m u i m Pre 2019
gennaio-febbraio 2019
PER I WEEKEND DAVVERO GREEN ARRIVANO IBRIDE ED ELETTRICHE
CON L’ELETTRICA KIA e-NIRO IN COSTA AZZURRA per una volta...
in the world
bali i must del 2019
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“per una volta” con fabrizio de andrè ricordo del grande faber
di Raffaele d’Argenzio
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a nostra strada, la nostra vita è un viaggio formato da tanti momenti, alcuni importanti da ricordare, altri da dimenticare. Sono vent’anni che un grande poeta ci ha lasciati. Un poeta che sapeva far arrivare le sue parole al grande pubblico, al Popolo con la P Maiuscola. I poeti lagnosi che scrivono in fumose soffitte, con capelli bianchi arruffati e una tazza di caffè non finita servono a poco. La poesia deve volare e le ali di Fabrizio erano quelle della musica, della sua voce. E dall’alto del suo volo sapeva cogliere poesia nei carruggi di Genova, nei rovi della Sardegna dove era stato rapito, nella sua Genova e nella Napoli verso cui aveva lanciato un ponte attraverso il mare che unisce le due città. Di De Andrè tutti parlano in questi giorni, certamente di più e meglio di me. Ma io ho un ricordo, un regalo che la vita mi ha dato, una di quelle cose che accadono solo per una volta. Ed anche a me è accaduto. In che anno di preciso non ricordo, ma era uno di quegli anni in cui scrivevo di musica. Non di battute e semicrome, ma delle persone che creavano la musica e le parole che sapevano arrivare al cuore. Per la presentazione di un suo disco, eravamo nella grande sala di un ristorante milanese, con un tavolo ad U, e Fabrizio era a capo di questo tavolo e rispondeva alle tante domande, e mangiava qualcosa … alle tante domande, risposte sempre gentili, ma asciutte, annoiate… Io gli avevo fatto una breve intervista telefonica qualche mese prima, poi avevo scritto un pezzo sulle sue parole, sulle sue canzoni… E quella sera arrivò anche per me “Per una volta” un regalo, un ricordo che non si dimentica. Fabrizio si alza dal suo posto, prende una sedia e viene a sedersi davanti a me dicendo: “Ora voglio parlare un po’ con Lello d’Argenzio”. Ero giovane, forse arrossii, forse sbiancai. C’erano giornalisti di testate davvero importanti, personaggi illustri, ma lui venne da me. Il perché non glielo chiesi, forse aveva capito che io avevo capito che voleva raccontare a tutti senza insegnare nulla a nessuno, che aveva un cuore grande che riusciva a trovare la poesia anche nelle “signore” dei carruggi. Poi non ci siamo più visti, né sentiti. Ma, Per una volta, mi aveva regalato un attimo che non si dimentica.
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pensieri on the road
Il 2019 noi lo dedichiamo ad Antonio Megalizzi un giornalista viaggiatore, che voleva un’Europa unita dalla conoscenza e dalla fratellanza
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uest’anno lo dedichiamo ad Antonio Megalizzi, il giovane reporter trentino che credeva nell’Europa e nell’unione dei popoli, un ragazzo che, come tanti della sua generazione, voleva creare un futuro europeo senza confini e divisioni. Insieme ad Antonio, è morto anche il suo amico Barto Pedro Orent-Niedzielski, 35 anni, detto Bartek, un collega franco-polacco che gli aveva offerto alloggio e che aveva il sogno di creare un ostello linguistico per i giovani come loro. Non per fare tanti soldi per se stesso, ma per creare una casa per i giovani; per accogliere, non respingere. E loro due, giovani con obbiettivi di pace e conoscenza, sono stati uccisi in una città simbolo dell’Europa da un fanatico il cui unico scopo era quello di fare del male e di uccidere per dare senso alla propria vita. Antonio invece era un giovane giornalista che aveva un obbiettivo e credeva nella propria missione. Qui sotto pubblichiamo il ricordo dell’Ordine dei giornalisti del Trentino/Alto Adige: «Voleva raccontare il mondo e favorire la conoscenza di quelle diversità e differenze che sono la ricchezza dell’Europa unita. Diversità e differenze che sono, invece, odiate dall’integralismo fanatico di ogni natura e colore. Il nome di Antonio Megalizzi entra, purtroppo, di diritto nell’elenco di chi ha perso la vita perché aveva scelto di essere “guardiano di verità». Ma la mano che ha ucciso Antonio, insieme al suo “fratello” Bartek, è stata armata da lontano, da chi predica divisioni, da chi accende focolai di guerre, da chi divide per poter imperare. Da chi giocando sulle divisioni dei popoli ha armato la mano dell’ignoranza e della violenza. Noi di Weekend Premium, noi stessi viaggiatori, dedichiamo questo 2019 ad Antonio, che credeva nel viaggio come conoscenza, unione, fratellanza. Antonio non voleva barriere e confini, era un viaggiatore per cui il paese futuro dei nostri giovani è l’Europa e il futuro del nostro pianeta è un unico grande Paese chiamato TERRA. 3
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PRIMATI & PREMIATI
Dopo il successo dell’edizione dello scorso anno, partiamo di nuovo nella nostra ricerca per assegnare i WEEKEND PREMIUM AWARD 2019! Ecco i vincitori dell’edizione 2018
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Borgo Green 2018 Ossana (Trento)
Borgo Di.Vino 2018 Pozzolengo del Garda (VR)
Green Resort 2018 Villa Eden, Merano (BZ)
Green In the World 2018 Norvegia
Eco WeekendCar 2018 Jaguar I-PACE
premium award 2019 Chiunque può votare potete inviare le vostre preferenze a marketing@weekendpremium.it oppure al sito www.weekendpremium.it Indicateci secondo voi chi è meritevole del nostro prestigioso premio. I più votati a fine febbraio conquisteranno le nomination per partecipare alla votazione finale (fino al 31 marzo). La premiazione avverrà ad aprile in una prestigiosa location milanese alla presenza della stampa e di grandi personalità.
Insieme al nome del vostro candidato, è possibile indicare un eventuale primato (non è indispensabile, ma utile, in quanto indica unicità, qualità e identità).
BORGO GREEN 2019. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . BORGO Di.VINO 2019 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . GREEN RESORT 2019 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . GREEN IN THE WORLD 2019 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . ECO-WEEKEND-CAR 2019. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 5
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NOVITÁ ELETTRICHE 2019 LE MIGLIORI AUTO IBRIDE IN ARRIVO PER I VOSTRI WEEKEND GREEN
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l 2019 porta con sé una miriade di novità nel settore automobilistico. Sono tante le uscite in programma nei prossimi dodici mesi e sembra che il nuovo anno possa anche rappresentare un punto di svolta verso l’elettrificazione: in particolare nell’ibrido. Quest’anno assisteremo ai primi tentativi di rendere la tecnologia full electric alla portata di un pubblico piú vasto, sopratutto grazie a Volkswagen I.D. E per la prima volta FCA farà il primo passo verso l’elettrico con la presentazione di Jeep Renegade Phev a cui seguiranno altri modelli. Ma non é tutto, perché sono in arrivo anche numerosi modelli Premium ibridi già a partire da questo gennaio.
Piú elettrico per tutti
La spinta verso l’elettrico nasce dal fatto che sempre piú case hanno compreso la necessità di realizzare auto a zero emissioni e di fornir-
le a prezzi accessibili. Le ragioni di questa presa di coscienza sono svariate, ma sembrano motivate principalmente dalle imposizioni dettate dall’alto, piú che da una vena ecologista. Sono molto severi, infatti, i paletti imposti dalle normative europee sui limiti di CO2, che portano multe salatissime a chi eccede nelle emissioni. I produttori di auto si sono trovati quindi a dover escogitare come ammortizzare i costi di produzione per fornire auto a prezzi accessibili. E la strategia piú vantaggiosa sembrerebbe quella di realizzare piú auto sulla base di una stessa piattaforma adattabile. In questa direzione si sta muovendo, per esempio, Volkswagen con la piattaforma MEB, utilizzata su una ventina di modelli elettrici del gruppo tedesco. Sarà della casa di Wolfsburg il primo modello di auto 100% elettrica alla portata del grande pubblico. La nuova I.D. partirá da un prezzo di soli 25.000 euro.
Jeep Renegade PHEV il primo passo di FCA per la svolta green Sulle orme di questa ondata green si muoverà presto anche il gruppo FCA. Tra ottobre e dicembre presenterà, infatti, la nuova ibrida Renegade Phev, in attesa della Fiat 500 elettrica e di Alfa Romeo Stelvio Plug-in. Cosi pian piano a partire dal 2019 vedremo l’ingresso di sempre piú modelli ibridi e full electric. É Renegade che aprirà le danze dell’elettrico in casa FCA, rappresentando il punto di svolta del gruppo. La nuova Jeep si presenterà al pubblico verso la fine del 2019 e sarà in vendita a partire dal 2020. Questo SUV dalle dimensioni compatte avrà come punto di partenza i nuovi motori 3 cilindri introdotti da poco e sarà equipaggiata con un motore elettrico posteriore, mantenendo la normale trazione anteriore. 6
Lexus UX Sono tante anche le auto premium ibride in arrivo quest’anno. Partendo da Gennaio assisteremo all’arrivo in concessionaria del nuovo modello di casa Lexus, ovvero UX. Il nuovo SUV giapponese andrà a completare la già vasta gamma ibrida del marchio di lusso giapponese, da sempre all’avanguardia in questo settore. Potete scoprire di piú sulla nuova Lexus Ux leggendo questo articolo di Weekend Premium.
Audi E-Tron A partire da Marzo, invece, per coloro che l’hanno prenotata con largo anticipo sarà disponibile Il primo modello Audi completamente elettrico. I due motori elettrici sono in grado di erogare 408 CV di potenza a fronte di 400 km di autonomia. Audi E-Tron ha la trazione integrale e si può ricaricare in circa mezzora con la ricarica veloce. il prezzo di listino parte da 83.000 euro. Piú avanti lo stesso anno verrà presentata anche la nuova E-Tron sportback
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Mercedes EQC Un altro SUV tedesco di cui vi abbiamo già parlato qui, é in arrivo a metà anno. Si tratta della Mercedes EQC: il primo SUV 100% elettrico della casa a tre punte. Con due motori elettrici che riescono ad erogare una potenza di ben 330 kW, pari a 408 cavalli, EQC ha una coppia paurosa di 765 Newton metri. Questi due propulsori vantano prestazioni interessanti: accelerazione 0-100 in 5,1 secondi, davvero notevole dato il peso.
BMW X5 Hybrid e Serie 3 Hybrid Per completare il fronte tedesco il 2019 ci porterà da casa BMW la nuova X5 Plug-in hybrid e la Serie 3 plug-in, presentata questo dicembre a Los Angeles. BMW X5 xDrive45e iPerformance sarà equipaggiata con un motore da 394 CV di potenza e fornirà 80 km di autonomia elettrica. Serie 3, invece, affianca al 2 litri turbo benzina da 184 CV un motore elettrico che porta ad avere una potenza complessiva di 252 CV e una coppia massima di 420 Nm. Per quanto riguarda le prestazioni Serie 3 vanta uno 0-100 km/h da 6 secondi e una velocità massima di 230 km/h. L’autonomia in solo elettrico é di 60 km con una sola ricarica. 8
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elettrico & ibrido
DS7 Crossback E-Tense Nella categoria dei suv compatti Premium troviamo anche DS, con la versione ibrida Plug-in della Ds7 Crossback. DS 7 E-Tense a trazione integrale ha un allestimento identico alla versione con motore tradizionale con 4,57 cm di lunghezza, 1,91 di larghezza e 1,63 di altezza. Ma abbina a un motore benzina turbo puretech 1.6 200CV, due propulsori elettrici da 110 CV ciascuno, uno sull’asse anteriore e uno su quello posteriore. I due motori elettrici garantiscono un’autonomia a zero emissioni di 50 km. Per fare il pieno, il tempo di attesa varia tra le 2 alle 8 ore, in base alle modalità di ricarica. La batteria, inoltre, si ricarica anche durante la guida in decelerazione e in frenata.
