Che cosa è la bioeconomia

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“E debbasi considerare come non è cosa più difficile a trattare, né più dubbia a riuscire, né più pericolosa a maneggiare, che farsi capo ad introdurre nuovi ordini. Perché lo introduttore ha per nimici tutti quelli che delli ordini vecchi fanno bene, et ha tepidi defensori tutti quelli che delli ordini nuovi farebbono bene. La quale tepidezza nasce, parte per paura delli avversari, che hanno le leggi dal canto loro, parte dalla incredulità delli uomini; li quali non credano in verità le cose nuove, se non ne veggono nata una ferma esperienza.” Niccolò Machiavelli


MATERIA RINNOVABILE LIBRI Mario Bonaccorso con Irene Baños Ruiz

CHE COSA È LA BIOECONOMIA

Prefazione di Philippe Mengal e Introduzione di Marc Palahí realizzazione editoriale

Edizioni Ambiente srl www.edizioniambiente.it

progetto grafico: Mauro Panzeri

© 2019, Edizioni Ambiente, via Natale Battaglia 10, 20127 Milano tel. 02 45487277, fax 02 45487333 www.materiarinnovabile.it Tutti i diritti riservati. Nessuna parte di questo libro può essere riprodotta o trasmessa in qualsiasi forma o con qualsiasi mezzo, elettronico o meccanico, comprese fotocopie, registrazioni o qualsiasi supporto senza il permesso scritto dell’Editore. ISBN 978-88-6627-201-4 Finito di stampare nel mese di marzo 2019 presso Print on Web Srl, Isola del Liri (FR) Stampato in Italia – Printed in Italy Questo libro è stampato su carta certificata FSC i siti di edizioni ambiente:

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CHE COSA È

LA BIO ECO NOMIA Mario Bonaccorso con Irene Baños Ruiz Prefazione di Philippe Mengal Introduzione di Marc Palahí



Indice

Prefazione Philippe Mengal

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Introduzione Marc Palahí

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1.  Genealogia di un concetto Mario Bonaccorso

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2.  Una bioeconomia circolare e sostenibile Irene Baños Ruiz

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3.  Dai limiti dello sviluppo all’industria biobased Mario Bonaccorso

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4.  Bioeconomia tra lavoro e finanza Mario Bonaccorso

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Ringraziamenti

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Prefazione

Philippe Mengal*

Conosco Mario Bonaccorso da più di 3 anni, da quando nell’ottobre 2015 sono stato nominato Executive Director del Bio-based Industries Joint undertaking (BBI JU). Abbiamo collaborato – e per me sono stati un piacere e un onore – in diverse occasioni, come speaker alle conferenze dell’International Forum on Industrial Biotechnology and Bioeconomy (IFIB) e in diversi workshop e dibattiti sulla bioeconomia in Italia e all’estero. Mario mi ha anche intervistato per ilbioeconomista. com, il suo blog sulla bioeconomia, ed è stato un piacere, ancora, rispondere alle sue domande puntuali sui vari aspetti della bioeconomia, dal business alle questioni tecniche, socio-economiche e politiche. In ogni caso, la nostra collaborazione più rilevante è quella che è sfociata nei contributi che abbiamo dato alla definizione della strategia italiana sulla bioeconomia. Mario, oltre a essere un autore di libri, mi ha colpito per la sua competenza e per l’entusiamo con cui promuove la bioeconomia. Condivide le sue conoscenze e la sua esperienza con qualunque platea, e in questo libro fa lo stesso. Mario si concentra sulla bioeconomia, sulla sua storia e sui bioprodotti già in commercio. Per l’economia europea è fondamentale ridurre la dipendenza dalle risorse fossili e contrastare i cambiamenti climatici, e Mario presenta un messaggio a forte valenza socio-economica e ambientale. *  Executive Director, Bio-based Industries Joint Undertaking.


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La bioeconomia offre infatti la possibilità di migliorare l’efficienza nell’uso delle risorse, ampliando gli utilizzi delle risorse biologiche rinnovabili in sostituzione di quelle di origine fossile. Evidenzia l’urgenza di fare “di più con meno”, e consente di “vivere bene nei limiti del nostro pianeta”, come previsto dalle disposizioni legislative più recenti. Nell’Unione Europea, l’industria bio-based dà lavoro a 3,7 milioni di persone, con un fatturato di 700 miliardi di euro. Secondo dati del 2013 del Bio-based Industries Consortium, entro il 2030 questo settore dovrebbe creare centinaia di migliaia di nuovi posti di lavoro, altamente qualificati e non. Di questi, l’80% dovrebbero essere nelle aree rurali, dove contribuirebbero alla rigenerazione delle aree depresse o abbandonate, dando agli agricoltori l’opportunità di diversificare il proprio reddito. L’industria bio-based consentirà all’Unione di ridurre la propria dipendenza dalle importazioni di materie prime strategiche, come quelle di origine fossile e le sostanze chimiche di base e le proteine per la produzione di mangimi animali (che sono assai costose). Sempre entro il 2030 il 30% dei prodotti basati sui combustibili fossili potrebbero essere sostituiti da alternative bio-based, portando a una riduzione del 50% nelle emissioni dei gas serra. Come Executive Director del BBI JU – un’iniziativa congiunta da 3,7 miliardi di euro tra le industrie bio-based e l’Unione Europea – sto lavorando per l’implementazione della Strategic Innovation & Research Agenda, sviluppata dalle industrie in collaborazione con l’Unione Europea. Abbiamo due obiettivi. Vogliamo contribuire alla creazione di un’economia a basse emissioni di carbonio, sostenibile e più efficiente nell’utilizzo delle risorse, e puntiamo ad accelerare la crescita economica e l’occupazione, in particolare nelle zone rurali, sviluppando, qui in Europa, industrie bio-based competitive. La BBI JU era parte integrante della strategia sulla bioeconomia adottata dalla Commissione europea nel 2012. Questo libro giunge in un momento chiave, dato che nell’ottobre 2018 è stato presentato un aggiornamento della strategia sulla bioeconomia. La maggior parte de-


