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Introduzione
from CORSICA GR 20
GUIDO BIANCIARDI
Insegnante di Educazione Fisica, Guida Ambientale, Istruttore FASI, Cultore della materia in Conservazione della natura e Tecniche di monitoraggio ambientale presso l’Università degli Studi di Siena. Quando nelle limpide giornate invernali si sale sul Monte Capanne all’Isola d’Elba o si percorrono i crinali del Parco dell’Uccellina, si stenta a credere a ciò che si vede a Ovest. Chi è poco pratico di escursioni e montagne poi, proprio non si raccapezza. Una distesa ininterrotta di cime innevate si srotola all’orizzonte, visione che poco ha che fare col tiepido mare che ci divide da quei monti, un’impennata alpina che destabilizza l’osservatore.
La meraviglia prende poi il posto della sorpresa, l’incredulità lascia il passo allo stupore e la Corsica ci conquista, per sempre. Una catena alpina vera, severa, in mezzo al Mediterraneo, alle cui vette si arriva dalle splendide spiagge e frastagliate scogliere dei vacanzieri marini, su per i fiumi e i torrenti degli inarrestabili torrentisti, fino alle repulsive pareti degli arrampicatori. Ovunque un paradiso per i camminatori che tutto questo vivono in una dimensione forse più tranquilla e confortante degli amanti dell’estremo ma di certo più completa e che di questo ruvido paradiso possono cogliere tutti i contrasti.
Il GR20 ci racconta l’Île de beauté come nessun’altra esperienza corsa può fare. Al di là degli incontri, che probabilmente sono il bagaglio più prezioso che ci riportiamo a casa dopo ogni cammino di molti giorni, quello che più colpisce è la componente selvaggia del percorso e dell’ambiente che da questo si rivela. Oltre alla quasi totale assenza della devastatrice opera moderna, stentiamo a trovare anche tracce della pesante mano romana che ovunque in Europa ha disboscato e della sottovalutata opera neolitica. Siamo di fronte, caso raro in questo nostro splendido bacino marino, a un paesaggio che è riuscito a mantenere molto del suo carattere originario e laddove il tocco umano è inevitabilmente presente ha spesso cercato di assecondare le morfologie o i precedenti interventi. Assenza di coltivazioni intensive, strade che ricalcano antichi sentieri, regime di ceduazione limitatissimo. La costante presenza di animali al pascolo pure stenta a rivelarci l’intervento umano, essendo gli animali a uno stato semi brado, confidando evidentemente i pastori sulle doti alpinistiche delle capre, sul senso d’orientamento delle mucche e sulla capacità di sopravvivenza dei maiali. Anche gli incendi, che per decenni e fino agli anni ‘90 hanno devastato imponenti parti dell’isola, possono forse ormai essere considerati un ricordo le cui ferite sono quasi ovunque ormai illeggibili. Questo carattere non domesticato lo troviamo, piacevolmente, anche nella gestione della Grande Randonnée, lungo la quale, per esempio, i bivacchi e i rifugi ti riparano ma non ti coccolano. Da qualche anno c’è stato, quello sì, un proliferare eccessivo di segni bianco-rossi. Ma tutto sommato questi non sono forse così sgraditi quando alleviano l’errore che, alla fine di una dura giornata potrebbe, per qualcuno essere fonte di frustrazione.
Questo si deve senz’altro al numero ogni anno crescente di randonneurs, viaggiatori provenienti da ogni parte del mondo la cui capacità di orientamento e gestione di un percorso così impegnativo non è talvolta pari al loro entusiasmo. Con questo lavoro speriamo di poter venire in loro aiuto e di essere di supporto e di compagnia anche agli esploratori più esperti.