Rimini IN Magazine 03 2024

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VANESSA VILLA

GUERRIERA
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INIZIA UNA NUOVA ERA

Gamma Range Rover, valori di consumo carburante (l/100 km): ciclo combinato da 0,6 a 12,1 (WLTP). Emissioni CO₂ (g/km): ciclo combinato da 16 a 273 (WLTP). I valori sono indicati a fini comparativi.

EDITORIALE

Ci regala una carica di positività l’incontro con Vanessa Villa, campionessa di karate e maestra di yoga, con la sua filosofia FightGently, quella dei guerrieri gentili. Proseguiamo in cammino al Santuario della Verna, luogo dalle atmosfere uniche. È uno scrigno di eleganza l’atelier di Elisabetta Garuffi, moglie del comico Paolo Cevoli, mentre Gabriele Geminiani ci accompagna nel primo museo degli oggetti ritrovati, per poi immergerci nella pittura ‘dialettale’ di Pino Boschetti e nell’attico vista lago della Manhattan riminese. Scopriamo come Luigi Castiglioni ha rivoluzionato la fruizione del testo musicale e ci trasferiamo a San Patrignano per il progetto cinematografico Sospesi. È una storia di famiglia quelle delle sorelle Bugli nella nazionale di pallamano e, infine, Giulia Valdifiori ci svela i segreti delle erbe. Buona lettura!

Edizioni IN Magazine s.r.l. Via Napoleone Bonaparte, 50 - 47122 Forlì | T. 0543.798463 www.inmagazine.it | info@inmagazine.it

Anno XXIV N. 3 agosto/settembre

Reg. di Tribunale di Forlì il 20/12/2000 n.34

Direttore Responsabile: Andrea Masotti

Redazione centrale: Clarissa Costa, Paola Francia Coordinamento di redazione: Lucia Lombardi

Artwork e impaginazione: Francesca Fantini

Ufficio commerciale: Gianluca Braga

Stampa: La Pieve Poligrafica Villa Verucchio (RN) Chiuso per la stampa il 6/09/2024

Collaboratori: Rita Celli, Irene Gulminelli, Milena Massani, Cristina Righi, Emilio Salvatori, Flavio Semprini, Cristina Zoli.

Fotografi: Jirus Peter Almario, Rocco Casaluci, Riccardo Gallini, Marco Onofri, Flavio Ricci.

Tutti i diritti sono riservati. Foto e articoli possono essere riprodotti solo con l’autorizzazione dell’editore e citando la fonte. In ottemperanza a quanto stabilito dal Regolamento UE 2016/679 (GDPR) sulla privacy, se non vuoi più ricevere questa rivista in formato elettronico e/o cartaceo puoi chiedere la cancellazione del tuo nominativo dal nostro database scrivendo a privacy@inmagazine.it

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06 PILLOLE NOTIZIE DALLA PROVINCIA

08 PROFILI

44 CINEMA IL LUOGO DELL’ANIMA

48 SPORT PASSIONE DI FAMIGLIA

50 NATURA FLORA SELVAGGIA

DI ANDREA MASOTTI

PILLOLE

LA CORONA AL SANGIOVESE

RIMINI | È stata incoronata l’annata 2021, forse tra le migliori di sempre, del rosso di punta della cantina di San Patrignano: il Sangiovese Superiore Avi, un vino pieno ed equilibrato sia al naso che al palato con profumi maturi, speziati, con note di liquirizia, che ha ricevuto la ‘Corona’, il prestigioso riconoscimento riservato in ogni regione alle migliori espressioni enologiche italiane che viene assegnato dalla guida Vinibuoni d’Italia edita dal Touring Club Italiano. Il premio segue i ‘5 Grappoli’ ottenuti dall’annata 2020 nell’edizione 2024 della Guida Bibenda e i ‘4 Tralci’ della rivista Vitae La ‘Corona’ consente ad Avi di concorrere come finalista per la TOP 300, la selezione annuale di Vinibuoni d’Italia delle migliori produzioni vinicole del nostro Paese.

SEMINARE, SEMINARII

RIMINI | Seminare, Seminarii è il ciclo di incontri dedicato alle sfide del Piano del verde a Rimini rispetto a crisi ambientale e climatica per indagare le soluzioni green per rendere la città più vivibile. Il 24 settembre il tema sarà ‘Scende la pioggia’ per conoscere meglio gli eventi calamitosi e capire come preparare il terreno all’acqua e creare spazi verdi pubblici idonei. Il 10 ottobre si prosegue con il tema della biodiversità per una cultura urbana inclusiva rispetto agli ecosistemi. Il 29 ottobre si affronterà il tema dell’energia rinnovabile o solare e come le tecnologie connesse possano convivere con città, agricoltura e tutela del suolo. Per partecipare scrivere a pianodelverde@anthearimini.it

LINGUE CLASSICHE

RIMINI | Marinella De Luca, docente del Liceo Classico Giulio Cesare di Rimini, scrittrice e conferenziera, ha dato alla luce un nuovo volume di greco e latino per il triennio dal titolo Kyklos-Orbis, edito da Hoepli di Milano, per la quale pubblica da molti anni testi scolastici dedicati alle lingue classiche. Questo nuovo testo è dotato di ricchezza e varietà degli apparati didattici a supporto, proponendosi di offrire strumenti per avvicinare le culture e i testi classici con una finalità integrativa e di arricchimento rispetto al manuale antologico di storia della letteratura. Il libro ha un approccio innovativo e può essere utile a quanti vogliano approfondire il tema anche fuori dai banchi di scuola.

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VANESSA

LA FILOSOFIA DEL FIGHTGENTLY: LOTTARE GENTILMENTE INSIEME

VILLA

“La maggior parte delle persone non è gentile, così quando ne trovi dici wow!” Ecco perché, per cercare di rendere il mondo un posto migliore in cui vivere, la riccionese Vanessa Villa, campionessa di karate e maestra di yoga, neomamma di stanza a Milano, è partita da sé e ha fuso le sue passioni codificando un suo metodo di mindfulness che nasce da una esigenza personale. Si definisce una ‘idealista e sognatrice’ ed è proprio così, con tutto l’entusiasmo e la voglia di vivere che la caratterizzano.

“Fuori c’è troppo rumore, per questo propongo un cambiamento che parta da noi stessi, dal mettere in agenda tempo per pratiche quotidiane, utili a fare ordine e chiarezza, per creare silenzio e sintonizzarci con la nostra vera natura.”

Il suo metodo consiste in un allenamento quotidiano “pensato per rinnovarci. Nel 2024, dopo quattro anni dall’apertura, ho reso definitivamente gratuito il mio sito. All’interno ci sono circa 400 classi dedicate a

temi specifici e a livelli differenti, iscrivendosi si può scegliere tra FightGently, arti marziali, lezioni per la maternità. Nonché meditazioni che permettono di sedersi, respirare, e riconnettersi alla propria pace interiore. Per toglierci di dosso la corazza quotidiana è necessaria una evasione al fine di recuperare il bambino interiore, attraverso movimenti tribali,” dice.

La sua filosofia di FightGently è stata creata con la volontà di dar corpo a una community internazionale per lottare gentilmente assieme. “Tutti noi abbiamo dei problemi, per questo dobbiamo essere dei guerrieri. Ma attraverso il mio metodo insegno ad essere forti e gentili allo stesso tempo,” spiega Vanessa, “così come ad avere cura di sé stesse e per osmosi degli altri e del pianeta.” Vanessa utilizza un metodo molto fisico che parte dalla corporeità e dal rispetto tipico delle arti marziali per stare nel momento presente grazie a intenzione ed energia Innestando un dialogo costante tra cervel-

DI LUCIA LOMBARDI
FOTO MARCO ONOFRI

lo-corpo e viceversa. “Purtroppo trascorriamo le nostre giornate nell’immobilità del corpo, ma non siamo nati per questo, ecco perché è importante stare nel movimento: per tornare nella natura, nella semplicità e nell’umiltà per ripartire,” dice. “Allenarci ad avere il controllo su cosa vogliamo essere ogni giorno. Essere delicati, con grande pazienza. Essere gentili è difficile, costa più fatica che essere sgarbati, irascibili, perché richiede disciplina ed educazione. Molte persone sono totalmente prese dai propri obiettivi futuri che non prendono tempo per essere nel presente.”

