A Lara, Federica e Chiara. A tutte le ragazze e i ragazzi che, come voi, meritano un futuro felice.
Alla ricerca del Pianeta Verde di Danilo Bonato
Illustrazioni di Felix Petruška
Progetto grafico Anna Cervetto Coordinamento editoriale e redazione a cura di Edizioni Ambiente
Con il supporto tecnico di
© Copyright 2010 Edizioni Ambiente © Copyright 2010 Danilo Bonato Edizioni Ambiente Via Natale Battaglia 10, 20127 Milano Tel +3902 45487277
DANILO BONATO
LE TAPPE DEL RACCONTO
IL MISTERIOSO PIANO DEL PROFESSOR GREEN
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Il Professor Theodorus Green, nato 62 anni fa nell’Illinois, era uno scienziato di fama mondiale. Ma da qualche anno si è trasferito dagli Stati Uniti in Italia, dove sta portando avanti un progetto segreto. Per realizzare il suo piano, chiama un supereroe, Capitan Saetta. Ma il Capitano decide di aiutarlo a patto che il Professore gli spieghi per bene cosa sta succedendo su questo pianeta.
COME SU UNA SPIAGGIA A FERRAGOSTO
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Negli ultimi cento anni la Terra è diventata un posto veramente affollato. Il Professor Green è molto preoccupato, perché siamo davvero in tanti e continuiamo a crescere, e per mostrare il problema a Capitan Saetta organizza un viaggio nel centro del Sudan.
UNA PERICOLOSA CACCIA AL TESORO
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L’aria, l’acqua, le piante, gli animali e l’equilibrio della natura sono un patrimonio senza il quale la nostra civiltà non potrebbe esistere. Ma in che stato si trovano queste risorse? Il Professore e il Capitano discutono animatamente viaggiando tra America del Sud e Isola di Pasqua.
MILLE MILIONI DI PANCE VUOTE
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Secondo i calcoli del Professor Green, sono circa un miliardo le persone nel mondo che non hanno acqua e cibo a sufficienza. Perché succede tutto questo? A partire da Haiti, comincia una lunga trasvolata sulla parte povera del mondo.
QUANDO SPARISCE L’ORO BLU
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L’acqua è una risorsa così preziosa da essere chiamata oro blu. Ma i ghiacciai si sciolgono e i campi si inaridiscono. Prosegue il viaggio nella parte povera del mondo e Capitan Saetta dovrà arrivare sopra l’immenso Lago Ciad per scoprire che non è più così immenso.
SE I POLMONI SI SGONFIANO
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Quali sono i polmoni della Terra? Le grandi foreste tropicali. Respirano davvero e producono ossigeno, ma vengono tagliate con grandissima rapidità per fabbricare legname. Il professor Green spiega alcuni concetti scientifici che sono molto meno complicati di quel che sembrano, soprattutto se nel frattempo si fa un viaggio nella foresta amazzonica.
CHE FINE HA FATTO IL DODO?
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Da qualche tempo molte specie viventi, animali e vegetali, sono in serio pericolo e corrono il rischio di estinguersi. Capitan Saetta prima si annoia un po’, ma poi incontra l’affascinante Dottoressa Wilcox e capisce di colpo in cosa consiste il segreto della biodiversità.
QUANTE STORIE PER UN GRADO O DUE
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In un laboratorio himalayano si discute su come sta cambiando il clima del nostro pianeta e quali sono i terribili guai che potrebbero arrivare da un momento all’altro. E intanto si viaggia, dall’Everest a Milano, fino ad arrivare in cima a una montagna per vedere qualcosa che non c’è.
MA DA DOVE ARRIVA TUTTA QUESTA SPAZZATURA?
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Quante cose buttano via gli abitanti della Terra! Tutta roba che, in un modo o nell’altro, rimane intorno a noi. Molti di questi rifiuti si vedono benissimo, ma certe volte diventano quasi invisibili, come l’enorme discarica fantasma in mezzo all’oceano dove si tuffa Capitan Saetta.
I PRIGIONIERI DEL CIRCOLO VIZIOSO RIESCONO A FUGGIRE
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Problemi, problemi e problemi. A guardarli uno per uno si capisce che ogni volta c’è qualcosa di sbagliato, che fa ricominciare tutto da capo e peggiora la situazione. Dov’è l’errore? Perfino il Professor Green comincia ormai a farneticare, ma Capitan Saetta ha un’idea semplice e geniale, e decide di prendere in pugno la situazione.
UN MILIARDO DI DIFFERENZA
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Con l’arrivo di Capitan Sostenibile anche il Professor Green diventa più ottimista e guarda le cose da un altro punto di vista. Se ci si mette d’impegno si può fare quasi tutto, anche rallentare la crescita della popolazione prima che ci sia un miliardo di troppo. Qual è la soluzione? Viaggiando tra India e Yemen si scopre che il nemico da combattere è la povertà.
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Una scoperta: i terreni, trattati con cura, possono produrre molto di più, soprattutto se si fermano i deserti con una meravigliosa Muraglia Verde. Ma la vera sorpresa sta nelle tantissime cose buone che potrebbero succedere in giro per il mondo se noi mangiassimo meno carne e molte più verdure.
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NIENTE DI PIÙ COMODO DEL SOLE
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UNA GRANDE MURAGLIA VERDE
ABBASSIAMO LA FEBBRE DELLA TERRA
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La Terra è un po’ malata e ha la febbre perché continuiamo a succhiarle fuori in mille modi le energie che si sono accumulate al suo interno. Se si usa meno petrolio, meno gas e meno carbone, si riesce a fermare l’aumento della temperatura del pianeta. E molto può essere fatto già oggi.
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Capitan Sostenibile non ci aveva mai pensato, ma tutte le energie che esistono al mondo provengono in un modo o nell’altro sempre dal sole. E allora, invece di scavare nei magazzini della terra, si può prendere al volo l’energia mano a mano che arriva. Un viaggio dalla Cina al Nord Europa ammirando le straordinarie invenzioni per usare la forza del sole e vivere tranquilli per qualche milione di anni.
MOLTO DI PIÙ CON MENO SPRECO
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La tecnologia può fare un mucchio di cose. Apparecchi che con poco sforzo fanno un grande lavoro, o case che riescono a produrre energia invece che consumarla. Discutendo nel laboratorio del Professor Green e visitando un supermercato si vede che con l’efficienza energetica non si deve rinunciare a niente, tranne che a delle vecchie e cattive abitudini.