Peugeot 3008 Hybrid Anche Peugeot presenta innovative soluzioni ibride: le motorizzazioni HYBRID e quella HYBRID4 (4 ruote motrici), che equipaggeranno, rispettivamente, Nuova PEUGEOT 508 e PEUGEOT SUV 3008 dall’autunno 2019. Peugeot 3008 è un crossover a quattro ruote motrici che, nella sua versione ibrida plug-in, abbina un propulsore 1.6 PureTech benzina da 200 CV / 147kW a due motori elettrici (uno anteriore ed uno posteriore) che sviluppano ciascuno 110 CV / 80kW, per una potenza complessiva di 300 CV. In termini di prestazioni, questa potenza combinata garantisce un’accelerazione da 0 a 100 km/h di 6,5 secondi. La ricarica della batteria avviene in 7 ore e mezza in modalità domestica, ma la tempistica arriva a 1 ora e 45 utilizzando la wallbox da 6,6 kW. 9
DOVE LA e-NIRO DIVENTA A weekend in auto
Una delle prime “elettriche” interessanti che arriveranno in Italia sarà la KIA e-Niro: noi l’abbiamo provata andando in Costa Azzurra, una meta classica per chi sa vivere e sa guidare. E su quelle strade la e-Niro si è dimostrata sportiva, dinamica e con qualche sorpresa
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con LA NUOVA KIA
AZZURRA
e-NIRO
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anno dell’elettrificazione è previsto per il 2020. Al momento le vetture totalmente prive di emissioni (locali) sono riservate all’élite, ma sembra che il 2019 veda arrivare diverse nuovi modelli totale mete elettrici, in attesa del fatidico “anno della svolta”. E Weekend Premium ha voluto anticipare il futuro, scegliendo la Kia e-Niro e una destinazione di charme come la Costa Azzurra, mirando in particolare alla meta di Théoule-sur-Mer, esclusiva per frequentazioni e paesaggi e al centro di percorsi attorno al massiccio dell’Estérel che esaltano il piacere di guida. E l’auto del futuro Kia e-Niro, versione elettrica delle crossover Niro Hybrid e Niro Plug-in Hybrid, non sacrifica alcuna possibilità di guida dinamica. Teoricamente, saremmo potuti partire da Milano: con le batterie più potenti (due le versioni disponibili) e-Niro consente un’autonomia di ben 455 km ma prevenuti a cagione di altre esperienze negative – anche con vetture simbolo della mobilità elettrica – abbiamo preferito raggiungere Nizza in aeroporto, allineandoci al turismo di lusso. IL NOSTRO PERCORSO Dall’Aéroport Nice-Côte d’Azur al quasi omonimo Tiara Miramar Beach Hôtel & Spa Côte d’Azur (questo il nome completo), ci sono poco più di quaranta chilometri, a scelta tra autostrada o litoranea: soluzione, questa, che lasceremo per il rientro. Ma non raggiungeremo direttamente il resort, prolungando il tratto lungo la A8 fino all’uscita 39 (Les Adrets-de-l’Estérel), per guidare in montagna lungo un percorso che esalta il piacere di guida. Di seguito: la D837, quindi D237 e DN7/D6007 per rientrare verso La Napoule, dove oltre il raccordo per San Peyre, prendiamo l’affascinante costiera D6098. Fino a Théoule-sur-Mer, e non solo, come vedremo. LA KIA e-NIRO Presentiamo brevemente la terza versione di Niro: nata “elettrica” con alimentazione ibrida e seguita dalla plug-in, l’ultima proposta è mossa solo da batterie senza motore termico. Due le possibilità tecniche: la più performante – utilizzata da Weekend Premium in questo viaggio – con batterie da 64 kWh, motore da 150 kW e autonomia estesa a 455 km; la meno spinta, da 39,2 kWh con motore da 104 kW e autonomia di 289 km. Esteticamente si riconosce dalle altre versioni per il frontale, dove è protagonista la calandra – priva di aperture di ventilazione: la presa d’aria è nella zona inferiore – con lavorazione “a pallina da golf” e con lo sportello per la connessione di ricarica, diversi gli scudi paraurti con luci led a freccia e inserti blu, tema che riprende in coda e all’interno. Sarà commercializzata in luglio, ma si può ordinare in aprile.
Uno spettacolare scorcio della Costa Azzurra, che abbiamo visitato per voi con la Kia e-Niro
DA NIZZA VERSO LA MONTAGNA Pánta rheî, detto attribuito a Eraclito: tutto scorre. Ancor più guidando una vettura elettrica, che rivela subito un caratterino affatto noioso o banale, pur scorrendo nel silenzio. Kia e-Niro non è leggera ma la massa è distribuita, ben bilanciata, e dispone di coppia e potenza che permettono partenze brillanti ma soprattutto riprese importanti come evidenziano i dati: 2,8 secondi da 30 a 70 km/h e 3,8 da 60 a 100 (il più frequente uscendo dall’ambito urbano) la confermano guizzante. Una volta fuori città, in totale assenza di traffico, ci divertiamo, favoriti anche dalla tipologia del percorso, come vedremo. Guidando in montagna, ci sembra d’essere in un fumetto: sarà perché la passione automobilistica risale all’infanzia, ma l’ambientazione ci riporta all’epopea del fumetto di Michel Vaillant. Ci sembra di rivivere la sua corsa al Rallye di Monte-Carlo nelle tappe di avvicinamento: boschi, strade strette e tortuose che si restringono fino a lasciar passare una sola auto tra i muretti a secco e su i frequenti ponticelli. Tratti umidi e scivolosi e qualche timore di incontrare i cinghiali, passando ad altri fumetti: in questo caso le varie avventure di Obelix e soci. 11
weekend in auto
DINAMICA E BRILLANTE Le regolazioni dello stile di guida si spostano progressivamente da Eco+ a Eco, quindi a Normal. Preferiamo tenere Sport per quando avremo maggior confidenza e un percorso meno stretto: in fin dei conti, per esprimersi all’antica, i cavalli (tradotti dai più logici 150 kW) sarebbero ben 204, certo più di quanti ne avesse il nostro eroe dei fumetti, almeno ai primi tempi. La Baïsse, Les Gabriel, Le Couvent: le strade D837 e D237 divertono pienamente: cerchiamo di non eccedere, ma la dinamica di e-Niro invita a spingere, e la nostra “prova speciale” nella stretta salita è di grande soddisfazione. Giochiamo molto con le palette al volante, che regolano la frenata rigenerativa su più livelli, simulando il cambio. Verso la discesa. Arrivati alla DN7 la musica cambia: dalla sommità alla discesa, più ampia e veloce ma non facile, gli allunghi consentono di aumentare l’andatura e conseguentemente l’uso delle palette diventa ancor più utile, e di soddisfazione. Cinque livelli: dall’efficienza spinta che regola la velocità secondo sensori e telecamere, con riduzione preventiva in funzione di rotonde, incroci o anche altri veicoli, fino alla massima rigenerazione, con uso quasi esclusivo dell’acceleratore, arrivando ad arrestare l’auto. Scendiamo da L’Escaillon verso Le Tremblant, tra rocce e mare. Mentre raggiungiamo il collegamento verso la litoranea, con la luce del tramonto che rende ancor più rosse le rocce dell’Estérel, riflettiamo pensando che quella strada sia una fucina di piloti. Siamo contenti d’aver scelto questo percorso da veri appassionati di auto, mentre la meta di Théoule-sur-Mer si avvicina, pregustando accoglienza, paesaggio, camere e wellness del Tiara Miramar Beach Hotel & Spa. E anche una buona cena, conoscendo il menu del Bistrot M. Curiosi e buongustai possono scaricarlo qui:: https://miramar-beachspa.tiara-hotels.com/_files/_media/1/files/ Carte%20Bistro%20M%202018_2019.pdf Il primo giorno del nostro weekend è finito, ci aspetta una gustosa cena ed il riposo. Domani è un altro giorno. La Kia e-Niro si arrampica lungo le scogliere della costa francese. A destra, la strumentazione di bordo
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con LA NUOVA KIA
KIA e-NIRO
e-NIRO
Compagna di viaggio
Focalizziamo i dati salienti della nuova crossover elettrica coreana, con una scheda sintetica. Lunghezza 438 cm, larghezza 181 cm, altezza 156 cm, capacità di carico da 451 a 1.405 litri. Motore elettrico da 150 kW (204 CV) disponibili da 3.800 a 8.000 giri, con coppia di 395 Nm da 0 a 3.600 giri. Batterie ioni di litio-polimeri da 64 kWh, 356 V, 170 kW e 180 Ah, ricarica con sistema di bordo da 7,2 kW in 9 ore e 35 minuti. Trasmissione con rapporto unico, trazione anteriore. Le prestazioni: accelerazione 0-100 km/h in 7,8 secondi, velocità massima 167 km/h, consumo medio 159 Wh/km e autonomia di 455 km (dati WLTP). Prezzo non ufficiale, ma ipotizzabile, € 45.000 (dati completi su www.kia-auto.it). 1313
weekend in auto Tiara Miramar Beach Hôtel
dove dormire Tiara Miramar Beach Hôtel & Spa Côte d’Azur È sulle rocce, offre vista dai piani alti fino al mare, con accesso diretto e privato. Nove tipologie di camere e suite, per sistemazioni con arredamento e servizio curatissimi, dove il panorama è comunque un fattore preponderante. Stile interno mediterraneo, con tratti moderni (anche molto, ma non sconvenienti) e altri classici; piscina, spa e wellness, per ogni comfort di qualità. 47 Avenue de Miramar, F-06590 Théoule-sur-Mer, Francia https://miramar-beachspa.tiara-hotels.com/. 14
dove mangiare Varie le possibilità di scelta tra bar e ristoranti, aperti anche in funzione della stagione: Lounge bar, Moya Beach, L’Or Bleu Restaurant, ma la nostra preferenza, come anticipato, cade sul Bistrot M, il cui menu consultabile online è una certezza. Cucina francese con forte accento mediterraneo (in particolare provenzale) e qualche divagazione verso antipasti di stile spagnolo e, volendo, alcune ricette orientali. Definito “bistronomic restaurant” da bistrot e gastronomic, aggiunge la vista, impagabile, definendo una “linea” propria, il New Riviera Lifestyle. Ideale complemento al fascino del luogo.
con LA NUOVA KIA
il secondo giorno Turismo futuribile per luoghi eleganti Le regolazioni dello stile di guida si spostano progressivamente da Eco+ a Eco, quindi a Normal. Preferiamo tenere Sport per quando avremo maggior confidenza e un percorso meno stretto: in fin dei conti, per esprimersi all’antica, i cavalli (tradotti dai più logici 150 kW) sarebbero ben 204, certo più di quanti ne avesse il nostro eroe dei fumetti, almeno ai primi tempi. La Baïsse, Les Gabriel, Le Couvent: le strade D837 e D237 divertono pienamente: cerchiamo di non eccedere, ma la dinamica di -Niro invita a spingere, e la nostra “prova speciale” nella stretta salita è di grande soddisfazione. Giochiamo molto con le palette al volante, che regolano la frenata rigenerativa su più livelli, simulando il cambio. Verso la discesa. Arrivati alla DN7 la musica cambia: dalla sommità alla discesa, più ampia e veloce ma non facile, gli allunghi consentono di aumentare l’andatura e conseguentemente l’uso delle palette diventa ancor più utile, e di soddisfazione. Cinque livelli: dall’efficienza spinta che regola la velocità secondo sensori e telecamere, con riduzione preventiva in funzione di rotonde, incroci o anche altri veicoli, fino alla massima rigenerazione, con uso quasi esclusivo dell’acceleratore, arrivando ad arrestare l’auto. Scendiamo da L’Escaillon verso Le Tremblant, tra rocce e mare. Mentre raggiungiamo il collegamento verso la litoranea, con la luce del tramonto che rende ancor più rosse le rocce dell’Estérel, riflettiamo pensando che quella strada sia una fucina di piloti. Siamo contenti d’aver scelto questo percorso da veri appassionati di auto, mentre la meta di Théoule-sur-Mer si avvicina, pregustando accoglienza, paesaggio, camere e wellness del Tiara Miramar Beach Hotel & Spa. E anche una buona cena, conoscendo il menu del Bistrot M. Curiosi e buongustai possono scaricarlo qui:
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VOGLIA DI GUIDARE VELOCI È il momento: traffico assente, strada libera, favore di luce, regolazione su Sport e via. Il peso di 1700 kg circa di e-Niro è ben distribuito, l’assetto lo asseconda, la potenza e la coppia sembrano cancellare una cospicua quota della massa. L’accelerazione è pronta, prontissima: un paio di partenze “sprint” quasi stupiscono, la ripresa è fulminante, nemmeno un motore tradizionale con compressore farebbe di meglio, e il peso del propulsore – oltretutto posto in basso – non è paragonabile a un termico. E si guida davvero forte. La strumentazione è configurabile, davanti al volante con display centrale tra indicatore di potenza erogata (o recuperata) e tachimetro: grafica e contenuti variano anche secondo la regolazione della modalità di guida, Eco+, Eco, Normal e Sport. Al centro della plancia il display da 7 pollici con navigatore mostra lo stato delle batterie e la conseguente gestione dell’autonomia (indicata anche
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con cerchi distanziometrici sulla mappa secondo i km percorribili), è utile anche per trovare la ricarica più vicina. VERSO IL RITORNO: CON UNA SOLA RICARICA SI PUO’ Di nuovo con la luce alle spalle, procediamo lungo l’intera costa dell’Estérel, completando il tragitto fino a Saint-Raphaël, quindi Fréjus e Fréjus Plage. Ci spostiamo verso l’interno: D37 in direzione Nord, quindi autostrada A8 entrata 38 Fréjus, per aggirare il massiccio dell’Estérel e ritornare verso Nizza. Trovando il tempo, tra l’andata e il ritorno, è consigliabile la sosta a La Napoule, per visitare il castello (trecentesco ma ricostruito da Henry Clews, artista e ricchissimo, all’inizio del novecento), che contiene la collezione privata dello stesso. La nostra variante, per non ripetere tutta l’autostrada, è di uscire a La Bocca (n. 41), procedere verso Cannes percorrendo la Croisette, quindi ammirando il paesaggio di Golfe Juan, spingersi lungo la penisola di Juan-les-Pines, dirigendosi ad Antibes. Variante per le vecchie mura, quindi costeggiando il mare, tornare all’aeroporto. Facciamo i conti: siamo abituati a considerare, per la maggior quota di auto elettriche, l’autonomia dichiarata come un valore da dimezzare. In alcuni casi siamo riusciti a consumare meno energia di quanto previsto, ma con una guida da economy run, eco-rinunciataria a qualsiasi piacere di guida. Non è questo il caso di Kia e-Niro: durante il percorso del nostro weekend, assolutamente misto e senza accortezze, ha mostrato il consumo di 14,9 kWh/100 km, guidando per 2 ore e 10 minuti: media di 50 km/h circa. Possibile fare molto meglio. Importante notare che dall’autonomia iniziale di 374 km la residua era esattamente di 274, confermando il calo pari alla percorrenza e non il doppio come accade solitamente. Quindi un viaggio da Milano a Théoule-sur-Mer sarebbe possibile con una sola ricarica e senza eccessiva attenzione. Il futuro sta arrivando.
