - ha detto Franca Giorgioni, presidente Ail Pesaro - in particolare ai malati ricoverati in ematologia. È il nostro contributo affinché la divisione possa continuare la sua attività. Un gesto reso possibile grazie alla grande abnegazione dei nostri volontari e collaboratori, che col loro impegno su tutto il territorio provinciale ci permettono di raggiungere obiettivi importanti.” (S.C.)
Dominator presenta il Nuovo
sito
Fano - A new perspective on the sea, un nuovo modo di vivere il mare: definizione che descrive Dominator e il suo nuovo sito. Frutto di un progetto concluso per il decennale, è lo strumento più completo per “entrare” nel cantiere. Grafica sobria e lineare, facilità di navigazione consentono di apprezzare contenuti, stile e design degli yacht. Grande importanza all’iconografia: numerose le immagini “a tutto schermo”; in home page, le aree tematiche sono in primo piano, insieme al banner su cui si scorrono immagini emblematiche del cantiere. Completano i contenuti le sezioni customer care, dealer network, le pagine con comunicati e rassegna stampa, photogallery, area download e la sezione news ed eventi. www.dominator.it
Lucia Odescalchi da
Ratti
Pesaro - Lucia Odescalchi ha presentato la sua collezione di gioielli presso la boutique, con un allestimento tra natura e caftani, per celebrare l’estate. Una collezione più che mai originale e unica, in un fantastico “giardino delle curiosità”: gioielli e natura sono stati combinati in armonia con reciproca ispirazione. Tra cactus, minerali e piante grasse, alternati a colorati orecchini lunghi dalle forme sinuose, anelli scultura e ciondoli, metalli liquefatti trasformati in legge-
Confartigianato, nasce il contratto di rete Pesaro - Presto in Parlamento sarà completato l’iter di legge che introduce nell’ordinamento italiano un nuovo contratto, grazie al quale le imprese artigiane potranno avviare nuove forme di aggregazione. Anche nella nostra provincia, le imprese cominciano ad avvertire la necessità di collegarsi in qualche modo con i “concorrenti”. “Il contratto di rete afferma Giuseppe Cinalli, segretario generale Confartigianato PesaroUrbino - sarà lo strumento delle piccole imprese per rendere concreti questi collegamenti senza rinunciare all’autonomia.” Provvedimenti come questo sono l’esempio di un nuovo vento che sta soffiando su economia e politica economica. “In questo nuovo scenario - aggiunge Cinalli - Confartigianato ha una parte importante: le iniziative partite con la regia dell’associazione sono il contributo migliore che il nostro sistema di aziende artigiane e piccole imprese può dare alla ripresa.”
KTM Adventure tours a
Villa Tombolina
Montemaggiore - Escursioni organizzate e corsi di enduro a bordo di un bolide arancione: suggestiva location e punto di partenza è Villa Tombolina, resort di lusso in un palazzo del ’700 con piscina, tennis, parco giochi, boschi, vigneti, frutteti ed oliveto, entrata a far parte dal 2009 del Circuito KTM. La collaborazione è iniziata a marzo e proseguirà nei prossimi mesi e nel 2010, visto il successo. Da Montemaggiore al Metauro, si parte per centinaia di km in sella a un enduro, con la possibilità di ammirare le bellezze della Provincia. I tour iniziano giovedì, in tarda mattinata, con i brie-
Siviglia al Circolino Casteldimezzo - Lo scorso 19 giugno, presso il Circolino del Molo, nel cuore del Parco San Bartolo, è stata presentata la nuova collezione P/E 2010 di Siviglia. Un scenario insuperabile in cui Sauro Bianchetti, patron del brand fanese, ha illustrato le proposte per la prossima bella stagione.
14 | IN Magazine
rissime fluttuanti frange brillanti su orecchini e collane, agate cristallizzate dalle incredibili cangianze, i gioielli di Lucia Odescalchi nello spazio Ratti testimoniano una sinergia tra accessorio e abbigliamento, frutto di ricerca tra design e contemporaneità. Negli anni lo stile di Lucia si è caratterizzato per la ricerca di materiali inusuali e la citazione di forme ispirate ai grandi artisti del Novecento: per citarne alcuni, Calder, Fontana, Klimt, Castellani. (S.C.)
fing. Da venerdì fino a sabato sera si svolge l’escursione in moto, per concludersi col rientro a Villa Tombolina e un ultimo tour nella mattinata di domenica. Sono in programma anche corsi di motocross, sia per donne che uomini, con “istruttrice”. www.villatombolina.it.
Donnafugata, nuovo meeting point
Pesaro - Ci sono varie ipotesi sull’origine del nome “donnafugata”. Usualmente è ricondotto a un episodio leggendario, la fuga della Regina Bianca di Navarra, vedova del re Martino I d’Aragona e reggente del regno di Sicilia, imprigionata nel castello dal conte Bernardo Cabrera, che aspirava alla sua mano e al titolo di re. Secondo altri è la libera interpretazione e trascrizione del termine arabo Ayn as Jafat (fonte della salute) che in “siciliano” diviene ronnafuata, da cui la denominazione attuale. A noi piace pensare alla fonte della salute e quindi ci viene l’idea di prendere una buona boccata d’aria di mare e andare da Francesco e Gianluca, simpatici barmen che da poco hanno aperto “Donnafugata”, nuovo locale in Viale Trieste nei pressi della “Palla di Pomodoro” proprio sotto l’hotel Principe. Un mix di allegria, dalla prima colazione, al pranzo, all’happy hour e oltre, con musica e melodie per degustare i vini più ricercati della tradizione italiana, anzi siciliana… (S.C.)
Divino Festival Jazz Piobbico - L’11 luglio, tra borgo e Castello Brancaleoni è in programma il secondo “Divino Festival Jazz”: la manifestazione coniuga buon bere, piatti autentici e musica di qualità in un luogo incantevole, la medievale Piobbico. Nell’occasione sono riaperte le cantine storiche del borgo (Conte Pazzo, Brancaleoni, la Belva, la Nicolosa e la Piccionaia) nelle quali gustare prodotti e piatti tipici, ai quali sono abbinate le principali produzioni vinicole della Provincia: Guerrieri, Morelli, Fiorini, Lucarelli, Mochi.
16 | IN Magazine
Banca Marche e Confindustria a sostegno delle Imprese Pesaro - L’importante accordo prevede un plafond di 20 milioni di euro per le aziende industriali associate e risponde alle esigenze di liquidità a breve e medio termine, per far fronte alla congiuntura economica negativa. Sono previste quattro linee di credito a sostegno dell’economia locale: investimenti in ricerca e sviluppo, selezione e acquisto di macchinari e attrezzature, fabbisogno di liquidità e capitalizzazione aziendale. L’importo massimo finanziario varia a seconda
locali
del fatturato dell’azienda: da un minimo di 75.000 euro per quelle con un giro d’affari inferiore a 2 milioni di euro, si arriva a 250.000 euro per le imprese con un fatturato superiore ai 10 milioni. “Il nostro obiettivo - ha spiegato Massimo Bianconi, direttore generale Banca Marche - è anche quello di incoraggiare un atteggiamento positivo nel sistema industriale: l’accordo sottoscritto rappresenta un esempio concreto e un messaggio di fiducia per l’economia locale.”
Rinasce il BelSit Pesaro - Che dire di Corrado de Angelis? Certo che “non ha pace”, ogni tanto ne inventa una: un lungo trascorso nel basket come playmaker, un’attività di spedizioni, un’altra di esportazioni oltreoceano di prodotti tipici, una grande capacità organizzativa in campo e negli affari, un carattere tenace, sempre supportato da una grande donna, come vuole la tradizione. Ora “Nane” diventa ristoratore del BelSit, il locale panoramico più caro a una serie di generazioni pesaresi. Con lui, hanno contribuito alla rinascita del BelSit 954 (in ricordo del chiosco originale del 1954, conservato all’interno) anche Roberto Garbugli, che ha rimodellato gli ambienti sino ai minimi dettagli, Giu-
seppe Bolognini, che continua a fare la sua deliziosa mousse, supportati da un team di validi collaboratori. Già, perché come veniva avvertito: “tutto è cambiato tranne la mousse”. Il consiglio è andare a vedere di persona questo nuovo locale e gustarsi un pasto dove c’è il sapore della memoria. (S.C.)
Ivano Dionigi
Alma Mater
Magnifico all’
Bologna - La redazione di “IN Magazine” si complimenta con entusiasmo e piacere col professor Ivano Dionigi, che dopo essersi dimostrato uno dei docenti più preparati e attivi dell’Uni-
versità di Bologna dal prossimo anno accademico sarà il nuovo Rettore. Un pesarese doc alla guida della più antica università. Congratulazioni Ivano, sei “Magnifico”! (S.C.)
Anteprima
Serie 5 GT Dondup on the beach
Pesaro - Il 23 giugno scorso Car Point, concessionaria Bmw e Mini per Pesaro e ultima nata del Gruppo Diba, ha presentato al Senza Spina in antepri-
ma la nuova BMW 5 GT. Una vettura dal design innovativo, per un nuovo segmento di auto che sarà commercializzata da ottobre prossimo.