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PRENDIAMO UN SUPERSECCHIO E UN SUPERSPAZZOLONE
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DAL COLOSSEO ALLA CITTÀ DEL FUTURO
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Non è per niente facile rimettere ordine dopo duecento anni di baldoria. Tutto il pianeta è sporco e arruffato. Ma il Professor Green conosce le formule e le soluzioni per rimettere a nuovo le piante, l’acqua e i territori più disastrati. Come se da domani cominciasse a lavorare una super impresa di pulizie.
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Nelle città tutto è concentrato: le chiese e i grattacieli, le automobili e i parchi gioco. I monumenti di Roma antica sono a due passi da un’enorme discarica. Capitan Sostenibile ha molti dubbi che sarà mai possibile vivere bene in mezzo a tante cose così diverse, ma gli basta un viaggio che dal nord Europa lo porta al mare della Liguria per cambiare idea.
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PER NON FARE COME LA RANA BOLLITA
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Ma perché molti non si accorgono di quello che sta succedendo? Cosa bisogna fare per convincere la gente a cambiare idea? A Parigi un collega del Professor Green racconta i meccanismi della stupidità e come si riesce a combatterli usando gli strumenti adatti, e perfino facendo la spesa.
TUTTI AI POSTI DI COMBATTIMENTO
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Prima di salutarsi i due amici ripassano le istruzioni perché ognuno faccia la sua parte: il Professor Green che ritorna a fare lo studioso, Capitan Sostenibile che ritorna a fare il supereroe e tutti gli altri che si rimboccano le maniche per questo unico e straordinario Pianeta Verde
I TEMI DEL PIANETA VERDE
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PRIMA DI COMINCIARE I personaggi di questo libro sono creati dalla fantasia dell’autore. Anche il Centro Ricerche di Lago Azzurro è un’invenzione. Ma tutte le altre località e le situazioni descritte sono vere. E soprattutto sono veri tutti i dati citati nel testo, tutti problemi discussi e tutte le soluzioni proposte. Se volete approfondire i temi del Pianeta Verde andate a pagina 231.
Questo libro è frutto dell’intensa e stimolante collaborazione con due persone speciali. Ringrazio Roberto Coizet per avermi indicato la via che porta a raccontare in modo semplice cose complesse e Mattia Ascari (Felix Petruťka) per aver dato vita ai miei personaggi.
IL MISTERIOSO PIANO DEL PROFESSOR GREEN Il Professor Theodorus Green, nato 62 anni fa nell’Illinois, era uno scienziato di fama mondiale. Ma da qualche anno si è trasferito dagli Stati Uniti in Italia, dove sta portando avanti un progetto segreto. Per realizzare il suo piano, chiama un supereroe, Capitan Saetta. Ma il Capitano decide di aiutarlo a patto che il Professore gli spieghi per bene cosa sta succedendo su questo pianeta. PRIMO GIORNO, ORE 9.55
LAGO AZZURRO – ITALIA CENTRO RICERCHE SUL CLIMA E L’AMBIENTE (CRCA) Il Centro Ricerche sul Clima e l’Ambiente si trova in una rigogliosa zona collinare, accanto a un piccolo lago prealpino. Proprio qui si svolgono le ricerche supersegrete del Professor Theodorus Green, trasferitosi dall’Università dell’Illinois circa otto anni fa. Pare infatti che da qualche tempo il professore stia lavorando a un misterioso progetto e proprio questa mattina è in attesa di un ospite importante...
Signorina Mirella Gervasoni (assistente del Professor Green): Professore, è arrivata la persona che stava aspettando per il suo appuntamento delle dieci, ma è vestita in modo molto strano! Non so se... Professor Green: Va tutto bene Mirella... per favore, faccia accomodare Capitan Saetta qui nel mio studio. Capitan Saetta: Buongiorno Professore, sono in anticipo? – Niente affatto, Capitan Saetta. Grazie per aver accettato il mio invito.
12 ALLA RICERCA DEL PIANETA VERDE
– Nessun problema. La settimana scorsa ho montato sull’astronave i nuovi propulsori al plutonio, così ci ho messo quattordici minuti esatti per arrivare qui da New York! – Diamine! Voi supereroi non finirete mai di stupirmi. Possiamo darci del tu, vero? Ho letto sui giornali che negli Stati Uniti sei diventato una leggenda, anche se in realtà si sa davvero poco su di te... – ... Però io... – ... Tranne il fatto che sei piombato qui da un pianeta di una galassia lontana e che hai dei superpoteri straordinari. Soprattutto, sai navigare nello spazio extraterrestre... – D’accordo... però, scusi Professore, io a lei del tu non glielo posso
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mica dare, sa? Come forza fisica, sì, visto che potrei sollevarla con un dito! Ma lei è il mitico Professor Green e il suo cervello vale cento volte il mio! A New York la considerano il più bravo di tutti e sono ancora lì a domandarsi come mai se ne è andato via così improvvisamente... – Va bene, va bene, andiamo avanti. – Si parlava dei miei superpoteri e del perché la gente dice che sono molto riservato. Sa com’è, con tutti i nemici in circolazione è importante assicurarsi un po’ di privacy. Per non parlare poi dei fans! Sono dappertutto e non c’è mai un attimo di pace. – Capisco. Comunque non ti ho chiesto di venire qui per perdere tempo in chiacchiere inutili. – Certo, veniamo al dunque. Come posso esserle utile? Sono tutt’orecchie! – Allora, devi sapere che nel mio lavoro di scienziato da molti anni cerco di capire come salvare la Terra dai pericoli che sta correndo. – Pericoli... tipo? – Questioni come il riscaldamento globale, la siccità, la deforestazione... – Mmm... sì, devo aver letto qualcosina sul New York Post. Sa, non ho molto tempo per studiare perché sono sempre occupato a catturare criminali, spegnere incendi o prendere al volo treni che cascano dai ponti... – Già. Comunque ti stavo dicendo che in tutti questi anni di lavoro sono arrivato alla conclusione che non c’è più nulla da fare.
