Ravenna IN Magazine - 1/2009

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Tariffa R.O.C.: Poste Italiane s.p.a. - Spedizione in A. P. - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 1, DCB - FILIALE DI FORLÌ - Contiene i. p. - Reg. al Tribunale di Forlì il 16/01/2002 n. 1 - E 3,00

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Giacobazzi Giuseppe

L’ultimo “Poveta” di Romagna

Esempi d’altruismo Protagoniste di solidarietà Archivio di Stato La biblioteca della memoria Alberto Mingotti Incontri e abbracci

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Anno VIII - N. 1 - FEBBRAIO 2009



Editoriale |

Una risata

Salverà

ci

di Andrea Masotti

zo della nostra vita. Pensandoci bene, mai come ora c’è bisogno di trovare un alleato nella comicità, nella satira: mica una semplice valvola di sfogo, ma una “botta”, una scossa che ci regali più saggezza. Perché sentendoli parlare, e non solo negli ultimi anni, capita spesso di pensare che siano i comici quelli con più testa sulle spalle, i più acuti in circolazione nell’analizzare la realtà, rendendola ridicola, mentre sono ben altri quelli che davvero ci fanno ridere (o per meglio dire piangere) con le loro opinioni da esperti. Una risata ci seppellirà, disse qualcuno. Forse prima ci salverà dalle nubi grigie sulla nostra economia e sulla vita quotidiana. Perché mai

Lo iniziamo col sorriso, questo 2009 che sembra voler solo farci piangere amaro. E, perché no, ora che lo abbiamo lasciato ripartire per la sua tournée, insieme agli altri comici di “Romagna Ridens”, ci piacerebbe invece fare altre quattro chiacchiere col “nostro” Giuseppe Giacobazzi, per sentire un po’ come la pensa intorno a questa crisi. Come se la cavano, lui e i suoi colleghi di palco, che vogliono farci ridere mentre tutt’attorno si torna a “piangere miseria”. Dopo averlo conosciuto meglio siamo certi che sta già scovando, anche in questa situazione, un colpo di classe, una maniera ironica e intelligente per farci scoprire il lato comico anche in questo pez-

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come ora, occorre ridere con gli altri senza farci più ridere dietro. Occorre rimboccarsi le maniche, semplicemente, dando a ogni cosa il valore che merita. E quando si tratta di fare sacrifici, come tante volte è accaduto nella storia, sono le donne a dare il buon esempio. Ne abbiamo incontrate due, Alessandra Bagnara e Gabriella Fresa, straordinari esempi d’altruismo: la prima a favore di altre donne in difficoltà, perché vittime di soprusi e abusi; la seconda nei confronti degli ultimi della terra, malati di lebbra, che in un paese enorme come l’India soffrono senza che nessuno, tranne rari e isolati casi, gli dia una mano. E se con Paola Baldini incontriamo una vivace attrice di teatro che, senza abbandonare i palcoscenici, è tornata nella sua Ravenna per un interessante progetto di moda ispirato alle favole per bambini, tanti altri protagonisti meritano un’attenta lettura su questo “IN Magazine”. Alberto Mingotti, riflessivo scultore di affascinanti figure in terracotta, l’imprenditore Massimo Geminiani, il collezionista di turno Adalberto Gulli e il ballerino hip hop Kris. Storie e volti di una città e un territorio che si mantengono saldi, ottimisti e, crediamo anche quest’anno, sempre con una punta di sorriso sulle labbra. Buona lettura!

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Arredamenti e progettazione d’interni Via Faentina 119/q - RAVENNA - Tel. 0544/461200 - www.qdarredo.it


Sommario |

Sommario 3

Editoriale |

6

Annotare | Brevi IN

12

Essere | Giuseppe Giacobazzi

18

Partecipare | Esempi d’altruismo

22

Esprimere | Paola Baldini

26

Creare | Alberto Mingotti

30

Riscoprire | Archivio di Stato

22

36

12

26

Gustare | Locanda Poggianina

43

Prevedere | Meteo Romagna

48

Confidare | Massimo Geminiani

50 52

30

Collezionare | Adalberto Gulli Ballare | Cristiano Buzzi

56

Leggere | Novità in libreria

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Scegliere | Shopping

Edizioni IN MAGAZINE S.R.L. Redazione e amministrazione: Via Napoleone Bonaparte, 50 47100 Forlì tel. 0543.798463 fax 0543.774044

www.inmagazine.it inmagazine@menabo.com Stampa: Graph S.N.C. - San Leo (PU) Direttore Responsabile: Andrea Masotti. Redazione centrale: Andrea Biondi, Francesca Renzi. Progetto grafico: Lisa Tagliaferri

Controllo produzione e qualità: Isabella Fazioli, Alberto Mantellini, Sara Ravaioli. Ufficio commerciale: Roberta Missiroli. Collaboratori: Lidia Bagnara, Roberta Bezzi, Pier Antonio Bonvicini, Andrea Casadio, Anna De Lutiis, Massimo Fiorentini, Antonio Graziani, Claudia Graziani, Gianluca Rossi, Aldo Savini, Francesca Zampiga, Gianmaria Zanotti. Chiuso per la stampa il 12/3/2009

Impaginazione: Emanuele Dall’Acqua

IN Magazine | 5


Annotare | Brevi IN

Amedea Servizi per Amare

Ritratti di vignaioli e vini di Romagna

Ravenna - Lo scorso 12 gennaio, presso la Sala Riunioni dell’Ospedale Privato “S. Francesco”, la società bolognese di global service Amedea Servizi, che presso la struttura gestisce i servizi di ristorazione e pulizie, ha consegnato ufficialmente all’Associazione “Amare Ravenna” un assegno devoluto in beneficienza a favore della stessa associazione. All’incontro hanno partecipato Luca Dermidoff, amministratore unico di Amedea Servizi srl, Viero Negri, direttore tecnico commerciale, Maurizio Mattioli, direttore qualità sicurezza ambiente, Daniele Perini, presidente

Madra il Buono

Imola - La Romagna, dal Montefeltro alle porte di Bologna, in 80 ritratti d’altrettanti produttori di vino. È l’ultima fatica del giornalista enogastronomico faentino Giorgio Melandri, edita da “La Mandragora”, in libreria da maggio. Sono doppi ritratti, fotografico (in bianco e nero) e di testo, che racconta il perché e il come della scelta di produrre vino. Il risultato è un grande viaggio in Romagna. Il libro ha una parte introduttiva che racconta la storia del vino nel territorio ed è suddiviso in undici capitoli, uno per zona: Montefeltro, Coriano, Longiano, Bertinoro, Predappio, Torre di Oriolo-Vecchiazzano, Modigliana, Faenza, Brisighella, Serra di Castelbolognese, Dozza. Ci sono i produttori storici, i piccolissimi, le grandi sfide, i progetti più difficili, le cartine per localizzarli e l’ambizione di svelare, attraverso facce e racconti, l’identità più profonda della Romagna, lo stile del vino, il rapporto della cultura col grande interprete del suo territorio: il Sangiovese (400 pp., 70 euro).

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Ravenna - Dopo il debutto il 25 gennaio, ritorna il Madra, mostra mercato agricolo domenicale, nelle giornate del 29 marzo, 26 aprile e 24 maggio. Un evento, in cui la città d’arte incontra l’arte della campagna per una festa di prodotti e sapori del territorio. Un’opportunità da non

Ravenna

di “Amare Ravenna”, Sergio Guerra, presidente del “S. Francesco” e Matteo Guerra, responsabile dei servizi fornitori dell’Ospedale Privato.

della terra perdere per scoprire il meglio della terra e le bellezze della città. Madra è un percorso alla scoperta delle eccellenze della zona per valorizzare la cultura enogastronomica del territorio, il tutto in un clima di festa con spettacoli, animazioni e incontri nel centro storico della città. (R.B.)

Nuovo centro Sabbioni Russi - Apre a fine marzo il nuovo punto vendita Profumerie Sabbioni, presso il Centro Commerciale I

Portici di via Ungaretti 24, a Russi. Sabboni conferma in tal modo il suo ruolo quale una delle maggiori realtà commerciali storiche della provincia di Ravenna. Grazie alla costante espansione territoriale degli ultimi anni, si configurano come la più grande catena romagnola di Profumerie: dopo 56 anni di attività si accinge ad aprire il 14° punto vendita, sempre all’insegna della bellezza, del servizio e della qualità.



Otium Ludens in mostra Vita

Concerti al Socjale

Piangipane - Entra nel vivo la stagione di concerti del rinnovato Teatro Socjale. Dopo aver ospitato il 13 marzo Ray Wilson, ex cantante dei Genesis ora in scena come solista, il 20 marzo è poi la volta del grande jazz dei NYCQ Project con Piero Odorici al sax, Mike LeDonne al piano, John Webber al contrabbasso e Joe Farnsworth ai drums. Per concludere in bellezza due grandi nomi della musica cantautorale: Gian Maria Testa e Vinicio Capossela. Il primo è in duo il 27 marzo con la sua delicatezza malinconica e i suoi testi-poesie, mentre il 3 aprile Vinicio Capossela è ironico, sentimentale, straripante nel suo istrionismo, con i suoi blues aspri e deliranti alla Tom Waits e le “chanson” nello stile di Paolo Conte. (R.B.)

Canottieri Ravenna al Prince Albert II Challenge Cup Montecarlo - Prestazioni “principesche” per la Canottieri Ravenna al Challenge di Coastal Rowing intitolato ad Alberto II. La società, con un argento e tre bronzi, ha raggiunto il secondo posto nella classifica generale delle cinque edizioni del Challenge. Solo pochi punti l’hanno separata dai francesi del Nizza: un eccellente risultato, se si considera che ha partecipato solo alle ultime tre edizioni. Il Challenge si è svolto tra 31 gennaio e 1 febbraio scorsi, di fronte al porto di Montecarlo. Il 29 marzo a Ravenna si svolge la prima gara regionale della stagione 2009, dove la Canottieri partecipa per prepararsi ai Meeting nazionali previsti ad aprile e maggio. (R.B.)

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Ravenna - Dopo il grande successo riscosso in Russia e Cina e prima di raggiungere Stati Uniti e Australia, fa tappa a Ravenna, unica in Italia, Otium Ludens - Stabiae, cuore dell’Impero Romano, evento espositivo che Fondazione RavennAntica propone al Complesso di San Nicolò fino al prossimo 4 ottobre. 170 straordinari reperti tra affreschi, stucchi ed oggetti, provenienti da otto ville marittime dell’antica Stabiae, sito archeologico vesuviano riscoperto, dopo i primi scavi tra ’700 e ’800, negli anni ’50 del secolo scorso. L’allestimento, progettato dagli architetti Angela Vinci e Salvatore Abbate, si avvale per la tappa ravennate della collaborazione dell’arch. Paolo Bolzani, prevedendo un percorso che confrontandosi con le preesistenze della chiesa di San Nicolò, illustra le ville rustiche e poi quelle marittime.

e piaceri antichi Il visitatore può inoltre godere di un “paesaggio sonoro”, che fa da sfondo agli affreschi. La mostra è aperta al pubblico tutti i giorni dalle 10.00 alle 18.30. www.otiumludens.com

Progetto UCID per l’ Educazione Ravenna - Ha preso forma il progetto del nuovo consiglio direttivo dell’Unione Cristiana Imprenditori Dirigenti, che ha scelto di impegnarsi nel prossimo triennio per l’educazione dei giovani del territorio, e sensibilizzare su questa attuale emergenza. Occasione per manifestare tale impegno, la serata benefica

dello scorso 26 febbraio a Villa Rota di Piangipane, promossa dalle Associazioni “Gli Amici di Enzo” e “Compagnia dell’Albero” durante la quale sono stati raccolti fondi per il Centro Educativo Polaris, in cui si svolgono gratuitamente attività di aiuto allo studio. Una ventina i rappresentanti dell’Ucid che hanno raccolto l’invito del presidente, l’imprenditore Giovanni Poggiali, presenziando alla cena di raccolta fondi che ha fruttato oltre 10mila euro. Alla serata hanno partecipato il sindaco Fabrizio Matteucci e l’arcivescovo, mons. Giuseppe Verucchi, in una divertente sfida tra Romagna ed Emilia che ha avuto come improbabile arbitro il comico Paolo Cevoli.


