Tariffa R.O.C.: Poste Italiane s.p.a. - Spedizione in A. P. - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 1, DCB - FILIALE DI FORLÌ - Contiene i. p. - Reg. al Tribunale di Forlì il 16/01/2002 n. 1 - E 3,00
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Casadio
Claudio
Dal palcoscenico al set
Valentino Montanari Mondi visivi e tattili Elisa Leonardi Le maitre chocolatier Le feste dei vip Ricordi di fine anno ®
Anno VIII - N. 5 - DICEMBRE 2009
Editoriale |
Giorni di
Feste
di Andrea Masotti
l’attore è fondatore insieme a Ruggero Sintoni, oggi il suo volto appare in copertina per l’imprevedibile ma altrettanto meritato successo che ha ottenuto al suo debutto sul set. Con L’uomo che verrà, film di Giorgio Diritti dedicato alla strage di Marzabotto, presentato a Roma lo scorso autunno e che tra poco uscirà nei cinema, Claudio ha fatto centro al primo ciak. Il film è piaciuto, lui è piaciuto. Un successo al festival capitolino, che auguriamo si possa replicare al botteghino. Ma Casadio è solo il primo di un’interessante rassegna di volti e storie che prosegue su queste pagine. Valentino Montanari, mosaicista sui generis, ci ha raccontato la sua arte, che realizza nel suo studio a Bagna-
A cavallo tra un anno che va a chiudersi e uno che inizia, alla fine di questo primo decennio “targato” 2000. Ci congediamo da un 2009 difficile, nella speranza di un 2010 anche solo più positivo. Questo è il semplice, ma non banale, augurio che tutta la redazione fa ai lettori. Ma presentiamo questo ultimo numero: la rivista si apre con un artista che non fa per la prima volta capolino su queste pagine. Ma ha meritato un secondo più approfondito incontro. Perché se nella prima occasione ci occupammo di Claudio Casadio per il successo degli spettacoli teatrali per bambini e ragazzi che portava (e continua a portare) per l’Italia e l’Europa, allestiti da Accademia Perduta, di cui
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cavallo. In un altro laboratorio, più “gustoso”, siamo andati a trovare la maestra del cioccolato Elisa Leonardi, innamorata del cibo degli dei e delle sue mille varianti, che poi promuove a Ravenna e in numerose docenze in Italia. Un laboratorio che racconta fatica, sforzo, sofferenza e gloria, è lo studio dove abbiamo incontrato Gino Maioli, custode dei muscoli di tanti campioni del ciclismo e della pallavolo, le due discipline che, da anni, segue con inesausta passione. Ma, ovviamente, essendo in distribuzione a cavallo delle feste, non potevamo non dare a queste spazio. Innanzi tutto prendendo in esame come, anche le nostre località di mare stiano incrementando il loro impegno per ravvivare anche questo periodo, “destagionalizzando” la loro proposta. C’è chi da anni insiste su questo (vedi Cervia) chi ha iniziato più di recente, come Marina di Ravenna, dove anche grazie all’impegno di alcuni stabilimenti balneari, si sta combinando qualcosa di buono. Infine, la fine d’anno tra famiglia e viaggi è quello che emerge dalle storie di alcuni ravennati illustri che, sfogliando l’album dei ricordi delle feste ci hanno raccontato, al contempo, come passeranno, queste giornate “di mezzo” tra un anno e l’altro. Appuntamento al 2010!
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Sommario 3
Editoriale |
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Annotare | Brevi IN
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Essere | Claudio Casadio
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Approfondire | Il mare d’inverno
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Riscoprire | San Romualdo
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Creare | Valentino Montanari
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Vincere | Gino Maioli
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Degustare | Elisa Leonardi Gustare | Vicolo Santa Lucia Rileggere | Le feste dei vip Confidare | Fabrizio Fronzoni Esplorare | 52 luoghi spirituali in Romagna Leggere | Novità in libreria Scegliere | Shopping
Edizioni IN MAGAZINE S.R.L. Redazione e amministrazione: Via Napoleone Bonaparte, 50 47100 Forlì tel. 0543.798463 fax 0543.774044
Controllo produzione e qualità: Isabella Fazioli. Ufficio commerciale: Roberta Missiroli.
www.inmagazine.it
Collaboratori:
inmagazine@menabo.com
Lidia Bagnara, Roberta Bezzi,
Stampa: Graph S.N.C. - San Leo (PU)
Pierantonio Bonvicini, Andrea Casadio, Anna De Lutiis, Massimo
Direttore Responsabile: Andrea Masotti.
Fiorentini, Riccardo Gallini, Antonio
Redazione centrale: Giulia Bazzocchi, Andrea Biondi, Francesca Renzi, Leda Santoro.
Savini, Michele Virgili, Francesca
Graziani, Claudia Graziani, Aldo Zampiga. Chiuso per la stampa il 17/12/2009
Progetto grafico: Lisa Tagliaferri Impaginazione: Emanuele Dall’Acqua
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L’Arcivescovo visita
Ravenna - L’Arcivescovo, Mons. Giuseppe Verucchi, ha fatto graditissima sorpresa alla cooperativa Ma.Ge.Ma.Divisione Alimentare Gruppo Martini, visitando lo stabilimento situato a Castiglione. Qui, ogni anno, sono macellati oltre 500mila capi suini provenienti da 113 soci in tutta Italia; sono impiegati circa 500 dipendenti, per un fatturato di oltre 150 milioni
Ma.Ge.Ma di euro all’anno. Il 5 novembre scorso l’Arcivescovo, nel corso della visita pastorale alla Parrocchia di San Zaccaria, insieme al parroco don Paolo Babini e al segretario don Dario Szymanowski ha visitato con curiosità lo stabilimento, dalle celle frigorifere alle linee produttive di rifilo prosciutti e preparazione prodotti elaborati, accompagnato da Umberto Re, direttore amministrativo, Gianluca Zavatta, direttore di stabilimento, e da Gabriele Canali, funzionario Assicurazione qualità. Durante l’incontro con le rappresentanze sindacali dei dipendenti, inoltre, Mons. Verucchi ha espresso parole d’apprezzamento, sottolineando in particolare l’importanza della “convivenza pacifica tra persone provenienti da diverse parti del mondo”.
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Bagnacavallo -Il Gabinetto delle Stampe rende omaggio a Jürgen Czaschka con la mostra “Biffando l’assoluto”, interamente dedicata all’arte incisoria, in seguito alla recente donazione di tutta la produzione dell’artista, che comprende incisioni e libri manoscritti. Sono esposte al Museo delle Cappuccine oltre 130 opere: dalle tavole di soggetto politico e sociale degli anni Settanta all’interpretazione personale, tra ironia e memoria, sia di temi derivati dalla cultura “mitologica” classica e dalla letteratura come l’Odissea, sia delle figure emblematiche della modernità come Don Giovanni. Jürgen Czaschka è nato a Vienna nel 1943 e lì ha compiuto studi umanistici. Dopo un periodo di collaborazione con una redazione giornalistica, decide di trasferirsi in Germania dove lavora come scenografo teatrale. Ormai consapevole del fatto che la sua vera passione sia l’arte, si iscrive a un corso di incisione al Künstlerhaus Bethanien. Sperimenta varie tecniche, ma predilige il bulino che, per la precisione del segno, diventa il mezzo esclusivo per esprimere la sua realtà. La mostra resta aperta fino al 28 febbraio, da martedì a domenica, dalle 10 alle 12 e dalle 15 alle 18. Chiusa lunedì, a Natale, Capodanno e post-festivi. (A.S.)
Ravenna - Tecnologie Informatiche da oltre 10 anni, offre ai propri clienti un’ampia gamma di servizi legati all’informatica, strumento ormai indispensabile per qualsiasi tipo di attività. Nel corso di questi anni l’azienda ha ampliato i propri servizi, integrando nel proprio organico personale specializzato: consulenza aziendale sulla privacy e da poco anche il nuovo reparto di grafica e siti internet. Proprio in merito a questi cambiamenti, l’azienda ha sentito l’esigenza di adeguarsi anche dal punto di vista logistico-strutturale, trasferendosi in una sede più ampia in grado di poter sostenere il suo attuale sviluppo. Pertanto dall’11 gennaio 2010 Tecnologie Informa-
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Rinnovato l’atelier di Cristina Rocca
Ravenna - È stato completamente rinnovato, l’atelier della stilista Cristina Rocca, in via Cavour 92. La titolare del marchio omonimo, registrato nel 1988, ha scelto di dedicare interamente lo spazio di sua proprietà alla linea Sposa dove anche la clientela più esigente potrà trovare l’abito giusto, dalla qualità impeccabile. Già proprietaria della boutique di via Argentario, in cui, da anni vende le linee Mosaico Couture, dal taglio elegante e sartoriale e Ravenna, per l’abbigliamento quotidiano, Cristina Rocca ha scelto di adibire il negozio di via Cavour agli abiti da cerimonia. La stilista, insieme alle sue collaboratrici, riceve su appuntamento per offrire alla futura sposa un’atmosfera riservata ed esclusiva, in cui possa essere seguita in ogni momento: dalla scelta alle prove, fino alla consegna. (G.B.)
Confindustria Ravenna appuntamento natalizio Ravenna - Al Circolo dei Ravennati e dei Forestieri erano presenti tutti i componenti del Comitato di Presidenza. Si è parlato di crisi. Il presidente Giovanni Tampieri ha lamentato ancora una volta la risposta negativa al rigassificatore, da parte dell’amministrazione comunale. Una notizia positiva è rappresentata dal fatto che oggi Confindustria Ravenna rappresenta oltre 700 aziende e più di 22.000 lavoratori. Consola poter affermare che Ravenna è il secondo territorio, dopo Parma, ad aver risentito meno della cassa integrazione. Dopo il periodo “nero” si è registrata una leggera ripresa e Ravenna sembra mantenere un andamento positivo che spicca nel settore manifatturiero. (A.D.L.)
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L’Aquila di Ferro a
Cristina Mazzavillani Muti
Ravenna - Dopo Ersilio Tonini, Pietro Baccarini e Arrigo Sacchi, quest’anno il premio Aquila di Ferro è stato assegnato a Cristina Mazzavillani Muti. Il riconoscimento è conferito ogni due anni da 50 e più Fenacom ad un’importante personalità della Provincia che si è particolarmente distinta per impegno professionale, tale da assurgere a notorietà oltre i nostri confini ravennati, e che sia nella condizione di ultracinquantenne. La motivazione del Premio, letta dal Presidente Righini: “Cristina Mazzavillani Muti, ravennate di nascita e residenza, ma cittadina del mondo, presidente di Ravenna Festival dalla fondazione. Cantante lirica, autrice di versi, regista teatrale ha mostrato sempre un grande amore per la sua città di nascita, portando il nome di Ravenna nel mondo. Per questo, ma soprattutto perché Cristina Mazzavillani Muti è una di noi, una
vera romagnola, una grande donna, la nostra associazione la premia con il simbolo della forza: l’Aquila di Ferro”. La consegna si è svolta il 12 dicembre presso Sala D’Attorre di Casa Melandri di Ravenna. Presenti il sindaco Fabrizio Matteucci, il presidente provinciale Ascom Confcommercio Mario Baldassari, l’assessore alle Politiche Abitative della provincia Nadia Simoni, il segretario generale della Camera di Commercio Paola Morigi e il presidente provinciale di 50 e più Fenacom Ottavio Righini. (A.D.L.)
La notte di
Einaudi
Ravenna - Le note di Ludovico Einaudi incanteranno il 9 febbraio il teatro Alighieri. Il pianista presenterà Nightbook, il nuovo album (Decca) che ha conquistato immediatamente il primo posto delle classifiche di musica classica e di Itunes e sta scalando le charts in Europa. Un disco, un sogno: le sue atmosfere si riflettono in una grande libertà espressiva, sonorità originali ottenute amalgamando con maestria pianoforte, archi e percussioni, e da un uso dell’elettronica che amplifica il suono del piano proiettandolo in tutte le direzioni. Straordinario il talento artistico del compositore milanese, allievo di Luciano Berio, la cui musica affonda le radici nella tradizione classica con l’innesto di elementi deri-
vati dalla musica pop, rock, folk e contemporanea. La tappa ravennate del Nightbook tour è organizzata da Pulp, in collaborazione con Fondazione Ravenna Manifestazioni. Ad accompagnare il maestro, Marco Decimo al violoncello, Antonello Leofreddi alla viola e percussioni, Mauro Durante al violino, il giovanissimo Federico Mecozzi alla chitarra, oltre a Robert Lippok al live electronics e Matteo Ferroni ai live visuals. www.teatroalighieri.org (L.S.)
