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FRANCIACORTA
Prima di tutto perché si chiama Franciacorta? La versione più accredita fa risalire il nome Franciacorta all’origine franca delle principali corti site nell’arco morenico, mentre il Malvezzi, nel 1412, deriva il nome dalla sosta nell’attuale area franciacortina di un accampamento di Carlo Magno con i Franchi, prima di attaccare la città di Brescia. Una lontana leggenda, infatti, racconta che Carlo Magno, conquistata Brescia longobarda nel 774, pose l’accampamento a Rodengo Saiano. Quando venne il momento di celebrare la festa di San Dionigi, che lui aveva giurato di festeggiare a Parigi, risolse la questione decretando che questa terra era come una “piccola Francia”, e ordinò che così fosse chiamata tutta la zona. La tesi più ricorrente e storicamente plausibile, allude alle “corti franche”, cioè al fatto che i principali centri dell’arco morenico erano all’origine corti altomedievali, che con l’arrivo dei monaci cluniacensi godettero di franchigie (curtes francae). La Franciacorta si trova nel cuore della Lombardia, a due passi da Milano, affacciata sulle sponde del Lago d’Iseo, in un’area di circa 200 chilometri quadrati che comprende i seguenti comuni della Provincia di Brescia: Adro, Capriolo, Castegnato, Cazzago San Martino, Cellatica, Coccaglio, Cologne, Corte Franca, Erbusco, Gussago, Iseo, Monticelli Brusati, Ome, Ospitaletto, Paderno Franciacorta, Paratico, Passirano, Provaglio d’Iseo, Rodengo Saiano e Rovato. E noi li passeremo quasi tutti. Le sue dolci colline, delimitate ad ovest dal fiume Oglio e a nordest dalle ultime propaggini delle Alpi Retiche, devono le loro antichissime origini ai ghiacciai che, ritirandosi oltre 10.000 anni fa, hanno creato l’anfiteatro all’interno del quale ha preso vita la Franciacorta. L’origine morenica dona ai terreni di quest’area una straordinaria ricchezza minerale, che unita all’eterogeneità che compone i suoli, costituisce l’elemento distintivo di una viticoltura di qualità, pienamente apprezzabile nelle caratteristiche sensoriali di ogni Franciacorta. Sulle colline della Franciacorta, la coltivazione della vite ha origini remote, come testimoniano i rinvenimenti di vinaccioli di epoca preistorica e gli scritti di autori classici quali Plinio, Columella e Virgilio. Il ricco materiale archeologico di età preistorica rinvenuto, come ad esempio i resti di palafitte ritrovati nella zona delle Torbiere del Sebino, racconta come qui si stanziarono popolazioni primitive, alle quali subentrarono via via i Galli Cenomani, i Romani e i Longobardi. La coltivazione della vite fu una costante della Franciacorta, dove, dall’epoca romana al periodo tardo-antico fino al pieno medioevo, crebbero vigneti anche grazie alle favorevoli condizioni climatiche e pedologiche. Partiamo ora….perchè penso e spero di avervi incuriosito abbastanza. Vorrei precisare una cosa importante: pedaleremo all’interno di vigneti e cantine e generalmente non troverete nessun tipo di problema. Mi raccomando tuttavia di non lasciare nessun genere di materiale per terra durante il tragitto. Ogni cantina è visitabile senza problemi e ve la consiglio vivamente. Ora continuiamo verso Ovest superando il Bike Park di Erbusco, raggiungendo il ristorante Albereta di fianco alla cantina Solive. Poco dopo entriamo ufficialmente nella tenuta con Cantina Bellavista che potrete visitare. Questa è dichiarata “zona umida di importanza internazionale” secondo la Convenzione di Ramsar, Zona Speciale di Conservazione (ZSC) e Zona di Protezione Speciale (ZPS) nell’ambito della Rete Natura 2000, è considerata un’area prioritaria per la biodiversità nella Pianura Padana lombarda. Ciò si deve alla varietà di habitat e di specie, acquatico-palustri, pregiate o di interesse comunitario presenti nel territorio, rare o a rischio di estinzione in Lombardia e in Italia. Per info: http://www.torbieresebino.it/.
Capriolo Capriolo è ai piedi delle ultime colline occidentali, presso la riva sinistra dell’Oglio, poco a valle dalla sua emissione dal lago d’Iseo tra il fiume e le pendici del monte Alto, si trova a 29 chilometri da Brescia. Il nome deriva probabilmente da Capreu-
ne dal tour. Il mio invito è quello di fermarvi ed assaggiare le ottime specialità locali. Passando davanti a questo luogo, subito dopo, troveremo il piazzale delle Cavrelle (6), altro ristorante tipico della zona dove potervi fermare e riprendervi. In questo punto c’è anche una fontana per il reintegro dell’acqua, all’occorrenza. Ora facciamo attenzione perché inizia ufficialmente la discesa. Sarà semplicissima ed in totale sicurezza. Seguite bene la traccia perché dovrete ripercorre un tratto di strada fatta all’andata. Circa 200 m dopo il ristorante, scendendo, noterete alla vostra sinistra l’imbocco di un sentiero: prendetelo e divoratelo con le vostre gomme, fino al Dos de l’Erba (7), punto di congiunzione con il tracciato dell’andata. Si prosegue senza proble-
mi cogliendo ogni sfumatura di questo tour che non vi lascerà con l’amaro in bocca. Seguendo bene la traccia giungiamo di nuovo in Via San Gottardo, dove potrete deviare di poche decine di metri per ammirare la Chiesa di San Gottardo (8). Qui, nei pressi della curva asfaltata dopo la fermata dell’autobus, terremo la sinistra su acciottolata, quindi finale verso via San Gaetanino sentiero 3V (9). Al termine, giriamo a sinistra e di nuovo a sinistra nei pressi di Piazzale Arnaldo, immettendoci in Viale Venezia (10) fino al punto di partenza. Ma attenzione… non dimenticatevi di visitare il centro della città o Borgo Wührer: ne rimarrete soddisfatti.