Mosaico d’Europa Film

Fest

Ravenna - Il cinema europeo protagonista della primavera cinematografica della città: dal 20 al 25 aprile si svolge la III edizione del Mosaico d’Europa Film Fest, sei giorni di proiezioni e ospiti speciali presso il CinemaCity. Presieduto ad honorem da Pupi Avati, il MEFF intende far conoscere il miglior cinema europeo, diffondere nuove opere, opere prime degli autori sconosciuti al grande pubblico ma qualitativamente e artisticamente di livello. Evento centrale del festival come da tradizione è il Concorso Europeo per Lungometraggi, selezione di dieci lungometraggi non ancora distribuiti in Italia ma premiati ai principali cinefestival stranieri. www.mosaicofilmfest.it

Fascino di Donna

Fausto Fori in Mostra Ravenna - Ha inaugurato lo scorso 7 marzo la mostra del poeta e pittore Fausto Fori, aperta fino al 22 marzo alla Galleria Ninapì, in via Pascoli, 31. Il vernissage ha visto esposti, a cura di Dada Design di via Mazzini 31, i multipli d’arte di Gaetano Pesce, nonché l’intervento dell’attrice ravennate Paola Baldini, che ha letto alcune poesie dell’artista. “La mia pittura - ha spiegato Fori - è pervasa dal tempo. Un tempo recuperato che sembra concedersi e posare per una seconda volta prima di essere dimenticato per sempre. L’immagine volutamente rovinata e non definita si offre per un’ultima contemplazione”. La mostra è aperta tutti i giorni dalle 16.30 alle 19.30.

Ravenna Via Faentina, 118 Tel. 0544.460461 Via IV Novembre 13 Tel. 0544.39344 Centro Commerciale La Fontana Tel. 0544.451031 Viale Alberti, 72 Tel. 0544.400697 Centro Commerciale ESP Tel. 0544.270589 Centro Commerciale Galileo Galilei Tel. 0544.471277 Marina di Ravenna Viale Spalato, 33 Tel. 0544.539442 Mezzano Via Reale, 267 Tel. 0544.521655 Bagnacavallo Centro Commerciale La Pieve Tel. 0545.934831 Lugo Centro Commerciale Il Globo Tel. 0545.32077 Cesena Via Zeffirino Re, 11 Tel. 0547.29233 Faenza Corso Saffi, 14 Tel. 0546.25147 Rimini Centro Commerciale Le Befane Tel. 0541.309706

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Sportur bicycle Show

2009

Arriva la seconda Coppa Italia

Faenza - Club Atletico in trionfo in mezzo a 3500 spettatori entusiasti. Si è conclusa nel migliore dei modi la Final Four di Coppa Italia di basket femminile, disputata al PalaMokador nel weekend del 7-8 marzo, con la vittoria della squadra di casa. Due autentici capolavori, le partite delle biancazzurre, che dapprima in semifinale hanno travolto l’accreditata Umana Venezia per 63-44, poi nella finale disputata nel giorno della Festa della Donna hanno piegato nettamente anche la Lavezzini Parma per 63-51. Nell’altra semifinale del sabato, Parma aveva battuto a sorpresa la favorita Cras Taranto per 66-63. Chiave di volta, la grande difesa sfoderata dalle padrone di casa. Maja Erkic, ala slovena del Club Atletico, è stata nominata Mvp della finale. Doppia prestazione da incorniciare anche per la play brasiliana Adriana. È la seconda Coppa Italia che finisce nella bacheca della storica società, dopo quella vinta nel 2007 a Taranto contro Napoli. (T.Z.)

Enò premiato per la proposta di birra Lugo - Dopo essere stata inserita, negli anni, nella Guida al piacere e al divertimento di Roberto Piccinelli e nella guida Golagustando a cura di Marco Marucelli, l’enoteca di Lugo, che da poco ha compiuto sei anni d’attività, è stata inserita, unico locale in provincia, nella speciale selezione “Tavola della Birra” nell’ultima edizione della guida de L’Espresso Ristoranti d’Italia. (R.B.)

10 | IN Magazine

Cervia - IV edizione, dal 29 marzo al 5 aprile, dello Sportur Bicicle Show, evento legato alla bicicletta dalla formula esclusiva e inedita in Italia. Nel “menu”, infatti, il ruolo della bici in ogni espressione è il denominatore comune di gare ed esposizioni, itinerari cicloturistici, spettacoli, gastronomia, benessere, mare e turismo. Fra le novità 2009, un’area tutta dedicata ai più piccoli, Bicilandia, direttamente sulla spiaggia, nonché la Settimana Cicloturistica FRW ‘Sulle Strade

dei Sapori di Romagna’. Sabato 4 aprile, serata da vivere sulla spiaggia con ‘La Notte delle Luci e delle Ruote’, tra esibizioni degli acrobati del dirt jumping, i maestri del freestyle e gli equilibristi del trial. Infine domenica 5, pedalata gourmet ‘Le Strade del sale e del vino’ nell’entroterra cervese, interessante alternativa per i familiari dei ciclisti impegnati nelle fatiche della XIII Granfondo “Selle Italia” Via del Sale, in programma la stessa mattinata. www.sportur.com

Mamma Mia! a Ravenna Forlì - Dopo l’inarrestabile successo che, dal ’99 a oggi, lo ha portato in ogni continente, il musical fresco del trionfo cinematografico che ne ha fatto uno dei campioni del botteghino dell’ultima stagione, arriva in Italia. Dopo tre tappe chiuderà la tournée al Palafiera di Forlì, dal 15 al 20 giugno, nell’ambito di Ravenna Festival 2009. Col numero maggiore di produzioni che si esibiscono contemporaneamente nel pianeta, nella storia del musical Mamma Mia! è lo show numero uno al mondo. Il racconto, scandito dalle canzoni senza tempo degli Abba, è la divertente e

Festival

coinvolgente storia di due generazioni di donne, madre e figlia, con uno sguardo particolare rivolto all’amore e all’amicizia nelle diverse età della vita. Le prevendite sono già iniziate. www.ravennafestival.org (R.B.) ph. Brinkhoff-Mögenburg


Successo per il Campionato

d’inverno

Marina di Ravenna - Il 27° Campionato d’Inverno si è chiuso lo scorso 22 febbraio, regalando una edizione davvero “storica”. La scelta di cambiare il campo di regata ha riscosso forti consensi, tanto che tutte le competizioni si sono disputate lì. Un percorso che ha tirato fuori il meglio da ogni equipaggio, con numerosi velisti professionisti che abitualmente regatano in prestigiosi appuntamenti internazionali con barche più tecniche. Il successo di questa edizione è stato aver saputo mantenere la sua “doppia anima”: punto d’incontro per chi ama il mare e vede il campionato come opportunità per divertirsi e vivere la barca anche in inverno, sia per chi ha, invece, una aspettativa più agonistica. L’aver saputo prestare attenzione a tutti si esemplifica in un solo dato: oltre 160 le barche iscritte, mai così numerose per questa manifestazione.

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Essere | Giuseppe Giacobazzi

12 | IN Magazine


Una vita

Sburone

da...

testo Antonio Graziani - foto Massimo Fiorentini

Racconta che il suo destino gli sia stato rivelato in sogno da “Ravul” Casadei. Da allora, per il “poveta” Giuseppe Giacobazzi è stata una costante ascesa nel mondo della comicità.

“Era una notte di tempesta quando nel caldo del suo lettuccio, 
il nostro ebbe l’avviso di ciò che sarebbe stato il suo futuro. 
Gli apparve in sogno l’insuperabile, l’insormontabile, l’inarrivabile (ecc. ecc.) Ravul Casadei insieme a tutta l’orchestra. Stupito ed emozionato egli (il Poveta) si inginocchiò e disse ‘cut vegna un chencar, sei proprio te...
l’insuperabile, l’insormontabile (ecc. ecc.) Ravul?’ Il grande Ravul rispose alzando una piadina al prosciutto: ‘a sò me!’ Tremando per la tensione (ma anche perché la caldaia era rotta e faceva un freddo della Madonna), Giuseppe chiese: ‘Cosa ti conduce a me o grande Ravul?’ L’insuperabile (ecc. ecc., che due maroni!) alzò una piadina al cielo e battendola due volte sulla testa del Poveta pronunciò 
la famosissima frase: ‘Va dove ti porta l’apecar! Va per locali e mercati, per fiere e sagre pavesane, fermati in ogni pavese e in ogni pavesino, in ogni luogo dove manca un po’ di cultura tu la devi portare. Va ad inculturare le masse, che tanto ne hanno bisogno, e se ti capita incultura anche le massaie, che forse ne hanno bisogno di più!’.”

IN Magazine | 13


In queste immagini e in apertura, Giuseppe Giacobazzi durante la sua esibizione e nel backstage dello show “Romagna Ridens” al Pala De André di Ravenna, lo scorso febbraio.

Così racconta testualmente Giu-

mai.” Giuseppe non è stato uno

seppe Giacobazzi come gli è stato

scolaro modello. Ha concluso il suo percorso scolastico all’Istituto Pacinotti di Bologna, ma non ha completato il corso per diventare geometra. “Fino alle medie, sono stato uno studente perfetto. Poi sono diventato un somaro, nel senso che avevo sempre voglia di far casino e di ridere.” Non poteva tradire il suo futuro, preconizzato da una visione onirica. “Mi sono accorto per caso che far ridere poteva diventare la mia professione. Colpa di Duilio Pizzocchi, che mi ha invitato a partecipare all’idea di formare il Costipanzo Show, parodia del Costanzo Show, assieme a un gruppo di amici tra i più debosciati che aveva”. Lo spettacolo andava in onda in alcune televisioni private. Giacobazzi non era mai salito su un palco. Aveva cominciato a esercitarsi in una piccola radio di Lavezzola, frazione di Conselice.

rivelato il suo destino. Nato ad Alfonsine, in provincia di Ravenna, il 19 febbraio del 1963, tiene a precisare, chissà perché, “alle 9,30 del mattino”, l’attore si autodefinisce “Poveta (proprio così!) Romagnolo Vinificatore”. “Vinificatore - spiega - perché il mio personaggio all’inizio era un campagnolo della Bassa Romagna che faceva il vino.” Giacobazzi ha abitato fino a quattro anni e mezzo a Passogatto, una piccola frazione di Voltana di Lugo che ricorre spesso nei suoi sketch, poi a Lugo fino a nove anni, e in seguito a Bologna. È sposato. I fatti della sua vita matrimoniale compaiono spesso nei suoi monologhi. Ancora non ha figli, “ma sto lavorando”. Pur andando ad abitare a Bologna, non ha perso la sua identità. A Zelig Claudio Bisio lo presenta sempre come comico romagnolo. “Io sono legato alla mia Romagna - conferma con convinzione. Romagnoli si nasce e romagnoli si muore. Non si cambia

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La prima esibizione in pubblico porta la data del 18 marzo 1993, serata

del debutto del Costipanzo Show. “Per la tensione non ho mangiato,

ma ho rimesso per tutto il giorno. Non ero in agitazione, ero terrorizzato di salire su un palco. Ora, dopo quindici anni di professione, è evidentemente tutto diverso. Se non mangio prima, non faccio lo spettacolo.” Ricorda perfettamente la sua prima recita. Declamò la sua ‘povesia’ dal titolo Oh patata!: “Oh patata come sei buona come sei bella. Patata mia patata in fiore, 
Tu sei la stella dell’agricoltore. Chi non ti conosce fa male, e Gigione il mese scorso ha ’mazzato il maiale. Oh patata senza di te è meglio mo-


rire. Oh patata che gioia uederti fiorire. Oh patata non mi abbandonare mai che senza di te sarebbi in nei guai, chi non ti apprezza è uno scaramacai”. L’elogio è rivolto alla patata di Budrio, comune della provincia di Bologna, che ha immortalato in una povesia dal titolo Oh Budrio mia!: “Oh Budrio mia, oh Budrio in fiore tu sei la stella tu sei l’amore. 
Quando noi nei campi stendiamo il letame col trattore, per ore ed ore deui

