Pesaro IN Magazine 02 2024

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ANDREA BIANCANI

IL SINDACO OLTRE LA FASCIA
FATTORE DONNA
STORIE DI SUCCESSO
ALBERTO DEL PRETE
IL FUOCO DENTRO
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Apriamo questo numero con l’intervista al sindaco di Pesaro, Andrea Biancani, che racconta le sue passioni: il jazz, la moto, l’amore per la lettura e per la cucina. La testimonianza di due donne imprenditrici che operano nel settore del benessere e del turismo. Da sette anni il ballerino pesarese Alberto del Prete è uno dei protagonisti della trasmissione Amici. Il nostro viaggio prosegue nell’arte e nella sperimentazione di Leonardo Nobili e nella poetica di Carlo Pagnini, autore e attore. Esploriamo il Pac, il nuovo spazio polivalente dove s’incontrano arte e cultura. Tra le rocche e le corti dell’antica Via Flaminia, nell’entroterra tra Pesaro e Urbino, e poi alla scoperta del Palazzo della Paggeria Ducale in piazza del Popolo. Infine, a tu per tu con i versi di Gianni D’Elia, poeta dell’impegno civile. Buona lettura!

DI ANDREA MASOTTI

Edizioni IN Magazine s.r.l. Via Napoleone Bonaparte, 50 - 47122 Forlì | T. 0543.798463 www.inmagazine.it | info@inmagazine.it Anno XVIII N.2 dicembre/gennaio Reg. di Tribunale di Forlì il 20/02/2006 n.6

Direttore Responsabile: Andrea Masotti Redazione centrale: Clarissa Costa, Paola Francia Coordinamento di redazione: Deborah Papisca Artwork e impaginazione: Francesca Fantini Ufficio commerciale: Gianluca Braga, Laura De Paoli Stampa: La Pieve Poligrafica Villa Verucchio (RN) Chiuso per la stampa il 29/11/2024

Collaboratori: Fabio Fraternali, Elisabetta Marsigli, Alice Muri, Giovanna Patrignani, Michele Romano, Silvia Sinibaldi. Fotografi: Laura De Paoli, Paolo Mazzanti, Luca Toni.

Tutti i diritti sono riservati. Foto e articoli possono essere riprodotti solo con l’autorizzazione dell’editore e citando la fonte. In ottemperanza a quanto stabilito dal Regolamento UE 2016/679 (GDPR) sulla privacy, se non vuoi più ricevere questa rivista in formato elettronico e/o cartaceo puoi chiedere la cancellazione del tuo nominativo dal nostro database scrivendo a privacy@inmagazine.it

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00 RUBRICA

TITOLO LOREM IPSUM LOREM IPSUM

06 PILLOLE NOTIZIE DALLA PROVINCIA

10 PROFILI ANDREA BIANCANI

IMPRESA

Your Wellness Style

PILLOLE

BARTORELLI-MESSIKA: BRILLANTE UNIONE

PESARO | L’11 ottobre scorso Pesaro ha ospitato un evento esclusivo che ha unito moda, sport e arte orafa, celebrando il sodalizio tra Paolo Bartorelli Gioielli, storica azienda locale, e la Maison Messika, brand internazionale di gioielleria. L’evento si è tenuto in un’atmosfera elegante e raffinata, con ospiti d’eccezione come il campione del mondo di MotoGP Francesco Bagnaia, con la moglie Domizia Castagnini, e la squadra femminile di pallavolo di Pesaro, la Megabox Vallefoglia, con Gaia Giovannini, vincitrice della medaglia d’oro alle Olimpiadi 2024. L’evento ha dimostrato, ancora una volta, come Pesaro sia un punto di riferimento non solo per il settore della gioielleria, ma anche per la moda e lo sport, consolidando la sua immagine di polo culturale e imprenditoriale del territorio.

OMAGGIO A TONINO BENELLI

PESARO | Una scultura dedicata al grande pilota pesarese Tonino Benelli si erge da qualche settimana al centro della rotatoria di Largo Tre Martiri. L’opera, appena inaugurata, è interamente in bronzo e creata dal Registro Storico Benelli e dal Moto Club Pesaro Tonino Benelli, in collaborazione con il Comune di Pesaro e Benelli QJ. L’iniziativa ha come obiettivo quello di celebrare non solo la storia della rinomata tradizione motoristica della città, ma anche di rendere omaggio a un illustre concittadino. L’opera, realizzata dall’artista Massimo Fraternali, rappresenta un ulteriore passo per valorizzare la passione per le moto che caratterizza Pesaro, una tradizione che continua a vivere in ogni dettaglio della città.

INNOVAZIONE E DESIGN

PESARO | Ifi, azienda pesarese con sede a Tavullia, marchio di riferimento nell’arredo per bar, gelaterie, pasticcerie e tutto il settore food, è candidata a un’importante riconoscimento nel mondo del design con le sue vetrine espositive la Tonda Nuova Edizione ed Esedra, incluse nell’Adi Design Index 2024. Un traguardo significativo, per una realtà presente sul territorio dal 1962, che rappresenta un passo importante nel percorso verso il Compasso d’Oro ADI, il premio di design più rinomato a livello globale. L’azienda Ifi si distingue per le sue vetrine funzionali, dalla linea elegante, oltre che per la ricerca e l’impegno costanti per un design che sa unire innovazione, funzionalità, estetica e sostenibilità.

PILLOLE

L’ULTIMA CASTELLANA

GRADARA | Dall’8 dicembre 2024 al 9 marzo 2025, la Rocca di Gradara ospita la mostra Da Zanvettori all’ultima castellana. Le stanze private della Rocca di Gradara, a cura di Stefano Brachetti, direttore della Rocca demaniale di Gradara e di Fabio Fraternali, storico dell’arte e guida turistica di Gradara Innova. L’esposizione si propone di ricreare e offrire al pubblico l’atmosfera intima e privata del Castello che, fino al 1983, è stato abitato dall’ultima castellana Alberta Porta Zanvettori, per poi diventare patrimonio dello Stato italiano. L’ultima sezione della mostra vede protagonista la stilista Alberta Ferretti, che vestirà idealmente l’ultima castellana, arricchendo così il percorso espositivo con la sua visione creativa e contemporanea.

ASAC, LE FORME DELL’ARTE

PESARO | Nasce nel giugno scorso Asac - Associazione spettacolo arte e scultura, nuova realtà pesarese dedicata alla valorizzazione dell’arte, da un’idea di Giulia Corsaletti che ne è anche presidente. L’acronimo dell’associazione, che si legge ‘casa’ se invertito, rappresenta chiaramente il suo obiettivo: creare uno spazio accogliente in cui artisti e appassionati si possano sentire a proprio agio. L’Associazione è un punto di riferimento nella promozione delle diverse forme di arte e incoraggia il dialogo tra gli artisti di diverse discipline e un pubblico ampio e diversificato. Aperta alla collaborazione con altri Enti e associazioni, ASAC è pronta ad accogliere, con le proprie iniziative, tutti gli appassionati e curiosi nella sede di Italian Art Touch.

IL SALUTO A GIANFRANCO MARIOTTI

PESARO | La città piange la perdita di Gianfranco Mariotti, figura illustre e uno dei principali protagonisti della cultura pesarese, scomparso all’età di 91 anni. Fondatore del Rossini Opera Festival nel 1980, Gianfranco Mariotti ha contribuito a trasformare la manifestazione pesarese nella più importante celebrazione della musica di risonanza mondiale dedicata a Gioachino Rossini. Sotto la sua guida, il Festival è cresciuto fino a diventare un appuntamento imperdibile per appassionati e professionisti di punta del settore, richiamando innumerevoli artisti e pubblico da ogni parte del mondo. La città di Pesaro, ora, si stringe attorno alla sua memoria, grata per l’immensa eredità lasciata.

