Tariffa R.O.C.: Poste Italiane s.p.a. - Spedizione in A. P. - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 1, DCB - FILIALE DI FORLÌ - Contiene i. p. - Reg. al Tribunale di Forlì il 16/01/2002 n. 1 - E 3,00
R a ve n n a ®
Anno IX - N. 2 - maggio 2010
Matteo
Plazzi
Il navigatore dei mari
Giovanni Malpezzi Studiando...da Sindaco Terminal Crociere Il porto cambia look Paolo Vandini L’acqua...nel sangue
Editoriale |
Nuovi
Orizzonti di Andrea Masotti
Sono quelli del Porto, in particolare del Terminal Crociere. Sono quelli che di cui è sempre alla ricerca Matteo Plazzi, “navigatore” di BMW Oracle e vincitore a febbraio dell’America’s Cup, trofeo che il velista ha inseguito da sempre come un sogno. E che aveva sfiorato nella storica impresa di Luna Rossa del 2000, che tutti (non solo gli appassionati di vela) ricordiamo. Nuovi orizzonti, prospettive e progetti sono quelli che ha in mente, per la sua città, il sindaco di Faenza Giovanni Malpezzi. E ci fa piacere, dopo circa un anno, ritrovare questa edizione di “IN Magazine”, che tornerà in altre tre occasioni
Ravenna
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lungo il 2010. Inevitabilmente, non potevamo non tornare nella città manfreda col primo cittadino, fresco d’incarico. Per una primavera interlocutoria, basta il meteo a farci utilizzare il termine, “IN Magazine” cammina per le vie di una Ravenna che si prepara all’imminente bella stagione. E lo fa con un primo primo passo verso il mare. Apriamo la rivista, infatti, con Plazzi, romagnolo con la vela nel sangue e la “Coppa” nel mirino. Un bersaglio finalmente centrato. Dallo sport all’economia, in particolare al turismo, una breve “traversata” ci fa scoprire come si svilupperà il nuovo Terminal a Por-
Cesena
Faenza
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Anno VII - N. 1/2 - APRILE - 2010 Anno IX - N. 2 - mAggIo 2010
Supplemento a “Ravenna IN Magazine” N. 2 - 2010
Matteo
Malpezzi
Giovanni Malpezzi Studiando...da Sindaco Terminal Crociere Il porto cambia look Paolo Vandini L’acqua...nel sangue
Matteo Plazzi Il navigatore dei mari Terminal Crociere Il porto cambia look Velda Ponti L’emozione del colore
Il navigatore dei mari
Rimini
Nel segno di
Giovanni
Plazzi
Teleromagna
Gianluca Pagliacci e Gianluca Padovani
Le sfide del nuovo sindaco
Ulisse Tramonti Un forlivese a Firenze Sant’Agostino in Alpe Quel che resta del passato Formaggi di Romagna Freschi di tradizione
Forlì
Pesaro-Urbino
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Anno XIII - N. 2 - APRILE 2010
Anno X - N. 2 - mAggio 2010
Bruno
Vernocchi Un ingegnere a tutto gas
Alta Valmarecchia Cartolina dalla “nuova” Romagna Concept store I live shopping Centro Edith Stein La cura dell’arte
Anno V - N. 1 - MARZO/APRILE/MAGGIO 2010
Ivano
Dionigi Alla guida dell’Alma Mater
Hotellerie d’eccellenza L’arte dell’ospitalità Monteciccardo Primavera in collina Libri, musica e sapori Alleanza culturale
Ulisse
Tramonti
L'architettura, una passione "razionale" Gianluca Pagliacci e Gianluca Padovani Nel segno di Teleromagna Sant'Agostino in Alpe Quel che resta del passato Formaggi di Romagna Freschi di tradizione
to Corsini: un grande scalo che offre possibilità concrete a Ravenna di diventare meta di itinerari turistici per i crocieristi dell’Adriatico. Così affermano i vertici dell’Autorità Portuale e della società che gestirà il Terminal passeggeri. Turismo, a Ravenna, vuol dire anche arte. E dopo un progetto urbanistico in evoluzione, ne analizziamo due, in campo culturale, già attivi e apprezzati: per una città che regala ogni anno, occasioni davvero interessanti, su quelli tuttora in corso al MAR e a San Nicolò, abbiamo voluto guardare da dentro: cercando di capire non tanto (non solo) il loro valore artistico, quanto il lavoro professionale che sta dietro a simili mostre. Un’attività di mesi se non di anni, altrettanto entusiasmante e da conoscere. Come da conoscere sono gli “antichi mestieri”, che sembravano perduti e che invece non si abbandonano (per fortuna) con l’evoluzione della tecnologia. Anzi, per l’artigianato di qualità si tratta di una nuova primavera. Dalle tradizioni alla storia, rievochiamo le curiose vicende della Fiera di Maggio, festa religiosa andata dispersa nella prima metà del secolo scorso. Infine le rubriche: per lo sport restiamo in acqua, dopo Plazzi, ma passiamo a quella della piscina, “terreno” di sfida per Paolo Vandini; mentre il nostro incontro di stile è dedicato a Mauro Mambelli, ristoratore (ma non solo) noto a tanti ravennati. Buona lettura!
IN Magazine | 3
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Sommario 3
Editoriale |
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Annotare | Brevi IN
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14 Essere | Matteo Plazzi 20 Amministrare | Giovanni Malpezzi 26 Approfondire | Terminal Crociere 32 Scoprire | Histrionica e Preraffaelliti a Ravenna
20
36
40
36 Creare | Velda Ponti 40 Riscoprire | Vecchi mestieri ritornano 44 Ricordare | Fiera di maggio 51 Vincere | Paolo Vandini
Edizioni IN MAGAZINE S.R.L. Redazione e amministrazione: Via Napoleone Bonaparte, 50 47100 Forlì tel. 0543.798463 fax 0543.774044
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54 Confidare | Mauro Mambelli
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IN Magazine | 5
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Il “Giustiniano” a Verdone Granfondo del Gesso
Riolo Terme - In calendario per domenica 30 maggio al Parco Regionale della Vena del Gesso Romagnola, il raduno escursionistico di ciclismo “off-road “ sarà l’evento di punta del “Mbike Festival”, in scena a Riolo Terme l’ultimo week-end di maggio. Organizzata da Sportur, la manifestazione è inserita nel progetto regionale Bike & Go, per incentivare l’uso della bicicletta e uno stile di vita sano. La pedalata, aperta a tutti, si svolgerà su tre percorsi di 45, 32, 25 km tracciati entro i confini dell’area protetta, tra le vallate del Sillaro, del Lamone e del Santerno. Partenza ore 8.30 da Corso Matteotti. Il costo dell’iscrizione è di 10 euro per gli escursionisti tesserati e di 13 per amatori non provvisti di tessera. L’evento rientra nel programma del “Mbike Festival”, la manifestazione che animerà Riolo Terme sabato 29 e domenica 30 maggio. www.sportur.com
Tagliavini presiede la giuria dei “Corti” Ravenna - La giuria della sezione European Sogni Award dell’undicesima edizione del Festival internazionale di cortometraggi “Corti da Sogni”, che si terrà dal 10 al 12 giugno, sarà presieduta da Giuseppe Tagliavini, digital compositor, noto per aver lavorato alla Weta Digital durante la postproduzione del kolossal 3D Avatar di James Cameron, vincitore dell’Oscar proprio nella categoria effetti speciali. In particolare, nella giornata di sabato 12 il pubblico potrà incontrare il mago ravennate degli effetti speciali, che terrà una lezione insieme con il fratello regista Edo Tagliavini, per illustrare i segreti del rivoluzionario Avatar. (R.B.)
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Ravenna - Il premio, destinato a chi produce Arte e Cultura, è alla prima edizione ed è organizzato da Associazione culturale Byron, Amare Ravenna e Ravenna 24 Ore. Al Teatro Alighieri, lo scorso 10 marzo, Carlo Verdone (che ha confessato di aver accettato l’invito perché gli è stato rivolto in maniera affettuosa da una lettera del cardinale Tonini) è stato festeggiato da un folto pubblico. Il premio consiste in un mosaico di Marco Bravura. Nel pomeriggio l’attore aveva incontrato i giornalisti, presentato da sindaco e cardinale. Matteucci ha sottolineato la disponibilità di Verdone. L’ultimo suo film propone ancora una volta un personaggio prete, missionario che esplica la sua missione in Africa e si rende conto, ha detto
Verdone, “che se l’Africa è povera conserva tuttavia alcuni importanti valori che non trova più nel nostro paese, al suo ritorno”. Ersilio Tonini, che da sempre segue con passione gli eventi e i problemi dei paesi africani, ha parlato dei conflitti che sconvolgono questi paesi. Non sono mancate battute e imitazioni che hanno deliziato il pubblico. (A.D.L.)
Successo per la mostra di Giampiero Corelli Roma - La mostra “La Bellezza Dentro. Donne e madri nelle carceri italiane” è stata inaugurata lo scorso 18 marzo alla Camera dei Deputati in presenza del ministro della Giustizia Angelino Alfano, l’on. Maurizio Lupi, la senatrice Maria Elisabetta Alberti Casellati, gli onorevoli Gabriele Albonetti, Renato Farina, Andrea Orlandi e, da Ravenna, in rappresentanza del Comune, l’assessore Giovanna Piaia.
La mostra è stata anche l’occasione per riflettere sulla situazione carceraria in Italia. Il sottosegretario alla Giustizia, sen. Alberti Cesellati ha parlato di “fotografie che trasmettono la voglia di normalità dentro una situazione di per sé disumana: la reclusione di donne e anche dei loro bambini. Sui muri delle celle ci sono tanti appunti del sentimento delle donne. Corelli ha colto la voglia di libertà delle donne, il loro pensare ad un futuro migliore.” Il ministro alla Giustizia ha elogiato il lavoro annunciando interventi nel mondo carcerario: “Dobbiamo creare le condizioni perché i bambini che vivono nelle carceri con le loro mamme possano vivere la loro infanzia con gli stessi diritti e opportunità educative degli altri bimbi.” La mostra, itinerante, raggiungerà altre città. (A.D.L.)
Cna premia l’impegno di dieci imprese ravennati
Ravenna - Sono state dieci le imprese insignite, lo scorso 18 marzo, del Premio Sviluppo e Occupazione, promosso dalla Cna provinciale, per aver sviluppato la propria attività aziendale nel corso del 2009, aumentando anche la forza lavoro impiegata. La cerimonia, che si è svolta alla presenza del presidente della Provincia Francesco Giangrandi, di quello della Camera di Commercio Gianfranco Bessi, dei rappresentanti delle Amministrazioni comunali e dei massimi dirigenti della Confederazione ravennate. Il premio è un riconoscimento simbolico a quelle imprese che, nonostante la crisi, sono riuscite a incrementare la loro base occupazionale, diventando emblema di un settore, artigiano e Pmi, che rappresenta il volano della nostra economia e che continua a investire sul territorio. www.ra.cna.it (V.D.S.)
Nuova sponsorship per Freewheeling Cervia - Freewheeling, l’azienda ravennate che produce biciclette a marchio FWR, fornirà i modelli NapaValley da strada e Eldorado per la mountain bike, oltre che occhiali, caschi e pompe, mentre Northwave, azienda produttrice di scarpe e indumenti da ciclismo, fornirà l’abbigliamento della linea team business: è la nuova sponsorship tra le due società e il GS Esercito. A presentare l’accordo, che si protrarrà fino al 2012, sono stati, lo scorso 10 aprile al Palasportur, Claudio Brusi, presidente FWR, e Giancarlo Bettin, agente del Trentino-Alto Adige Northwave. Il GS Esercito è uno dei più attivi a livello nazionale e ha ottenuto ottimi risultati nell’ultima stagione. www.pro-bike.it (V.D.S.)