Fossombrone - Sfilano sulla battigia i modelli per la P/E 2010. Il mood per la prossima estate è “fuori le gambe ragazzi”. I bermuda, di jeans o tela colorati, sono abbinati a giacca e camicia. Per il denim, tanti lavaggi, dai toni più chiari ai più scuri: abbinamento ideale al jeans, maglie super coloured. I pantaloni, rigorosamente col risvolto e taglio pulito, per un allure molto chic. L’uomo è grintoso con camicie slim in denim, giacche in pelle, come il “chiodo”, e camoscio, o bon ton, con stampe floreali, righe sottili e toni pastello. Must have per l’estate? A parte il cappello Panama… i sunglasses targati Dondup. www.dondup.com
SIMONETTA CAMPANELLI
relazioni pubbliche • ufficio stampa Via A. Genga, 8 61100 PESARO cell. 335 52 62 743 nelli@simonettacampanelli.it www.simonettacampanelli.it p. iva 0086572 041 1
Essere | Giuliana Gamba
Dietro le quinte della mia
Vita
testo Franco Bertini - foto Luca Toni
I mille volti di Giuliana Gamba, regista affermata ma anche sceneggiatrice, documentarista e produttrice, in viaggio tra un set e l’altro, sempre con la “sua” Pesaro nel cuore.
Il senso di questa intervista l’ho scoperto alla fine. Ho capito qualcosa di più della bella personalità di Giuliana Gamba solamente quando le ho chiesto quali rapporti lei - ormai da molti anni stabilitasi a Roma dove lavora - continuasse ad avere con Pesaro, dov’è nata e cresciuta e dove ancora abita e vive la sua famiglia. Domanda: “Lei continua a venire a Pesaro sporadicamente?”. È stato proprio quello “sporadicamente” a ferirla come un colpo di P38, ci “è rimasta male”, perché anche lei - e qui sta la scoperta del senso dell’intervista - è una di quelli “che ha la propria città dentro l’anima divisa in due”, è una di quelli che continua
a sentire Pesaro “come ricchezza e come Eden”, è una di quelli che ancora oggi, ogni volta che torna a Pesaro in treno da Roma, apre il finestrino quando arriva a Falcona-
18 | IN Magazine
ra, sente dentro di sé “una strana sensazione” e si dice “oddio, come posso vivere lontano da qui?”. Il borgo natio o selvaggio, felliniano o leopardiano che sia, è sempre una gran brutta bestia, tutti a dire e a ripetere che dobbiamo “ucciderlo” per diventare grandi, ma tutti continuiamo a vivere tenendolo e coltivandolo dentro di noi come una calda e dolce tenia. Per restare in buona compagnia, parla uno che, tanti anni fa e per tanti anni, tornando a Pesaro da Milano o Varese o Bologna, il finestrino del treno lo apriva a Rimini, per farsi la prima “sniffata” di salmastro adriatico... in attesa di quello di casa. E allora, tutto un altro senso e tutto un altro dispiegarsi hanno assunto per me le vicende della vita di Giuliana Gamba, per certi versi eccezionale e per altri canonica per una persona
IN Magazine | 19
che nasce con dentro “la vocazione certa di fare del cinema scoperta a
allora, sul finire degli anni Settanta, la partenza per Roma, una partenza che già pare un pezzo di film visto e rivisto, che uno dice è tutta un’invenzione cinematografica e invece capita che succeda davvero. “Io sono una di quelli partita da casa con la valigia in mano e che, arrivata a Roma, ha preso alloggio in una classica pensione, facilitata solo dal fatto di avere alle spalle una
© Livio Negri - Top Film srl
© Livio Negri - Top Film srl
dieci anni”. La famiglia Gamba è di buona borghesia, l’arrivo di una “artista” avrebbe forse potuto creare problemi, magari si aspettavano da lei qualcosa d’altro e di programmato, magari, come i Buddenbrook manniani, da sempre grandi commercianti lubecchiani, avrebbero
stato un grande scultore, una sua opera molto importante è il monumento a Massimo Gomez che dagli anni Venti, all’epoca del regime di Batista, si trova davanti al Palazzo della Rivoluzione all’Avana, a Cuba. Era un falso burbero, lasciava grande libertà...”. Dunque, come già detto, assolutamente niente in contrario, nessuna opposizione o contrasto familiare sulla lunga stra-
In queste immagini, Giuliana Gamba in Marocco per il suo prossimo progetto, il film-documentario Sounds of Morocco.
potuto non gradire di ritrovarsi per casa un violinista o un attore o addirittura, come nella fattispecie, una regista di cinema... Niente di tutto questo, anche perché, scavando fra gli antenati, c’era un illustre precedente, addirittura di portata internazionale. “Mio nonno paterno, Aldo Gamba di Acqualagna - dice Giuliana - è
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da di Giuliana Gamba, oggi regista, ma anche documentarista, sceneggiatore e produttore.
Anche se lei, dovendosi definire, afferma di “essere una regista nel cuore e nell’anima”, le piace “scrivere storie e realizzarle... il cinema è pratica, il pubblico non sempre coglie il lavoro che sta dietro a ciò che appare sullo schermo.” Ed ecco
famiglia che mi poteva mantenere.” Non è roba da film, con quello che viene dalla provincia, specie se marchigiano, che parte da casa per andare a Roma, Mecca sognata di tante cose e di tante aspirazioni? Per quanto riguarda Giuliana Gamba, il riferimento artistico e culturale romano su cui poggiare era già di per sé una bella fucina: il Teatro
della Maddalena, centro femminista frequentato da Dacia Maraini, Liliana Cavani, Barbara Alberti, la Carraro e altre.
© Livio Negri - Top Film srl
“Erano tutte ‘mogli di’ - racconta -, io ero una delle più giovani, non ho avuto difficoltà, sono stata accolta bene, il gruppo ha consentito di inserirmi, ho cominciato a fare l’assistente volontaria in teatro... ho conosciuto Alberto Moravia, Pierpaolo Pasolini, il poeta Dario Bellezza...”. E sarà proprio da un racconto di Moravia che Giuliana Gamba realizzerà poi il suo secondo film, La cintura. Ma a fare il botto vero fu, nel 1984, il suo film d’esordio, Profumo, che, racconta Giuliana, “sconvolse e scandalizzò, perché fu pre-
so solamente come film erotico mentre invece voleva essere un’opera di rottura e questo mi divertiva...” Tempi lontani ormai, da allora il mondo del cinema è cambiato ed è anch’esso colpito dalla crisi. “Oggi - dice Giuliana - è molto difficile fare film, non c’è più mercato, allora in Italia ne uscivano almeno 300 all’anno, oggi sono 80 e di poco costo...”. Ma lei ha ormai alle spalle una lunga esperienza e “un bagaglio professionale trentennale”; sa produrre anche opere come Cover boy, primo film in digitale, presentato proprio a Pesaro qualche tempo fa.
Due delle tante “anime” della regista pesarese, ritratta nella casa del fratello.
E oggi cosa c’è in cantiere? Oggi sta per venire alla luce Sounds of Morocco, che forse andrà a Venezia: “è un film-documentario, ambientato nel mondo della musica marocchina, una storia di bidonville a Casablanca, la nascita di un musicista berbero di gran talento, il problema dell’immigrazione...”. La vera passione è però globale e l’amore di Giuliana per il cinema non può esaurirsi stando solamente dietro a una macchina da presa o nello scrivere, come dice lei, “storie dal forte tessuto narrativo” da tramutare poi in cinema. E infatti, oltre a curare per l’Anac - l’Associazione nazionale autori cinematografici - le “Giornate degli autori”, un servizio della Mostra del Cinema di Venezia, è impegnata su un doppio fronte e su un doppio versante, quello romano e quello pesarese. A Roma parte quest’anno “Cento più 1 film da salvare”, un progetto che già fu presentato a Venezia lo scorso anno, rivolto alle scuole medie superiori. Un progetto, spiega, “facilitato dalla
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tecnologia, una specie di cineteca, di antologia in dvd per insegnare ai ragazzi che esiste un altro linguaggio oltre a quello televisivo e anche per far conoscere la storia d’Italia e il suo grande patrimonio culturale”. Intenti e scopi ancora più ampi e coinvolgenti anche sul piano personale assume per Giuliana Gamba l’iniziativa avviata a Pesaro
al suo costante impegno in campo sociale, con l’amore per Pesaro, intatto e autentico dagli anni dell’infanzia fino ad oggi: “Si tratta di ripartire per creare un tessuto educativo con i giovani. Mi piacerebbe che diventasse un centro di attività e mestieri per il cinema: scrittori, sceneggiatori, montatori...”. L’età gioca dei brutti scherzi,
Pesaro, il suo eden, la sua ricchezza con l’Amministrazione comunale: il Centro Studi “Marcello Stefanini” nel quale “convogliare iniziative” coinvolgendo associazioni e scuole pesaresi, Provincia, Università di
Urbino, Regione Marche e la Mostra del Cinema. È un progetto che, chiudendo un cerchio aperto tanti anni fa, vorrebbe mettere insieme la grande esperienza e la professionalità acquisita da Giuliana Gamba nel mondo dello spettacolo, oltre
ti fa venire in mente cose assurde che però, chissà perché, ti danno l’impressione di essere nel vero: si è convinti di andare lontani da casa per conquistare mete e realizzare sogni e poi ci si accorge che si parte solo per tornare. Si può tornare a casa in mille modi, non necessariamente in senso banalmente fisico, ma di certo non si torna a casa “sporadicamente”. Ha ragione in pieno Giuliana Gamba. IN
Investire | Mercato immobiliare estero
Immigrati di
Lusso
testo Glauco Maria Martufi - foto Luca Toni
Architetti, traduttori, registi, artisti, avvocati e giornalisti. Professionisti brillanti. E tutti stranieri. In comune hanno la residenza nel territorio pesarese, dove hanno scelto di vivere facendosi testimoni della crescente attrazione verso la nostra provincia da parte del mercato immobiliare estero.
