Il libro nero dello spreco in Italia , il cibo

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tascabili dell’ambiente


A cura di Andrea Segrè e Luca Falasconi

il libro nero dello spreco in italia: il cibo realizzazione editoriale Edizioni Ambiente srl www.edizioniambiente.it coordinamento redazionale: Paola Fraschini progetto grafico: GrafCo3 Milano immagine di copertina: Peter Dazeley/gettyimages impaginazione: Roberto Gurdo © 2011, Edizioni Ambiente via Natale Battaglia 10, 20127 Milano tel. 02 45487277, fax 02 45487333 ISBN 978-88-6627-000-3

Finito di stampare nel mese di marzo 2011 presso Grafiche del Liri – Isola del Liri (FR) Stampato in Italia – Printed in Italy Questo libro è stampato su carta Oikos

i siti di edizioni ambiente: www.edizioniambiente.it www.nextville.it www.reteambiente.it www.verdenero.it www.puntosostenibile.it


A cura di Andrea Segrè e Luca Falasconi

il libro nero dello spreco in italia: il cibo



sommario

un anno contro lo spreco: il cibo

di Andrea Segrè

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l’europa e lo spreco alimentare: cosa fare

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lo spreco come fallimento del mercato

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sprecare inquina

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produrre meno, produrre meglio

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guida alla lettura

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1. lo spreco alimentare cos’è e quali sono le sue cause

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2. gli sprechi alimentari lungo la catena agroalimentare

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3. gli impatti dello spreco agroalimentare

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conclusioni

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bibliografia

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di Paolo De Castro

di Antonio Cianciullo di Marco Fratoddi di Pietro Raitano



un anno contro lo spreco: il cibo Andrea Segrè

Negli ultimi anni sono usciti diversi libri “neri”. Al primo, sul comunismo, ne sono seguiti altri, tanti altri: sull’anticomunismo e sul capitalismo, sul mercato del lavoro e poi ancora sulla Chiesa, sui regimi islamici, sugli Stati Uniti, sull’agricoltura italiana... L’elenco sarebbe ancora lungo, molto lungo. Eppure manca, almeno a nostra conoscenza, un libro nero dedicato agli sprechi, proprio nella definizione letterale del verbo sprecare: “usare in modo che determinate qualità o quantità di una cosa vadano perdute o non vengano utilizzate”, con delle conseguenze evidenti. Sprechi che abbondano in tutti i settori dell’economia, della società, della politica. Come se ormai facessero parte del nostro Dna di consumatori occidentali. Del resto il verbo consumare, con cui si indica un’attività comune dell’uomo, eredita dal latino due accezioni differenti: portare a compimento (da consummare) e ridurre al nulla, distruggere (da consùmere). Sprecare è consumare inutilmente, senza frutto; non utilizzare proficuamente o nel modo giusto. Non a caso nella società contemporanea lo spreco costituisce sempre più spesso il frutto non tanto e non solo dell’eccessivo consumo, quanto del mancato utilizzo di un determinato bene. Che invece potrebbe ancora essere usato, almeno da qualcuno: per