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È ravennate il miglior sommelier d’Europa
San Marino - Giovanissimo e originario di Ravenna, il miglior sommelier d’Europa. Luca Gardini, 28 anni, oggi da Cracco Peck di Milano, siede sul trono della sommellerie europea. Già campione italiano nel 2004 il romagnolo ha battuto in finale nel concorso Miglior Sommelier d’Europa 2009, Milan Krejci dalla Repubblica Ceka e Virgilio Gennaro, di origine italiana, in gara per la Scozia. Figlio d’arte (il padre Roberto è stato Miglior Sommelier d’Italia nel 1993), Gardini ha superato brillantemente tutte le prove (degustazioni, abbinamenti, correzione carta dei vini) della seconda edizione del concorso organizzato da Worldwide Sommelier Association e dalla neonata Associazione Sommelier della Repubblica di San Marino con l’Associazione Italiana Sommeliers che si è svolta il 14 e 15 novembre.
Pietre colorate Milano - Il sapore e il profumo del vino al di là dei tecnicismi e delle valutazioni. È uscito a metà dicembre il primo numero di Pietre colorate, progetto editoriale intrapreso da professionisti della carta stampata e appassionati del vino, tra cui Federico Graziani, sommelier ravennate che lavora da Aimo e Nadia a Milano, e collaboratore della nostra rivista “IN Magazine PREMIUM”. Pietre colorate è una “rivista non rivista”, luogo fatto di uomini e vino, istantanee, fotografie, racconti e voci. “Come un profumo nell’aria, pietre colorate, terra, radici, mani” dice la testata del trimestrale. Questo è quel luogo condiviso dove incontrare è incontrarsi.
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Deco
Crisi
batte la
Ravenna - Contro la crisi la Deco Industrie conferma per il 2009 il trend positivo già registrato l’anno precedente. “Quest’anno si chiuderà con un fatturato, un numero di dipendenti e di soci in crescita. Grazie all’impiego di nuove tecnologie, abbiamo realizzato i nuovi prodotti sviluppati dai nostri tecnici negli anni scorsi” ha dichiarato il 9 novembre scorso davanti all’Assemblea dei soci Paolo Geminiani, direttore commerciale. Rilevanza particolare hanno avuto la nuova linea di biscotti; la detergenza con la marca Scala e le piadine Loriana. “Lo scenario economico è profondamente cambiato - ha detto Giorgio Dal Prato (nella foto), amministratore delegato Deco Industrie - e ha fatto riemergere nella società, l’importan-
za di principi etici: responsabilità, integrità, e interesse collettivo, alla base della politica Deco”. L’impresa conferma la sua strategia di sostenibilità economica, sociale e ambientale, secondo un modello di business plan basato sull’adozione di “best practices”. Il piano strategico 2010/2012 presentato dall’AD Dal Prato, si basa su tre linee-guida: sostenibilità, ascolto, ambiente. (L.S.) www.decoindustrie.it
Surgital presenta
De Gusto
Lavezzola - L’azienda romagnola leader nel mercato della pasta fresca surgelata, ha inaugurato la nuova sala degustazione presso la propria sede. Si chiama De Gusto e nasce per essere un luogo atto a sviluppare il prodotto, presentarlo, renderlo pubblico in una cornice piena di atmosfera e tecnologia. L’idea è creare un punto nel quale far confluire i migliori chef e tutti coloro che, nel mondo del food, credono nella qualità. Primo ospite d’eccezione è stato lo chef Gianfranco Vissani che ha proposto un menù rigorosamente a base di pasta “Divine Creazioni” fiore all’occhiello dell’azienda. De Gusto è figlio della necessità di creare uno spazio di forte immagine, dove alla fine della visita aziendale della filiera produttiva, i clienti (grossisti, ristoratori, rivenditori) possano assistere a creazioni
e degustazioni di innovative ricette. Luogo di sperimentazione ma anche teatro d’incontro fra giovani chef e nomi nel panorama della ristorazione: in pratica una vera e propria Scuola dove il partecipante sarà coinvolto in maniera interattiva. De Gusto rafforza l’alto valore del made in Italy che Surgital esporta nel mondo e, per la realizzazione di questo progetto, si è avvalsa del lavoro e dell’esperienza di altrettanti rilevanti esportatori di “italianità” come Costa Group nel mondo dell’arredamento per il food e C+L Studio per la progettazione architettonica. (L.S.)
Una candidatura
“Culturale”
Ravenna - L’assessore alla Cultura Alberto Cassani, ha presentato lo scorso 12 dicembre nella Sala Corelli del Teatro Alighieri il progetto Ravenna Capitale europea della Cultura. “Presentiamo ufficialmente la volontà di candidare la città per il 2019 e, nello stesso tempo, avviare una riflessione su tempi, modi, forme e contenuti della candidatura. Al centro ci saranno i programmi: non il patrimonio ereditato dalla storia, ma una serie d’iniziative”. Cassani ha proseguito sottolineando l’importanza di monumenti, mosaici, di Dante e tutto ciò che fonda l’identità culturale di Ravenna. Importante è reinventarsi il passato, dare una nuova visione della città collegandola al presente e al futuro, proiettando Ravenna sullo scenario europeo. Cassani ha ricordato che la candidatura è legata alla collaborazione con le maggiori città della Regione, che sta cercando il sostegno di molte altre città europee e ha stabilito il contatto con quelle già state e quelle che saranno Capitali della Cultura. È già al lavoro una commissione presieduta da Sergio Zavoli. (A.D.L.)
In ricordo della Leonessa Cotignola - A 500 anni dalla morte, il Comune rende omaggio a Caterina Sforza con una mostra in tre sezioni. Nella prima è esposto “Il teschio ritrovato” in uno scavo nella Chiesa di S. Andrea a Melzo (Milano) ed attribuito a Galeazzo Maria Sforza, padre di Caterina. La seconda è riservata alla “Formella di Caterina”, terracotta rinvenuta a Forlì che costituisce una preziosa testimonianza araldica; a completare la mostra Il mestiere delle arti: immaginare Caterina e il suo tempo. Si tratta di un percorso che racconta come i bambini hanno lavorato intorno alla figura di Caterina, studiandone ogni aspetto con tecniche e materiali vari. La mostra è aperta fino al 6 gennaio. Orari di apertura: venerdì, domenica e festivi dalle 10 alle 12; giovedì, venerdì, sabato, domenica e festivi dalle 15.30 alle 18.30. (A.S.)
FORLÌ via Copernico, 4/A - tel. 0543.751714 - rada@rada.it Orari: da lunedì a sabato: 9,30 - 12,30 / 15,30 - 19,30
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Essere | Claudio Casadio
L’uomo che
Verrà
testo Antonio Graziani - foto Massimo Fiorentini e su concessione di Accademia Perduta
Dopo una carriera passata calcando i maggiori palcoscenici teatrali italiani ed esteri Claudio Casadio è approdato al grande schermo. Subito è arrivato il successo: protagonista del film di Giorgio Diritti ha conquistato prestigiosi riconoscimenti al festival del cinema di Roma.
“Il mio ingresso nel mondo del cinema è stato così imprevisto, inaspettato e, nello stesso tempo, esaltante, come fossi passato direttamente dalle scuole medie all’università”. Claudio Casadio, ravennate puro sangue, attore di teatro con una
brillante carriera, da circa trent’anni, negli spettacoli per ragazzi, calcando palchi italiani ed esteri, è stato chiamato ad interpretare il ruolo di protagonista maschile nel film L’uomo che verrà.
La pellicola ha conquistato tre prestigiosi premi al festival internazionale del cinema di Roma
dell’ottobre scorso: il Marc’Aurelio d’Argento, secondo premio della manifestazione assegnato dalla giuria, il Marc’Aurelio d’Oro del pubblico, votato dagli spettatori, e
il premio La meglio gioventù, asse-
gnato da una giuria di 100 giovani sui vent’anni. “All’annuncio dei premi abbiamo provato tutti una grande emozione, - racconta Casadio. Eravamo coscienti di avere fatto un bel lavoro, ma il giudizio positivo della critica e del pubblico, che difficilmente coincide, ci ha reso davvero felici”. Molto gradito anche il premio “La meglio gioventù”. “Io penso che questo sia un film importante anche per i giovani, perché servirà a far spiegare certe storie che le nuove generazioni non conoscono”. Per Claudio Casadio le emozioni sono iniziate quando gli è stato comunicato che avrebbe interpretato il ruolo di protagonista. “Questa esperienza è stata emozionante fin dall’inizio delle riprese,
IN Magazine | 13
e ne provo ancora gli effetti, - spiega l’attore. Prima di tutto ero un debuttante davanti alla macchina da presa. La tremarella, all’inizio, era tanta. Al primo giorno di riprese mi continuavo a ripetere: “Ma chi me l’ha fatto fare?”. Non ero mai stato davanti a una cinepresa, salvo per una piccola parte da brigante, senza parlare, nella fiction Il Passatore, girato qui in Romagna, quando non avevo ancora diciotto anni e non facevo neanche l’attore. Quella del film L’uomo che verrà è stata quindi la mia prima vera esperienza cinematografica. Quan-
do il regista Giorgio Diritti mi ha proposto di interpretare la parte di protagonista maschile mi sono reso conto che stava diventando una cosa seria.”
Ph. Massimo Fiorentini
In apertura, Claudio Casadio durante le riprese del film L’uomo che verrà. A fianco (e in copertina) ritratto davanti ai murales presso la sede Compagnia Portuali Ravenna. In basso a destra, con la piccola attrice Greta Zuccheri Montanari sul red carpet dell’ultima edizione del festival cinematografico di Roma.
Il regista aveva pensato a Claudio Casadio per la parte di Armando, dopo aver visto le sue interpretazioni teatrali. L’avevano molto interessato e gli era piaciuto il suo modo di raccontare le favole per i ragazzi, in particolare lo spettacolo Pollicino. La trama del film rifà la storia
La carriera teatrale di Claudio Casadio Claudio Casadio si diploma presso l’Accademia Antoniana di Arte Drammatica di Bologna nel 1982. Nello stesso anno è coautore ed interprete de La fiaba dell’oro e del sapone, spettacolo di Teatro per Ragazzi e, nel 1983, de L’isola del tempo, ovvero il pomo d’oro del trono del re. Nel 2002 è coautore e regista de I musicanti di Brema, spettacolo che, nello stesso anno, vince il Premio L’uccellino azzurro all’ottava edizione del Festival Ti fiabo e ti racconto di Molfetta. Lo spettacolo riceverà anche il prestigioso Premio ETI Stregagatto come Miglior spettacolo di Teatro Ragazzi. Nel 2004 Claudio Casadio è impegnato nella sua prima tournée internazionale con lo spettacolo Hansel& Gretel. Nel novembre 2008 Hansel & Gretel arriva a rappresentare l’Italia al THEATER/TEATRO Theaterherbst in Berlin. Ancora nel 2004 inizia l’avventura di Pollicino. Con questo spettacolo Casadio compie lunghe tournée nei più prestigiosi Teatri italiani (ne sono esempi Il Piccolo di Milano e l’Eliseo di Roma) e in Francia, Spagna, Svizzera e Portogallo. Nel 2005 Pollicino è ospite al Teatralia, il più importante Festival delle Arti Sceniche della Spagna; due anni dopo, vince il primo premio al Festival Momix di Kingersheim (Francia) e, nel 2008, il prestigioso Biglietto d’Oro AGIS – ETI come Spettacolo di Teatro Ragazzi più visto nella Stagione 2007/2008. Nel 2009 partecipa alla 52° edizione del prestigioso Festival dei Due Mondi di Spoleto con un’Antologica delle migliori produzioni di Teatro Ragazzi di Accademia Perduta. Nel 2009 esordisce in ambito cinematografico, interpretando il ruolo di protagonista nel film L’uomo che verrà di Giorgio Diritti.