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È troppo tardi, capisci? Mi sono stufato di cercare soluzioni per un pianeta che è al capolinea e allora... – Allora? – Allora qui a Lago Azzurro ho lanciato il grande Progetto “Pianeta Verde”! – Mi scusi Professor Green ma io di questioni scientifiche non ci capisco un’acca. Di cosa si tratta esattamente? – È molto semplice. Il Progetto Pianeta Verde ci permetterà di ricominciare da capo, su un nuovo pianeta lontano da qui. Avremo un’altra opportunità. Porteremo con noi tutte le tecnologie e le conoscenze necessarie ad assicurarci che, questa volta, non vengano commessi gli errori del passato. Mi segui? – Così così... e io cosa dovrei fare in questo progetto? – Ma tu hai un ruolo fondamentale! Sei quello che mi deve trovare... il nuovo pianeta dove trasferirci! – Io? Ma Professore... – Vedi, Capitan Saetta, nonostante i nostri supertelescopi non siamo ancora riusciti a localizzare un pianeta che faccia al caso nostro. Tu però conosci lo spazio e puoi viaggiare nelle galassie... Sicuramente potresti portare a termine un piccolo incarico per me, diciamo due o tre mesi al massimo e... sono certo che alla fine dell’esplorazione sarai in grado di fornirci le coordinate stellari giuste! – Mi spiace deluderla Professore ma, sinceramente, non credo di poterla aiutare. – Ascolta Capitano, se si tratta di una questione economica sappi che possiamo pagare bene il tuo aiuto. – Non è per i soldi Professore. È che non me la sento di andare in giro per lo spazio alla ricerca di un qualche strano pianeta sapendo che i peggiori criminali di New York non vanno mai in vacanza. E poi, scusi, ma voi umani non dovreste cercare qui sulla Terra le risposte ai vostri problemi? – Se dici questo sei un illuso! Anch’io una volta credevo fosse così ma ascoltami bene: non c’è più nulla che si possa fare, è troppo tardi. E comunque a cosa servirebbe? Pochissimi hanno capito quanto sia grave la situazione e ancora di meno hanno voglia di darsi da fare per cambiare le cose!
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– Non so... non sono convinto che il suo progetto sia così sensato. – Allora non mi aiuterai? Lascia almeno che ti spieghi i dettagli prima di decidere. Siamo già in fase avanzata. Tra un paio d’anni potremo lanciare nello spazio le prime tre astronavi! – Non credo che conoscere i dettagli cambierebbe le cose. È proprio la sua idea di abbandonare tutto che mi lascia perplesso. Uno scienziato come lei dovrebbe rimanere qui a difendere il proprio pianeta. – Tu pensi che io sia un vecchio fifone che se la sta facendo sotto, vero? Ma non è così! Io voglio solo salvare un po’ di terrestri dalla catastrofe imminente che si abbatterà su di noi. Tu non hai idea della gravità dei problemi che si scateneranno sulle nostre teste, tu non... – Calma, non si scaldi così! Facciamo un patto: prima lei mi racconta
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cos’è che la preoccupa così tanto e, se dopo aver studiato per bene la situazione, mi convincerò, come dice lei, che davvero non ci sono altre vie d’uscita, allora... le darò una mano a cercare il suo nuovo pianeta. Che ne dice? – Capitan Saetta, io non ho tempo da perdere con delle lezioncine accademiche. Qui c’è da darsi da fare, e subito! – E allora dovrà trovarsi da solo il suo nuovo pianeta. Se lei non mi spiega io non l’aiuto! – ... Mmm... non mi lasci alternative. E io ho assolutamente bisogno di te per completare il mio progetto. Ok, accetto. In fondo non sarà difficile convincerti che il punto di non ritorno per noi umani è già stato superato da tempo. – Splendido! Anche se le sue mi sembrano esagerazioni, queste strane minacce che la preoccupano mi incuriosiscono moltissimo. In fondo il mio lavoro di supereroe consiste nel salvare voi terrestri da qualsiasi pericolo. Facciamo così: stacco per qualche giorno dalla caccia al crimine organizzato e domani mattina presto sono qui da lei per cominciare!
COME SU UNA SPIAGGIA A FERRAGOSTO Negli ultimi cento anni la Terra è diventata un posto veramente affollato. Il Professor Green è molto preoccupato, perché siamo davvero in tanti e continuiamo a crescere, e per mostrare il problema a Capitan Saetta organizza un viaggio nel centro del Sudan. SECONDO GIORNO, ORE 8.20
LAGO AZZURRO – ITALIA CRCA Come promesso, Capitan Saetta si è presentato puntuale di prima mattina a Lago Azzurro. Il Professor Green e il supereroe hanno appena finito di fare colazione nella fornitissima mensa aziendale del Centro Ricerche...
Capitan Saetta: Deliziose le uova con la pancetta che ci hanno servito al ristorante del Centro Ricerche! Professor Green: A giudicare dalla foga con cui le hai ingurgitate mi è venuto il sospetto che ti siano piaciute. Bene, caro il mio supereroe, visto che hai finito di fare colazione andiamo subito al Dipartimento Ricerche Demografiche, dove voglio parlarti del primo motivo per cui dobbiamo fare in fretta le valigie. Dì un po’: ti sei accorto che la Terra di recente è diventata un posto molto affollato? – Tipo un’autostrada all’ora di punta o una spiaggia a ferragosto? – Una cosa del genere. Sai come è fatta la Terra, vero? Guarda il mappamondo qui davanti a noi: la terraferma con i cinque continenti, gli oceani, il Polo Nord e il Polo Sud. Ora, immagina che la Terra sia la tua casa... – La conosco bene la Terra io! Ci ho volato intorno in lungo e in largo. Allora... l’Europa potrebbe essere la mia camera da letto e l’Asia un enorme soggiorno. L’Africa è certamente la cucina, l’America del Sud la stanza degli ospiti, mentre quella del Nord la vedo bene come taverna dove si passa la sera con gli amici, e l’Oceania... il giardino.
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– Mmmm... hai una fantasia un po’ contorta ma ok, immagina di entrare in questa gigantesca casa e prova a contare quante persone ci abitano: mille, duemila, un milione, un miliardo... sei virgola otto miliardi! Ecco, hai contato bene, la casa Terra ospita quasi sette miliardi di persone. Se tutti gli abitanti del pianeta si prendessero per mano potrebbero fare una fila lunghissima che va avanti e indietro 30 volte da qui alla Luna.
– Settemiliardiii!?! Per tutti gli asteroidi di Plutone, quanti siete Professore! – Già, siamo proprio tanti. Sto giusto preparando un articolo sulla popolazione mondiale... credo ci potrebbe servire. Ecco, dovrei avere proprio qui un appunto:
2-COME SU UNA SPIAGGIA A FERRAGOSTO 19 DOCUMENTO 1
APPUNTO PER L’ARTICOLO “LA CRESCITA DELLA POPOLAZIONE MONDIALE” DI THEODORUS GREEN Cento anni fa, ai tempi dei nostri bisnonni, vivevano sulla Terra 1,6 miliardi di persone. In un solo secolo il nostro pianeta ha accolto 5,2 miliardi di abitanti in più. Se andassimo avanti così, diventeremmo più di 25 miliardi entro cento anni e arriveremmo a superare i 120 miliardi di abitanti tra due secoli. Ma per fortuna abbiamo già imboccato una via diversa: continuiamo a crescere ma in modo un po’ meno frenetico. Gli scienziati che studiano la popolazione mondiale stimano che tra 40 anni la Terra sarà comunque abitata da più di 9 miliardi di persone.