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ANDREA

IL JAZZ, LA MOTO, LA CUCINA: IL SINDACO

DI PESARO

SI RACCONTA

BIANCANI

Non è una persona che va di fretta, piuttosto una persona che va veloce. E ti viene naturale immaginare la fatica che deve aver fatto da bambino a rimanere seduto per ore in classe. Non a caso, da piccolo, Andrea Biancani sognava di fare il chitarrista, suonare la chitarra elettrica. “Ora, da adulto, sogno di imparare a suonare il pianoforte, chissà se realizzerò questo mio desiderio.” Intanto si muove, tiene un ritmo che attraversa i suoi pensieri, guarda con attenzione, sa ascoltare anche con la postura del corpo. Quando ha capito che poteva fare il sindaco? “Ho accarezzato l’idea negli anni tra il 2009 e il 2015, quando ricoprivo il ruolo di assessore, poi però si è aperta la strada del consiglio regionale. Nove anni di vita da pendolare tra Pesaro e Ancona, molti impegni, tanto da studiare e dell’eventualità di fare il sindaco mi ero quasi dimenticato,” racconta. “Il destino ha voluto, invece, che sull’ipotesi di una mia candidatura a primo cittadino ci fossero convergenze importanti,

Andrea Biancani racconta di non avere avuto maestri e di non essersi ispirato a qualche persona in particolare ma di avere sempre condiviso il senso della politica con chi ci mette la faccia e si sporca le mani. Con chi è capace di avere una visione generale della città e del futuro ma senza perdere l’attenzione nei confronti degli aspetti meno evidenti, delle piccole cose, conservando empatia e vicinanza per le persone. Del resto, fare il sindaco è un lavoro, non una missione. Biancani scuote la testa, incrocia le mani e confessa: “No, è proprio una missione. Una missione molto rilevante se il sindaco lo fai PROFILI

avevo il sostegno del partito e gli alleati mi consideravano una figura unitaria. Sia chiaro, non ho fatto carte false per concorrere a questo ruolo, anzi, ci ho pensato molto e poi mi sono buttato. Come sto?” si chiede da solo. “In questo ruolo e con questi compiti sto bene. È un impegno faticosissimo, totalizzante, però mi piace essere il sindaco della mia città.”

DI SILVIA SINIBALDI
FOTO LUCA TONI

con consapevolezza e responsabilità.”

Sul suo futuro ha le idee chiare come è nel suo personaggio, tutto concretezza e poco sfarfallare. Ovviamente vorrebbe ricoprire due legislature, perché per lasciare un segno del proprio lavoro nella storia della città sono necessari almeno dieci anni. Dopo di che, fatta una botta di conti, si vede over 60 e non certo nelle condizioni (tanto meno con la voglia) di andare in pensione. Lui ha passioni da vendere: dal jazz alla moto, dall’arte contemporanea al mare, dalla cucina alla bicicletta e non sarebbe tipo da annoiarsi. Però appartiene a quella fascia, non maggioritaria, di politici di professione che

IL NEOELETTO SINDACO DI PESARO, ANDREA BIANCANI, RACCONTA LE SUE

PASSIONI:

DAL JAZZ

ALLA MOTO, DALL’ARTE CONTEMPORANEA AL MARE, DALLA CUCINA

ALLA BICICLETTA. E DA BAMBINO SOGNAVA DI FARE IL CHITARRISTA.

un lavoro, da anni nel cassetto, ce l’hanno. Fa un po’ il ‘piacione’, sicuro della sua simpatia, di quell’essere cordiale e compagnone, bonario e affettuoso. Ma chi lo conosce bene arricchisce il ritratto raccontandolo gioviale e accogliente ma anche testardo, dominante e pure irascibile. “A me piacciono le cose fatte bene e precise,” dice. “Sono molto ordinato, archivio il mio lavoro e quando vedo lavori fatti male viene fuori anche l’aggressività che di me non è una caratteristica nota. Diciamo che quando una situazione non mi convince, dal secondo piano del palazzo comunale si sente chiaramente che il sindaco non è d’accordo.”

Se gli offri il tema edificante del sacrificio Biancani non ne approfitta. Tanto che se gli chiedi a chi deve dire grazie per averlo supportato fino ad arrivare a indossare la fascia tricolore, ribadisce: “Il Partito Democratico, chi mi ha votato dandomi la forza di continuare, chi mi ha fatto capire che avevo e che ho cose da dare. Ma soprattutto mia moglie, che mi è sempre stata vicina e ha sempre sostenuto le mie scelte. C’è stato un momento in cui si è ipotizzata una mia candidatura a livello parlamentare: anche in questo caso Marzia era al mio fianco. Comunque, del fatto che l’eventualità non si sia concretizzata, sono quasi contento. Il contesto locale in questa fase è molto più interessante: mi piace fare l’amministratore della cosa pubblica, conosco in modo approfondito la macchina comunale, ho capacità di relazionarmi con gli altri e questo mi soddisfa.”

Con una donna come Marzia al suo fianco, c’è da credere che per il primo cittadino la parità di genere non sia un giorno da festeggiare ma una pratica quotidiana del suo agire umano e politico. Si inalbera lievemente e usa le mani come un pallottoliere. “Io rispetto e apprezzo chi continua a lavorare su questi temi perché c’è ancora tantissimo da fare ma personalmente ricordo che lavoro con tre addette stampa, tre addette alla segreteria, è una donna il segretario generale e in giunta ci sono cinque donne e quattro

Nella speranza di continuare a farlo, ti auguriamo Buone Feste!! VELOCE SICURO VANTAGGIOSO

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Con Adriamar è sempre Natale, è sempre il momento di sognare la casa che vuoi. Grazie all’esperienza e al costante aggiornamento cerchiamo di cogliere le tue esigenze e di realizzarle.

uomini. Non accade per caso.”

Spazio alla leggerezza che però gli provoca un conflitto interiore: meglio la moto o la bicicletta? “Mi piacciono tutte e due ma la moto è meglio, ti consente di viaggiare e ti porta più lontano. Il casco ha cambiato il modo di andare in moto e quando potevo andarci con la testa libera era una grande emozione, i capelli al vento... Però so che è una questione di sicurezza e ben venga il casco.” Guardando in garage, si può dire che i caschi e il suo ciuffo nero scarmigliato dal vento simboleggino la nostalgia di intere generazioni. Lo si può perdonare.

Mare o montagna? “Mare, faccio pochi bagni, sono freddoloso, ci metto venti minuti per buttarmi, al massimo quattro tuffi a stagione. O cammino o sto sotto l’ombrellone.”

“C’È STATO UN MOMENTO IN CUI SI È IPOTIZZATA UNA MIA CANDIDATURA A LIVELLO PARLAMENTARE. IL CONTESTO LOCALE È PIÙ INTERESSANTE: MI PIACE FARE L’AMMINISTRATORE E RELAZIONARMI CON GLI ALTRI.”

Da quanto tempo non va al cinema? “Dalla settimana scorsa, ho visto il film su Berlinguer ma è un caso, erano mesi che non ci andavo.”

Sa cucinare? “Sì, cucino, lavo, stiro, so fare la lavatrice, faccio il cambio degli armadi, sono un perfetto casalingo.” Un difettino nella vita domestica? “Sono goloso, mi piace mangiare hamburger e patatine, dolci e buon vino. Fortuna che mia moglie mi tiene a stecchetto.” Il piatto preferito? “Alici marinate o fritte con insalata e patate al forno.” Un augurio alla città di Pesaro. “Che diventi sempre più bella e più giusta e che tutti i cittadini possano essere sempre più consapevoli del valore, delle qualità e di come ci si vive bene. Con tutto quello che ci resta da fare.”

FATTORE

IMPRENDITORIA FEMMINILE: DUE

STORIE DI SUCCESSO

DONNA

Benessere, bellezza e leadership:

è il filo rosso che unisce due donne imprenditrici della nostra provincia, le cui esperienze personali sono al servizio del Terziario Donna di Confcommercio Marche Nord e, più in generale, dell’imprenditoria femminile. Nonostante i segnali di cambiamento, di cui vedremo gli effetti solo nei prossimi anni, continuano a essere presenti ostacoli che frenano l’imprenditorialità femminile.