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PER CHI AMA GUIDARE
PORSCHE 718 T di Emanuele d’Argenzio
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on la 718 T, Porsche ha trasposto la linea puristica della 911 T del 1968 nella sua gamma di sportive a due posti. Il nuovo modello della gamma #boxster e #cayman unisce un propulsore quattro cilindri turbo piatto da 220 kW (300 CV) a un’esperienza di guida Porsche particolarmente emozionale. Il carattere altamente prestazionale dei modelli T viene enfatizzato da un ampio pacchetto di allestimenti che include cerchi in lega da 20 pollici, il telaio sportivo PASM ribassato di 20 millimetri – proposto in abbinamento al motore turbo 2.0 litri per la prima volta in questa gamma –, la leva del cambio più corta con numeri delle marce incisi in rosso, e il pacchetto Sport Chrono. Queste dotazioni sono abbinate esclusivamente al motore base della 718 T. Porsche offre entrambe le varianti #boxster e #cayman con cambio a sei velocità e sistema Porsche Torque Vectoring (PTV) di ripartizione variabile della coppia, incluso il differenziale autobloccante meccanico posteriore. E’ inoltre disponibile, su richiesta, il cambio a doppia frizione Porsche (PDK). Nell’abitacolo, il carattere della 718 T è evidenziato da numerosi dettagli fortemente sportivi: la ricca imbottitura e il lussuoso rivestimento in pelle garantiscono una presa particolarmente sicura sul comodo volante sportivo GT da 360 millimetri con selettore di modalità. Il logo “Boxster T” o “Cayman T” si ritrova in più punti a decorazione dei quadranti neri della strumentazione. Le cornici decorative della plancia e della console centrale sono realizzate in una finitura nero lucida. Il logo
“Boxster T” o “Cayman T” compare anche sui battitacco. Il motore turbo piatto da 220 kW (300 CV) della Porsche 718 T garantisce una spinta notevole in accelerazione e raggiunge una rotazione fino a 7.500 giri. Il quattro cilindri turbo da 2.0 litri eroga una coppia massima di 380 Nm a 2.150/min e ha un peso a vuoto pari a 1.350 (PDK: 1.380) chilogrammi. Grazie a un rapporto peso/potenza di 4,5 (4,6) kg/CV, la sportiva accelera da 0 a 100 km/h in 5,1 (4,7) secondi, raggiungendo una velocità massima di 275 km/h. Il pacchetto Sport Chrono, incluso nella dotazione standard della 718 T, prevede le modalità di guida Normal, Sport, Sport Plus e Individual, selezionabili attraverso il selettore di modalità posto sul volante. Le modalità Sport e Sport Plus attivano caratteristiche più sportive a livello di sistema di gestione del motore e di acceleratore, offrendo il supporto della funzione di doppia frizione automatica nei passaggi alle marce inferiori del cambio manuale. La modalità Sport Plus affina ulteriormente l’assetto della 718 T garantendo una configurazione più sportiva per il sistema PASM di regolazione elettronica degli ammortizzatori, il sistema PADM (Porsche Active Drivetrain Mounts) e la trasmissione opzionale Porsche a doppia frizione. In combinazione con il PDK sono inoltre attivabili la funzione Launch Control e il pulsante Sport Response collocato al centro del selettore di modalità sul volante. La Porsche 718 #cayman T è commercializzata a partire da 66.004 Euro. 17
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Panorama del borgo
Vinci, a casa di Leonardo
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l 2019 sarà l’anno di Leonardo, il genio per antonomasia, di cui ricorrono i 500 anni della morte. Noto come Leonardo “da Vinci”, nacque però ad Anchiano, a 3 km dal borgo, il 15 aprile del 1452 dalla relazione di Piero con una domestica. Era, quindi, un figlio illegittimo. La sua fama lo portò poi in giro per l’Italia e anche all’estero, al punto che sono molteplici gli eventi per celebrare il cinquecentenario della sua scomparsa (Leonardo mori nel maniero di Clos-Lucé, ad Amboise, in Francia il 2 maggio 1519). Perché, allora, non cominciare il nostro “anno leonardiano” proprio da Vinci? Il borgo di circa 14 mila abitanti è situato a una cinquantina di km da Firenze, sulle pendici del Montalbano, nel Valdarno Inferiore, in un paesaggio scolpito da oliveti e vigneti, da dove passa la Strada del Vino e dell’Olio del Montalbano. Una giornata con Leonardo Il fulcro del paese è rappresentato dal Castello dei Conti Guidi, sede, dal 1953, del Museo Leonardiano (www.museoleonardiano.it) , interamente dedicato al genio rinascimentale. Dislocato su due edifici (nel castello e nella Palazzina Uzielli), propone un’esposizione permanente che racconta la vita e le opere dell’artista, architetto e scienziato attraverso le sue macchine volanti, le ricostruzioni digitali dei suoi progetti, le riproduzioni a grandezza naturale e cartelli esplicativi con la storia della sua vita. Punto di forza, le 60 macchine ricostruite secondo gli stessi progetti di Leonardo. I più piccoli, poi, possono immedesimarsi proprio in Leonardo at-
COME ARRIVARE In auto: A1 Milano-Roma sia per chi viene da Nord che per chi viene da Sud. Uscire a Firenze Scandicci, poi prendere la Superstrada Firenze – Pisa -Livorno, uscire a Empoli e seguire le indicazioni per Vinci. Per chi viene da Ovest, A21 Genova-Livorno con uscita Pisa Aeroporto, poi prendere la Superstrada Firenze -Pisa-Livorno con uscita Empoli e poi proseguire in direzione di Vinci. 18
traverso laboratori e attività. Nella sezione Leonardo e l’anatomia, inaugurata nel 2016, viene invece illustrato attraverso disegni, attività didattiche e visite tematiche l’interesse che Leonardo nutriva per il corpo umano e le sue funzionalità. All’interno del Castello dei Conti Guidi, poi, si possono ammirare alcuni pregevoli affreschi che documentano il susseguirsi dei diversi periodi storici. Tra i capolavori, la Madonna con il Bambino, ceramica di Andrea della Robbia del 1523. Fa parte del complesso della Rocca anche Villa Vignozzi, da cui si gode uno splendido panorama di Vinci, e la Chiesa di Santa Croce, che custodisce pregiati dipinti e la fonte battesimale dove si dice sia stato battezzato Leonardo. Dietro il Castello, spicca la riproduzione in legno dell’Uomo Vitruviano, celeberrimo disegno di Leonardo dove egli rappresentò le proporzioni ideali del corpo umano racchiuse in un quadrato e in un tondo. Davanti alla Palazzina Uzielli, invece, si può ammirare Piazza dei Guidi, realizzata da Mimmo Il Museo Leonardiano
DOVE mangiare La Torretta, via Della Torre 19, Vinci, tel 057156100, www.ristorantelatorrettavinci.com Locale caratteristico con piatti della cucina tradizionale toscana, tra cui fiorentina, carne alla brace, schiacciata, pappardelle al cinghiale, fino ai tipici cantuccini con il vin santo. Ottima lista di vini toscani selezionati da produttori locali. Prezzo media a persona € 25. Il Ristoro del Museo, via Montalbano 9, Vinci (Fi), tel 0571/56516 Piccolo locale a conduzione familiare con un menù di piatti tipici della cucina toscana. Consigliata la prenotazione. Prezzo medio € 28.
vinci
Casa natale di Leonardo
La ricetta minestra di pane Ingredienti • 8 fette di pane toscano • 300 gr di fagioli borlotti • ½ cavolo verza • 2 mazzetti di cavolo nero • 1 patata • 1 cipolla • 2 carote + 2 gambi di sedano • 1 pomodoro • 1 spicchio di aglio • Olio extravergine di oliva • Sale e pepe Mettete a lessare i fagioli in circa due litri di acqua salata. Scolateli poi riducetene in purea circa la metà e rimetteteli nell’acqua di cottura. In un’altra pentola fate rosolare in 4 cucchiai di olio la cipolla affettata e lo spicchio di aglio. Appena la cipolla sarà appassita aggiungete anche il pomodoro tagliato a tocchetti, i cavoli puliti e tagliati a listarelle, le carote e il sedano a fette e la patata a cubotti. Salate, pepate e lasciate cuocere per 10 minuti. Unite poi il brodo con la purea di fagioli e continuate la cottura per 45 minuti. Disponete le fette di pane casereccio, tagliate a metà, in una zuppiera, copritele con metà della zuppa, poi disponete altre fette di pane e la restante minestra. Condite con un filo di olio EVO a crudo e aspettate 10 minuti prima di servire.
DOVE dormire Hotel Monna Lisa***, via Lamporecchiana 27/29, Vinci (Fi), tel 057156266, www.hotelmonnalisavinci.it. Nel centro di Vinci e con vista sulle colline toscane, dispone di 29 camere, con riscaldamento autonomo e aria condizionata, TV con canali satellitari, Wifi gratuito, possibilità di prenotare visite e ingressi ai musei. Gli animali sono i benvenuti. Doppia da € 74. Hotel Alexandra***, via dei Martiri 82, Vinci (Fi), tel 057156224, all’ingresso di Vinci. Ad appena 3 km si raggiunge la Casa Natale di Leonardo. A disposizione area lounge, bar -ristorante e terrazza-giardino. Doppia da € 83.
Rappresentazione dell’Uomo Vitruviano
Paladino che si è ispirato proprio a Leonardo per l’architettura e il design della piazza. Fanno parte dell’itinerario Leonardiano anche il Cavallo di Leonardo, monumento in bronzo che domina Piazza della Libertà, e la Biblioteca Leonardiana, un centro di documentazione che conserva documenti e manoscritti specializzati sull’opera di Leonardo da Vinci, inclusi gli sviluppi storici delle sue invenzioni e intuizioni. Da Vinci ad Anchiano lungo la Strada Verde Nel pomeriggio, dopo aver visitato Vinci, il suo centro storico e il museo dedicato a Leonardo, ci incamminiamo a piedi (in alternativa si può arrivare in auto percorrendo via per Anchiano) lungo la Strada Verde, un percorso di 3 km che attraversa la splendida campagna vinciana e porta ad Anchiano, dove si trova la Casa Natale di Leonardo. Riaperta nel 2012 dopo una serie di restauri e innovazioni, si avvale della narrazione audio visiva Leonardo a Vinci: un genio si racconta, che, attraverso una moderna tecnologia tridimensionale, fa rivivere il genio rinascimentale e il suo universo più intimo e personale, ma anche il suo rapporto con il territorio. Un ologramma a grandezza naturale ci mostra un Leonardo ormai anziano, che dalla sua ultima dimore francese ripercorre a ritroso la sua vita, tra studi, frequentazioni e vicende che lo legano alla sua terra natale. L’applicazione multimediale Leonardo Touch, poi, consente di interagire con i disegni e i dipinti leonardiani esplorandone e “toccandone con mano” i dettagli. La casa vera e propria, invece, si trova a sinistra della biglietteria e si compone di tre stanze. In quella centrale spicca un vecchio camino, un tavolo di legno e una scultura che ritrae un Leonardo severo, con la caratteristica barba. Nella stanza di destra, invece, sono raccolti pannelli bilingue (italiano e inglese) che illustrano la storia della casa. Entrando nella stanza di sinistra, invece, sarete accolti dall’ologramma di Leonardo a grandezza naturale. Adiacente all’edificio principale, poi, si trova una casa colonica, dove è possibile ammirare una riproduzione digitale ad alta definizione del Cenacolo, unica pittura murale di Leonardo oggi visibile. Grazie alla moderna tecnologie si può “esplorare” l’opera e soffermarsi sui particolari attraverso due modalità, una gestuale e una touchscreen, attivando diversi percorsi tematici, da quello iconografico e quello storico artistico, fino ai restauri. 19
IN THE WORLD
Sri Lanka
di Anna Maria Terzi
LE METE PREMIUM 2019 Vota su weekendpremium.it Come di consueto, a inizio anno, vi invitiamo a votare sul nostro portale WEEKENDPREMIUM.IT o sulla nostra pagina fb la meta In the World PREMIUM 2019. Ma quali sono le località must? Perché preferire una o un’altra destinazione? Vacanza green o all’insegna della cultura? Per aiutarvi, ecco la nostra top ten delle mete ideali 2019. dieci località diverse, tutte bellissime e ricche di attrattive (selezionate anche da grandi guide turistiche come Lonely Planet)
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ome di consueto, a inizio anno, la nostra redazione si mette all’opera per suggerirvi dove andare nel 2019. Quali sono le dieci località must? Perché preferire una o un’altra destinazione? Scegliere una località vicina o lontana? Mare o montagna? Vacanza green o una all’insegna della cultura? Niente paura, ognuno di voi troverà, attraverso la top ten 2019 qui sotto, la meta ideale. Sono dieci località molto diverse tra loro ma tutte hanno una cosa in comune: sono bellissime e ricche di attrattive. Alcune coincidono con quelle di gran-
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di guide turistiche come Lonely Planet. Non vi resta che scegliere. 1 SRI LANKA La prima località identificata è lo Sri Lanka e possiamo capirne anche i motivi: paesaggi straordinari, spiritualità, grande ospitalità della popolazione locale, ottima cucina e facilità di visitarla autonomamente con diversi mezzi. La “lacrima dell’India”, così è chiamata per la sua posizione geografica e per la forma, offre veramente tanto: scenari mozzafiato fatti di immense risaie, grandi montagne, foreste, parchi nazionali e spiagge infinite. Inoltre, pur essendo
molto frequentata dai turisti, riesce ancora a regalare zone incontaminate. Se la natura è quello che cercate, questo è il vostro eden ma anche chi ama la vacanza spirituale, mistica qui è appagato grazie al territorio disseminato di templi secolari. Lo Sri Lanka è un Paese in forte crescita, rinato dopo anni di guerra civile e ora sta vivendo una seconda vita e lo fa accogliendo cordialmente i turisti. Consigliato a chi cerca l’avventura, a quelli green della vacanza ecosostenibile, a quelli che cercano un luogo dove meditare e trovare la pace interiore, nonché agli amanti della cucina che qui trova un’esplosione di sapori e colori.