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vivere. Appunto: il ciclo di vita dei beni, e talvolta anche delle persone, è proprio breve. Eccolo qui dunque, il primo libro nero sullo spreco in Italia. Il primo di una serie che inizia con lo spreco primario, quello del cibo. Spreco che viene scomposto, sezionato, valutato in termini di impatto economico, ambientale, nutrizionale e sociale lungo gli anelli che portano gli alimenti dal campo alla tavola: la filiera agroalimentare. Una filiera, lunga o corta che sia (meglio corta), veramente poco colta, poco efficiente, poco consapevole, poco responsabile dal punto di vista dei portatori di interesse: produttori, trasformatori, distributori, consumatori che siano. Il libro nero dello spreco in Italia è uno dei prodotti della campagna “Un anno contro lo spreco”, un progetto pluriennale promosso da Last Minute Market, spin-off accademico dell’Alma Mater Studiorum – Università di Bologna con il patrocinio del Parlamento europeo, Commissione agricoltura e sviluppo rurale. Campagna che si pone come obiettivo principale la sensibilizzazione dell’opinione pubblica europea e italiana sulle cause e le conseguenze dello spreco, sulle modalità per ridurlo e la promozione di una cultura scientifica e civile orientata ai principi della sostenibilità e della solidarietà. Ogni anno viene declinato un focus diverso: il cibo nel 2010, l’acqua nel 2011, l’energia nel 2012. Nella prima edizione del 2010 la campagna ha affrontato come detto il tema dello spreco di cibo lungo la filiera agroalimentare e le sue conseguenze a livello ambientale, economico, nutrizionale e sociale. Nel corso dell’anno sono state promosse una serie di iniziative che sono poi culminate con la presentazione de Il libro nero il 30 ottobre a Bologna. La campagna è iniziata con una conferenza scenica –SPR+ECO. Formule per non alimentare lo


un anno contro lo spreco: il cibo

spreco, con l’intervento di Massimo Cirri, conduttore di Caterpillar Radio 2, e le scene di Altan. Nel corso dell’anno il tema dello spreco di cibo è stato poi inserito formalmente in una serie di importanti eventi che si sono collegati alle iniziative programmate, fra gli altri: il Festival della Spiritualità a Torino, il Festival della Letteratura di Mantova, Lagunamovies di Grado, il Festival della Cittadinanza di Padova, la Barcolana di Trieste, il Festival di Internazionale a Ferrara, il Sana di Bologna. La campagna si è conclusa con la giornata europea contro lo spreco alimentare presso il Parlamento europeo a Bruxelles (28 ottobre) dove è stata sottoscritta la “Dichiarazione europea contro lo spreco alimentare” e poi a Bologna il 30 ottobre con la presentazione de Il libro nero dello spreco in Italia e l’organizzazione di “Pranzo contro lo spreco”, cucinato con alimenti altrimenti destinati allo smaltimento ma ancora perfettamente utilizzabili, evento conclusivo che ha portato in piazza Maggiore oltre mille persone.1 Ne Il libro nero dello spreco in Italia, oltre allo studio condotto dai ricercatori di Last Minute Market e altri collaboratori,2 sono riportati i contributi di Paolo De Castro, Antonio Cianciullo, Marco Fratoddi e Pietro Raitano, intervenuti durante la giornata conclusiva della campagna “Un anno contro lo spreco” a Bologna.3 Dopo aver letto Il libro nero dello spreco in Italia, con i suoi dati impressionanti sullo spreco agroalimentare e il suo impatto economico, sociale, ambientale e nutrizionale, cosa si può dire? Intanto che l’Italia assomiglia più che mai a una delle “Città invisibili” di Italo Calvino, precisamente Leonia. Leonia dove l’opulenza si misura dalle cose che ogni giorno vengono buttate via per far posto alle nuove, “che più espelle roba – scriveva l’immaginifico e lungimirante Calvino oltre trent’anni fa – più ne accumula; le squame del suo passato si saldano in una corazza che non si può togliere; rinnovandosi ogni giorno la città