“Il mio principale obiettivo è di accompagnare le donne nel loro viaggio verso la bellezza e il benessere durante il loro cambiamento ormonale, dalla pre alla post menopausa, un periodo spesso carico di timori e incertezze, anche dal punto di vista estetico. Credo fermamente che ogni donna meriti di sentirsi bene nella propria pelle e nella propria immagine corporea, indipendentemente dai cambiamenti ormonali che sta vivendo.” A parlare è Stella Scarpa,

DIETRO OGNI AZIENDA

DI SUCCESSO SI CELA

UNA STORIA, UNA VISIONE. MA COSA

SUCCEDE QUANDO

BELLEZZA, BENESSERE E OSPITALITÀ SI FONDONO CON LA LEADERSHIP?

DUE DONNE E

IMPRENDITRICI

MARCHIGIANE, STELLA

SCARPA ED ELISA SCOLA, CI RACCONTANO DI

COME HANNO FATTO

DELLA LORO PASSIONE

UN BUSINESS DI SUCCESSO, ISPIRANDO MIGLIAIA DI ALTRE.

giovane imprenditrice che si occupa di benessere femminile nel settore beauty & wellness e che ha ideato e registrato marchi

legati ad altrettante tecnologie cosmetiche personalizzate per il periodo ormonale della donna, dalla pre alla post menopausa. Una sorta di beauty personal trainer. “Mi piace pensarmi proprio così,” dice. “Ogni giorno, alleno le donne a prendersi cura di sé stesse in maniera proattiva e consapevole, incoraggiandole a fare delle proprie esigenze ormonali il punto di partenza per il loro benessere. Ogni consulenza che fornisco, sia nei centri benessere che online, è un’opportunità per sviluppare un percorso di bellezza su misura per tantissime donne.”

Quattro i marchi ideati: Stella Scarpa Beauty Personal Trainer, Sempre Bella, Hormone Formula Technology e Euformula Academy. “Sono il frutto di un investimento intenso in ricerca e innovazione, una cura chirurgica nei confronti della personalizzazione e un team di esperti professionisti e medici che ne attestano la qualità e la

DI MICHELE ROMANO
FOTO LUCA TONI

STELLA SCARPA SI OCCUPA DI BENESSERE FEMMINILE. “ALLENO LE DONNE A PRENDERSI CURA DI SÉ INCORAGGIANDOLE A FARE DELLE

PROPRIE ESIGENZE ORMONALI IL PUNTO DI PARTENZA PER IL LORO BENESSERE.”

scientificità. Non a caso il mio motto è sempre stato: da soli si può fare così poco, ma insieme si può fare così tanto.”

Elisa Scola è titolare dell’Hotel DuParc a Gabicce Mare, un’attività che la obbliga ad avere uno sguardo internazionale e una visione più lunga possibile, perché questo significa lavorare nel settore dell’ospitalità, dove benessere e bellezza vanno sottobraccio, insieme alla ‘cura dell’armonia’ che descrive perfettamente l’idea che l’impren-

ditrice ha della leadership all’interno di una struttura complessa come un albergo. Usa la metafora del bel tavolo apparecchiato, per entrare nel dettaglio. “Deve poggiare su quattro gambe solide: fiducia, intuito, competenza ed esperienza. E, per questi obiettivi, bisogna lavorare prima di tutto su sé stessi, con una formazione continua per avere maggiore consapevolezza, per capire cosa ci gratifica realmente. Tutto ciò restituisce relazioni chiare e costruttive e occasioni

E

IN APERTURA E IN BASSO A SINISTRA, L’IMPRENDITRICE
BEAUTY PERSONAL TRAINER STELLA SCARPA. SOTTO, A DESTRA, ELISA SCOLA TITOLARE DELL’HOTEL DU PARC DI GABICCE MARE.

ROSSINI BISTROT

GIOACHINO – PASTA, PANE E LIEVITATI

DALLA COLLABORAZIONE

TRA LO CHEF

CESARE GASPARRI

E IL MAESTRO

PASTICCERE MICHELE

FALCIONI, NASCONO I NUOVI PRODOTTI DA FORNO A MARCHIO

ROSSINI BISTROT

SOTTO L’INSEGNA

GIOACHINO - PASTA, PANE E LIEVITATI.

Dall’amicizia e dalla collaborazione tra due professionisti pesaresi – lo Chef Cesare Gasparri del Rossini Bistrot di via Passeri e il Maestro Pasticcere Michele Falcioni, primo posto al concorso Re Panettone – nascono i nuovi prodotti da forno a marchio Rossini Bistrot sotto l’insegna GIOACHINO - PASTA, PANE E LIEVITATI. Il nuovo laboratorio apre in via Passeri proprio di fronte al Rossini Bistrot, con l’obiettivo di ampliare la produzione artigianale di pasta fresca, pane e prodotti da forno, con un punto vendita al pubblico e la possibilità di rifornire altre aziende. Prodotto di punta in vista del Natale sarà il panettone, per il quale Michele Falcioni negli ultimi anni ha già vinto numerose competizioni, sia per il tradizionale che per le ricette più innovative.

Un prodotto totalmente artigianale, burro zangolato a mano, vaniglia del Madagascar, uvetta e canditi italiani, olio extra vergi-

ne d’oliva marchigiano nella versione senza lattosio, amarene di Cantiano e cioccolato/pistacchio in quello dedicato alle eccellenze del territorio. Il risultato è un lavorato soffice, fragrante, privo di aromi chimici, un panettone pesarese che porta il nome di GIOACHINO , come il suo celebre compositore. Accanto al panettone e agli altri lievitati tipici natalizi, come il pandoro o il bossolà bresciano, tutta una selezione di biscotti fatti a mano in eleganti confezioni regalo Il futuro prossimo del laboratorio sarà quello di sfornare ogni mattina pane fresco impastato a mano e lievitati, che utilizzino farine e ingredienti locali, e paste lavorate a vista dai cuochi del Rossini Bistrot. Gli spazi del laboratorio sono stati pensati inoltre per essere un luogo di formazione che ospiterà corsi di pasticceria, panificazione e cucina per amatori e addetti ai lavori, grazie alle competenze e all’esperienza dei due chef.

ELISA SCOLA È TITOLARE DELL’HOTEL

DUPARC A GABICCE

MARE, CHE DIRIGE

CON UNO SGUARDO INTERNAZIONALE.

“BISOGNA LAVORARE

PRIMA DI TUTTO

SU SÉ STESSI CON FORMAZIONE E CONSAPEVOLEZZA.”

di sviluppo per l’azienda che per me è fatta da un gruppo di collaboratori che condividono lo stesso obiettivo.”

Cosa chiede ai giovani che si presentano a un colloquio di lavoro? “Innanzitutto guardo alla persona e alle competenze che ha, perché per me l’età non è fondamentale. Cerco di capire se è adatta al ruolo che dovrà svolgere, chiedo quali siano le aspettative e le motivazioni. Certo, con i giovani il mio modello di lavoro funziona meglio: a volte non avere esperienza è

un vantaggio perché consente loro di avere una formazione più sartoriale, sempre che abbiano tutte le caratteristiche personali in linea con la mansione.” “Il risultato professionale che mi rende più orgogliosa è la possibilità di restituire quel che ho ricevuto. Ad esempio, l’azienda di famiglia dei nostri genitori, che è stata rinnovata e ampliata, oggi è molto diversa: mi rende fiera del mio lavoro, così come l’aver costruito con alcuni miei giovani collaboratori un percorso di crescita solido e importante.”

SOTTO, ELISA SCOLA, IMPRENDITRICE NEL SETTORE DELL’OSPITALITÀ.
GLI ARTIGIANI DELL’ALTA MODA

IL FUOCO

ALBERTO DEL PRETE: BALLERINO PER PASSIONE E PER VOCAZIONE

DENTRO

Da sette anni è tra gli indiscussi protagonisti del corpo di ballo della trasmissione televisiva

Amici di Maria De Filippi. L’hip-hop e la break-dance sono gli stili in cui riesce a esprimere tutto il suo talento, che lo ha portato a danzare sui palchi più importanti d’Italia, e non solo, da oltre 25 anni.