Mangia prima di ogni show sentire che odore. 
La nebbia dagli alti argini sale, e sabato scorso Gigione ha ’mazzato il maiale. Oh Budrio mia, oh Budrio bella, c’ho una mucca che è una stella. La mia mucca si chiama Fiorella, oh Budrio mia come sei bella”. Giacobazzi ha scritto due libri: Sburoni si nasce e Una vita da paura. “Il primo è andato esaurito in poco tempo dice. Era un libro di povesie, autoprodotto. Ne ho vendute seimila copie. Un trionfo. Una vita da paura è stato invece edito da Kowalski e contiene i migliori monologhi del mio repertorio.” Nei suoi sketch i protagonisti e gli avvenimenti sono quelli della quotidianità. I personaggi da lui interpretati si possono incontrare facilmente in giro per la Romagna, nei bar, tra gli amici di strada, nelle balere, nei supermercati e tra i classici giovani vitelloni così detti da Giacobazzi “Gli sburoni”. L’abilità di Giuseppe sta nel carpire e comicizzare le caratteristiche peculiari di ogni personag-


gio. “Metto sul ridere tutto quanto avviene, basta guardarsi attorno e condire i fatti con umorismo. Così ho fatto per le rotonde di Ravenna, per gli acquisti al supermercato, per le feste di Capodanno. Tutti i gesti e

gli avvenimenti hanno il loro lato comico. È sufficiente metterlo in evidenza.” Giacobazzi accredita al caso il suo arrivo a Zelig. “Il mio nome era probabilmente circolato nell’ambiente dei produttori della trasmissione, ma io non ho mai fatto provini. Ho fatto un numero assieme a

Pizzocchi. E mi hanno scelto. Tra noi due - intende precisare - c’è un interscambio perfetto. Lavoro con Pizzocchi da ventisette anni, sempre con lo stesso entusiasmo e la stessa armonia.” Originale, per non dire strano, l’abbigliamento: giacca bianca, cravatta colorata, pantaloni scuri e, imprevedibili con questo vestiario, un paio di sandali, tipo frati cappuccini, portati su calzini bianchi. “Ho scelto la giacca bianca con cravatta su pantaloni scuri per darmi un tono di persona fine, senza esserlo. Dalla prossima stagione modificherò il mio abbigliamento. Non indosserò più la giacca bianca con la cravattina. Ma non abbandonerò i sandali, perché mi sono tanto affezionato a questo tipo di calzatura.”

Potrebbero esserci delle novità per l’anno prossimo, anche per la programmazione. “Ho tante cose in prospettiva. Nel prossimo gennaio, molto probabilmente, sarà riconfermata la mia presenza a Zelig. Poi ho un progetto teatrale: se va in porto, sarà molto importante. Non intendo parlarne ora perché è ancora in fase di studio. È una cosa molto bella che spero di riuscire a realizzare.” Giacobazzi prova una grande riconoscenza per il pubblico che affolla i suoi spettacoli. “Sono colto da una forte emozione ogni volta che salgo sul palco e la gente si sbellica dalle risate e mi copre di applausi. Il regalo che ti fa il pubblico è cento volte più grande di quello che io posso donare a loro.” IN

Le principali date della sua carriera

ph. Piernicola Bruno

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Dal 1985 al ’92 Giuseppe Giacobazzi è conduttore radiofonico e in contemporanea è comparsa comica in diverse trasmissioni televisive private: Rete 7 - Emotivitalia e Femminilitalia. Debutta sul palco il 18 marzo ‘93 (serata d’esordio del Costipanzo Show) che va in onda su Telesanterno e si trasferisce nel ’94 su Rete7 ottenendo notevoli ascolti. Il poveta, amante della musica, incide, sempre nel ’94, il suo primo cd, dal titolo “Balla sui cubi”. Dal 1995 al ’97 appare in varie trasmissioni televisive su reti private. Sempre nel ’95 scrive il brano Patacca Rap, il cui disco viene ufficialmente inciso nell’estate 2007. Il 1999 lo vede protagonista della trasmissione televisiva “Zappando zappando” con Natalino Balasso e Duilio Pizzocchi in onda su Italia 7. Dal 2000 ad oggi conduce una striscia giornaliera radiofonica con Duilio Pizzocchi a Radio Italia anni 60. Nel 2001 va in stampa il suo libro di “povesie” Sburoni si nasce. Debutta in teatro nel febbraio 2003 con lo spettacolo omonimo e inizia le trasmissioni “Che calcio vuoi” e “Dolce amaro” su Telesanterno. Durante l’estate 2004 è protagonista di “Tisana Bum Bum”, fiction comica in onda su Rai 2. Nel 2005 ha una piccola parte nel film documentario “Il 37” sulla strage di Bologna e a settembre dello stesso anno partecipa a Zelig Off. A febbraio 2006 viene notato dagli autori di Zelig Circus che lo “arruolano” per la prima serata di Canale 5. Nell’aprile 2006, Raffaella Carrà lo ammira durante il suo famoso pezzo delle rotonde a Ravenna e lo invita come ospite in prima serata su Rai 1 nella sua trasmissione “Amore”. Nel 2007 e 2008 è di nuovo in prima serata su Canale 5 a Zelig, dove riscuote un enorme successo e, abbandonate per un attimo le sue “povesie”, racconta vicende di vita quotidiana.


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Partecipare | Esempi d’altruismo

Protagoniste

Solidarietà

della

testo Anna De Lutiis foto Lidia Bagnara e Massimo Fiorentini

Gabriella Fresa e Alessandra Bagnara hanno scelto di dedicare da anni parte del loro tempo libero agli altri. La prima dal ’91 va in India per portare finanziamenti a centri ospedalieri per lebbrosi, la seconda opera a sostegno delle donne che subiscono violenza con l’associazione Linea Rosa.

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Alessandra Bagnara

Bionda, solare, dal sorriso sempre aperto e comunicativo, nonostante il lavoro impegnativo, da anni dedica il suo tempo libero ad una battaglia molto difficile in difesa delle donne che subiscono ogni

tipo di violenza. Dal 1987 Alessandra Bagnara (in alto, a destra) lavora nella Polizia Municipale; è commissario capo e gestisce il nucleo della vigilanza di quartiere e il personale che sul territorio sorveglia le varie zone dal mare alla città.

“La Polizia Municipale ha un compito molto vasto - dice - in quanto deve vigilare che venga rispettato il codice della strada, controllare alcune attività commerciali, come rispetto degli orari, ha anche la facoltà di arrestare persone sorprese in flagranza di reato e far rispettare le ordinanze del sindaco.”

lo dirigenziale è molto più maschile, infatti ho quattro interlocutori uomini; invece, per quanto riguarda gli agenti e gli ufficiali c’è una maggioranza femminile. Ultimamente ci sono comandi diretti da donne, sia in provincia di Ravenna che in grandi città, ma sono casi poco frequenti.”

Com’è accettato il suo ruolo in un

Perché ha scelto questo lavoro?

ambiente prettamente maschile?

“Da bambina volevo fare la poliziotta, indossare una divisa. Vivevo a Classe, una frazione dove il ‘vigile urbano’ era la figura di riferi-

“Oggi la componente femminile nella Polizia Municipale è notevolmente aumentata, anche se a livel-

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in difesa delle donne che subiscono

la linea telefonica a disposizione di chi non sapeva a chi chiedere aiuto. Poi abbiamo capito che era necessario offrire un contatto reale, incontrare queste persone; in seguito abbiamo aperto due case rifugio ad indirizzo segreto per accogliere donne in difficoltà, unitamente ai loro bambini.”

violenza.

Negli anni avete conquistato fiducia

“Linea Rosa nasce nel ’91 e dal ’95 sono la presidente. Partecipai ad un corso organizzato nell’ambito della pubblica assistenza per donne che volevano costituire un’associazione di volontariato in difesa delle donne soggette a violenza. Il resto è noto. Siamo partite con

e credibilità sia in città che a livello

mento per tutti. Dopo il diploma ho partecipato al concorso per Polizia Municipale, l’ho vinto ed eccomi qua.” Il desiderio di essere d’aiuto, però, non si esaurisce con il lavoro che fa; lei è presidente dell’associazione Linea Rosa che lavora e interviene

nazionale.

“Dal ’96, data del primo convegno nazionale delle associazioni antiviolenza, organizzato a Ravenna, ad oggi, abbiamo stabilito rapporti di sostegno con le istituzioni; nel ’98 abbiamo aperto la prima casa

Alessandra Bagnara in divisa insieme al comandante della Polizia Municipale Stefano Rossi e al sindaco Fabrizio Matteucci.

rifugio in compartecipazione con Comune, Provincia e Regione.” Recentemente, in un convegno nazionale a Roma, ha avuto un grande riconoscimento.

“Lo scorso settembre cinquanta centri antiviolenza hanno costituito un’associazione unica nazionale eleggendomi come prima presidente: un evento non solo per me ma anche per tutte le donne che lavorano in Linea Rosa e anche per Ravenna.” Gabriella Fresa

Un’elegante signora della buona società ravennate, con una bella famiglia, tutte premesse per fare una vita tranquilla e agiata, eppure nel ’91, come lei stessa racconta, è iniziata la sua avventura in India. Gabriella Fresa (in apertura, a sinistra) si occupa soprattutto di bambini, lebbrosi e orfani di lebbrosi, che non avrebbero un futuro se non ci fosse chi li accoglie, li istruisce e dona loro la speranza. Come s’è trovata in questa impresa?

“Sinceramente non avevo mai pensato di andare fino in India a svolgere questo che ormai è un lavoro a tempo pieno. Mia figlia Lucia mi chiese un viaggio in India come regalo. Decisi di accompagnarla senza sapere nulla di quel paese, solo quanto avevo letto nel libro di Dominique Lapierre La città della Gioia. Così mi sono ritrovata a Bombay, in un ospedale lebbrosario gestito da una nostra straordinaria suora bergamasca, suor Bertilla. Un luogo che al primo impatto è terrificante: subito pensai che non ci sarei mai più tornata. Invece son passati tanti anni e

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sono tornata ogni anno. Ho avuto anche la fortuna di incontrare Madre Teresa di Calcutta, una grande emozione, tanto che considero quel giorno il più bello della mia vita. Mi chiese: ‘Signora preghi per me’; io timidamente risposi ‘Io?’, ‘Sì, preghi perché io possa riuscire ad andare in Cina dove intendo aprire un ospedale per bambini malati in stato terminale’. Era l’anno precedente la sua morte. Ma so che riuscì nel suo intento.” Come è continuato il suo impegno in quasi venti anni?

“Tutto è iniziato con un bambino che la signora Galletti di Milano aveva incontrato, un bimbo nato da una ragazza sedicenne che era morta dandolo alla luce. Lei tornò in Italia con l’idea di aiutarlo e, contando soltanto sull’aiuto di amici, in breve tempo siamo arrivati a mille; in tutti questi anni i bambini aiutati da noi sono circa quattromila, tutti figli di lebbrosi o malati di lebbra.” Come continua il rapporto con loro?

“Ogni anno vado in India insieme a una mia amica, Annabella, esperta di computer, responsabile della parte organizzativa, e decidiamo la distribuzione di duecento euro per ognuno dei mille bambini, somma che deve essere utilizzata per l’istruzione. Suor Bertilla ha il controllo della situazione e verifica che il denaro vada a buon fine.” Avete modo di verificare i risultati?

“Certo. Ogni anno chiediamo di incontrare a volte i più bravi, altre volte i bambini che non hanno superato l’anno scolastico e ci

Gabriella Fresa con una giovane indiana durante uno dei viaggi nel paese asiatico.

facciamo spiegare i motivi. Insomma cerchiamo di avere tutto sotto controllo.” Avete avuto particolari gratifiche?