Il rapporto di Vanessa con lo sport è inscindibile, sin da giovanissima ha indossato la maglia del Riccione, con cui ha gareggiato per il centro Karate della Perla Verde. Questa

LA RICCIONESE VANESSA VILLA, CAMPIONESSA DI

KARATE

E

MAESTRA DI YOGA, NEOMAMMA DI STANZA A MILANO, È PARTITA DA SÉ E HA

FUSO LE SUE PASSIONI

CODIFICANDO UN SUO METODO DI MINDFULNESS CHE

NASCE DA UN’ESIGENZA PERSONALE.

disciplina, che sembrerebbe di puro appannaggio maschile, vanta molte donne anche ai massimi livelli. Ed è fonte di grandi insegnamenti e atteggiamenti da tenere nei confronti della vita, di sé stessi e dell’altro. “In primis, ho imparato la resilienza. Così come, aspetto fondamentale quando si gareggia a livello agonistico, la disciplina. O il contemplare la sconfitta e, in caso arrivi, ragionare su come migliorarsi. Poi il rispetto, perché il mondo del karate è rispettoso. Si pensi che prima di iniziare una competizione si compie un inchino al maestro.” Ecco quindi l’importanza dei maestri superiori e vicini cui guardare quale esempio costante. “La figura del maestro (di vita) è fondamentale, il mio è stato Riccardo Salvatori, un grande istruttore. Quando è venuto a mancare per me è stato un duro colpo.”

Allo yoga e alla meditazione Vanessa ci è arrivata sui vent’anni in un momento di grande tristezza. “Ero molto irrequieta, anche se avevo tutto, sentivo che mi mancava qualcosa…” Si dice che l’incontro con lo yoga nella vita non capiti per caso: “Il mio primo incontro con lo yoga è stato terrificante. Mi sono presentata sicura della mia sportività, in quel periodo vincevo un sacco di gare, così quando durante la pratica gli adulti presenti si muovevano più agilmente di me, ho capito che dovevo essere più amorevole. È stato un vero e proprio bagno di umiltà. Non mi consentivo di sbagliare, invece dovevo concedermi la libertà di farlo e ricominciare, accettare il cambiamento, la diversità, e tramite ciò sono riuscita a gestire l’ansia da prestazione.”

La combo pazzesca tra yoga e arti marziali avviene in maniera del tutto naturale durante la quarantena: “Ogni giorno aggiungevo delle pratiche. Lo scorso anno ho certificato le prime due maestre del mio metodo, me lo chiedevano in tanti.”

Vanessa è sempre stata molto ‘social’, ha iniziato con profili su media come Netlog dove già parlava ai suoi lettori di sport, e fin da adolescente ha curato le pagine della bouti-

PH JIRUS PETER ALMARIO

lapievepoligra ca.it

que di sua madre. Poi come modella ha iniziato a viaggiare per il mondo fino ad arrivare a Donna Avventura. “È stata tostissima. Ci occupavamo di tutto noi da sole. Una scuola di vita pazzesca. Tutto ciò mi ha permesso di crescere di 15.000 follower. Come format rispetto ad altri non è che ti ‘lanci’, ma è stata la spinta che mi ha permesso di fare un ulteriore salto, arrivare alla Nike, alla campagna per Mulino Bianco e ad altri brand. Ti svelo una cosa,” aggiunge, “e non lo dico per piaggeria, ma da ragazzina sognavo di comparire un giorno sulla cover di Rimini IN Magazine!” Ora ha raggiunto i 104.000 follower su Instagram. “La gente è pazzesca,” afferma col suo avvolgente e spontaneo entusiasmo. “I guerrieri gentili che mi seguono sembra siano sempre stati miei amici. C’è fierezza e crediamo in un mondo migliore partendo da un miglioramento di sé. Mio marito era un mio guerriero gentile. Nel giugno del 2021

“TUTTI NOI ABBIAMO DEI PROBLEMI, PER QUESTO DOBBIAMO ESSERE DEI GUERRIERI. MA ATTRAVERSO IL MIO METODO INSEGNO AD ESSERE FORTI E GENTILI ALLO STESSO TEMPO, COSÌ COME AD AVERE CURA DI SÉ E PER OSMOSI DEGLI ALTRI E DEL PIANETA.”

ci siamo conosciuti, poi a novembre ci siamo messi insieme.”

Il potere della community è reale, “contagia sempre più persone. Aprire il sito a tutti ha ampliato la comunità, facendomi conoscere a ulteriori 40.000 utenti.”

Per allenare le persone alla consapevolezza, Vanessa ha dato avvio a dei talk per ‘allenare’ i suoi follower presenti e futuri attraverso storie di vita di personaggi conosciuti e di tendenza. Il nuovo podcast “restituisce momenti molto intimi, di vita vera. Non c’è scissione, ciò che appare è ciò che è.”

In netta antitesi con ciò che è avvenuto negli ultimi tempi nell’ambiente degli influencer. Lei si ritiene una ‘content creator gentile’ e una donna forte. Perché “per essere gentili bisogna essere forti. Inoltre, in un mondo che va verso il trash, ritengo l’eleganza e il buon gusto senza sovrastrutture sempre più un valore.”

PH JIRUS PETER ALMARIO

IL SENTIERO

IN CAMMINO VERSO IL SANTUARIO DELLA VERNA

DI FRANCESCO

Il nostro viaggio sulle orme di Francesco comincia da qui, dallo stupore che promana dalla magnificenza del Tempio Malatestiano, uno dei maggiori esempi di architettura rinascimentale italiana e prima opera architettonica mai realizzata da Leon Battista Alberti. Vi sono luoghi che trasudano le emozioni della propria storia, a volte per bellezza propria, altre per essere stati protagonisti di storie collettive o, come più spesso accade, di singoli personaggi che hanno fatto, con la propria presenza o carisma, di questi posti luoghi speciali.

Ecco, più legato al francescanesimo che non alla figura del santo (la chiesa di Santa Maria in Trivio, com’era chiamata, fu concessa ai francescani 31 anni dopo la morte di Francesco nel 1257) il Tempio Malatestiano rappresenta il simbolo della presenza dei francescani e del loro ruolo in città, tanto che fu proprio qui, nella chiesa di San Francesco, che volle farsi inumare Malatesta da Verucchio, il Mastin Vecchio di Dante.

Basta spostarsi di qualche metro sul fianco a monte ed ecco comparire, dietro l’eleganza delle sette arcate in pietra d’Istria, le grandi finestre in stile gotico dell’antica chiesa francescana che si cela sotto la monumentale opera ideata dall’Alberti. San Francesco, Rimini, sono diverse le modalità con cui è possibile seguire le orme francescane e, non abbiamo remore nell’ammetterlo, giungere al Santuario della Verna a piedi è sicuramente più vicino allo spirito originario di un cammino spirituale di quanto, in sella alla nostra moto, noi ci accingiamo a fare. Pochi chilometri più avanti ecco che, ai piedi della rupe di Verucchio, la presenza anche fisica del santo si fa più sicura, certa e importante. C’è anche una data – siamo nella primavera del 1213 – e un luogo dove è sorto il più antico luogo francescano dell’Emilia-Romagna, santificato dalla presenza di san Francesco che qui, in una primitiva capanna di frasche e fango costruita nel cuore del bosco, si fermò più volte a pregare. Di

TESTO E FOTO DI EMILIO SALVATORI E CRISTINA ZOLI

quella presenza rimane poi un segno ancor più reale e tangibile, un cipresso maestoso, alto più di 25 metri, coi suoi 800 anni tra i più antichi d’Italia che la tradizione vuole nato dal ‘bordone’ del santo, lasciato infisso nel terreno.