– Professore, non è incredibile il fatto che in soli cento anni siete aumentati di cinque miliardi? – Vedi superfusto, non c’è nulla di strano nel fatto che gli abitanti della Terra crescano in continuazione. È la cosa più naturale! I nostri avi avevano imparato a mettere al mondo quanti più figli potevano per garantire il futuro della loro stirpe e avere un po’ di braccia in più da far lavorare nei campi o nelle botteghe artigiane. – Sì, ma è successo tutto in un solo secolo! – È vero, e per di più quasi senza rendercene conto. Eppure è solo questione di matematica: sai fare supercalcoli? – Mmmm... non tanto, Professore, sono sempre riuscito meglio in atletica. – Allora, se cento coppie fanno due figli ciascuna, e i loro figli fanno due figli ciascuno, cosa succede dopo tre generazioni? – Non ne ho la minima idea. – Nulla, non succede nulla perché dopo tre generazioni quella popolazione è sempre composta da cento coppie con due figli ciascuna, cioè 400 persone. E se invece cento coppie fanno sei figli ciascuna, oppure otto? Cosa succede dopo tre generazioni? – Diventano... un migliaio di persone? – Macché! Rispettivamente diventano 900 coppie con 5.400 bambini, cioè 7.200 persone, oppure 1.600 coppie con 12.800 bambini, cioè una popolazione di 16.000 persone! Capisci adesso? E questa esplosione de-
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mografica non riguarda solo i paesi poveri. Voglio farti un esempio che riguarda l’Italia, la nazione dove vivo da ormai otto anni. – A proposito, perché ha lasciato il suo paese Professore? – Non cambiare argomento e poi... sono fatti miei! Stavo dicendo... cento anni fa l’Italia era abitata da trentatré milioni di persone, molte delle quali vivevano in condizioni di povertà estrema. A quei tempi più della metà della ricchezza proveniva dall’agricoltura. Ora: in soli cento anni gli italiani sono quasi raddoppiati mentre in questo arco di tempo il settore agricolo è diventato una parte molto piccola delle attività che si svolgono nel Paese. – Però mi sembra che in Italia la crescita della popolazione è andata di pari passo con il miglioramento delle condizioni di vita. – Su questo hai ragione. Rispetto ai loro bisnonni infatti, gli italiani oggi vivono più sani e più a lungo, ma cosa mi dici della gente che continua a lamentarsi per il traffico, lo smog, l’affollamento della città e i pericoli che si corrono... – Certo, il progresso sembra essere una cosa complicata. Dovreste cercare di capire dove sono i vantaggi e dove gli svantaggi di quello che continua a cambiare intorno a voi. – Intendiamoci, non nego che le condizioni di vita che il ventunesimo secolo offre ai paesi più ricchi dell’Occidente siano migliori di quelle di cento anni fa, su questo non si discute. Qui stiamo tutti un po’ meglio, anche se in cambio abbiamo una vita più stressante. E ovviamente il risultato è che mettiamo al mondo meno figli e la popolazione smette di crescere. – Come, smette di crescere? Ma non mi ha appena detto che il problema è che aumentate troppo? Non riesco proprio a seguirla... – Uff... ma come sei duro di comprendonio! È solo che non cresciamo dappertutto allo stesso modo. Dai, continuiamo a leggere altre due righe del mio appunto sulla popolazione, così ti sarà più chiaro: ... In pratica si prevede che nei prossimi 40 anni ci possa essere un incremento di 2 miliardi di persone, cioè tante quanti erano gli abitanti del pianeta nel 1950. Questo incremento della popolazione riguarderà principalmente le aree eco(segue)
2-COME SU UNA SPIAGGIA A FERRAGOSTO 23 nomicamente meno sviluppate, dove si stima che gli abitanti passeranno da 5,6 miliardi a 7,9 miliardi nel 2050. Al contrario, ci si aspetta che la popolazione delle aree più sviluppate rimanga per lo più invariata a 1,2 miliardi, ma potrebbe diminuire, se non fosse per i flussi migratori dai paesi poveri a quelli più ricchi, che si valuta raggiungeranno i 2,3 milioni di persone l’anno...
– Questo vuol dire che tra quarant’anni aumenterete di due miliardi ma che questi nuovi abitanti si troveranno tutti nei paesi della parte più povera del mondo, forse in Africa, in Asia... – ... E in America Latina. Sì, in effetti è nei paesi sottosviluppati che la situazione demografica sta esplodendo. – Qual è il posto messo peggio? – Mmm... la tua astronave è pronta a partire? – Prontissima! – Allora a bordo, te lo voglio far vedere con i tuoi occhi! Segnati le coordinate: 15 36 Nord e 032 32 Est. SECONDO GIORNO, 15.40
KHARTOUM – SUDAN – PERIFERIA NORD Il Professor Green ha portato Capitan Saetta in uno dei luoghi più poveri della Terra per fargli vedere dal vivo cosa significa sovrappopolazione. Khartoum è la capitale del Sudan, la cui regione settentrionale era conosciuta nell’antichità come regno della Nubia. Il Sudan è il più esteso tra i paesi africani e come spesso accade in questo splendido continente le condizioni politiche e sociali sono molto difficili. Martoriato da guerre e carestie, il Sudan è un mosaico di realtà molto diverse, dove tradizioni e culture differenti faticano ad armonizzarsi e danno origine a sanguinose guerre civili.
Professor Green: Ho deciso di portarti nel posto che la comunità internazionale ha definito “la più grave situazione umanitaria esistente”. Giusto perché tu lo sappia, qui in Sudan, molto più a ovest rispetto a dove ci troviamo noi, c’è il Darfur, teatro di orrendi genocidi. Lì da tempi antichissimi le popolazioni nomadi arabe e quelle stanziali africane combattono tra loro per contendersi le poche risorse vitali, come l’acqua e la terra.