“Molte, ma una in particolare. Un bimbo lebbroso, Bismilla, raccolto per strada, vicino al padre che chiedeva l’elemosina. Il bimbo è stato curato, ha studiato, è diventato dottore in Economia e oggi ha un importante lavoro. Abbiamo anche un ingegnere, un medico e tanti altri. Oggi abbiamo dovuto formare una Onlus, ‘Amici delle missioni dell’Immacolata’

per meglio gestire il tutto. Allestiamo mercatini con vestiario e oggetti confezionati in India e con il ricavato sosteniamo i giovani che per iniziare una vita indipendente hanno bisogno anche di un sostegno materiale. Inoltre manteniamo un collegio per bambini piccolissimi che non sono adottati ma che vengono ugualmente aiutati. Non meno importante è il lavoro di Liù, che ogni anno trascorre un mese in India per controllare le confezioni che sono destinate ai nostri mercatini.” IN

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Esprimere | Paola Baldini

Vivere

Favola

una

testo Claudia Graziani - foto Massimo Fiorentini

Paola Baldini è un’artista che sprizza entusiasmo e che, dopo aver calcato i palchi d’Italia, è tornata nella sua Ravenna dove alterna l’attività di attrice e insegnante al suo ultimo progetto: disegnare e realizzare abiti per donna e bambina ispirati alle fiabe più celebri.

Viso allegro, sguardo birichino, voce fresca e squillante, mani dalla gestualità vivace. Sembra proprio di rivederla sul palco nei panni di Smeraldina, nella commedia di Goldoni Arlecchino servitore di due padroni quando interpretava la fidanzata di Alessandro Haber “Arlecchino”. Girò l’Italia e fece tappa anche all’Alighieri di Ravenna, la sua città. Allora proprio non

ci pensava di ritornare. Milano, dopo Bologna dove aveva frequentato la scuola di teatro Galante Garrone, l’aveva adottata. Lì si era diplomata alla Civica Scuola d’Arte Drammatica “Piccolo Teatro”, ora chiamata Paolo Grassi, e da lì era iniziata la sua carriera di giovane attrice di teatro lavorando con registi di fama come Massimo Castri, Thierry Salomon, Jerzy Stuhr, Mario Martone, Gian Piero Solari, Giorgio Marini.

Invece Paola Baldini è tornata in città e vive con suo marito Luca e la figlia Nina, a Marina di Ravenna. Una dimensione più familiare che ha portato alla scelta di fare meno tournée, ma rimanere comunque nel mondo che fin da piccola aveva sognato. “Sono stata la classica bambina che diceva di voler fare l’attrice racconta, mentre si accoccola sulla poltrona dello studio, mentre Nina coinvolge il papà in un gioco di taglia e incolla. Non sono mai stata presa sul serio. Alle superiori c’è stata la svolta. Avevo fatto l’abbonamento alla stagione di prosa e andai a vedere Gabriele Lavia ne I Masnadieri. In quell’occasione mi resi conto che persone vere, come me, erano sul palco. In quel momento il sogno mi sembrò meno lontano. Mi dissi che se lo facevano loro avrei potuto farlo

anch’io.” Dopo la maturità Magistrale andò per due anni a Bologna alla Galante Garrone e poi, dopo un severo provino, fu presa al Piccolo di Milano. “Fu un periodo bellissimo. Finalmente stavo vivendo la mia vita, sentivo che tutto quel mondo era dentro di me, mi apparteneva e io appartenevo a lui.” Tre anni di studio intenso, anche 10 ore al giorno, poi l’incontro con un gruppo di attori col quale ha iniziato la carriera. Non una vera e propria compagnia, piuttosto una famiglia, la sua famiglia di Milano. Amici coi quali condividere emozioni, guidati dal registra brasiliano Mauricio Paroni De Castro, al Centro di Ricerca per il teatro di Milano. Tra i lavori messi in scena Lettere alla fidanzata ispirato al poeta portoghese Fernando Pessoa. Un ricordo che riaffiora dal passato dopo vent’anni, perché quel

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Paola Baldini mostra alcuni degli abiti “fiabeschi” da lei stessa realizzati.

a vedere le bellezze del bosco e a godersi la bellezza del mondo. E poi il Brutto Anatroccolo che ci fa scoprire il lato bello di ognuno di noi. Il Pesciolino d’oro c’insegna la gratitudine, perché se uno impara ad essere grato la vita acquista davvero un sapore diverso, si vive una gioia grandissima. Sono abiti tattili, con inserti in rilievo e frasi scritte in corsivo, che s’ispira-

gruppo non si è mai perso di vista ed è venuta l’idea di cercare una nuova produzione e rimettere in scena quello spettacolo. “Non è un caso, le cose non accadono mai senza un motivo, perché proprio in questo periodo mi è tornato il desiderio di fare qualcosa con altri dopo aver lavorato molto da sola,

ultimamente per Ravenna Festival. Una situazione che costringe a fidarsi di se stessi e avere il coraggio di osare non essendoci nessun regista che ti indirizza.” In questi anni Paola ha portato avanti tanti progetti alternandoli al teatro e avvicinandosi sempre più al mondo delle favole. Per “Le grandi fiabe” del Corriere della Sera è la voce recitante di alcuni personaggi. Tiene da diversi anni

corsi di lettura interpretata per “Nati per leggere”, progetto nazionale dedicato a genitori e insegnanti che vogliono migliorare la propria espressività nella lettura

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ad alta voce ai bambini. Da qui nasce l’ultima idea di disegnare e realizzare abiti e accessori per donna e bambina ispirati alle fiabe.

“Un altro modo per avvicinare i bambini alla lettura attraverso la magia delle fiabe e la grazia degli abiti. Negli abiti rivive la favola, così ispirandomi a quella originale di Cappuccetto Rosso ho disegnato il lupo che invita la piccola

no ai libri-gioco dei bambini. Abiti che mi sono usciti dal cuore e il marchio che ho scelto, cör, il cuore in dialetto, esprime questo.” Paola Baldini è anche docente di recitazione all’Accademia del Musical del Gymnasium. “Mi piace moltissimo e mi sta insegnando molto a livello attoriale. Ai miei allievi vorrei soprattutto insegnare a fidarsi di se stessi e non cercare l’omologazione, tirare fuori ciò che è veramente loro, uscire dagli schemi imposti e avere il coraggio di dire ciò che si è.” IN

Le tappe dell’attrice Dopo il diploma al Piccolo di Milano e diversi spettacoli prodotti dal CRT di Milano, nel 1995 Alfonso Santagata la dirige in Terra Sventrata e Polveri, vincitori entrambi del premio UBU come miglior progetto shakespeariano. Dal ’95 al 2002 interpreta ruoli di rilievo per il Teatro Stabile Nuova Scena di Bologna, accanto ad Alessandro Haber, Ivano Marescotti, Virgilio Gazzolo e Vito, diretta da Nanni Garella e Gabriele Marchesini. Nel ’99 grazie al ruolo di Gasparina nel Campiello di Goldoni, diretta da Garella, e nel 2000 grazie al ruolo di Pierina nella Seconda Eclisse, diretta da Lorenzo Loris, viene segnalata come miglior attrice al premio UBU. Ha collaborato di recente con la compagnia teatrale Fanny & Alexander nel progetto Ada, vincitore dell’UBU nel 2005. È stata voce recitante nella trasmissione “Storyville” di Radio3, puntata dedicata a Fabrizio De Andrè. Per Ravenna Festival 2008 è Hildegard von Bingen, sibilla del Reno insieme all’Ensemble San Felice, diretta da Federico Bardazzi. Firma la regia, con Laura Ruocco, dello spettacolo musicale …Da un carcere femminile.



Creare | Alberto Mingotti

Incontri

Abbracci

e

testo Aldo Savini - foto Massimo Fiorentini

L’intenso rapporto con la terra caratterizza il lavoro di Alberto Mingotti, che si esprime in un’arte figurativa fatta di pregevole abilità e tecnica, e che sembra trattenere nei gesti e nei volti delle sue sculture sentimenti di raccoglimento e stupore.

Nel lungo percorso creativo di Alberto Mingotti il rapporto con la terra ha assunto una varietà di valenze espressive e di significati. Prima di tutto la terra è il materiale che usa per la modellazione, la terra è il luogo storico della tradizione ceramica, la terra è il motore emozionale da cui trarre ispirazione. Ancora, la terra è la via per immobilizzare il tempo e fissare stabilmente la percezione del mondo e del vivere quotidiano. La terra è la sua lingua. Mingotti usa il linguaggio della ceramica, semplicemente come terracotta, ma, a volte, questa è pure smaltata, invetriata, patinata o lustrata, per realizzare sculture che lo collocano nel quadro delle poetiche della nuova figurazione. In questa prospettiva è impegnato nella difesa dell’arte figurativa dagli attacchi di coloro che teorizzano e sostengono la destrutturazione dell’immagine e delle forme della visione.

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Lo studio è situato in un casolare nella campagna romagnola, tra Castel Bolognese e Faenza, ora abbandonato, un tempo abitazione della famiglia, i cui muri e le pareti conservano le tracce di storie personali. Il lavorare in campagna, comunque, non gli impedisce di intrattenere relazioni con ambienti aggiornati, tanto che le sue ultime esposizioni si sono tenute a Roma e Torino. Nella scelta accurata delle argille e nella considerazione delle loro caratteristiche l’artista si predispone al lavoro; in questa fase, che tanto ricorda la preparazione dell’impasto del pane, mescola le terre e l’acqua con le mani o, quando si tratta di una grande quantità, con un’impastatrice come quelle che usano i fornai. Il “mestiere”, fatto quindi di abilità manuali e di tecniche, lo àncora a Faenza dove la cultura ceramica si è consolidata nel corso dei secoli, ma la lezione della scultura del Novecento, da


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In apertura e sopra, Alberto Mingotti nel suo studio-casolare nella campagna faentina. Sotto, alcune delle sue ceramiche.

Martini a de Chirico, da Melotti a Parmiggiani, interpretata in un’ottica originale, lo ha costantemente stimolato e gli ha consentito di uscire dalla tradizione decorativa per approdare alla rappresentazione realistica in cui convergono, pur sempre, memorie mitiche, echi stranianti e suggestioni domestiche e familiari. Le sue composizioni non si presentano mai come un puro esercizio formale, sono sempre testimonianza di una riflessione che si traduce in frammento di un discorso dai molteplici significati, con personaggi dall’identità

generica, a figura intera o a mezzo

busto, che trattengono nei gesti e negli sguardi una sorta di raccoglimento e di stupore, come se stessero, nella loro fissità, in attesa di un qualche evento che sta per accadere. Raccoglimento non come rifugio nell’interiorità o fuga dalla realtà, tutt’altro, come il modo autentico per rapportarsi, senza esserne sopraffatti, alle cose del mondo e, soprattutto, ai depositi della memoria che, pur attuali, vengono da lontano, al fine di riviverli personalmente per farli, a loro volta, rivivere. Guardare in-

dietro, confrontarsi senza pregiudizio con la storia, la tradizione e con la quotidianità per riaffermare il loro continuo intreccio e divenire come eterno ritorno di ciò che è già stato, che si rafforza nel presente e, necessariamente, si proietta nel futuro. Per cogliere il senso autentico della condizione dell’uomo nella contemporaneità non bisogna gridare e agitarsi, ma ascoltare in silenzio. Le sue sculture sono molto spesso scene di incontri e abbracci di personaggi che, pur assorti nelle loro vicende, nei loro enigmatici destini, dialogano sommessamente. Pertanto, lasciano intravedere per cauti accenni una particolare attenzione alla comunicazione, a cui fa riscontro l’immediata impressione evocativa di uno stato d’animo e di una dimensione interiore che respinge ogni forma di aggressività e violenza e, al contempo, prefigura un’umanità intimamente rigenerata. IN

Carriera dell’artista Alberto Mingotti è nato a Faenza nel 1954. Dopo l’Istituto Statale d’Arte per la Ceramica di Faenza, dove ha avuto come maestri Angelo Biancini e Giuseppe Liverani, nel ’73 si iscrive all’Accademia di Belle Arti di Bologna, nel corso di Decorazione segue l’insegnamento dell’incisore Luciano De Vita. Ancora studente, nel 1977, con Marco Tadolini, avvia a Forlì un’attività artigianale ceramica dove per sei anni realizza maioliche dipinte con la tecnica del lustro. Visita in Italia, Francia e Ungheria i luoghi della tradizione ceramica, per aggiornarsi sull’impiego dell’argilla. Ad integrazione della sua esperienza di plasticatore dedica saggi ad artisti e ad altri aspetti dell’arte; nell’89 pubblica il libro Carte per il fuoco. Dal 1980 insegna arte della ceramica all’Istituto d’arte “G. Ballardini” di Faenza. Nel ’95 realizza per l’Istituto tecnico “Salvemini” di Casalecchio di Reno (BO) un bassorilievo a ricordo delle vittime del disastro aereo del 1990. Nel 2004 il Senato ha acquisito una sua scultura per la collezione permanente in Palazzo Madama a Roma. Attualmente è presente alla mostra di Sarsina “Il diavolo & l’acquasanta” con un lavoro dedicato all’arcano maggiore “Il Sole”. Vive e lavora tra Faenza, Castel Bolognese e Riolo Terme.