In apertura e a fianco, Peter Naimovich e la moglie Simona Silvagni all’interno e all’ingresso del loro palazzo a Cavoleto. Sotto, Peter Greene nella casa a Cagli. A fianco, Katja Hahn all’interno della sua abitazione a Peglio, nell’alta Val Metauro.
Peter Naimovich, architetto di Mo-
naco sposato con Simona Silvagni, sta a Cavoleto, paese d’origine medievale in alto sulla valle del Mutino, cui si arriva salendo per un bosco di querce. La loro casa è un palazzetto settecentesco all’inizio del borgo, che da lì sale fino alla
chiesa dove la vista spazia sulle distese di boschi. Peter ci abita dal 1997: “Dopo aver vissuto in Olanda, aver pensato a Lisbona e aver cercato in Toscana e Umbria ho trovato qui il mio paradiso e non solo perché ho conosciuto Simona.” Peter intreccia passione e professione: ha fondato una piccola società immobiliare che restaura con gusto case nel Montefeltro e guida i clienti nell’acquisto. “In genere si
tratta di acquirenti che vengono per le vacanze, ma poi imparano l’italiano e si fermano. Fra i tedeschi ci sono artisti, registi, attori che amano vivere le loro giornate in mezzo alla gente. Oggi è aumentata la frequenza d’italiani del nord, in genere gente anziana dalle buone possibilità economiche.” Intanto Simona, che è biologa, si dedica al bed & breakfast che hanno allestito in una casa in pietra con balconi sul panorama, qualche decina di metri più in alto. Questo è un esempio degli “immigrati di qualità” che, dagli anni ’80, sono sempre più presenti nella nostra provincia; non si sa quanti
siano perché solo parte di loro di-
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venta residente fisso e, con la diffusione dei cellulari, anche i nomi sugli elenchi telefonici sono sempre meno indicativi. Eppure sulla panoramica cresta fra Fontecorniale e Monte della Mattera si vedono salire auto straniere da casolari nascosti nelle vallette laterali e se si cerca nell’alto Cesano il sardo che ha del buon formaggio, l’informazione arriva - ma solo in inglese dal suo vicino tedesco. Viaggiando nell’alta Val Tarugo, una delle più segrete della provincia, delle quattro auto che superano, come chi conosce bene la strada, oltre alla Panda 4 x 4 con il vecchio PS arancione c’è una Volvo con la sigla S e due altre auto con targhe inglesi. Ci si rende conto che l’insediamento straniero nelle nostre campagne è un fenomeno quasi di massa. Abbiamo chiesto ad Andrea Belacchi, dell’agenzia “Il Casolare” di Fano, cosa porta questo flusso. “Fra i motivi della scelta da parte degli stranieri il primo è il costo minore delle residenze rurali e del loro ripristino, rispetto a quelli,
ormai molto più elevati, di Toscana e Umbria. Oltre a questo, che è decisivo, c’è il minore affollamento rispetto a quelle regioni con la possibilità, gradita anche a molti italiani, di “nascondersi”: Umberto Eco, ad esempio, può andare tranquillamente al bar a Montecerignone ma forse in Toscana gli sarebbe più difficile. E vale anche
per gli artisti stranieri di fama che vivono nell’entroterra: non sempre per questi è comodo o facile essere noti in Italia, per cui continuano a esporre “da loro”. La gente dei paesi li chiama magari ‘Maestro’ pur non sapendo di cosa, ma fra questi c’è chi dice che le Marche sono “quel che doveva essere la Toscana vent’anni fa.”
Nel punto della provincia più lontano dal mare, ad esempio, poco sotto Bocca Serriola, in un luogo noto a cacciatori e carbonai, vivo-
no Bebb e Graham Burchell, coppia inglese in contatto internet col mondo (lui traduce dal francese all’inglese opere filosofiche). Più verso il mare, fra Urbino e il Foglia, due svizzeri, Urs e Maia Abderhalden, da vent’anni allevano capre e fanno del formaggio per buongustai. Non si tratta quindi di semplici “villeggianti”. In un sito solitario, ma da cui si vedono altre case emergere dai boschi sui fianchi del Monte Paganuccio, ecco Jorg Henning Kokott e Sibylle Umlauf. Lui nativo di Heidelberg ha girato la Germania nel suo lavoro di regista e drammaturgo; lei, berlinese, è un’artista-orefice che ha i
Da dove vengono e che tipo di case cercano? “All’inizio ci sono stati i tedeschi che sceglievano località isolate non socializzando e a volte non imparando l’italiano.” È ancora Andrea Belacchi a informarci sulle principali nazioni di provenienza degli stranieri. “In genere rientrano dopo 10/20 anni: quando l’età avanza, vogliono stare vicini ai nipoti o non sanno dire al medico che male hanno. I danesi, al contrario, non amano l’isolamento e preferiscono case, purché col verde, nei borghetti quasi deserti, dov’è possibile passare la sera in compagnia con un bicchiere. Gli inglesi e anche qualche americano hanno acquistato case fino a quando l’euro non ha guadagnato al cambio su sterlina e dollaro. Gli olandesi, invece, molto presenti fra 2001 e 2005, stanno tornando e scelgono in genere l’area della collina alberata entro 30 km dal mare.” Simone Pantaleoni, dell’agenzia “Pantaleoni” di Cagli, ci spiega il tipo di abitazioni più ricercate: “La nostra zona ha parecchie case abitate da stranieri. L’inizio degli anni ’90 ha visto l’afflusso più deciso, prima tedeschi e poi olandesi e inglesi. Si è trattato, per loro, di seconde case per trasferimenti temporanei. Per questo acquistavano anche ruderi che erano recuperati a cura di professionisti locali. Oggi sotto certi aspetti il mercato si è ristretto ed è più frequente il caso di persone, ritirate del lavoro, che si trasferiscono, definitivamente o quasi. Perciò le esigenze sono più elevate. Anche se qualcuno, dopo anni di residenza, vende costruzioni sistemate, ci sono nuovi acquirenti e fra questi cominciano ad apparire anche i neo ricchi russi.” Allora dovremo aspettarci di incontrare nelle nostre campagne anche auto con la targa in caratteri cirillici.
Via Manzoni 56/58, Pesaro - Tel & Fax 0721/30760 www.moduscollezioni.it - moduspesaro@gmail.com
suoi affezionati in Germania. Jorg, oltre ad avere contatti con artisti di teatro pesaresi e fanesi, collabora alla compagnia teatrale “Caduta Sassi”, che ha messo in scena al Teatro Angel del Fuoco di Pergola, per la sua regia, opere di Jonesco e Beckett ed anche le Baccanti di Euripide. “Ma - dice - quando il contadino vicino, che è basso, ha bisogno di alzare le balle di fieno, divento il suo lavoratore precario.” Sibylle nel suo
laboratorio crea pezzi unici unendo ferro e metalli preziosi secondo raffinatissime tecniche di origine giapponese. “Qui viviamo molto bene, siamo in ottime relazioni con la gente vicina ma il nostro timore è la costruzione di pale eoliche sulla cresta che rovinerebbero il paesaggio e metterebbero a rischio le aquile che volano fin qua dalla Riserva naturale del Furlo.” A Peglio, che nell’alta Val Metauro domina Urbania, si gode di un pa-
norama a 360 gradi dal Carpegna a San Marino, dal Catria ai Sibillini. Qui sulla sommità del paese vive dal 1998 Katja Hahn, che da Norimberga è divenuta stabilmente metaurense: “Facevo la guida turistica nei paesi di lingua inglese e per i turisti anglofoni. Mi è stato chiesto di imparare l’italiano e sono venuta in Urbania, per me sconosciuta. Da lì ho visto Peglio e ho deciso di viverci: dopo tre anni di pazienza sono riuscita a comprare la casa che avevo scelto fin dal primo giorno. Qui sto benissimo, ho tanti amici italiani e non. E la mia grande passione per il jazz ha trovato il luogo ideale, a poca distanza da Fano e da Jazz by the sea.” Dal 1987 Peter Greene e Richard Dixon vivono in Italia. Hanno “guardato” dapprima Toscana ed Umbria ma, ci dice Peter, gli offrivano case “per inglesi in vacanza, con schiere di vasi di gerani e attrezzi agricoli negli angoli.”