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Capitan Saetta: Ma questo è una specie di inferno! Polvere, sporcizia, baracche stipate di povera gente, bambini che vagano senza meta, come spettri... – Sì, è la definizione più adatta a questa enorme città della disperazione. Qui molte persone non hanno né cibo, né scuole, né ospedali. Più le fa-
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miglie sono povere più nascono bambini. Quasi la metà della popolazione del Sudan ha meno di quattordici anni! A Khartoum, come in tante altre città africane, nascono ogni anno milioni di bambini destinati a crescere denutriti e infelici, ammassati in baracche nelle periferie come questa. La cosa ancora più drammatica è che tra soli quarant’anni la popolazione potrebbe raddoppiare. Se aumentano le nascite, le morti in tenera età non accennano però a diminuire. In Africa ogni ventiquattro ore muoiono millecinquecento bambini sotto i cinque anni e le cause principali sono la polmonite, la malaria, l’AIDS e il morbillo. – Professor Green, cosa fa quella gente che cammina sulle collinette là in fondo dietro alle baracche? – Quelle collinette in realtà sono soltanto montagne di spazzatura e i disperati che ci camminano sopra cercano qualcosa da mangiare. – Per la barba di belzebù! Scusi Professore ma proprio non capisco. Perché se sono così poveri, intendo in Sudan o insomma... in posti simili, fanno sempre più figli? Non vedono che i loro bambini rischiano di fare una brutta fine? – Perché è una cosa istintiva, la scelta più ovvia! – La scelta più ovvia? – Certo! Noi esseri umani agiamo per istinto. In genere facciamo la cosa che, nella particolare situazione in cui ci troviamo, ci sembra la più naturale. È il caso delle famiglie africane. Per loro fare tanti figli è una cosa normale, ovvia, inevitabile. Sembra assurdo ma è così che funziona. – Ma come possiamo aiutare queste famiglie?
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– Come? Dovrebbero riuscire a passare dalla cosa più ovvia alla cosa più giusta. Bisognerebbe aiutare questa gente ad abbandonare le vecchie abitudini e adottarne di nuove, in grado di cambiare il corso del loro destino ma... sono anni che continuo a ripeterlo e poco o nulla è cambiato! – Ovvia... giusta... vecchie abitudini... Professor Green io ce la metto tutta ma lei cerchi di essere un po’ più chiaro! Intanto per dare una mano agli abitanti di questa Khartoum potrei procurare qualche tonnellata di hamburger, conosco una grossa catena di fast food che fa proprio al caso nostro. Mi servono solo ventiquattro ore... vado e torno! – Lascia stare... le persone sulla Terra che soffrono di fame e di malattie sono più di un miliardo e non è certo con qualche polpetta che risolverai i loro problemi. Ciò che ti deve veramente preoccupare è che nel 2050 ci saranno due miliardi di persone in più, molte delle quali vivranno in condizioni simili a quelle di questi disperati! – Ma Professore... la Terra è un pianeta molto grande e c’è spazio per tutti. È proprio sicuro che anche se arrivassero un paio di miliardi di nuovi abitanti andremo incontro a un disastro? Forse sarebbe il caso di trovare per tempo un modo per sfamarli e... – Forse sarebbe il caso che tu la finissi di dire idiozie! Non credevo di dover fare tutta questa fatica con te. Comunque, per chiarirti meglio le idee.. torniamo al Centro Ricerche. Approfondiremo l’argomento nel mio studio. Ho qualcosa che voglio mostrarti. SECONDO GIORNO, 19.55
LAGO AZZURRO – ITALIA – CRCA I nostri amici sono rientrati al Centro Ricerche e si sono accomodati nello studio del Professor Green per riprendere le loro riflessioni sul problema della crescita della popolazione.
Professor Green: Eccoci di ritorno. Questo è il terzo viaggio che faccio a Khartoum in dieci anni e la situazione continua a peggiorare. Ma veniamo a noi. Stavamo discutendo dell’effetto che farebbero altri due miliardi di individui su questo pianeta. Voglio leggerti un pezzo del mio recente saggio dedicato a come consumiamo la natura, la parte dove parlo di attività antropiche. Libreria centrale, terzo scaffale... Ecco qui. Ascolta!
2-COME SU UNA SPIAGGIA A FERRAGOSTO 27 DOCUMENTO 2
DAL LIBRO “STIAMO CONSUMANDO LA NATURA” DI THEODORUS GREEN ... Diamo ora una definizione di “attività antropiche”. La seconda parola deriva dal greco ànthropos che significa “uomo”, quindi la formula si riferisce a tutte le “attività fatte dall’uomo” e ai loro effetti sull’ambiente naturale. Le attività antropiche sono anche dette “attività di trasformazione”, perché gli esseri umani per creare un oggetto, un prodotto o un servizio “trasformano” le materie e le risorse che hanno a disposizione. Per esempio, gli alberi vengono trasformati in legname e poi in mobili nelle nostre case, in pavimentazioni o in carta da giornale. La sabbia può essere trasformata in vetro o in materiale da costruzione. Il ferro, l’oro, il rame vengono estratti dalle miniere, purificati e impiegati in mille usi diversi. La terra disponibile viene sfruttata per le produzioni agricole. Una grandissima quantità di animali viene allevata e macellata per uso alimentare. Gran parte dell’acqua viene impiegata per irrigare i campi e per gli usi industriali. Inoltre le attività antropiche generano strade, città, dighe e porti e cambiano completamente le caratteristiche del territorio, che diventa sempre più “artificiale”. Insomma, le attività antropiche trasformano tutte le risorse naturali in “qualcos’altro”, e spesso questo qualcos’altro diventa “rifiuto”, cioè materia che non riesce più a svolgere la sua funzione originale e viene buttata via. La questione è grave perché dobbiamo tener conto di un dato, semplice e definitivo, che è questo: il nostro pianeta è un “sistema chiuso”. A parte l’energia solare – di cui parleremo in un altro saggio – tutte le nostre risorse, le nostre ricchezze e i nostri progetti sono racchiusi in uno spazio molto limitato. Quello che c’è a disposizione – anche se ci sembra molto grande – sta tutto in un grumo di materia del diametro di circa 12.000 chilometri, circondato da un velo di aria e di acqua che chiamiamo “biosfera” perché è l’unico posto dove può esistere la vita. Tutto qui. Con l’aumento degli abitanti della Terra, diventa necessario trovare un sistema per misurare “quanto” vengono utilizzate le risorse naturali da parte della specie umana. È quello che hanno fatto due scienziati, William Rees e Mathis Wackernagel, inventando l’impronta ecologica. L’impronta permette di calcolare la “quantità di natura” (suolo, acqua, ecc.) che occorre a una determinata collettività (una nazione o una città) per far fronte ai propri consumi e smaltire i rifiuti che produce. Questa quantità viene indicata in ettari procapite, cioè quanti (segue)
28 ALLA RICERCA DEL PIANETA VERDE ettari di territorio coltivabile consuma ciascuno di noi per mantenere il proprio stile di vita. La misura giusta, sulla base della popolazione attuale e delle terre disponibili sul pianeta, sarebbe 2,1 ettari a testa. Ci sono paesi poverissimi che stanno al di sotto di questa soglia (per esempio il Sudan è a 1,4) ma tutti i paesi sviluppati stanno ben al di sopra: l’Italia è a 4,8, il Regno Unito a 5,3, gli Stati Uniti a 9,4. Vuol dire che stanno consumando più risorse di quante ce ne sono a disposizione e quindi stanno distruggendo le scorte per le generazioni future. Più aumenta la popolazione e più ingrandiamo la nostra impronta ecologica, e c’è il rischio che tra pochi anni la Terra non sia più il posto ospitale che conosciamo. Il pianeta è in pericolo!