“La danza è un’arte, un bisogno che senti dentro, perché ti permette di tirare fuori anima e cuore.” A dirlo è Alberto Del Prete, 36 anni, ballerino pesarese che proprio nella sua città natale ha iniziato a muovere i primi passi di danza, per poi spiccare il volo verso il successo. “Ho iniziato a ballare quando avevo 11 anni dopo aver praticato tre anni di taekwondo e qualche anno di calcio e nuoto,” spiega, “ma la mia prima passione è sempre stata la danza. A casa avevo la TV sintonizzata su MTV, dove passavano musica commerciale, ed ero letteralmente trascinato dai videoclip che si susseguivano,

ALBERTO

DEL PRETE, 36 ANNI, BALLERINO PESARESE, HA INIZIATO A

MUOVERE I PRIMI PASSI

DI DANZA NELLA SUA

CITTÀ NATALE PER POI

SPICCARE IL VOLO

VERSO IL SUCCESSO

E DA SETTE ANNI È

TRA I PROTAGONISTI

DELLA TRASMISSIONE AMICI

tanto che appena partiva la musica mi mettevo a ballare. Il mio genere preferito è sempre stato l’hip-hop e l’R&B e quando mia madre ha visto che ballare era la mia passione, tanto da non riuscire a stare fermo nemmeno davanti alla televisione, mi ha chiesto se volessi iscrivermi a

una scuola di danza. Ho iniziato vicino a casa. Nei primi tre anni ho praticato danza moderna, mi piaceva ma sentivo che non era proprio la mia disciplina. Poi ho iniziato a studiare hip-hop e lì ho sentito il fuoco dentro. Ho capito che quello sarebbe stato il mio stile, la mia vita.”

Dopo aver completato gli studi come tecnico di sistemi energetici al Benelli, Alberto si trasferisce a Roma per provare a realizzare il suo sogno: ballare.

“Ho iniziato a partecipare alle audizioni e ho avuto la fortuna di essere preso già alla prima per la trasmissione televisiva I migliori anni,” dice. “Da lì ho iniziato a lavorare come professionista.”

Tra le esperienze lavorative più emozionanti ricorda “il tour con Claudio Baglioni, con oltre 50 date, in cui il direttore artistico era Giuliano Peparini, ma anche la partecipazione alla trasmissione Dance Dance Dance (con direttore artistico Laccio). Straordinari sono stati gli MTV

DI ALICE MURI
FOTO LAURA DE PAOLI

“SONO MOLTO LEGATO A PESARO. SE NON AVESSI VOLUTO

FARE IL BALLERINO, PROFESSIONE CHE TI PORTA AD ANDARE FUORI CITTÀ, NON MI

SAREI TRASFERITO DA NESSUN’ALTRA PARTE. QUI HO GLI AFFETTI, LA FAMIGLIA E GLI AMICI.”

Europe Music Awards 2015 che si sono tenuti a Milano, per cui ho ballato per le Fifth Harmony. È stato un momento davvero incredibile.” E aggiunge: “Una delle esperienze più belle in assoluto è stata ballare per Dolce & Gabbana durante la loro sfilata estiva, di fronte a ospiti internazionali come Jennifer Lopez o Mariah Carey. A luglio di quest’anno ho addirittura avuto l’onore di danzare insieme a Christina Aguilera.” Alberto non poteva, poi, non soffermarsi sulla trasmissione televisiva Amici. “Essere tra i ballerini professionisti al serale da sette anni è un privilegio Mi sento veramente fortunato perché si tratta del palcoscenico televisivo più importante in assoluto per la danza.”

traprendere una carriera artistica nel mondo della danza. “Forse all’inizio qualche compagno di classe faceva qualche battutina per prendermi in giro,” dice, “ma oggi le cose sono completamente cambiate: fare danza per un ragazzo è una cosa straordinaria. Chi desidera approcciarsi alla danza lo capisce fin da subito,” aggiunge. “Quando ballare è quello che ti piace sopra ogni cosa, allora vuol dire che quella è la tua strada, perché la danza ti permette di esprimere quello che sei, non è uno schema matematico, è un bisogno.”

moltissimo, qui ho tutti gli affetti, la famiglia e gli amici più cari. Anche per questo motivo, nel 2020, io e la mia compagna, insieme ai nostri figli, siamo voluti tornare a vivere qui. Dopo essere stati cinque anni a Milano, abbiamo scelto la mia città natale per far crescere i nostri bambini.”

IN QUESTE PAGINE, IL

Secondo il ballerino pesarese oggi non ci sono più pregiudizi per un ragazzo che decide di in-

Oltre alla danza, Alberto Del Prete ha un altro grande amore, quello per la sua città. “Sono molto legato a Pesaro,” dice. “Se non avessi voluto fare il ballerino, una professione che ti porta ad andare fuori città, non penso che mi sarei trasferito da nessun’altra parte. Pesaro mi piace

Alberto parla, infine, dei suoi obiettivi per il futuro. “Dal giorno dopo essermi diplomato,” dice, “il mio pensiero è sempre stato quello di raggiungere i miei obiettivi ballando. Oggi, anche se ho 36 anni, ho ancora tanta voglia di performare sul palco, quindi mi auguro di fare almeno altri 4 o 5 anni continuando su questa strada. In futuro non vorrò uscire da questo mondo, punterò all’insegnamento e a trasmettere tutta la mia esperienza e la mia passione a chi vorrà danzare.”

Ettore Travaglini

L’urlo creativo

dal 16/10 al 8/12 /2024

PESARO Palazzo Mosca - Musei Civici a cura di Tiziana Fuligna e Cecilia Prete

MEMORIE

LEONARDO NOBILI E LA POETICA DELLA SPERIMENTAZIONE

UNDERGROUND

È dagli anni Settanta che Leonardo Nobili si dedica all’arte. Artista sperimentale, ha da sempre attraversato diversi linguaggi: dalla pittura alla scultura, dall’installazione alla fotografia, alla performance, fino alla videoarte. Le sue opere hanno

destato attenzione in tutta Italia e all’estero, dove Nobili ha potuto esprimere le sue visioni artistiche. “Vivo e lavoro a Montelabbate, un piccolo paese tra Pesaro e Urbino, due città che mi hanno dato tanto. Ho dedicato la mia vita all’arte, alla spe-

rimentazione. Mi nutro visivamente dei luoghi della mia terra, intrecciando allo studio della natura, quello dei paesaggi più underground e costruisco lavori in cui la dimensione interiore si combina a quella del vissuto quotidiano,” racconta.

I suoi viaggi all’estero sono iniziati negli anni Novanta, con incontri importanti tra Parigi, Monaco e New York, dove ha colto l’ispirazione per una delle sue prime performance: “In una galleria di New York ho frantumato con un’ascia alcune opere d’arte, realizzate in occasione di una mostra. Poi la stessa performance l’ho ripetuta in un contesto diverso in Italia, nelle colline del Montefeltro, realizzando anche un video dal titolo Rigetto d’artista. Lo scopo era quello di scuotere l’equilibrio di uno stato d’animo.”

Quando l’arte entra nella propria vita e viceversa? “Indubbiamente quando si è posseduti d’arte il viaggio diventa inevitabile,” spiega Nobili. “L’importante è essere coerenti con il linguaggio che si adopera. L’arte è idea, non c’è arte senza idea. Ricordo negli anni Novanta, quando lavoravo a New York, si parlava molto della Pop Art basata sul consumismo, e del sistema dell’individualismo, vedi Andy Warhol e altri. Io ho preferito ritornare alle origini, uscire dalla gabbia, forse il Rinascimento italiano è stato un riferimento. Lo scopo specifico nell’operare, nel mio caso, è sperimentare, esplo-

ARTISTA SPERIMENTALE, LEONARDO NOBILI

HA DA SEMPRE

ATTRAVERSATO

DIVERSI LINGUAGGI:

DALLA PITTURA

ALLA SCULTURA, DALL’INSTALLAZIONE

ALLA FOTOGRAFIA, ALLA PERFORMANCE,

FINO ALLA VIDEOARTE.