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Disincanti, oltre la pelle delle Cose Bagnacavallo - Dei sette artisti toscani, che negli anni ’80 diedero vita al gruppo della Metacosa, la mostra “Altri Disincanti”, al Museo Civico delle Cappuccine fino al 28 giugno, ne riunisce cinque. In quegli anni, questi pittori s’impegnarono a indagare visivamente la metafisica del quotidiano, cioè quella seconda dimensione delle cose che si può leggere nei più dimessi sguardi ordinari. Il “capogruppo” Ferroni è scomparso nel 2001, mentre gli altri si sono mantenuti attivi sulla linea di quell’esperienza di ispirazione figurativa e minimalista che consente di andare oltre l’immediata visione del reale. Per loro la visione non è semplice sguardo sulle apparenze, cioè pura relazione “fisico-ot-
tica” col mondo, ma dall’osservazione del dato realistico il pittore approda al “visibile”: il quadro può essere rappresentazione di qualche cosa solo essendo “rappresentazione di niente”, oltrepassando la “pelle” delle cose per mostrare come le cose si fanno cose, e il mondo si fa mondo. (A.S.)
Fotografie di Giovanni Ravenna - Dal 5 al 20 giugno la biblioteca Oriani ospita “Siamo qua con canti e suoni”, promossa dalla Fondazione “Casa di Oriani” (e dal suo Centro per il dialetto romagnolo da poco costituito) con la collaborazione della Provincia, e il contributo della Federazione delle Cooperative e di ArtigianaLegno. La mostra presenta una serie di fotografie, realizzate da Giovanni Zaffagnini nel corso di una
Zaffagnini
lunga ricerca sul campo effettuata con Giuseppe Bellosi negli anni ’70 e ’80, che illustrano due fra i rituali più diffusi nella tradizione romagnola: la “pasquella” e il “calendimaggio”. Elemento comune è la presenza di canti di questua, eseguiti da gruppi che percorrono le strade di paesi e campagne durante la notte, fermandosi a cantare di casa in casa. Se la “pasquella” unisce l’evocazione della visita dei Magi ad auspici di fecondità alla famiglia che accoglie e offre cibo ai cantori, il “maggio” sin dagli inizi del ’900 ha assunto una connotazione religiosa: la raccolta di offerte per le anime del Purgatorio. La mostra ha il patrocinio di IBC regionale e Società Italiana per lo Studio della Fotografia. Orari: lunedì-venerdì: 15,30 -18,30; sabato e domenica: 10,30-12,30; 15,30-18,30. (A.C.)
Itaca: vent’anni d’impresa
Castelbolognese - Una “famiglia allargata”, anche a detta del sindaco Daniele Bambi, è la migliore definizione per Itaca, società editoriale e di promozione culturale entrata a far parte del tessuto sociale ed economico della città, che ha festeggiato, a marzo, vent’anni di attività. Per l’occasione la società ha inaugurato la nuova sede in via dell’Industria, aperto la libreria e presentato il volume scritto dal fondatore e presidente Eugenio Dal Pane, L’impresa possibile. Un’impresa che riesce a “far coincidere il bene della persona, il bene dell’impresa e il bene comune”, come ha sottolineato Bernard Scholz, presidente nazionale della Compagnia delle Opere. www.itacalibri.it
Deco Industrie investe contro l’inquinamento Bagnacavallo - Le tonnellate d’imballaggi plastici prodotte ogni anno impiegano, una volta scaricati, millenni per decomporsi: per questo Deco Industrie ha presentato lo scorso febbraio, all’interno del convegno “Ambiente, le energie alternative”, promosso dal comitato del Carnevale di Cento, un progetto di packaging biodegradabile allo scopo di ridurre proprio tale impatto ambientale. Come ha spiegato Giorgio Dal Prato, AD della società, il nuovo additivo organico usato, aggiunto alla plastica, non altera la qualità e la durata del prodotto e si smaltisce con tempi nettamente inferiori, ovvero in un anno. L’azienda è, infatti, da sempre attenta ai valori etici e di sostenibilità, nonché ispirata da una responsabilità sociale particolarmente incentrata sulle problematiche ambientali. www.decoindustrie.it (V.D.S.)
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Clubs Lifestyle “presenta” Volta Ravenna - Ibrido tra stivale e sneaker, suola in gomma, tomaia in pelle o tela: Volta Footwear è una scarpa che reinterpreta il design classico in modo originale e insolito, un nuovo brand di calzatura italiano già diventato un must in tutto il mondo e ora distribuito in esclusiva per Ravenna da Clubs Lifestyle, il negozio che propone un concetto nuovo e insolito di spazio commerciale. Proprio lo store multidisciplinare e interattivo di via Ferruzzi ha animato, in collaborazione con la rivista “Surf News” e Qlab
Footwear
Design, il pomeriggio di Pasquetta, lo scorso 5 aprile, con un evento dedicato al mare e all’estate, allestendo una vetrina a tema surf, che ha incuriosito gli amanti degli sport acquatici. www.clubslifestyle.it (V.D.S.)
Amoroso in Concerto Cervia - Alessandra Amoroso torna on the road con una nuova tournée estiva, Senza nuvole Tour, che arriverà per la sua unica data in Romagna sabato 17 luglio alle ore 21 in Piazza
Garibaldi a Cervia. Il concerto, le cui prevendite sono in corso, è organizzato dall’Amministrazione Comunale, Accademia Perduta/Romagna Teatri e Pulp Srl. Info: tel. 0544.975166.
Lidia Bagnara segnalata al Q4 Ravenna - Si è classificato dodicesimo all’ultimo International Contest
2009
Q4 2009 della WPJA (Wedding Photojournalist Association) uno degli scatti della fotografa Lidia Bagnara, nostra collaboratrice. Il concorso, diviso in 16 sezioni, vede ogni anno la partecipazione dei migliori fotoreporter di matrimoni al mondo, premiati da giudici professionisti. Lidia si è piazzata al numero 12 della classifica nella categoria Reflections, dedicata all’uso creativo delle superfici riflettenti, come specchi, vetro o acqua, durante un matrimonio. La foto è stata scattata nel giugno 2009 a una sposa di Pieve Calisese, nel cesenate, dentro l’auto nuziale, prima che partisse per il ricevimento. www.lidiabagnara.it (V.D.S.)
Conferma per Patuelli alla Cassa
Torna la Festa dello Sport S. Pietro in Vincoli - Nove giornate
Ravenna - Rielezione per acclamazione a presidente; lo stesso per i due vice, Giorgio Sarti (Vicario) e Camillo Venesio. Queste le indicazioni dell’Assemblea, tenuta a inizio maggio, della Cassa di Risparmio di Ravenna, che oltre alla conferma di Antonio
Patuelli, ha approvato all’unanimità il bilancio 2009 con la conferma del dividendo record di 66 centesimi. Solidissimi gli indicatori patrimoniali (importanti anche in vista dei nuovi vincoli di Basilea 3) del Gruppo, che hanno raggiunto un Core Tier 1 del 9,76%, mentre il Core Tier 1 individuale della Cassa è del 14,89%. È stato anche confermato il cospicuo introito per la Fondazione Cassa di Risparmio di Ravenna che potrà così proseguire in tutte le proprie attività sociali. Eletto anche il Consiglio di Amministrazione e confermato il Collegio Sindacale, presieduto da Gaetano Gentile.
con lo sport come protagonista, in “mezzo” a molto altro ancora: concerti, spettacoli, mostre, stand gastronomici, giochi e attrazioni. Da sabato 22 a domenica 30 maggio, ritorna - per il quattordicesimo anno - la tradizionale Festa dello Sport, organizzata dall’US S. Pietro in Vincoli. L’appuntamento si svolgerà al campo sportivo comunale, dove sono attese circa 10 mila presenze. Durante il giorno sono in programma vari tornei di calcio, la sera eventi non solo sportivi, con musica, cabaret, giochi (tombola con ricchi premi, tornei di calcio balilla, mah-jong, burraco, beccaccino). Come sempre, assegnato il Premio Ezio Bazzocchi, giornalista del “Corriere Romagna” scomparso prematuramente nel 2001, a un personaggio sportivo. www.spiv.it (R.B.)
Premio al talento Ravennate Ancarani, 100 anni di successo
Ravenna - Un’avventura commerciale che prese il via un secolo fa e che oggi, dopo tre generazioni, continua con successo grazie ad Antonia e Valeria Ancarani, attuali titolari della Gioielleria in via Matteotti 23. Un secolo di Ancarani che viene festeggiato a fine maggio con un elegante evento cocktail a invito, per il quale la Gioielleria è affiancata, come main partner, da Rolex, che presenta in anteprima le novità esposte al recente Salone di Basilea di aprile. Per due giornate, dunque, il prossimo 21 e 22 maggio, la Gioielleria Ancarani è, pertanto, interamente dedicata all’esposizione in visione dei pregiati orologi della celebre maison svizzera.
“Corredo per Daphnae” alla Loggia degli Infantini Faenza - Scultura, fotografia e poesia protagoniste alla Loggia degli Infantini. Inaugura mercoledì 16 giugno alle 18.30, presso il Temporary Concept Store in corso Mazzini 76/A, la mostra “Corredo per Daphnae” della scultrice e videoartista bolognese e faentina d’adozione Maria Chiara Zarabini. Fotografie e sculture, per un progetto itinerante in varie città dell’Emilia Romagna. Nel chiostro interno verrà proposta la performance poetica “Sciarpe di pensieri”, duetto con la poetessa e ceramista Muky. Mercoledì 23 giugno (giorno di chiusura della mostra), presso Muky alla Loggetta del Trentanove a Faenza (piazza 2 giugno, 8) si terrà la conferenza “Le mie sculture e altro” di Maria Chiara Zarabini.
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Bologna - Matteo Pernisa, dell’azienda Echolight di Ravenna, ha vinto il concorso di Unicredit e Confidustria “Il talento delle idee”. Una soluzione per la diagnosi precoce e non invasiva dell’osteoporosi, grazie a un dispositivo ad ultrasuoni è il progetto che ha permesso al ravennate di vincere la selezione per l’area Emilia-Romagna e Toscana del concorso nazionale per valorizzare le idee imprenditoriali più innovative in Italia, sbaragliando 30 concorrenti. Il 3 maggio scorso a Bologna si è tenuta la prima delle premiazioni nelle sei aree interessate dal concorso (Trentino Alto AdigeFriuli Venezia Giulia-Veneto, Piemonte-Liguria-Valle d’Aosta- Lombardia, Emilia Romagna-Toscana, UmbriaMarche-Lazio, Abruzzo-Molise-Basilicata- Puglia-Campania-Calabria,
Sardegna-Sicilia). I 18 vincitori locali concorreranno anche all’assegnazione di tre premi a livello nazionale, assegnati l’11 giugno a Santa Margherita Ligure in occasione del Convegno annuale dei Giovani Imprenditori di Confindustria. (I.T.)
Gli appuntamenti estivi dei Lidi Marina di Ravenna - Sono parecchie le novità della prossima estate. “Ravenna in volo” permetterà a turisti, e non solo, di sorvolare oasi e pinete, monumenti dell’Unesco, in un volo documentaristico di 33 minuti. Nella piazzetta di Marinara sono inaugurati, a maggio, numerosi negozi per ravvivare la zona. L’assessore al Turismo Andrea Corsini ha preannunciato la costruzione, da settembre, di un grande albergo a quattro stelle, il Suite Hotel, con 94 camere, piscina e centro benessere, nella zona dell’ex Xenos. Per il 2012 è prevista la riqualificazione degli stradelli di Marina di Ravenna e Punta Marina e un ampliamento del parcheggio di scambio con navetta. Alessandro Zangaglia, titolare del BBK, ha sottolineato l’importanza
di aver “fatto sistema” con bagni, locali e discoteche della zona. “Siamo alla quinta edizione dell’iniziativa: un modo efficace per promuovere i lidi: unire le energie ha dato ottimi risultati fin dalla prima edizione.” www. marinadiravenna.org (A.D.L.)
Essere | Matteo Plazzi
Il navigatore
Mari
dei
testo Claudia Graziani foto Massimo Fiorentini e Archivio BMW Oracle Racing Team
Il velista ravennate Matteo Plazzi rivive la gioia della recente vittoria in Coppa America, e ci racconta l’amore per un lavoro da sempre vissuto con straordinaria passione, che lo ha portato a veleggiare con i più importanti skipper del mondo, su barche leggendarie.