Il viaggio ora prosegue risalendo il Marecchia fino a giungere a San Leo, forse il maggiore tra i luoghi topici, legati a Francesco. Fu qui infatti – e questa è Storia – che l’8 maggio 1213 il Conte Orlando de’ Cattani, signore di Rocca di Chiusi nel Casentino, rimase af-

fascinato dalla predica di Francesco tanto da offrirgli in dono il monte della Verna, il luogo cioè che ebbe un ruolo centrale nell’opera di evangelizzazione del santo e anche nel suo percorso di fede tanto che fu proprio lì che secondo la tradizione Francesco ricevette le stimmate portate in dono da un angelo. Il Convento di Sant’Igne, nascosto nel bosco nelle vicinanze di San Leo, è poi un altro luogo topico legato alla narrazione sacra tanto da indicare anche nel nome (ignis, fuoco) l’apparizione miracolosa del ‘sacro fuoco’ che

nella notte indicò a San Francesco il sentiero che conduceva al Monte Feretrio. Discendendo verso il fiume per poi nuovamente innalzarci lungo i tornanti ecco Perticara prima e Sant’Agata Feltria poi. Dominata dalla bellissima Rocca Fregoso disegnata da Francesco di Giorgio Martini, Sant’Agata Feltria è anche uno dei principali luoghi francescani: ne sono testimoni, all’ingresso del borgo, il Convento dei Cappuccini e il Monastero delle Clarisse che la tradizione vorrebbe legati al passaggio del santo.

La meta si fa prossima, inoltrandosi sui sentieri che toccano Balze e zigzagano su quella linea incerta che è il confine tra Emilia-Romagna e Toscana. Ecco, infatti, appollaia-

APPOLLAIATO

SU UNO SPUNTONE

DI ROCCIA RICOPERTO

DA UNA FORESTA

DI FAGGI E ABETI, IL

SANTUARIO DELLA

VERNA. UN LUOGO

CHE RIESCE ANCORA

OGGI A TRASMETTERE UN’ATMOSFERA UNICA.

to su uno spuntone di roccia ricoperto da una monumentale foresta di faggi e abeti, il Santuario della Verna. Un luogo che nonostante l’enorme richiamo che esercita su fedeli o più semplici turisti riesce ancor oggi a trasmettere un’atmosfera unica, una commistione fra misticismo e natura, fra pensiero e materia, dove il Sole e il Fuoco sono ‘fratelli’ con la Luna e le Stelle, il Vento e l’Acqua, e sorella Terra è la ‘madre’ capace di nutrire e prendersi cura degli uomini con i suoi frutti e le sue erbe.

Un amore che il Cantico delle Creature trasforma in poesia in grado ancor oggi di giungere, solo a volerla ascoltare, al cuore di tutti gli uomini.

LO SPILLO

ELEGANZA E IRONIA NELL’ATELIER DI ELISABETTA GARUFFI

DI TOSCA

Eleganza, precisione e ironia sono le parole che descrivono al meglio Elisabetta Garuffi, stilista rinomata nel mondo della moda matrimoniale. Classe 1965 è riminese d’origine ma dagli anni Novanta si è trasferita a Bologna insieme al marito, il noto comico Paolo Cevoli, dove ha aperto il suo atelier di abiti da sposa, Tosca Spose. Di recente ‘I romagnoli’ hanno partecipato al programma Sky Pechino Express, che li ha visti protagonisti di una nuova avventura insieme in Vietnam.

Cosa le è rimasto più impresso dell’esperienza di Pechino Express?

“Ciò che mi ha colpito di più è il fatto che io abbia accettato di partecipare. Per come sono fatta non amo stare davanti ai riflettori o avere le telecamere puntate e la mia prima reazione è stata dire di no. Poi Paolo mi ha stimolata dicendo che avremmo vissuto una bella avventura insieme, una sorta di secondo

ELISABETTA GARUFFI, DI ORIGINE RIMINESE, È

UNA STILISTA RINOMATA

NEL MONDO DELLA

MODA MATRIMONIALE.

DAGLI ANNI NOVANTA SI È TRASFERITA A BOLOGNA CON IL

MARITO, IL NOTO

COMICO PAOLO

CEVOLI, DOVE HA

APERTO L’ATELIER TOSCA SPOSE.

viaggio di nozze, un’esperienza che avrebbe affrontato solo con me, altrimenti avrebbe rifiutato anche lui, e così mi sono convinta. Le sfide mi stuzzicano, mi incuriosisce capire e superare i miei limiti ed essendo in una fase della mia vita in cui ho superato certe insicurezze, ho accettato.”

Com’è stato l’approccio con il gruppo e con le persone del posto?

“Come esperienza per me era tutto nuovo, anche il mondo dello spettacolo. Ti ritrovi in questo gruppo di nuovi amici per la prima volta composto da persone molto diverse tra loro ed è bello scoprire che, al di là dell’idea che ci si è fatti di certe figure, le persone sono molto di più. La stessa cosa avranno pensato di me e Paolo. Un altro aspetto che mi ha colpito è l’incontro con la gente, scoprire una grande umanità. In Vietnam ci sono persone molto curiose di conoscere, soprattutto nei confronti del mondo occidentale, e generose: quel poco che hanno te lo danno tutto (una coppia ci ha fatto dormire nel loro letto rimanendo sul divano). Pur avendo vissuto periodi di guerra è rimasto un popolo molto aperto, capace di distinguere tra il gioco di potere e il valore delle persone.”

DI IRENE GULMINELLI
FOTO ATELIER TOSCA SPOSE

Qualche anno fa è uscito il suo libro Lo spillo di Tosca. Storie di moda e piccoli miracoli. Com’è nata questa esperienza?

“È nato tutto con sorpresa dentro di me. Spesso alcune amiche mi avevano sollecitato a scrivere per raccontare del mio lavoro, ma non me la sentivo. Poi quan-

do è venuta a mancare mia madre Tosca ho sentito un legame molto forte e mi sono messa a ripensare a tutto quello che mi era successo: l’atelier in cui lavoro è il negozio dove lei, che faceva la sarta, andava a vedere le sfilate di alta moda, la stessa passione per la sartoria che abbiamo sem-

pre condiviso. In quel momento ho capito che tutto quello che avevo fatto finora era stato frutto di un disegno a cui avevo risposto ‘sì’ senza sottrarmi e, investita da tanta gratitudine, ho deciso di restituirla raccontando la mia storia. I capitoli non a caso ho deciso di chiamarli miracoli, perché scandiscono queste tappe importanti della mia vita in cui è presente anche la mia famiglia: sei sorelle in un ambiente in cui abbiamo sempre vissuto a stretto contatto con il mondo della sartoria grazie al lavoro di nostra madre. Ora che sono anche nonna, so che potrò lasciare una testimonianza per i miei nipoti.”

Una passione che sta trasmettendo anche alle nuove generazioni tramite il suo atelier?

“Un aspetto che mi riempie di orgoglio è che al momento il nostro team sia tutto molto giovane con ragazze e ragazzi tra i venti e i trent’anni. Si pensa che i giovani non siano interessati ai lavori artigianali, invece non

IN ALTO, ELISABETTA GARUFFI, RIMINESE D’ORIGINE, HA APERTO A BOLOGNA L’ATELIER TOSCA SPOSE.

è così e in tanti ci chiedono di venire a imparare il mestiere da noi. Rispetto alle grandi aziende in cui puoi seguire da vicino un singolo aspetto, in una realtà più

piccola hai modo di vedere ogni fase, dal rapporto con il cliente alla scelta dei tessuti, dal taglio alla creazione del campionario. Certo, non tutti i giovani sono

“IL NOSTRO TEAM È TUTTO MOLTO GIOVANE CON RAGAZZE E RAGAZZI TRA I VENTI E I TRENT’ANNI. SI PENSA CHE I GIOVANI NON SIANO INTERESSATI AI LAVORI ARTIGIANALI INVECE IN TANTI CI CHIEDONO DI VENIRE A IMPARARE IL MESTIERE.” IN

subito disposti a fare fatica, ma si impara anche quello. Nel mio lavoro metto tanta passione e precisione ed è un piacere poterlo trasmettere anche alle nuove generazioni. La storia dell’atelier in via Farini a Bologna è particolare perché ha sempre accolto il fashion: da quando ospitava le sfilate di alta moda parigina come sartoria De Maria, poi è stato la sede di un ricamificio e infine Tosca. Nel tempo il nostro lavoro è cresciuto e quest’anno con grande soddisfazione vestiremo Michelle Bertolini, la sposa di Ignazio Boschetto del trio Il Volo, e l’influencer Irene Colzi (Irene’s Closet). Con entrambe si è creato un rapporto di grande stima e amicizia che mi riempie di soddisfazione.”