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dell’eccidio di Marzabotto. È lo stesso Giorgio Diritti a raccontarla: “Inverno, 1943. Martina ha otto anni, vive alle pendici di Monte Sole, non lontano da Bologna, è l’unica figlia di una famiglia di contadini che, come tante, fatica a sopravvivere. Anni prima ha perso un fratellino di pochi giorni e da allora ha smesso di parlare. Nel dicembre la mamma rimane nuovamente incinta. I mesi passano, il bambino cresce nella pancia della madre e Martina vive nell’attesa del bimbo che nascerà mentre la guerra man mano si avvicina e la vita diventa sempre più difficile. Nella notte tra il 28 e il 29 settembre 1944 il piccolo viene finalmente alla luce. Quasi contemporaneamente le SS scatenano nella zona un rastrellamento senza precedenti, che passerà alla storia come la strage di Marzabotto”. L’uomo che verrà, precisa il regista, è un film sulla guerra vista dal basso, dalla parte di chi la subisce e si trova suo malgrado coinvolto nei grandi eventi della storia che sembrano dimenticare le vite degli uomini”.
In questo film, Claudio Casadio ha recitato in dialetto bolognese, e non è stato facile, anche se si avvicina molto al romagnolo. ”Comunque avevo una certa esperienza avendo
recitato in francese e spagnolo nei teatri esteri”. Casadio ha interpretato il suo personaggio con vera professionalità. “Era una parte che sentivo molto, perché vengo da una famiglia provata dalla guerra. Io ho conosciuto tanti partigiani. Nel personaggio ho messo dentro un po’ tutte le storie sentite e vissute”. “Giorgio Diritti è un regista particolarmente bravo, - commenta Casadio. Ha raccontato la storia di Marzabotto con grande onestà intellettuale, con grande amore. Non ha fatto un film patetico. Nel montaggio ha tolto scene che potevano apparire troppo ‘strappalacrime’. Quando abbiamo girato le scene dell’eccidio, c’era silenzio e la consapevolezza di fare qualcosa di veramente importante”. Nella troupe c’erano, oltre a Casadio, due attrici professioniste, Maya Sansa e Alba Rohrwacher, e numerosi attori non di professione, gente presa dalla strada. “In quaranta giorni di lavorazione ho appreso tanto del cinema che non conoscevo - ammette Casadio. Non a tutti
Due scene del film; a fianco Casadio insieme all’attrice Maya Sansa.
capita di trovare un ruolo importante nel primo film.” Per un attore di teatro non è facile recitare senza pubblico. “La troupe è stata la mia platea. Io recitavo per la troupe. In teatro si usa più il cuore e tutte le energie del corpo, al cinema bisogna usare più il cervello. Io, che sono un attore energico, ho dovuto sottrarre molto della mia energia davanti alla macchina da presa che raccoglie tutto, per non rischiare di essere troppo esagerato. C’è anche un’altra grande differenza: nel teatro il personaggio lo si fa crescere nel tempo. Per esempio Pollicino sono quattro-cinque anni che lo faccio e ogni anno mi viene meglio; nel cinema è tutto più sbrigativo e definitivo: con la ripresa, il personaggio resta fisso e non si modifica più. Penso, comunque, di essermela cavata abbastanza bene”. Le riprese sono state comunque molto faticose. “Abbiamo girato nei mesi di novembre e dicembre, con un gran freddo, tanta pioggia, fango e neve, in una zona di montagna. È stata una prova fisicamente dura. Ho affrontato tutti i sacrifici e i disagi con grande energia”.
Ph. Cosimo Fiore
Del cast tecnico faceva parte, come direttore della fotografia, il faentino Roberto Cimatti.
“La fotografia di questo film è fantastica - dice Casadio. Il direttore della fotografia assiste il regista, imposta l’inquadratura e la scena. È quello che dà il sapore, la luce, il colore all’ambientazione. Cimatti è bravissimo a illuminare, usa lampade di carta e una serie di trucchi tutti suoi. Non ha mai usato grandi proiettori. Si serve di alcune ‘alchimie’, che producono un ‘sapore’ molto caldo. È tra i migliori direttori della fotografia italiani”. Anche Ruggero Sintoni, socio fondatore della compagnia Accademia Perduta divenuto, negli anni, un
Teatro Stabile d’Arte Contemporanea di cui è co-direttore artistico assieme a Claudio Casadio, ha avuto un ruolo nella preparazione di questo film. “Ruggero ha fatto
in modo che il regista venisse a vedermi recitare - spiega Casadio. E questo ha fatto scattare ‘l’operazione’ del mio ruolo da protagonista maschile del film”. La pellicola “L’uomo che verrà” sarà proiettata nelle sale cinematografiche italiane a partire dal 22 gennaio prossimo. Il film è già stato presentato in Francia al festival del cinema italiano di Villerupta, una città della Lorena, al confine con il Lussemburgo, e a Parigi, che ha fatto un gemellaggio con il festival di Roma. Nella carriera di attore di Claudio Casadio ci saranno altre interpretazioni cinematografiche? “Non so dire se ci saranno altri ruoli da film - risponde. Io, intanto, continuo nelle mie tournèe teatrali. Questa è stata sicuramente una bellissima esperienza, che mi ha reso molto felice.” IN
Approfondire | Il mare d’inverno
Natale sulla
Spiaggia
testo Roberta Bezzi - foto Massimo Fiorentini
L’idea di prolungare la stagione turistica sta prendendo sempre più piede e il mare d’inverno sta diventando una piacevole realtà anche dei lidi ravennati. Spazio a mercatini, spettacoli, presepi di sabbia e piste di pattinaggio, fino a metà gennaio, con la prospettiva di insistere anche nei primi mesi primaverili.
In bilico fra sogno e futuro del turismo, il mare d’inverno sta diventando una piacevole realtà della riviera ravennate, coniugandosi però in
modo diverso nelle varie località: a Marina di Ravenna è per lo più frutto delle iniziative degli stabilimenti balneari, mentre a Cervia e Milano Marittima il forte tessuto alberghiero è un valore aggiunto che consente di attirare turisti anche durante le feste natalizie e di inizio anno. L’idea di prolungare la “stagione” parte da lontano. A
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far da apripista, una decina di anni fa con il beach-volley, è stato il bagno Fantini di Cervia che per primo ha creduto nella possibilità di trasformare la spiaggia in punto di riferimento, nella stagione autunnale e primaverile, grazie a eventi in grado di soddisfare passioni specifiche come i cavalli, le moto, etc. “Il turismo è una scatola vuota da riempire di contenuti. Lavorare sulle cosiddette nicchie come lo sport e il benessere si è dimostrato vincente”, ama ripetere il titolare
Claudio Fantini, inventore della vacanza sportiva made in Italy, che da quest’anno ha inaugurato anche Sportur Hotel per favorire il soggiorno di persone provenienti da altre regioni. “Nel turismo di motivazione il mare e il sole sono solo una delle possibilità - aggiunge -. Le altre sono legate al territorio, ai sapori, alle emozioni, alle attività. Bisogna crederci, investire con pazienza nel futuro, ricordandosi sempre che solo se si crea sistema, ossia se tutti gli operatori del set-
ph Massimo Marson
Sopra, il villaggio di Natale sulla spiaggia del Marina Bay. In apertura l’ingresso al Presepe di Sabbia a Marina di Ravenna.
Il Presepe di sabbia A Marina di Ravenna, una delle maggiori attrazioni del Mare d’Inverno è certamente il Presepe di Sabbia, organizzato dai titolari del bagno Obelix n. 22 in collaborazione con la Pro Loco. Trecento metri quadrati di sabbia tra pastori, Re Magi, capanne e ovviamente la Sacra Famiglia in primo piano. Un mega presepe che resterà aperto al pubblico, in una struttura coperta a soli cinquanta metri dal mare (diga foranea sud - Piazzale Marinai d’Italia), fino al prossimo 17 gennaio nei giorni festivi (tutti i giorni dalle 10 alle 18 nel periodo natalizio, dal 23 dicembre al 6 gennaio). Le opere sono state realizzate da sei artisti provenienti da ogni parte d’Europa: Ramirez, Montserrat, Radek, Slawa, Cuba, Capelli.
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tore collaborano, si può crescere”. Questa è una importante carta da giocare nel futuro del turismo che trova consensi anche nell’amministrazione comunale della località. “Cervia vive di turismo e il sistema proposto dal bagno Fantini funziona perché basato su eventi fissi a cui il turista ha ormai fatto l’abitudine - sottolinea l’assessore al Turismo Nevio Salimbeni -. L’obiettivo del 2010 consisterà nell’ampliare ulteriormente i mesi di spalla, ossia aprile-maggio e settembre-ottobre. A Cervia, per esempio, funzionano bene i mercatini: basti pensare che settembre è stato un mese straordinario in termini di presenze, grazie al Mercatino europeo, ma pure per il Festival degli Aquiloni acrobatici e quello del sale. Ora ci stiamo impegnando nel creare anche pacchetti che prevedono soggiorni in riviera ed escursioni in una delle principali sagre in collina. C’è molto da fare ma la direzio-
ne è ormai questa”. Non va però dimenticato che il termine “Mare d’inverno” è stato coniato per la prima volta nel 2007, quando l’amministrazione ravennate ha deciso di prolungare – in via sperimentale – l’attività degli stabilimenti balneari dei nove lidi, in primis di Marina di Ravenna, con l’obiettivo di
richiamare dunque i turisti anche nella stagione fredda. Undici sono gli operatori che, nel 2009, hanno aderito al programma con una serie di attività: Marina Bay, Charlie, Mambo Café e Obelix a Marina di Ravenna, Susanna e Jamaica a Lido di Classe, Dera e Milano a Lido di Savio, Re di Denari, Mirella e Merida a Punta Marina Terme. Merita una citazione particolare il Marina Bay che, fino al 6 gennaio, si trasforma in un vero e proprio “Villaggio di Natale sulla spiaggia”, con il mercatino di Natale, la pista di pattinaggio ecologica su ghiaccio, musica dal vivo, laboratori per
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ph Archivio Comune di Cervia
Mercatino di Natale in piazza a Cervia.
bambini, tornei di beccaccino e di calcetto, concerti gospel, la spettacolare gara di bob cani da slitta, cenone di Capodanno. “Siamo stati tra i primi Comuni della riviera a promuovere il mare d’inverno afferma l’assessore al Turismo Andrea Corsini -. Oggi non si parla più di destagionalizzazione ma di turismo tutto l’anno con mesi di punta e di relativa calma. Lo scorso anno il Presepio di sabbia ha fatto registrare 50 mila presenze in circa un mese. Questa è la direzione giusta: organizzare un evento particolare per creare flussi di turismo. Così come può essere utile legare il turismo della città d’arte a quello del mare, con pacchetti per esempio che prevedano il soggiorno in città e la cena al mare la sera o nei week-end”. Per l’operazione “Mare d’inverno” a pieno regime bisognerà però attendere l’inverno 2010/2011. “La lanceremo il prossimo anno quando sarà pronto il nuovo piano dell’arenile che per-
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metterà ai bagni di attrezzarsi con infrastrutture per il periodo invernale”, aggiunge Corsini. Quest’anno, che servirà dunque da preambolo, vedrà in campo già diverse iniziative. La manifestazione entra nel vivo nel periodo natalizio, quando i visitatori possono passare dalle bellezze della città dei mosaici al fascino del mare, con passeggiate a piedi e a cavallo nelle pinete e sul bagnasciuga, appuntamenti culturali, feste e animazione. “Diversamente da Cervia, Marina di Ravenna ha colto una reale opportunità - commenta Fantini -. Per come è strutturata, con più servizi e meno hotel, poco impor-
Festività a Cervia A Cervia, la tradizionale pista del ghiaccio, resterà allestita sino alla fine di febbraio. Sempre in piazza Garibaldi, fino al 6 gennaio, si terranno i mercatini natalizi con addobbi, regali, dolciumi e prodotti tipici. Nella città del sale, non poteva inoltre mancare un presepe di solo sale, al Musa (Museo del Sale di via Nazario Sauro), aperto tutti i giorni dalle 15 alle 19. Le sculture sono state create nel 1992 da un anziano salinaio: oltre quindici personaggi, dai dieci ai quaranta centimetri di altezza, realizzati a mano con una cristallizzazione guidata del sale. L’intero presepe è conservato in una teca in vetro che lo ripara dai cambiamenti climatici e soprattutto dall’umidità.
ta che un turista arrivi da Cesena o da New York. L’importante è che arrivi. Una volta che il sistema si sarà messo in moto Marina avrà fortuna su questa strada e nel giro di qualche anno forse attirerà d’inverno anche il turista milanese o tedesco”. IN
ph Archivio Comune di Cervia
Riscoprire | San Romualdo
ph Carlo Lovari
La storia
Fede
e la
testo Andrea Casadio
Nato verso la metà del X secolo da una nobile famiglia di ascendenza bizantina, all’età di vent’anni San Romualdo entrò nella comunità di S. Apollinare in Classe. Passò poi alla vita eremitica e rimase 10 anni sui Pirenei. Nel 998 al Pereo il giovanissimo imperatore Ottone III andò personalmente a fare visita al futuro santo e proprio qui anni dopo fece costruire il monastero dedicato a S. Adalberto. Romualdo dimorò anche tra gli abeti del Casentino a Camaldoli, primo nucleo del noto eremo.