È un campione del mare, un professionista della vela. Lo scrupoloso navigatore di Oracle che ha conquistato, nel febbraio scorso, il titolo più prestigioso per un velista, che rappresenta anche il trofeo sportivo più antico del mondo: la Coppa America. Direste mai che è un pigro? “Una nomea che non nascondo e della quale sono diventato anche orgoglioso. Effettivamente direi che un vero atleta proprio non lo sono!”. A dirlo sorridendo è Matteo Plazzi, protagonista di primo piano della vela mondiale, tornato da Valencia con la soddisfazione stampata sul viso per aver vinto un trofeo unico nel suo genere. In realtà è un pigro anomalo, semplicemente dosa l’impegno fisico sen-
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za sprechi ed eccessi. Del resto ha fatto scelte determinanti nella sua vita, come quella di abbandonare gli studi di ingegneria meccanica per decidere di vivere di sola vela. “È stato più difficile pensarlo che farlo - è il suo commento. Allora in Italia il settore offriva molte opportunità e ora posso dire di essere fortunato. Faccio per lavoro quello che avrei fatto per passione.” Era il 1985 e con Azzurra partecipò alla sua prima Coppa America: il “gioco della Coppa”, così lo chiama, è quello che lo ha sempre appassionato di più. “Vincerla è stata una grossa soddisfazione. Peccato non con un team italiano. Con Luna Rossa sarebbe stato stupendo, ma quello che mi interessava e mi in-
teressa è lavorare in un team forte, fare quello che mi piace al meglio e con persone di ottimo livello. Quindi, non ci ho pensato due volte, quando ho avuto l’opportunità di vivere questa esperienza a fianco di Russell Coutts, mister Coppa America.” Dove è iniziato tutto? Naturalmente ci sono luoghi e occasioni, ma soprattutto persone. Due in particolare: Epaminonda “Nanni” Ceccarelli, noto progettista di barche, e Roberto Trombini, un grande appassionato di vela al quale è stato dedicato, per ricordarlo, il Match Race che per anni ha portato a Marina di Ravenna i più quotati velisti del mondo. Il fratello Andrea ne è stato il promotore e Plazzi ne ha
A fianco Matteo Plazzi mentre solleva la Coppa America conquistata a Valencia. Sotto, insieme a parte del team Oracle a bordo del trimarano.
curato gli aspetti tecnico/sportivi per 13 anni. “Andavo al Bagno Lucciola - racconta - dove Nanni aveva regalato una barca al figlio (Giovanni Ceccarelli, anche lui fra i protagonisti della Coppa America, come progettista prima di Mascalzone Latino poi di +39, ndr) e anziché tirare calci a un pallone preferivamo girare attorno a due boe. Avrò avuto dieci anni. Poi ho iniziato a frequentare il Circolo Velico Ravennate e a fare le regate. Ma chi mi ha fatto innamorare veramente della vela è stato Roberto Trombini ed è con lui che per la prima volta ho regatato fuori dall’Adriatico. La
mia vita è proseguita come quella di un qualsiasi ragazzo: scuola e sport. Fino all’università che, però, non ho mai terminato. Mi è rimasto qualcosa di incompiuto, ma ormai la scelta era fatta, vivere di vela. Nell’87, tornato dalla Coppa America che si svolse a Perth in Australia, ho provato a ripren-
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dere gli studi, ma non avevo più stimoli. Sono gli anni in cui la vela è cambiata molto a livello professionistico. Nascevano tante oppor-
tunità e per me è stato importante scegliere quelle situazioni che mi consentivano di crescere professionalmente e allo stesso tempo di avere soddisfazioni. Lavorare in un team di Coppa America significa anche passare momenti con tanta pressione e stress, ma ciò che mi piace del lavoro è che non ho ancora sentito il peso e l’obbligo nel fare le cose. Tutto mi piace ancora, mi piace alla grande.” Lontano da casa per gran parte dell’anno, mediamente dieci mesi, non è facile gestire famiglia e affetti. Il bello però è proprio tornare dove sta bene, nella sua amata Ravenna. “Qui vado poco in barca, mi piace incontrare gli amici, magari tro-
varsi a chiacchierare mentre si è a tavola; sono i momenti che più mi piacciono. E il tempo è sempre poco, tant’è che ho tanti progetti mai finiti.” E qui lo sguardo si sposta sulla stanza piena di diversi oggetti momentaneamente parcheggiati davanti alla scrivania: scatole, valige, un televisore, libri, ecc.. Naturalmente ci sono anche i genitori ai quali, e lo dice con un po’ di rammarico, ha dedicato forse poco tempo. E poi c’è anche la passione per il del-
Sempre stretto il legame con Ravenna e il suo mare taplano che gli capita, occasionalmente, di praticare sul Monte Cucco in Umbria. E una certa analogia con la vela c’è: il silenzio, lo spazio, la libertà. E c’è anche un’altra analogia, perché a dire la verità il catamarano Oracle in questa Coppa America montava un’ala che faceva letteralmente volare lo scafo. Anche Ravenna ha legato il suo nome alla Coppa America. Basta dire Cino Ricci, Raul Gardini, Giovanni Ceccarelli, Michele Ivaldi e Matteo Plazzi. Cinque persone per alme-
no 15 edizioni di Coppa America, se non di più. Motivi particolari? “A dire il vero non so perché. Semplicemente è capitato. A volte le cose accadono senza ragioni spe-
A fianco, dall’alto insieme a parte del team Luna Rossa, con cui vinse la Louis Vuitton Cup nel 2000, e, al lavoro sotto coperta nel 1994.
In breve, chi è e cosa fa a bordo A Valencia, dopo 15 anni di attesa, l’America ha riconquistato il trofeo che porta il suo nome, dalla prima vittoria nella storia di questa competizione, riportata dalla goletta America. Uno dei due italiani del Team Bmw Oracle che sfidava Alinghi (l’altro è il riminese Max Sirena) è Matteo Plazzi. È stato tra i ragazzi che Raul Gardini portava sul Moro di Venezia. È stato tre volte con Luna Rossa (con cui ha vinto la Louis Vuitton Cup nel 2000) prima di passare a Oracle come navigatore. Un ruolo complesso, soprattutto in questa edizione, con la gestione di una barca di oltre 30 metri e una grande ala al posto della vela alta quasi 70 metri. Il navigatore comunica soprattutto con il tattico e il timoniere. Usa specifici software che gli permettono di capire ciò che accade sulla barca e sul campo di regata. Nulla deve sfuggire alla sua attenzione e ai suoi strumenti tecnologici.
cifiche. Qualcuno vorrà leggerci una tradizione velistica ravennate, ma non sono certo sia così.” Nel voltarsi indietro Matteo cosa vede per il futuro? “Guardando al passato vedo una persona che ha fatto le cose che gli sono piaciute, con una propria morale, nel rispetto della gente incontrata e con cui ha lavorato. Ho dei gran bei ricordi. L’esperienza più bella rimane il giro del mondo nel 1994: nonostante il risultato sia stato mediocre, dal punto di vista umano ho condiviso emozioni importanti
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con persone che avevano lo stesso obiettivo. Stando un mese sulla stessa barca non puoi bluffare. Guardando al futuro, desidero continuare a giocare in Coppa America.
Mi piace, mi dà soddisfazioni, mi ci trovo bene. Forse l’unico difetto di questo mondo è che è troppo piccolo, siamo sempre le stesse persone. Ancora è presto per capire in quale team, su quale imbarcazione. Sicuramente si tornerà a una regata tradizionale, con 10-15 team sfidanti, probabilmente ce ne saranno due o tre italiani e quindi
penso possano esserci diverse opportunità. Magari ancora con Oracle. Dipende da come si struttura il team. L’importante è impegnarsi con le persone con le quali si condivide il modo di lavorare, il rispetto reciproco e l’obiettivo comune di vincere. Non mi piacciono i team che utilizzano l’America’s Cup come una vetrina snaturandola dal suo reale fine sportivo.” Archiviata la Coppa 2010, l’appuntamento è in America, si sussurra a San Francisco, nel 2014. Ed è lì che speriamo di rivedere Matteo Plazzi. IN
Amministrare | Giovanni Malpezzi
Studiando...
Sindaco
da
testo Tiziano Zaccaria foto Massimo Fiorentini
Recupero delle aree urbane e, in particolare, del centro storico; sostegno alla ricerca scientifica e grande attenzione al sociale, specie in questo momento. Sono le priorità di Giovanni Malpezzi, che dopo l’esperienza da giovane consigliere negli anni ‘80 ha vinto le amministrative a Faenza ed è il nuovo primo cittadino.
Ha un’eredità difficile da coltivare. Giovanni Malpezzi arriva a Palazzo Manfredi dopo due sindaci ‘importanti’ come Enrico De Giovanni, che dal 1994 al ’99 diede un nuovo impulso al governo cittadino prima di morire prematuramente, e Claudio Casadio, che dal 2000 al 2010 ha finalizzato la spinta assestata dal suo predecessore. Ora il testimone è passato appunto nelle mani di Malpezzi, 43 anni, nato a Faenza e residente nella frazione di Errano. Ragioniere e laureato in Giurisprudenza, da 23 anni lavorava alla Bcc Ravennate e Imolese quale responsabile della gestione del personale e degli affari legali della banca, prima di diventare sindaco ‘a tempo pieno’. Malpezzi non ha un particolare pedigree politico alle spalle. Vanta una sola
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esperienza precedente: nel 1985, a soli 19 anni, venne eletto Consigliere Comunale come indipendente nelle file della Democrazia Cristiana. La sua elezione destò sorpresa,
poiché ottenne il seggio col sesto numero più alto di preferenze, superando alcuni navigati assessori. Ha poi avuto qualche incarico dirigenziale in enti legati al mondo cattolico, come la Società Cooperativa di Cultura Popolare e la Fondazione Giovanni Dalle Fabbriche. La svolta nell’estate scorsa, quando il gruppo dirigente dell’associazione ‘Laboratorio Faenza’ gli ha chiesto di candidarsi alle primarie del Centrosinistra. Il successo gli ha poi spianato la strada verso la poltrona più importante di Palazzo Manfredi, con un successo piuttosto ampio ottenuto alle elezioni
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A fianco e in apertura, Giovanni Malpezzi sul porticato al primo piano di Palazzo Manfredi, sede del Comune di Faenza.
