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MOTEL CONNECTION H.E.R.O.I.N. HUMAN ENVIRONMENTAL RETURN OF OUTPUT/INPUT NETWORK La strada dei Supereroi Da un’idea di Mauro Garofalo Testi di Bruno Letizia Disegni capitolo 1 di Valerio Schiti Disegni capitolo 2 di Serena Ficca Disegni capitolo 3 di Bruno Letizia Coordinamento progetto: Motel Connection, Mauro Garofalo Editing: Mauro Garofalo Supervisione testi: Alessandro Di Nocera Lettering: Emanuel Simeoni, Matteo Cianfarani © 2011, Edizioni Ambiente S.r.l., via Natale Battaglia 10, 20127 Milano www.edizioniambiente.it; tel. 02 45487277 © 2011, Motel Connection, Mauro Garofalo Tutte le edizioni e ristampe di questo libro sono su carta riciclata 100% Finito di stampare nel mese di aprile 2011 presso Grafiche del Liri – Isola del Liri (FR)
Per saperne di più: www.verdenero.it; blog.verdenero.it Questa è un’opera di fantasia. Ogni riferimento a fatti accaduti o persone realmente esistenti è da ritenersi puramente casuale.
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H.E.R.O.I.N. La strada dei supereroi
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Connessioni dell’immaginario di Alessandro Di Nocera
L’idea dei Motel Connection come eroici protagonisti di una saga fantascientifica ambientata in un mondo distopico deriva da un insieme di impulsi, opportunità e osservazioni convergenti in un unico progetto narrativo e grafico (quello nel quale state per immergervi). Un’idea che nasce quando Mauro Garofalo – giornalista, esperto di linguaggi tecnologici e talent scout – si convince che la già consolidata attitudine multimediale dei Motel Connection possa aprirsi anche al linguaggio fumettistico. Una spinta creativa che prende ulteriore corpo nel momento in cui il frontman Samuel, il dj Pisti e il bassista Pierfunk – rinunciando al loro specifico sonoro – decidono di prestare volti e concetti a una storia che riesca a possedere un sorta di trascinante ritmo musicale senza, tuttavia, restare invischiata in ibridazioni sconclusionate o impossibili da tradurre su carta. Un universo denso di sfaccettature, fatto di elettro-sound, di estetica raffinata e cool, di economia della performance, di ricerca
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e sperimentazione (pur all’interno delle regole consolidate della classica forma canzone e dell’entertainment intelligente), di vocazione sociale e ambientalista, di esplorazione dei rapporti umani tipici di questo primo scorcio di secolo. Un universo alfine teorizzato e concretizzato in immagini disegnate da un altro (super)gruppo, un team up di giovani autori di fumetti, ognuno col proprio background di esperienze artistiche, accomunati da due comuni interessi: la comunicazione attraverso la cosiddetta arte sequenziale e una peculiare visione del genere supereroistico. Ed ecco dunque il soggetto di base della vicenda – destinata a essere permeata di paesaggi elettronici e di suggestioni informatiche – e i primi layout e model sheets concepiti dal trio di cartoonist formato da Bruno Letizia, Serena Ficca e Valerio Schiti. Da qui nasce H.E.R.O.I.N.-La strada dei supereroi, possibile/probabile/auspicabile inizio di una trilogia di cui il volume che stringete ora tra le mani rappresenta l’Episode I (con mille ringrazia-
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menti a George Lucas che ha, purtroppo e per fortuna, contribuito a formattarci la mente in questo modo). Samuel (nome che, guarda caso, in ebraico significa “Dio ha ascoltato”: niente male per un potenziale supereroe) viene, quindi, trasfigurato in un incrocio tra Silver Surfer e Quicksilver. Pisti (se l’etimologia fosse greca significherebbe qualcosa come “fede” e, quindi, anche qui ci siamo) si trasforma invece in un patchwork che, per dimensioni, forza e mostruosità, rievoca Hulk, Deathlock e la Cosa dei Fantastici Quattro. Pierfunk (un appellativo che odora decisamente di “superfreak” e perciò…) sembra possedere i poteri di Black Lightning (character afroamericano della DC Comics) e il fascino altero del primo Forge, un X-Man che a cavallo tra gli anni Ottanta e i Novanta del secolo scorso raggiunse – grazie all’abilità dello sceneggiatore Chris Claremont – altissimi livelli di notorietà prima di finire “assassinato” (narrativamente parlando) da altri autori. È così che i Motel Connection, rimodellati in chiave supereroistica, finiscono proiettati nello scenario della fantomatica Overvolt City diventando, prima ancora di sbarcare sulle pagine a fumetti, protagonisti di un videogame liberamente giocabile in rete. Ed è a questo punto che Garofalo, Letizia, Ficca e Schiti decidono di
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coinvolgere nel work in progress – in qualità di consulente creativo – anche il sottoscritto. Ne nascono discussioni approfondite attraverso le quali le linee guida e la filosofia del progetto acquisiscono ulteriore spessore. Per quanto riguarda l’osmosi musica/look/fumetto i modelli di riferimento (da un punto di vista esclusivamente editoriale e produttivo) diventano così i componenti dei Kiss, leggendaria band americana protagonista – in versione ora supereroistica, ora orrorifica, ora avventurosa – di varie ed eccellenti serie a fumetti pubblicate con successo da alcune delle più famose publishing house d’oltreoceano: la Marvel Comics, la Todd McFarlane Productions, la Dark Horse e, infine, il Kiss Comics Group, fondato e gestito dagli stessi elementi della formazione. Ma viene analizzata soprattutto la dimensione (e l’aspirazione) supereroistica del progetto, vale a dire di un genere solo apparentemente semplice da cavalcare, ma in realtà talmente diffuso e iperdeclinato – e, soprattutto, di quasi esclusivo “stampo spirituale” americano – da correre il rischio, spesso e volentieri, di sfociare nella bruttura, nella noia e nel comico involontario. Senza contare, poi, il fatto che, se non si sta attenti, il supereroismo ci mette poco o nulla a svaccare nell’esaltazione del fascismo. E la filosofia artistica dei