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gli obiettivi indicati nel 2012 sono ancora validi, ma la nuova strategia sottolinea la necessità di migliorare la comunicazione e approfondire le sfide poste dalla bioeconomia. Di conseguenza, l’istruzione a tutti i livelli è fondamentale per migliorare la comprensione, la conoscenza e l’accettazione dei prodotti biobased da parte dei consumatori. Sono contento che Mario sia riuscito a organizzare le sue (vaste) conoscenze per condividerle con la nuova generazione di ingegneri e scienziati, imprenditori e innovatori. Che voi siate ingegneri, scienziati, decisori politici o cittadini, questo libro vi fornirà una panoramica delle sfide tecnologiche, socio-economiche e ambientali che contribuiscono alla rivoluzione della bioeconomia, che consiste niente meno che nel far entrare l’Europa nell’era post-petrolifera. Apprezzo molto l’iniziativa di Mario, senza dimenticare il contributo importante di Irene Baños Ruiz, e consiglio caldamente questo libro, un’affascinante panoramica dello stato della bioeconomia in Europa e non solo.



Introduzione

Marc Palahí*

“Riponiamo le nostre speranze più profonde nella tecnologia, e la nostra fiducia più radicata nella natura.” W. Brian Arthur La bioeconomia – bio significa vita – è il futuro, perché senza vita non c’è economia. La bioeconomia è il prossimo grande cambio di paradigma che la nostra società dovrà attraversare per assicurare la nostra prosperità entro i confini planetari. Prima però di guardare al futuro, ci serve una prospettiva storica per capire cosa significa il nuovo paradigma della bioeconomia. In passato, le società hanno già subito dei cambi di paradigma come quello di cui abbiamo bisogno oggi. L’Europa è stata al centro di molte di queste trasformazioni, e l’Italia, da dove proviene l’autore principale di questo libro, è stata l’epicentro di quella che probabilmente è la più importante di tutte, perché ha posto le basi dell’era moderna. Questa trasformazione, chiamata Rinascimento, ha connesso l’Europa al mondo classico, e, cosa ancora più importante, ha connesso l’Europa al suo futuro. Il Rinascimento ha infatti diffuso una nuova fiducia nell’umanità, nell’intelletto umano come base per capire, sco*  Direttore dell’Istituto Forestale Europeo (EFI, European Forest Institute).


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prire e creare. Questa fiducia è stata il catalizzatore della Rivoluzione scientifica, che è stata alla base della scienza moderna. La Rivoluzione scientifica ha trasformato il modo in cui le società comprendevano e interagivano con la natura e la vita. Questa rivoluzione è stata resa possibile dall’umanesimo e dalla macchina per la stampa. Grazie alla produzione dei libri, la tipografia ha infatti permesso di standardizzare le informazioni e di diffondere conoscenze e idee su una scala inedita. Sono questi i mattoni dell’era moderna. Duecento anni dopo, con il capitale umano accumulato grazie alla Rivoluzione scientifica, l’Europa ha guidato un’altra grande trasformazione. La Rivoluzione industriale ha dato vita a un’era totalmente nuova, l’era industriale, in cui per molti versi viviamo ancora oggi. Anche la Rivoluzione industriale è stata innescata da un’invenzione chiave, il motore a vapore, che ha rivoluzionato i modi e la scala in cui fabbrichiamo i prodotti. La produzione passò dalle officine alle fabbriche, che avevano bisogno di capitali ed energia a livelli completamente differenti. Per soddisfare il fabbisogno di enormi quantità di energia per la fabbricazione di prodotti nelle fabbriche, abbiamo iniziato a utilizzare fonti di energia fossili, prima il carbone e poi il petrolio e il gas. Sono stati poi sviluppati nuovi materiali, di natura non rinnovabile: l’acciaio, il cemento e in seguito la plastica. Così, la nostra economia basata sui fossili è diventata il paradigma economico dominante. Negli ultimi 200 anni l’economia basata sui fossili ha portato a una crescita economica e demografica senza precedenti, e al progresso sociale e tecnologico. Negli ultimi trent’anni, in particolare, a livello globale questa economia ha subito la maggiore accelerazione economica di sempre, e per la prima volta nella storia si è verificata una convergenza economica globale. Negli ultimi trent’anni il Pil globale e la classe media globale sono triplicati, mentre la povertà è scesa dal 40% a meno del 10% della popolazione. Il paradigma fossile ha però generato le più gravi esternalità ambien-