del marzo scorso sul suo principale rivale, Giancarlo Minardi. In queste prime settimane di mandato Malpezzi sta ‘studiando da sindaco’, verificando la situazione finanziaria ed esaminando la complessità della macchina comunale. Resta ferma sullo sfondo la sua idea di sviluppo urbanistico della città: “Siamo orientati verso il recupero dell’esistente, in centro storico e nelle prime zone periferiche - dice
il neo primo cittadino, che fra i tanti ambienti di Palazzo Manfredi ha scelto come ufficio proprio la stanza nella quale lavorava De Giovanni, forse per raccoglierne l’ispi-
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razione. Non ritengo opportuna la cementificazione di altro territorio ad uso residenziale, tenuto conto che c’è parecchio edificato ancora invenduto. Ritengo invece si debba incoraggiare l’insediamento di nuove aree produttive, sia attraverso i privati, con incentivi fiscali e riduzione degli oneri di urbanizzazione, sia attraverso società partecipate come Stepra. Faenza ha bisogno soprattutto di nuove aziende nel settore manufatturiero e dei servizi.” Un nuovo sviluppo economico per Malpezzi passa anche attraverso la ricerca scientifica: “Vogliamo pro-
muovere nuovi progetti avvalendoci della collaborazione di enti esistenti sul territorio come Incubatore d’Impresa, Cnr, Università, Consorzio Centuria-Rit e Agenzia Polo Ceramico. Assieme al mondo imprenditoriale e alle associazioni di categoria, intendiamo sostenere la costruzione del nuovo Scalo Merci, fattore essenziale di sviluppo del Polo della Logistica.” Resta tuttavia sul tavolo il problema molto rilevante della chiusura dell’Omsa, che sarà definitiva a fine luglio e lascerà senza occupazione oltre 340 persone, soprattutto donne. “In questa situazione il Comune farà la sua parte per sostenere la riconversione industriale dello stabilimento, garantire una futura occupazione alle attuali maestranze. In ogni caso, i relativi interventi verranno concertati con le organizzazioni sindacali.” Intanto, si cercano altri strumenti per dare un sostegno alle famiglie dei lavoratori che hanno perso il lavoro o hanno subito significative riduzioni di reddito. “Abbiamo previsto la riduzione, o la sospensione temporanea, del pagamento delle rette relative a servizi comu-
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Il neo Sindaco nel salone del Consiglio Comunale
nali, e l’incremento del Fondo a sostegno del reddito dei lavoratori delle aziende in crisi, assicurando un’integrazione di risorse a disposizione delle famiglie colpite. Intendiamo poi attivare uno sportello per l’assistenza alle persone in difficoltà economica, cercando di individuare percorsi di reinserimento lavorativo”. Malpezzi ha a cuore anche il problema sociale della casa: “È mio obiettivo promuovere un’edilizia sociale in linea coi nuovi criteri di risparmio energetico, stipulando convenzioni con le banche locali per l’erogazione di microprestiti a persone o famiglie in difficoltà, e incrementando le risorse per agevolare le giovani coppie che intendano acquistare casa, nel solco della positiva esperienza realizzata dalla Giunta precedente.” Un altro tema ‘caldo’ a Faenza, già da alcuni anni, riguarda il futuro dell’Ospedale Civile. Qualcuno continua a sostenere che si va verso un suo smantellamento parziale, con concentrazione a Ravenna di alcuni importanti reparti. “Lavo-
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reremo per mantenere e qualificare l’Ospedale e gli altri servizi socio-sanitari, in particolare quelli ‘salvavita’ come medicina d’emergenza, l’unità coronarica e il pronto soccorso pediatrico. Dovranno essere qualificati, tra gli altri, anche i reparti di terapia intensiva, chirurgia e rianimazione, ortopedia, pediatria e neonatologia.” Infine, il centro storico: “ Piazza del Popolo deve tornare ad essere
il vero centro della vita pubblica faentina. Vogliamo incentivare nel
perimetro urbano il reinsediamento di attività artigiane, di servizio e commercio al dettaglio. E sempre in centro storico abbiamo previsto il recupero, come edilizia sociale, d’immobili privati o comunali, eventualmente realizzato da privati, beneficiari di concessioni edilizie in aree di nuova urbanizzazione.” IN
Impegni e passioni del nuovo sindaco Giovanni Malpezzi è sposato dal 1992 con Anna Rita ed è padre di quattro figli, tre femmine e un maschio, nati fra ’95 e 2002. Da ragazzo ha vissuto per molti anni in viale Stradone, prima di sposarsi e trasferirsi nella frazione di Errano, nella campagna in direzione di Brisighella. Appena diplomato, fu assunto dall’allora Cassa Rurale, oggi Bcc Ravennate e Imolese. Dal 1985 al ’90 sedette sui banchi del consiglio comunale, quando il sindaco era Giorgio Boscherini, sostenuto dal tripartito Dc, Psi e Pri. In seguito si allontanò dalla politica, ma visse comunque in prima persona la discesa in campo di Enrico De Giovanni nel 1994, perché conosceva bene la famiglia. Soltanto un anno fa, Malpezzi non avrebbe mai pensato che la politica sarebbe tornata così prepotente a stravolgere la sua vita: “Oggi è un ‘tour de force’ continuo, da mattina presto a sera tardi, dal lunedì al sabato. E pure la domenica, fra impegni istituzionali e inviti vari, mi è rimasto pochissimo tempo libero, che cerco di dedicare alla famiglia”. L’hobby del cicloturismo? “È quasi accantonato. Ma anche prima non facevo poi tanti chilometri”. Malpezzi ama i viaggi in camper, “ai quali non voglio rinunciare”, e la cucina romagnola. Televisione e cinema? “Quando posso, guardo i telegiornali, mentre i miei film preferiti sono ormai quelli dei miei figli: i cartoni animati.”
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Approfondire | Terminal Crociere
Fonte: Autorità Portuale di Ravenna
Il porto
Look
cambia
testo Antonio Graziani
Navi di grandi dimensioni e numerosi passeggeri approderanno presto a Ravenna. Il prossimo inizio delle attività del nuovo Terminal Crociere trasformerà la città e tutto il territorio in una nuova meta per viaggiatori da tutto il mondo. Ce ne parlano i responsabili dell’importante progetto.
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Fonte: Autorità Portuale di Ravenna
Il porto di Ravenna cambia look. Non lo solcheranno più soltanto navi cariche di merci e di container. Con l’avvio dell’attività del Terminal Crociere, sul Canale Candiano navigheranno gigantesche navi piene di passeggeri provenienti da tutte le parti del mondo. Situato sulla sponda di Porto Corsini, in prossimità dell’accesso dal mare, fra la pineta e la spiaggia, il nuovo Terminal è in grado di ospitare le navi più grandi ora in circolazione. Per il 2010 è previsto a Ravenna l’arrivo di 21 navi da crociera, di
cui 14, tra primavera, settembre, ottobre e novembre, per un carico complessivo di 13.000 passeggeri, cui deve essere aggiunto il personale di bordo.
“Il futuro del Terminal Crociere di Porto Corsini è nelle nostre mani”, ha affermato il presidente dell’Autorità portuale di Ravenna, Giuseppe Parrello, al convegno che si è tenuto recentemente per l’organizzazione del Propeller Club, che associa le figure più rappresentative degli operatori portuali. Il Terminal Crociere è stato concesso in gestione, fino al 2019, alla Società Ravenna Terminal Passeggeri (RTP Srl) costituita da: ”Royal Caribbean”, secondo gruppo crocieristico mondiale; “Aeroporto Marconi” di Bologna, tra i primi cinque scali italiani, che rappresenta una piattaforma aeroportuale importante non solo in regione; “Venezia Terminal Passeggeri”, primo home port del Me-
diterraneo; Bassani Spa, uno dei più grandi tour operator italiani e agente d’importanti compagnie croceristiche; infine, la Camera di Commercio, unico interlocutore istituzionale ravennate presente nella compagine. “Per uno scalo che non ha mai rappresentato un riferimento importante per il settore delle crociere - ha affermato, all’atto della firma, Giuseppe Parrello - la presenza, ora, di soggetti professionali così qualificati è un ottimo indicatore delle possibilità concrete che Ravenna ha di diventare realmente una nuova meta negli itinerari turistici offerti ai croceristi dell’Adriatico.”
Giuseppe Parrello è stato l’artefice della realizzazione del Terminal Crociere. L’ha voluto strenua-
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mente. Ha saputo superare tutte le difficoltà che ha incontrato nel cammino della realizzazione della struttura e ora può ritenersi soddisfatto di consegnare al nuovo gestore un terminal non ancora completato nella sua interezza, ma in grado di offrire già tutti i servizi richiesti. Il nuovo presidente della Società Ravenna Terminal Passeggeri, Natalino Gigante, nutre grandi speranze nel futuro della struttura. “Ci sono grandi potenzialità, ma soprattutto suscita interesse l’en-
prattutto da parte di compagnie armatoriali internazionali. Già la stessa presenza nel 2010, che si dilaterà negli anni successivi, di navi di grandi dimensioni, ma soprattutto di assoluta qualità, dimostra che Ravenna è molto attrattiva. Non dobbiamo dimenticare che alle spalle abbiamo l’aeroporto di Bologna, che in prospettiva diventerà un punto importante di collegamento per passeggeri delle altre città italiane.” La città potrebbe avere un concorrente nella vicina Venezia. “Sin
Ph. Massimo Fiorentini
troterra alle spalle: distretti monumentali di prestigio come quello dei mosaici di Ravenna e quello ceramico di Faenza; la Motor valley, con gli stabilimenti della Ferrari e della Lamborghini; e, a poca distanza, grandi città come Firenze e centri turistici come San Marino. Il terminal ravennate - prosegue Gigante - ha inoltre il vantaggio di essere nuovo. Tutti i servizi sono in grado di dare accoglienza e ospitalità di grande livello, suffragati dall’impegno delle attività commerciali e artigianali della città e dell’entroterra”. Quale futuro è previsto per Ravenna? “Non è ancora un porto d’imbarco e di approdo, però è un punto su cui c’è interesse so-
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dall’inizio di questa iniziativa si è messo un punto fermo nell’intenzione di fare sinergia fra i due porti. Già la stessa presenza della Venezia Terminal Passeggeri nella società del Terminal ravennate dimostra l’intenzione di una stretta collaborazione.” Il lavoro, che in questi mesi ha avviato la società, assieme alla preziosa collaborazione dell’Autorità Portuale, e ha coinvolto i vertici dell’azienda e alcuni amministratori, si sta sviluppando con un programma di marketing verso le maggiori compagnie croceristiche. Già dal 2011 arriveranno navi importanti della MSC, della Royal Caribbean, della P&O e di compagnie di categoria ultra luxury, con navi di lusso a 5 o 6 stelle.
Sopra, lavori in corso nei cantieri del nuovo Terminal. In apertura, due rendering che mostrano il progetto quando sarà completato.
Il 2011 rappresenterà l’effettivo ingresso del Terminal Passeggeri di Ravenna nel settore delle crociere
con l’arrivo di navi che effettueranno 62 toccate, con una capacità di circa 75.000 croceristi e 33.500 membri di equipaggio. A questi potrebbero aggiungersi ulteriori 65.400 passeggeri e 24.800 membri d’equipaggio, per l’arrivo dei quali è stata chiesta disponibilità all’Autorità Portuale da parte delle rispettive compagnie. Disponibilità già confermata. “Queste cifre - ha spiegato di recente Parrello segnano l’effettivo ingresso della città in questo settore con un ruolo riconosciuto da tutte le più grandi e prestigiose compagnie del mondo di navi da crociera.” “Ora è importante che il territorio
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- ha precisato Gigante - nel 2011 sviluppi tutte le potenzialità turistiche, culturali, artistiche, gastronomiche e quant’altro è in grado di offrire.” Anche i partner della nuova società si sono dimostrati soddisfatti. A partire dal “Marconi”, che punta sul connubio cielo-mare. “L’aeroporto di Bologna - ha detto la presidente Giuseppina Gualtieri - ha deciso di entrare in questa nuova attività, in partnership con primari operatori del settore, in considerazione delle importanti sinergie che la società potrà sviluppare con il proprio business.” “Abbiamo sempre ritenuto - ha ribadito Roberto Perocchio, AD di Venezia Terminal Passeggeri - la destinazione di Ravenna potenzial-
mente sinergica con Venezia per la sua peculiarità di giacimento culturale di primaria importanza e per l’entroterra ricco d’attrazioni. In uno scenario europeo che vede nella crocieristica un’industria turistica ancora giovane e con grandi potenzialità, riteniamo che la nostra partecipazione nel Terminal ravennate possa favorire l’unificazione dei circuiti crocieristici in Adriatico e accrescere la ricchezza di nuovi itinerari in tutto il Mediterraneo Orientale.” “Da ormai molti anni - ha spiegato Filippo Olivetti, AD del Gruppo Bassani - offriamo servizi ai croceristi in visita al porto di Ravenna, e da tempo siamo impegnati nella promozione della destinazione presso varie compagnie di crociera. Oggi possiamo finalmente dire che, con un nuovo Terminal Crociere, Ravenna avrà la concreta possibilità di diventare uno dei principali porti di riferimento in Adriatico e che sarà la degna porta di accesso all’infinito patrimonio artistico, storico e culturale che la città stessa e tutto il territorio sono in grado di offrire ai propri visitatori.”
Ph. Massimo Fiorentini
Ph. Massimo Argnani
A fianco, Natalino Gigante, presidente di Ravenna Terminal Passeggeri. Sotto, Giuseppe Parrello che guida l’Autorità Portuale ravennate.