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conserva tutta se stessa nella sola forma definitiva: quella delle spazzature d’ieri che s’ammucchiano sulle spazzature dell’altro ieri e di tutti i suoi giorni e anni e lustri”. Un paese in cui si consuma, si spreca più cibo di quello di cui si ha bisogno, più risorse naturali di quelle che servono, e si produce più immondizia, spazzatura e rifiuti di quelli che si riescono a smaltire, riciclare, recuperare... C’è da restar sbalorditi nel leggere di Leonia, niente affatto invisibile, che non riesce a respingere oltre i suoi confini le repellenti montagnole circostanti composte dai resti abbandonati della civiltà quotidiana d’uso giornaliero, ed è in attesa di un immane cataclisma. C’è molta Leonia in Italia. Ma il futuro dipenderà (anche) dalle nostre scelte. Probabilmente il segno della grande crisi che stiamo vivendo ci sta portando – e ancora non ce ne siamo resi conto del tutto – verso la fine della società dei consumi, almeno per come l’abbiamo vista e vissuta finora. Per scongiurare una catastrofe annunciata, non resta che la via dell’opulenza frugale, un ossimoro che porta a meno ben essere e più ben vivere. La stessa crisi che ci sta colpendo con tanta violenza può essere vista – appunto – come una buona notizia, se servirà ad aprire gli occhi sulla insostenibilità del progresso che l’Occidente ha realizzato fin qui: lo sviluppo è – come dice da tempo Serge Latouche – un’invenzione dell’uomo. Non si tratta di contrapporre uno sviluppo buono a uno cattivo, ma di uscire dallo sviluppo stesso, dalla sua logica e dalla sua ideologia. Come? È necessario mettere in discussione alcuni miti: la crescita esponenziale e infinita nonostante le risorse siano limitate (non scarse); la diffusione della ricchezza a pioggia quando, invece, la concentrazione dei mezzi ai vertici della società non ha mai portato benefici alla base; l’importanza della crescita del


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PIL, un indicatore che non tiene colpevolmente conto delle esternalità negative prodotte dall’economia che vanno a intaccare il benessere della collettività. È così che nasce la nostra percezione di povertà, insicurezza e paura pur in presenza di un alto livello di qualità della vita. Ma c’è un’evidenza che spesso trascuriamo: le nostre azioni, anche se piccole, possono veramente portare a un mondo nuovo, dobbiamo solo credere nel nostro ruolo di individui attivi nella società, fuggendo dalla passività. Basterebbe iniziare col ridurre gli imballaggi che ingombrano la nostra spesa, diminuire la quantità rifiuti che produciamo quotidianamente, trasformare gli sprechi in una risorsa in nome della solidarietà e della reciprocità, adottare uno stile di vita più sobrio, equo e sostenibile. Sarebbe sufficiente rinnegare la pervasiva cultura del consumo e del rifiuto che genera lo spreco di cui siamo circondati. Per esempio, entrando al supermercato con le idee chiare, senza farci condizionare dalle strategie di vendita che generano in noi disorientamento, confusione e incertezza nella scelta e poi, alla fine, tonnellate di rifiuti: prodotti superflui acquistati irrazionalmente e poi buttati perché non consumati, con costi sociali e ambientali esponenziali per gestirne lo smaltimento. Consumare meno, ma soprattutto meglio: è davvero possibile, basta volerlo.

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note 1. Il programma delle iniziative svolte si può trovare su www.unannocon-

trolospreco.org, mentre una selezione della rassegna stampa è riportata su www.lastminutemarket.it. 2. Il gruppo di ricerca che ha preparato Il libro nero dello spreco in Italia è stato coordinato da Luca Falasconi con la collaborazione di Alessandra Bordoni, Eleonora Morganti, Alessandro Politano, Anastasia Scotto. Silvia Gaiani ha curato la “Dichiarazione europea contro lo spreco alimentare”, Sabina Morganti e Roberta Rendina il “Pranzo contro lo spreco”, Giusi Raimo le iniziative legate alla comunicazione e i rapporti con gli sponsor, Daniela Volpe e Paola Sain l’ufficio stampa della campagna “Un anno contro lo spreco 2010: il cibo”. 3. La campagna “Un anno contro lo spreco 2010: il cibo” è stata sostenuta da Eni, Telecom Italia, Alce Nero-Mielizia, Camst, Gruppo Hera, Carpigiani, Avanguardia culinaria, Gruppo Agribologna, Fedagromercati Acmo Bologna con il patrocinio del Parlamento europeo, Commissione agricoltura e sviluppo rurale, Regione Emilia-Romagna, Comune di Bologna, Conferenza dei Presidi delle Facoltà di Agraria, Istituto nazionale di economia agraria, Società italiana di economia agraria e Società italiana di tecnologie alimentari.




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