PH ROCCO CASALUCI

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MICRO

DEDICATO

AGLI

OGGETTI

RITROVATI

MUSEO

Tra gli oggetti esposti c’è “un piccolo giocattolo di plastica azzurra, raffigurante una bambina su un cavallino a dondolo,” ci racconta Gabriele Geminiani. Un oggetto insignificante che ricopre un posto speciale nei pensieri di colui che ha ideato e realizzato

Micro: il museo dell’oggetto ritrovato, allestito nel torrione di San Giorgio a Verucchio

Nei musei entriamo per imparare o ammirare, il Micro è nato per pensare, anzi per pensarci. Ci accompagna nella ricerca di frammenti, che siano emozioni, pensieri, sensazioni, scintille di vita, di desideri e sogni, che spesso si perdono nello scorrere frenetico del tempo e che piccoli oggetti, come briciole di pollicino, ci permettono di recuperare. Nelle sale del Micro, Geminiani propone un percorso immersivo ed emozionante, invitandoci a incontrare un’antologia d’inciampi, di punti e di virgole, gli oggetti che lui ha raccolto per anni sulle sponde dei fiumi, sul-

IL MUSEO

DELL’OGGETTO RITROVATO È IL

PROGETTO IDEATO

E REALIZZATO DA

GABRIELE GEMINIANI

A VERUCCHIO

CHE RACCOGLIE

FRAMMENTI, EMOZIONI

E OGGETTI CHE SPESSO

SI PERDONO NELLO

SCORRERE FRENETICO

DEL TEMPO.

la spiaggia, lungo la ferrovia e le strade tra Marche e Romagna. Tutti noi abbiamo in un cassetto un memorabilia, un frammento del cuore. Geminiani ha raccolto letteralmente, stappandoli dalla corrente dell’oblio, lacerti di vita vissuta, catalogandoli in un’enciclopedia di ricordi, pen-

sieri ed emozioni che non appartengono più a nessuno, ma che in fondo sono di tutti noi.

“Il Micro è l’ultimo traguardo che mi ero posto,” dice, “per poter riscattare gli oggetti ritrovati in tutti questi anni. Inizialmente sono state le mostre e i piccoli libri d’arte, poi è arrivato un palcoscenico vero e proprio, con la rappresentazione teatrale Anime Salve, e dulcis in fundo, ho trovato una casa museo per gli oggetti ritrovati. Ora che Micro è nato, la sua ragione d’essere non può prescindere da una interazione viva e costante con le persone, le realtà scolastiche, artistiche e poetiche. La condivisione di materiali ed esperienze e la realizzazione di percorsi con studenti, artisti e istituzioni.”

Una passione quella per gli oggetti ritrovati che “nasce da un’attenzione, una sensibilità profonda nei confronti delle cose e delle creature sofferenti.

In questo caso oggetti consunti ed emarginati nei luoghi dell’ab-

DI CRISTINA RIGHI
FOTO RICCARDO GALLINI

“L’INVITO AI VISITATORI È QUELLO DI LASCIARSI

ANDARE E DI APRIRSI AL FLUSSO DELLE

EMOZIONI CHE LE COSE SONO CAPACI DI ATTIVARE. MICRO È UN LUOGO ACCOGLIENTE E FAMILIARE IN CUI

POTER RITROVARE LE PARTI DI SÉ PERDUTE.”

MEMORIE

bandono e della solitudine. Difficile ricordarsi il primo oggetto incontrato, ma ho ben presente il primo gruppetto di cose che hanno attirato la mia attenzione: un paio di ossi di bue logorati, una forchetta dalle punte ritorte, una pietra fossile piramidale e un barattolo arrugginito.”

Ma cosa ha guidato Geminiani nella scelta degli oggetti presenti al Micro? “Per me era importante ricreare una situazione in cui con poco si potesse raccontare il tutto. Mi sono servito degli oggetti reali come delle macrofotografie, giocando con lo straniamento che si può creare dal micro al macro,” dice. “Non mi

sono soffermato su una progettazione in relazione agli spazi, è stato molto semplice interpretarli e agire di conseguenza. La spontaneità si è rivelata vincente anche se non era semplice esprimere al meglio un’idea del tutto, mostrandone solo una piccola parte. La sfida è stata proprio nel definire e modellare questa sineddoche e sono molto soddisfatto del risultato. Le suggestioni sono affidate alla capacità delle cose di colpire alla pancia le persone, a prescindere dall’estrazione o dall’età. Ognuno di noi sa scegliere l’oggetto, con le implicazioni emozionali e sentimentali più potenti, legate

all’infanzia o a persone significative della propria vita. Anche per questo,” prosegue Geminiani, “l’invito che faccio ai visitatori è quello di lasciarsi andare e di aprirsi al flusso delle emozioni che le cose sono capaci di attivare. Micro è un luogo accogliente e familiare, in cui poter sostare e ritrovare le parti di sé perdute.”

Il museo di Verucchio è quindi uno spazio permanente di confronto, costola creativa e catalizzatore di collaborazioni, anche per un altro importante progetto di Geminiani: il Green Festival Montefeltro. Già nella sua denominazione il festival, la cui terza edizione si terrà a Rimini dal 19 al 20 ottobre, si identifica come spazio di confine, come luogo di contaminazione in cui idee, progetti, visioni e rapporti possono crescere.

Cogliamo quindi l’invito del Micro e di Gabriele Geminiani a una visione ecologica che è prima di tutto ecologia del sé, desiderio di riportare in superficie e non sprecare tratti di umanità imprescindibili: le emozioni, i sentimenti, le relazioni, cogliere il tempo come opportunità, con gli occhi pronti a scovare la bellezza e quel piccolo giocattolo azzurro che è di ognuno di noi.

DIPINGERE

UNA MOSTRA CELEBRA

IL PITTORE PINO BOSCHETTI

IN DIALETTO

DI LUCIA LOMBARDI
FOTO RICCARDO GALLINI

“Io dipingo in dialetto, lo dico perché calco molto la mano sia nella caratterizzazione che nel colore. L’italiano è più lezioso, dovrei fare un altro tipo di pittura. In dialetto arrivi subito, basta una parola per descrivere ciò che intendi dire, all’italiano serve una frase.” Affermava Giuseppe, ‘Pino’, Boschetti. Pittore santarcangiolese (1944-2022), Medaglia d’oro al premio nazionale Arti Naives di Luzzara nel 1983. Arcangelo d’oro 2016, a cui fino al 20 ottobre viene reso omaggio con una mostra personale dal titolo Dipingere in dialetto allestita al Museo Fellini all’interno del Palazzo del Fulgor di Rimini. Per l’occasione è stato pubblicato un cospicuo catalogo ricco di immagini fruibile anche dopo i termini della mostra. Tra i grandi lavori di Boschetti conosciuti ai più ve ne sono alcuni divenuti iconici manifesti di importanti eventi clementini come Teatro in piazza, 1978, Fiera di San Martino, 1979, o Sera d’estate, 1982. Il percorso espositivo si articola in sei macro categorie: scene di paese, maschere e circo, musica e ballo, preti e suore, motori e bici, bimbi, per un totale di 92 opere ad olio e circa 30 disegni

È DEDICATA AL PITTORE

SANTARCANGIOLESE

GIUSEPPE, ‘PINO’, BOSCHETTI LA MOSTRA PERSONALE DAL TITOLO

DIPINGERE IN DIALETTO ALLESTITA AL MUSEO FELLINI ALL’INTERNO DEL PALAZZO DEL FULGOR DI RIMINI FINO AL 20 OTTOBRE. IL PERCORSO ESPOSITIVO SI ARTICOLA IN 6 MACRO CATEGORIE DA CUI EMERGE L’AMORE PER LA SUA TERRA.

a matita. Dalla mostra emerge l’amore per la sua terra e per le persone che la abitano, sempre dipinte con uno sguardo bonario e ironico, mai sarcastico.