IN
Baie dove i mercantili possono sostare per rifornirsi, caricare e scaricare le merci prima di proseguire il loro viaggio...Ma anche locande sulle banchine dei porti inglesi, dove i marinai si riunivano ed erano reclutati, per imbarcarsi sui mercantili che salpavano verso ogni parte del mondo…
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Scoprire | Histrionica e Preraffaelliti a Ravenna
Grandi mostre
Quinte
dietro le
testo Anna De Lutiis - foto Massimo Fiorentini
Histrionica e i Preraffaelliti: esposizioni che stanno animando la primavera ravennate tra il complesso di San Nicolò e il MAR. Quali sono le sfide nel preparare l’allestimento di due così importanti eventi culturali? I curatori ci hanno guidato attraverso il processo di “costruzione” delle mostre.
In primavera in molte città italiane fioriscono mostre più o meno importanti, meta obbligata di visitatori che si muovono da regione a regione. Ravenna ne ha in questi mesi inaugurate due, entrambe estremamente interessanti: Histrionica. Teatri, maschere e spettacoli nel mondo antico, nel Complesso di San Nicolò, organizzata dalla Fondazione RavennAntica e I Preraffaelliti e il sogno del ’400 italiano. Da Beato Angelico a Perugino, da Rossetti a Burne-Jones allestita
al MAR. La prima riconduce il visitatore sulla scena del teatro antico, essenzialmente romano, attraverso una ricca esposizione di reperti archeologici provenienti dal Museo di Napoli e dai musei dell’Emilia Romagna. Ci s’inoltra in cinque percorsi contraddistinti da diversi colori, dal giallo antico al rosso, e che, in suggestive ambientazioni, offrono maschere, oggetti di uso comune
sempre decorati con maschere, come le lucerne, oggetti ornamentali, statue, vasi che richiamano il teatro greco. La presidente della
Fondazione, Elsa Signorino, sottolinea come questa mostra sia la prima, nel genere, in Italia Settentrionale. Di grande importanza è stato il progetto d’allestimento che ha ricostruito ambienti tali da valorizzare i reperti esposti; altrettanto geniale la ricostruzione di un piccolo teatro interno alla mostra, che per tutta la durata dell’esposizione è luogo per brevi rappresentazioni e letture da parte dei numerosi gruppi teatrali ravennati compresi i gruppi teatrali scolastici. Abbiamo chiesto alla dott.ssa Giovanna Montevecchi, coordinatrice scientifica, quali sono state le difficoltà nella progettazione e nell’allestimento: “Dopo la scelta del tema, a monte del progetto, ci s’indirizza ai musei che possono collaborare. Da quello di Napoli abbia-
mo avuto il maggiore contributo, ma sono molto importanti anche i reperti provenienti dai musei della regione, in particolare Ferrara. La scelta di contraddistinguere cinque percorsi con cinque diversi colori è stata un’idea geniale per ricreare ambienti suggestivi. Noi ci siamo
orientati essenzialmente verso il teatro romano ma ci sono i riferimenti anche a quello greco. Le maggiori difficoltà le abbiamo incontrate nel cercare il modo migliore di sistemare le maschere: per ognuna abbiamo cercato il supporto adatto; insomma mesi di lavoro e oggi grande soddisfazione.” L’architetto Paolo Bolzani, progettista dell’allestimento, ha dimostrato ancora una volta notevole creatività e idee di grande effetto: “Dopo che i curatori scientifici hanno stabilito il tema della mostra, il mio compito è stato tradurre nell’allestimento quanto stabilito dal comitato scientifico, dando una veste efficace alle
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Sopra, fase dell’allestimento della mostra al MAR. Sotto, Giovanna Montevecchi e Paolo Bolzani, rispettivamente coordinatrice e progettista di Histrionica. In apertura, due suggestive immagini delle esposizioni ravennati.
dute di pellicola pittorica; occorre registrare ogni piccolo segno nella scheda condition report, perché, come arrivano, i capolavori vanno riconsegnati. Però, c’è anche un momento, il più bello e gratificante: vedere per prima le opere, toccarle, osservarle da vicino. è un
cinque sezioni. Bisogna tradurre nell’allestimento il progetto culturale, individuare il miglior mezzo
di comunicazione perché anche i visitatori meno esperti ne escano avendo appreso qualcosa in più. Ogni evento culturale deve essere finalizzato a migliorare il livello culturale di chi le visita. L’uso dei colori, poi, sottolinea la differenza tra ambiente domestico, giallo oro, fino al rosso, nel cuore della mostra, dove abbiamo realizzato anche un piccolo spazio teatrale.” In un luogo altrettanto magico, la Loggetta Lombardesca, la mostra sui Preraffaelliti sta già riscuotendo grande successo; ancor prima dell’inaugurazione erano migliaia le prenotazioni. Illustra il movimento pittorico che esplose in Inghilterra della seconda metà dell’800 e rappresentò un grande slancio verso tutto quanto era italiano: arte, paesaggio, letteratura e storia. Le opere dei pittori inglesi sono messe a confronto con quelle degli artisti italiani che le hanno ispirate. Rossetti si distinse subito per la sua passione verso Dante, di cui illustrò le opere con una magnifica serie di acquerelli e dipinti. Anche Burne-Jones realizzò opere tratte da soggetti legati alla letteratura italiana ma Ruskin fu il grande sostenitore al punto da essere
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spesso considerato il maestro dei Preraffaelliti. “La partecipazione del pubblico è notevole e anche da parte della stampa - ha dichiarato il direttore Claudio Spadoni, che è anche curatore della mostra insieme a Colin Harrison e Christopher Newall. Abbiamo avuto una copertura che ha superato ogni previsione. Se c’era il dubbio di una certa reticenza, visto il tema non molto noto, abbiamo la dimostrazione contraria. Questa mostra sta seguendo il grande successo ottenuto da quella precedente dedicata al viaggio e conferma la mia idea che ogni mostra dovrebbe essere di qualità, con apporto di conoscenze nuove per il pubblico, senza essere necessariamente e solo di nicchia. In questa mostra è sottolineato il rapporto tra i Preraffaelliti e l’Italia, Paese con un patrimonio artistico che non ha eguali.” La maggior parte delle opere proviene dall’Inghilterra. Abbiamo chiesto a Nadia Ceroni, conservatore del Museo, di commentare l’allestimento. “Il mio compito è prendere visione di tutte le opere, quindi essere presente all’apertura delle casse, insieme agli accompagnatori provenienti dai musei che prestano le opere, e verificare lo stato conservativo di ogni opera: se ci sono sollevamenti, tarli, ca-
grande privilegio.”
A Claudia Casali , responsabile dell’ufficio esposizione, chiediamo quali sono i tempi richiesti per l’organizzazione della mostra: “Questa è un caso eccezionale perché ci stiamo lavorando da quattro anni, anche per darle un taglio particolare. Generalmente la richiesta dei prestiti va fatta circa due anni prima. Ci sono opere inamovibili, come l’Ofelia di Millais. Poi difficoltà legate alla tecnica sperimentale dei Preraffaelliti, con molti pastelli: opere delicate non possono viaggiare. Altre, di importanti collezioni come la Tate Gallery o il museo di Birmingham, difficilmente sono concesse perché ne rappresentano la particolarità. Oggi c’è una grande richiesta, perché nei prossimi anni sono previsti numerosi eventi sui Preraffaelliti.” IN
Creare | Velda Ponti
L’emozione
Colore
del
testo Aldo Savini - foto Lidia Bagnara
La pittrice faentina Velda Ponti ci accompagna lungo l’evoluzione della sua carriera, dagli inizi degli anni ‘70 fino alle ultime contaminazioni tra diverse espressioni artististiche.
Velda Ponti scopre la passione per
belli e Saviotti) che si denominavano
la pittura da bambina e ricorda la grande felicità del giorno in cui potè avere una scatola di colori, acquistata con i soldi sottratti alla madre. Era l’immediato dopoguerra, anni difficili; per vivere a 16 anni è assunta come operaia al calzificio Omsa, ma la sera frequenta i corsi di disegno alla Scuola Comunale “Tommaso Minardi” e studia storia dell’arte. Nel 1957 si presenta a Lascia o raddoppia, il popolare programma condotto da Mike Bongiorno, sulla Storia della pittura dell’800. Vince una 650 e il conte Orsi Mangelli, proprietario dell’Omsa, le regala 350 mila lire per la pubblicità fatta all’azienda.
“neo-impressionisti” per l’uso di colori accesi e di un segno nervoso e a tratti violento. La svolta decisiva avviene a Brisighella, dove si era stabilita nel ’68; qui incontra Mattia Moreni, già affermato a livello nazionale e protagonista della prima stagione informale, col quale inizia una collaborazione ma soprattutto da cui trae un insegnamento, osare e non esitare a scardinare e disgregare il linguaggio della pittura e dei generi, attribuendo valore assoluto al gesto, oltre che al colore. Dall’attenzione alla fisicità dei corpi e dal progressivo avvicinamento al soggetto, come in una sequenza cinematografica, per una sorta di metamorfosi scopre il paesaggio, cosicché dalla decomposizione della materia vivente emergono pae-
La carriera artistica inizia negli anni ’70 a Faenza insieme ad alcuni giovani artisti locali (Bedeschi, Pini, Ram-
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In queste pagine, Velda Ponti nella sua casa studio a Brisighella. In basso, un esempio delle sue più recenti creazioni.
travedere scene disarticolate, violente, tumultuose, caotiche. Anche
saggi fatti di carne e di sangue, dove l’emozione si sostituisce alla rappresentazione. Nei grandi ritratti
della gente di paese si concentra sulla pelle, spesso rugosa, che concepisce come il paesaggio dell’anima. L’indagine però va oltre, cerca varchi per addentrarsi nell’interiorità, si sofferma sugli occhi, sulle semplici fessure del volto attraverso le quali il mondo esteriore si insi-
nua all’interno e allo stesso tempo la dimensione interiore si proietta all’esterno. Quando però avverte che la ricerca può condurre a un vicolo cieco, non esita a darle una svolta per tentare una nuova figurazione allucinatoria e fantasmatica, svincolata da condizionamenti e regole formali precostituite. Allora sono i colori anche stridenti a originare forme libere che lasciano in-
il vitalismo gestuale, con assonanze con la pittura di Moreni e del gruppo Cobra, si esaurisce nell’arco di alcuni anni, dal 1986 al ’90, con i cicli Farfalle e Mangiatori di farfalle, Ricordi e Identità dimenticata. Gli anni ’90 vedono per Velda un “ritorno all’ordine”, le nuove composizioni rivelano un’organizzazione controllata col ricorso a ritagli di giornali e, mentre i colori attenuano progressivamente l’intensità senza spegnersi, compaiono parole, cosicché la pittura si contamina con la scrittura. Parole, segni e nuovi alfabeti talvolta si attraggono, altre si respingono, per esplorare il sistema della comunicazione visiva di cui non sempre si riesce a cogliere il senso. La sensibilità irruenta tende a riemergere, non più con la carica passionale del passato, ma in sintonia con una riflessione che porta al recupero delle forme in una prospettiva naturalistica che si concretizza nel ciclo Eroi di carta, eroi di pietra. Sembra quasi che l’artista sia impegnata ad umanizzare
Breve bibliografia Nata a Faenza nel 1934, frequenta i corsi serali alla Scuola di disegno “Minardi”. Nel 1964 sposa lo scultore ceramista Walter Bartoli e va a vivere a Zattaglia; nel ’68 si trasferisce a Brisighella. Conosce e frequenta artisti di fama nazionale e non solo, tra cui Virgilio Guidi, Pietro Annigoni, il faentino Franco Gentilini e Mattia Moreni. Intensa l’attività espositiva che dall’ambito locale si estende a quello regionale e nazionale. Oltre ai tanti cataloghi di mostre, la monografia Velda Ponti (Electa, 1999), a cura di Alberto Fiz, contiene un’ampia documentazione critica e biografica. Vive e lavora a Brisighella in via Giovanni XXIII, 3.