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Motel Connection tutto è tranne che destrorsa. A questo punto, appare chiaro a tutti che per realizzare qualcosa di davvero inedito, tenendosi distanti tanto dai toni seriosi che dallo sbraco demenziale, bisogna agganciarsi al magnifico esempio fornito dalla storica rivista britannica 2000 A.D., con le sue storie a fumetti grottesche, surreali e infarcite di clamorosi, imprevedibili sottotesti politici. Characters come Judge Dredd e Judge Anderson, Robo-Hunter, Strontium Dog, Rogue Trooper, Halo Jones, D.R. & Quinch, Starlord, Zenith, il villain Torquemada e l’ambiguo Abelard Snazz diventano dei fari di riferimento intorno ai quali far ruotare l’aspetto e le psicologie dei personaggi presenti all’interno del Progetto Motel Connection. Emerge, di conseguenza, anche l’esigenza di operare tenendo conto della lezione dei migliori sceneggiatori di comics britannici e americani. Accostandosi, quindi, alle trovate acide e politicamente scorrette di un Alan Grant (Judge Dredd, Batman: Shadow of the Bat, Anarky) o di un Pat Mills (Marshall Law, Slaine); rievocando il gusto caustico e cyberpunk di un Warren Ellis (Planetary, Iron Man, Anna Mercury); impostando i dialoghi secondo la verve scanzonata, tragicomica e pop di un Mark Millar (Wanted, Kick-Ass, Civil War, The
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Ultimates); parodiando la retorica di Stan Lee (il mitico co-fondatore dell’Universo Marvel); strutturando e alleggerendo gli scontri tra i personaggi attraverso una vena umoristica alla Peter David (L’incredibile Hulk, She-Hulk, X-Factor). Il tutto per intrattenere i lettori e comunicare appieno il senso dell’operazione narrativa senza cadere nel gadgettistico o, peggio ancora, in una pedanteria da nerd all’ultimo stadio. E la parte grafica? Letizia, Ficca e Schiti propongono da subito uno stile d’impostazione anglosassone (che guarda alle finezze anatomiche di Alan Davis e all’efficacia compositiva di Mark Bagley) fortemente mediato dall’inevitabile influsso manga. La visionaria lezione transalpina di Métal Hurlant incanalata in un gusto narrativo prettamente italiano – con ovvio riferimento all’universo seriale del bonelliano Nathan Never – che si riflette nell’impostazione generale delle tavole disegnate. Il fumetto H.E.R.O.I.N. – così come dicevamo all’inizio – è dunque il risultato (ovviamente uno dei possibili) di diverse spinte propulsive, rivelatesi fin da subito proficue. I Motel Connection, del resto, sono una band di culto che passa con disinvoltura dalle discoteche e dai locali underground alla registrazione di colonne sonore di film agili, divertenti, diret-
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ti al grande pubblico (Santa Maradona, A/R: Andata + Ritorno). Un ensemble iconico composto da tre personalità forti e indipendenti. Un gruppo contraddistinto da una precisa filosofia eco-elettronica e sempre attento alle dinamiche e, perché no?, alla poetica della bio-sostenibilità. Un’entità votata al cambiamento e alle interconnessioni, insomma. Una creatura mutevole accompagnata e circondata da una platea curiosa, vitale, trasversale (qualcuno a questo punto avrebbe utilizzato l’aggettivo “alternativa”, ma sono convinto che si tratti ormai di una parolaccia) che, per vari motivi, mi piace immaginare composta da gente che si riconosce nella cosiddetta Generazione 1000 euro. Già, proprio quel vasto territorio umano che tenta di non farsi travolgere dai problemi della società “precaria” e della contemporaneità ultramoderna, combattendo disperatamente per scovare nuovi assetti e nuove forme di equilibrio.
ty. Vi anticipo che la storia possiede una struttura e un andamento da videogame o da gioco di ruolo (come quasi tutti gli action-movie contemporanei che si rispettino) e che le citazioni interne si sprecano. Ci ritroverete, infatti, la volontà di accostarsi all’entertainment ironico e politicizzato del regista John Carpenter (Essi vivono!); alla poetica paranoica di Philip K. Dick; agli incubi metropolitani e all’inner space di Ballard; alle visioni neogotiche di Valerio Evangelisti e del suo Ciclo dell’inquisitore Eymerich; alla filosofia e al dinamismo cinematografico dei fratelli Wachowski (Matrix, Speed Racer) e di Steven Lisberger (Tron); alla cialtroneria narrativa di Roberto Recchioni; ai cartoon della Warner Bros. e di Tex Avery. Ma non voglio invadere oltre quello che dovrebbe essere il vostro campo d’azione. Tenetevi forte e fate buon viaggio. Senza dimenticare, di tanto in tanto, di fare una sosta in Motel, sperduto su una qualche autostrada notturna per ricaricare le batteBe’, adesso tocca a voi immerger- rie del vostro shuttle privato, pervi nel mondo distopico dei Mo- dendovi nel fascino del non-luotel Connection e di Overvolt Ci- go per eccellenza.
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Capitolo 1 disegni di Valerio Schiti
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