Allora, anziché alle agenzie, si sono affidati a conoscenze personali ed ambienti artistici. “Siamo arrivati a Cagli la sera del Venerdì Santo e abbiamo visto, dalla finestra di amici, la processione del Cristo morto. Ci siamo fermati.”
Così sono giunti davanti ai boschi della parete nord di Catria ed Acuto: una strada bianca nel verde, case lontane fra le querce e la Rocca di Frontone al limite del quadro. I due londinesi (un avvocato che sta traducendo lo Zibaldone e un giornalista affermato) si godono la loro home. Amano invitare amici, cagliesi e non (“è importante vivere insieme e farsi amici, pur se succede di farsi anche nemici”); dal 1992 hanno trasformato il rustico (“la casetta”) in una bella residenza, con tanto di giardino all’italiana e siepi di bosso che, grazie al loro sito “Marche voyager”, è costantemente affittata a clienti da tutti i paesi di lingua inglese. IN
Jorg Henning Kokott nella sua biblioteca di casa e la moglie Sibylle Umlauf all’esterno della loro casa tra i boschi del Monte Paganuccio.
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Conservare | Ente Olivieri
La biblioteca della
Provincia
testo Simonetta Campanelli - foto Luca Toni
Nuovo consiglio direttivo, nuovi obiettivi, nuovo presidente. Riccardo Paolo Uguccioni fa il punto sui “lavori in corso” dell’Ente Olivieri.
Da qualche mese la fondazione Ente Olivieri, che amministra la Biblioteca e i Musei Oliveriani, è retta da un consiglio interamente rinnovato, presieduto da Riccardo Paolo Uguccioni. Quali sono i pensieri del nuovo direttivo?
“Direi che affrontiamo due ordini di problemi correlati, uno d’immagine, l’altro di risorse e struttura. Il primo è che l’Ente, da molti anni, è in una specie di cono d’ombra. Tutti sanno che a Pesaro, in via Mazza, esiste una biblioteca con fondi archivistici e bibliografici preziosi, ma quanti l’hanno in effetti visitata? Tutti sanno che esiste una celebre stele di Novilara raffigurante una naumachia, ma quanti ne hanno visto il museo, che conserva del resto molti altri reperti? Il
nuovo consiglio direttivo si propone di aprire alla cittadinanza questi spazi della memoria: per questo
abbiamo aderito alle aperture domenicali promosse dal Comune e abbiamo invitato in sede diverse associazioni, dal Soroptimist alla Piccola Ribalta, portando i visitatori a vedere anche i depositi, perché potessero rendersi conto dell’altra parte del problema, la struttura e le risorse.” Che immagino non siano molte, in questi tempi.
“Naturalmente, ma da noi le vacche sono magre da sempre, anche quando in giro erano perfino pasciute. Voglio dire che da molti lustri abbiamo risorse modeste e una struttura, palazzo Almerici, bisognosa di interventi urgenti. Mancano l’ascensore e i servizi
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bio della promessa di sostenere le nostre attività di studio e ricerca. Oggi le risorse vengono quasi tutte da un pool di fondatori - Comune, Provincia e Fondazione Cassa di Risparmio di Pesaro - ma nonostante una nuova attenzione, che ci conforta, sono ancora decisamente sottodimensionate.” Quali iniziative state preparando?
“Stiamo pensando a una grande rassegna periodica, di livello nazionale, che è in fase di studio; a cicli di conferenze tematiche su biblioteca e museo; a un’emissione filatelica dedicata; nel settembre 2010 - a un secolo e mezzo dall’arrivo dei Piemontesi - proporremo una giornata di studi. Non dimentichi che tutto ciò si somma alla consueta attività di reference per gli studiosi e di conservazione, acquisizione e In apertura, Riccardo Paolo Uguccioni, presidente della fondazione. Sopra, dall’alto, due particolari delle sale della biblioteca.
Alcuni tesori dell’Oliveriana I manoscritti dell’Oliveriana occupano nove volumi degli Inventari dei manoscritti delle biblioteche d’Italia. Le circa duemila pergamene documentano la vita municipale fra XIII e XVIII secolo, dai Malatesta alla fine dell’antico regime. L’emeroteca è costituita da un migliaio fra riviste e giornali italiani e stranieri, dal Settecento ad oggi. Particolarmente studiati i periodici locali, dalla Gazzetta di Pesaro (XVIII sec.) ai giornali politici tra Otto e Novecento (La Sveglia democratica, La provincia di Pesaro e Urbino, Il Progresso, L’idea, L’ora).
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per i disabili, le stanze non sono cablate per internet, le strutture portanti vanno verificate, un’ala del palazzo è in abbandono, una parte dei depositi non ha impianto di riscaldamento, gli ambienti del museo sono umidi e insufficienti. Mi creda, potrei continuare.” Ma l’Ente Olivieri non ha risorse proprie?
“Non ne abbiamo più. Siamo nati ricchissimi, perché Annibale Olivieri col suo testamento del 1787 lasciò un patrimonio immenso, ma nel corso di poco più di un secolo l’Ente è stato depauperato. Il municipio pesarese ci sloggiò da casa nostra, palazzo Olivieri, per metterci il Conservatorio di musica, poi un pezzo alla volta prese il patrimonio oliveriano, in cam-
catalogazione di libri e di fondi: di recente, abbiamo accolto in comodato il fondo archivistico del sen. Giuseppe Vaccaj, che fra poco sarà a disposizione dei ricercatori.” Possiamo dire che la biblioteca di Pesaro si prepara a nuova vita?
“La correggo. L’Oliveriana non è la biblioteca di Pesaro, come la Passionei può esserlo di Fossombrone o la Federiciana di Fano: è la biblioteca della provincia. Infatti, oltre a essere una delle più importanti delle Marche, gode del diritto di stampa ai sensi della legge n. 106 del 2004, è cioè istituto depositario per tutto ciò che si pubblica nel territorio provinciale, compresi grafica d’arte, video d’artista, musiche a stampa. Ciò precisato, contiamo di riportare l’Ente Olivieri al ruolo che gli compete.” IN
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Incontrare | Alberto Zedda
Rossini secondo
Me
testo Maria Rita Tonti- foto Luca Toni
A tu per tu con il Maestro Alberto Zedda, celebre direttore d’orchestra che ci racconta la sua carriera dagli esordi ad oggi, introducendo l’imminente XXX edizione del ROF.
Alberto Zedda, milanese d’origine,
pesarese d’adozione - nel 2008 gli è stata conferita la cittadinanza benemerita - è il “nume tutelare” del Rossini Opera Festival. Consulente e poi direttore artistico per oltre un decennio, è direttore d’orchestra e musicologo di fama internazionale. Sua la storica edizione critica del Barbiere di Siviglia che nel 1969 diede l’avvio alla “Rossini renaissance” e tra breve sarà data alle stampe dopo un accurato restyling. Siamo giunti alla trentesima edizione del ROF. Che effetto le fa?
“Se penso alle tante cose che ci sono da scoprire e da raccontare su Rossini, mi pare di essere alle prime battute di un discorso appena iniziato. In realtà questo straordinario personaggio presenta tante facce, sia per quanto riguarda la sfera musicale sia per quella drammaturgica, dagli albori del melodramma agli aspetti più attuali della modernità. Dal belcantismo barocco all’aleatorietà del testo
aperto dell’avanguardia contemporanea, dalla razionalità della simmetria geometrica sino alla follia del nonsense, dalla scansione ritmica elementare alla pulsione di trascinante vitalità, dall’estatico stupore protoromantico di segno apollineo alle frenetiche accensioni dionisiache.”
Quali gli spettacoli in programma quest’anno?
“Ad inaugurare l’edizione sarà Zelmira, opera seria tratta da una tragedia francese, rappresentata per la prima volta nel 1822 a Napoli. Protagonista dello spettacolo sarà il tenore peruviano Juan Diego Florez, beniamino del pubblico,
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A fianco, Alberto Zedda con Gianfranco Mariotti, presidente del ROF. Sotto, il maestro mentre riceve la cittadinanza onoraria, con, da sinistra l’ex assessore alla cultura Luca Bartolucci, il sindaco di Pesaro Luca Ceriscioli e l’ex vicesindaco Ilaro Barbanti.
mentre la direzione d’orchestra sarà affidata a Roberto Abbado che ha riscosso grande successo lo scorso anno con Ermione. Zelmira è
suo lascito più consistente e ambizioso, Rossini racconta le passioni umane, così grandi da necessitare personaggi a metà strada fra cielo e terra, come gli abitanti dell’Olimpo, e per questo cantate con un respiro che non è quello della realtà quotidiana. I suoi interpreti soffrono ma non piangono; amano ma non lo proclamano; tessono trame e intrighi a volte incomprensibili, ma mai meschini. I temi che tratta assurgono sempre a valori metafisici, entro i quali le nostre passioni hanno perso i piccoli connotati del vivere per assumere dimensioni concettuali universali.”
una nuova produzione così come la
Il Festival ha restituito un Rossini
farsa La scala di seta a cui si aggiun-
diverso da quello della tradizione.
ge Le Comte Ory, rappresentata a
“Egli crea un mondo tutto suo, equidistante da passato e futuro: non rifiuta la lezione classica impartita dall’amatissimo Mozart senza rinunciare a creare nuovi linguaggi ricorrendo all’ambiguità espressiva, al richiamo simbolico, all’iperbole ipnotica. Anche il suo modo di trasmettere i sentimenti non è lineare: dal distacco oggettivo del classicismo passa ai fremiti del naturalismo protoromantico; ai furo-
Parigi nel 1828 nella quale confluì molto materiale proveniente da Il viaggio a Reims.” Quale sarà lo spettacolo di punta?