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la natura o a naturalizzare l’uomo, a partire da un’impressione occasionale quando passeggiando lungo la spiaggia di Gabicce il suo sguardo si posa, per caso, sulle “marelle”, pietre di mare che celano il segreto del tempo che plasma e trasforma, non solo la natura ma anche la coscienza e la condizione umana. Natura e uomo sono esposti alle stesse dinamiche, “tutto scorre” come già all’inizio del pensiero filosofico occidentale aveva affermato Eraclito; a questo ordine delle cose non ci si può sottrarre ma nemmeno ribellarsi, l’atteggiamento assunto da Velda è quello ludico e ironico: accetta le contaminazioni e riveste forme e figure senza volto, che si impongono quasi per metamorfosi, di inserzioni a scacchiera come in un gioco, che mette in evidenza effetti e inganni della percezione visiva dello spettatore, direttamente coinvolto. Ma il comune denominatore delle tante stagioni di Velda sta, come scrive Elena Pontiggia,
La sua è una pittura sincera, oltre le categorie in una “sincerità indifesa (ma tutt’altro che inerme), nella rinuncia a mettere in atto filtri e mediazioni. Per lei la pittura, al di là delle categorie a cui può essere ricondotta (astrattismo, informale, neo-figurazione) è sempre espressionismo. Cioè, etimologicamente ex premere, premere fuori, gettar fuori una verità che non si può tenere per sé, e che ci raggiunge (noi, osservatori dell’opera) con una violenza di disperata dolcezza”. IN
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Riscoprire | Vecchi mestieri ritornano
La primavera
Artigianato
dell’
testo Roberta Bezzi foto Massimo Argnani, Lidia Bagnara, Massimo Fiorentini
Nella Ravenna contemporanea continuano a vivere mestieri o professioni che si pensavano dimenticati. Testimoni di una tradizione che sa restare, tuttavia, al passo coi tempi.
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Nell’epoca iper-tecnologica in cui tutto diventa obsoleto ancor prima di averci preso confidenza, ci sono abilità artigianali e artistiche di cui non potremmo mai fare a meno. Anzi, alcune di queste sono alla base di vecchi mestieri che, non solo non tramontano mai, ma sembra addirittura stiano rifiorendo. Non solo per l’ondata vintage che sembra investire ogni settore, riportando in auge la qualità e il valore di oggetti prodotti almeno vent’anni fa, ma proprio perché
senza alcune professionalità la nostra vita quotidiana sarebbe diversa.
Tra i personaggi che si sono guadagnati nel tempo una professionalità difficile da eguagliare c’è il liutaio Marco Minozzi, che dal 1982 costruisce e restaura violini. Appassionato di musica sin da bambino, si è diplomato al Conservatorio di Parma, prima di perfezionarsi con alcuni dei migliori maestri liutai e restauratori. I suoi strumenti sono ora apprezzati dai musicisti di
Iprofumazioni Calamai evocative
La leggenda narra che...
Un poeta francese che viveva a Grasse decise di partire per visitare l’Italia.Si diresse così a Portofino, dove fu colpito dal blu del mare. Poi andò a Siena, dove rimase estasiato dai colori della Piazza dei Cotti. Quindi fu la volta di Amalfi, dove la sua vista gioì davanti agli splendidi limoni. Infine fece tappa a Parma, dove si innamorò delle violette profumate. Di ritorno nella sua patria, decise di trascrivere sul suo diario i colori e i profumi dell I’ talia e usò il nero di china...
E così nacquero i profumi I Calamai.
tutto il mondo. Di recente si è guadagnato gli onori della cronaca per essere riuscito a costruire e a far funzionare la “Clavi Viola”, uno strumento musicale progettato 500 anni fa dal poliedrico genio toscano, maestro del Rinascimento, Leonardo da Vinci. Un’impresa compiuta al termine di un anno di lavoro, insieme al tornitore ravennate Pino Zampiga, in collaborazione con il Centro studi milanese “Leonardo 3”. Il risultato è uno strumento mai visto prima. Come un clavicembalo, ha una tastiera su cui le dita devono premere. I tasti muovono le corde che vanno così a sfregare contro un “crine”, una corda impeciata, come quella degli strumenti ad arco, messa in continuo movimento da un complesso meccanismo azionato dal movimento del piede. Dopo l’anteprima a New York e poi
Blu di Portofino
Arancio di Siena
Viola di Parma
Giallo di Amalfi
Fiorista
Rosa Scarlatta di Bandini Cristina
Via Bovini, 30 - 48123 RAVENNA Tel. 0544 771094 - Cell. 349 2983111
A fianco la signora Giannina che ancora collabora con la Bottega del Cappelletto, nella preparazione della pasta fresca. In apertura, da sinistra, il liutaio Marco Minozzi, Pina Maffeo della bottega sartoriale Celestina Orlo Espresso Arianna e l’incisore Aldo Guerrini.
Botteghe e mercati storici Grazie a un’iniziativa regionale, la legge n. 5 del 2008, l’amministrazione di Ravenna ha potuto istituire l’Albo delle botteghe e del mercati storici, valorizzando così quegli imprenditori che sono attivi in città da almeno cinquant’anni e costituiscono una testimonianza significativa della storia e delle tradizioni commerciali. Ognuna di queste botteghe, alcune alimentari, altre no, insieme al Mercato coperto, propongono un viaggio a ritroso tra arredi, strumentazioni e documenti, fregi storici e artistici del tempo passato. Ecco le “vecchie” attività contraddistinte da vetrofanie realizzate dalla Regione Emilia Romagna: Mercato Coperto di piazza A. Costa (dal 1922), Casemurate di piazza S. Francesco 3 (1958), Cortoni di via C. Ricci 31 (1947), Tedaldi di via E. Farina 177 (1951), Cappelleria Inglese di via M. Gordini 3 (1946), Gioielleria Lugaresi di via G. Matteotti 12 (1895), Merceria Cesare di via G. Matteotti 28 (dal 1900 circa), Montanari Calzature di via Cavour 9 (1925), Zoli & Zoffoli di via Pedrosa 253 (1955), Ca’ de Ven di via C. Ricci 24 (1876), Antica trattoria Al Gallo di via Maggiore 87 (1909).
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al Castello Sforzesco di Milano, ora lo strumento è alla mostra “Il Laboratorio di Leonardo”, nel castello di Vigevano, fino al 13 giugno. Tra i progetti futuri di Minozzi, la cui bottega è in via De’ Tomai 3, vi è certamente lo studio di altri manoscritti di Leonardo. Aldo Guerrini non è l’unico incisore di Ravenna, ma tutti lo conoscono perché è il solo a lavorare ancora con un pantografo tradizionale a funzionamento manuale. Come ha iniziato? “Ben 47 anni fa - illustra -. Tutto è nato in modo casuale quando studiavo per diventare aggiustatore meccanico e sono stato notato, per la mia pazienza, dall’incisore
Secchi. Mi ha fatto provare e tutto è andato bene.” Guerrini ha aperto la sua attività l’1 gennaio 1968, diventata nel tempo il Laboratorio incisioni Guerrini di Maria Antonellini (la moglie), in via Circonvallazione Molino 108/A. Com’è cambiato il suo modo di lavorare in questi anni? “Ricordo che tempo fa si incideva soprattutto su plastica e plexiglass. Attualmente si lavora soprattutto sull’ottone, per realizzare pulsantiere, targhe per liberi professionisti, coperture per caminetti e oggetti artistici per la casa o per pubblici esercizi, anche se il plexiglass è ritornato. Rispetto a chi usa il pantografo compute-
rizzato, grazie all’utilizzo di matrici, riesco a realizzare pulsanti in ottone e pannelli sinottici industriali. Gli altri hanno il vantaggio di impiegare meno tempo, ma poi la velocità incide sul prezzo.” Tra i mestieri per così dire “recuperati” vi è anche quello della sarta. Girando per Ravenna, è impossibile non imbattersi in uno dei tanti negozi che promettono di risolvere uno dei numerosi piccoli fastidi quotidiani: un orlo rovinato, una lampo rotta, una manica troppo lunga, ecc. In via G. Mazzini 70, per esempio, c’è Celestina Orlo Espresso Arianna che fa parte di una catena di piccole botteghe sartoriali, presenti in diverse città del Nord Italia. Qui si vive proprio l’atmosfera delle antiche sartorie, con tanto di confortevole sala d’attesa, in cui fare aggiustare un abito a cui si è particolarmente affezionati o addirittura farsi confezionare qualcosa di nuovo e originale. Restando in centro, ma spostandosi verso via Girolamo Rossi 54, c’è anche Orli e Rammendi, un laboratorio che accorcia, allarga, modifica, stringe in modo rapido, preciso e a basso prezzo. Una piccola impresa familiare, marito e moglie che hanno avuto l’idea quando abitavano
Il valore della professione a Milano, in grado di realizzare riparazioni sartoriali di ogni tipo per privati e negozi. E sfruttando un’altra tradizione, in questo caso tipica della Romagna, come quella della pasta fatta in casa, ecco che non si contano i negozi di vendita di cappelletti, tortelli, tagliatelle, strozzapreti, gnocchi, ecc. La Bottega del Cappelletto di via Bassano del Grappa 40, per esempio, è stata la prima ad aprire in città, alla fine degli anni ’60 grazie all’intraprendenza della signora Giannina che ancora collabora con i nuovi proprietari: Andrea Santandrea e Daniela Catalano. “Ciò che ci contraddistingue è l’artigianalità, l’utilizzo solo di ingredienti naturali e il rispetto totale delle tradizioni culinarie romagnole di sempre - spiega Santandrea -. La nostra piadina è ancora fatta seguendo la ricetta segretissima di Giannina. Argia, la madre di mia moglie, è invece particolarmente apprezzata per i suoi gnocchi e tortelli ricotta e spinaci, alla zucca e alle ortiche.” IN
Ricordare | Fiera di maggio
Sopra, due immagini di quanto restava della Fiera di maggio ai primi del ‘900, quando si limitava alla venerazione del Santo Sassolo (foto tratte da: P. De Lorenzi, Fiere e mercati ravennati di ieri e di oggi, Arti grafiche, 1964). A pag.46, il Santo Sassolo (su concessione della Diocesi di Ravenna-Cervia).
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Quando c’era
Fiera
la
testo Andrea Casadio
La storia della Fiera di maggio: un evento che, per più di due secoli attirò a Ravenna mercanti e forestieri da tutta la Romagna, attratti anche da un’antica quanto curiosa reliquia.
Forse qualche ravennate, fra le bancarelle cesenati del 24 giugno o a Santarcangelo l’11 novembre, si sarà chiesto come mai la sua città sia priva di una manifestazione, se non di pari livello, almeno paragonabile. In altri termini: perché non esiste una fiera a Ravenna? La risposta è quasi banale. La debole tradizione commerciale della nostra città, isolata dalle principali vie di comunicazione, è ben nota. Eppure non è sempre stato così. Ravenna la sua fiera l’aveva: quella che, negli ultimi secoli, era diventata famosa come la Fiera di maggio. Quali erano le sue origini? E come mai, a un certo punto, scomparve? La risposta al primo quesito non è agevole. Le fiere erano una realtà importante dell’economia premoderna, un appuntamento fisso annuale che vedeva convergere in città i mercanti forestieri attratti dalle franchigie fiscali concesse per l’occasione sull’importazione delle merci, permettendo alla comunità di rompere il cerchio del piccolo commercio locale. Le fonti storiche dicono che fin dal Medioevo a Ravenna ne esisteva una, chiamata di S. Michele, celebrata nei primi giorni di maggio, e che nel
’500 un’analoga manifestazione si svolgeva ora in borgo S. Biagio, ora in borgo S. Rocco, ora nell’attuale via di Roma, nei pressi di S. Maria in Porto. Fu però all’inizio del ’700 che, dopo essere andata in decadenza per alcuni anni, a causa dell’abolizione dei privilegi fiscali, acquisì le forme che, a grandi linee, avrebbe mantenuto fino al secolo seguente. Le disposizioni emanate al riguardo nel 1723 dal legato, il cardinale Bentivoglio, erano precise. La fiera si apriva il 1° maggio e durava otto giorni. Tutti i mercanti cittadini erano obbligati a intervenirvi, insieme ai forestieri, ospitati in botteghe di legno, coperte di coppi e con facciate variopinte. La sede privilegiata era la strada che andava dal duomo a piazza dell’Aquila, anche se poi, per oltre un secolo, il vero centro fu la piazza. Pur con alterne vicende e modifiche (per esempio, all’inizio dell’800 la sua durata fu prolungata al 15 maggio), fu su questa base che la fiera divenne uno degli eventi dell’anno tra ’700 e ’800. “A maggio Ravenna sembra rinnovellarsi”, scriveva nel 1856 Guglielmo Stefani nel suo Dizionario corografico dello Stato pontificio. “La fiera vi at-
trae grandissimo concorso di gente dalle altre legazioni e dalle Marche; l’arena Alighieri aperta; al teatro opera grande, i cantanti di primo grado”. “Era Ravenna che si divertiva”, gli avrebbe fatto eco anni dopo, nel 1924, l’anziano Pio Poletti, memore delle fiere della sua infanzia.