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Riscoprire | Archivio di Stato

La biblioteca

Memoria

della

testo Andrea Casadio - foto Massimo Fiorentini

120 fondi, oltre 70mila tra volumi, buste e reperti, 7 chilometri di scaffalature. Cifre che racchiudono dieci secoli di storia ravennate conservata nelle stanze dell’Archivio di Stato. Abbiamo visitato la nuova sede, inaugurata ufficialmente a novembre, nelle sale dell’ex monastero benedettino di San Vitale.

Benedetto Calza era un “piccolo imprenditore” della Ravenna del suo tempo, la prima metà dell’800. Selcino, insieme ai due soci Bezzi e Fusconi aveva in appalto i lavori di manutenzione delle strade dal Comune. Ebbe una vita sentimentale intensa: sposò Santa Rosetti da cui ebbe due figlie, Paola e Ludovica; rimasto vedovo, prese in moglie Maddalena Tognoli, che gli diede un erede maschio, Tommaso. Non era ricco, ma neppure miserabile: abitava in una casa sulla Ravegnana appena fuori il Portonaccio, una stanza al pianterreno, cantinetta sul cortile e un’altra stanza al primo piano - camera da letto e “soggiorno” al tempo stesso - con tre finestre sulla strada e un camino. Aveva qualche vago interesse culturale, a giudicare dai pochi

libretti ospitati nel “burò”: la Vita di Pietro il Grande imperatore delle Russie, ad esempio, o le Poesie di Clemente Bondi, qualche libro sacro e sei fascicoli dell’“Agricoltore Italiano”. Morì nel 1844, cinque anni prima che fra quelle case del borgo S. Rocco trovasse rifugio Garibaldi in fuga dagli austriaci. Frammenti di vita di un ravennate come tanti di quasi duecento anni fa. Frammenti di storia che sarebbero andati perduti se non fossero stati fissati su un pezzo di carta (nel nostro caso, l’inventario dei beni steso da un notaio) e se questo non si fosse conservato fino a noi. È dunque così, partendo “dal basso”, dal singolo documento e dal brano di vita che ci ha tramandato attraverso il buco nero dei secoli, che si capisce il ruolo e il valore

del luogo deputato a conservarlo: l’Archivio di Stato di Ravenna. Da pochi mesi, dopo lunga attesa, l’Archivio si è trasferito, col suo staff sempre cordiale e disponibile, in una nuova sede degna del ruolo che l’istituzione ricopre nella città. È qui, nelle sale di quello che fu un tempo il monastero benedettino di S. Vitale, che ci accoglie Manuela Mantani, direttrice dall’86

dell’istituzione. “Gli archivi di Stato - spiega - sono un’articolazione del ministero per i Beni e le Attività culturali. Come prescritto dalla legge d’istituzione del 1939, si trovano in ogni capoluogo di provincia, e il loro scopo è conservare gli atti degli organi periferici dello Stato e dei precedenti ordinamenti statali dal Medioevo all’unità, come ad esempio la Prefettura,

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Scorcio di alcuni scaffali in cui sono raccolti documenti storici dalle comunità locali.

la Legazione pontificia (nel caso ravennate) e i tribunali. Del patrimonio demaniale fanno inoltre parte gli atti dei notai e altri fondi confluiti nel corso dei secoli e delle vicende storiche, come ad esempio quelli degli enti ecclesiastici soppressi in epoca napoleonica e dopo l’unità, i cui beni furono confiscati dallo Stato, o quelli privati ricevuti attraverso acquisizione o donazione.” Nel complesso sono ben 120 i fondi di varia natura conservati in più di 70.000 “unità archivistiche” (ossia volumi, buste, registri, ecc.) che occupano oltre 7 chilometri di scaffalature: dunque un numero incalcolabile di singoli documenti, che coprono un arco temporale che va dal X secolo fino alla fine del XX. Cifre da cui risulta con

chiarezza l’immenso patrimonio documentario che fa dell’Archivio di Stato, insieme a quello comunale e a quello della diocesi, il nucleo della memoria storica ravennate. Dalle vicende politico-istituzionali all’evoluzione economica, dai frammenti di vita quotidiana alle trasformazioni dell’ambiente e del territorio, nessuna ricerca storica sulla città e sulla provincia può prescindere da un’analisi delle carte qui conservate. E tuttavia la fruizione “specialistica”, degli storici di professione, non è l’unica a trovarvi un fondamentale campo d’indagine. “Nell’archivio - spiega la direttrice - si è passati dai cinquedieci utenti degli anni ’50-’60 agli oltre trecento di oggi, mentre le presenze annuali in sala di studio sono aumentate progressivamente

fino alla fine degli anni ’90, per poi raddoppiare negli ultimi otto.” Un incremento dovuto all’allargarsi del ventaglio della fruizione. “Nel corso del tempo, agli archivi si sono avvicinate nuove fasce di pubblico e si sono andati diffondendo usi di questa o quella parte dei documenti più diversificati rispetto al passato: per esempio quello degli appassionati non professionisti, ma anche quelli di natura più ‘utilitaristica’, come la consultazione dei documenti catastali finalizzata a definire diritti di proprietà su terreni o immobili.” Il diffondersi di una consapevolezza più vasta del valore culturale e pratico dell’istituzione resta un percorso tutto da acquisire, in primo luogo per la natura intrinseca dell’oggetto. “I documenti antichi

L’inaugurazione della nuova sede Era l’antico magazzino dei pinoli l’ala dell’ex monastero di San Vitale nella quale - di fatto da oltre un anno, ufficialmente dallo scorso 14 novembre - l’Archivio di Stato ha trasferito la sua sede. Un atto col quale ha avuto termine la serie di migrazioni in dimore provvisorie con cui l’istituzione ha dovuto convivere dalla sua fondazione nel 1941. Fin dai primi anni ’80 il ministero aveva predisposto il relativo progetto, che però ha iniziato ad avere una concreta realizzazione, a stralci, solo dal decennio successivo. Oggi gode di una collocazione prestigiosa e funzionale, in quella che - insieme alla sede della Sovrintendenza ai beni architettonici e paesaggistici, al Centro operativo della Sovrintendenza archeologica, al Museo Nazionale e alla Scuola per il restauro del mosaico - viene a costituire una “cittadella dei beni culturali” nel cuore di Ravenna. www.archivi.beniculturali.it/ASRA/ e www.archivi-sias.it/.

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sono una categoria di beni culturali di difficile approccio,

dal momento che non hanno, nella maggior parte dei casi, caratteristiche estetiche attraenti e tantomeno d’immediata comprensione, a causa delle difficoltà connesse alla decifrazione delle scritture, all’interpretazione del linguaggio burocratico o alla piena comprensione del contesto storico-istituzionale in cui furono prodotti. Hanno quindi bisogno di una promozione per essere conosciuti, apprezzati e goduti da un pubblico sempre più ampio.” Da qui le iniziative condotte in primo luogo verso il mondo della scuola (“significativa la collaborazione col Laboratorio di storia della scuola media ‘Damiano Novello’ e col Liceo Classico”), mentre i nuovi ambienti consentiranno in futuro un altro fondamentale veicolo di promozione come quello delle mostre. All’incrocio fra divulgazione didattica e valorizzazione scientifica sta poi il rapporto di collaborazione con l’Università. “Alcuni anni fa è stato organizzato un seminario per gli studenti del corso per operatori dei beni culturali dell’Università di Bologna, concretizzatosi in uno stage in cui questi hanno realizzato la schedatura dell’archivio dell’Ufficio del Genio civile, particolarmente significativo per la presenza di disegni e fotografie. Un assegno di ricerca della facoltà di Conservazione dei Beni culturali ha inoltre permesso il riordinamento del fondo, ancora inesplorato, delle Magistrature giudiziarie civili della Legazione, con atti dal XV al XVIII secolo. Ultimamente, una convenzione con la Facoltà ha permesso all’Archivio di perfezionare la propria adesione all’ambizioso progetto SIAS (Sistema Informativo degli Archivi di Stato), avviato dal ministero nel 2003 al fine di creare una grande banca dati degli archivi di Stato italiani”. Passi graduali ma sicuri sulla strada di una proficua (per usare un’immagine di moda) “messa in rete” di un patrimonio immenso, ancor oggi sfruttato ben al di sotto delle sue potenzialità. Se tutte le carte dell’Archivio potessero magicamente prendere voce, sarebbe un immenso clamore quello che risuonerebbe attraverso le volte dell’antico monastero benedettino. Sta solo alla comunità ravennate, dagli storici “professionisti” al cittadino comune, decidere se porre orecchio all’“assordante silenzio” con cui, attraverso di esse, i secoli e le generazioni continuano ancora, incessantemente, a parlarci. IN


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aumentare la produttività dell’azien-

te due anime sinergiche: la parte in-

da, ridurranno sensibilmente i costi e,

formatica e la parte internet. Servizi

aspetto fondamentale nell’era della

innovativi, portali tematici di succes-

globalizzazione, faranno accrescere

so, software di gestione aziendale e

la propria visibilità. Cosa offre SAPA

il posizionamento sui motori di ricerca: queste in breve le caratteristiche dell’azienda sita in via Vanzetti 16/a. Al vertice c’è un grande comunicatore: Ugo Cacciaguerra, che porta avanti l’attività affiancato dal fratello Paolo e dal vice presidente Alessandro Zaccheroni - molto conosciuto in città anche per la sua ‘attività’ di appassionato musicista. Fiore all’occhiello è SAPA, un progetto unico e innovativo, che determina i potenziali di risparmio, aumento di produttività, visibilità

In alto a destra e sotto a sinistra, Ugo Cacciaguerra col fratello Paolo e Alessandro Zaccheroni. Sotto, Ugo e Paolo al lavoro.


in concreto? Risponde uno dei tre pa-

I servizi internet offerti da Logica-

giovane, ma ben radicata nel nostro

dri del progetto, Ugo Cacciaguerra:

mente puntano a questo: attraverso

territorio, è che permette alle aziende

“Diamo la consulenza iniziale e de-

un sistema di visibilità unico, dagli

di scoprire il grande potenziale che

terminiamo il vantaggio effettivo per

spunti geniali, si stimolano i potenziali

hanno al loro interno e che ancora non

l’imprenditore. Ma non lasciamo soli i

clienti posizionandosi nella maniera

conoscono.

clienti: li seguiamo passo passo nella

più efficace sui motori di ricerca.

realizzazione. Finora tutti i feedback di

“Se quando un cliente cerca qualcosa

coloro che hanno scelto SAPA sono

on line il primo nome che vede è il

stati positivi. Lungo questa linea ar-

tuo, la prima ricerca collaterale è la

rivare primi è tutto: la tempestività è

tua azienda, il gioco è fatto”, conti-

fondamentale.”

nua il presidente. Questo metodo ha consentito a Logi-

Le ‘Strategie avanzate di aumento di

camente di creare quasi per gioco, un

produttività aziendale’ sono talmen-

portale per i matrimoni che è tra i più

te all’avanguardia da aver ricevuto il

cliccati del web.

finanziamento dell’Unione Europea e il patrocinio dell’Università

E per non farsi scappare alcun cliente

di Bologna.

c’è anche la novità Logicamail: un

Ed è proprio in tempi di crisi come

sistema innovativo di Direct E-Mail

questi che le idee innovative fanno

Marketing che fa il lavoro di un re-

la differenza: fondamentale diver-

parto commerciale ma in maniera

sificarsi e rivolgersi ai mercati che

più ‘mirata’, efficace ed economica. La

sono più in linea con il proprio target.

grande innovazione di quest’impresa

Logicamente Internet s.r.l. - via Vanzetti, 16/a - 47100 Forlì (FC) - www.logicamente.it - e-mail: info@logicamente.it


Gustare | Locanda Poggianina

Effetto

Francese

di Pier Antonio Bonvicini - foto Gian Maria Zanotti


Neppure un cartello che ne indichi la strada, tantomeno una segnalazione sulle guide o nell’elenco telefonico. Eppure la Locanda Poggianina è il ritrovo del momento sulle colline di Cesena. Difficile sottrarsi al suo fascino, agli arredi che incantano e al gusto delle cose ben fatte che arrivano dalla cucina. E alla fine anche il conto, piĂš che corretto, vi sorprenderĂ .