“Lo sono tutti, ma il migliore sarà quello che meglio adempirà le nostre aspettative. Del resto tutti e tre gli allestimenti saranno bellissimi, soprattutto se potremo arrivare a non saper quale preferire e se il nostro pubblico se ne andrà contento e continuerà a rinnovarci la sua fiducia. Fin dagli esordi il ROF ha avuto come obiettivo riscoprire e rivalutare la produzione seria di Rossini. Ma lui scriveva di esse-
re nato per l’opera buffa… Con quest’ultima, Rossini mostra con bonomia la pochezza umana, ricorrendo alla satira per contestare la morale corrente, nascondendo nel travestimento della farsa l’urgenza di evasione che spinge l’uomo a peccare. Nell’opera seria, il
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ri taglienti della tragedia alterna l’introspezione intimista; l’ironia scettica e corrosiva si trasforma in dolore profondo e silenzioso. Sotto semplici apparenze, tocca tutti i temi dell’esistenza e lo fa col distacco di un dio che osserva senza dare giudizi morali, senza prendere partito, senza la pretesa di indicare la via di salvezza.” Che cosa rende unico il Festival pesarese?
“La sua serietà, fondata sullo scrupolo filologico e sulla ricerca teorica garantiti dagli intenti comuni con la Fondazione; evitare avventure estreme nella messa in scena degli spettacoli, non rinunciando agli aggiornamenti indispensabili; rifiutare storicizzazioni insensate o prassi infeconde per rincorrere le mode discografiche o la fatuità chic dell’a’ la page; la laicità che lo porta a non accettare il ruolo di depositario di qualsiasi verità nell’esplorazione dell’universo rossiniano; la ricerca costante e umile di una coerenza sorda a ogni richiamo di convenienza o facile immagine; l’amore per quello che fa, l’entusiasmo per come lo fa.” IN
Benvenuti all’opera. uN gRANDE gRuPPO FA CRESCERE ANChE LA PASSIONE
BANCA DELL’ADRIATICO è ENTE FONDATORE DEL ROSSINI OPERA FESTIVAL
Banca del gruppo
Vicini a voi.
Camminare | Pennabilli
Passeggiando a
Pennabilli
testo Ettore Franca - foto Leonardo Mattioli
Un tour attraverso arte, storia, cultura e tradizione della cittadina “marchigiano-romagnola� patria adottiva del poeta e sceneggiatore Tonino Guerra, caratterizzata da luoghi e panorami di grande fascino.
In alto, il “Santuario dei pensieri”. Al centro, “L’orto dei frutti dimenticati”. In basso il “Rifugio delle Madonne abbandonate”.
Prima che Pennabilli diventi “romagnola”, per l’ultima volta possiamo andare in terra “marchigiana”. Il luogo, alla caduta dell’Impero romano, divenne rifugio a chi cercava sicurezza dai barbari finché, prima del Mille, Ottone I lo rese feudo dei Conti di Carpegna. Sulle difese naturali del “roccione” e della “rupe” sorsero i due castelli dei Billi e dei Penna, strategici sulla Marecchia
ma, come tali, contesi dalle casate locali e oggetto di scontri continui finché la Chiesa ci mise occhi e… mani. Il cardinale Albornoz, nel 1420, unificò Penna e Billi in Pennabilli e passò il feudo ai Malatesti di Rimini, ai quali, con le armi, Federico da Montefeltro sottrasse la città che tornò alla Chiesa finito il Ducato. Il Regno d’Italia, all’epoca, assegna Pennabilli e il Montefeltro alla provincia di Pesaro e Urbino e oggi, dopo il referendum assecondato dal Parlamento, Pennabilli sta per tornare alla provincia di Rimini con altri Comuni del Montefeltro. Dell’antico nucleo fortificato resta poco, ma Pennabilli vive il fascino di un luogo carico di suggestione e di quanto ha creato la genialità di Tonino Guerra, che per lei ha inventato
iniziative frutto della sua poetica. Si vada a piedi verso il borgo di Penna fino al “roccione”, terrazzo sulla Marecchia. La strada è segnata dalle meridiane sulle facciate dei palazzi con la riproduzione di opere famose (in una di queste, il San Sebastiano ha le frecce trasformate nello gnomone che segna le ore!), si passa accanto al teatro, al santuario della Madonna, al Bargello e si
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attraversano angoli di fascino come la loggetta rinascimentale e la porta malatestiana di accesso al Castello. Più avanti, ecco il “Santuario dei pensieri”, sette sculture che invitano alla meditazione mentre, specialmente in estate, si può godere un vivente amarcord nell’orto dei frutti dimenticati: un museo di sa-
pori ormai nei ricordi degli anziani; di quando, un tempo, dagli alberi attorno alle case si raccoglievano le nespole, le giuggiole, le biricoccole, le bombrielle, l’uva spina o le varietà di mele, pere e ciliegie uscite dal mercato e... dalla memoria. Poetico è il “Rifugio delle Madonne abbandonate”, una curiosa raccolta
di immagini e di vari reperti provenienti dalle edicole stradali della Valmarecchia. Chi vuole, e ha gamba buona, può salire lungo la strada che raggiunge la “rupe”, ora segnata da una croce sui ruderi del castello dei Billi, che sovrasta la città, su cui domina il Monastero delle suore di clausura. Quest’ultimo incorpora elementi dell’antico maniero mentre, sulla “porta delle monache”, è ancora in vista lo stemma del Duca Federico. A chi vuole approfondire la storia dell’arte locale, Pennabilli offre il Museo diocesano, dove sono opere raccolte dalle chiese della diocesi, e il Museo “mariano” nel Santua-
rio della Madonna delle Grazie. Chi va a Pennabilli, però, non deve trascurare il suo territorio che offre “scoperte” di grande interesse e per tutti i gusti. A Ponte Messa, dov’è la Pieve del XII sec., ecco il “Museo di informatica e della storia del calcolo”, unico al mondo con le “macchine da calcolo” dal tempo dei sumeri ad oggi, mentre il settore “informatica” racconta l’evolversi dell’elaborazione dati. Ma è bene sostare anche in ciascuna
In alto, scorcio caratteristico di una via del paese. Qui sopra, la meridiana che ritrae San Sebastiano.
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sa di Sant’Agostino, documentata dal 1127. A Bascio, dal XIII secolo svetta la torre quadrangolare “del Castello”, unica testimonianza del fortilizio che dominava la valle del Marecchia. Qui, il solito Tonino Guerra ha creato il “giardino pietrificato”, dove sette tappeti di ceramica ricordano i personaggi storici passati. Il tour si completa scendendo verso il Marecchia e, da Ponte Messa, si torna a Pennabilli dove, in luglio,
delle frazioni dove tante sono le te-
da oltre trent’anni si tiene la Mostra
stimonianze storiche come Macia-
Mercato d’Antiquariato, una delle
no, connotata dal silenzioso convento dei Frati accanto alla chiesa degli Oliva e con la torre cilindrica del XIV secolo dominata dall’imponente monte Carpegna. Un tuffo nella natura vi avvolge al lago di Andreuccio, incantevole e tranquillo specchio d’acqua immerso nel verde; da qui andate a Scavolino dove, purtroppo, è andato completamente perduto, ma riconoscibile nel perimetro delle mura, il palazzo-fortilizio cinquecentesco voluto da Tommaso di Carpegna e che ai primi del ’900 ancora vegliava sull’abitato. E c’è Soanne, ora ridotta a pochi abitanti, ma feudo della nobile famiglia dei Carpegna. Meta di escursionisti, al “passo della Cantoniera”, si svolta per Valpiano lambendo le cerrete ai piedi dei due massi rocciosi, i “sassi” Simone e Simoncello, che si intravedono fra i boschi del Parco. A Miratoio, ora scomparso, sorgeva un altro castello dei Carpegna costruito attorno al Mille mentre resta la chie-
più prestigiose rassegne d’Italia. Siete stanchi? “Alla Cantoniera” è l’ideale per un pic-nic e “sciogliere le briglie” ai bambini. Se è ora di pranzo o cena, nel percorso, c’è solo da scegliere un locale. Prosciutto di Carpegna, i primi della cucina romagnola, la straordinaria carne del “vitellone bianco dell’Appennino centrale” riconosciuto con la Indicazione Geografica Protetta… e tornerete a casa più sereni. IN
Pennabilli Antiquariato, XXXIX edizione Palazzo Olivieri, in piazza Montefeltro, torna ad ospitare, dal 10 al 26 luglio, la mostra mercato nazionale dell’antiquariato. Saranno circa 40 gli espositori, per una manifestazione aperta dal lunedì al venerdì dalle 15 alle 20, il fine settimana anche dalle 10 alle 13 e fino alle 20.30. 10 euro il prezzo d’ingresso e, come sempre, numerosi eventi collaterali in programma. www.pennabilliantiquariato.net
Riscoprire | Pesaresi... e il mare
Amarcord sulla
Sabbia
testo Beatrice Terenzi - foto Leonardo Mattioli
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Cosa significa esattamente vivere al mare? Sentire il profumo dell’aria salmastra e ascoltare il suono delle onde? Maria Pia Gennari, Maria Teresa Badioli, Franco Battisodo e Alceo Rapa, quattro pesaresi doc ci raccontano il loro rapporto col mare.