“La forza più grande di nostro padre era l’immensa fantasia supportata da una grande memoria fotografica e da una notevole capacità pittorica,” raccontano i figli Valeria e Marcello, affiancati dalla nipote Matilde, che

ci accolgono tutti insieme nello studio in cui per una vita Pino ha dipinto: un luogo affacciato sui tetti del suo amato paese natio, all’ultimo piano del bel palazzo di famiglia carico di memoria, collocato in pieno centro storico in quel punto nevralgico in cui suoni, voci e timbri dialettali rotondi giungono e avvolgono chiunque come nelle sue opere. Boschetti amava la luce e i fiamminghi, ma anche Morandi e Guttuso, studiati e citati con grande rispetto. La sua inventiva andava a briglie sciolte, carica di un bagaglio intriso di identità, affetti e ricordi, restituiti alla tela attraverso la costruzione di tanti piccoli mondi, di tanti quadri nel quadro che abitano ogni angolo dell’appartamento-studio come un popoloso museo permanente e da cui il pittore non ha mai voluto separarsi. Le pareti sono costellate da episodi che calamitano lo sguardo e catapultano in una realtà immaginifica parallela, quella di una infanzia della vita, di un Paradiso perduto, delle piccole grandi cose di paese, delle sue tradizioni, e di quell’agorà in cui ogni cosa avveniva alla luce del sole e della luna, al canto dei grilli o di una fisarmonica, tutto eternato dal

pennello sapiente e dalla capacità di ritrarre atteggiamenti, sentimenti, vizi e riti di Romagna. Così come perpetrare l’amore per la sua amata Dolores i cui caratteri riemergono in tante delle sensuali donne da lui rappresentate.

“Nostro padre dipingeva a olio ma adorava principalmente disegnare. I bozzetti a matita erano la parte più creativa e autentica della sua arte. Una curiosità: amava dipingere partendo dall’angolo in alto a sinistra e piano piano dipingeva la tela fino ad arrivare all’angolo in basso a destra. Inoltre, aveva una cura minuziosa del dettaglio È possibile ammirare un quadro tante volte e ci si stupisce nel trovare sempre nuovi dettagli sfuggiti in precedenza…”

La volontà di Valeria e Marcello

è quella di “conservare e valorizzare la sua opera. Dopo questa mostra pensiamo di organizzare

“IO DIPINGO IN DIALETTO, L’ITALIANO È PIÙ LEZIOSO, DOVREI FARE UN ALTRO TIPO DI PITTURA. IN DIALETTO ARRIVI SUBITO, BASTA UNA PAROLA PER DESCRIVERE CIÒ CHE INTENDI DIRE.”

altre esposizioni in vari luoghi per far conoscere le sue opere a un pubblico sempre più ampio.”

VISTA UN

ELEGANTE ATTICO NELLA MANHATTAN RIMINESE

LAGO

Una raffinata eleganza progettuale caratterizza un attico vista lago inserito nella Manhattan riminese. Il nuovo quartiere cittadino che sa di metropoli a portata di persona, nato sulle ceneri della vecchia fiera e costituito da fabbricati moderni progettati da un grosso studio per avere un dialogo costante con l’ambiente circostante.

In totale sintonia con questa visione progettuale prende forma l’appartamento di 75 mq posto all’ultimo piano di una sinuosa palazzina, pensato in tutto e per tutto per una famiglia composta da madre, padre e figlia. L’esigenza della committenza era infatti di poter fruire della vista circostante in un ambiente signorile ed equilibrato per godere appieno della luce naturale.

Lo studio riminese di progettazione ArchiLab, composto da un affiatato team di colleghi con mansioni differenti: Stefano Ruberto, Giacomo Natali, Luca Torsani, Maximiliano Marconi,

UNA RAFFINATA ELEGANZA

PROGETTUALE

CARATTERIZZA

L’ATTICO VISTA LAGO

NELLA MANHATTAN

RIMINESE. UN

AMBIENTE RAFFINATO

ED EQUILIBRATO PER POTER GODERE DELLA

LUCE NATURALE

ATTRAVERSO FORME

GEOMETRICHE E COLORI, SU TUTTI IL NERO E L’ORO.

ha tradotto i desideri dei padroni di casa conferendo al progetto nella sua interezza un approccio contemporaneo alla vivibilità degli ambienti, armonizzandoli secondo una eco Deco.

Ciò è stato reso legando gli spa-

zi attraverso forme geometriche e colori, su tutti il nero e l’oro. Due nuance che caratterizzano e tornano in forme e modalità differenti lungo tutto il progetto quale sottile filo conduttore verso uno stile di classe e prezioso Entrando nell’abitazione, a rapire lo sguardo è una parete in gres effetto marmo chiaro con screziature, essa funge da punto nevralgico, fulcro stesso della zona giorno da cui tutto diparte, inserita per separare esteticamente gli ambienti living dallo spazio cucina, quasi un progettuale manifesto d’intenti. Sulla parete si staglia un tavolo Vitra con piano in marmo nero e sedie nere sempre di Vitra il tutto sovrastato da un lampadario a cerchi concentrici dorati montati in maniera sfalsata per offrire movimento. Spostando lo sguardo, ci si accorge di come ArchiLab sia riuscito a creare una sensazione di avvolgente ariosità, un effetto binocolo che libera lo spazio living da ogni impedimento nella

DI LUCIA LOMBARDI
FOTO FLAVIO RICCI

visione per mezzo della progettazione di un ambiente unico, tanto che si giunge da un terrazzo all’altro passando per cucina e soggiorno senza soluzione di continuità: ciò amplia enormemente lo spazio, per godere in ogni momento degli effetti della luce naturale che permea senza difficoltà alcuna abitandolo con grazia.

Il fiore all’occhiello di una delle due grandi terrazze, da 15 mq l’una, è la Jacuzzi esterna, rivestita in legno di teak così come il pavimento su cui è adagiata.

In questo modo è stato creato un angolo di relax vista parco e lago progettato per regalarsi

momenti di intima evasione domestica. Il terrazzo della cucina invece è dotato di tavolo e sedie per mangiare in famiglia o in compagnia fino a che il clima lo permette. Tornando all’interno, la sala è caratterizzata da una boiserie nera che incastona il mobile tv realizzato su misura da disegno dello studio in legno wengè, a fronteggiare il tutto un ampio e accogliente divano grigio con penisola formato famiglia.

La cucina ordinata e lineare dai colori scuri ha anche gli elettrodomestici in tinta, dal lato opposto un punto d’appoggio realizzato per pasti e colazioni veloci

LO STUDIO RIMINESE DI PROGETTAZIONE ARCHILAB HA TRADOTTO I DESIDERI DEI PADRONI DI CASA CONFERENDO AL PROGETTO NELLA SUA INTEREZZA LUMINOSITÀ ED ELEGANZA, ARMONIZZANDO GLI AMBIENTI SECONDO UNA ECO DECO.

così da assecondare le esigenze del moderno menage quotidiano familiare. Gli spazi giorno sono caratterizzati da una pavimentazione in gres 90x90 color tortora al fine di esaltare la ricchezza delle soluzioni circostanti.

La modernità di questo progetto è data anche da ciò che allo sguardo sfugge, ovvero la domotica. Infatti l’attico è tutto controllato da remoto: illuminazione, allarme, tende esterne. Mentre nel corridoio è stata posta una macchina per il raffrescamento.

Lo studio ha sfruttato al massimo la planimetria pensando a soluzioni pratiche per riporre oggetti

IN ALTO, LA JACUZZI, FIORE ALL’OCCHIELLO DELLA TERRAZZA. SOTTO, LA CAMERA DA LETTO E UN DETTAGLIO DEL BAGNO PADRONALE.

di vario tipo. Ecco, quindi, che al corridoio viene attribuito un ruolo di snodo essenziale e contenitivo al tempo stesso, nonché di simbolico passaggio da una dimensione domestica all’altra, introducendo, infatti, alla zona notte. Per riqualificarne il ruolo un perimetro di led lo delimita con eleganza.

La stanza padronale si presenta come una vera e propria suite,

la testa del letto colpisce per l’effetto cannettato a tutta parete, pensata come una quinta ornamentale, ai lati due porte scorrevoli con vetro specchiato a tutta altezza, una per introdursi nella cabina armadio e una per accedere al bagno del padrone di casa. Un luogo intimo, rivestito di lastre nere di marmo, soffitto nero, e un box doccia con vetro fumé, a riprendere la porta

d’accesso, incornicia il fondo della doccia rivestito da un dogato effetto legno collocato per alleggerire il tutto. Il bagno della signora è sui toni chiari, marmo screziato e complementi oro. Ogni dettaglio è reso importante per valorizzare l’utilizzo stesso degli ambienti, rivelando un progetto ambizioso nella scelta dei dettagli, dei materiali e delle luci.