LE SUE OPERE

HANNO DESTATO

ATTENZIONE IN ITALIA E ALL’ESTERO.

rare, con diversi linguaggi artistici: dalla pittura alla scultura, dall’installazione alla fotografia, dalla performance fino alla video d’arte. Al Mart, Museo d’arte moderna e contemporanea di Rovereto, nel 2021, ho interpretato La Primavera di Botticelli in La primavera amara di Nobili, una performance dove ho inserito varie discipline artistiche tra performer e danza contemporanea, guidati dal coreografo Michele Giovanelli. Questi mezzi d’espressione simili, ma diversi

tra loro, si fondono nella mia poetica.” Nel 2009, il Comune di Montelabbate gli ha dedicato uno spazio permanente nello storico Palazzo del Comune restaurato e riportato ai massimi splendori. “Al suo interno ho donato diverse mie opere, dal 1980 al 2009, ed è nato Spazio Nobili. La creazione di questo spazio museale, centro per l’arte contemporanea, è diventato negli anni un punto di partenza per tante iniziative culturali, come mostre d’arte, workshop, reading di poesie, conferenze. E anche in occasione di Pesaro Capitale Italiana della Cultura 2024, a Montelabbate, nel mese di agosto abbiamo realizzato un grande evento. Spero di poter proseguire su questa strada anche con la nuova amministrazione, per continuare a dare voce all’arte, in tutte le sue forme e realizzare ancora nuovi progetti.” Tra le tante sue opere che si possono ammirare nella nostra provincia, c’è La Porta del Tempo (1996) collocata nella rotonda all’entrata del paese di Montelabbate, Metropolitan Totem (1996) e Moon (2001), nella città di Pesaro: su quest’ultima sono in corso i lavori di rivisitazione per riportarla al colore originale.

LINGUA

AUTORE E ATTORE: CARLO PAGNINI ICONA DELLA PESARESITÀ

MADRE

È forse una delle icone di Pesaro:

Carlo Pagnini, classe 1928, è attore ma soprattutto autore di testi teatrali e di composizioni poetiche, prevalentemente in dialetto pesarese (che a lui piace specificare essere “nella variante pantanese”). Al suo attivo ha decine – forse centinaia – di presenze sui più diversi palchi del territorio che ha iniziato a frequentare da piccolissimo, così come di partecipazioni a film amatoriali pluripremiati, produzioni televisive e cinematografiche. Le sue opere letterarie sono pubblicate in libri, raccolte in dvd e supporti audio, tra cui ci piace segnalare Sa un fil de luc, un prezioso lp in vinile con componimenti poetici, introdotti e commentati in voce dal professor Antonio Brancati, oltre a numerosi cd. Tra i prestigiosi premi ricevuti, nella motivazione del conferimento del Sigillo d’Ateneo che l’Università di Urbino gli ha consegnato nel 2023, il rettore Giorgio Calcagnini scri-

CARLO PAGNINI, CLASSE 1928, È ATTORE, AUTORE DI TESTI TEATRALI E DI COMPOSIZIONI POETICHE, PREVALENTEMENTE IN DIALETTO PESARESE. AL SUO ATTIVO HA DECINE, FORSE CENTINAIA, DI PRESENZE SUI PIÙ DIVERSI PALCHI DEL TERRITORIO.

conoscimenti in campi diversi, ma tutti convergenti nel delineare un personaggio versatile, emblema di un luogo che meritatamente si avvia a diventare Città della Cultura 2024.”

ve di lui: “Una scrittura depositaria di un passato mitico che si stempera in lusus linguistici, erede di quell’Odoardo Giansanti (Pasqualon) che aveva segnato un’epoca nella Pesaro di fine Ottocento e di inizio secolo. Una fedeltà, quella di Pagnini, lunga novant’anni e disseminata di ri-

Le umili origini di Carlo sono anche la ragione della sua sconfinata modestia. “Non conosco il Pagnini di cui parlate voi,” commenta sorridendo. “Il Sigillo di Ateneo, i numerosi riconoscimenti che ho ricevuto, mi sembrano tanti, troppi forse. Ho iniziato a 11 anni a inventarmi qualcosa per rallegrare la mia mamma che era rimasta vedova ed era impegnata a tirare avanti la famiglia al meglio. Da una parte era un discorso anche egoistico: farla stare bene significava molto per noi. Quando sono riuscito a farla ridere non ho più smesso.” L’ironia e il sorriso possono davvero salvare il mondo. “Ognuno di noi ha i suoi guai, c’è tanto marciume intorno e quello che ho fatto in tutti questi anni è stato cercare di

DI ELISABETTA MARSIGLI
FOTO LAURA DE PAOLI

fare stare bene gli altri. Ricordo i miei amici che mi aspettavano per farsi raccontare una storia da me: prendevo un po’ di verità e la mischiavo con la fantasia. Ancora oggi, rileggendo quelle storie, faccio fatica a separare il vero dall’inventato, dove finisce la verità e inizia la fantasia.”

Di sicuro Carlo ama la sua città. “Ho girato in lungo e in largo questo territorio, ho recitato in tanti teatri, ma anche in mezzo alle strade, compreso un camion frigorifero! Sono felice di come Pesaro mi ami, perché io non la cambierei con nessuna città al mondo e sono felice che Pesaro Capitale della Cultura non abbia dimenticato il dialetto, le sue radici. Sul palco della piazza,

con un’altra grande autrice pesarese come Franca Mercantini, abbiamo visto divertirsi tante persone e questo è importantissimo.” Di dediche alla sua città Carlo ne ha fatte tante, ma ci sono dei versi che sono stati utilizzati anche nell’introduzione del videoclip della canzone Pesaro città d’amare nel 2019, tratti dalla sua poesia L’invocazion, che descrivono perfettamente l’amore corrisposto di Carlo per Pesaro: “Bela e cheta sta cità,//stesa com un gran pascià//a bracc apert tra le colén//morbid com’è tant cuscén//la i è par j innamorèd//de stle piazz e de stle strèd,//un’abracc tant afetiv//da sentil ardent e viv.// Maché me a ve dirò//Ch’a stém bèn un gran bel po’.”

SPAZIO

IL PAC LUOGO

DI INCONTRO

TRA

ARTE E CULTURA

LIBERO

DI ELISABETTA MARSIGLI
FOTO LUCA TONI

PAOLA GALASSI, DRAMMATURGA

E REGISTA, E GIAMPIERO SOLARI, DRAMMATURGO, REGISTA E AUTORE TV, DA UN ANNO DIRIGONO IL PAC - PERFORMING

ARTS CENTER, LUOGO DI INCONTRO TRA ARTE E CULTURA.

La passione per il teatro è qualcosa che non ti abbandona mai: ne sono testimoni Paola Galassi, drammaturga e regista, e Giampiero Solari, drammaturgo, regista e autore tv, che da un anno dirigono il Pac - Performing arts center, un nuovo spazio polivalente a Pesaro, in via Ciro Menotti 1.

“Dopo tanti anni di esperienza, avevamo il desiderio di creare un punto di riferimento per giovani che vogliono cimentarsi nelle professioni del teatro e dello spettacolo. Il Pac vuol essere uno spazio in cui si incontrano creatività, professionalità, esperienza e nuovi talenti. Un luogo di incontro e di espressione artistica e culturale,” raccontano entrambi. Un’ampia sala, un palcoscenico, camerini, laboratori e strumentazione tecnica di alto livello, rendono lo spazio – situato a pochi passi dalla stazione ferroviaria e dal centro storico di Pesaro – in grado di accogliere sia corsi teatrali, differenti per fasce

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di età, che laboratori intensivi in public speaking, recitazione cinematografica, regia teatrale, dizione e lettura espressiva, scene e costumi, trucco teatrale, danza contemporanea, clown teatrale.

A solo un anno dall’apertura, le iscrizioni alla scuola sono triplicate. “I corsi sono raddoppiati,” proseguono Paola e Giampiero, “e si comincia a parlare del nostro spazio che in molti trovano accogliente. Ma quello che ci fa più piacere è che si sta riconoscendo uno ‘stile’, anche se noi preferiamo chiamarlo un modo di affrontare la recitazione e la vita: un’apertura vera verso il mondo. Due elementi per noi sono fondamentali: non diamo mai giudizi e cerchiamo di permettere alle persone di aprirsi, di lasciarsi andare alle emozioni con la propria sensibilità. Per noi insegnare vuol dire ascoltare i nostri allievi.”