Perù
Sri Lanka
2 Perù - Cuzco Il Perù è una terra fatta di contrasti, di territori dove modernità, tradizione e spiritualità si fondono. Pensate che vanta ben 11 siti dichiarati Patrimonio dell’Umanità! Ma quello che a noi piace è il fatto che sia un paese GREEN, risultato ottenuto attraverso attività volte a preservare il suo patrimonio naturale, dalla foresta amazzonica alle vette delle Ande. Per un viaggio in Perù abbiamo scelto Cuzco, la città più bella, famosa per le rovine archeologiche del periodo inca. Bellissimo il suo centro storico perfettamente conservato e dichiarato Patrimonio
Perù - Cuzco
dell’Umanità. Cuzco si trova sulle Ande peruviane e la sua storia è narrata dalle strade e dalle piazze che regalano scenari incantevoli. Partite visitando Plaza San Francisco, dove c’è la porta di ingresso alla città. Proseguite poi sino a Plazoleta Espinar e ammirate la chiesa de la Merced in stile barocco e una volta percorsi i portici coloniali raggiungete la piazza più famosa: Plaza de Armas del Cusco che in tempi inca significava “luogo dell’incontro”, del pianto perché è li dove si celebrava la festa del sole. Ammirate i palazzi del 500 e i balconi tutti intarsiati in legno. Sono un vero capolavoro. Non perdete anche una
visita alla Cattedrale in stile rinascimentale. La particolarità sta nel suo interno, un’esplosione di sculture in legno e una collezione di dipinti della scuola cuzquena. Chi l’ha visitata è rimasto sbalordito da tanta bellezza. Non lontano dalla piazza a soli 4 isolati c’è il particolare e simpatico quartiere di “San Bla” conosciuto come il quartiere degli artigiani. Qui è facile trovare alloggio presso gli abitanti e cosa c’è di meglio che dividere casa con qualcuno del posto? Vi permetterà di comprendere appieno la realtà peruviana. Le sue case coloniali con le ripide e strette vie vi darà un senso di profonda pace e tranquillità. 21
in the world
Santo Domingo Maldive
3 MALDIVE Ci vorrebbero pagine intere per descrivere le meraviglie di questo posto. Chiudete gli occhi e immaginate distese di sabbia bianchissima contornata da palme da cocco e un mare blu cobalto. È forse il Paradiso? Immaginatevi di nuotare tra pesci pagliaccio, tartarughe, stelle marine e pesci palla e intorno a voi il silenzio più assoluto. Che paradiso, che pace. Ma allora esiste l’Eden? Non pensiate che sia un posto riservato solo a chi ama crogiolarsi al sole: per gli amanti delle immersioni e dello snorkeling qui è un vero forziere. Vivere semplicemente in costume e farsi cullare dalle dolci acque del mare aspettando la magia del tramonto. Per gli irriducibili che vogliono conoscere e divertirsi c’è Malè, la capitale. È una città caotica ed è una delle città più densamente 22
popolate al mondo ma in ogni caso è piacevole da visitare, anche per la sua caratteristica “slow”; i locali hanno ritmi tranquilli e poi ci sono molte cose che meritano di essere viste come la L’Old Friday Mosque , lungo il Chandani Magu. È la moschea più antica del Paese. Ha una bellissima struttura in pietra corallina con riportate incisioni dei versetti del Corano. La grande cupola dorata accanto alla Grande Moschea è quella del Centro Islamico e ospita un auditorium, una biblioteca e gli uffici del Consiglio Superiore degli Affari Islamici. Non lontano c’è il National Museum che custodisce una grande collezione di oggetti che fanno rivivere la storia di queste isole. Anche una visita al mercato andrebbe fatta per conoscere le giornate dei maldiviani, per capire la loro quotidianità: un viavai di pescatori che mettono in mostra il loro
pescato. Recatevi al Medu Ziraye Magu, il quartiere con un gran numero di monumenti. Molto bello il palazzo Muleeage che fu la residenza presidenziale fino al 1994. Andate poi a Sultan’s Park visiterete dei bellissimi giardini pieni di rose e orchidee. Non perdete a Neelafaru Magu una visita alla tomba di Mohammed Thakurufaanu, eroe nazionale maldiviano. Se vi capita poi di essere a Malè il 26 luglio (Festa dell’Indipendenza) assisterete ad una festa spettacolare fatta di carri, balli e parate davvero divertente. Merita una nota anche la gastronomia che se pur non conosciuta in tutto il mondo non delude. A Malè troverete i teashop che sono tipici ristoranti del posto dove vengono serviti gli short eats o hehikaa, frittelle di cocco e banane che possono anche essere salate e a base di pesce. La cucina è leggera e alla base ci sono pesce, cocco e spezie il tutto accompagnato da riso basmati. Quasi ogni piatto è cucinato con la polpa, Il latte o l’olio di cocco. Il tè accompagna i pasti e i dolci sono assolutamente deliziosi uno fra tutti il bondi bai un budino dolce di riso al sapore di ananas o banane. 4 Repubblica Dominicana Dalla passione per i balli latini alle immersioni, al mare da sogno e a spiagge selvagge. Questi sono alcuni dei motivi che spingono i turisti a sceglierla come meta di vacanza. Situata nei due terzi orientali dell’Isola caraibica di Hispaniola, nelle grandi Antille, il mare, il cielo e la natura primeggiano e il sogno diventa realtà. Tutto si concentra sostanzialmente in quattro distretti dove ci sono le spiagge più belle: la Romana, Punta Cana, Samanà e
Berlino
Maldive
Cabarete. A 30 km dalla capitale c’è Boca Chica la spiaggia per eccellenza di Santo Domingo, resort, strutture per praticare sport, locali e… a 500 metri dalla costa una barriera corallina da capogiro. Poco lontano da Boca Chica c’è una località con spiagge poco affollate e immerse tra palme altissime che merita sicuramente una capatina. Si tratta di Juan Dolio. In mezzo alla simpatica gente del posto e ai tanti italiani che hanno deciso di vivere qui, sembra di stare a casa. Juan Dolio è una cittadina tranquilla e piccola ma non manca nulla: c’è persino il casinò per passare una serata diversa. Ma il turismo internazionale, quello che non ama solo relax in solitudine, c’è Bavano a Punta Cana. Qui c’è una spiaggia di sabbia finissima per oltre 40 km di bellezza quasi imbarazzante, ombreggiata da palme e frequentata da tanta gente che ha
voglia di divertirsi. La cosa più divertente è il mercato direttamente sulla spiaggia dove la contrattazione può durare ore. Provate sarà divertentissimo. Se invece volete comprendere appieno la realtà di Santo Domingo non vi resta che organizzare un tour e dirigervi verso la provincia di La Romana a 50 km da Punta Cana. Qui vedrete effettivamente come vive la gente del posto nella sua quotidianità: scuole, vita rurale, abitazioni, fabbriche, monumenti ecc). non c’è cosa migliore per scoprire l’affinità con un popolo che viverlo nei suoi momenti di vita quotidiana. Qui potrete anche fare shopping. 5 GERMANIA Altro luogo must del 2019, La Germania che resta, dopo la Spagna, la destinazione più amata dai viaggiatori europei. Anche questo Paese vanta un interessante aspetto
naturale perché buona parte di esso è coperto di foreste che, a quanto riferiscono gli amanti della natura, qui ha un fascino particolare. Ma la Germania non offre solo natura rigogliosa ma tante altre attrazioni: cultura, tradizioni, movida, ottima cucina, club, musei, mercatini, shopping, arte, insomma una lunga lista di buoni motivi per visitarla. Con una buona organizzazione e con la voglia di snocciolarsi centinaia di chilometri potrete vedere molte città a cominciare da Berlino che, oltre ad essere la capitale del Paese, è an- che capitale del divertimento riuscendo a rubare il primato alla storica Londra. A Berlino il divertimento e le attrazioni sono assicurate al punto che già solo la visita a questa città giustifica un viaggio in Germania. Per non parlare dei castelli sparsi in tutta la regione. Costruzioni fiabesche tanto che anche Natura in Germania
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in the world Zimbabwe, Cascate Vittoria
Walt Disney ne è rimasto stregato e lo ha scelto come luogo per un suo film. Non possiamo dimenticarci di parlare della sua cucina. Pensate di dover passare la vostra vacanza a mangiare wurstel, crauti e patate? Sbagliatissimo!! Una cucina variegata ricca di piatti saporiti come la Brotsuppe, una zuppa di pane con patate, verdure e un tuorlo d’uovo, o l’ Abgebräunte Kalbshaxe, carne di vitello bollita e poi fritta nello strutto. Si tratta di piatti indubbiamente calorici ma ideali per combattere il freddo inverno tedesco. Se poi decidete di vedere questo storico Paese durante l’Avvento e nelle festività del Natale rimarrete colpiti dai tanti mercatini, tappe imperdibili, se ricercate lo spirito natalizio. Che meraviglia vedere le bancarelle piene di oggetti
di ogni tipo, prodotti tipici della cucina, vin brûlé a go go il tutto accompagnato da canti tradizionali. Dunque unitevi ai festeggiamenti. 6 ZIMBABWE Il terzo posto va alla magica Africa, richiamo irresistibile per molti viaggiatori, me compresa. Perché? L’Africa è avventura, ritorno alle origini, animali allo stato libero, colori, odori, tradizioni e libertà. Una terra in rinascita dopo momenti bui e difficili, con una popolazione piena di ottimismo che persegue l’obiettivo di un nuovo futuro. Ora è una della destinazione più sicure dell’Africa. Ma cosa offre al viaggiatore? Parchi nazionali che ospitano leoni, rinoceronti, leopardi e siti archeologici Patrimonio dell’Umani-
tà, foreste e le maestose Cascate Vittoria, un must. Pensate che Cecil John Rhodes, l’avventuriero che fondò la Rhodesia e la cui immagine è legata al colonialismo in Zimbabwe, ha scelto di essere seppellito nel parco Matobo, in Zimbabwe http:// zimparks.org/parks-overview/national/ matobo definendolo “la vista sul mondo” un parco che sa regalare scenari uni- ci dove abitano i grandi felini, le giraffe, i rinoceronti e dove ammirare suggestive formazioni rocciose e tramonti da togliere il fiato. La cosa straordinaria è che i panorami dello Zimbabwe cambiano ogni mese durante l’anno regalando immagini sempre diverse. Ed è questo il motivo per cui consigliamo di vedere questa magica terra più volte. Una terra che vanta ben cinque siti UNESCO! Canale di Panama
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Kirghizistan
7 pANAMA “Il Ponte del Mondo, Cuore dell’Universo” il crocevia delle Americhe, la Perla dell’America Centrale, sono solo alcune delle definizioni che anticipano le bellezze del posto. Attraverso il Canale di Panamá, l’opera di ingegneria artificiale più famosa e maestosa del pianeta, considerata l’ottava meraviglia del mondo, l’Oriente e l’Occidente si incrociano grazie al commercio globale operato con le grandi navi che percorrono i suoi 80 chilometri di lunghezza. Molto conosciuto per questa meravigliosa opera che ad agosto 2014 ha compiuto cento anni, il Paese è però un concentrato di meravigliose sorprese: dalle spiagge di sabbia bianchissima disseminate lungo i 1.600 chilometri di linea costiera, ai parchi nazionali, alle foreste pluviali fino a Panamá City, dove alti e futuristici grattacieli, casinò e night convivono in piena armonia con il Casco Viejo, la città vecchia che sfoggia meravigliose architetture coloniali ed è Patrimonio dell’Umanità. Non solo: in questo stretto lembo di terra che è Pa- namá vive la popolosa etnia Kuna che conserva ancora oggi gelosamente usi e costumi di un lontano passato. Anche gli amanti della buona tavola non rimar- ranno delusi. Tra i piatti della tradizione locale che spiccano sui menu da non mancare il sanchoco de galina, il piatto tipico panamense, un brodo di pollo con pezzi di carne, yucca, platanos e tuberi insaporiti con il coriandolo, e la roba vieja, uno spezzatino piccante di carne di manzo servito su un letto di riso. In tavola non mancano neppure l’arroz con pollo, piatto di riso e carne di pollo, il cheviche, antipasto freddo preparato mettendo a marinare in un composto di lime, cipolla e peperoncino, sottili fette di pesce crudo, polpo e gamberetti.