ADVERTORIAL

CONVENTINO DI GRADARA TRA SOGNO E REALTÀ

LOCATION DI INEGUAGLIABILE

BELLEZZA E VALORE STORICO, VILLA CONVENTINO È LA CORNICE PERFETTA PER MATRIMONI ED EVENTI INDIMENTICABILI.

Nello storico Borgo di Gradara, situata ai piedi della Rocca medievale e affacciata su un panorama mozzafiato, vi è un’antica dimora immersa nella natura, tra scenari incantevoli, angoli magici e romantici dettagli: si tratta di Villa Conventino, un gioiello unico nel suo genere e una location di squisita eleganza che accoglie eventi indimenticabili e matrimoni esclusivi

Nata come convento cinquecentesco di frati Cappuccini – restaurato nel totale rispetto della sua storia e tradizione – oggi

Villa Conventino è un ambiente elegante e ricercato creato per chi ama un’atmosfera rilassante tra storia, natura e bellezza. Un progetto dalle importanti origi-

ni, a cui la famiglia Baldassarri ha unito il suo attento sguardo trasformando la villa in una location magica con tutti i comfort di un’abitazione moderna: la ricerca della perfezione, del lusso, del design e tutta l’eleganza di un’organizzazione attenta a ogni dettaglio fanno di questo spazio un’ambientazione esclusiva e memorabile.

I giardini, la piscina, il campo da tennis e la vigna rappresentano il punto di forza della struttura, mentre il vero sapore del tempo passato si percepisce passeggiando per le stanze interne. La struttura offre una vasta gamma di servizi e, in occasione dell’organizzazione dell’evento, Erica e Matteo vi accoglieran-

no all’interno del Conventino per la prima visita, dando forma al giorno più bello della vita illustrandovi tutti gli spazi dedicati al matrimonio, partendo dal Chiostro nei giardini passando per la piscina fino ad arrivare al Refettorio e alla Taverna. La Villa offre anche la possibilità di celebrare il rito Civile Ufficiale grazie a una convenzione siglata con il Comune di Gradara: un momento magico e ricco di emozioni, dove gli sposi esprimono il proprio amore circondati da famigliari e amici. La magia del chiostro interno, intimo e accogliete oppure la bellezza dei giardini con il panorama mozzafiato sulla costa, e il castello di Gradara, sono le due zone dedicate al rito civile per-

I SERVIZI E L’ACCOGLIENZA

OFFERTI DALLA FAMIGLIA

BALDASSARRI, LA RICERCA

DELLA PERFEZIONE

E DEL DESIGN E

TUTTA L’ELEGANZA DI UN’ORGANIZZAZIONE

ATTENTA A OGNI

DETTAGLIO FANNO

DI QUESTO SPAZIO

UN’AMBIENTAZIONE

ESCLUSIVA E MEMORABILE.

ché esprimono al meglio il sapore storico del luogo e la bellezza della natura circostante.

A fare da cornice durante l’aperitivo è sempre la zona giardino e la piscina che rendono il momento molto conviviale e amichevole, dove le emozioni si trasformano in festa e il tempo trascorre velocemente tra brindisi e degustazioni, balli e risate avvolti dalla musica, ammirando tramonti inimmaginabili. Qui la fantasia degli sposi si sprigiona in mille colori e forme: tavoli addobbati a festa, rotondi, rettangolari, nudi

e imperiali, sedie bianche, oro e trasparenti, sono solo alcuni dei dettagli che descrivono la varietà degli allestimenti possibili, senza considerare gli effetti luminosi.

La cornice ideale per il taglio torta è invece la vigna, con lo sguardo rivolto sul mare, i filari illuminati e le luci della notte che delineano un panorama strepitoso sulle colline dell’entroterra. Anche per l’amata confettata vi è angolo decorato con cura, dove vengono disposte diverse tipologie di confetti all’interno di vasi e contenitori di vetro, che gli ospiti

possono liberamente scegliere e degustare. La musica prende poi il sopravvento, i tavoli si svuotano e tutti iniziano a ballare; la zona più gettonata è sicuramente la piscina e il giardino adiacente, dove poter attrezzare l’Open Bar. Il team si compone anche di Daniela e Fabrizio , volti familiari, sorrisi accoglienti, sguardi attenti al dettaglio e pura attenzione per l’ospite: sono loro che con passione e per tradizione sapranno programmare il vostro soggiorno e quello dei vostri ospiti nel magico Resort del Borgo con

Spa, così che quel sogno di unione possa fermare il tempo e incidersi per sempre nei cuori di tutti gli invitati. Nelle stanze e nelle suite dall’eleganza storica e moderna regna una raffinata bellezza, dove il calore del legno, la ricercatezza degli arredi e la naturalezza delle origini emergono negli spazi unici e autentici. Villa Conventino di Gradara è lo sfondo perfetto per i tuoi momenti: uno spettacolo senza fine, un’emozione travolgente per un matrimonio esclusivo e per un evento indimenticabile.

METAMORFOSI

PAROLE E PARTITURE NEL

PROGETTO

DI LUIGI CASTIGLIONI

DELL’ARTE

DI MILENA MASSANI FOTO RICCARDO GALLINI

A giugno di quest’anno, a Parigi, c’è stata la presentazione ufficiale della sua casa editrice. Avvenuta all’interno della casa d’aste Artcurial, la più importante di Francia che si trova sui Champs Élysées, qui sono stati esposti i libri realizzati dal riminese maestro di arti e mestieri Luigi Castiglioni, fondatore della Legatoria Anonima Amanvensis, insieme ad alcune sue rilegature d’arte, e presentati a un pubblico di selezionati bibliofili e collezionisti d’arte. Per rendere l’avvenimento ancor più straordinario e unico, “durante il vernissage ho organizzato anche un concerto del compositore Gavin Bryars con il suo Ensemble che ha suonato le musiche pubblicate nei libri realizzati per questo nuovo progetto editoriale dedicato alla musica d’autore,” dice. L’idea è arrivata molti anni fa, di notte, grazie alla sua grande passione per le note – suona tromba e pianoforte – e così tre anni fa ha concepito un progetto edito-

riale molto ma molto originale e atipico dove l’obiettivo era quello di aprire le biblioteche dei collezionisti e degli esteti a un nuovo oggetto di culto: ossia la partitura musicale. “Si trattava di trasformare la musica, effimera per natura, in una esperienza sensibile.”

E dopo un lungo lavoro di ricerca e di studio, Castiglioni ha iniziato a contattare alcuni dei più grandi compositori viventi di musica contemporanea, “proponendogli questo nuovo concept, grazie al quale la loro musica prende vita anche senza una performance tradizionale. Allo stesso tempo ho contattato alcuni artisti che potessero illustrare e dialogare con questa nuova letteratura.”