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– Allora, tutto chiaro fin qui? – Zzzzz... Come? Ah sì! Pianeta in pericolo? Cosa!? Invasori alieni? Pioggia di meteoriti? Mostri dalle profondità marine? Professor Green non abbia timore, chiunque minacci la Terra dovrà fare i conti con me! – Che diamine! Ma di che caspita stai blaterando! Allora non mi stai a sentire. Io sono uno scienziato, non uno scrittore di libri di fantascienza da quattro soldi! – Scusi Professore, deve essere colpa del viaggio in Sudan, faceva così caldo a Khartoum. Mi sono leggermente assopito mentre leggeva il suo trattato sulle attività antro... sì quelle lì insomma. – Ascoltami bene, ammasso di muscoli senza cervello. Il motivo per cui ho scritto che la Terra è a rischio non sono gli invasori alieni o simili baggianate. In realtà abbiamo un problema molto serio legato alla crescita della popolazione. Si tratta del consumo insostenibile delle risorse naturali del pianeta. – Ok, si calmi... le risorse naturali. Sarebbe a dire? – Le risorse naturali sono tutte le cose che l’uomo non fabbrica ma che trova in giro per il pianeta. Sono il paesaggio, le foreste, il petrolio che zampilla facendo dei buchi nel terreno, i minerali che i minatori scavano nelle miniere. Se sul pianeta aumentiamo sempre di più e senza controllo, finiremo per consumare, consumare e ancora consumare tutto quello che la Terra ci offre. Ma avremo tempo di parlarne più tardi. – E le conseguenze possono essere davvero molto gravi? – Mai sentito parlare di estinzione? – Via, Professore, adesso non esageriamo! – Esagerare? Forse non ti hanno detto che tutte le specie nascono, crescono e muoiono. L’estinzione non è un fenomeno eccezionale. Chiedilo ai paleontologi, quelli che studiano le specie scomparse. – Per esempio? – I dinosauri! – Quei grossi bestioni che vivevano nella preistoria? – Proprio loro. Sessantacinque milioni di anni fa la scomparsa dei dinosauri potrebbe essere avvenuta a causa di cambiamenti che ne hanno reso impossibile la sopravvivenza. Noi scienziati diciamo che si è ristret-
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ta la loro “nicchia ecologica”, cioè l’ambiente e le risorse che avevano a disposizione. Certo, gli esseri umani hanno molte più conoscenze scientifiche e sono forse più abili nell’adattarsi ai cambiamenti. Potrebbero gestire meglio la loro nicchia ecologica ma sarebbe bene non sfidare troppo la sorte. Per questo dovrebbe preoccuparci molto il fatto che gli abitanti del pianeta continuino ad aumentare senza freni. Quando saremo nove miliardi io conto di non essere più qui ma chi si troverà da queste parti... ne vedrà delle belle!
UNA PERICOLOSA CACCIA AL TESORO L’aria, l’acqua, le piante, gli animali e l’equilibrio della natura sono un patrimonio senza il quale la nostra civiltà non potrebbe esistere. Ma in che stato si trovano queste risorse? Il Professore e il Capitano discutono animatamente viaggiando tra America del Sud e Isola di Pasqua. TERZO GIORNO, ORE 9.00
LAGO AZZURRO – ITALIA CRCA
capitan saetta ha accompagnato il professor green in una visita al laboratorio di geologia del centro ricerche, uno dei più attrezzati d’europa.
Capitan Saetta: Quanti macchinari strani in questa zona del laboratorio... Professor Green: Quelli che hai definito “macchinari strani” sono sofisticate e costosissime apparecchiature che i nostri ricercatori utilizzano per studiare lo stato di salute delle risorse della Terra. – E a cosa servono esattamente queste ricerche? – Vieni, accomodiamoci in queste ecopoltroncine fabbricate con gli scarti delle bottiglie in plastica, mi fanno male le gambe per la camminata di ieri. Allora, le ricerche che facciamo in questo posto riguardano il secondo motivo per cui ho deciso di lanciare il Progetto Pianeta Verde. – E sarebbe? – Le risorse sono in pericolo. – In pericolo? Cose tipo i prati, le montagne, gli alberi
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e gli uccellini sui rami... sono queste le risorse di cui parla? E sarebbero in pericolo? – Ascoltami bene: ieri ti ho detto che le risorse naturali sono delle cose che non vengono fabbricate dall’uomo, ma sono lì a disposizione, in giro per il mondo. Il venticello fresco su una spiaggia al tramonto non lo abbiamo certo fabbricato noi: e tu puoi andarlo a prendere tranquillamente quando ti pare. – Come le cose che prendete al supermercato, già pronte? – Supermercato? – Certo! Se sono cose che non fabbricate voi, è un po’ come andarsele a prendere già fatte. – Mmmh... sai che la tua metafora non mi dispiace? – Meteora? – Ma no! Non meteora... metafora! Lascia stare, non importa. Comunque torniamo al tuo... esempio. In effetti non hai tutti i torti. Quando una persona va a fare la spesa al supermercato prende tante cose che servono ogni giorno per sé e per la propria famiglia. La frutta, il bagnoschiuma, un pollo arrosto o magari una bella confezione di gelato alla fragola. E queste cose non sono altro che delle risorse che servono per vivere bene. – E le risorse naturali allora? – Ora, pensa ai sette miliardi di abitanti del nostro pianeta e prova a fare una lista della spesa con tutte le risorse da procurare: energia, cibo, acqua... non è poi così diversa da quella di uno che va al supermercato, vero? La differenza è che queste risorse non si comprano in un negozio ma si trovano intorno a noi, sotto i nostri piedi o nell’aria, insomma... nel pianeta Terra! E per la maggior parte sono gratuite! – Professor Green, mi fa qualche altro esempio di risorsa naturale? Solo per essere sicuro di aver afferrato. – Come no, ragazzo mio! Ci sono alcune risorse naturali così semplici e diffuse che quasi non le vedi, come l’acqua delle fonti naturali, dei mari o nelle nubi, oppure l’aria che respiriamo ogni momento, che deve essere sana e pulita. – Ah... certo. Le risorse naturali come queste sono proprio importanti.