8 KIRGHIZSTAN Il Kirghizistan, meta poco conosciuta e poco frequentata dai turisti ma ricca di luoghi straordinari. Si tratta di un Paese dell’Asia Centra- le e confina con la Cina, il Kazakistan, Tagikistan e Uzbekistan. Raggiungere e visitare questo paese rappresenta però un viaggio non per tutti: i comfort sono pochi, i trasporti non sono funzionali, le città si contano sulle dita anche se è in corso un grande ammodernamento teso a rinnovare la rete stradale al fine di ridurre i tempi di spostamento, si stanno segnalando trekking, si stanno potenziando i tour gestiti dai locali e si sono anche semplificati i visti elettroni- ci per i cittadini che non sono tra i 60 paesi esenti dal visto. Ma vale la pena di affrontare qualche sacrificio per vedere monta-
gne che superano i 3.000 metri, o l’Ala Archa National Park, nelle montagne del Tian Shan, una meraviglia di 194 km, con montagne, cascate, ghiacciai e foreste. Per non parlare delle pianure dell’altopiano del Pamir, circa 100 mila chilometri quadrati conosciuto anche come “tetto del mondo” per la sua altezza. O la fertile valle di Ferghana con le sue oasi. Una leggenda narra che quando Dio assegnò ai popoli un pezzo di terra dove stabilirsi tutti si strinsero intorno a lui per ricevere la terra più bella e prosperosa. Solo i Kirghisi non erano presenti perché in cima ai pascoli con il loro bestiame e così quando arrivò l’inverno e scesero a valle non trovarono un pezzo di terra a loro destinato. Tutti i terreni erano occupati da altre popolazioni. Si rivolsero a Dio e furono prePanama City
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in the world Giordania, Petra
miati poiché mentre gli altri popoli erano intenti ad accaparrarsi terre loro erano intenti al duro lavoro. Dunque Dio disse: vi premio donandovi la mia residenza estiva: il Kirghizistan. Dunque chi ama gli spazi immensi, le bellezze naturali incontaminate, chi ama l’alpinismo, il Kirghizistan offre un’esperienza di viaggio straordinaria e indimenticabile. 9 GIORDANIA Per gli amanti dell’avventura ecco il paese che fa per voi. Potete perdervi in paesaggi selvaggi come il deserto del Wadi Rum, chiamato anche la Valle del- la Luna (Lawrence d’Arabia è raffigurato nell’incisione su una roccia per ricordare i suoi passaggi in questo deserto durante la rivoluzione araba). Passate nella Rift Valley solcata da gole e ricoperta di vegetazione dopo le piene improvvise; aggiungete vedute del punto più basso della Terra (il Mar Morto) e nuotate nelle sue acque per vivere le sensazioni più emozionanti al mondo. Ma Giordania è storia o meglio dove si è fatta la storia. È in questo Paese che convivono le tre principali religioni: cristianesimo, islam e giudaismo. Scoprire 26
questa terra è percorrere il passato vedere con i propri occhi luoghi di cui abbiamo sentito parlare per anni (il luogo dove è stato battezzato Gesù, il monte dal quale Mosè ha visto la terra promessa non ha prezzo. Per non parlare di Petra chiamata anche la città rosa che molto spesso per la sua bellezza oscura il resto del paese. Meraviglie in ogni centimetro quadrato dell’intero sito archeologico. Assicuriamo che vi lascerà a bocca aperta ammirare El Khasneh la monumentale facciata scolpita nell’arenaria diventata il simbolo più conosciuto di Petra. Perdetevi nelle gole che aprono scorci suggestivi, ammirate i colori, immaginatevi il passato e godetevi quella che è stata riconosciuta come una delle sette meraviglie del mondo antico. Scaldatevi i cuori chiacchierando con gli abitanti che vi accoglieranno con sorrisi e gustate la loro cucina ricca di sapori e colori. Scoprirete la grande ospitalità di questo popolo tanto che non vi dovrete sorprendere se verrete invitati a sedervi alla loro tavola anzi sulla loro terra perché si mangia seduti a terra e usando tre dita.
Cosa mangerete? Piatti deliziosi a base di carne ma tante anche le verdure. Il meglio? hummus e i falafel oltre ai dolci una vera delizia per il palato come il baklava o il knafeh. Non chiedetevi quando partire per la Giordania. Non è necessario perché ogni momento è quello giusto. Il clima è arido quasi tutto l’anno e ogni mese offre colori e scenari spettacolari. 10 BELIZE Ci spostiamo sulla costa orientale dell’America Centrale per conoscere il Belize. Il Paese sfoggia a ovest una fitta giungla mentre al largo della costa una barriera corallina talmente bella da togliere il fiato: la Belize Barrier Reef. Essendoci molti isolotti sotto il livello del mare, chiamati cay, si può osservare la meravigliosa vita marina. Vale la pena di arrivare in Belize anche solo per ammirare questo estasiante spettacolo. Incastonato come una perla rara tra il Messico e il Guatemala, il Belize è un paradiso terreste fatto di bellezze naturali come il Cockscomb Basin Wildlife Sanctuary, un parco naturale che salvaguarda il giaguaro, o l’isola di Half Moon Caye, dedicata alla conservazione
Giordania, Mar Morto
degli uccelli, per non parlare come vi dicevamo della barriera corallina e del più famoso sito di immersione al mondo il Great Blue Hole tanto bello da essere diventato Patrimonio dell’Umanità. Ma il Belize offre anche una cultura millenaria pensate ai siti archeologici come Caracol con i suoi templi e le piramidi a torre che narrano la grandezza e conservano le rovine dell’Impero Maya, il popolo che ha vissuto qui. Anche le piccole città del Belize sono piacevoli in particolar modo
Belize City, cittadina frizzante con un porto super affollato che ospita le navi da crociera che giungono da ogni parte del mondo. La città è attraversata dal fiume Haaulover che divide in due la città: sulla sponda destra c’è la zona commerciale e sulla sponda sinistra, più turistica, troverete il Museo del Belize e le grandi strutture alberghiere. Da fare anche alcune gite fuori porta. Per esempio, a soli 48 km circa da Belize City, si trovano le rovine Maya di
Altun: 13 templi; 2 piazze, altari murari, piramidi, tombe e oggetti. Uno degli ultimi ritrovamenti in questo sito è stata la Maschera di Giada che rappresenta il volto del Dio Sole. Insomma il Belize accontenta tutti ma proprio tutti: appassionati di storia, escursionisti, divers, gli irriducibili di spiagge e relax. Se vi chiedete quando andare vi consigliamo di partire tra gennaio e maggio ed evitare accuratamente il periodo delle piogge che va da maggio a novembre. Belize
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TOP CHEF CON RICETTA
di Cesare Zucca
ANDREA MAINARDI si racconta: iL SUO PIATTO EROTICO E... LE LENTICCHIE SALVATRICI Ti abbiamo visto nel Grande Fratello VIP. Complimenti per il secondo posto. Come è stata questa esperienza in cucina? 77 giorni ai fornelli... davvero un tour de force. Sono passato da menu sofisticati a piatti estremamente familiari, che ci riportassero a casa nostra. Per esempio? Il classico spaghetto aglio, olio e peperoncino. Tutti felici e budget rispettato. Il budget spesa era ristretto vero? Super ristretto: ho dovuto fare miracoli. Per fortuna mi hanno salvato le lenticchie, saporite, ricche di proteine vegetali e a buon mercato. Quindi lenticchie in tutte le salse… Il tuo rapporto con i coinquilini? Ho sopratutto cercato di trasmettere ai ragazzi la passione per la cucina. Qualcuno era negato, ma sia Walter Nudo che Silvia Provvedi sono diventati ottimi sous chef. La vera rivelazione è stata Francesco Monte, si è specializzato nelle uova e se la cava benissimo, dall’ occhio di bue alle omelettes. Se ti invitassero come ospite d’onore alla finale del prossimo Grande Fratello Vip, cosa cucineresti per impressionare pubblico, critica e finalisti? Posso dirti la verita? Dopo una clausura e una tensione di 77 giorni, penso che tutti vogliano rilassarsi e festeggiare a tavola con un cibo che esalti semplicità, tradizione, gusto e amicizia. Quindi il più classico dei classici: spaghetti pomodoro e basilico, Un piatto fatto col cuore, un cibo che giova al palato e allo spirito. Come sei diventato chef? Curiosità, interesse, passione e poi la scuola alberghiera, l’IPSSAR di San Pellegrino, in provincia di Bergamo, tante ore di studio, grande gavetta, duro lavoro per poi fare esperienza in
ristoranti stellati e l’immensa fortuna di aver incontrato Il grande ‘Maestro’ Gualtiero Marchesi. Come l’hai conosciuto? Il primo incontro è stata…una fotografia. Mia mamma collezionava copertine di riviste di cucina. Su una di questa c’era proprio questo straordinario personaggio, con questo cappello importante, questo sorriso…mi colpii tantissimo e ricordo che da lì nacque il desiderio di poter lavorare con lui. Sono rimasto a L’Albereta per 3 anni, ricordo che quando Marchesi entrava in cucina, eravamo tutti sull’attenti. Non dimenticherò mai la sua grande sensibilità e il suo raffinato modo di esprimersi. Poi e’ arrivato Andrea Berton, altro grande professionista e grande uomo. una seconda educazione, dettagliata e precisa, a lui devo tanto e gli sono riconoscente. Da quando hai iniziato a pensare a un tuo ristorante? Praticamente da sempre, appena terminate la scuola. Ho lavorato inseguendo il sogno di avere il mio ristorante. Sogno purtroppo irrealizzabile per motivi economici, quindi mi è venuta l’idea di una cosa diversa, piu contenuta. E’ nata così a Brescia Officina Cucina, un ambiente con una tavola unica da 2 a 10 persone, Menu differenti, anche come numero di portate, per colazioni di lavoro, cene aziendali, compleanni ed eventi. Un’occhiata al tuo menu. In quale piatto ti riconosci? Forse nel piatto che mi ha rappresenta di più: risotto di ostriche con limone e liquirizia. Lì c’è un po’ tutta la mia filosofia: abbinamenti insoliti che in bocca che si sposano perfettamente. Un’indagine tra i giovani dice che il 50% sogna di diventare un top chef televisivo. Cosa ne pensi? Penso di essere la persona giusta per rispondere. Sono professore, insegno nell’ istituto CFP Canossa di Bagnolo Mella, quindi sono in contatto con tanti giovani, a cui ripeto che la televisione è un gran bel mezzo per esporsi, fare spettacolo e soldi. Certamente attira, ma alla base ci vuole gavetta, esperienza, insomma le mani in pasta. Ritengo che il traguardo si raggiunga solo dopo una consolidata esperienza in una vera cucina, non in uno studio televisivo. La TV è un’occupazione temporale mentre la professione del cuoco può protrarsi per tutta la vita. Cose ne pensi di certi ‘duelli’ tra Chefs? La competizione è un’ esigenze del copione. Il pubblico ama il guerriero, l’eroe, il vincitore e il vinto…anche in cucina. La TV è un modo di fare spettacolo, ma poi c’e’ la vita reale dello chef, due percorsi da tenere separati. In TV si possono regalare dei sogni, ma la realtà non è tutta rose e fiori. Ben venga se riesco a stimolare ragazzi che vogliono manifestare il loro talento in cucina, però, ripeto, bisogna sempre fare gavetta.
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Cosa c’è sempre nel tuo frigo? Broccoli, salame e un formaggio da casera o formaggella nostrana, adoro I formaggi, fanno parte della storia della mia mia famiglia a tavola, dove veniva servitor un assaggio di formaggio prima del dolce.
Le tue esperienze americane? Mi è piaciuto portare all’estero la nostra cultura e farla conoscere a un nuovo pubblico. A New York ho iniziato con una consulenza per The Bowery Kitchen, seguita da O C Kitchen. Per ora le attività sono sospese: molti problemi personali, come la lontananza dalla mia famiglia e problemi organizzativi, dai permessi di lavoro all’ impossibilità di essere sempre presente, la dove la presenza è necessaria e fondamentale. New York: pensi di riprovarci? Mai dire mai, l’estero mi affascina, per ora resto in Italia, anche perchè sto definendo un progetto di ristorazione speciale. Un sogno nel cassetto? Aprire un locale particolare e portarlo in varie citta italiane ed esetere, anche a New York, dove ho un conto in sospeso… Un rimpianto? Si, un’esperienza mancata. Avevo la possibilita di andare a lavorare all’iconico El Bulli di Ferran Adria, il profeta spagnolo della cucina molecolare. Non accettato per questioni familiari. Peccato, sarebbe potuta essere un’ avventura che mi sarebbe piaciuta vivere. Quali sono stati i tuoi viaggi preferiti ? Un lungo tour in Grecia con mia figlia Michelle, indimenticabile sia per le cose che abbiamo vist , sia perchè ho potuto fare il papà e dedicarmi a lei. Memorabile anche il recente viaggio con Anna, la mia fidanzata, attraverso Shrilanka e le Maldive E’ stato bellissimo vedere e vivere le tradizioni locali, cucina compresa. A proposito di Anna, qual è il piatto con cui l’hai conquistata? Spaghetti mantecati con scampi e limone, profumo di olive taggiasche. Sapori e sensazioni inebrianti, fascino erotico irresistibile, very sexy... Anna conquistata!