I cavalli procedono a fatica, mentre gli zoccoli affondano nel pantano e la foschia sale, silenziosa e sorniona, fra sterpi e canneti. Eppure il corteo di uomini riccamente vestiti non indietreggia di un passo, mentre già calano le ombre della sera, nel suo percorso nella solitudine della palude. Troppo importante, per l’imperatore, è l’incontro col sant’uomo che, ha sentito narrare, ha scelto la desolazione di questi sterminati acquitrini per coltivare il proprio rapporto con Dio. E di quell’uomo ha bisogno, per realizzare il progetto di rinascita spirituale e civile che ha assunto come propria missione di supremo reggitore dell’Europa. Forse, nell’anno 998, il viaggio di Ottone III verso l’isola del Perèo, dispersa in mezzo alle paludi a nord di Ravenna, scelta per un’esistenza lontana dai clamori del mondo, non avvenne in modo così avventuroso. Ma oggi, nel momento in cui si celebrano i vent’anni della caduta del Muro e la rinascita dell’Europa col riscatto della sua metà orientale, quel lontano incontro, comunque sia avvenuto, appare in tutta la sua portata simbolica, ed è un buon punto di partenza per tratteggiare la biografia di uno dei personaggi più significativi della storia ravennate. Le notizie di cui disponiamo sulla vita di San Romualdo non sono molte, le dobbiamo in gran parte alla testimonianza del suo discepolo e prosecutore (nonché concittadino) San Pier Damiani. Sappiamo che era nato verso la metà del X secolo e proveniva da una nobile
famiglia di origine bizantina. Ravenna a quell’epoca era ancora una delle città più importanti d’Europa,
del tutto immersa nella temperie politica e culturale della Renovatio Imperii, la restaurazione imperiale realizzata nel 961 da Ottone I di Sassonia, primo sovrano del Sacro Romano Impero Germanico. Del nuovo impero degli Ottoni, grazie anche ai privilegiati rapporti di questi con gli arcivescovi, la città era una delle capitali predilette. Eppure, in quella Ravenna ricca e mondana, ma anche percorsa, come tutta l’Europa, da nuovi afflati spirituali, il giovane rampollo aristocratico scelse una strada del tutto peculiare. Secondo la tradizione, fu quando vide il padre uccidere un parente per contrasti privati che il giovane Romualdo si sentì spinto alla vocazione ascetica. All’età di circa vent’anni entrò nella comunità di S. Apollinare in Classe, dove già due secoli prima era stato aperto secondo la regola benedettina il primo monastero ravennate, vincendo le proprie ritrosie dopo una visione del santo durante una seduta di preghiera nella basilica. Il monachesimo tradizionale dovette però sembrare deludente per le aspirazioni di ascesi, vicine piuttosto al misticismo orientale, di Romualdo. Uscito da Classe nel 976, si recò dapprima presso il romito Marino, in un’isola della laguna veneta, da cui apprese i primi rudimenti di vita eremitica, poi nell’abbazia cluniacense di Cuixà, sui Pirenei, dove rimase per circa dieci anni. Dopo il ritorno in patria, si ritirò
prima sugli Appennini, al Verghereto, e poi al Pereo, l’isola fra le paludi a nord della città. Fu appunto al Pereo che, in quel giorno del 998 (o, secondo alcuni, del 996), il giovanissimo Ottone III, durante uno dei suoi frequenti soggiorni a Ravenna, venne a fargli personalmente visita, con la richiesta di assumere la guida del monastero di Classe, lo stesso nel quale vent’anni prima Romualdo era entrato come novizio. Piegandosi alla volontà dell’imperatore e dell’arcivescovo Gerberto, il grande intellettuale riformatore che era stato precettore di Ottone, dovette accettare.
Per saperne di più Cosa accadde in Romagna dall’epoca dei Romani fino alla fine del XX secolo? Quali furono le personalità e i momenti cruciali che hanno cambiato la storia della nostra zona costruendo il prezioso patrimonio di città, strade, luoghi di culto che punteggia la costa e l’entroterra? 52 Storie e luoghi di Romagna a cura di Andrea Casadio racconta in maniera avvincente ma autorevole avvalendosi dell’ausilio di piantine dettagliate e immagini d’epoca e attuali le vicende che hanno “fatto” la storia di questa terra che guarda al mare sdraiata sull’Appennino. www.inmagazine.it
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In apertura, un’immagine dell’eremo di Camaldoli. A sinistra, stampa che riproduce l’incontro tra San Romualdo e Ottone III (Fonte: Istituzione Biblioteca Classense, Servizio manoscritti e rari).
Tuttavia, le difficoltà nell’imporre la dura regola della propria riforma, e i conseguenti contrasti sorti all’interno del monastero, lo indussero ad abbandonare l’incarico, ritirandosi a Montecassino. Ma già nell’anno 1000 era a Roma, dove Gerberto era adesso pontefice col nome di Silvestro II, come consigliere spirituale di Ottone. Da qui l’anno seguente, in seguito all’insurrezione della nobiltà romana che mise fine ai progetti di riforma politico-religiosa dell’imperatore, accompagnò sovrano e papa anche nel ritorno a Ravenna. Qui tornò a stabilirsi al Pereo, dove poco dopo Ottone fece costruire un monastero dedicandolo a S. Adalberto, martirizzato qualche anno prima durante il suo viaggio di evangelizzazione della Polonia. Da quel momento il monastero divenne il centro d’irradiazione di un’intensa attività di evangelizzazione dell’Europa orientale, anche in concomitanza coi disegni politico-religiosi di Ottone III e poi, dopo la morte di questi a soli 22 anni nel 1002, del suo successore
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Enrico II. In quelle terre, fra 1003 e 1009, furono martirizzati molti dei discepoli che Romualdo inviò, fra cui l’altro suo biografo Bruno di Querfurt. Egli stesso, dopo vari anni passati prima in Istria e poi nell’Italia centrale, partì di persona verso Est: tuttavia, giunto al confine ungherese, dovette fare ritorno in Italia a causa delle precarie condizioni di salute. Non per questo rinunciò alla sua vita di instancabile eremitaggio itinerante, ancora non senza contrasti con esponenti del monachesimo e della Chiesa, fondando varie comunità e monasteri. Finché, nel 1024, fu la volta della dimora fra gli abeti del Casentino, a Camaldoli, primo nu-
cleo dell’eremo destinato a vivere più a lungo dopo la sua morte e a dare il nome alla congregazione (Camaldolese) sorta dalla sua ispirazione. Romualdo morì in solitudine il 19 giugno 1027 a Valdicastro, nei pressi di Fabriano. Fu canonizzato cinque anni dopo, e nel 1595 fu dichiarato santo. Il suo corpo ripo-
sa oggi nella chiesa di S. Biagio di Fabriano. Nella storia d’Europa, la sua figura è inscindibilmente legata al grande movimento riformatore dei decenni a cavallo dell’anno Mille e alla cristianizzazione dei popoli slavi. In quella di Ravenna, emerge ancor oggi in diversi nomi e luoghi della città e del territorio. Il monastero di Classe, affidato ai Camaldolesi e trasferito in città all’inizio del Cinquecento, fu per tre secoli uno dei fari della vita economica e culturale ravennate, per poi diventare, dopo la soppressione in età napoleonica, la sede della biblioteca Classense. Quello del Pereo, nel corso del Medioevo, diede il nome all’abitato di S. Alberto. Il nome di San Romualdo, invece, avrebbe infine designato uno dei nuovi borghi sorti nella pianura di bonifica che nel XX secolo prese il posto degli acquitrini a nord della città, lungo la strada dove un giorno di mille anni fa i cavalli dell’imperatore affondarono gli zoccoli nel loro viaggio verso l’isola dell’eremita. IN
Pereo, S. Adalberto, S. Alberto S. Adalberto è una delle figure centrali dell’evangelizzazione dell’Europa orientale. Originario di una nobile famiglia boema e vescovo di Praga, fu martirizzato nel 997 nei pressi di Danzica. Fu Ottone III a promuoverne fin da subito il culto, recuperandone le reliquie e disponendo la dedicazione di tre chiese ad Aquisgrana, Roma e Ravenna. A Ravenna l’intitolazione fu riservata al nuovo monastero che l’imperatore fece costruire nel 1001 sull’isola del Pereo, nel luogo del vecchio eremo di San Romualdo, dove lo stesso Adalberto aveva soggiornato durante il ritorno da un viaggio a Roma. L’edificio, che era a pianta circolare e adorno di colonne marmoree, è oggi completamente scomparso, anche se sappiamo che sorgeva non lontano da Mandriole, nei pressi di via Gattolo inferiore. Dopo circa due secoli di relativo splendore, cadde in progressiva decadenza, per essere trasformato nel 1471 in una commenda affidata al clero secolare. Verso l’inizio del ’600 la sede del titolo fu trasferita alla chiesa dell’abitato di S. Alberto, sorto nelle vicinanze, che da allora divenne il centro principale di quella zona solitaria fra valli e paludi.
Creare | Valentino Montanari
Mondi visivi e
Tattili
testo Aldo Savini - foto Lidia Bagnara
Il mosaicista deve ideare, progettare e realizzare la propria opera come il pittore e lo scultore. Valentino Montanari intende il mosaico come un originale e moderno assemblaggio di materiali molto vari, affini o eterogenei.
Raffaele De Grada, nel testo introduttivo al catalogo della mostra “Armonie musive” a Palazzo Ducale di Mantova del 1994, ricordava di aver visto alla Galleria La Bottega di via Baccarini a Ravenna esposte opere degli esordi di Valentino Montanari e averne apprezzato l’abilità nel disegno e lo spirito d’osservazione per lo studio del nudo e del ritratto. Poi, abbandonata la pittura ancora legata alla tradizione figurativa e accademica, aveva ben presto intrapreso la strada del mosaico, spogliandolo di ogni rimando naturalistico, per soluzioni visive giocate principalmente sui ritmi cromatici, le linee dall’andamento fluido e gli addensamenti magma-
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tici del sostrato. Nel corso degli anni l’incessante sperimentazione lo ha indirizzato alla conquista di immagini riconducibili alle poetiche informali, che comunque lasciano intravedere altri mondi o semplicemente sanno evocare una dimensione espressiva che scorre dal reale all’immaginario. La ricer-
ca è sostenuta e stimolata, più che da ripensamenti, da domande e interrogativi, soprattutto se abbia ancora senso oggi fare mosaico, cioè servirsi di questa tecnica antica e fortemente condizionante che richiede tempi lenti d’esecuzione per esprimere sentimenti o anche indagare la condizione dell’uomo nella contemporaneità. Porsi que-
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A fianco, un particolare di un mosaico di Valentino Montanari e in basso, l’artista nel suo atelier.
sta domanda è come chiedersi se abbia ancora un valore l’arte in quanto tale, perché il mosaico è un linguaggio che indubbiamente ha caratteristiche particolari, ma non può essere considerato di secondo ordine rispetto alla pittura o alla scultura, anche se in passato è stato concepito e considerato come un’arte applicata funzionale alla decorazione architettonica. Il mosaicista deve ideare, progettare e realizzare la propria opera, come
Biografia dell’artista Valentino Montanari è nato ad Alfonsine nel 1951. Dopo aver frequentato l’Istituto d’Arte per il Mosaico di Ravenna, dove ha avuto come insegnanti Francesco Verlicchi e Giuseppe Ventura, si è diplomato all’Accademia di Bologna. A partire dagli anni ’70 si è dedicato all’attività artistica utilizzando diverse tecniche espressive, dalla pittura al mosaico, dalla scultura all’incisione e alla ceramica. Si è pure interessato a tematiche di ordine pedagogico, soprattutto riguardanti il linguaggio dell’immagine e gli aspetti psicologici del disegno infantile. Coordinatore tecnico-scientifico e docente del Centro di Ricerca e Sperimentazione didattica “Tessellae” di Ravenna, ha tenuto corsi di aggiornamento per insegnanti della scuola dell’obbligo. È presidente del SISAM (Scuola Internazionale di Studi d’Arte per il Mosaico e l’affresco). Intensa l’attività espositiva in personali e collettive in contesto locale, nazionale e internazionale; è stato presente alla 50° Biennale d’Arte di Venezia del 2003, nell’ambito del progetto “Brain Academy Apartment”. Vive nello studio-abitazione a Bagnacavallo, in via Reda la Rotonda, 1.
