Obiettivo comune

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ISBN 978-88-6627-054-6

9 788866 270546

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obiettivo comune

18,00 euro

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A cura di Marisa Parmigiani e Alessandra Vaccari a cura di M. Parmigiani e A. Vaccari

Negli ultimi anni, soprattutto a livello locale, è diventato sempre più frequente il ricorso alle partnership pubblico-privato. Queste realtà sono infatti in grado di stimolare l’innovazione grazie all’utilizzo delle reti e delle nuove tecnologie e al diverso ruolo che cittadini e imprese hanno assunto nel generare valore sul territorio. Dopo un inquadramento giuridico complessivo e aggiornato, Obiettivo comune analizza i nuovi processi di sussidiarietà, in cui il rapporto pubblico-privato passa da una dimensione verticale, dove il pubblico definisce le politiche e il privato le attua, a una orizzontale, caratterizzata dal “fare insieme” e dall’individuazione di soluzioni a problematiche di natura pubblica. Particolare attenzione viene dedicata alle partnership che coinvolgono le imprese, elementi essenziali per lo sviluppo del sistema-paese, e a quelle che vedono un nuovo protagonismo dei cittadini che contribuiscono alla produzione e gestione dei beni comuni, compiti non più demandabili esclusivamente alle istituzioni pubbliche. Il volume è poi arricchito da una collezione di casi di partnership pubblico-privata, in cui gli autori hanno evidenziato le logiche, le attese e le valutazioni delle parti non in una logica negoziale ma collaborativa e condivisa.

OBIETTIVO COMUNE Le partnership pubblico-privato strumento di innovazione, responsabilità e fiducia Con contributi di Luca De Biase, Marco Frey, Natalia Marzia Gusmerotti, Ilaria Orfino, Roberta Paltrinieri, Mariella Stella


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le partnership pubblico-privato strumento di innovazione, responsabilitĂ e fiducia

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A cura di Marisa Parmigiani e Alessandra Vaccari

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A cura di Marisa Parmigiani e Alessandra Vaccari Con contributi di Luca De Biase, Marco Frey, Natalia Marzia Gusmerotti, Ilaria Orfino, Roberta Paltrinieri, Mariella Stella

obiettivo comune le partnership pubblico-privato strumento di innovazione, responsabilità e fiducia realizzazione editoriale

Edizioni Ambiente srl www.edizioniambiente.it

coordinamento redazionale:  Diego Tavazzi progetto grafico:  GrafCo3 Milano impaginazione: Roberto Gurdo immagine di copertina: ©Shutterstock

© 2014, Edizioni Ambiente via Natale Battaglia 10, 20127 Milano tel. 02.45487277, fax 02.45487333 Tutti i diritti riservati. Nessuna parte di questo libro può essere riprodotta o trasmessa in qualsiasi forma o con qualsiasi mezzo, elettronico o meccanico, comprese fotocopie, registrazioni o qualsiasi supporto senza il permesso scritto dell’Editore. ISBN 978-88-6627-054-6 Finito di stampare nel mese di gennaio 2014 presso Grafiche del Liri – Isola del Liri (Fr) Stampato in Italia – Printed in Italy Questo libro è stampato su carta certificata FSC i siti di edizioni ambiente

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sommario

introduzione di Alessandra Vaccari e Marisa Parmigiani

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pubblico e privato nel terzo millennio di Luca De Biase

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riflessioni sui profili normativi dei partenariati pubblico-privato a livello comunitario e nazionale di Natalia Marzia Gusmerotti e Marco Frey

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le partnership pubblico-privato come modelli per l’innovazione e lo sviluppo di Alessandra Vaccari

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l’impresa sostenibile: un bene per il territorio, in un territorio per bene di Marisa Parmigiani

93

partnership pubblico e privato e partecipazione di Roberta Paltrinieri

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storie di obiettivi comuni a cura di Ilaria Orfino, Alessandra Vaccari e Mariella Stella

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biografie

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ringraziamenti

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“Sotto la tenera membrana di questo fragile fiore c’è insieme un veleno e un potere curativo.” William Shakespeare, Romeo e Giulietta, atto II