Per questo sei testimonial dei formaggi DOP Valtellina? Nelle valli bergamasche i formaggi sono di casa sia in abbinamenti storici , come Valtellina Casera DOP e i pizzoccheri o inconsueti come nella mia ricetta, dove ho sposato pollo, curry e ananas al gusto vigoroso e intensamente aromatico del Biitto DOP, un formaggio che può essere stagionato fino a 10 anni. In questo piatto ho usato un bitto giovane piu facilmente squagliabile, capace di creare un piacevole contrasto piccante, aumentare la succulenza e arrotondare il sapore.
POLLO AL CURRY CON MANDORLE E BITTO DOP Ingredienti per una porzione • 1 confezione di fettine di petto di pollo • 50 gr. di Bitto DOP • curry q.b. • 1 confezione di crostini di pane • 1 mela • 1 ananas • erba cipollina q.b. • sale e pepe q.b. • 1 confezione di panna fresca da 250gr Sbucciare una mela e tagliarla a fettine . Mettere una noce di burro in padella e buttarci le fettine di mela fino a farle dorare. Aprire l’ananas e ricavare dei cubetti dalla polpa. Aggiungere i cubetti ottenuti alla mena in padella. Tagliare le fettine di pollo a cubetti e metterle in padella. Aggiungere curry, sale, pepe e la panna fresca. Cuocere il tutto. Unire le mandorle e l’erba cipollina. Per impiattare, utilizzare l’ananas scavato in precedenza, decorare con crostini di pane e mandorle intere. Completare con una grattata di Bitto DOP. info: Officina Cucina, Via S. Zeno, 119, Brescia Tel: 333 302 0033 - www.officinacucina.com
Un viaggio che sogni? Il Giappone, penso che sia la destinazione della nostra prossima luna di miele. Sono curioso di scoprire piccoli ristoranti e i tipici mercati del pesce. Dove ti piace passare un weekend? Adoro guidare attraverso la Toscana. Mi rilassa e mi appaga. Amo Firenze e tutta la zona del Senese. Cucini a casa? Raramente. Quando Mainardi cucina a casa è perchè deve farsi perdonare qualcosa… 29
TOP CHEF CON RICETTA
RAFFAELE ROS CHEF STELLATO, DOMINA LA CUCINA. MICHELA BERTO, MOGLIE e SOMMELIER, REGINA DELLA SALA Una volta era una bottega per il commercio di granaglie, oggi è segnalato nelle migliori guide gastronomiche. Cinque generazioni si tramandano una storia legata al territorio e alla tradizione con una tale passione che ha conquistato l’ambita stella Michelin. Mi trovo a Scorzè, in provincia di Venezia, nell’accogliente ristorante San Martino dove incontro lo Chef Raffaele Ros. Ricorda il suo primo contatto con il cibo? Un ricordo olfattivo, eravamo figli di immigrati in svizzera e ritornavamo dai parenti di Oderzo per le vacanze. Ricordo profumi, sentori rosmarino, le spezie. A tavola ero piuttosto schizzinoso: mangiavo solo pane, emmenthal, uova, yougurt e lattuga, ma solo se croccante... e guai se nel piatto trovavo qualche seme di pomodoro… Ancora così difficile? Ci mancherebbe, mangio di tutto, o quasi... Naturalmente ho le mie preferenze, certi cioè piatti in cui si identifica la mia filosofia e il mio piacere.
Per esempio? Piatti pensati da anni, studiati, collaudati. Ingredienti veri come il piccione, l’oca brasata, il pesce pescato del giorno, le gallinelle di mare,i brodi importanti, gusti talvolta piu dolci che salati. Piatti che esaltano il profumo della materia prima, massima espressione del prodotto. Se io venissi a casa sua, cosa certamente troverei nel frigorifero? Verdure tutto l’anno. Adesso verdure invernali, radicchio, qualche uova delle galline di mamma, forse un pezzo d’anatra. Non troverei mai… . Meduse, cavallette, cibi estremi. In viaggio con Michela. Qual’è stata una destinazione che avete amato? A Norcia, poco prima del terremoto. Quando siete liberi, dove passate il weekend? Restiamo in zona: in giardino a sistemare erbe e piantine e nel nostro territorio, dove amiano visitare aziende agricole. Qualche interessante itinerario nel suo teritorio? Scorzè e un punto di partenza strategico per raggiungere destinazioni d’arte come Venezia, Padova, Treviso, Serravalle Vecchia, il bellissimo Castello di Conegliano e quello di S.Salvatore a Susegana. Tutt’intorno pulsa un territorio disseminato da entità enogastronomiche di rilievo, da Valdobbiadene all’Alto Trevigiano, alle Colline Bassanesi. Tante cucine da scoprire, con i loro vini, prosecco e olio e tanti tipi di radicchio: dal rosso trevigiano, al variegato di Catelfranco, al precoce di Scorzè al tardive IGP. Fino a Febbraio il Consorzio Ristoranti del Radicchio lo celebrerà, oltre che da me, anche in molti ristoranti del territorio. Prossimo viaggio? La Sicilia. L’abbiamo vista di sfuggita, ce ne siamo innamorati, vogliamo ritornarci. Cucine del mondo. Quale destinazione l’ha ispirato di più? Hong Kong. dove ho cucinato in occasione del Festival della Cucina Veneziana. Ho incontrato la cucina cantonese che mi ha colpito per la sua vicinanza alla cucina veneta, dall’uso della cipolla all’ agro-dolce che ricordava certe tradizioni austro ungariche del mio territorio. La sua ricetta? Ho scelto una ricetta territoriale, un piatto terra e mare che ha per protagonista la zucca, che da ottobre fino a maggio rappresenta un ingrediente importante nella cucina veneta e che ne conferma la durabilità stagionale.
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BOTTONI DI CROSTACEI, CORALLO DI ASTICE Ingredienti per 6 persone • 500 g di purea di zucca • 30 g di maizena • 30 g di fecola di patate • 30 g di amido di riso • 20 g di parmigiano grattugiato Per il ripieno • 300 g di gamberi rosa • 3oo g di scampi • 200 g di cicale di mare • 70 g di mascarpone • 10 g succo di limone • 3 g buccia di limone grattugiato • 2 g prezzemolo • 2 g maggiorana • 2 g di basilico • 1 foglia di menta • Sale, pepe qb Per la salsa • 150 g di patate • 1 carciofo pulito • 1 spicchio di aglio • 1 rametto di timo • 15 aghi di rosmarino • 300 ml di latte di mandorla • Sale Per la finitura • 50 g corallo d’astice grattugiato
Fate ridurre della metà in un tegame antiaderente la purea di zucca ottenuta dalla cottura precedente della zucca in forno oppure in microonde, unite poi le polveri ( maizena, fecola di patate ,amido di riso ) e continuate la cottura dolce mente fino a che si crei una specie di pongo, condite con del parmigiano, sale e pepe. Raffreddate la pasta lavorandola come se fosse un impasto da gnocchi di parate. Stendete la pasta di zucca ad un spessore di 3 mm circa, ritagliate con un copapasta da 8,5 diam.18 dischi Mondate i crostacei dai carapaci e dal budello, lavate accuratamente in acqua e sale ed asciugate molto bene con della carta assorbente. Frullate ora i crostacei con il mascarpone , le erbe tritate ,il succo e buccia di limone ,regolate con sale e pepe, confezionate con questo impasto delle praline dalla grandezza di una noce. Adagiate le praline sui dischi di zucca e richiudete i bordi della pasta verso l’alto in modo da formare una pallina. Per la salsa rosolate la patata sbucciata e ridotta a cubetti con metà dell’olio extra vergine, l’aglio, il timo, aghi di rosmarino e il carciofo pulito tagliato in ottavi per 1 min. Continuate la cottura, aggiungendo il latte di mandorla, lentamente per 10 min. A questo punto togliete dal fuoco il tegame eliminate l’aglio, il rametto di timo ed iniziate a frullare con l’ausilio di un mini pimmer la salsa aggiungendo il restante olio extra vergine ,sale e pepe sino da ottenere una vellutata soffice. Fate rinvenite in acqua salata bollente per 2 min. i bottoni zi zucca e serviteli poi adagiandoli sulla vellutata di patate calda distribuita in sei fondine e cospargetele a mò di parmigiano grattugiato con del corallo d’astice. info: Ristorante San Martino Piazza Cappelletto, 1 Rio San Martino - Scorzè (Ve) Tel. 041 5840648 - Cel. 320 1609940 info@ristorantesanmartino.info Consorzio Ristoranti del Radicchio press@velvetmedia.it 31
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La “mia” Bali
perché è l’ ”isola degli Dei” Un viaggio inaspettato, dall’altra parte del mondo, con uno sconosciuto che sarebbe diventato il mio migliore amico. Un’isola di Manuela Fiorini mistica, dove divinità e religioni diverse convivono in armonia. E, a fare da sfondo, una natura meravigliosa, tra vulcani attivi, templi che sembrano nascere da un lago o nel mezzo di una foresta, scimmie e volpi volanti, spiagge dorate e antiche tradizioni.
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ual è il luogo del mondo in cui andare, per una volta nella vita? A questa domanda ho risposto senza esitazioni: Bali! È passato ormai qualche anno da quelle due settimane in cui mi sono innamorata dell’isola indonesiana, dei suoi abitanti dal sorriso gentile, da quella disponibilità all’accoglienza, al rispetto per religioni e tradizioni diverse che mi hanno fatto anche fare un pensiero, dopo aver conosciuto qualche italiano che ha fatto “il grande passo”, a trasferirmi proprio qui. E a sorprendermi ancora di più c’è stato il fatto che Bali è stata un’esperienza di vita
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inaspettata. Non è stato infatti un viaggio programmato, o desiderato, quando un colpo di fortuna, un dono del destino, se volete. Negli anni della mia gavetta come giornalista, lavoravo in una redazione di un magazine di turismo. Il direttore un giorno mi convoca nel suo ufficio e mi dice: “L’Ente del Turismo Indonesiano ci offre un viaggio stampa a Bali, io sono impegnato. Vuoi andarci tu?” “Sì, certo! Grazie!”, avevo risposto d’impulso. “Bene, allora trovati un fotografo che venga con te”. Uscita dall’ufficio carica come una molla, mi ero subito fiondata su internet per
vedere dove si trovasse Bali esattamente: dall’altra parte del mondo. Il ché mi aveva galvanizzata ancora di più. La mia scelta del fotografo, invece, era caduta su Fabrizio, un freelance romano con appena qualche anno più di me, non solo perché faceva delle belle foto, ma se dovevo andarmene dall’altra parte del mondo con uno sconosciuto, preferivo che fosse un mio coetaneo o quasi, con lo stesso spirito d’avventura e la voglia di divertirsi. Selamat datang, benvenuti! È una delle prima parole che ho sentito e imparato in indonesiano, una lingua mu-
L’artigianato di Bali
sicale, fluida, con suoni simili all’italiano, nonostante la grafia sia per un occidentale aliena e complessa. Selamat datang significa “benvenuti”, ed è proprio così che mi sono sentita fin dal mio primo impatto con l’isola di Bali. Al nostro arrivo all’aeroporto Ngurah Rai di Denpasar, la capitale balinese, io e Fabrizio abbiamo trovato la nostra guida, Archana, un giovane balinese dai grandi occhi neri e dal sorriso gentile, che ci ha dato il benvenuto con una profumatissima collana di fiori cambogia. In questa avventura abbiamo avuto come compagno anche il taciturno Dewa, l’autista del monovolume che per dieci giorni ci ha scarrozzato da una parte all’altra dell’isola.
Perché Bali è chiamata “Isola degli Dei” Quando ci si riferisce a Bali, la si definisce così. E conoscendone gli usi e le tradizioni non mi è stato difficile capire il perché. Un’altra delle cose che ho imparato per prime, subissando Archana di domande, a cui lui ha sempre risposto con infinita pazienza è che il nome dell’isola, Bali deriva dal sanscrito wali, cioè “cerimonia”. L’espressione religiosa, infatti, è molto dai balinesi: non c’è casa il cui ingresso non sia protetto dalle statue dei guardiani, figure tra il mostruoso e il grottesco, ma dalla valenza positiva, la cui funzione è quella di proteggere gli abitanti dai tanti temuti spiriti maligni. La mia impressione davanti a queste figure
spaventose e grottesche, di primo acchito, è stata di timore, mi sentivo “osservata” ovunque entrassi o andassi, ma poi, a poco a poco, mi sono diventati familiari, quasi simpatici. Ho poi imparato che ogni luogo in cui vivono i balinesi, che sia un’abitazione, una spiaggia o un negozio, è provvisto di un piccolo tempio o un altare dove, quotidianamente, vengono fatte offerte di cibo, fiori e qualche rupia agli Dei. Una delle prime cose che ho notato, lungo la strada che dall’aeroporto mi portava in hotel, è stato vedere la fila di grossi alberi, ognuno dei quali era “fasciato” con un drappo a scacchi bianchi e neri. Ne ho subito chiesto il motivo. Anch’esso era legato al culto degli spiriti. I ficus benjamin, gli alberi in questione, sono considerati le 33
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Kuta Beach
dimore degli spiriti maligni, e “legandoli” con i colori che simboleggiano il bilanciamento tra il bene e il male, e che ricorreranno in molte altre cerimonie religiose a cui ho avuto la fortuna di assistere, si impedisce loro di uscire a fare danni.