Per chi nasce vicino al mare, l’acqua diventa un elemento quasi primario come l’aria che si respira. E così abbiamo scelto quattro personaggi noti a Pesaro, ognuno nel suo campo, per conoscere il loro rapporto con il mare, quello dell’Adriatico, sulle sponde del quale sono nati e ancora vivono. Maria Pia Gennari
Nata al Porto dove tuttora vive, assessore per due mandati, donna intelligente, spiritosa e affascinante, politica atipica, come molti la definiscono, così racconta il suo rapporto col mare che bagna Pesaro: “È stato bellissimo fin da piccola - racconta. Sono stata abituata molto presto ad andare al mare. Mio zio, Aurelio Gennari, ci portava sulla sua barchetta e da lì ci buttava al volo in acqua e noi ci divertivamo da matti. Ho imparato con lui a nuotare e ad amare il mare. Mio zio Aurelio insegnava a me e ai miei piccoli amici. Ho ricordi bellissimi. Grazie a mio zio e a quella piccola imbarcazione non ho mai avuto paura. Adesso che sono grande, continuo ad avere un bellissimo rapporto con il mare. Ci vado anche d’inverno, mi piace camminare in spiaggia e pensare, è molto rilassante. Lo amo tantissimo anche quando c’è poca gente, per esempio in primavera e in autunno. Mi piace stare sola con i miei pensieri.” Maria Teresa Badioli
Ex professoressa e atleta, nonostante abbia superato gli 80 anni, Maria Teresa è ancora una donna super attiva. È facile vederla a conferenze, incontri pubblici e qualche anno fa anche a fare il bagno a dicembre. La si nota perchè si veste con grandi cappelli e ha sempre tanti ricordi curiosi da raccontare. Andiamo a trovarla nella sua villa a pochi metri dalla riva. “Fin da piccola sono stata sotto il sole nella spiaggia di Pesaro - spiega. Si sa, fa bene alla salute respirare l’aria salmastra. Quando ero giovane mi piaceva fare le gare con le amiche sul moscone e amavo fare i bagni anche d’inverno per temprarmi. I bagni ‘freddi’ ho continuato a farli anche da grande, tutti gli anni, fino al 2007, precisamente il 3 novembre, con 9 gradi di temperatura. Avevo iniziato a fare bagni in inverno nell’ottobre del 1942. E così tutti gli anni, senza saltarne
Dall’alto a sinistra, in senso orario, Maria Pia Gennari sulla spiaggia, la prof.ssa Maria Teresa Badioli, lo chef Alceo Rapa e l’ex calciatore Franco Battisodo. In apertura i quattro, nello stesso ordine, da bambini.
frequentavo solo a luglio. Ho sempre trascorso le mie vacanze nella spiaggia di Pesaro, sia perché non amo viaggiare in aereo, sia perché quando giocavo ho visto il mondo e ora preferisco rilassarmi a Baia Flaminia, senza dover fare chissà quanti chilometri di viaggio. Il mio mare mi piace.” Alceo Rapa
uno. Il record, anche maschile, risale al 26 dicembre 1977, l’acqua era di 8 gradi e non sono riuscita a nuotare dal freddo. Peccato. La temperatura più rigida è stata quella che ho incontrato il 6 dicembre 1979 al Porto: erano 7 gradi. Mentre il 20 ottobre del 1993 ho fatto il bagno con la nebbia.” Nella vita ha fatto tanti sport, vincendo tante medaglie e confezionando molti record. “Giavellotto, tennis, pattini sul ghiaccio e su pista, sci di fondo, ma gli sport che ho intrapreso in acqua - prosegue - sono quelli che mi hanno dato più soddisfazione. Come la vela, il canottaggio, il windsurf.” Franco Battisodo
Ex calciatore di serie A e attuale
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esercente di un’attività di vendita di articoli sportivi, si può dire che sia nato al mare. “Infatti, vi ho sempre abitato vicino - sottolinea Franco. Il mio rapporto col mare è stupendo. Appena è caldo vado e ci resto fino a settembre inoltrato. Quando ero piccolo ci andavo di più, adesso che si lavora, purtroppo, c’è poco tempo e mi dispiace. Quando ero piccolo la mia casa era ai bagni Elsa, adesso con la famiglia andiamo a Baia Flaminia solo il lunedì mattina, perché il negozio è chiuso.” Ora che abita in campagna, il mare si è un po’ allontanato, ma non dal cuore. “Quando giocavo in serie A non potevo andarci troppo, altrimenti mi stancavo, quindi lo
Tutti lo conoscono come lo chef che cucina il miglior pesce, ma lui, Alceo, paradossalmente non ama il mare. “C’è un motivo - spiega il ristoratore che ha la sua attività sul colle Ardizio, tra Pesaro e Fano. Quando ero piccolo, avevo circa 12 anni, ho rischiato di affogare, quindi adesso ho paura dell’acqua. Se vado in spiaggia bagno i piedi, sto nell’acqua bassa, meglio fuori, nella battigia. Il ricordo di quando ero bambino sul moscone ancora mi spaventa. Stavo giocando con alcuni amichetti e sono scivolato cadendo all’indietro. Ho battuto la testa sull’angolo del moscone e ho perso conoscenza. Ho rischiato di affogare, mi ha salvato un amico. Il mio rapporto col mare, adesso, dopo aver rischiato di morire, è andare tutte le mattine al mercato di Ancona per comprare il pesce che dopo cucino nel mio ristorante. Vado all’asta del pescato alle 3,30 del mattino. L’ho fatto per 30 anni, adesso però ci mando un mio collaboratore. Il mercato di pesce, comunque, regala emozioni uniche. Al mare preferisco abbronzarmi, e, anche se ho tempo, vado pochissimo: mi danno fastidio quelle donne ‘tutte nude’, o quasi!” IN
Curare | Giorgio Maniscalco
Ho cura della
Salute
testo Simona Spagnoli - foto Luca Toni
Con 74 posti letto distribuiti su due piani, 10 medici, 35 infermieri e 10 operatori sanitari che provvedono ogni anno a quasi 3.000 ricoveri, 400 accessi in day hospital e ad oltre 2.000 prestazioni ambulatoriali, il reparto di Medicina Generale del “San Salvatore” rappresenta a tutti gli effetti il polo medico di Pesaro. I quadri clinici quotidianamente affrontati sono quelli propri della Medicina Interna: malattie cardio e cerebrovascolari, vasculopatie periferiche, malattie immunoreumatologiche, gastroenterologiche ed epatiche, patologie endocrinometaboliche, broncopneumopatie croniche segnatamente della persona anziana. La Medicina Interna si pone, inoltre, in rapporto diretto col Pronto Soccorso, come soggetto principale nella diagnosi che porta alla definizione clinica e all’eventuale, successivo riferimento specialistico. A dirigerla è il dottor Giorgio Maniscalco, la cui storia professionale riflette la poliedricità delle funzioni esercitate all’interno del reparto: negli anni ’70 si è laureato in Medicina e Chirurgia a Bologna; ha poi conseguito tre specializzazioni in Cardiologia, Malattie dell’apparato digerente ed Endoscopia digestiva, Diabetologia e Malattie del ricambio; attualmente è docente al Corso di laurea in Infermieristica dell’Università Politecnica delle Marche, in Patologia Medica e Geriatria. Al San Salvatore, fresco
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di studi, è arrivato nel 1974. “Allo-
ra - racconta - non esistevano tutte le Unità Operative specialistiche attualmente presenti e i medici erano nelle condizioni di dover affrontare tutto. Questa oggettiva difficoltà ha tuttavia consentito di acquisire una solida base polispecialistica clinica sulla quale si è poi sviluppato il reparto. Ad esempio, ho avuto il privilegio di comporre, insieme ai colleghi di allora, la prima unità coronaria mai realizzata a Pesaro, antesignana di quella che sarebbe venuta poi con l’attuale Cardiologia.” La sua equipe (“preziosa e insostituibile, specie nella parte femminile” afferma il primario) è costituita da esperti nelle diverse branche della disciplina ed è lo specchio olistico della Medicina Interna. “Ci consideriamo
un po’ i fratelli maggiori dei medici di famiglia - spiega Maniscalco - perché affrontiamo insieme i problemi manifestati dal paziente, rappresentando un punto di sintesi e di collegamento con le altre unità ospedaliere per diagnosi e cura.” In questo senso è quotidiano lo sforzo per recuperare quella dimensione umanistica, cioè centrata sull’uomo, che rischia di essere persa sulla strada dello sviluppo tecnicoscientifico e di crescita del sapere. “Spesso - conclude - ci si dimentica che dietro ai dati strumentali, alle preoccupazioni economico-gestionali, c’è un uomo. Una persona che chiede, come ognuno di noi, di essere ascoltata, accolta, accompagnata nella terribile esperienza della malattia. A questo compito siamo chiamati noi medici.” IN