La risposta è stata inaspettata e piena d’entusiasmo da parte di tutti. “Ormai non potevo più fermarmi. Sono così nati due libri con musiche di Gavin Bryars, uno dei più importanti compositori inglesi di musica

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sperimentale e minimalista: Jesus’ Blood Never Failed Me Yet e The Sinking of the Titanic,” prosegue Castiglioni. “Attualmente sto lavorando su una partitura di Tom Johnson, uno dei padri della musica minimalista americana che risiede a Parigi da circa 40 anni, a una di Philip Glass, forse uno dei più famosi compositori al mondo e su un pezzo di Salvatore Sciarrino, il più famoso compositore contemporaneo italiano. Inoltre, durante il viaggio in Usa ho incontrato la famosa danzatrice e coreografa Lucinda Childs che ha lavorato sin dall’inizio della sua carriera su musiche di Philip Glass. Anche lei ha accettato di partecipa-

re al mio progetto che aprirà le porte anche alla danza contemporanea. In sintesi la coreografa utilizzerà la sua propria ‘dance notation’ per illustrare la musica di Philip Glass: praticamente il libro si trasformerà in un palco di teatro dove musica e danza ‘risuoneranno’ in eterno, al di là di una performance effimera.” Il progetto Luigi Castiglioni Editore vuole rivoluzionare la fruizione del testo musicale e renderlo un veicolo di espressione di valori creativi e artistici completamente autonomo. “L’idea è quella di separarlo dall’esclusivo atto dell’esecuzione,” spiega. “Il pentagramma assume un corpo fisico per convivere

IL PROGETTO DI LUIGI CASTIGLIONI EDITORE VUOLE RIVOLUZIONARE LA FRUIZIONE DEL TESTO MUSICALE E RENDERLO UN VEICOLO DI ESPRESSIONE DI VALORI ARTISTICI AUTONOMO.

con la vista, il tatto e l’olfatto, dove l’esperienza musicale si trasforma in una sinestesia capace di gratificare ogni senso.” Questo cambio di prospettiva trasforma gli spartiti musicali in libri d’arte dove viene data particolare attenzione ai materiali di stampa, alle scelte tipografiche, allo studio dei formati e della grafica, e alla scelta di arricchire l’opera con illustrazioni di artisti rinomati che realizzano realmente questa metamorfosi. Per la prima volta nella storia, lo spartito acquista dignità e valore autonomo e diventa un oggetto di culto capace di accendere il desiderio di amanti della musica, bibliofili e collezionisti d’arte.

EVENTS AFFAIR

COORDINATRICE DI EMOZIONI

DAGLI EVENTI

AZIENDALI AI MATRIMONI, L’EVENT MANAGER BARBARA RIGHETTI È UNA REGISTA DI MOMENTI UNICI COORDINATI CON SENSIBILITÀ E PROFESSIONALITÀ, DISPONIBILE SU TUTTO IL TERRITORIO.

Trasformare i sogni in realtà è il compito di Barbara Righetti. Si definisce una ‘coordinatrice di emozioni’. Quelle che suscita con la sua Events affair, di base a Riccione, attraverso l’organizzazione e la realizzazione di eventi di vario tipo e abbracciando le tematiche più impensabili, dai matrimoni alle feste private, aziendali, di compleanno, o altro le si possa proporre. Con tranquillità e gentilezza, Barbara rispetta i tempi delle singole persone che le si affidano per vivere assieme il percorso di arricchimento reciproco che conduce all’evento, da

un minimo di sei mesi fino all’anno e mezzo. Deadline e timeline sono condivise con le necessità e gli obiettivi di chi le commissiona i festeggiamenti.

A seconda del tipo di personalità del cliente e delle esigenze, la event manager Barbara Righetti mette in campo sensibilità e psicologia per comprendere al meglio le esigenze dei clienti e degli ospiti tutti, affrontando ogni dettaglio o imprevisto non come un problema, un ostacolo ai festeggiamenti, bensì come uno stimolo, un plus per poter far sì che tutti i partecipanti vivano un momento armonioso, di gioia e divertimento puro in totale sicurezza, tranquilli tra le mani di chi sa come organizzare momenti unici, muovendosi anche

in aree geografiche differenti: dalla Romagna, alle alte Marche per giungere a Bologna. Questi attimi magici, come sospesi nel tempo e nello spazio, sono frutto di un’attenta e precisa regia, affinata lungo il corso del tempo. Le emozioni sono la chiave di lettura attraverso la quale viene ideato ogni progetto. Barbara proviene dal mondo della notte e dell’intrattenimento, un saper fare assimilato nello storico locale di famiglia. Ecco perché alla base del suo agire non possono mancare: catering, divertimento, location. Per poter realizzare tutto questo ai massimi livelli Barbara è alla regia di una rete di collaboratori, che mette in campo professionalità diverse per la realizzazione del sogno.

IL LUOGO

SOSPESI: IL PRIMO FILM DI SANPA CINE LAB

DELL’ANIMA

DI RITA CELLI
FOTO SAN PATRIGNANO

Nel misticismo sciita esiste uno spazio tra l’intelligenza e i sensi, tra l’immaginazione e l’esperienza. Chi lo attraversa, vive in una condizione in cui coscienza e realtà si penetrano. È un luogo dell’anima, nel quale si realizza un passaggio di consapevolezza. È chiamato Hurqalaya: il regno delle forme sospese. Questo luogo esiste davvero, fatto di persone e vite che si intrecciano, si svelano e vogliono raccontare sé stesse attraverso il filo che le lega, alla vita come al cinema: l’amore. Questo luogo è la comunità di San Patrignano. Grazie alla collaborazione con l’attore e regista Paolo Ruffini, SanPa ha costruito il suo primo progetto cinematografico con SanPa Cine Lab, e ha portato in anteprima al Giffoni Film Festival il suo film Sospesi, della durata di 45 minuti. Un mediometraggio, per la precisione, interamente scritto, diretto, interpretato e costruito dai ragazzi della comunità, in bianco e nero.

GRAZIE ALLA COLLABORAZIONE

CON L’ATTORE E REGISTA PAOLO

RUFFINI, LA COMUNITÀ DI SAN PATRIGNANO HA REALIZZATO IL PRIMO PROGETTO CINEMATOGRAFICO

CON SANPA CINE LAB, IL FILM SOSPESI, PORTATO IN ANTEPRIMA AL GIFFONI FILM FESTIVAL.

che facciamo qui dentro. Mi è rimasta impressa la frase di Paolo, quando ha detto che ‘nel cinema non esiste il giusto o sbagliato ma solo il diverso punto di vista’. Mi è piaciuto molto e si è riflesso sul lavoro fatto. Qua spesso ci si sente sbagliati. Lavorare a questo progetto ci ha aiutato a capire che il cinema è un sogno che può trasformarsi in realtà, che dal nulla può nascere qualcosa, così come è oggi la nostra prospettiva di vita.”

Dietro la macchina da presa, i ragazzi di SanPa, come Tonja Korosteljev: “È stata un’opportunità incredibile per conoscere me stessa e gli altri,” dice. “Mi ha permesso di aprire la mente e scoprire un mondo nuovo per me che poi si è riflesso sul percorso

Cinque giorni intensi di lavoro, a conclusione di un percorso iniziato a gennaio, dove 28 ragazzi della comunità si sono ritrovati prima a studiare e poi a mettere in pratica quanto appreso sulla settima arte, con l’obiettivo finale di dar vita a un mediometraggio autoprodotto che ha coinvolto in totale 60 ragazzi della comunità

Al loro fianco in questa avventura, Vera Film di Paolo Ruffini, l’équipe tecnica di Morgana Studio e Filippo Genovese. “Qui c’è

“QUI C’È UN SENSO DI UMANITÀ, DI RISPETTO PER IL LAVORO CHE NON TROVI DA NESSUNA PARTE,” RACCONTA PAOLO RUFFINI. “C’È IL PLUSVALORE DATO DALLA SPONTANEITÀ, DALLA BELLEZZA, DALLA VERITÀ.”

un senso di umanità, solidarietà, partecipazione, rispetto per il lavoro che non trovi da nessuna parte,” racconta Ruffini. “C’è il plusvalore dato dalla spontaneità, dalla bellezza, dalla verità

Una sacralità che non sono abituato a vedere in altri ambienti. C’è una cosa che mi commuove. Quando mi chiedono perché hai fatto questa cosa, rispondo sempre che sto facendo esattamente il lavoro che vorrei. Ovvio, è molto complicato parlare di questo posto a chi viene da fuori, ma perché lo devi capire? Le cose più belle della vita non si capiscono: si abbracciano, si accolgono. La cosa incredibile

rispetto al sistema SanPa è che qui si può produrre qualcosa di valoriale, qualcosa che ha a che fare con i sogni, con la bellezza e la comunicazione di valori importanti.”

Con questo progetto i ragazzi non parlano di dipendenza e droga ma mettono in scena spaccati evocativi della loro vita attuale. Il risultato? Quattro storie d’amore incrociate che ruotano attorno al concetto della sospensione dell’amore, come momentaneamente sospesa è la vita all’interno della comunità. Il titolo Sospesi evoca infatti aspetti connessi a chi vive a San Patrignano: una collettività di

persone che, per il proprio bene, ha scelto di mettere in pausa la propria ordinarietà, abbracciando un percorso di riscatto sociale e umano. Ogni singolo ruolo della troupe è stato ricoperto dai ragazzi: regia, fotografia, sceneggiatura, produzione, trucco e parrucco, reparto luci, comparse. “Dopo aver visto che cosa è successo qui,” conclude Ruffini, “grazie a questi ragazzi, ho ripreso fiducia nel mio lavoro.” Dopo il Giffoni Film Festival ora Sospesi è pronto a volare verso nuovi festival, per raccontare SanPa: è solo l’inizio di una nuova bella avventura per i ragazzi e l’intera comunità.