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Per la verità all’aria non ci penso quasi mai, tranne quando mi accorgo che è inquinata e fa venire la tosse perfino a me. – Appunto. E poi ce ne sono altre un po’ più complicate da capire ma che al giorno d’oggi hanno un ruolo fondamentale per la nostra società. – E cioè? – Beh... una risorsa naturale molto utilizzata dall’uomo è... il petrolio, detto anche “oro nero”. – Sì, sì, lo conosco. Ma il petrolio è una risorsa naturale così importante? – Ci puoi scommettere. Fa parte dei combustibili fossili e... aspetta! Voglio farti leggere questi appunti che ho preparato per la mia lezione di geologia: DOCUMENTO 3
DAGLI APPUNTI DELLA LEZIONE DI GEOLOGIA DEL PROFESSOR GREEN, 15 LUGLIO 2010 Alcune fonti di energia, come il petrolio, il carbone o il gas metano, vengono chiamate “fossili” perché la loro formazione ha richiesto tempi enormemente lunghi, come quelli necessari a rendere fossile una conchiglia imprigionata dentro la roccia. Questi materiali si sono formati nel corso di oltre 100 milioni di anni attraverso il deposito e la decomposizione di una grande massa di materie organiche di origine vegetale e animale, come alghe, piante e i più svariati microrganismi. Col passare del tempo la materia organica sepolta nel terreno, anche a grandi profondità ha perso la sua forma originaria. In alcuni casi si è solidificata, diventando carbone, in altri si è trasformata in un gas, il metano, in altri ancora è diventata un liquido che è rimasto intrappolato in minuscole celle nelle rocce porose del sottosuolo e che oggi chiamiamo petrolio. Queste tre sostanze hanno una caratteristica in comune: bruciano molto bene e in questo modo producono notevoli quantità di energia che può essere usata in infiniti modi diversi, per esempio per produrre elettricità. Metano, carbone e petrolio sono definite fonti di energia “non rinnovabili” perché non possono rinascere dalle piante e dagli animali che abbiamo intorno a noi, se non aspettando altri 100 milioni di anni. Tra le energie fossili, quella che è stata più usata nei paesi industrializzati è il (segue)
34 ALLA RICERCA DEL PIANETA VERDE petrolio, che viene lavorato e trasformato per far funzionare i motori più diversi, da quelli delle centrali elettriche fino alle nostre automobili. Cento anni fa l’uomo portava via alla Terra mezzo milione di barili di petrolio ogni giorno. Oggi ne estrae 85 milioni, 170 volte tanto. Il petrolio, come tutte le altre energie fossili, è presente in quantità limitata e prima o poi finirà. Probabilmente l’uomo ha già consumato la metà di quello che si trova nelle viscere del pianeta e siamo vicini al momento nel quale l’estrazione comincerà a diventare così difficile e costosa da essere sempre meno conveniente. Già nel 1956 il geofisico americano Marion Hubbert aveva elaborato una teoria secondo la quale la produzione di petrolio salirà fino a un picco massimo – detto “picco di Hubbert” – per poi calare sempre di più fino ad arrestarsi del tutto. Gli scienziati pensano che il Picco di Hubbert si stia avvicinando e continuando di questo passo tra non molti anni il petrolio potrebbe davvero scarseggiare. La nostra civiltà però non sembra preoccuparsene più di tanto. Stiamo vivendo come se nulla fosse, come se il petrolio dovesse durare in eterno.
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– Caspita Professor Green, cosa farete se finisce il petrolio? Che ne dice se, così... per non stare con le mani in mano, inizio a dare un’occhiatina qua e là dalle parti di Mercurio? Magari su qualche asteroide un po’ di petrolio si riesce ancora a trovare... – Per carità! Ci manca solo questo per peggiorare le cose... non ci serve più petrolio o più carbone, mettitelo bene in testa! – Ma senza petrolio, niente energia e senza energia... – Guarda supereroe che per avere gran parte dell’energia che ci serve potremmo usare l’acqua, il vento, il calore della terra e il sole. – In effetti girando per le vostre spiagge mi sono accorto che voi umani adorate i raggi del sole. – Ma che c’entra! – E poi, scusi, perché dovreste rinunciare al petrolio? Almeno prendetevi quello che vi rimane o cercatene alla svelta dell’altro, no? – Ecco, lo sapevo che lo avresti detto! Ma non lo sai che bruciando petrolio e altri combustibili fossili... oh insomma! Non se ne parla proprio. Bruciare ancora più petrolio non è affatto la soluzione, e non fa che peggiorare il problema. Di questa faccenda parleremo un’altra volta con calma, quando i tuoi neuroni saranno tornati dalla vacanza che si sono presi nell’iperspazio, sempre che tu ne abbia mai avuti dentro il tuo cervello di rapa. – Professor Green, ma perché mi tratta così? Le ricordo che è stato lei a chiamarmi qui!