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il pittore e lo scultore. L’originalità di Montanari sta nell’intendere il mosaico come un assemblaggio di materiali vari, affini o eterogenei,
dalla malta cementizia alle tessere musive, dalle pietre ai vetri colorati, dai sassi di fiume agli specchi, dalla roccia lavica ad elementi di terracotta smaltati o dorati, al quale, poi, è necessario dare una forma compositiva con un’attenzione ai giochi cromatici e agli andamenti, che di frequente sono ispessimenti e grumi materici che creano effetti intriganti, come se sprigionassero forza ed energia che si addensa all’interno per poi proiettarsi, in una sorta d’esplosione vitalistica, verso l’esterno. Nelle sue composizioni assumono una funzione anche gli scarti tra la luce che s’irradia dagli elementi smaltati e gli strati opachi della materia informe, perché in questa insolita combinazione si può leggere l’intenzione di testimoniare i meccanismi enigmatici della memoria, tra ricordi e dimenticanze, o piut-
La luna Grappa di uve Sangiovese Profumo complesso, etereo, bocca morbida, persistente, molto elegante.
Passito tosto le fasi alterne della vita quotidiana nel succedersi di momenti di serenità e gioia ad altri di scoramento e malinconia. Oltre alla componente visiva, il mosaico richiede quella tattile, certamente lo si deve guardare da vicino per la fattura e per la sua texture e da lontano come un insieme di valori estetici, cromatici e formali, ma non si può immaginare come qualcosa che non si calpesti e che non si possa toccare per avvertirne spessore e calore. Questa esigenza gli deriva dallo studio dei mosaici antichi, soprattutto dei frammenti di pavimentali medievali, riconducibili al XIII secolo, della chiesa di San Giovanni Evangelista di Ravenna, ma anche della Cattedrale di Otranto, di Pesaro e di Asti, sia per gli aspetti tecnici che iconografici. IN
Da uve stramature diAlbana Profumo di agrumi e frutta bianca, palato che fonde densità, intensità e vivezza sapida.
Il
bosco
Da uve Sangiovese Naso fragrante con sentore di piccoli frutti rossi, in bocca è fresco e teso, di grande bevibilità.
Pertinello Da uve Sangiovese Vino austero e composto, bocca succosa, ampia, di trama tannica fine.
Pertinello Bottiglia da 1.5 L in bauletto di legno
Tenuta Pertinello Il piacere della scelta
Pertinello - Strada Arpineto, 2 • 47010 Galeata (FC) Italy Tel. 0543.983156 - Fax 0543.983768 Distribuito da: Agenzia Romagna snc di Leoni Fulvio e C. Via F. Olivucci, 41 - 47121 Forlì - Tel. 0543.29150 - Cell. 335.5701050
Vincere | Gino Maioli
Il custode dei
Campioni
testo Michele Virgili - foto Massimo Fiorentini
La sua storia si intreccia strettamente a quella dei grandi campioni dello sport; dal ciclismo alle ragazze d’oro della pallavolo. Il ravennate Gino Maioli ha sistemato i muscoli di campioni delle due ruote come Gimondi, Adorni e Collinelli e ha contributo alla leggendaria collana di trionfi della Teodora.
Ha sistemato i muscoli di campioni del ciclismo come Gimondi, Adorni e Collinelli. Ha contributo alla leggendaria collana di trionfi della Teodora. Gino Maioli è un’istituzione, un vanto per la città di Ravenna come massofisioterapista e massaggiatore sportivo. “Mi sono diplomato come tecnico industriale nel 1956 - racconta - e già dopo un anno avevo iniziato a correre in bicicletta con la Rinascita. Ho corso come dilettante fino al 1962 vincendo una trentina di gare.” La svolta arriva nel 1964 quando Maioli decise di iscriversi a Ferrara al corso di massaggiatore sportivo: “Mi trasmise la voglia Oscar Minzoni, che era massaggiatore e direttore sportivo della società. Il corso è durato due anni e nel 1966 Luciano Pezzi, il direttore sportivo della squadra ciclistica Salvarani, mi chiamò per lavorare con loro.” Correvano nella Salvarani campioni
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del calibro di Gimondi, Adorni e nel 1968 Maioli diventa massaggiatore personale dello stesso Gimondi.
“Ho vissuto grandi soddisfazioni, mi sentivo partecipe dei loro successi. Sono stato alla Salvarani fino al ’73 e nella mia ultima gara Gimondi ha vinto il mondiale a Barcellona. Fu un successo in volata e Felice si dimostrò il più intelligente. I corridori danno molta importanza al massaggiatore, con lui si era creato un rapporto come tra fratelli, si viveva in simbiosi.” La storia sportiva di Maioli era, però, appena agli inizi. “Nel ’73 ho vinto il concorso per entrare in ospedale a Ravenna - continua - dove ho lavorato fino al 1977. È stata una scelta dettata anche da motivi familiari. Ero sempre in giro, in più il mio sogno era avere uno studio privato e la decisione di andare in ospedale era indispensabile. La Federazione in ogni modo
ha sempre continuato a chiamarmi in occasioni dei Mondiali, non ho mai lasciato il ciclismo. Si può dire che da lavoro fisso, si era trasformato quasi in un hobby che mi ha permesso di girare tutto il mondo.” Trenta i Mondiali di ciclismo a cui ha preso parte finora: “Il primo è sta-
to quello del 1969 a Leicester, in Inghilterra, mentre il più recente risale ad agosto-settembre a Mosca per il mondiale junior su pista e strada”. Poi le Olimpiadi, la prima a Montreal nel 1976, cui fanno seguito Mosca 1980 e Los Angeles 1984. Dopo un periodo di pausa, il ritorno ad Atlanta nel 1996 dove Andrea Collinelli e Silvio Martinello vincono la medaglia d’oro. “Il progetto di seguire Andrea nacque l’anno prima durante i Mondiali di ciclismo su pista a Bogotà. Mi chiamò il commissario tecnico Sandro Callari che chiese la mia partecipazione. Dalla fine dell’anno, al pe-
In apertura, Gino Maioli nel suo studio. A fianco, il massaggiatore insieme al grande ciclista Felice Gimondi, sotto, con le ragazze della Teodora.
riodo dell’Olimpiade con Collinelli si viveva praticamente assieme, nacquero tanti meccanismi. Per prima cosa è richiesta la professionalità, poi come secondo aspetto c’è l’amicizia. Con Andrea c’è un grandissimo rapporto.” L’ultima presenza risale al 2000 a Sydney. “Queste manifestazioni mi chiedevano troppa disponibilità che io, avendo uno studio, non ero più in grado di dare.” Tra il 1966 e il 1978 Maioli ha partecipato, inoltre, a 13 Giri d’Italia e a 7 Tour de France. “Mi chiamò la Bianchi, che prese il posto della Salvarani, dove ritrovai come direttore sportivo Giancarlo Ferretti, ex corridore passato sull’ammiraglia.” Nel frattempo, nel 1977, avviene il passaggio nel
Una carriera “tra rete e catena” Gino Maioli è nato a Ravenna il 2 marzo 1939. È sposato con la signora Francesca dal 1963 e ha una figlia, Roberta, laureata in Scienze motorie. La sua carriera si sviluppa tra ciclismo e pallavolo: ha fatto parte dello staff azzurro, infatti, in 30 Mondiali su pista e su strada, 13 Giri d’Italia, 7 Tour de France e 5 Olimpiadi. Dal 1977 all’86 ha fatto parte dello staff della Teodora e dal 1981 all’88 è stato il massaggiatore sportivo della Nazionale di pallavolo femminile partecipando a 1 Mondiale e a 2 Universiadi, a Edmonton in Canada e a Kobe in Giappone.
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mondo della pallavolo femminile: Maioli inizia la collaborazione con la Teodora, durata fino all’86, e con-
temporaneamente diventa massaggiatore sportivo della nazionale di pallavolo femminile. “Gli anni alla Teodora sono stati indimenticabili. Il gruppo di ragazze, quasi tutte ravennati, era meraviglioso: un’esperienza bellissima, ogni gara era un trionfo. Sono sempre rimasto in contatto con tutte le atlete.” Nel suo studio privato sono passati diversi personaggi, come la campionessa di canottaggio Sefi Idem, l’ex tennista Andrea Gaudenzi e tantissimi altri atleti. La famiglia è stata indispensabile per raggiungere risultati importanti: “Per la mia professione, essendo un girovago,
devo ringraziare mia moglie che ha sopportato maggiormente il peso della famiglia in mia assenza. Mia figlia ama moltissimo lo sport, è un’apprezzata allenatrice di pallavolo ed è la responsabile del settore giovanile della Scuola di Pallavolo Anderlini di Modena.” In chiusura un ringraziamento particolare: “Ci tengo a citare due persone. Una è Oscar Minzoni che mi ha fatto conoscere l’arte del massaggio, l’altra è Paola Mengozzi, una ragazza con due lauree, Scienze motorie e Fisioterapia, alla quale sto trasmettendo la mia esperienza. Sono per lei quello che per me è stato Minzoni, è quindi motivo di soddisfazione, perché dà continuità al mio lavoro.” IN
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Degustare | Elisa Leonardi
Le Maitre
Chocolatier testo Claudia Graziani - foto Lidia Bagnara
Il sogno di tutti i golosi. Elisa Leonardi ha ereditato dal padre l’amore per il cioccolato e oggi, oltre a gestire il suo negozio di leccornie a Ravenna, studia, ricerca materie prime selezionate, incontra i migliori cioccolatieri del mondo e ha anche creato una propria linea di gustosi prodotti per chi va in barca a vela.
Cioccolato. Una parola che si può declinare in tanti modi: chimica, medicina, psicologia, arte cioccolatiera, enogastronomia, storia, viaggi, amicizie, sport e molti altri termini. Tutto questo lo potete trovare se avrete l’occasione di incontrare Elisa Leonardi e scambiare alcune chiacchiere con lei, anche solo entrando nel suo negozio a Ravenna. Storico luogo di leccornie del padre Sergio, ora scomparso, che le ha trasmesso l’amore per questa attività non solo commerciale, ma di studio, ricerca di materie prime selezionate, rapporti coi migliori cioccolatieri del mondo e produttori artigianali per portare a casa e proporre diversi e pregiati tipi di cioccolata. E poi diventare cioccolatiera a sua volta, con una propria linea dedicata a chi va in barca a vela, altra sua grande passione.