Né Paola né Giampiero hanno mostrato i loro curricula per farsi pubblicità ma grazie a loro molti

VILLA FASTIGGI (PESARO) VILLA FASTIGGI (PESARO)

IN QUESTE PAGINE, PAOLA GALASSI E

SOLARI ALLA GUIDA

- PERFORMING ARTS CENTER.

artisti hanno trovato la loro strada: Aldo Giovanni e Giacomo, Ale e Franz, Antonio Albanese, Geppi Cucciari e Fiorello, per citarne solo alcuni. “Per noi le persone hanno tutte lo stesso valore, insegniamo loro come abbiamo sempre fatto. L’idea è quella di appassionare tanti giovani e offrire un’opportunità, un punto di partenza che abbia solide basi e nulla da invidiare alle grandi scuole nazionali.” Ma non solo: da settembre a novembre, il Pac ha proposto anche un’interessante rassegna in collaborazione con Amat - Associazione marchigiana attività teatrali, in-

tercettando le produzioni marchigiane, con attori, musicisti e registi del territorio, conosciuti e amati dal pubblico sia teatrale che cinematografico. Il desiderio da parte di Pac, come spazio e come scuola, è infatti quello di sviluppare, divulgare e promuovere le compagnie teatrali delle Marche, formando anche una rete di scambio e collaborazione con le altre realtà teatrali della regione. “Abbiamo scelto queste compagnie e questi spettacoli che fanno anche parte della nostra storia, la nostra grande famiglia marchigiana: dal lavoro al Teatro Stabile delle

Marche a quello del San Costanzo Show. Sono artisti con cui continuiamo anche a lavorare sulla scena, come per il Brancaleone, molti nati dal nostro lavoro sul territorio.” E proseguirà anche nel 2025. “Non bisogna mai fare riposare troppo gli spettatori,” scherzano, “si sta creando un bel pubblico e vorremmo continuare su questa strada, accanto agli spettacoli che nascono nella scuola. A dicembre faremo una mini rassegna natalizia, per bambini, ma non solo, e verso febbraio ripartiremo con la programmazione di nuovi spettacoli.”

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DI CAGLI

E FOSSOMBRONE

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L’entroterra della Provincia di Pesaro e Urbino stupisce sempre, principalmente, per la polifonia del suo paesaggio, non solo per quanto riguarda un’accezione meramente naturalistica ma anche per la presenza dell’uomo che nei secoli lo ha plasmato costruendo insediamenti più o meno grandi, ognuno dei quali dotato di una sua peculiarità. Una cosa che può accomunare gran parte di questi luoghi è la presenza di strutture difensive che, in particolar modo, furono costruite ex novo o rimaneggiate per adattarle alle nuove esigenze guerresche, nella seconda metà del Quattrocento, dall’architetto senese Francesco di Giorgio Martini, per volere di Federico da Montefeltro. Se percorriamo l’antica Flaminia, l’asse viario che collega Roma a Rimini, passando per le odierne Marche, incontreremo due cittadine che possono vantare ancora una ‘presenza’ martiniana: sono le eleganti città di

PERCORRENDO

L’ANTICA FLAMINIA, L’ASSE VIARIO CHE COLLEGA ROMA A RIMINI, PASSANDO PER LE ODIERNE MARCHE, INCONTREREMO

DUE CITTADINE CON TESTIMONIANZE

DELL’ARCHITETTO FRANCESCO

DI GIORGIO

MARTINI: CAGLI E FOSSOMBRONE.

Cagli e Fossombrone. Cagli, al confine con l’odierna Umbria, ci accoglie nella sua ordinata e raffinata urbanistica, dovuta in parte alla sua totale ricostruzione nel luogo attuale avvenuta nel 1289, probabilmente su disegno del grande scultore e

architetto Arnolfo di Cambio. Cagli, il cui antico sito ha un’origine addirittura preromana, è additata da molti come la ‘Città ideale’. Il cadenzato e organico impianto della piazza principale, dove si affaccia il Palazzo Pubblico, a detta di alcuni avrebbe ispirato la celebre veduta di Città ideale conservata presso la Galleria Nazionale delle Marche di Urbino (il Palazzo del grande Federico, per intenderci), un dipinto su tavola quattrocentesco che, negli anni, è diventato vera e propria icona del Rinascimento italiano. Dobbiamo probabilmente a Francesco di Giorgio Martini una prima ‘sistemazione’ del Palazzo Pubblico (voluta da Federico da Montefeltro, al quale era stato donato dalla cittadinanza cagliese), un restyling rimasto incompiuto, seguito dalla più impegnativa costruzione della Rocca a difesa della cittadina. La Rocca di Cagli, ad oggi, è evocata solamente dalla presenza di

DI FABIO FRATERNALI

un elegante torrione, unico elemento di un complesso ben più grande smantellato nel 1502, per volere di Guidobaldo da Montefeltro, prima della seconda invasione del Ducato urbinate da parte di Cesare Borgia. Una ’dismissione’ voluta per evitare che il fortilizio potesse essere usato dal celebre Valentino contro il Duca d’Urbino. Oggi, que-

sto grande ed elegante baluardo ancora collegato ai ruderi della rocca da un suggestivo ‘soccorso coverto’, un camminamento sotterraneo con oltre 360 gradini, è sede del Centro di scultura contemporanea, una collezione che annovera opere di importanti artisti contemporanei nazionali e internazionali. Continuando il nostro percorso

sulla Flaminia, spingendoci verso Fano, incontriamo Fossombrone. L’antica Forum Sempronii, importante municipio romano, sorgeva nell’attuale località di San Martino del Piano, più a est dell’attuale abitato. L’odierna Fossombrone si presenta agli occhi del visitatore nella sua impervia maestosità, adagiata su un’altura, seguendone il na-

L’ENTROTERRA DELLA PROVINCIA DI PESARO E URBINO STUPISCE SEMPRE PER LA POLIFONIA DEL SUO PAESAGGIO, NON SOLO DAL PUNTO DI VISTA NATURALISTICO, MA ANCHE PER LA PRESENZA DELL’UOMO.

turale digradare verso valle sino allo scorrere del fiume Metauro. La cittadina forsempronese passò nei secoli in mano a varie famiglie, tra queste gli Este che la ebbero in feudo nel XIII secolo e, all’incirca un secolo dopo, ai Malatesta che la provvidero di una struttura difensiva. Acquistata da Federico da Montefeltro nel 1444, Fossombrone vide un felice periodo sotto i Duchi di Urbino che, vista la salubrità e l’amenità del luogo, vi soggiornarono adattando in stile rinascimentale la preesistente Corte Alta, alla quale lavorarono gli stessi architetti del Palazzo d’Urbino, Laurana e Francesco di Giorgio Martini, e costruendo la Corte Bassa e la Corte Rossa, dimore predilette in special modo dagli esponenti della famiglia della Rovere.

Della Rocca d’epoca malatestiana, rimaneggiata per volere di Federico da Montefeltro da Francesco di Giorgio Martini, (con l’aggiunta, tra le altre cose, delle mura a scarpata e con la costruzione di un grande puntone carenato affiancato da due torrioni) rimangono solo dei potenti quanto romantici ruderi

poiché, così come per Cagli, Guidobaldo da Montefeltro pur di non lasciare questo importante ‘arnese da guerra’ al nemico Borgia ne dispose l’abbattimento.

IN ALTO, LA ROCCA MALATESTIANA DI FOSSOMBRONE. SOTTO, UN DISEGNO DELLA ROCCA E DEL TORRIONE TRATTO DAL CODICE MAGLIABECHIANO DI FRANCESCO DI GIORGIO MARTINI.