Tempio Alas Kedaton
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Da Jimbaran a Kuta Il mattino dopo il mio arrivo, la prima tappa è il villaggio di Jimbaran. Lungo la strada, le situazioni che mi incuriosiscono sono molte: ci sono famiglie intere a bordo di piccoli scooter, donne dagli abiti variopinti che espongono frutta, fiori e ceste per le offerte in piccoli banchi improvvisati ai bordi delle strade. Ne approfitto per entrare nel mercato coperto, che apre tutti i giorni dalle 5 alle 11 del mattino, un piccolo microcosmo colorato dove poter trovare dalla frutta ai fiori, dai polli al pesce, dalle ceste a piccoli oggetti di artigianato artistico. È qui che si respira il vero spirito dell’isola: tra la sua gente. Li osservo contrattare, barattare, scambiare un pollo con un mazzo di fiori, e tutti con il sorriso sulle labbra. Risalgo in auto e procedo alla volta di Kuta, uno dei più famosi centri turistici di Bali e meta preferita dei surfisti, soprattutto del sud est asiatico e dall’Australia. Bali si trova a soli 5° a Sud dell’Equatore e gode di una temperatura costante di circa 28° praticamente tutto l’anno, alternando una stagione secca a una piovosa, determinata dai Monsoni. Per questo è così ambita dagli amanti della tavola, che qui sfoggiano i loro fisici scolpiti e i loro tatuaggi, sfidando le onde più alte. In tutta sincerità, Bali non mi ha particolarmente colpita per le spiagge. Kuta è una lunga mezzaluna dalla sabbia rosso dorata, con un mare pulito, ma piutto-
bali
sto scuro, a causa delle origini vulcaniche dell’isole. Alle mie spalle, sfila una lunga serie di palme, che separano la strada dalla via principale, lungo la quale abbondano i negozi dei grandi marchi sportivi americani e occidentali. Vendono soprattutto abbigliamento sportivo e per il surf, ma ci sono anche ristoranti e le grandi catene di fast food. Un aspetto un po’ troppo turistico e commerciale, che forse ho apprezzato meno della parte più mistica e naturale dell’isola o, forse, semplicemente, perché troppo affine al consumismo occidentale a cui sono abituata. Ubud, capitale dell’arte, e la Foresta delle Scimmie A mio avviso, Ubud custodisce l’anima antica e operosa di Bali. Non aspettatevi una città, piuttosto un grande villaggio, composto da altri centri più piccoli. Nel
Fregata cuore della città antica si trova il Puri Saren Agung, noto anche come Ubud Palace. Prezioso esempio di architettura e di arte balinese, è stato parzialmente ricostruito dopo il terremoto del 1917. A nord di esso sorge il tempio privato della famiglia reale, il Pura Marajan Agung, mentre a ovest, spicca per bellezza e senso di pace il piccolo Taman Saraswati, dedicato a Dewi, dea della saggezza. Sul retro si trova un laghetto sul quale spiccano migliaia di fiori di loro e statue della dea. A colpirmi è proprio questa armoniosa simbiosi tra l’architettura degli edifici, frutto dell’ingegno umano, e la natura del luogo. Una delle esperienze più belle che ho vissuto a Ubud, è stato immergermi nel cuore di Alas Kedaton, la “Foresta delle scimmie”, una striscia di jungla in cui si trovano tre templi e, soprattutto, una numerosa comunità di scimmie e macachi
Come arrivare Sono diversi i tour operator italiani che offrono pacchetti e tour, in genere di 9 giorni e 7 notti, a Bali. Tra questi “I viaggi dell’Elefante” (www.viaggidellelefante.it) propone tour da 8 a 14 giorni, Blue Vacanze (www.bluvacanze.it) propone invece il tour di 12 giorni alla scoperta della Bali classica. Tour di Bali e Gili anche con Metamondo (www.metamondo.it).
di oliva, pasta, secondi di carne e di pesce. Per chi ha voglia dei gusti di casa.
DOVE MANGIARE Spaccabapoli, Jl. Raya Pengosekan Ubud No.108, Ubud, Kabupaten Gianyar, Bali, tel +62 3619080197, gestito da un napoletano doc, offre piatti della cucina italiana e napoletana, tra cu un’ottima pizza con pomodori San Marzano e olio
DOVE DORMIRE *Intercontinental Resort Bali*****, Raya Uluwatu No.45, Jimbaran, Kuta Sel., Kabupaten Badung, Bali, tel +62 361701888, www.bali.intercontinental. com Situato a ridosso della spiaggia di Jimbaran, è un vero e proprio angolo di
*Kayumanis Resto Jimbaran, Jl. Yoga Perkanthi, Jimbaran, tel +62 361705777 Per chi vuole gustare la cucina indonesiana, questo locali a due passi dalla spiaggia offre un menù ampio e variegato, anche con piatti vegetariani e vegano. Ottimo rapporto qualità-prezzo.
balinesi, che si avvicinano alle persone senza timore, per non dire in maniera spudorata. Il primo consiglio che ci è stato fornito è stato quello di non dare loro cibo o di sfoggiare oggetti, come cellulari o macchine fotografiche, in grado di incuriosire gli animali, per il rischio concreto di vederseli letteralmente portare via! Consiglio che ho prontamente disatteso, dal momento che mi è stato impossibile resistere agli occhietti furbi di queste famigliole di scimmiette. Lungo un intricato sentiero che conduce nel cuore di questa jungla di città, scorgo subito un gruppo di macachi che sosta lungo la via. Al nostro passaggio, ci ritroviamo circondati da tanti buffi visetti. Un cucciolo mi si attacca ai pantaloni, altre scimmiette giocano tra loro, una femmina allatta il suo neonato, mentre i grossi maschi vigilano sul resto del gruppo. A Bali, le scimmie sono considerate animali sacri
paradiso, con laghetti , giardini e cascate. 6 piscine ornamentali con sculture ispirate agli antichi palazzi, ristoranti che offrono un’ampia scelta di cucina tra asiatica, giapponese, intercontinentale. *Parigata Resort & Spa****, Jl. Danau Tamblingan No.87, Sanur, Bali, +62 361 286286, www.parigatahotelsbali.com/ Piccolo delizioso resort con una grande piscina, a pochi passi dalla spiaggia di Sanur, downtown Denpasar e comodo alle principali attrazioni. INFO Burma http://balitourismboard.or.id/ 35
per una volta... Jimbaran
perché discendenti di Hanuman, la grande scimmia bianca che aiutò il principe Rama, protagonista del poema epico indù Ramayana, a liberare l’amata Sita, fatta prigioniera dal demone Rawana. I villaggi degli artisti Una delle esperienze più belle è stata visitare, appena a Sud di Ubud, alcuni dei villaggi dove vengono realizzati gli oggetti tipici dell’artigianato locale, ma non solo. Grazie alla nostra indispensabile guida balinese, ho imparato che dietro a ogni realizzazione artistica c’è un significato quasi mistico. Inoltre, ogni “mestiere” si tramanda da padre in figlio, in modo tale che gli abitanti di un villaggio spesso sono tutti intagliatori, tessitori o, artisti. Come nel villaggio di Batubulan, dove tre volte al giorno, presso il teatro Saharadewa, viene messa in scena la “Danza
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Barong”, uno degli spettacoli più suggestivi a cui mi sia capitato di assistere. La ragione di queste “repliche” non è solo turistica, ma ha un significato intrinseco, che è quello di tenere bilanciati il Bene e il Male. Sul palcoscenico, infatti, c’è sempre un sacerdote e gli attori che interpretano i personaggi malvagi tengono in mano un fazzoletto bianco, simbolo del bene. Lo spettacolo si apre con le sensuali ballerine di Legong, una danza tutta al femminile, accompagnata dal suono del gamelan, uno strumento tradizionale. Le danzatrici, tutte bellissime, si muovono lente, spostando gli occhi in maniera unica. Un altro momento topico della danza è l’ingresso della strega Rangda, personificazione del male. Ha il corpo ricoperto di pelliccia animale e sul volto una maschera spaventosa e colorata, con una lingua di fiamme lunga fino alla vita e zanne possenti. Contro di lei si scagliano i guerrieri armati di coltelli rituali, ma la strega li fa impazzire e questi rivolgono l’arma contro di sé, pugnalandosi. È la danza del Kris, il pugnale sacro. E mi garantiscono che i pugnali sono veramente appuntiti come sembrano, ma lo stato di concentrazione, quasi di trance, in cui cadono i danzatori fa sì che essi non sentano il dolore. Finalmente, preceduto dalla danza delle scimmie, fa il suo ingresso il Barong, animale mitico, impersonato da due attori -danzatori, uno governa la testa, l’altro la parte posteriore. Simbolo del Bene, ha l’aspetto di un leone, il corpo ricoperto da un pesante vello di capra e sul volto una maschera colorata, con gli occhi sporgenti, le zanne e fauci che vengono fatte schioccare dall’attore al ritmo del gamelan. Il Barong sconfigge Rangda e riporta l’equilibrio tra
il Bene e il Male. Alla fine dello spettacolo, sul palcoscenico vengono lasciati i cestini con le offerte. Batubulan è anche il villaggio degli scultori che ricavano dalla pietra vere e proprie opere d’arte, molte delle quali finiscono ad abbellire i templi della zona. Mas, invece, è il villaggio degli intagliatori di legno. Qui ho acquistato le mie maschere, e anche una splendida rappresentazione in odoroso legno di sandalo di Rama e Sita, gli amanti del Ramayana, che ora mi guardano da una vetrina e mi riportano come per magia di nuovo sull’isola. A Batuan, invece, ho la fortuna di assistere alla realizzazione di un’opera in batik, l’arte pittorica balinese fatta di colori vivaci, disegni complessi che si ripetono e raffigurano elementi della natura, piante e animali., ma anche forme geometriche complesse. Qui ci sono anche molte gallerie d’arte. Le opere in batik autentiche riportano lo stesso disegno da una parte e dall’altra della stoffa, se il disegno compare su una parte sola, si tratta di una stampa. Gunung Kawi, al cospetto dei Re scolpiti nella pietra Un’altra delle tappe più sorprendenti del mio viaggio è stata la visita al tempio di Gunung Kawi, o Tempio della Tomba Reale. Vi confesso che di templi ne ho visitati tanti a Bali, ma questo è davvero unico per la sua posizione, nel mezzo della jungla. Per arrivarci ho attraversato villaggi e risaie a terrazza. Il sentiero di pietra, fatto di saliscendi e gradini, dal villaggio di Tampaksiring segue il corso del fiume Pakrisan e si addentra in una fitta vegetazione tropicale. Lungo il percorso, tra ponticelli sospesi, palme imponenti e “alberi del pane” si
bali
LA MIA TOP TEN di “per UNA VOLTA” 1. Bali L’isola indonesiana di cui vi ho raccontato è al numero uno della mia Top Ten. Per il fascino di una cultura così diversa dalla nostra, per la fede e l’armonia che si respira in ogni luogo dell’isola, immersa in una natura mozzafiato.
incontrano diversi templi dedicati alla dea del fiume e alcuni villaggi di capanne. A poco a poco, il sentiero diventa più stretto, mentre i lati della collina assumono la forma di un complesso sistema di coltivazione a terrazze, dove si scorgono i primi germogli delle piantine di riso. A un tratto, nella parete della montagna, tra il fogliame della jungla, spuntano cinque gigantesche strutture, i candi. Secondo la leggenda, questi enormi monumenti celebrativi, anche se in un primo tempo si era pensato che si trattasse di tombe della famiglia regnante balinese del XI secolo, sarebbero stati scolpiti nella montagna nel corso di una sola notta dalle possenti unghie di Kebo Iwa, una divinità locale. Al primo gruppo di cinque candi se ne aggiunge un altro di quattro, situati nella parte ovest rispetto al fiume, e uno isolato, a sud della valle, dedicato a un alto ufficiale del re. Fa parte del complesso del tempio anche una grande vasca dalle acque cristalline, alimentata dalle stesse sorgenti che confluiscono poi nel fiume Pakrisan, a cui vengono attribuiti poteri di guarigione. Confesso che questa parte del viaggio mi ha particolarmente colpita. Soprattutto per le persone che ho incontrato durante il percorso. Nella jungla, infatti, ci sono molte abitazioni, capanne molto curate, ma essenziali, dove vivono i balinesi che coltivano il riso sulle terrazze. I bambini sono tantissimi, corrono e si nascondono tra le foglie immense come folletti, per poi rispuntare con i loro sorrisi sdentati. E con questa immagine nel cuore, mentre ritorno in hotel, penso già alle altre splendide esperienze che mi attendono, tra misteri, templi e leggende tutte da scoprire.