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tali della storia. Abbiamo cambiato il clima della Terra e, a causa della perdita di biodiversità e del degrado dei suoli, stiamo oltrepassando quelle soglie da cui dipende la resilienza del nostro pianeta. In futuro affrontare queste sfide ambientali sarà sempre più difficile a causa della crescita della popolazione e dell’espansione senza precedenti della classe media globale. Si prevede che entro il 2030 altri due miliardi di persone si uniranno alla classe media globale, con enormi implicazioni per la domanda di cibo, acqua, energia e materiali (per edifici, abbigliamento, trasporti ecc.). La questione chiave dei nostri tempi è: come facciamo a soddisfare le esigenze di una classe media in crescita e nel contempo risolvere i problemi ambientali globali che abbiamo davanti? La risposta è che non possiamo affrontare entrambe le cose, almeno non all’interno del paradigma basato sui fossili. Ce ne serve uno nuovo, che renda possibile la prosperità all’interno dei confini rinnovabili di un pianeta, il nostro, alimentato dal sole. Un’economia in cui energia rinnovabile e materiali rinnovabili siano la base di un’economia sostenibile e in cui, pertanto, la bioeconomia diventa un motore di prosperità per lo sviluppo sostenibile. Ma perché la bioeconomia è fondamentale per creazione del nuovo paradigma economico? Mentre nel lungo termine il settore energetico sarà quasi completamente decarbonizzato e la transizione verso l’energia pulita è già iniziata, avremo ancora bisogno di produrre quantità crescenti di materiali (per abbigliamento, edifici, trasporti ecc.) per soddisfare le esigenze di una classe media sempre più ampia. Questi materiali dovranno comunque affidarsi sul “carbonio”. Per affrontare i cambiamenti climatici e gli altri problemi ambientali, questo carbonio e questi materiali dovranno provenire prevalentemente da fonti non fossili. C’è solo una alternativa disponibile: le risorse biologiche rinnovabili. Purtroppo, queste risorse biologiche sono rinnovabili ma non illimitate. Di conseguenza, devono essere usate e trasformate in modi intelligenti, efficienti e soprattutto sostenibili. Ecco perché la bioeconomia deve in-


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trecciarsi con l’economia circolare, che si focalizza sull’efficienza delle risorse e sulla progettazione di processi e prodotti per ottimizzare l’uso e il valore dei materiali utilizzati. Inoltre, una bioeconomia intelligente, efficiente e sostenibile potrebbe avere un alleato inaspettato, la rivoluzione digitale, che ha trasformato il modo in cui usiamo scienza e tecnologia per comprendere la natura e dare valore ai sistemi biologici. Anche se sembra paradossale, la rivoluzione digitale – caratterizzata da sviluppi come i big data, la realtà aumentata e l’intelligenza artificiale – potrebbe diventare il catalizzatore necessario per potenziare il paradigma economico della bioeconomia, l’unico che pone al proprio centro la vita. Inoltre, dobbiamo tenere conto che in un contesto caratterizzato da rapidi cambiamenti climatici, il mantenimento della resilienza delle risorse biologiche è fondamentale per una bioeconomia sostenibile nel lungo termine. Pertanto, gli investimenti in biodiversità dovrebbero essere la priorità per una bioeconomia sostenibile e resiliente. In effetti, bioeconomia e biodiversità dovrebbero rinforzarsi a vicenda, perché una bioeconomia ambiziosa dovrebbe investire quanto necessario per finanziare misure di potenziamento e tutela della biodiversità, che a loro garantiscano l’adattamento delle nostre risorse biologiche. È per questo che la bioeconomia non dovrebbe limitarsi a sostituire i prodotti fossili con soluzioni biobased. Più di ogni altra cosa, la bioeconomia è un’opportunità per affrontare i fallimenti della nostra economia, che fino a oggi non è ancora riuscita a dare un valore alla natura e al capitale naturale. La bioeconomia ci dà la possibilità di costruire una relazione nuova e sinergica tra economia e biologia. Infine, vorrei sottolineare che per sbloccare il potenziale della bioeconomia dobbiamo creare una narrativa avvincente, anche e soprattutto per le nostre società sempre più urbanizzate. Questa narrativa dovrebbe spiegare perché, cosa e come la bioeconomia può fare per miglio-


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rare la vita dei cittadini e il futuro dei loro figli. Questo libro è un passo importante in questa direzione. Spero che vi piaccia tanto quanto mi è piaciuto discutere della bioeconomia con gli autori.



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