Nella foto, Antonella Vaccari, suo marito Cosimo Melone e lo chef Klaudio Pucic. In apertura, panoramica della sala principale.

Ci sono ristoratori che venderebbero l’anima al diavolo pur di avere un posto al sole in una guida, altri invece che per lavorare sperano in un miracolo, anziché puntare su ambiente, qualità del cibo e prezzi contenuti. Per fortuna la maggior parte è di tutt’altra specie, conosce il proprio mestiere e lo fa bene, senza preoccuparsi della notorietà. Alcuni poi se ne stanno così appartati che se un amico non te ne parla difficilmente li potrai scoprire. Ne sa qualcosa chi arriva alla Locanda Poggianina, sul-

le colline di Cesena, all’imbrunire. Non un cartello, nessuno che ne indichi la strada e nemmeno un recapito telefonico con quel nome sull’elenco. Eppure è il ritrovo del momento, dove per cenare è consigliabile prenotare. Difficile sottrarsi al suo fascino, agli arredi che incantano e al gusto delle cose ben fatte che arrivano dalla cucina. Così anche noi ci siamo andati per raccontarvi una serata fuori dal comune. Giunti a Cesena da Rimini, abbandonerete la via Emilia prima dell’ingresso in città (o

La ricetta: Coniglio in padella con acciughe e capperi Ingredienti per 6 persone: 1 coniglio; 6 acciughe; 3 pugni di capperi dissalati; 2 spicchi d’aglio vestito; vino bianco secco qb; un rametto di salvia; bacche di ginepro; brodo vegetale qb; olio qb. Preparazione: Ammollare il coniglio intero in un bagno di vino bianco, con un rametto di salvia e un pugno di bacche di ginepro, per una notte. Tagliarlo, quindi farlo rosolare bene da entrambe le parti in una padella dove precedentemente avrete fatto sciogliere le acciughe, e avete aggiunto i capperi con un filo d’olio extra vergine e due spicchi d’aglio. Aggiungere vino bianco e fare cuocere per almeno due ore e trenta (preferibilmente tre), a fuoco basso, se necessario con l’aggiunta di brodo vegetale leggero.

38 | IN Magazine

dopo esserne usciti, provenendo da Forlì), svoltando in direzione di Sorrivoli e San Tomaso. Salirete per circa quattro chilometri e arrivati a Saiano devierete a sinistra in direzione di Sorrivoli per altri due. Dalla strada principale vi accorgerete subito della Poggianina e così parcheggerete in un ampio spiazzo, per scendere poi da una scalinata in pietra fino all’ingresso. Lasciate perdere l’appetito che vi accompagna. Ci sarà tempo anche per questo. Ora, appagati dalla tranquillità del luogo, regalate agli occhi lo spettacolo degli interni. Questo è un tragitto aperto al sogno, un insieme che invita ad osservare, che proietta nell’ipnotica luce del passato. Hanno arredato la locanda con rara abilità, accostando cose d’antan rinvenute nei mercatini di Francia, Spagna e Portogallo. Ma anche con qualcos’altro acquistato da antiquari di fiducia. Perciò si

respira un’atmosfera romantica, a tratti provenzale, di calda intimità,


Culinaria News: E lucean le stelle

piacevolmente datata e accentuata dai colori e dalle candele accese. Così non dimenticherete il banco del bar finemente abbellito dalle ceramiche faentine o da quegli sgabelli americani degli anni ’50 che sono lì davanti, e dopo quel salottino, nella seconda stanza, per rimanere oltre la cena. E ricorderete anche le carte da parati, le antiche specchiere, le deliziose abat-jour, le trombe e i violini che qualcuno ha già suonato. Ai tavoli invece adeguati piatti e bicchieri

mo invece, con vera cortesia, accoglie la clientela e indirizza il servizio. Nel sostanzioso e stagionale menù la carne ha un ruolo centrale, ma spiccano anche le buone paste tirate al matterello, alcuni salumi fatti in casa (salami e pancetta) e un pane fragrante che sforna la cucina

Ph. Filippo Pruccoli

quando è possibile. Tra le propo-

ste, antipasto Poggianina (affettati, formaggi e casalinghi sott’oli), polenta con i sughi, tortelli di zucca con burro e salvia, strozzapreti alla tropea, raviolini al formaggio

Si respira un’atmosfera romantica, a tratti provenzale per le candide tovaglie in pizzo. Tanto è la Locanda Poggianina (via Prov.le Sorrivoli 6705, tel. 0547.326190, aperta solo la sera, tranne il lunedì, domenica e festivi anche a pranzo) avviata due anni fa dalla cesenate Antonella Vaccari e da suo marito Cosimo Melone di Benevento. L’hanno ricavata nella dépendance della loro casa colonica del ’700 e d’estate, quando si mangia all’aperto, la vista spazia fra i vigneti della zona e il mare della costa. Antonella si occupa della cura del locale e sovrintende la cucina che ha affidato allo chef croato Klaudio Pucic, da una quindicina d’anni con lei e suo marito, da quando gestivano un albergo a Milano Marittima. Cosi-

Oggi anche a San Marino brilla una stella Michelin. L’ha conquistata il Ristorante Righi - La Taverna, già locanda nell’800. Complimenti alla famiglia Righi, che da oltre 40 anni lo gestisce, e allo chef Luigi Sartini. In piazza Libertà, tel. 0549.991196.

in brodo di carne, caramelle al radicchio rosso, malfatti di ricotta e spinaci gratinati al gorgonzola. Tra i secondi, coniglio con capperi in tegame, galletto al forno con pomodorini e olive nere, ossobuco di vitello con piselli, puntine di maiale speziate alla griglia, stinco di maiale al forno con verdure. Al dolce, tazzina di crema della nonna, torta all’arancio e cioccolato o di mele e crostata di ciliegie. E a incorniciare i piatti 23 rossi regionali e due bianchi (albana secca e pagadebit) con misurati ricarichi. Prevedete una spesa sui 30 euro (senza bevande, coperto 3 euro) per un pasto completo. Oppure 35 per il menù degustazione (almeno per due persone), vino incluso. IN

Atmosfere d’oltralpe Gli eleganti arredi, il raccolto e piacevole menù di terra e di mare e la piccola carta dei vini di qualità sono il tratto distintivo del Bistrot Porta Adriana di Ravenna. A gestirlo è Gilberto Ghinassi, patron anche del rinomato Ristorante Cappello. Lo trovate in via Mura di San Vitale 10, a due passi dal buon passeggio di via Cavour e da piazza Baracca. Tel. 0544.218100.

Per non navigare a vista Lo sanno bene i riminesi (e non soltanto loro) che al “Veliero” si mangia con piacere e si paga un conto corretto. Ora questo ristorante di mare è anche una invitante pizzeria, che utilizza buone materie prime. In via Tripoli, 218, a Rimini (tel. 0541.391424). Aperto a pranzo e a cena, tranne il mercoledì. Nelle vicinanze del mare e della spiaggia.

Alta pasticceria Come dire, repertorio di delizie senza fine. Da provare quelle che preparano ogni giorno da Tino, una delle migliori pasticcerie della Romagna. Le esclusive specialità, le accurate lavorazioni, gli ingredienti e le farciture di prim’ordine ne fanno un ritrovo per golosi, tutto l’anno. A Rimini, via IV Novembre 54, tel. 0541.50233.

IN Magazine | 39



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Prevedere | Meteo Romagna

Che tempo fa

Romagna

in

testo Gianluca Rossi- foto Massimo Fiorentini

Un hobby diventato professione ha unito le competenze dei quattro fondatori di Meteoromagna, centro previsionale di Faenza e partner sul territorio del Centro Epson per la nostra regione.

È uno degli argomenti di cui si parla più spesso, per rompere il ghiaccio o per dissertare del più e del meno. Per qualcuno è un’incognita in grado di condizionare le proprie attività, il lavoro, il tempo libero. Per loro era un hobby. Una passione che - per i quattro fondatori del centro previsionale Meteoromagna - ora è diventata una professione, che li ha costretti a riorganizzare le precedenti attività. La società - nata per scommessa nell’aprile 2000 unendo la competenza del geologo Enrico Montanari di Lugo, l’agrario specializzato in meteorologia Pierluigi Randi di Alfonsine, l’esperto di calcolo Angelo Bertozzi di Cesena e il webmaster Roberto Baldini di Cotignola -, nel giro di un paio di anni è diventata partner ufficiale del Centro Epson per l’Emilia-Romagna, collaborazione che si è ulteriormente consolidata nel nuovo sito www. meteo.it, in cui Meteoromagna cura didattica e previsioni a lungo termine. “L’impresa è nata da uno spunto di Enrico Montanari - racconta Randi - che pensò di colma-

re il vuoto che c’era con specifico riferimento alla Romagna. Da anni è attivo il servizio di Arpa, sicuramente il migliore d’Italia, ma la nostra intenzione era trattare con un occhio di riguardo il clima della nostra area, le cui vicende meteo, per caratteristiche geomorfologiche peculiari, non vanno di pari passo col resto della regione.” Uno dei sogni dell’uomo è sempre stato quello di conoscere e in-

Pierluigi Randi, uno dei quattro fondatori di Meteoromagna, mostra una delle strumentazioni in dotazione.

IN Magazine | 43


Particolare della sede del centro meteorologico di Faenza.

fluenzare il clima. E in tempo di allarme (e allarmismo) per il global warming poter fare affidamento su previsioni attendibili e sempre più precise è diventato essenziale. Se uno sguardo alle nubi una volta lo davano gli agricoltori al lavoro sui campi, ora via internet lo fanno un po’ tutti. “L’interesse per la meteorologia è decollato perché il clima è cambiato anche se su motivi, cause e durata di questo mutamento potremmo discutere una vita. C’è poi da dire che è profondamente mutata la società in cui viviamo; 20 cm di neve o una pioggia intensa provocano molti più disagi oggi rispetto a pochi decenni fa”. Figurarsi poi cosa può succedere quando accade qualcosa di non previsto, quando all’icona soleggiata nei giornali o nei tg seguono invece tuoni, fulmini e saette. “Prevedere il tempo in Italia è decisamente difficile per mille implicazioni e fattori. E pur riuscendo a fare buone previsioni, antici-

pando fenomeni come i temporali, impensabile fino a 20 anni fa, non sempre riusciamo a sfuggire all’errore. I modelli stessi, infatti, cercano di rappresentare l’atmosfera. Ma l’atmosfera è un sistema caotico che non può essere rappresentato in modo del tutto fedele.”

Ecco perché a volte l’annunciata perturbazione arriva sotto forma di nuvoletta fantozziana e perché altre volte al posto del sole arriva la pioggia. La Natura alla fine decide, incurante di previsioni che, in quanto tali, mantengono sempre un margine di incertezza

Date storiche per il “nostro” meteo Il calendario climatologico romagnolo è caratterizzato da alcune date epocali condensate in pochi decenni. “La nevicata per eccellenza - ricorda Randi - risale al periodo dall’11 al 15 febbraio 1929 quando la Romagna fu sommersa letteralmente di neve, con accumuli in pianura compresi tra 70 cm e il metro”. Il più freddo invece ha due date: “il 15 febbraio ’56 in collina e l’11 gennaio ’85 al piano quando si toccarono, dati ufficiali alla mano, i -24°.” Il più piovoso, le 24 ore tra il 7 e l’8 ottobre ’96 “quando nel ravennate caddero 250 mm di pioggia, l’equivalente delle precipitazioni dell’intero autunno concentrate in un giorno.” Il più ventoso, il 24 settembre 2004 sulla costa (a Punta Marina si toccarono i 148 km/h) e il 26 gennaio ’99 in collina (“durante la tempesta Lothar il rilevatore alla diga di Ridracoli registrò una raffica di 170 km/h prima di essere divelto”). Il più caldo, l’11 agosto 2003 con la colonnina di mercurio a +42° e tassi d’umidità spaventosi. “L’ondata di caldo più intensa”, storicamente forse irripetibile, “soprattutto per la durata”. Il caldo iniziò a giugno e proseguì fino a settembre. Come dimenticarlo.