2. Arcipelago della Maddalena (Sardegna) Spiagge, calette e un mare dalle mille sfumature, dall’azzurro al verde. La zona fa parte del Parco Nazionale dell’Arcipelago della Maddalena ed è un santuario dei cetacei, che vengono qui a riprodursi. Tra le eccellenze c’è la celebre “spiaggia rosa” di Budelli, ormai ridotta a una striscia sottile. Da vedere prima che scompaia del tutto. 3. Isole Eolie (Messina, Sicilia) Sette “sorelle” dal carattere diverso che spuntano dal mare. Il cono perfetto di Stromboli, con le sue spiagge nere e la Sciara del Fuoco, la spettacolare colata lavica che dal cratere scivola verso il mare. E poi Vulcano, con i suoi vulcanelli sulla spiaggia e le rocce sulfuree, l’elegante Lipari, Alicudi e Filicudi e la discreta Salina. 4. Costiera Amalfitana (Salerno) Colori così non si vedono che raramente concentrati in un unico paesaggio. E se l’UNESCO l’ha inclusa nei siti “Patrimonio dell’Umanità” un motivo ci sarà. Case variopinte addossate sulla scogliera a strapiombo su un mare cristallino, profumo di limoni, fiori e macchia mediterranea. 5. Singapore La mia impressione, visitandola, è stata quella di fare il “giro del mondo” semplicemente passando da un quartiere all’altro. Perché in questa piccola città stato si possono vedere i grattacieli del Financial District come a New York, il quartiere coloniale con i suoi monumenti lucenti, i quartieri cinese, indiano e arabo con gli splendidi templi e le moschee, i suk e i mercati. E c’è persino una foresta in città, Bukit Timah, un’oasi urbana popolata di animali esotici (per noi). I trasporti pubblici sono i migliori del mondo, e il Pil tra i più alti.
Sao Tomé
6. Cascate del Niagara (Ontario, Canada, e Stato di New York, USA) Uno degli spettacoli naturali che mi hanno lasciata a bocca aperta, a partire dal rombo che comincia a sentirsi da lontano e che annuncia il “salto”, al confine tra Canada e Stati Uniti. Il gruppo si compone di tre cascate, la celebre Horseshoe, a ferro di cavallo, la più grande e potente, le American Falls, sul versante americano, e le Bridal Veil Falls. 7. Quebec (Canada) La regione francofona del Canada regala atmosfere mitteleuropee nelle grandi città come nei piccoli paesi, con architetture da vecchia Europa nelle grandi città, come Quebéc City e la Vieux Montreal, ma anche nei piccoli villaggi e cittadine, che sembrano uscite da un romanzo. Ma la vera protagonista è la natura, con strade che tagliano in due infinite foreste di abeti, aceri che in autunno accendono il paesaggio con i loro colori e sfumature, e poi gli immensi laghi. 8. Monument Valley (Stati Uniti) Al confine tra Utah e Arizona, è uno degli esempi di come la natura possa essere un’artista superiore a qualsiasi sforzo umano. L’occhio si perde alla vista delle gigantesche guglie scolpite dal vento e dai corsi d’acqua, che nei secoli hanno plasmato questo spettacolo unico. 9. Parco Nazionale d’Etosha (Namibia, Africa) Situato nella parte settentrionale della Namibia, è uno dei più estesi e importanti di tutta l’Africa. Ha un’estensione complessiva di 22 mila km quadrati, per lo più costituiti da savana semidesertica. 10. Madagascar Per me, il concetto più vicino a “paradiso terrestre”. Questa isola, la quarta più grande del mondo, sperduta nell’Oceano Indiano, con diverse piccole isole satellite, che valgono una visita, ancor più dell’isola principale, per il loro stato “naturale”. Questo isolamento ha fatto sì che qui si concentrasse il 5% delle specie animali e vegetali del mondo, l’80% delle quali sono endemiche. Rane, lemuri, camaleonti variopinti, farfalle, scimmie e pesci variopinti vi faranno compagnia. 37
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di Cesare Zucca
destinazioni gourmet G
olosi, buongustai, amanti della buona cucina... preparate le valigie e dimenticate la dieta! Insieme viaggeremo alla volta di 6 meravigliose destinazioni che nel 2019 festeggeranno il meglio della propria gastronomia, con i loro prodotti, le loro ricette, la loro storia e la loro cultura culinaria. Festival, competizioni, ristoranti, chef stellati, ristoratori della tradizione e dell’iinovazione, conferme e sorprese, migliaia di tavole imbandite, locations spettacolari... Inutile dirlo: Buon Appetito!
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CRACOVIA, Polonia Patrimonio dell’umanità UNESCO, luogo di storia, arte, cultura e squisita gastronomia, Cracovia è stata anche proclamata la Capitale Europea della Cultura Gastronomica 2019 e celebrerà il titolo con grandi eventi culinari tra cui Zapusty (Carnevale di Febbraio), protagonista l’irrinunciabile pasticceria locale: makowiec (torta ai semi di papavero), paczki (bomboloni fritti ripieni), galaretka (gelatine di frutta), sernik (al formaggio), szarlotka, (torta ripiena di mele servita calda con panna montata). La cucina polacca è sostanziosa e varia: pierogi (il raviolo nazionale al formaggio, patate, funghi, crauti, salmone, selvaggina), sledzie w smietanie (aringhe in panna acida), smalec (crostini di pane spalmati con strutto e cipolla fritta, maggiorana e vodka), volaille z kurczka (bistecche di pollo ripiene di funghi), kielbasa (salsiccia classica e bianca), il succulento bigos, (stufato di crauti con carni e salumi), zapiekanka, (popolarissima baguette al forno condita funghi, al salmone o al formaggio).
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Tante zuppe: pomidorowa (riso e pomodoro), grochówka (piselli e pancetta) e... la mia preferita zurek, (segale acida, patate, salsicce, alloro e maggiorana e uovo sodo).
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LUBIANA, Slovenia Il 2019 sarà un anno gourmet, dalla spettacolare Gourmet Cup (25-28 Gennaio) che si svolgerà nel bellissimo Castello e nella vicina Krvavec, premiata due volte come migliore sky resort della SlovenIa, alla Festa di San Martino (11 Novembre) con circa 80 produttori di vino sloveno e ristoratori di eccellenza provenienti da tutta la Slovenia. L’offerta si concentrerà sul vino novello, mentre la parte culinaria proporrà tradizionali piatti lubianesi rivisitati in una chiave moderna. E poi ancora fino numerose competizioni di potica (dolce al ripienodi di miele e noci), Chef sloveni come Ana Roš, proclamata ‘Migliore Chef Donna del Mondo 2017’, sono alla guida di una cucina locale, premiata con le stelle Michelin. La capitale Lubiana, ha locali hipster ma anche rustici ristoranti di campagna. Durante l’anno, la città organizza eventi golosi, come Festival delle ciliegie, la Domenica delle fragole, la Mostra delle delicatezze delle fattorie slovene. Da non perdere un meraviglioso Food Tour, percorso guidato dedicato ai buongustai, attraverso botteghe, mercati e ristoranti tipici, alla scoperta (e all’assaggio!) della gastronomia locale che esalta i piatti sloveni preparati con ingredienti locali, prodotti coltivati nei prati, boschi, campi e giardini. Il sale è raccolto dalle saline dell’Adriatico, il miele è fatto da api native, gli eccellenti vini, come Re39
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fosco e Malvazija, vengono abbinati ai piatti della tradizione: oca o anatra arrosto con mlinci (pasta non lievitata) e cavolo rosso stufato, pršut (prosciutto essiccato all’aria), zlikrofi (ravioli ripieni di maiale) la classica prekmurska gibanica (dolce di pasta frolla e strudel fruttato).
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SIBIU, Romania Si è piazzata seconda nella lista ‘European Region of Gastronomy 2019’. Si trova nella Transilvania meridionale e offre una cucina tradizionale e invitante, nè troppo piccante nè troppo complicate, perfetta tutto l’anno e sopratutto nei mesi freddi. Impera la carne di maiale: jumari (ciccioli di grasso di maiale con pancetta affumicata, cipolle e pane casalingo) accompagnati da buon bicchiere di tuica (brandy di prugne) cighiri (grosse polpette con l’aggiunta di interiora e spezie) mici (salsicce alla griglia), drob de miel (polpettone pasquale con agnello, interiora, uova e tante erbe). Zuppe favolose: ciorba radautean (zuppa di pollo servita con crema acida) e ciorba de burta (con la trippa). sarmale (involtini di cavolo, mamaliga, (polenta soffice al formaggio). Tra i dolci: alivenci (quasi una polenta alla vaniglia con uvetta e yogurt) julfa (classica torta della nonna,) papanasi (con formaggio fritto e marmellata di mirtilli) e la classica placinta (sfoglia al formaggio). LISBONA, Portogallo E’ la seconda classificata nella lista delle Capitali Europee della Cultura Gatronomica 2019. Una
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città tutta da scoprire e una destinazione super trendy. Cucina ricca, saporita, solare e ben condita. Da ristoranti stellati, a tipiche tabernas e suggestivi bar petiscos dove troverete stuzzichini con olive, insalata di polipo e crocchette di pesce. Tra le specialità: caldo verde (zuppa nazionale con cavolo, patate, erbe e fettine di chorizo), arroz de polvo (risotto cremoso con polipo), bifanas (involtini di maiale e vino), pregos (tramezzini di carne) e la famosa francesinha (toast superfacito con uova, prosciutto, salsiccia, formaggio e salsa al Porto). Tanto pesce, gustosi frutti di mare e ‘sua Maesta’baccalà, fritto nelle pataniscas, oppure mantecato à Bras. Il dolcetto nazionale è pasteis de nata (piattelle alla crema, della serie ‘una tira l’altra’…) da gustare nella storica pasteleria alla Torre de Belèm. SUD EGEO, Grecia Una città non vi basta? Puntate verso l’Egeo Meridionale, designato Regione Europea della Gastronomia 2019. Vi aspettano più di 50 isole delle Cicladi e del Dodecanneso: Paros, Andros, Milos, Mykonos, Kos, Santorini, Syros, Naxos, Tinos, Rodi, Kalymnos, Karpathos e tante altre destinazioni idilliache ricche di tavole vibranti di gusto, colore e delizie che vanno dal polipo alle sardine in crosta di sesamo, all’agnello profumato alle erbe, a formaggi di pecora, a verdure e legumi solari. Tanto pesce servito in stile kakavia (stufato) e gouna (essiccato al sole). e xtapodi (calamari arrosto) Capra, agnello e manzo, innaffiati dai vini locali. L’ineguagliabile fava di Santorini, essiccata e poi
preparata come una purea, molto simile come consistenza all’hummus. È un piatto semplice ma allo stesso tempo molto nutriente, può essere servito come piatto principale oppure più spesso come contorno con feta, cipolle e olive nere. Tanto pesce servito in stile kakavia (stufato) e gouna (essiccato al sole). Ottimi formaggi tra cui kefalotiri, ladotiri, skotiri, mizithra. Ottimi piatti vegetariani: revithokeftedes (polpette di ceci), tsimetia (fiori di zucchine ripiene). Tanto miele: il profumatissimo mayiotiko proviene dai fiori primaverili e viene usato in molti piatti: avgokalamara(pasta fritta), kalsounia (dolce al formaggio) amigdalota (biscotti di marzapane) lo troviamo perfino nell’acquavite tsikoudia. Grazie al suo ambiente geofisico, ai prodotti locali e all’identità gastronomica la regione del Sud Egeo è un paradiso terrestre. MATERA, Italia Infine Matera, il 2019 si annuncia come un anno glorioso per il gioiello lucano eletto Capitale della Cultura Europea 2019. Molti viaggiatori esperti di cibo conoscono da tempo questa città di montagna unica, costellata da caverne, da antiche abitazioni scavate nella roccia, dai suoi poveri Sassi abitati da famiglie e bestiame, da storie, leggende e arte. Matera, a lungo isolata dal resto d’Italia, rimane uno degli ultimi veri baluardi della cucina povera. Autentiche ricette contadine composte da ingredienti poverissimi che danno vita ad un piatto buonissimi, sani e nutrienti, come le spettacolari zuppe di legumi locali e quelle con i ceci neri. Sarà un grande anno per Matera che il 19
Gennaio inaugurerà ufficialmente gli eventi con la partecipazione di bande provenienti dalle Capitali della Cultura di tutto il mondo. Grande festa anche per il pane di Matera, celebre in tutto il mondo, che sarà protagonista di workshops, degustazioni e festeggiamenti. Indiscutibile leggenda della cucina materana è il dolce peperone crusco, che viene prima essiccato al sole e poi fritto per tramutarsi in una croccante e saporita esplosione di gusto, deliziosa in tutte le stagioni. A partire dal 1 Agosto, tra balli, canti e tavole imbandite, si celebrerà la crapiata (tradizionale piatto conviviale con grano, farro, lenticchie, ceci, fagioli, fave, patate e piselli). In Giugno, la città dei Sassi ospiterà Breadway, un viaggio nella tradizione della panificazione materana. La primavera 2019 vedrà l’installazione delle tavolate Mammamiaaa, cene aperte e tutti in cui l’ospite prepara una ricetta tradizionale della sua famiglia insieme a dieci invitati. A novembre si terrà l’Asta del Tartufo bianco lucano in contemporanea a quella di Alba. TGrande spazio alla cucina locale, dalla cialledda (pane duro condito con patate, cipolla, erbette della Murgia), Paste ricche, saporite e solari: le strascinate (pasta con cime di rape materane e peperoni cruschi), i gnummareddi (involtini di interiora di agnello, fegato, polmone, cuore e animelle legati da un sottile budello naturale), il baccalà con peperoni cruschi, cutturiddi (agnello con cipolline, pomodori, alloro e rosmarino), pignata (carne di pecora o di castrato condito in terracotta con salame piccante, pecorino, peperoncino e tante verdure).
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A MARZO NUMERO ECCEZIONALE DA CONSERVARE!
copertina provvisoria
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