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ARCHITETTURA

PAGGERIA

IL PALAZZO OSPITAVA I PAGGI DELLA CORTE ROVERESCA

DUCALE

Il Palazzo della Paggeria Ducale, poi Palazzo Baviera, si affaccia sul lato est di piazza del Popolo. La parte più antica dell’edificio (sul lato di via San Francesco) fu costruita verso la fine del 1565, su disegno dell’architetto Filippo Terzi, per volere del duca di Pesaro e Urbino Guidobaldo II della Rovere che fece apposita-

mente edificare una residenza per i numerosissimi dipendenti dell’ampia corte roveresca, i ‘paggi’ ducali – da cui la denominazione di Paggeria – di fronte al Palazzo Ducale che non riusciva più a contenerne l’esubero. La Paggeria rientra nel rinnovamento dell’assetto urbanistico ed edilizio voluto dal duca Gui-

dobaldo II per Pesaro, città da lui preferita ad Urbino, sino ad allora sede esclusiva del ducato. Nel 1564 venne ingrandita la ‘Piazza Grande’ (attuale piazza del Popolo) e fu demolito l’antico Palazzo Comunale. In seguito furono abbattute anche alcune case e botteghe che occupavano circa la metà del lato della nuova

DI GIOVANNA PATRIGNANI
FOTO LUCA TONI

IL PALAZZO DELLA

PAGGERIA DUCALE SI AFFACCIA SUL LATO EST DI PIAZZA DEL POPOLO. RIENTRA NEL DISEGNO DI RIQUALIFICAZIONE DELL’ASSETTO URBANISTICO ED EDILIZIO VOLUTO DAL DUCA GUIDOBALDO II DELLA ROVERE.

ARCHITETTURA

IN APERTURA, L’EX PALAZZO DELLA PAGGERIA DUCALE, OGGI PALAZZO BAVIERA. IN BASSO, IL PROSPETTO DEL PALAZZO BAVIERA IN UN DISEGNO DI GIOVANNI STEFANI DEL 1790.

piazza di fronte al Palazzo Ducale, a cominciare dall’angolo di via di Porta Fanestra (attuale via San Francesco), che ostacolavano il progetto di sistemazione urbanistica. Appartenevano alla confraternita del ‘Venerabile Ospedale di San Salvatore’ che divenne così proprietaria della Paggeria, costruita al loro posto. Sotto la direzione di Terzi fu costruita sino al 1570 solo la prima parte dell’edificio, ultimato dal nuovo architetto ducale Niccolò Sabbatini intorno al 1620 quando, per ordine del duca Francesco Maria II della Rovere, in occasione delle nozze del figlio Federico Ubaldo con Claudia de’ Medici, fu ampliato il Palazzo Ducale e fu definitivamente sistemato l’assetto della ‘Piazza

Grande’ sotto la direzione del Sabbatini, che si limitò a prolungare il corpo della Paggeria seguendo i moduli del suo predecessore, in modo che figurasse un solo palazzo per tutta la lunghezza di quel lato della piazza: una dipendenza del Palazzo Ducale destinata agli appartamenti dei dignitari di corte e alla foresteria.

Dopo la devoluzione del ducato di Pesaro e Urbino alla Santa Sede nel 1631, la Paggeria, rimasta di proprietà dell’Ospedale di San Salvatore, fu in seguito acquistata dai marchesi Baviera, di cui ha conservato ancora oggi il nome: antichissima e nobile casata originaria del regno di Baviera, i cui esponenti ricoprirono eminenti cariche al servizio dei

Della Rovere. Giovanni Giacomo di Baviera, zio materno e luogotenente di Giovanni della Rovere, nel 1489 era ascritto al nobile Consiglio di Senigallia, dove fece costruire il Palazzetto Baviera, tuttora esistente in Piazza del Duca.

Pur rimasta incompiuta nella parte ornamentale, l’antica Paggeria Ducale è un palazzo pregevole sia per il prospetto, vicino a schemi manieristici di impronta tosco-emiliana, sia per la sua funzione eminentemente urbanistica di edificio-quinta. La struttura spaziale della parete è tutta ricondotta al piano, segnato nella parte inferiore da archeggiature con pilastri in bugnato (che creano una palese analogia con le arcate del Palazzo Ducale) soltanto lievemente aggettanti. Nei piani superiori la superficie è scandita da lesene, anch’esse pochissimo aggettanti, e dalle cornici delle finestre che, nella fascia terminale, sono coronate da timpani con profili alternativamente rettilinei e curvilinei. Non esiste portale: un solo arcone è sfondato ma, nell’articolarsi della parete, è come se fosse pieno e serve a mettere in comunicazione la piazza con un piccolo slargo (via Baviera) che si trova dietro l’edificio, oggi adibito ad abitazioni e negozi.

La facciata su piazza del Popolo, immune da rifacimenti posteriori, non è mai stata sottoposta a un restauro conservativo, auspicabile per restituirla all’antica bellezza.

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SOGNO

GIANNI D’ELIA IL

POETA

DELL’IMPEGNO CIVILE

E AZIONE

Poeta, scrittore e grande intellettuale pesarese, Gianni D’Elia ha saputo raccontare la nostra contemporaneità con profonda sensibilità. D’Elia è il poeta dell’impegno civile e, oggi più che mai, si ritrova a scrivere del sentimento di precarietà storica di una generazione intera, restituendo l’osservazione di questa

realtà in tutta la sua criticità. Ad aprile è uscito La sorella del sogno (Sossella Editore), il cui titolo è stato ispirato da alcuni versi di Baudelaire che parlano proprio della necessità di unire all’utopia, cioè il sogno, l’azione: quindi la sorella del sogno è una perifrasi per dire l’azione poetica, ma anche l’azione politica e

l’azione umana. “In un verso de Il rinnegamento di San Pietro, poesia 118 dei Fiori del male che cito anche all’inizio del libro,” dice, “Baudelaire scrive ‘ah si quanto a me/ me ne andrò volentieri da un mondo/ dove l’azione non è/ la sorella del sogno’, quindi la sorella del sogno è l’azione.”

Questo ultimo libro di D’Elia raccoglie 7 anni di ‘diario’ o, come dice l’autore stesso, “di un album, con dei capitoli quasi filmici, cinematografici, in cui si raccontano esperienze private, pubbliche, sociali, storiche, di memoria, familiari, amicali e ci sono varie sezioni dedicate e anche intrecciate a questi temi complessivi. L’album ha un riferimento anche iconografico, cioè parla di immagini, e molte poesie sono microfilm, sequenze. Il libro comincia col prologo al teatro vivente, la vita che viviamo, appunto, il teatro vivente.”

Ma la poesia, per D’Elia “ha una responsabilità storica, non è solo la poesia che conta, ma la co-

DI ELISABETTA MARSIGLI FOTO LUCA TONI

È USCITO AD APRILE

L’ULTIMO LIBRO DEL POETA PESARESE

GIANNI D’ELIA, LA

SORELLA DEL SOGNO, IL CUI TITOLO È STATO

ISPIRATO DA ALCUNI

VERSI DI BAUDELAIRE

CHE PARLANO DELLA

NECESSITÀ DI UNIRE

ALL’UTOPIA L’AZIONE.

scienza della poesia che impone al poeta di avere un confronto con il mondo, con il potere, con l’ideologia dominante e non solo con l’intimità, la cifra della poesia che oggi va per la maggiore.”

Le armi dei poeti sono le parole e per D’Elia “non si può parlare di cultura se non in rapporto alla storia. E allora la prima domanda che mi faccio è: che fase storica stiamo vivendo? E di quale cultura ci sarebbe bisogno? Oggi ci troviamo di fronte a una storia rovesciata come un guanto: tutte le speranze di liberazione sono diventate terrore di oppressione e di restaurazione, di reazione, solo che non c’è quasi nessuno che è in grado di spiegare questo movimento, perché siamo così legati alla quotidianità, alla cronaca, al botta e risposta senza pensare.”