Gustare | Fattoria della Ripa
Sideways per la
Provincia
testo Ettore Franca - foto Leonardo Mattioli
Nel 1976, appena “perito agrario”, Roberto Ridolfi affianca il nonno Gino nella coltivazione di cereali, erbai, rinnovi, nella gestione degli animali, e assume la gestione dell’azienda di famiglia. Nell’89 la converte all’allevamento ovino, cedendo parte del latte prodotto o trasformandolo in formaggio. È Stefania, biologa, che si appassiona e si dedica all’arte casearia nella
quale, dopo i primi insuccessi, con caparbietà, giunge a ottimi risultati tanto che, nel 1990, i due “ragazzi” possono acquistare l’azienda e ne incentivano l’attività. Roberto cura l’allevamento, l’agricoltura e il management; Stefania, deus ex machina del caseificio, perfeziona e differenzia la produzione. Così al “pecorino classico” si affiancano formaggi dimenticati ora riscoperti, che il mercato apprezza subito: il “maggengo”, affinato in fieno e in fiori d’acacia, il “casèc” in foglie di noce, l’“ampelos” maturato fra foglie di vite, lo “stagionato in crusca” e il “crostapepe”, in un velo di strutto impastato di pepe, che stupisce per la pasta bianchissima, fragrante di profumi e sapore. Alla Fattoria della Ripa non manca il pecorino “di fossa”, ancorato alla tradizione della sola infossatura d’agosto, del formaggio prodotto primavera-estate, e succes-
siva sfossatura per santa Caterina. Intanto Stefania scopre il “caciolimoncello” che Bartolomeo Scappi, cuoco di papa Paolo V, per il pranzo alli XXVIII d’ottobre prospettava a Sua Santità (un cacio in forma di limoncelli mentre, a cena, fagiani allo spiedo, serviti con caci limoncelli tagliati sopra). Dopo vari tentativi, Stefania stessa è meravigliata del risultato e, nel 2000, propone il suo cacio limoncello a Mondavio alla “cena rinascimentale” per la rievocazione della “Caccia al cinghiale”, riscuotendo un successo auspicante. Oggi ai “pecorini” si affiancano i “caprini”, dal latte di ottanta capre,
inviati soprattutto verso i mercati veneti, di Friuli Venezia-Giulia, Emilia, Puglia, nonché locali, per oltre 6.000 kg/anno. Fattoria della Ripa oggi è un’azienda vivace, con buone prospettive, anche grazie alla collaborazione attiva dei quattro figli di Roberto e Stefania. IN
Il “cacio limoncello” Ne parla Bartolomeo Scappi “maestro dell’arte del cucinare, cuoco segreto di Papa Pio V”, nella sua Opera, trattato più importante della cucina italiana del Rinascimento, poi dimenticato. Fattoria della Ripa l’ha riscoperto e il DM 350/99 lo include oggi fra i prodotti tipici. Si produce da aprile a settembre con latte di pecore al pascolo, crudo, coagulato col caglio; a mano si rompe la cagliata che, riposata qualche minuto, si assesta in fasce di terracotta a forma di limone. Il giorno dopo le forme si salano e si ricoprono con scorza di limone grattugiata. Dopo 48 ore, lavando si toglie sale e limone in eccesso per 5-6 giorni di maturazione. Si presenta “a forma di un limone”, pesa 130-150 grammi e la pasta, fresca e bianca, ha odore e gusto di agrume. Da abbinare con bianchi o rossi nostrani; non male con un vino da dessert.
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VERLAND
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Volare | Alfredo Lungarini
Imprenditore
“Top Gun” testo Alberto Berardi - foto Laura De Paoli
Classe 1947, notissimo imprenditore fanese nel settore edile (strade ed autostrade) un grande amore per il volo acrobatico, che pratica non professionalmente da tempo, con risultati notevoli. Alfredo Lungarini è anche padre di due figlie, Roberta e Chiara, e già nonno di due splendide nipotine che adora. Lo abbiamo incontrato per farci raccontare questa sua grande passione.
rei di provarla personalmente…”
altri termini ci sono analogie tra
È stato detto che restano scolpiti
volo e impresa?
nella mente il primo volo da solista
“L’attività d’imprenditore è notoriamente basata sulle capacità di chi la esercita; se si valuta male un lavoro in poco tempo si può perdere tutto, ma se invece sbagli una manovra acrobatica, rischi di perdere la vita. Un fattore comune dunque esiste: il rischio.” IN
e il primo volo acrobatico da solista.
“Quella di essere soli con se stessi nell’immensità del cielo è una sensazione che non si può dimenticare. Guardare tutti dall’alto in basso è gradevolissimo. Disegnare allo stesso tempo figure armoniose portando l’aereo in posizioni inusuali è una cosa da sballo…”
Da chi e quando è stato iniziato al
Sono richieste particolari doti per il
volo acrobatico?
volo acrobatico?
“Penso che l’acrobazia sia il sogno di ogni pilota, anche se per riuscirci ci vuole tanta passione e manualità. In questo fantastico mondo sono stato introdotto da Domenico Serafini e Carlo Mariani (coloro che diedero vita a Fano a Yakitalia, ndr).”
“Come detto, ci vuole passione e abilità. L’aereo è portato in posizioni inusuali e si deve sempre essere in grado di controllarlo e riprenderlo in caso di pericolo, come gli avvitamenti. Il fisico, a seconda delle manovre effettuate, viene sottoposto ad un forte stress dovuto all’accelerazione di gravità.”
Quale fu la sua prima sensazione ?
“Vedere il mondo a rovescio è una sensazione avvincente, difficile da descrivere. Per comprenderla appieno a chi non ha paura consiglie-
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Lei è un imprenditore. Ha mai messo in relazione la sua attività professionale col volo acrobatico? In
Il team acrobatico Yakitalia Nel marzo 1999 Domenico Serafini e Carlo Mariani decisero di formare a Fano un team di volo acrobatico. In Italia esisteva soltanto una pattuglia, la Red Bull, oltre alle mitiche Frecce tricolori. Dall’acquisto del primo Yak in Lituania, Yakitalia ha partecipato a 185 eventi nel nostro Paese, Oggi a Serafini e Mariani si sono aggiunti altri sei piloti acrobatici, e il recentissimo successo raggiunto all’Acrobatic Show 2009 di Abu Dhabi fa bene sperare per il futuro.
LA TUA SFIDA È LA NOSTRA SFIDA. Strada Statale Adriatica, 35 - 61100 Pesaro - Tel. 0721 423111 - Fax 0721 423133 www.confartfidi.it - direzione@confartfidi.it
Chi siamo
Fondo antiusura Legge 7 marzo 1998 n. 108
La Confartigianato Fidi è una società cooperativa a responsabilità limitata senza fini di lucro che si propone di promuovere il miglioramento e l’ammodernamento delle imprese, fornendo ai propri soci garanzia sui prestiti e facendo da tramite per contributi che concorrono all’abbattimento del tasso di interesse. Possono far parte della Cooperativa le imprese iscritte all’Albo Artigiani, le micro, piccole e medie imprese, aventi sede nel territorio della Regione Marche e delle Regioni limitrofe. Non possono far parte della Cooperativa le società che abbiano in corso procedure di concordato preventivo o di fallimento. La Confartfidi è struttura del credito della Confartigianato Imprese di Pesaro e Urbino.
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Ricordare | Lupo Basket
Attenti alla
Lupo
testo Simonetta Campanelli foto Leonardo Mattioli
Faceva caldo fuori del Palazzetto dello Sport la mattina del 5 luglio 1969 a Roma. Dentro ancora di più, gremito com’era di un caloroso gruppo di sostenitori pesaresi, gran parte dei quali giovani atleti, classe 1954 o giù di lì, appartenenti alla rappresentativa della squadra della nostra città, che avevano partecipato alla fase Nazionale della La Lupo Basket, campione nazionale nella prima edizione dei Giochi della Gioventù, nel 1969. Sotto, la “squadra” oggi: da sinistra a destra, in piedi, Marco Andreani, Franco Ottaviani, Pierpaolo Nardini, Paolo Brualdi. In ginocchio, Maurizio Battisodo, Luigi Tomasini, Stefano Angelini e Stefano Gioacchini.