Eppure, l’aspetto più caratteristico della fiera era un altro. La presenza delle banche nella strada del duomo occupate nell’800, per i primi tre giorni di maggio, da “merciari e rigattieri” che poi si trasferivano a loro volta nella piazza maggiore, non era infatti casuale. Quelli erano i giorni in cui, nella chiesa metropolitana, avveniva l’esposizione del Sant Sassol. Il Santo Sassolo era una delle reliquie più venerate della Romagna. Era (anzi è, visto che è ancor oggi conservato dalla Chiesa ravennate) un tronco di antica colonna romana, di color verde e con una catena, che la tradizione voleva fosse servito alla lapidazione di S. Apollinare, tanto che al sangue del santo era appunto attribuita la presenza di alcune macchie sul corpo della colonna. Nei primi tre giorni di mag-
gio era esposto in pubblico dietro uno steccato di legno, custodito da
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un sacerdote che lo trascinava per mezzo della catena verso la folla dei fedeli, ricevendo al contempo le offerte di questi ultimi. La credenza popolare gli attribuiva speciali virtù taumaturgiche: era usanza comune strofinarvi sopra le parti del corpo malate o delle fettucce appositamente acquistate e poi applicate nei punti da curare, con risvolti sul piano igienico che è facile intuire. Più che in città, il culto del Santo Sassolo era diffuso in campagna e in Appennino, causando un notevole afflusso, durante la fiera, di “rustici” forestieri abbastanza inusuale per Ravenna. In quei giorni, scriveva a fine ’700 nella sua cronaca cittadina l’abate Fiandrini, “e di giorno, e di notte si suonava, e ballava promiscuamente in tutte le strade e piazze della città”, dove la presenza più caratteristica erano ragazze provenienti dai paesi della collina (le cosiddette “maggiarole”) “bizzarramente infiorate, e suonanti il cembalo, con cui accompagnavano le loro strofe stranissime a tutti quelli con cui si incontravano, dandogli la buona ventura e il ben vegna maggio”. Un’usanza che provocò lo scandalo della cittadinanza, inducendo l’arcivescovo, nel 1771,
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a proibire i balli in strada, e l’anno seguente il legato a vietare i canti. Legata com’era alla società e alla cultura di “antico regime”, non c’è da stupirsi che la Fiera iniziasse la sua decadenza con la fine di quel mondo. Nel 1860 il consiglio comunale
decise di sopprimere le botteghe temporanee e vendere il legname, “per vetustà” divenuto “indecoroso e sconveniente”. L’ultima testimonianza rintracciata sull’esistenza della fiera in piazza risale al 1866: in quell’epoca, abolite nel nuovo regime commerciale le vecchie
man mano che anche il culto del Santo Sassolo iniziò a scemare, si tramutò in nota di colore, e poi in affettuosa nostalgia. “Ieri il via vai del bacio al santo è stato scarsissimo”, scriveva il “Ravennate” nel 1885, e “scarso anche il concorso alla fiera”. La fiera “muore di tisi”, si scriveva nel 1919; “non ne può più” si ribadiva nel 1930. Nel 1938 era ormai scomparsa, mentre in duomo ancora si esponeva il Santo Sassolo, come ci conferma un infallibile
testimone oculare, il prof. Mario Pierpaoli. Dopo la guerra, anche la
Un Sasso dalle speciali virtù franchigie fiscali, si svolgeva ormai “con pochissimo concorso di negozianti”. Meno di dieci anni dopo sopravviveva solo la fiera “minore”, quella del Santo Sassolo, specializzatasi come mercato di giocattoli e oggetti per ragazzi. Cavalli di legno, soldatini, bambole erano in vendita nelle bancarelle, mentre l’aria risuonava del chiasso di fischietti e organetti e i più classici spettacoli “da baraccone” popolavano il tragitto da piazza dell’Aquila al duomo: la donna cannone, la donna torpedine “che starnutisce con gli occhi”, la donna sonnambula che prediceva il futuro, i cantastorie, i “ciechi di Bologna” che cantavano stornelli al suono di violini e chitarre. Sui giornali dell’epoca, portavoce della borghesia “illuminata”, il disprezzo verso la superstizione delle rozze popolazioni della campagna,
reliquia non sarebbe più comparsa alla venerazione dei fedeli. Non è un caso che la decadenza di questo culto, e con esso della fiera superstite, fosse avvenuta negli stessi anni in cui le folle di popolani, che un tempo correvano ad adorare il vecchio sasso e festeggiare maggio, cominciarono, il primo giorno di quel mese, a incolonnarsi dietro le bandiere rosse. La reliquia non aveva saputo resistere all’onda invincibile della “modernizzazione”. Oggi che anche il rosso delle bandiere si è alquanto stinto, maggio è tornato ad accogliere, come 300 anni fa, nuovi riti “pagani” di canti e balli en plein air, che però, invece delle strade cittadine, hanno come teatro le spiagge di Marina. Ecco allora l’irrompere dei nuovi “barbari”, lo scandalo dei bacchettoni, l’intervento risolutore dell’Autorità per la gioia del ravennate medio. Chi ha detto che la storia non si ripete? IN
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Arredare casa significa esprimere se stessi, i propri gusti e il proprio stile di vita. Ma non sempre è facile trasformare i propri desideri in realtà: ci si può far prendere infatti dalla piacevole smania che spinge a girovagare da un negozio all’altro, a navigare per numerosi portali su internet, sfogliare molteplici riviste di settore, senza però riuscire alla fine a capire come collocare tutte le idee raccolte, su come far convivere complementi, accessori, decorazioni, colori. E così il rischio di rimanere delusi è alto. Rivolgersi a Quartadimensione Atelier, con due ampi piani di esposizione in via Faentina 119/Q a Ravenna, significa avere un servizio a 360 gradi e avere la sicurezza di essere seguiti passo passo in quell’entusiasmante percorso che porta alla realizzazione di un ambiente abitativo armonico e accogliente, valutando quelle soluzioni creative che meglio rispondono alle proprie idee. Nell’ambito dell’arredamento di interni, Quarta Dimensione Atelier è una consolidata attività di comprovata esperienza e tradizione se si considera che è stata fondata nel 1978, con sede in via Cesari. La ve-
ste societaria è cambiata nel 2003, quando Ezio Solaini ha lasciato la conduzione della IV Dimensione Srl, ed è stata rilevata dai quattro soci Massimo Cicognani, Valerio Gaeti, Giorgia Santini ed Elisa Valgiusti che hanno mantenuto il nome storico. «….con l’aggiunta della parola Atelier, però, proprio per sottolineare il tocco “sartoriale” che mettiamo sia nell’arredamento che nelle decorazioni - illustrano i titolari -. Arredare è qualcosa di diverso dal semplice ammobiliare, è creare interni dotati di personalità ma in cui il cliente si sente a proprio agio. Ormai un po’ tutti nel nostro settore offrono personalizzazioni, ma noi siamo in grado di realizzare, ciascuno con il proprio stile riconoscibile, produzioni progettuali di pregio utilizzando per esempio prodotti di falegnameria o marmi su misura, o come usare le nostre aziende in modo artigianale, per gestire al meglio gli ambienti di vita. Senza contare
poi l’accuratezza dei decori, con proposte su tendaggi, rivestimenti murari, elementi in cartongesso, tappeti e complementi d’arredo vari, non sottovalutando anche gli aspetti tecnici come la scelta degli elettrodomestici dove le proposte si adattano ad ogni tipo di esigenza…..». Arredi accessibili ma con materiali di qualità, consulenza d’arredo e progettazione di interni, serietà e professionalità, sono dunque i principali punti di forza di Quartadimensione Atelier che si avvale di personale tecnico interno, altamente specializzato per il montaggio dei mobili, in modo da fornire così un servizio completo, dalla scelta dei materiali e fino al colore della parete con una cura maniacale dei particolari. Il negozio è rivenditore di alcuni noti marchi, fra cui Minotti divani, Rimadesio, Porro, La Falegnami, Lago, per gli spazi gastronomici Valcucine e TM Italia, ed elettrodomestici tra i quali emergono Gaggenau, Neff, Aeg, Fhiaba, Liebherr, Alpes inox.
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WA I K I K I b e A c h un nuovo modo di vivere la spiaggia
Il mitico bagno n. 16 di Lido di Classe, (ex Katia), da quest’anno ha un nome nuovo e gestori nuovi. E’ stato ribattezzato Waikiki beach e a gestirlo sono due castrocaresi, Sandra Binzoni e Gabriele Vallicelli, coppia felice anche nella vita. Reduci da importanti esperienze nel settore dei bar (hanno lasciato, dopo anni, il bar One One di Forlì), Sandra e Gabriele (in foto a sinistra) hanno coronato il sogno di molti: un bagno al mare. L’aria che si respira al Waikiki è fresca e rassicurante. Il primo impatto è col colore lilla, dagli ombrelloni, al bar fino ai cuscini dei divani, poi è la calda accoglienza di tutta la famiglia (tre generazioni, dai nonni ai nipoti), che riscalda l’animo e che dà il senso della tradizione. Un bagno famigliare per la famiglia e per i giovani. IL MARE: 4000 metri di spiaggia con 240 ombrelloni, circa 700 lettini e numerose cabine. IL BAR: Splendide colazioni al mattino, servite ai tavoli, con possibilità di leggere almeno 5 quotidiani. Poi, a mezzogiorno, un ricco self service, per non perdere neppure un attimo di sole. IL RISTORANTE E IL BISTROT: La sera nel bistrot musica dal vivo e karaoke e nel ristorante appetitosi piatti di carne e pesce della cucina tradizionale romagnola (vongole veraci alla carbonara, guazzetto piccante di cannocchie, grigliate miste, tagliatelle, tortelli, etc.). Location ideale anche per feste di compleanno, laurea, matrimoni o divorzi (ultima moda!) SPORT: 4 campi da beach volley e, per tutta la durata dei mondiali, schermo gigante per vivere il calcio in compagnia. BAMBINI: Mini club con animazione e spazi dedicati ai più piccoli con giochi, dallo scivolo al canguro, dalle casette alle altalene. ANIMAZIONE: tornei di burraco o di Scala 40 e, per i più salutisti, incontri collettivi di risveglio muscolare in riva al mare.
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Vincere | Paolo Vandini
L’acqua…
Sangue
nel
testo Michele Virgili - foto Massimo Fiorentini
Vincitore di numerosi titoli italiani, europei e mondiali, il ravennate Paolo Vandini ci racconta la sua grande passione per il nuoto, gli oltre trent’anni di carriera agonistica e le sfide future.