“Ho sempre lavorato con papà nei periodi più intensi, Pasqua e Natale
- racconta Elisa -, poi sono subentrata a tempo pieno nel 1996 quando si è ammalato. Nel 2002 con una donazione d’azienda sono diventata titolare.” Il negozio è sempre quello, riconoscibile nel tempo, ma la curiosità di Elisa e il desiderio di andare alla ricerca delle novità le hanno permesso di circondarsi di una clientela colta che apprezza il cioccolato artigianale, e diventa complice della sua ricerca e dai viaggi le porta confezioni di cioccolata, praline o bon bon chiedendole pareri. Lei assaggia e, se ne vale la pena, cerca un canale d’importazione in Italia. “Si crea un rapporto di fiducia che dà molta soddisfazione. Il mio lavoro del resto è proprio questo, andare alla ricerca della cioccolata di qualità. Così, dopo Pasqua, quando da noi, diversamente da quanto accade in altri Paesi europei, si sospende il consumo, inizio i miei viaggi alla ricerca della
tavoletta originale dalle qualità particolari. Viaggi che significano incontri con maitre chocolatieres di livello mondiale che poi mi cercano per propormi le loro nuove produzioni. Il mio lavoro consiste nell’andare a trovare coloro che non hanno canali informativi, piccoli produttori. Ciò mi permette di crescere professionalmente, avere una maggiore apertura culturale, godere dell’ospitalità dei cioccolatieri. Ad esempio in Belgio mi è capitato di essere coinvolta nella produzione in laboratorio e di coltivare tuttora belle amicizie.” Questi rapporti le hanno permesso, dal 2007, di produrre una propria linea di cioccolato e, non avendo un laboratorio, di recarsi ospite da cioccolatieri in Toscana e Francia. “Cazzata a Ferro si chiama, un termine che in barca significa massimo rendimento, una metafora per dire che sto cercando il meglio. Produco cioccolata da
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In apertura, Elisa Leonardi alla Fiera del cioccolato di Ravenna. A fianco, i golosi prodotti dedicati a chi va in barca a vela e in basso la cioccolataia al lavoro nel suo negozio.
spalmare, tavolette fondenti, un disco per la girolle, proprio quella che si usa per il formaggio, una cioccolata bianca con fave di cacao del Venezuela e praline, adatte a diversi momenti della giornata trascorsi in barca e dedicate a papà che amava il mare e ad un’amica che non c’è più.” Elisa Leonardi conosce tutto del cioccolato, componenti chimiche e psicologiche, abbinamenti con vini e liquori da sommelier professionista qual è, e aspetti medici. La Biblioteca nazionale di Perugia la annovera tra le migliori fonti storiche sul cioccolato, appare in una guida
turistica tedesca dedicata alle famiglie con bambini, il Daily Telegraph le ha dedicato un articolo nella pagina dedicata al gusto. Non stupisce quindi se alcuni medici le inviino pazienti con ricette. “La cioccolata è come una medicina. Dietologi, dia-
betologi, nutrizionisti, ginecologi indicano al paziente quale e quanta cioccolata inserire in un regime alimentare. È un antiossidante, grazie ai flavonoidi e poi contiene tutti insieme diversi minerali come nessun altro alimento: ferro, litio, rame e magnesio. Consigliato ai cardiopatici perché vasodilatatore, allevia il senso di fame, ha un enzima che protegge i denti dalla carie, la sua parte grassa, il burro di cacao, forma un film protettivo contro l’eccesso di acidità nello stomaco, è un antidepressivo perché contiene amandamide, che ha un’azione calmante. Poi c’è il risvolto psicologico e quindi il consumo legato al relax e al divertimento, semplicemente perché il cioccolato piace e dà gusto. Certo non va bene per tutti, come a chi soffre di emicrania a grappolo, emorroidi ed esofagite da riflusso.”
Inoltre, ha sviluppato nel tempo un’esperienza particolare che la porta ad individuare, nel 70% dei casi, quale tipo di cioccolata sceglierà il cliente appena entrato nel suo negozio: “Se ha un atteggiamento sofferente, stanco o malinconico certamente vorrà gianduia o nocciolato perché le nocciole hanno proprietà ricostituenti. Se una persona va di corsa ed è stressata dai molti impegni non c’è dubbio che vorrà cioccolata fondente che dona razionalità ed energia.” Ma i trucchi del mestiere non le sono tutti svelati ed Elisa aspira a partecipare ad uno stage all’École du grand chocolat Valrhona, a Tain L’Hermitage vicino a Lione, centro di formazione e perfezionamento all’avanguardia pensato per favorire gli scambi fra i pasticceri di tutto il mondo. Per ora è in lista d’attesa. Allora… che il sogno si avveri. IN
Lezioni di cioccolato Elisa Leonardi è anche docente. Collabora col professor Enrico Convertito dell’Istituto alberghiero di Riolo Terme per insegnare ai ragazzi gli abbinamenti vini-cioccolato; è consulente dello chef Marco Melzi che studia gli abbinamenti col salato, quindi anche con pietanze a base di carne o pesce, dato che ogni cioccolato ha un suo punto di fusione e un livello di grassezza che lei conosce alla perfezione; collabora con Stefano Fanticelli, presidente del club Maledetto Toscano e lo segue per l’Italia in incontri dove propongono il connubio tra diversi tipi di cioccolato e sigari. A gennaio sarà al Sigep col campione del mondo di cioccolateria Andrea Slitti.
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Bottega del vino...
ringrazia la clientela, augurando uno spumeggiante... anno nuovo!
Via Paolo Costa, 40 - Ravenna tel. 0544.30451 e-mail: alessandropenso@tiscali.it
Gustare | Vicolo Santa Lucia
Protagonisti del
Futuro
testo Pierantonio Bonvicini - foto Riccardo Gallini
È qui il miglior chef emergente del Nord Italia, ora anche alla Prova del Cuoco su Rai Uno. Allora grande cucina creativa, territorio in primo piano, carta dei vini con 600 etichette e cantina a vista. In un ambiente moderno, luminoso, minimalista. Atmosfera chic, pareti argentate e tanta cortesia nel ristorante più esclusivo di Cattolica, il Vicolo Santa Lucia dell’Hotel Carducci 76. Ora stella Michelin.
Nel 99% dei casi una cena si dimentica dopo averla consumata. Succede perché mangiamo più di settecento volte l’anno, perché non abbiamo più fame, perché non sappiamo cosa c’è nel piatto, perché in giro c’è poco da ricordare. Quell’1% resta nella memoria, intrattiene la mente, emerge quando è necessario, oltrepassa ogni ragionevole dubbio. Così vi accorgerete che a Cattolica la tavola è ancora una promessa, un atto d’amore al territorio, una gioia da condividere in compagnia. Basti pensare alla Lampara, sommo ristorante per la cucina di mare. Stavolta il Vicolo Santa Lucia, ristorante dell’Hotel
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Carducci 76 (aperto la sera, tranne
domenica e lunedì). Dal centro, soltanto qualche minuto d’auto puntando verso il mare, sul quale si affaccia. La struttura, diretta con grande professionalità da Marco Bordoni, era una villa ai primi del ’900 e mantiene anche dopo il restauro, il fascino di quel tempo. Ora gli interni sono tra il bianco e il nero, con design minimalista e suggestioni orientali. Così, dopo aver
superato ingresso e ricevimento, attraverserete il giardino interno per raggiungere il ristorante nell’altra parte della residenza. Alcuni gradini vi faranno scendere al piano inferiore nell’esotico stupo-
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re degli arredi. Quindi la cantina a vista, poi il ristorante suddiviso in tre stanze. Una più grande, rettangolare, e altre due salette, di cui una col tavolo ottagonale. L’ambiente è luminoso, moderno, e le porte-finestre danno sulla piscina, dove si mangia d’estate. Si respira un’atmosfera chic, accentuata dalle luci, dai colori e dalle candele. Ma anche dalle pareti argentate e da quelle retroilluminate che mostrano il Carducci com’era. Dopo, la
semplicità delle lampade al soffitto, i piccoli cactus, il parquet al pavimento, la bella vista dei calici per il vino. In sala, il maitre Leonardo Talani e il sommelier Alan Manci-
ni con altri collaboratori. Per la vostra cena, tovagliato in lino e altre raffinatezze, sedendo in comode poltroncine dall’alto schienale.
In cucina, dal 2005, il romagnolo Stefano Ciotti, con una brigata di 5 persone. Con lui il menù si apre al territorio e alla creatività, dopo
Bis di Ravioli - uno per l’altro Ingredienti: pasta gialla: 260 gr di rossi d’uovo, 300 gr di farina, 1 cucchiaio d’olio extra vergine, sale; pasta verde: 260 gr di rossi d’uovo, 300 gr di farina, 50 gr di semola di grano duro, 100 gr di purea di spinaci freschi, 1 cucchiaio d’olio extra vergine, sale; altri ingredienti: 1 rombo fresco dell’Adriatico da 500/600 gr, 150 gr di panna fresca, 50 gr di Parmigiano Reggiano, 50 gr d’olio extra vergine, 20 gr di burro, 1 pomodoro maturo, 30 gr di olive nere marinate, fiori di finocchio selvatico, scorza di mezzo limone non trattato, ½ bicchiere di vino bianco, 10 spicchi d’aglio, 3 scalogni di Romagna tagliati in quattro, 1 patata pelata e tagliata a cubetti, 1 lt fumetto di pesce, ½ litro di latte, 2 cime di rosmarino, 1 rametto di timo, 5 gambi di prezzemolo, 30 capperi di Pantelleria dissalati, 10 pelati di pomodoro confit, 12 ciuffi di cerfoglio, 18 dischi di patate (3 cm di diametro, alti 3 mm, scottate a vapore 4 min, poi rese croccanti in padella con olio d’oliva), sale e pepe qb. Procedimento: Per il raviolo giallo, impastare gli ingredienti ottenendo una pasta consistente ed elastica e farla riposare in frigorifero; a parte, sfilettare il rombo e privare della polpa anche pelle, carcassa e testa, pulirle e tagliarle a piccoli pezzi; poi farle spurgare del sangue in eccesso sotto poca acqua corrente per circa 1 ora. Queste carcasse serviranno per il raviolo verde. Ora preparare la farcia tagliando la polpa del rombo a piccoli cubetti, salare e pepare, aggiungere i fiori di finocchio selvatico, il parmigiano e la panna; quindi congelare il tutto in un apposito bicchiere per paco jet, pacossarlo e setacciarlo. Stendere la pasta gialla molto sottile e formare ravioli rotondi. Per il raviolo verde, preparare la pasta come in precedenza, aggiungendo spinaci frullati assieme alle uova, e farla riposare in frigo. Prendere le carcasse spezzettate già pulite, asciugarle bene e arrostirle con l’olio d’oliva in una casseruola abbastanza larga, in modo che tutti i pezzi di lisca siano a contatto col fondo del tegame e prendano la giusta rosolatura su ambo i lati. Salare in maniera leggera e aggiungere i 20 gr di burro continuando la cottura sempre a fuoco vivace, aggiungere scalogni, prezzemolo, aglio, pomodoro a pezzi, olive e patate, soffriggere il tutto e sfumare col vino bianco. Versare fumetto e latte e mattere la casseruola in forno preriscaldato a 150° per circa 40 min. Quindi aggiungervi scorza di limone, rosmarino e timo, coprire ermeticamente con la pellicola e lasciare in infusione per 15 min. Filtrare il tutto ad un cinese pressando leggermente le carcasse col mestolo. Versare il guazzetto, aggiustato di sale, dentro stampi in silpat e congelare formando pastiglie semisferiche di 2 cm di diametro e alte 1 cm. Una volta solide, fare i ravioli verdi tirando la pasta sottile e chiudendo i bordi coi rebbi della forchetta. Cuocere tre ravioli per tipo in acqua bollente e salata, per ogni commensale, versarli in una riduzione di fumetto con capperi di Pantelleria. Servirli in una fondina finendo il piatto coi pelati di pomodoro confit, i dischi di patate arrostiti, il cerfoglio e olio extra vergine.
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In apertura, Marco Bordoni, direttore dell’Hotel Carducci 76 e lo chef Stefano Ciotti. In questa pagina scorcio della sala del ristorante.
Culinaria News: Tutte le guide in una È quanto promette La Gola in viaggio anche nell’edizione 2010 Così potrete scegliere fra 10.130 esercizi: ristoranti, trattorie, bettole, osterie, locande, rifugi alpini, enoteche, ristori agrituristici e locali di tendenza. Per ogni regione, curiosità, dizionario gastronomico, cartine. Sitcom Editore, pp. 2032. Euro 19,90.