44 | IN Magazine

nonostante i modelli nel breve abbiano raggiunto livelli di attendibilità elevati. “Le previsioni stagionali invece sono sperimentali e anche se la richiesta è sempre più elevata, un’alta attendibilità non può superare i 7-8 giorni. Forse si è raggiunto questo limite massimo e personalmente reputo sia più opportuno affinare ulteriormente le previsioni a breve periodo applicandole ad aree più ristrette.” E nella sede faentina di Meteoromagna, infatti, attraverso il cluster di calcolo (attualmente composto da 42 processori che sviluppano e analizzano i dati) sono sfornati quotidianamente modelli sempre più dettagliati, fino a un passo di 2 km. Nuova frontiera che i climatologi romagnoli stanno varcando è quella dei fenomeni temporaleschi, ma le attività si sono allargate, uscendo anche dal contesto della meteorologia tout court, per approdare al campo delle energie rinnovabili. “Negli anni - conferma Randi - si è aperto questo filone al servizio di società che eseguono indagini preliminari su fattibilità e redditività dei parchi eolici.” IN



BITLINE: L’INFORMATICA PER PASSIONE

Informazione pubblicitaria

Nuova sede, nella zona industriale di Lugo, per questa giovane e dinamica azienda

La storia di Bitline a Lugo comincia sedici anni fa, dall’idea di due ragazzi poco più che ventenni di aprire un’attività incentrata sulla vendita di computer e prodotti informatici, in grado di rivolgersi anche a chi il computer ama “costruirselo”. Il primo negozio, aperto nel 1993, era di soli 20 metri quadrati. Qualche anno dopo il trasferimento in un locale poco più grande in centro, scomodo per la carenza di parcheggio ma spesso affollato di gente disposta anche a lunghe attese. Proprio grazie alla nutrita clientela e al passaparola l’attività si è imposta, diventando un punto di riferimento per gli appassionati di computer. La tenacia, la professionalità e le competenze dimostrate nel tempo pagano e, da due anni, Bitline ha una nuova sede nella zona industriale di Lugo in via Edison 1, con un’ampia esposizione e comodo parcheggio riservato ai clienti. Pur vantando una ormai storica presenza sul mercato Bitline è un’azienda giovane, al cui

interno operano sette dipendenti e il titolare Fabio Rani, 44 anni, originario di Lugo, laureato in Ingegneria elettronica, a cui abbiamo rivolto qualche domanda.

Quali sono i fattori che più hanno contribuito al successo del negozio in questi anni? “Cerchiamo da sempre di offrire una vasta scelta di prodotti, con una particolare attenzione alle ultime novità del mercato e ai prezzi competitivi. La costante ricerca della qualità ci ha consentito di instaurare un rapporto di fiducia coi clienti. Il fiore all’occhiello è poi l’alta competenza tecnica dei dipendenti, ognuno dei quali con una propria specializzazione, che rappresenta la vera risorsa dell’azienda. Alcuni dei miei più stretti collaboratori sono stati assunti più di dieci anni fa e sono cresciuti con me. A loro va tutta la mia riconoscenza.”


consegna via corriere espresso su tutto il territorio nazionale, ordinare la merce per il ritiro a mano, o richiedere preventivi.”

A febbraio è nata Bitline Servizi: di cosa si tratta e cosa offrite in più?

Bitline resiste anche alla concorrenza della grande distribuzione. Cosa vi rende unici? “Senza dubbio il servizio d’assistenza vendita e post vendita. I clienti hanno bisogno di sentirsi seguiti individualmente sapendo che, all’occorrenza, ritroveranno al banco vendita la stessa persona, a differenza di quanto avviene nei grandi magazzini. Inoltre gli addetti alla vendita non sono semplici commessi, ma sono prima di tutto tecnici, attenti alle diverse esigenze dei clienti e capaci di consigliare nell’acquisto del prodotto più adatto. Un altro punto di forza è l’offerta di computer assemblati nel nostro laboratorio, che oltre a rispondere alle esigenze specifiche del cliente, hanno il vantaggio di essere aggiornabili negli anni e godono di garanzia diretta presso il nostro punto vendita. Attraverso il sito e-commerce www.bitlinecomputers.com offriamo un ulteriore servizio poiché i nostri clienti possono verificare in tempo reale i prezzi e la disponibilità del magazzino, acquistare on-line, con

“Negli anni la richiesta d’assistenza a domicilio è cresciuta notevolmente, da parte di privati e aziende. Da qui l’idea di creare una società di servizi che si occupasse esclusivamente di questo. Frutto della collaborazione con Simone Santovito, tecnico esperto nell’assistenza informatica, la Bitline Servizi fornisce assistenza a domicilio per ditte e privati in tutta la provincia, su personal computer e server di tutte le marche. Si occupa inoltre di consulenza hardware e software per postazioni domestiche o piccole e medie reti aziendali. Per venire incontro alle esigenze delle aziende inoltre sono previsti contratti d’assistenza annuale che garantiscono un rapido intervento.”

www.bitlinecomputers.com info@bitlinecomputers.com servizi@bitlinecomputers.com Indirizzo: via Edison, 1 - Lugo (RA) - 48022 - tel. 0545 27370


Confidare | Massimo Geminiani

Incontri

Stile

di

testo Anna De Lutiis foto Massimo Fiorentini Prototipo del giovane di successo, Massimo Geminiani è presidente dei Giovani industriali e vicepresidente dell’Associazione Industriali della Provincia. Elegante in gessato, cravatta e camicia adeguate, sicuro di sé, sportivo e allo stesso tempo cortese, in maniera addirittura insolita considerando l’importante ruolo. Il suo viso mostra la soddisfazione di chi è consapevole di aver raggiunto importanti traguardi. Ha già alle spalle un’importante carriera. A che età ha iniziato a lavorare?

“A 19 anni. Appena conseguito il diploma delle Scuole Superiori, mi sono iscritto alla facoltà d’Economia e Commercio; nel frattempo ho frequentato l’Accademia Militare a Roma per l’Esercito Italiano.” Voleva fare la carriera militare?

“Non proprio. Il fatto è che amo le sfide e in questo caso innanzitutto volevo seguire l’iter di mio fratello e dimostrare che il Massimo scavezzacollo che non sopportava le regole aveva anche il carattere per vivere in un contesto dove queste imperavano. Sono arrivato in fondo e oggi sono orgoglioso di avere il grado di tenente.”

Però poi è tornato all’ambiente di lavoro.

“Avevo vinto la sfida con me stesso ma, sebbene sia fondamentalmente serio e rispettoso delle regole, devo ammettere che preferisco essere io a stabilirle.” Quindi si è dedicato al lavoro, entrando nell’azienda di suo padre dalla porta principale.

“A dire il vero ho fatto prima tre anni d’officina dove smontavo i motori, curavo i rapporti con operai e collaboratori, perché mio padre, nella sua saggezza, mi disse che se volevo avere rapporti commerciali e dirigenziali dovevo conoscere alla perfezione cosa vendo e cosa tratto.” Come deve essere un buon manager, un buon capo, secondo lei?

“Deve conoscere perfettamente il lavoro eseguito dai dipendenti per capire se è portato avanti

con rigore e per potere apprezzare i risultati, e valorizzarli. Nel frattempo l’azienda cresceva e io ho preferito interrompere gli studi universitari e seguire la sua evoluzione: i pochi esami mancanti potrò darli prima o poi. Ora viaggio per lavoro dall’America all’Australia alla Svezia, ovunque si presenta l’occasione di allargare il mercato.” Si sente da come ne parla che ama il suo lavoro. Le rimane del tempo libero per i suoi hobby?

“Amo molto ascoltare ogni tipo di musica e in ogni momento: musica che lascia pensare e suggerisce relax, mi lascia il tempo di riflettere sulle iniziative appena concluse... Gioco a tennis discretamente: mi piace perché è dinamico e rapido. Da ragazzo ho fatto nuoto per tredici anni ma dopo una tendinite ho smesso. Vado raramente in discoteca e per quanto riguarda le letture leggo soprattutto giornali, sia le pagine che riguardano il lavoro sia quelle che mi aggiornano su ciò che accade nel mondo, compreso il settore culturale; devo confessare che amando i motori, le macchine, il mio preferito è ‘Quattroruote’.” Ci lascia con un pensiero personale?

“Io credo nei sogni: se ci si crede tanto, questi, come per magia, si avverano. Oggi ci vuole una gran forza per continuare a crederci e forse, quello che in questo momento manca a noi italiani è proprio la capacità di sognare.” IN


RiApRe iL 7 mARzO FORLÌ via Copernico, 4/A - tel. 0543.751714 - rada@rada.it - Orari: da lunedì a sabato 9,30 - 12,30 / 15,30 - 19,30


Collezionare | Adalberto Gulli

Per qualche

In più

pezzo

testo Antonio Graziani - foto Massimo Fiorentini

Pile di raccoglitori contenenti veline delle arance, etichette di vini, birre e liquori, contenitori con bustine da zucchero, piccoli scaffali

con penne stilografiche, pannelli appesi alle pareti con allineate biro pubblicitarie multicolori che sembrano volersi arrampicare sui muri per lasciare spazio ad altre che stanno per arrivare. La stanza delle collezioni di Adalberto Gulli, 81 anni appena compiuti, è stracolma di oggetti. Nato a Fabriano e laureato in ingegneria idraulica a Pisa, è stato assunto dall’Agip nel 1955 e inviato a Ravenna, da dove non si è più mosso, tranne che per brevi periodi. Ha avviato i primi pozzi in terra e in mare per l’estrazione del metano. Nel ’60 è nominato direttore del distretto nord dell’Agip, che aveva sede centrale a Ravenna e comprendeva tutta l’Italia settentrionale, fino ad Ancona. La sua passione da collezionista ha avuto inizio con le veline. “Mia zia man-

dava ogni anno a mia madre, da Adrano, in provincia di Catania, paese d’origine della famiglia, una cassetta di arance avvolte da veline decorate. M’innamorai subito di questi quadrati di carta, i cosiddetti ‘scacchetti’, e cominciai a collezionarli. Li ho catalogati in

50 | IN Magazine

sezioni, per argomenti illustrati. Ne ho raccolti 2.000 esemplari. Ancora, quando vado a comprarle scelgo quelle avvolte nelle veline. Più che le arance, controllo le cartine.” Poi inizia a raccogliere le bustine dello zucchero. “Ho sempre sorbito il caffè senza zucchero e mi portavo a casa le bustine. Ne ho circa 3.000 catalogate secondo le sagome, rettangolari, quadrate, a forma di cuore e allungate, e le immagini che portano impresse.” Ma la mania collezionista di Gulli è ormai senza limiti. Comincia a raccogliere orologi, radio, minuscoli bollini degli agrumi e dei vari tipi di frutta, etichette di vini, birre e liquori. Ma non è finita. “Il collezionismo è una malattia, che, quando ti prende, ti porta a raccogliere di tutto. Mi sono trovato,

quasi senza accorgermene, a collezionare penne stilografiche, ne ho

di grande valore, e le biro pubblicitarie. Poi è arrivato il turno degli accendini.” Accanto a questi non potevano mancare le scatole di sigarette, quelle con le scritte che avvertono che il fumo fa male e come si può smettere. Le sue collezioni continuano con quella dei tappi delle bottiglie, tutti decorati. Non manca la collezione tradizionale dei francobolli d’Italia, Vaticano, San Marino e delle Olimpiadi, e la raccolta delle monete degli euro, dai primi coniati nel ’99, distinti per nazioni. Gulli è tuttavia un collezionista speciale. Si è preso il gusto di realizzare e decorare accendisigari, bustine dello zucchero e tappi per conto proprio e fare così bella figura mostrando agli altri collezionisti oggetti che sono evidentemente esemplari unici. IN


AD. ANTONELLA FREZZA

Via Romea, 58 - 48100 Ravenna tel. 0544 64265 fax 0544 63555


Ballare | Cristiano Buzzi

L’Hip Hop

Kris

di

testo Roberta Bezzi - foto Massimo Fiorentini

“Avere una buona elasticità corporea, ritmo ed energia è una buona base per l’hip hop, una danza che consente a ciascuno di trovare la propria dimensione. In futuro, ciò che farà la differenza, a parità di tecnica, sarà la capacità di creare”. Parola di Kris.