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prima edizione dei Giochi della Gioventù; una mini olimpiade per ra-
gazzi voluta dal CONI. La Lupo Basket, allenata dal giovane avvocato Paolo Brualdi, stava per disputare la finale del torneo di basket contro l’Auxilium Torino. Con merito i ragazzi della parrocchia dei Cappuccini avevano conquistato un posto tra le prime 32 squadre italiane, eliminando le concorrenti durante la fase comunale prima, la provinciale poi ed infine quella interzonale in una difficile trasferta a Forlì. Nei campi di basket dell’impianto sportivo dell’Acquacetosa di Roma, circondati da una tendopoli allestita per ospitare i ragazzi del basket, la Lupo aveva raggiunto il primo posto in uno degli otto gironi, battendo la super corazzata Boario Padova, l’Ancona e infine Piacenza. Con una maturità tecnica e un gioco organizzato in modo raro per quei tempi, nonostante la bassa statura media della squadra, i giovani atleti di Pantano si classificarono secondi nel girone finale nuovamente a quattro, eliminando poi, in una semifinale mozzafiato, la Reyer Venezia. Tutto era pronto per disputare la gara finale della prima edizione Nazionale dei Giochi. Chi avesse vinto sarebbe diventato campione d’Italia. I fratelli Maurizio e Giancarlo Cioppi, collaboratori dell’allenatore Brualdi, sdrammatizzavano la tensione e raccoglievano congratula-
zioni da Pippo Faina, allenatore del Simmenthal Milano e Lello Paratore, decano degli allenatori del tempo; Ghencio, ovvero Graziano Giorgi sulle tribune organizzava il tifo; Padre Evaristo, parroco dei Cappuccini girava nervoso con una macchina da ripresa fasulla in una mano e il Rosario nell’altra. A Pesaro un’intera città, con in testa il presidente Alfiero Guerra e i consiglieri Manlio Giamprini, Giorgio Maffi e Gianni Pentucci, aspettava di conoscere il risultato. Quando il rumore assordante delle tavolette sbattute dai tifosi arrivò all’apice, l’arbitro, il signor Ardito, alzò la palla. Dall’altra parte due nomi su tutti: Florio, futura ala di serie A della Victoria Libertas Pesaro e Benatti, carriera già scritta di play-maker della Nazionale. Con Marco Andreani che stava per saltare sulla palla a due, c’erano tutti i nostri: Franco Ottaviani, Luigi Tomassini, Stefano Gioacchini, Pierpaolo Nardini, Carlo Pigliacampo, Maurizio Battisodo, Giuseppe Perlini, Brizio Cecchi e Stefano Angelini. 55 a 49 per la Lupo il punteggio finale, che in una calda giornata di luglio di quaranta anni fa, riportò a Pesaro, dopo lunghi anni di assenza, un titolo Nazionale, che ancora oggi fa scendere lacrime di gioia a chi lo racconta e ha reso quello, per un gruppo di atleti del basket pesarese, il giorno più bello della loro vita sportiva. IN
Celebrare | 30 anni di Chica Boba
Una barca color
Fuxia
testo Elisabetta Ferri - foto Laura De Paoli Chi non conosce le barche griffate di fuxia che danno un colore speciale al porto di Pesaro? Sono le Chica’s che la famiglia Gasparini ha armato in tempi diversi: il Chica Boba II, il Chica Magnum (ora impegnato in una bella sfida con equipaggio femminile) e il Chica 2000, poi ceduto. Il 2009 è un anno speciale per la prima della lista, che ha compiuto trent’anni di vita. Era il 21 aprile 1979 quando a Pesaro veniva varato uno sloop d’alluminio costruito dai cantieri Yacht Officine Pesaro, lo stesso di Azzurra, e
allestito dal cantiere Gioacchini e Leonardi. Il progetto è del triestino Carlo Sciarrelli, commissionato dal milanese Edoardo Austoni, che intendeva partecipare alla Ostar del 1980. Rimase qualche giorno ormeggiata alla banchina del Club Nautico di Pesaro, dove l’attuale skipper, Michele Cinquepalmi, la vide per la prima volta: “Ammirai
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Sopra i due equipaggi, maschile e femminile, alla festa dei 30 anni. Sotto, il Chica Boba II in regata.
la sua linea, mentre con la fantasia ero già in Atlantico.” Non sapeva ancora che una decina d’anni più tardi sarebbe toccato a lui condurla per i mari del globo. Il Chica viene infatti rilevato nell’88 da Rinaldo Gasparini, proprietario della Renco: “A differenza di tanti armatori che si compiacciono di guardare la propria creatura galleggiare all’ormeggio - racconta Cinquepalmi -,
ciava ad andare stretto e in occasione del 500° anniversario della scoperta dell’America Gasparini lancia la sfida per il “viaggio di Colombo”. Parteciparono a quell’avventura indimenticabile più di 80 persone e, per la prima volta, una barca dell’Adriatico con equipaggio
Gasparini voleva che la sua barca na-
pesarese attraversò l’Atlantico. In 30 anni 125.000 miglia percorse e 1.200 magliette fuxia indossate da chi, a turno, è salito sul Chica. Que-
vigasse. Cominciò quindi a parteci-
sta poderosa storia è stata celebrata
pare a tutte le regate dell’Adriatico:
il 25 aprile scorso, con una promes-
Adria’s Cup, Ancona-Zara, PesaroRovigno, Rimini-Corfù, Barcolana, Campionati Invernali di Pesaro, Rimini e Ancona, consentendo di navigare a centinaia di giovani, ai quali veniva fatta una sola richiesta: indossare la maglietta color fuxia. Anche per questo motivo il Chica diventa una delle barche più allegre e conosciute nel mondo della vela.” Ma l’Adriatico comin-
sa da parte di Giovanni Gasparini, erede di Rinaldo: “Questi 30 anni sono un punto di partenza. Il Chica Boba II può ancora fare grandi cose, perchè non è, e non sarà mai, solo una barca. Non si tratta solo di avvenimenti ma anche di sogni, non è stata solo una questione di acqua e di vento ma anche di anima e di forza.” Cento di questi giorni, Chica. IN
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Leggere | Novità in libreria
Freschi di
Stampa
testo Riccardo Paolo Uguccioni foto Leonardo Mattioli
Cinquantadue storie fanesi ovvero altrettanti articoli che Alberto Berardi è venuto pubblicando su “Il Messaggero”, e che qui sono stati raccolti. Una miscellanea scoppiettante legata al filo della “fanesità”, una varietà di vicende e situazioni ora tragiche, ora comiche e paradossali, sempre utili da conoscere. Si va dal passaggio di Clemente VIII, che agli inizi del 1598 transitò a Fano in viaggio per la “ricupera” di Ferrara con un vasto seguito e danni altrettanto vasti per le finanze cittadine, alle vicende di Laura Martinozzi, gentildonna fanese, che per complesse vicende matrimoniali finì per essere nonna di Giacomo III Stuart, pretendente al trono d’Inghilterra. Si incontrano tanti personaggi,
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in vario modo legati a Fano: Sigismondo Malatesta e Cristina di Svezia, certo, ma anche Giulio Grimaldi, Anna Magnani e Ruggero Ruggeri. Pesaro guida curiosa è n’opera a… otto mani. Le autrici sono Elisabetta Ferri, giornalista; Giovanna Marcheggiani, designer; Cristina Ortolani, consulente culturale; Beatrice Terenzi, giornalista. La guida è davvero curiosa: testi brevi, molte immagini, si va dai luoghi inevitabili (duomo, palazzo ducale, casa di Rossini, ecc.) a scorci che neanche t’aspetti (via Badò, via Giovanelli, la chiesa del Carmine, quod superest delle officine Benelli). E poi si va per sapori (dalla crescia “brusca”, specialità primaverile, ai cappelletti, che solo gli incauti
confondono con i tortellini), per la Pesaro “etnica” dei nuovi arrivati, per la Pesaro “dei famosi” e dei personaggi. Qui incontrate Gianni D’Elia, Filippo Magnini, Eliseo Mattiacci e Giuliana Gamba, poi Paolo Teobaldi, grande scrittore, e Massimo Ambrosini, grande calciatore (ma sua sorella Valeria è un incanto di bellezza). Le piazze del sapere. Biblioteche e libertà, di cui parla questo interessante libro di Antonella Agnoli, sono gli spazi urbani attrezzati a luoghi di incontro, di scambio e di azione collettiva, insomma a “public library”, che divengono luoghi di socialità e di condivisione in sinergia con altre istituzioni culturali. Ben diversa dalle biblioteche storiche, cui resta assegnato un ruolo propulsivo (e imprescindibile) nella ricerca, la biblioteca pubblica è luogo di cittadinanza e di curiosità, anticamera di studi impegnati. Dai supermercati e dalle tecniche di marketing c’è molto da imparare, afferma l’autrice, e con una serie di casi - tra Pesaro e il mondo - fornisce esempi di luoghi sottratti alla commercializzazione e trasformati, a beneficio di tutti, in piazze del sapere, in moderne agorà. IN