Nella recente opera dello scultore Paolo Icaro Meteorite Gemello creata per Pesaro Capitale italiana della cultura 2024, e sistemata in due luoghi chiave

della città, poesia e arte si miscelano poi in un simbolico rimando di sguardi, un dialogo intenso sottolineato dai versi di Gianni D’Elia tratti dalla poesia L’oro di Pesaro, composta per l’occasione dal poeta, i due versi (“Spezziamo un pan di pietra alla parola… Al verde meteorite della rima…”) sono scolpiti sui lati delle due sculture a contatto con la terra, invisibili allo spettatore, come le radici dell’albero che forniscono linfa e nutrimento. Secondo D’Elia “L’oro di Pesaro è l’arte, è la cultura, è quest’aria in cui vivono ancora Rossini, Raffaello e Leopardi, perché gli atomi epicurei continuano a cadere e gli atomi e il respiro dei geni dell’arte sono ancora qui tra noi,” dice. “La poesia L’oro di Pesaro è una sorta di dialogo a due voci tra la bellezza e la verità, l’ho dedicata a Paolo Icaro che è un uomo di poesia, perché la sua scultura è molto leggera ma profonda, e la poesia tiene insieme le cose che non stanno insieme.”

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MODA

ICONA

ANNA LUGLI: PASSIONE E TALENTO SENZA TEMPO

DI STILE

La moda non è solo un insieme di tessuti e linee, ma una forma d’arte che racconta storie e circuiti vitali delle città. Anna Lugli, scomparsa lo scorso agosto, è stata un’importante figura del panorama della moda pesarese. Anna inizia la sua avventura

come sarta, realizzando le sue prime creazioni nella sua sartoria. Era solo una ragazza di 16 anni quando, spinta da un’insaziabile voglia di esprimere la sua creatività, comincia a conquistare un numero crescente di clienti. Le sue abilità e il suo talento non passano inosservati, tanto che durante una delle prime sfilate a cui partecipa si guadagna i complimenti delle celebri sorelle Fontana, un riconoscimento che rappresenta un trampolino di lancio per la sua carriera. L’incredibile successo la spinge ad aprire il suo primo negozio al mare che diventa un punto di riferimento per tutti coloro che cercano non solo abiti, ma autentiche opere d’arte sartoriali Il suo successivo trasferimento in via Morselli non le fa dimenticare le sue radici; mantiene infatti la sartoria, da cui escono incantevoli vestiti da sposa. La sua intraprendenza e curiosità la portano a Parigi – città che ama molto – dove incontra nomi illustri dell’alta moda come Ungaro, Valentino, Kenzo e Yves Saint Laurent, dimostrando la straordinaria capacità di unire tradizione e modernità, selezionando per le sue clienti abiti indimenticabili.

Ma la visione di Anna non si limita solo alla moda. La sua coscienza artistica si estende anche al design e alla valorizzazione della sua amata città. Per lei, via Morselli, l’Esedra Ciacchi e la piccola via Giovannelli – dove si espande la sua attività – non sono solo strade, ma luoghi preziosi da preservare e abbellire. Una passione per il bello che la spinge a considerare ogni angolo di Pesaro come un gioiello. Nel 2012, il suo amore per i palazzi storici la porta a trasferire la sua attività in corso XI Settembre, in uno degli edifici più belli della città: qui la sua visione continua a vivere grazie all’impegno delle figlie Giorgia, Camilla, Giovanna Uga e Micòle, che portano avanti il testimone della tradizione, mantenendo viva l’eredità di stile e raffinatezza che la signora Lugli ha saputo instaurare. Non solo una stilista, ma un simbolo di passione, creatività e amore per il territorio. Pesaro è stata ispirata dal suo talento con cui continua a vivere in un abbraccio stretto. Oggi, il suo nome è sinonimo di eleganza e creatività grazie a un percorso che ha saputo attraversare i decenni, segnando il costume di Pesaro e oltre.

IN ALTO, ANNA LUGLI CON LA FIGLIA MICÒLE NEL NEGOZIO BIMBI.
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FISIORADI PROPONE UNA TAC CARDIACA

DI ULTIMA GENERAZIONE

Tutti sappiamo dell’importanza della salute del cuore, il vero e proprio motore della nostra vita. Il poliambulatorio Fisioradi Medical Center di Pesaro ha messo a disposizione della propria clientela un macchinario per la diagnostica di ultima generazione. La dottoressa Erica Maffei, radiologa che negli ultimi venti anni si è specializzata in patologie cardiache e vascolari, ci fa chiarezza sull’utilizzo di questo strumento. L’evoluzione tecnologica ci permette oggi di andare a vedere in modo non invasivo molti dettagli della struttura e della funzione cardiaca, con altissima risoluzione sia spaziale che temporale. In altre parole, possiamo fotografare come immobile il cuore mentre sta regolarmente battendo. Ciò grazie a questa TAC multistrato che riesce a “cogliere” spessori di strato di 0,6 millimetri, e grazie alla sua velocità rende possibile un focus particolare sulle arterie coronarie.

Le coronarie sono dunque da tenere più sotto controllo?

Sì, la patologia cardio-vascolare è la principale causa di mortalità e di morbilità, in particolare nel mondo occidentale, anche a causa dello stile di vita che conduciamo. Fino a 20 anni fa l’unico modo per vedere eventuali patologie alle coronarie era la coronarografia, una procedura invasiva alla quale venivano indirizzati principalmente i pazienti ad elevato rischio, ma anche tutti quei pazienti nei quali con gli strumenti diagnostici convenzionali (prova da sforzo, scintigrafia da stress, ecocardio da stress) non si riusciva a giungere ad una certezza diagnostica. Con le nuove apparecchiature TAC multistrato di ultima generazione abbiamo la possibilità di ampliare la fascia di popolazione in cui vedere direttamente e in modo non invasivo questi piccoli vasi proprio mentre il cuore sta battendo. Come avviene l’esame?

La cardio TC è un esame non invasivo per il paziente, ovvero l’unico fastidio è dato

dall’incannulazione di una vena del braccio: il soggetto viene fatto sdraiare, viene registrato il suo tracciato ECG con cui la macchina si sincronizza e viene istruito sull’apnea. Durante i 10 secondi in cui trattiene il respiro, infatti, la macchina esegue la scansione in sincrono con il battito cardiaco e successivamente – mentre il paziente torna in sala d’attesa – vengono ricostruite tra le 4.000 e le 6.000 immagini che costituiscono l’esame. Durante ogni scansione è quindi necessaria la presenza del medico radiologo, dell’infermiere e del tecnico radiologo anche in funzione del fatto che ogni esame viene personalizzato sulla base della specifica indicazione posta dal medico di medicina generale in collaborazione con gli specialisti di settore, in particolare il Cardiologo e il Medico dello Sport.

Non è un esame standard uguale per tutti, dunque?

No, viene adeguato a seconda che il paziente sia ad esempio un soggetto in prevenzione primaria, un giovane con il sospetto di anomalie aorto-coronariche, un paziente che ha già subito degli interventi cardiaci, come il posizionamento di stent o il confezionamento di By-pass aorto-coronarico o ancora un atleta con riscontro di aritmie o altre anomalie all’esame ecocardiografico o al test da sforzo. Di conseguenza il medico radiologo è sempre presente per impostare l’acquisizione mirata e al fine di garantire la qualità finale dell’esame. Quali sono i vantaggi di eseguire una TAC cardiaca?

Un degli aspetti più affascinanti di questo esame è che ci permette di lavorare sulla prevenzione individualizzata, ovvero sul singolo individuo asintomatico al fine di impostare adeguatamente la terapia e di stratificare correttamente i pazienti con sintomi, indirizzando a procedura invasiva soltanto chi ne ha davvero necessità. Inoltre, molti soggetti che praticano regolarmente attività

sportiva possono presentare sintomi solo in fase tardiva, in parte perché lo sportivo ha un sistema cardio-vascolare “abituato” allo sforzo o perché i test provocativi, come i test da sforzo che si impiegano normalmente, possono risultare dubbi o negativi. Per questo serve un esame più anatomico che funzionale, che consenta la visualizzazione diretta dei vasi e delle stenosi eventualmente determinate dalla malattia aterosclerotica.

Una persona sana ogni quanto dovrebbe ripetere l’esame?

Dipende ovviamente dal risultato. Premesso che non ci sono ancora delle linee guida definite, possiamo dire che, se l’esame è negativo e il paziente sta bene, può ripeterlo dopo 5-10 anni, a seconda anche dell’età e del genere e

Medico Chirurgo

Specialista in Radiodiagnostica

Esperta di Photon counting CT, TC e RM cardio-vascolare

Prenotazione online:

Dr.ssa Erica Maffei

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