Tutti lo conoscono semplicemente come Kris e, forse, pochi sanno che il suo vero nome è Cristiano Buzzi, classe 1968, romagnolo doc. Ne ha fatta di strada in tutto questo tempo, inseguendo il mito di Flashdance con quei pochi minuti che hanno rivoluzionato la storia della danza, sino a diventare un vero b-boy, uno dei più forti ballerini di locking, popping e boogaloo. Componente e coreografo dei Break The Funk, con cui ha vinto prestigiose manifestazioni, si è affermato anche come docente. Lo si deve anche a lui se in Italia si è progressivamente affermata la old school, ossia le tecniche di base dell’hip hop, alla tenacia e costanza con cui in questi anni ha continuato per la sua strada, ballando e insegnando con un piglio coinvolgente. “Mi sono avvicinato a questa danza urbana verso i 14 anni, grazie a mio fratello che era un dj di musica funky - ricorda. Ma, la vera folgorazione è avvenuta due anni

52 | IN Magazine

dopo, nell’84, sotto l’influenza mediatica di film come Flashdance, in cui i ballerini della Rock Steady Crew ballavano a terra, Beat Street e Break Dance 1 e 2. Insieme ad altri ragazzi di Bagnacavallo ho iniziato a ballare per strada sul cartone, cercando di imitare i breaker dei film, e tutto avveniva in modo istintivo, senza tecnica, copiando semplicemente dai video. Poi, ho cominciato a partecipare alle jam e alle battle che si tenevano a Imola e Bologna, per confrontarmi con altri.” Dopo essersi perfezionato in giro per il mondo, arrivano grandi soddisfazioni: la vittoria del Battle of The Year International - Best Show e il primo posto del Battle of The Year Italy nel 2004, insieme ai Break The Funk, nonché la vittoria al Just Debout Italy. Niente male per chi è nato in un paese di provincia di ottomila abitanti. Cosa consiglia ai giovani che oggi vogliono avvicinarsi all’hip hop? “Di iniziare per divertimento perché è una danza che consente a

ciascuno di trovare la propria dimensione - illustra Kris. Poi, però, per emergere servono una buona elasticità corporea a livello articolare, insieme al senso del ritmo e all’energia intesa come forza e presenza.” Il suo grande sogno nel cassetto è organizzare uno show teatrale, mostrando il meglio della tecnica hip hop e scegliendo i ballerini più bravi. IN

Lo stage Dance Up a Pasqua Un appuntamento da non perdere per gli appassionati di hip hop e di danza è Dance Up, tradizionale stage pasquale che si tiene al Centro Studi “La Torre” di Ravenna, dall’11 al 13 aprile. Tra gli insegnanti ci sarà proprio Kris con diverse lezioni ogni giorno. Da segnalare anche la presenza di Steve La Chance, Mia Molinari e Frédéric Olivieri, fra gli altri. Kris è anche docente all’Hip Hop School dell’IDA con varie sedi in Italia e dell’IDA Ballet Academy, i cui corsi si svolgono alla Deha Ballet School di Ravenna.



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Bisanzio Beach e Lido Adriano: binomio vincente Da 45 anni realizziamo il sogno della residenza al mare

La storia di Lido Adriano e quella dell’immobiliare Bisanzio Beach sono fortemente intrecciate. Forse non tutti ricordano che il paese è nato all’inizio degli anni ’60, quando il conte Augusto Chiericati acquistò - insieme ad altri soci - 320 ettari sul litorale a sud di Ravenna, per far sorgere una località turistica. Nel 1964, vengono costituite alcune società tra le quali la Bisanzio Beach che, raggiunto l’accordo col Comune, hanno iniziato a costruire il primo comparto di circa 700 mila metri quadrati, in collaborazione con un noto urbanista dell’Università di Venezia. La scelta del nome si deve alle ricerche di un insigne studioso dantesco ravennate che trae ispirazione dai versi 121-123 del Paradiso della Divina Commedia in cui il Sommo Poeta scrisse: “In questo loco fu… nella casa/ di Nostra Donna in sul lito adriano”. Oggi la Bisanzio Beach festeggia i quarantacinque anni d’attività con il consueto entusiasmo, unitamente al suo costante impegno imprenditoriale ed economico sempre orientato ai clienti che la seguono per i suoi servizi e la sua professionalità.

E adesso Lido Adriano è il centro più moderno della costa ravennate, dove si è sviluppato in modo importante soprattutto il soggiorno in appartamento. È la prima località turistica per presenza di turisti stranieri e gode di una posizione strategica rispetto a molte altre stazioni balneari, che non risultano così facilmente raggiungibili. “Il paese è stato costruito dal nulla e senza nessun appoggio - illustra Marisa, da anni impegnata nell’attività della Bisanzio Beach, di proprietà della famiglia Chiericati e gestita dall’attivissima contessa Anna Chiericati. Uno sforzo immenso sotto ogni aspetto, in quanto sin dall’inizio ogni fattore ci è stato ostile: l’ambiente, gli abitanti dei paesi confinanti, le varie amministrazioni comunali, la stampa. Eppure il mercato ci ha sempre premiato: sin dall’inizio, il paese piaceva perché era comodo, i prezzi accessibili, le strade e le infrastrutture moderne, il livello tecnologico avanzato.” Dopo la “esplosione” del 1973, la Bisanzio Beach ha aiutato molte famiglie del Nord Italia e stranieri a realizzare il sogno della casa al mare. I


primi complessi a essere edificati sono stati il cosiddetto “Villaggio degli Svizzeri”, il Residence Adriatico e il vicino Hotel K2. Tornando ai tempi attuali, Bisanzio Beach è ancora protagonista in quanto principale artefice della “rinascita” della località dopo gli anni del buio e del fuggi fuggi degli anni ’90. Risale ai primi anni del Duemila la realizzazione del nuovo Centro commerciale Augusto - in omaggio al conte fondatore - dove, oltre a una serie di negozi e a un supermercato, si trova anche la nuova sede della società. E se il maggior rammarico è quello di non aver avuto in questi anni l’approvazione del grande progetto edilizio relativo al porticciolo Lido Adriano, il nuovo volto residenziale del paese porta ancora la firma della Bisanzio Beach. Un volto più “gentile”, a misura d’uomo, fatto di villette terra-cielo e di bi-quadrifamiliari con ingresso indipendente di varie metrature adatte alle esigenze di famiglie, coppie o single. Completato il comparto di viale Rembrandt, sul lato confinante con Punta Marina Terme, ora i lavori si concentrano in zona chiesa, dietro il centro commerciale Augusto e in viale Verde, in prima linea mare. Per quanto riguarda la spiaggia, in questi anni, l’azienda è stata impegnata nella realizzazione di nuovi moderni e attrezzati stabilimenti balneari. Attenta nel seguire la propria clientela in tutte le fasi della compravendita, Bisanzio Beach è anche in grado di fornire una consulenza per l’arredamento, pratiche mutui e quant’altro.

LIDO ADRIANO via T. Zancaro, 167 - tel. 0544.494046 - fax 0544.494092 - www.bisanziobeach.com - bisanziobeach@iol.it


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di

testo Francesca Zampiga

Un inizio 2009 all’insegna delle novità editoriali, dove poesie, primi piani, monologhi e sguardi si fondono nell’oggettività e profondità del messaggio comunicativo. Quattro testi diversi, tutti riconducibili alla sfera dei valori e delle emozioni più significative dell’universo umano. Paolo Cutrì con Claudio Nanni Editore ha pubblicato, in occasione della festa della donna, Novella Montanari: una donna, una missione sociale, testo nel quale ogni capitolo si presenta come una sorta di monologo, dove chi parla, attraverso la penna dell’autore, altri non è se non uno dei volti la cui storia ha incrociato la vita di Novella Montanari. Un susseguirsi di testimonianze, coriandoli di vita, tasselli di vario colore firmati da illustri nomi ravennati, si fondono e sciolgono in un collage d’emozioni, passioni, vittorie e sconfitte. Un viaggio nella vita di una donna

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che “ha portato a Ravenna una ventata di aria nuova, di positività e generosità”, un profilo visto attraverso gli occhi di chi ha potuto conoscerla. Rosa, ma non troppo, è invece il colore scelto da Fernandel che pubblica un testo all’insegna della femminilità: Fiocco Rosa. Gravidanza e maternità nei racconti delle donne italiane. Un’antologia di 17 racconti che tratteggia i volti di un evento lieto, ma non sempre facile, voluto o negato, ripercorso anche attraverso l’aborto e le implicazioni sociali che sottende. Quello che si evince è uno spaccato della società per nulla incoraggiante, nel quale molte madri devono scontrarsi con difficoltà oggettive e sconfortanti, tese tra una paternità non sempre collaborativa e un universo lavorativo sempre più selettivo e sordo di fronte alle esigenze di madre. Un primo piano realistico, sul quale vince un’indiscussa volontà alla maternità.

Ritmi più cadenzati e tonalità soffuse sono invece tratteggiate da Teresa Baldrati in Lettere, aforismi, poesie pubblicato da Edizioni del Girasole. Tre diverse modulazioni di scrittura, tre differenti approcci al fluire della penna, sempre e comunque “storie dell’anima”. I testi, svincolati l’uno dall’altro, affondano le radici nella sfera privata per poi crescere e schiudersi nella più universale complessità dell’essere. Quello che si respira è un vissuto difficile, mai però baluardo solitario di un’esistenza, anzi, ciò che serpeggia è una rinnovata voglia di vivere, un approccio positivo che non trascura mai la memoria del passato. Sguardi, ritratti, ed atteggiamenti sono invece le parole di Giampiero Corelli, che scrive di ruoli ed emozioni con una penna singolare: la macchina fotografica. Il volume, intitolato Babbo mio e pubblicato da Danilo Montanari Editore esce, non a caso, in occasione della festa del papà. Un volume fotografico nel quale immagini e testi si avvicendano integrandosi e completandosi nella trasmissione del solo messaggio possibile: il caleidoscopico ruolo del padre. Sguardi e reportage parlano di una figura in trasformazione, lontana dagli archetipi del passato, ma affine nei gesti alla tradizione iconografica passata e recente, facendo affiorare tenerezze e autorità di un ruolo affascinante quanto difficile. IN



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1 | Giubbotto multiuso “Sailor” Helly Hansen. OUTDOOR - via Cavour, 126 - Tel. 0544.37255 - Ravenna 2 | Helmet Aprilia con calotta multifibra in Carbon/Kevlar. FG MOTO - via Romea, 144/B - Tel. 0544.401950 - Ravenna 3 | Camicia in seta con jabot in macramè. RADÀ - via N.Copernico, 2 - Tel. 0543.751714 - Forlì 4 | Valigia Upright Samsonite Mercedes Benz. DE STEFANI SPA - via Dismano, 2 - Tel. 0544.479611 - Ravenna 5 | Lampada da terra Fortuny by Pallucco. ARREDARE INSIEME- via Romea Sud, 58 - Tel. 0544.64265 - Ravenna 6 | Hard disk esterno 1000 GB Lacie Brick. BITLINE - via Edison, 1 - Tel. 0545.27370 - Lugo 7 | Vasca Scenes by D&D. SALAROLI - via Oberdan, 38 - Tel. 0544.213490 - Ravenna 8 | Anello con diamanti cognac e bianchi ct 1,15. LIVIANO SOPRANI - via Cerchio, 63 - Tel. 0544.215080 - Ravenna 9 | Card Ethòs. SABBIONI - via Faentina, 118 - Tel. 0544.460461 - Ravenna

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