Inverno in collina
anni di piatti mediterranei e giapponesi. Rilevante il passato dello chef. Che ha appena vinto un concorso a Monza, come miglior cuoco emergente del Nord Italia. E ora è anche alla Prova del Cuoco su Rai Uno. Dopo gli studi all’Alberghiero
di Riccione, esperienze di rilievo. Così è al Grand Hotel Des Bains con Gino Angelini, alla Grotta di Brisighella con Vincenzo Cammerucci, da Righi La Taverna a San Marino con Luigi Sartini, con Alfonso Iaccarino al Don Alfonso 1890 a Sant’Agata Sui Due Golfi e all’Emporio Armani Cafè di Parigi. E quest’anno, sullo yacht di Alberta Ferretti, durante il Festival del Cinema di Venezia, cucina anche per Paris Hilton e Mariagrazia Cucinotta. Adesso alcuni piatti, da una carta mensile. In apertura, oltre ai pani della casa, battuto tiepido di scampi nostrani, il suo cremoso, pere e zenzero; terrina di fegato d’anatra marinata alla saba con la sua gelatina, albicocche in osmosi alla mentuccia. Tra i primi, ravioli di canocchie col suo sugo al pomo-
doro fresco e peperoni appassiti alla mentuccia; risotto mantecato allo squacquerone, polvere di capperi e olio alle noci. Tra i secondi, rombo in potacchio con patate al limone candito; filetto di manzetta romagnola con porcini, finferli e chantilly al fegato grasso d’anatra. Tra i dolci, del pasticcere Tomas Morazzini, zuppa inglese contemporanea, crema lime con frutti rossi, gelati e sorbetti. Carta dei vini di 26 pagine con 600 etichette. Allora champagne, spumanti nazionali, e il meglio dall’Italia. Poi la Francia: Borgogna, Bordeaux, Loira-Cotes du Rhone, Alsazia, sud della Francia. A seguire, Spagna, Austria, Germania. Infine, vini dolci, passiti, muffati e fortificati. E una ventina di proposte al bicchiere. Senza bevande, prevedete 60-70 euro. Oppure tre degustazioni, almeno per due persone: “Gran pasto a base di pesce e carne” a 65 euro, “TuttoPesceNientePasta” o “Menù di Terra” a 50 euro. Fama volat, scriveva Virgilio nell’Eneide. Ma qui ci sono tutte le premesse perché duri a lungo. Buon appetito! IN
Stavolta nel cesenate, a Montiano. Ha riaperto dopo un lungo restauro La Cittadella. Ambiente tradizionale e di grande piacevolezza. Ora la struttura settecentesca ha un nuovo spazio “lounge bar” ideale per aperitivo o dopo cena. Quanto al menù, proposte nazionali e locali di carne e pesce. Carta dei vini dedicata al territorio e al resto d’Italia. Chiuso il martedì. In piazza Garibaldi, 14.
Nel regno della carne Il calore dell’accoglienza, le meravigliose carni cotte al girarrosto, la ricercata carta dei vini. Questo e molto altro al Verde Mare di Mario Sapigna. Ora entrano in menù anche i ravioli di bietoline e patate con erbe aromatiche e scalogno, i cannelloni allo stracotto, il filetto di manzo in crosta di pepe alla griglia e le costolette d’agnello con salsa al passito. A Santarcangelo di Romagna, in via Padre Tosi n.1044. Mai di venerdì.
I liquori di Angelo Babini Sappiamo quasi tutto su cognac, rum o armagnac. Ma non conosciamo i nostri migliori liquori. Provate quelli ottenuti dalle ricette di Angelo Babini di Russi. Quindi, “Il Luigino”, liquore della campagna ravennate a base di erba luigia. Poi il “Prugnolino”, coi prugnoli selvatici della Salina di Cervia. Inoltre, “Il Cafetino”, di antica ricettazione monastica, con caffè brasiliano, l’Alkermes e le “Feuilles De Cerises”, ratafià francese di ricetta napoleonica, conosciuto in Romagna già dal 1797.
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Rileggere | Le feste dei vip
Ricordi di fine
Anno
testo Anna De Lutiis
Questo è il periodo in cui in molti si muovono per trascorrere le feste in luoghi ameni, siano essi la montagna, le isole esotiche o le città europee. Sorge la curiosità di sapere dove sono diretti alcuni dei personaggi più in vista di Ravenna e quali, tra i Natali del passato, sono rimasti nel loro cuore.
Cristina Mazzavillani Muti
“I Natali di oggi - dice Cristina sono distratti, incompiuti: i figli con le loro famiglie, i fratelli anche, gli amici anche loro indaffarati. Un albero di Natale quasi inutile e un Presepe che si ripete sempre uguale.”
casa e ognuno improvvisava piccole, preziose sacre rappresentazioni: mia figlia Chiara era l’Angelo, Domenico il pastorello, Francesco il ‘capo’ dei Magi. Ognuno scriveva frasi da recitare durante il pranzo tradizionale del 25 dicembre.” Oggi si vive in modo diverso e i gio-
Allora tanto vale trascorrere le fe-
vani, soprattutto, amano muoversi.
ste viaggiando?
“È vero, ma proprio perché le cose sono cambiate sono andata a ripescare una vecchia foto che ci vedeva tutti insieme: riguardandola mi afferra la malinconia e il desiderio di quell’atmosfera particolare che teneva unita la famiglia. Mi vengono alla mente le parole spezzate della poesia di Ungaretti che ha per titolo Natale: ‘Lasciatemi così, come una cosa posata in un ango-
“Sì, c’è un po’ la fissa dei viaggi: nei paesi caldi? In montagna? Alla fine decidiamo di restare a casa per rimandare la vacanza ad un diverso momento.” Questo desiderio sa di nostalgia di Natali passati?
“In un certo senso sì. Si trascorrevano lunghe giornate ad addobbare insieme l’albero e gli angoli della
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lo e dimenticata. Qui non si sente altro che il caldo buono. Sto con le quattro capriole di fumo del focolare’. Silenzio, ripensamento, teneri sorrisi e la consapevolezza di essere ancora insieme.” Cristina non ama muoversi forse perché è spesso altrove e spazia da un continente all’altro, proprio come accade alla “nostra” campionessa olimpionica. Sefi Idem
“Le vacanze? Prima di ogni cosa venivano gli allenamenti: negli ultimi anni siamo sempre partiti per Siviglia il 27 dicembre, così univamo la vacanza al lavoro, in un bel posto. Da bambina, però, ricordo che le feste di fine anno erano le più attese. Mia mamma nasconde-
Abbigliamento donna Via de Gasperi 15 - Ravenna tel 0544 37519 A sinistra, la famiglia Muti durante un Natale di qualche anno fa. Sopra, la famiglia di Sefi Idem in vacanza.
va sempre i tipici dolci natalizi tedeschi, affinché non li mangiassimo prima di arrivare alla vigilia. Noi, puntualmente l’abbiamo ‘sgamata’ e non c’è stato Natale nel quale restassero i dolci giusti, perché già a una settimana dalle feste non si trovavano più nelle botteghe. Eravamo in quattro figli, quindi difficilmente ricevevamo più di un dono. Per questo occorreva scegliere bene sicché, per due mesi, non si dibatteva d’altro. Ognuno faceva la sua ipotesi poi la procedura era la seguente: sognare come avrebbe giocato con questo giocattolo, valutare a cosa avrebbe rinunciato in cambio, cambiare l’ipotesi e così via.” Ora che può permetterselo dove trascorrerà le vacanze?
“Sono sempre in giro e mi prende il desiderio di fermarmi. Da quando sono in Italia, abbiamo sempre festeggiato il Natale con la famiglia di mio marito. Di solito passavamo questo giorno così, ma con la scomparsa di mia suocera le festività sono diventate più tristi. Comunque, che si rimanga in Italia o si vada in Germania staremo tutti riuniti, com’è ancora bello trascorrere le feste: in famiglia.” Mi rendo conto con sorpresa che i personaggi più cele-
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A fianco, da sinistra, Gianni e Dea Fabbri, Loretta Mercatali e Anna Mantice durante un viaggio in Egitto di qualche tempo fa. Sotto, Ramiro Racine con il figlio Mario.
Quali sono le ultime mete che ha
della padrona di casa per le cose belle.
raggiunto?
Ramiro Racine
La nota manager ravennate, presidente del Gruppo Porto di Confindustria, è sempre molto impegnata.
“Sono stata in Russia, San Pietroburgo, bellissimo viaggio, ma ho trovato stupendo l’Egitto dove sono stata con i miei amici Gianni Fabbri, sua moglie Dea e tanti altri.”
Cosa significa per lei vacanza?
Gianni e Dea Fabbri
“La considero come una boccata d’aria fresca, un completo relax soprattutto per la mente. Viaggio spesso per lavoro pertanto per vacanza intendo luoghi lontani, magari esotici, dove anche il clima contribuisce ad un totale cambiamento, anche se per un bre-
Proprio col presidente della squadra di calcio di Ravenna e sua moglie, parliamo di vacanze di fine anno. “Abbiamo gusti diversi - dice Dea - perché a me piace fare vacanze per conoscere mentre Gianni preferisce i luoghi dove rilassarsi in modo totale.” “Proprio così - ribatte Fabbri - della vacanza io amo il sole, restare disteso senza fare assolutamente nulla, scaricare la mente da ogni pensiero: quindi Maldive e ancora Maldive, sempre Maldive.” A volte, però, la coppia cambia itinerario e parte per una lunga crociera sul Nilo e per scoprire le meraviglie dell’Egitto. Dea, però, tiene a precisare che le feste di Natale ama trascorrerle a casa: la vigilia con tutti gli amici e Natale con i parenti, nella loro bellissima casa che, in ogni angolo, rivela la passione
Abbiamo incontrato questo noto personaggio ravennate, amante dei viaggi il quale, però, è costretto a rimandare le vacanze, per motivi di lavoro, a dopo le feste. “Generalmente andiamo in vacanza, l’ultima settimana delle festività, perché teniamo conto anche degli impegni scolastici di nostro figlio.”
bri amano la tranquillità proprio quando, per tutti gli altri, c’è fermento per raggiungere questo o quel luogo. Anna Mantice
ve periodo: mari caldi o Egitto.”
Quali le mete preferite?
“Amiamo molto le grandi città europee, in particolare Parigi, Londra, Madrid, ma anche Roma, Napoli, Palermo; approfittiamo delle vacanze per stare insieme, in famiglia, unendo al divertimento l’aspetto culturale delle visite. Mario, quattordicenne, viaggia ancora con noi, anche se ha fatto esperienze di studio all’estero, ma è bello trascorrere le giornate visitando bei luoghi e gustarli insieme.” Qual è la meta di quest’anno?
“Abbiamo deciso di andare a Napoli, un po’ perché ci vivono ancora dei parenti, ma soprattutto perché è una bellissima città. Poi, vogliamo far visitare a nostro figlio la splendida reggia di Caserta.” IN
Il regno della casa, da oltre 40 anni È Casa della Tenda di Ravenna, dove progettare i propri interni da sogno.
La confezione sartoriale dei tessuti è, da sempre, il fiore all’occhiello della Casa della Tenda che è in grado di fornire ai propri clienti la massima personalizzazione possibile, per soddisfare i diversi gusti e le varie esigenze. Un’azienda storica a Ravenna, la cui origine risale al 1962, quando Bruna e Ottavio Baruzzi hanno dato vita a una piccola bottega artigiana, in cui inizialmente si confezionavano soprattutto tende. Dopo oltre quarant’anni, il testimone oggi è passato nelle mani dei figli Massimo e Catia che, insieme alla madre, hanno saputo ampliare e innovare l’attività senza mai perdere di vista la qualità artigianale che la contraddistingue. Pur avendo mantenuto il nome storico, Casa della Tenda è davvero il regno della casa, con tutto ciò che serve per renderla più accogliente e confortevole, conferendole quello stile - dal classico al moderno - che ciascuno riconosce come proprio: oltre a un ampio assortimento di tendaggi e tessuti, carta da parati e moquette, qui si trovano infatti biancheria, letti, materassi e complementi di arredo fino a spaziare ai mobili per la zona giorno, poltrone e divani di note aziende di arredamento belga e francese, per l’interno e per l’esterno. “Offriamo un servizio a tutto tondo per seguire passo passo il cliente e accompagnarlo nelle scelte - illustrano Massimo e Catia Baruzzi. Una vera e propria consulenza, che prevede, per chi lo desidera, una visita in loco dei nostri tecnici arredatori, la confezione sartoriale dei tessuti nel nostro laboratorio interno e l’installazione eseguita da tecnici specializzati.” La Casa della tenda realizza anche veri e propri progetti d’interni con l’ausilio di architetti e tutto può essere fatto su misura: tanto per fare un esempio, è possibile richiedere tappeti ma anche tovaglie della misura e forma desiderata, con decoro a propria scelta.