PASSIONE

LE SORELLE BUGLI NELLA NAZIONALE DI PALLAMANO

DI FAMIGLIA

Gli anni Settanta videro la grande crescita della pallamano a Rimini. Uno sport oggi quasi sconosciuto ai nostri concittadini ma che, al tempo, contava su due squadre maschili in serie A, derby cittadini sentitissimi e buona partecipazione di pubblico. Questo movimento fece rinascere anche una formazione femminile (la prima squadra di ragazze vide la luce addirittura verso la fine degli anni Sessanta) che, quando la pallamano maschile aveva già iniziato il suo declino, fu capace di portare ben due scudetti a Rimini nel 1997 e nel 1998. Di quella squadra facevano parte tre sorelle: Barbara, Sara e Laura Bugli le quali, caso rarissimo negli sport di squadra, si ritrovarono tutte e tre a giocare insieme in nazionale. Come succede che tre sorelle decidano di dedicarsi allo stesso sport? “Colpa di Barbara, la più grande d’età,” rispondono ridendo Sara e Laura. Barbara spiega: “Nel 1984 iniziai a giocare a scuola con il gruppo sportivo scolastico guidato da Gigi Vignali, mio insegnante di educazione fisica nonché ex portiere dell’Hc Rimini. Nello stesso periodo, Marco Tosi Brandi, anche lui ex giocatore e da sempre impegnato

DI FLAVIO SEMPRINI FOTO RICCARDO GALLINI

in Federazione, stava rimettendo in piedi una squadra femminile.

Così il gruppo di ragazzine in età scolare entrò a far parte della nuova squadra riminese. Ci allenavamo alle 9 di sera nella palestra dell’ex Teatro e Marco ci riportava a casa una a una con un furgoncino da lavoro che credo fosse di suo padre. Iniziammo dalla serie C ma presto scalammo tutte le categorie.”

Nell’87 Sara, che aveva undici anni, iniziò a giocare nelle giovanili mentre il percorso di Laura è stato un po’ diverso. “Io ero la ribelle di famiglia,” spiega “e decisi di dedicarmi alla pallavolo. Poi però vedevo loro due giocare in Europa con le rispettive nazionali e io, al massimo, facevo le trasferte a Coriano… così mi buttai anch’io nella pallamano che ormai aveva coinvolto tutta la famiglia, anche il babbo e la mamma.”

Le sorelle hanno giocato insieme in nazionale dal ’95 al 99’ circa. “La manifestazione più importante alla quale abbiamo partecipato furono i Giochi del Mediterraneo di Bari nel 1997. Partecipammo alla sfilata inaugurale. Jury Chechi era il portabandiera e nello stadio ci accolsero 60.000 persone.”

NEGLI ANNI NOVANTA, LE SORELLE RIMINESI

BARBARA, SARA E LAURA BUGLI, UN CASO RARISSIMO NEGLI

SPORT DI SQUADRA, SI RITROVARONO TUTTE

E TRE A GIOCARE

INSIEME NELLA

NAZIONALE FEMMINILE DI PALLAMANO.

“Eravamo delle giocatrici completamente diverse l’una dall’altra,” continua Sara. “Barbara giocava da centrale. Era quella riflessiva, la ‘mente’ della squadra col pallino dell’organizzazione del gioco, il capitano del Rimini. Io ero il pivot, tutta grinta e potenza. Laura era un’ala: rapida, veloce, furba.”

Con il Rimini hanno vinto due scudetti nel ‘97 e nel ‘98. Poi la Coppa Italia nel ‘99. L’anno dopo la pallamano femminile a Rimini non esisteva già più. “L’emozione di vincere uno scudetto è qualcosa di grande

A quel tempo nostro padre era il presidente della società e ci ac-

corgevamo delle difficoltà organizzative che c’erano. In pratica, vivevamo la pallamano 24 ore al giorno per 365 giorni all’anno fra vita di club e nazionali Poi, all’improvviso, non fu più possibile andare avanti e questo provocò in noi quasi una ‘cesura’. Come se un tipo di vita fosse finito di schianto e ne dovessimo iniziare un’altra, completamente nuova.” Sara giocò ancora un anno andando a vincere il suo terzo scudetto con il Siracusa. Poi anche lei appese la maglietta da gioco in armadio.

Oggi le tre sorelle Bugli lavorano, fanno le mamme e, tutte e tre, sono impegnate nelle rispettive parrocchie. Ma Sara e Laura sono anche nel gruppo di tecnici e dirigenti che, con fatica, sta cercando di riportare la pallamano a Rimini dove una partita di un campionato federale non si gioca più dal maggio 2013. “Continuiamo nel nostro intento perché ci piacerebbe che i nostri piccoli giocatori provassero quello che la pallamano ha regalato ai nostri anni giovanili: l’ambiente sano, gli stimoli, le amicizie, l’etica sportiva... è stata una scuola di vita. Siamo sicure che se ci sarà questo approccio, poi arriveranno anche i risultati.”

FLORA

SELVAGGIA

“Erbe e fiori spontanei sono sotto ai nostri occhi ma spesso non vengono notati e li degradiamo a erbacce. Invece hanno elevate proprietà officinali, sono legati alla tradizione popolare e sono esteticamente bellissimi da vedere.” Così, per divulgare la conoscenza della selvaggia flora

della Valmarecchia, la giovane naturopata e ricercatrice di Perticara, Giulia Valdifiori, il cui nome sembra quasi una profezia attitudinale, ha appena autopubblicato Colori di una Valle - Fiori spontanei in Valmarecchia “Questo titolo mi risuona da sempre,” dice con entusiasmo. “Viviamo in una valle magnifica che in primavera, e non solo, si riempie di fiori colorati.”

Il suo intento primario nel pubblicare questo volume, sostenuto dalla Pro Loco di Perticara e patrocinato dal Comune di Novafeltria, nasce dalla speranza che queste pagine ricche di foto e di descrizioni possano riconnettere chi le leggerà con la natura circostante, guardando con più consapevolezza e rispetto il complesso patrimonio vegetale. Cresciuta saggia e selvatica, all’ombra della grande quercia, Giulia fin da bambina ha trascorso le sue giornate “in mezzo ai campi e ai boschi insieme a mio padre e a mio nonno che mi hanno trasmesso le prime nozioni di cultura popolare sulle piante. Pian piano la mia passione è cresciuta e ho iniziato a documentarmi in autonomia e a scoprire sempre più specie vegetali nell’ambiente circostante,”

racconta. “Sentendo poi il bisogno di rendere il mio percorso un po’ più ‘scientifico’ ho intrapreso una scuola di Naturopatia e mi sono diplomata nel 2017.”

La ricerca di piante e fiori autoctoni da cui ricava rimedi casalinghi secondo antiche ricette cerca di metterla in campo “solo nel momento giusto rispetto al ciclo vegetativo e in zone ricche di esemplari, in modo da essere sempre rispettosa del delicato equilibrio dell’ecosistema.”

Con l’iperico, per esempio, “realizzo l’oleolito utile in caso di scottature ed eritemi, raccolgo malva, melissa e camomilla per le tisane invernali, la menta per uno sciroppo rinfrescante estivo e tante altre in base alle stagioni. Durante i miei studi e grazie ai tirocini formativi in erboristeria ho imparato a preparare infusi, liquori, oleoliti e decotti con varie parti dei vegetali.”

Tra la fine dell’estate e l’inizio dell’autunno “seppur non con la generosità della primavera, ci vengono regalati comunque degli splendidi fiori. L’utilissima arnica, alcuni tipi di cardo e il meraviglioso fiordaliso. Inoltre possiamo incontrare certi tipi di campanule e di margherite.”

Buon raccolto!

DI MILENA MASSANI FOTO RICCARDO GALLINI

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