“A dieci anni ho iniziato ad andare alla San Vitale, all’epoca unica piscina di Ravenna per perfezionare il nuoto. In seguito mi proposero di avvicinarmi all’attività agonistica e nel 1970 ho fatto le prime gare di stile libero e delfino”. Paolo Vandini ricorda così i primi passi della sua grande carriera. “Nel 1972 ho iniziato a fare gare nel nuoto pinnato - spiega - con la Sub Delphinus e i primi risultati importanti sono giunti tre anni dopo con due titoli italiani assoluti conquistati a
Torino, nei 200 e nei 1500 metri. In
quello stesso anno è arrivata anche la prima convocazione con la maglia della nazionale per gli Europei in Francia dove arrivai undicesimo nei 1500 metri e ottavo negli 800 metri. La prima medaglia azzurra l’ho vinta l’anno dopo, con il bronzo nella staffetta 4x100.” A questo punto il nuotatore ravennate lascia la società Sub Delphinus per entrare nell’arma dei Carabinieri: “Era il momento del servizio militare e fui contattato dal Centro Sportivo Carabinieri per svolgere con loro l’attività agonistica, da allora gareggio per questa società”. Tra le tante partecipazioni ai mondiali Vandini ricorda i tre titoli a squadre di fondo: “Nel 1994 in Svizzera, nel 1999 in Colombia e nel 2001 a Ravenna, dove vinsi l’oro nella
4x2000 e il bronzo nella 20 km individuale.” In ogni kermesse c’è sempre per la squadra azzurra una rivale agguerrita… “La nazionale russa è stata negli anni la più temibile, l’avversaria di sempre: quando arrivo secondo o terzo davanti c’è ogni volta un atleta russo.” Vandini ha partecipato a 15 campionati europei vincendo per 12 volte il titolo di fondo: “Ricordo quando vinsi nell’87 in Olanda contro il
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A fianco e in apertura Paolo Vandini in allenamento nella piscina comunale di Ravenna.
metri pinne, mentre a Livorno ha ottenuto il titolo di campione italiano degli 800 metri in velocità subacquea. Con la nazionale sono arrivate una medaglia d’argento ai mondiali del 2006 a Torino e un bronzo ai campionati europei in Ungheria nel 2008. Si avvicina, intanto, il prossimo impegno, i campionati italiani di fondo in programma a Orbetello domenica 6 giugno, preludio ai campionati italiani di mezzofondo che si svolgeranno il 20 settembre a Treviso.
Biografia sportiva Paolo Vandini è nato ad Alfonsine il 24 giugno 1958. Inizia l’attività agonistica del nuoto pinnato, nel ’72, nella società GS Sub Delphinus Ravenna in cui rimane fino al 1978. Nel novembre di quell’anno, si arruola nei Carabinieri e dal ’79 fa parte del CS Carabinieri Napoli. Dal 1975 veste la maglia azzurra, con la quale finora ha partecipato a 19 campionati del mondo, 15 europei e disputato numerosi meeting internazionali. Ha vinto 125 titoli italiani assoluti, 12 titoli Europei di fondo (mt. 8000) e 3 titoli mondiali a squadre di fondo. Ha migliorato 65 record italiani nelle distanze dei metri 200, 400, 800 e 1500. Ha ottenuto un record mondiale ed europeo nel miglio marino (1850 m). Sposato con Mimma dal 1981, ha due figlie: Federica e Francesca.
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russo Mikail Jakovlev con cui era nata una sana rivalità sportiva, durata qualche anno. L’anno prima ai campionati del mondo lui vinse l’oro nei 1500 e io arrivai secondo. Nell’87 ho conquistato il titolo europeo negli 8000 ed stato lui ad arrivare secondo, in quello stesso anno ho stabilito il record mondiale sul miglio marino e nell’88 lui me l’ha portato via. Siamo sempre ottimi amici e regolarmente ci scambiamo gli auguri natalizi.” Gli ultimi successi di Vandini del 2009, con il Centro Sportivo Carabinieri, sono due titoli italiani assoluti. A
Treviso il nuotatore ravennate ha conquistato il titolo di campione italiano di mezzofondo nei 3000
“Non mi sbilancio in pronostici, l’anno scorso ho vinto un argento nel fondo e un oro nei 3000, l’obiettivo è avvicinarsi a questi risultati. Da sempre mi alleno alla piscina comunale tutte le mattine per due ore e a partire da maggio alla Standiana, dove sono gentilmente ospitato dalla Società Canottieri Ravenna che ringrazio per la disponibilità.” L’attrezzatura degli atleti è cambiata nel corso degli anni: “C’è stata una grande evoluzione. Negli anni ’70 si utilizzavano pinne in fibra di vetro, negli anni ’80 le monopinne in fibra di vetro e negli ultimi anni pinne in carbonio che danno elasticità, potenza e leggerezza. Poi sta all’atleta fare la differenza.” IN
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Confidare | Mauro Mambelli
Incontri
Stile
di
testo Anna De Lutiis - foto Lidia Bagnara
te, sono stato eletto vicepresidente; inoltre da un anno ho anche la presidenza di Ravenna Incoming. Tengo a dire questo perché non bado solo ai miei interessi, al mio lavoro. Mi piace collaborare con le istituzioni quando decidono di fare iniziative per rendere più viva la città non solo per i ravennati ma anche per i turisti; a volte sono io stesso ad avanzare proposte.” Gestire tre locali, anche se quello in cui sta la maggior parte del tempo è il primo, non penso le lasci tempo libero. Mi sbaglio?
La sua è un’eleganza sportiva e moderna. Sempre sorridente e disponibile verso clienti e turisti che affollano il suo ristorante, nel cuore di Ravenna. Segue le sue attività con dinamismo e si lascia molto spesso coinvolgere nelle iniziative che in questi ultimi anni animano la città in particolari periodi dell’anno, come la Notte d’Oro, o San Silvestro. Incontriamo Mauro Mambelli nel suo ufficio stracolmo di riviste d’ogni genere: turistiche, sportive, quelle che presentano le novità nel campo della ristorazione. Come e quando ha deciso di fare questo lavoro?
“Sinceramente mi ci sono ritrovato: all’inizio venivo per brevi periodi ad aiutare mia sorella Brunella; poi mi è piaciuto e ho deciso che avrei condotto il ristorante insieme a lei.” Però non si è fermato qui. In seguito
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ha allargato il suo interesse ad altri due locali.
“Sono capitate delle occasioni ma, in particolare, ho messo su, con alcuni soci, due locali diversi per quanto possono offrire: uno è ristorante pizzeria e l’ultimo è una enoteca con cucina, adatta alla pausa del mezzogiorno o a prendere un aperitivo che, tra una chiacchiera e l’altra, può condurre anche a un rapido pasto. Inoltre, sono in vendita vini e prodotti tipici. Sentivo che mancavano locali di questo genere in centro a Ravenna e dai risultati posso dire che l’idea era giusta.” Lei non si limita a fare il ristoratore ma è coinvolto anche in prima persona nella specifica associazione che riguarda il suo lavoro.
“Sono presidente del sindacato dei ristoratori di Ascom e, recentemen-
“Chi vuole la mia disponibilità e collaborazione sa che mi deve lasciar perdere il giovedì, giorno di chiusura, perché non ci sono per nessuno. Spesso mi reco in campagna, dove abitavano i miei nonni, in una piccola casa che ho ristrutturato e che è il mio ‘spazio di libertà’ dove amo fare piccoli lavori gustando anche la piacevole sensazione di stare all’aperto. Inoltre mi concedo brevi vacanze: amo la montagna e adoro lo snowboard. Ma la mia vera passione sono le moto, quelle di grossa cilindrata, e le macchine d’epoca. Ne ho qualche esemplare.” Sulla parete sono allineate decine e decine di modellini di macchine d’epoca, biglietti da visita che rivelano la sua passione. Mauro confessa che ama il cinema ma non riesce a trovare il tempo per andarci. “Amo leggere i libri di storia, trovo che contengano tanti insegnamenti. Ne ho parecchi.” IN
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Leggere | Novità in libreria
Freschi
Stampa
di
testo Francesca Zampiga
Quale libro portare con sé nelle prime uscite primaverili? Le proposte per piacevoli letture all’aria aperta non mancano perché autori ed editori offrono un’ampia varietà di titoli e generi. Thailandia su due ruote attraverso le regioni del sud è il testo firmato da Marco Morrone e pubblicato da
SBC edizioni. L’autore, appassionato di moto, racconta con periodare fluido e scorrevole il suo viaggio a due ruote nella Thailandia del sud, regalando grazie alla dovizia di particolari, all’ironia e a certe punte riflessive, una cartolina visiva per nulla scontata. Il libro-viaggio parte da Rawai e tocca dapprima in solitario, poi in compagnia di amici, le più suggestive località del sud del paese. Corredato di foto, il testo offre uno spaccato locale denso di spontaneità e vissuto perché “scoprire il mondo che ci circonda - sostiene l’autore - è
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come scoprire una parte di noi.” Schola Hominum Burgi. Una storia, una passione, il mercato a cura di Antonio Gnes è la proposta di Longo editore. Il testo esce in occasione del ventennale di questa associazione e ripercorre, di pari passo al dato storico, motivazioni, obiettivi, identità, insomma l’anima della Schola Hominum Burgi. Testimonianze di una vita ormai tramontata, antichi mestieri, dalla filatrice allo speziale; e poi ancora colori, profumi, il vociferare confuso della gente di mercato, tornano a vivere nelle pagine di questo libro che vuole tramandare la memoria storica di un’epoca molto significativa per il nostro territorio. Ancora un tuffo nel passato: Audivi de cælo. Il patrimonio musicale dell’Archivio arcivescovile di Ravenna pubblicato da Danilo Montanari Editore e firmato Barbara Cipollone. Il testo brilla per originalità
e per la meticolosa ricognizione che lo contraddistingue. Dopo un breve excursus storico sulla musica a Ravenna nei secoli XVI-XVIII, l’andare descrittivo si dipana attraverso le fonti manoscritte di una produzione musicale per lo più sconosciuta. Foto dei manoscritti, schede tecniche e ricostruzione storica corrono di pagina in pagina, delineando la pratica liturgica e devozionale delle chiese ravennati. Il testo, corredato di cd musicale non è in vendita, ma si può richiedere presso Fondazione Ravenna Capitale, in Piazza del Popolo 7, tel. 0544.482058. Fernandel pubblica FactorY. Libro terzo a cura di Gianluca Morozzi e Michele Petrucci. Due talenti e una prestigiosa graphic novel, terzo appuntamento di una maxiserie a cadenza quadrimestrale, il libro fonde la sequenzialità del linguaggio fumettistico all’incalzare di un ritmo narrativo che si traduce in un thriller dai contorni horror. In questo volume, iniziano a prendere forma alcuni dei pezzi mancanti che compongono la misteriosa e a tratti drammatica storia dei protagonisti di questa avventura, iniziata in una labirintica fabbrica. Lì, all’interno del primo libro, si ritrovarono cinque personaggi, l’uno sconosciuto all’altro, privi di ogni ricordo del passato. Ora alcuni nodi sembrano sciogliersi, ma il mondo esterno, l’altro, quello della fuga, esiste veramente? IN
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1 | Zoe Large Outdoor di Verzelloni, design Lievore Altherr Molina. ARREDARE INSIEME - via Romea Sud, 58 Tel. 0544.64265 - Ravenna 2 | Infradito con pietre. RADÀ - via Copernico, 4/A - Tel. 0543.751714 - Forlì 3 | Assortimento perle coltivate da 3 a 15 mm. LIVIANO SOPRANI Taglieria Pietre Preziose - via Cerchio, 61 Tel. 0544.215080 - Ravenna 4 | Bicicletta pieghevole Mercedes Benz. DE STEFANI SPA - via Dismano, 2 - Tel. 0544.479611 - Ravenna 5 | Accessori serie Relais. EDILRAVENNA - via Aldo Bozzi, 77/79 - Tel. 0544.278360 - Ravenna 6 | Giacca della linea ASK di Helly Hansen. OUTDOOR - via Cavour, 126 - Tel. 0544.37255 - Ravenna 7 | Card Ethòs. SABBIONI - via Faentina, 118 - Tel. 0544.460461 - Ravenna 8 | Erbolampade catalittiche per profumare gli ambienti. ROSA SCARLATTA - via Bovini, 30 - Tel. 0544.771094 - Ravenna 9 | Accessori Aprilia. FG MOTO - via Romea, 144/b - Tel. 0544.401950 - Ravenna 10 | Collezione Via Veneto by Falper Design. SALAROLI - v. Balzella, 4/e - Tel. 0543.794511 - Forlì 58 | IN Magazine
IL TERRITORIO. LA STORIA. LE TRADIZIONI.
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Mercedes-Benz è un marchio Daimler.
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