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– Va bene, va bene... Scusa se mi sono alterato ma continuo a incontrare gente che non capisce un’acca di questa storia delle energie fossili. Credimi, la questione da risolvere non è trovare più petrolio da bruciare ma sostituirlo con altre forme di energia meno dannose per l’ambiente e il clima. – Però, Professore, ora ci stiamo intestardendo su questo petrolio ma non sarà mica l’unica risorsa naturale importante, vero? – Certo che no! Le risorse naturali sono moltissime, ma le stiamo consumando tutte con grande voracità, come se fossimo topi buttati in mezzo al formaggio, che arraffano a più non posso senza pensare a quello che succede dopo. Forza, adesso metti in moto l’astronave. Voglio portarti con me a fare un piccolo controllo in un posto che non frequento da parecchio tempo... TERZO GIORNO, ORE 15.30
CALAMA – CILE – MINIERE DI CHUQUICAMATA
L’astronave è arrivata in una cittadina ordinata e accogliente nel nord del Cile. I nostri amici si trovano nel cuore del deserto di Atacama, a 2.260 metri sul livello del mare, vicino a Chuquicamata, una delle più grandi miniere di rame del mondo, situata a soli 16 chilometri dalla città
Professor Green: Proprio come immaginavo. Il diametro è aumentato del trenta per cento dalla mia ultima visita. Perfino le baracche degli operai sono state trasferite a Calama, il villaggio che vedi all’orizzonte, per fare spazio agli scavi. Capitan Saetta: Professore, che cos’è questo enorme cratere? – Una miniera di rame, e una delle più grandi al mondo per giunta! È lunga quasi cinque chilometri, larga tre e raggiunge i seicentottanta metri di profondità. – È impressionante, sembra un formicaio gigantesco. E cosa dobbiamo controllare qui? – La grandezza di questo buco, che aumenta di giorno in giorno. Vedi, a furia di estrarre il rame, che impieghiamo per fabbricare cavi, schede elettroniche, grondaie e mille altri prodotti, presto o tardi non ce ne
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sarà più e questa miniera è la prova vivente di quello che ti sto dicendo. – Lei dice che qui andranno avanti a scavare finché non ci sarà più rame sottoterra? – Esattamente, e la stessa cosa avviene in tutte le altre miniere simili a questa che sono state trovate in giro per il mondo. – Quindi rischiate di esaurire tutto il rame? – Secondo i miei calcoli dovrebbe avvenire più o meno tra il 2080 e il 2120, sembra lontano ma è vicinissimo. Molte delle risorse naturali del pianeta, una volta consumate, non si possono più rigenerare, si esauriscono. E tutto va sempre più in fretta. Pensa che già oggi l’uomo porta via ogni anno alla Terra il doppio delle risorse naturali che prendeva nel 1980. Stiamo raschiando il fondo del barile! – Quale barile? – Ma non un barile vero! È solo un modo di dire... per farti capire che, se non stiamo davvero attenti, ci stiamo giocando tutte le risorse più importanti. – Quindi il problema non è solo il rame. – Certo che no! Tra cinquant’anni anni potremmo non avere più il piombo e lo stesso discorso vale per molte altre materie prime di cui sono fatti gli oggetti che usiamo tutti i giorni. Senza contare tutto il legno, la sabbia, l’acqua e i materiali che portiamo via alla Terra per costruire le case e far funzionare le fabbriche. Stiamo facendo una pericolosissima caccia al tesoro, e tra pochi decenni il tesoro potrebbe non esserci più! – Ma lei, professore, come fa a stabilire quante risorse vengono portate via alla Terra e quando queste finiranno? – Ricordi quando ieri abbiamo parlato di impronta ecologica? È stato quanto ti sei addormentato come un ghiro! – Solo leggermente assopito... – Certo, certo. Comunque, molti scienziati stanno studiando quante risorse vengono portate via alla Terra e quante ne rimangono. La questione è imparentata con quella dell’impronta ecologica perché alla fine il problema è sempre lo stesso: stiamo usando le risorse in modo corretto oppure le stiamo sfruttando al di là dei limiti? Oggi riusciamo a misurare tutte queste quantità con una certa precisione, i vari flussi dei materiali,
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quanti ne vengono buttati via, quanti vengono riutilizzati, quanti ne restano ai nostri figli e nipoti... – Professore, tutti questi ragionamenti sono interessanti ma anche molto faticosi e mettono appetito! Che ne dice se ce ne tornassimo a casa a farci una bella spaghettata? – Neanche per idea. Dato che siamo dall’altra parte del mondo facciamo ancora un pezzetto di strada. Dritti a ovest in mezzo all’Oceano Pacifico! TERZO GIORNO, ORE 17.10
ISOLA DI PASQUA – CILE – COSTA SUD L’astronave di Capitan Saetta è approdata sull’Isola di Pasqua, in lingua nativa Rapa Nui (che significa “grande roccia”). Rapa Nui è un’isola dell’Oceano Pacifico meridionale appartenente al Cile e situata a 3.600 chilometri a ovest delle sue coste.
Capitan Saetta: come mai ha deciso di fare tappa in questa minuscola, insignificante isoletta? Professor Green: Quella che tu definisci “insignificante isoletta” è nientepopodimenoche Rapa Nui, uno dei luoghi più celebri del mondo. Siamo venuti qui per farti vedere un buon esempio di come il consumo irresponsabile delle risorse naturali può causare la scomparsa di una civiltà. – Perché, cos’è successo di così misterioso da queste parti? – Tanto tempo fa Rapa Nui era un’isola bellissima, fertile e piena di palme. Ma intorno al 1400 gli indigeni cominciarono a tagliare sistematicamente tutte le piante ad alto fusto e così l’albero di palma si estinse completamente. Il suo legname era la materia prima per realizzare le grandi canoe che occorrevano per la pesca e anche le slitte per trasportare le immense statue Moai, vedi, quelle teste gigantesche che ci sono un po’ dappertutto. Finite le palme, si estinsero anche molte piante a basso fusto che crescevano sotto la loro ombra. Poi anche il resto della vegetazione fece la stessa fine. Così la foresta verde che ricopriva l’isola
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da migliaia di anni diventò solo un lontano ricordo. E a poco a poco cominciò un processo naturale catastrofico e irreversibile. Gli uccelli smisero di migrare verso l’isola “non più verde”, che divenne sempre più vuota e più brulla. La scomparsa degli uccelli migratori creò altri gravissimi problemi alimentari, perché la dieta degli isolani si basava in gran parte sulla caccia a questi animali. Insomma, fu l’inizio di una grande carestia che portò un intero popolo prima al cannibalismo – perché per disperazione avevano cominciato a mangiarsi tra loro – e poi alla completa estinzione. E così l’isola restò deserta per secoli, tanto che i primi esploratori, quando arrivarono, non riuscivano a capire chi avesse scolpito queste teste gigantesche di pietra. Capito? Ecco a cosa può portare il consumo irragionevole delle risorse che madre natura ci ha messo a disposizione?
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– Brrr... Che storia macabra. Spero davvero che l’umanità non venga mai a trovarsi in una situazione simile a quella degli abitanti dell’Isola di Pasqua. – Già, lo spero anch’io. Perché quello dello sfruttamento delle risorse naturali è un problema che sicuramente i più giovani dovranno affrontare quando saranno grandi e di cui gli adulti dovrebbero occuparsi molto seriamente e... immediatamente! Sappi, supereroe, che la Terra ci offre un capitale straordinario di risorse e, così come facciamo con i nostri risparmi personali, dovremmo proteggerlo e gestirlo con saggezza, come la cosa più preziosa per noi e i nostri figli, come la ricchezza più vera, altro che soldi, gioielli e macchine di lusso!! Ma vaglielo a spiegare alla gente! Sembrano tutti rimbecilliti, e continuano a consumare, inquinare, sprecare come se il mondo fosse infinito... – Ma Professore... – E noi scienziati andiamo avanti a studiare, a parlare, a scrivere... è solo fiato sprecato. Probabilmente tra meno di trent’anni anche noi avremo fatto fuori tutto, proprio tutto, come le cavallette! Per forza ci vuole il Progetto Pianeta Verde!! Qua bisogna andarsene... andarsene subito!!!