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Non sempre la personalizzazione del prodotto richiede un budget elevato, tant’è che la ditta ravennate riesce a suggerire diverse varianti di tessuto per venire incontro alle esigenze di spesa, ottenendo comunque il massimo risultato. Quali sono le tendenze attuali? “C’è un grande ritorno delle carte da parati per l’alta decorazione - spiegano i titolari. Lo stile più apprezzato è quello moderno, lineare e minimale, mentre i tessuti preferiti sono quelli naturali come il lino e le sete, declinati in sfumature dai grigi ai tortora, passando dal bianco al nero, ma anche il glicine, il prugna e il viola.” I tessuti, oltre agli italiani, sono principalmente inglesi, tedeschi e francesi delle più note marche: Sahco, Rubelli, Fischbacher, Casamance, Mastro Raphael, Rapsel, Blumarine, Malo e tanti altri. E per sottolineare la capacità di stare al passo coi tempi, lo scorso 26 maggio, è stata inaugurata ufficialmente la nuova sede - frutto di un accurato progetto di restyling architettonico a cura dell’architetto Stefano Mario Martini - sempre in Circ. S.Gaetanino 104, dotata anche di un ampio parcheggio interno. Il risultato è un edificio luminoso, moderno ed essenziale in cui domina il bianco, sovrastato da un’ampia terrazza panoramica di quasi 200 metri quadrati dove sono in mostra suggestive proposte a cui ispirarsi, con innovativi e tecnologici pergolati della ditta Corradi, con telo retraibile e possibilità di chiusure frontali, con vetrate scorrevoli o tende avvolgibili. Inoltre, vele avvolgibili di derivazione nautica, arredi dall’innovativo design, pavimentazioni e illuminazioni per l’outdoor adatti per abitazioni civili, locali e stabilimenti balneari. Casa della Tenda è a disposizione anche per forniture contract per uffici, alberghi e comunità e per ogni tipo di richiesta, personalizzabile in base alle diverse esigenze.
Via S.Gaetanino, 104 Ravenna Tel. 0544.454119 Fax. 0544.688706 info@casadellatenda.com www.casadellatenda.com
Confidare | Fabrizio Fronzoni
Incontri di
Stile
testo Anna De Lutiis foto Massimo Fiorentini
Fabrizio Fronzoni arriva all’incon-
tro, fissato per l’intervista, con il suo solito andare dinoccolato e con un sorriso sornione stampato sul viso. Al lavoro alterna la sua attività di scrittore, passione che è iniziata quasi per scherzo nel 1999 quando partecipò al concorso di narrativa “Scrivere in Vacanza” vincendo il primo premio con il racconto “Distanze”. Da quel primo, forse inaspettato successo, Fabrizio ha continuato a scrivere passando dal racconto al romanzo.
l’onda, Fresno, Anche i topi amano la civiltà bizantina, La Maison.”
Come è avvenuto il tuo primo ap-
Una caratteristica che ritorna nei
cisa all’inizio del ’900 per gelosia. Il resto è frutto della mia curiosità e fantasia.”
proccio con la scrittura?
tuoi scritti è l’ambientazione nei
Hai due bambini che, nel tempo libe-
“Devo dire che, nel mio piccolo, con l’autoironia che mi contraddistingue, sono partito da una preparazione scientifica, seguendo tracce di tanti altri noti personaggi che a un certo momento della loro vita hanno deciso di scrivere inoltrandosi in un campo differente da quello del proprio lavoro.”
luoghi in cui vivi: Ravenna, Marina di
ro, come fanno molti papà moderni,
Ravenna, Marina Romea. Perché?
ami seguire, accudire e giocare con loro. Che posto occupa, nella tua
Possiamo supporre che la scrittu-
“Mi sono sempre ispirato a Piccole Donne, soprattutto al remake del film in cui alla protagonista viene suggerito di scrivere attingendo al suo substrato, a quanto conservava nella mente e nel cuore. È una piccola regola che, credo, mi abbia aiutato a conservare la spontaneità.”
ra offra la possibilità di sviluppa-
Il tuo ultimo libro, Ti ho cercato, SBC
bero?
re una maggiore creatività che va
edizioni, ha partecipato al festival
a compensare insoddisfazioni del
GialloLuna NeroNotte, insieme a
campo lavorativo?
scrittori italiani e stranieri.
“Molto probabilmente sì. Infatti, successivamente, ho sentito il bisogno di allargare l’ambito narrativo passando dal racconto al romanzo. Così sono nati Un’impronta sotto
“Sì, ed è stata una grande soddisfazione. Il libro rientra nella categoria Giallo&Nero e s’ispira ad una lapide che ricorda un grave episodio di cronaca nera, una donna uc-
“Sono appassionato di cinema, in particolare amo i film di Woody Allen, in futuro mi piacerebbe scrivere la trama di un film. Amo ascoltare musica degli anni ’70-’80, leggere i libri di Woodhouse, quelli di Simenon, naturalmente quando ho un po’ di tempo libero!” IN
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scala dei valori, la famiglia?
“Ho scoperto che per me è la cosa più importante; intorno ad essa ruota tutta la mia vita; i miei bambini, Filippo e Nicola, sono la mia forza e il mio sostegno, li adoro.” Cosa fai, se ti rimane, nel tempo li-
Esplorare | 52 luoghi spirituali in Romagna
I luoghi dello
Spirito
testo Francesca Renzi
Da Imola a Rimini, dagli Appennini alla costa, tutta la Romagna è punteggiata da chiese, cattedrali, abbazie, eremi e pievi: luoghi affascinanti da raggiungere a piedi, dove la fede si intreccia con le tradizioni popolari e invita a ritagliarsi momenti di pausa e di riflessione. Il tutto è raccolto nella nuova guida “targata 52” di Edizioni IN Magazine, in libreria da questo dicembre.
Santiago de Compostela, Fatima, Lourdes: quando si parla di pellegrinaggi e di spiritualità, la mente corre inevitabilmente a questi grandi luoghi di fede e di preghiera, intrisi dell’odore dell’incenso e della cera sciolta. Tuttavia, per ritemprare lo spirito o, più semplicemente, per prendersi una pausa di riflessione, non è sempre necessario percorrere centinaia di chilometri: tutta la Romagna è punteggiata da piccole pievi, oratori, cappelle e romitori, che si affiancano alle grandi basiliche di città.
Alcuni di questi sono veri e propri luoghi di culto, dove vengono celebrate funzioni religiose, come il Duomo di Faenza, il riminese Tempio Malatestiano, le basiliche bizantine di Ravenna e le chiese parrocchiali di campagna; ci sono, però, anche piccole cappelle votive, maestà ai bordi della strada, vecchie chiese sconsacrate che emanano un ineguagliabile fascino e invitano alla serenità. Questi sono i luoghi dello spirito, che invitano a riflettere e a rilassarsi, accoglienti tanto per chi crede quanto per chi non trova conforto nella fede: la bellezza di cattedrali e chiesette, espressa
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dalle linee architettoniche, dai dipinti e dalle opere d’arte riempie gli occhi di ogni osservatore. Matteo Ranucci, giornalista forlivese, ha selezionato 52 di questi luoghi - uno per ogni settimana dell’anno - e li ha raccolti nel libro 52 luoghi dello spirito in Romagna,
il nuovo libro che arricchisce la collana “52” di Edizioni IN Magazine, affiancandosi a 52 domeniche in Romagna - dello stesso Ranucci - e a 52 storie e luoghi di Romagna, di Andrea Casadio. Accompagnando il lettore in una piacevole passeggiata, in 52 luoghi dello spirito in Romagna l’autore suggerisce 52 piccoli pellegrinaggi, escursioni alla scoperta di un territorio dalla storia antica e dalle tradizioni profonde che si intrecciano con i simboli della fede. Una selezione dei luoghi più suggestivi ed emozionanti, dove la fede si intesse con la tradizione e le credenze popolari, dando vita a vecchie leggende tramandate di generazione in generazione e ancor oggi affascinanti. In un luogo così, ci si ritrova immersi nel silenzio della riflessione, tanto tra i boschi di montagna quanto a pochi passi dal centro delle città romagnole. IN
Leggere | Freschi di stampa
Novità in
Libreria
testo Francesca Zampiga
L’anno è al termine e gli editori ravennati chiudono questo periodo con notevole freschezza ed originalità di proposte. In uscita per questo gennaio è il volume, di genere artistico, Le divine Commedie di Franco Morelli pubblicato da Longo Editore. L’artista, nel corso della sua carriera, si è sempre tenuto lontano dalle luci della ribalta, per meglio dedicarsi e approfondire le sue ricerche. Oggi, questo volume gli rende omaggio regalando al pubblico il meglio di una produzione che ha caratterizzato la sua maturità artistica. Affascinato, intrigato, occupato per decenni nell’illustrazione dell’opera dantesca, oggi quelle immagini corredate dai testi di Gianni Cerioli, Roberto Roda, Lucio Scardino tornano a vivere regalando emozioni sui temi della Commedia. Genere ed approccio ben diversi contraddistinguono il testo pub-
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blicato da Edizioni del Girasole. Si tratta di un’antologia fotoepistolare, nella quale più di trenta volti e nomi noti della città “scrivono al loro micio, spesso fingendo che sia il gatto a scrivere al proprio padrone”. Il testo intitolato, Caro micio ti scrivo… è nato da un’idea dell’Associazione Gatti Bizantini e, tra gli obiettivi, si propone quello di favorire l’incontro tra l’uomo e il gatto, in modo particolare con tutti coloro i quali vivono situazioni di handicap e disagio. Un viaggio nel mondo felino per promuovere la pet-therapy e portare, cioè, la vicinanza di un amico gatto a chi da anni ormai, se ne vede privo, trovandosi in case di riposo o strutture similari e ridonare la gioia di una carezza o di un’effusione felina. Si colora invece di giallo l’altra pubblicazione delle Edizioni del Girasole. Firmato dal giornalista
ravennate Mario Scarponi, Jack , questo il titolo del romanzo, ha come protagonista un giornalista free lance frequentatore del mondo del gioco. Ambientato in una torrida estate ravennate, l’intreccio si dipana attorno a tre omicidi, tutti firmati dall’assassino con una carta da poker. Pochi gli elementi in mano alla polizia; così, il filo narrativo procede tra l’avvicendarsi di volti, storie sentimentali e amicizie, dove protagonista e coprotagonistiti tenteranno con vari mezzi di mettersi sulle tracce del serial killer. Infine, Elena Maffioletti, firma per Fernandel Il ladro di parole. Un romanzo ricco di colpi di scena, dove la quiete lavorativa ed esistenziale della protagonista, una vecchia e famosa scrittrice ogni giorno costretta a fare i conti con i segni di una sempre più crescente fatica fisica, viene irreparabilmente compromessa. La copia manoscritta del suo nuovo e sofferto romanzo, viene perduta tanto da far crollare in breve non solo la sua esistenza, ma anche il privilegiato rapporto con la segretaria e redattrice di un’intera vita. Il ladro di quelle parole, uno sconosciuto che si cela dietro un indirizzo mail, non solo scompagina il testo originale, ma si insinua e sconvolge il rapporto e la complicità tra le due donne, fino a portare ogni relazione alla deriva. Ad ogni personaggio non rimane altro se non coltivare il proprio egoistico individualismo. IN
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Mercedes-Benz è un marchio Daimler.
Nuova Classe E 4MATIC. Attrazione integrale. Ovunque e comunque. Nessuna superficie può resistere al sistema di trazione integrale permanente più evoluto della categoria: 3 differenziali effettivi che interagiscono con il sistema 4 ESP per un’eccezionale dinamica di guida, massima sicurezza e comfort in qualunque condizione. Nuova Classe E station wagon 4MATIC: entra nel mondo della trazione integrale Mercedes-Benz. Consumo combinato (l/100 km): 10,3 (E 350 SW 4MATIC) e 7,7 (E 350 SW CDI 4MATIC BlueEFFICIENCY). Emissioni CO2 (g/km): 241 (E 350 SW 4MATIC) e 203 (E 350 SW CDI 4MATIC BlueEFFICIENCY).
De Stefani S.p.A. Concessionaria Ufficiale di Vendita Mercedes-Benz Ravenna - Via Dismano, 2 - tel. 0544 479611 - www.destefani.net