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introduzione

di Alessandra Vaccari e Marisa Parmigiani

Questo volume è una collettanea di contributi diversi per natura e disciplina, nato con l’obiettivo di approfondire un tema ancora poco analizzato nelle sue diverse dimensioni e implicazioni. L’idea del libro è nata dall’esperienza che Impronta Etica e i suoi soci hanno maturato nello sviluppo e nella gestione di esperienze, più o meno strutturate, di partnership pubblico-privato nei territori e con le amministrazioni locali, ma anche dal confronto con esperti e con le esperienze internazionali che i diversi progetti di ricerca, soprattutto quelli cofinanziati con il bando Europeo “Life+”, hanno permesso. Dalle pratiche quindi, ma anche dalla ricerca applicata, è nato non solo lo stimolo, ma soprattutto l’esigenza di approfondire con esperti terzi, che non avessero praticato le nostre esperienze, la natura, le opportunità ma anche le criticità e le carenze degli approcci di partnership. Si è quindi privilegiato un approccio multidisciplinare che enfatizzasse la ricchezza del lavoro in partnership, la molteplicità degli elementi che lo compongono e, talvolta, le contraddizioni che lo caratterizzano. Apre il percorso Luca De Biase, presidente della Fondazione Ahref, che fa del protagonismo del cittadino nella costruzione dell’informazione e della conoscenza un elemento fondamentale per la definizione di un modello di sviluppo confacente a questa nuova epoca, non più spettatore nella costruzione di senso, ma attore. La dimensione locale, come dimensione della partecipazione e della co-responsabilità, centrale nel contributo di De Biase e presente in quelli di Parmigiani e Paltrinieri, viene individuata come luogo principe in cui nasce la partnership, nella condivisione di obiettivi realmente comuni, e si sviluppa, nelle interazioni del cluster locale, anche producendo valore globale. Sembra viceversa che le grandi partnership di matrice internazionale, promosse dagli organismi istituzionali, abbiano sempre meno efficacia o, per lo meno, scarsa capacità di accountability.

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obiettivo comune

Partnership pubblico-privato (Ppp) è uno di quei termini abusati e confusi (come sostenibilità, green e smart) che vengono usati in molteplici contesti con significati molto diversi. Anche per questo abbiamo scelto di sviluppare il nostro percorso avvalendoci del contributo di Natalia Gusmerotti e Marco Frey, della Scuola superiore Sant’Anna di Pisa, che si focalizzano sugli aspetti più propriamente giuridici, contribuendo a una migliore contestualizzazione dei diversi contributi che compongono il volume. Questo focus consente, infatti, di inquadrare le molteplici manifestazioni che i partenariati pubblico-privati possono assumere, a diversi livelli e in differenti contesti, evidenziando il basso livello di standardizzazione normativa del fenomeno, che ne ostacola la diffusione, e l’elevato potenziale per la realizzazione degli obiettivi di sviluppo sostenibile, che richiede, infatti, un modello di governance capace di integrare gli strumenti di command and control con quelli market based, in un equilibrato insieme di policy mix instruments. Gli autori di questo volume credono fermamente nel fare insieme e nella corresponsabilità come leva di sviluppo e di innovazione, ma spesso si sono trovati di fronte ai limiti e alle difficoltà di un serio approccio di partnership volontaria. Come descrive il capitolo di Alessandra Vaccari, sono frequenti i casi in cui le pubbliche amministrazioni, dotate di risorse scarse ma alla ricerca di soluzioni a grandi problemi, hanno coinvolto i privati, non perché elargissero le risorse, ma perché si assumessero la responsabilità di una parte di processo, effettuando in prima persona le attività. In altre parole, si può dire che sono stati attivati nuovi processi di sussidiarietà, in cui il rapporto pubblico-privato passa dalla dimensione verticale, dove il pubblico definisce le politiche e il privato le attua, in molti casi attraverso specifici contratti, a una orizzontale, quella appunto del “fare insieme”, nell’ambito della quale il pubblico e il privato condividono l’individuazione di soluzioni a problematiche di natura pubblica. Il contributo di Alessandra Vaccari introduce contestualmente un secondo concetto fondamentale, quello dell’accountability come strumento di verifica dell’efficacia delle politiche, e quindi di consolidamento dei processi. Il contributo di Maria Luisa Parmigiani approfondisce il valore aggiunto dei processi di partnership per lo sviluppo di un sistema paese, all’interno del quale sono collocate le imprese. Si cerca quindi di capire motivazioni, obiettivi e attese delle imprese che partecipano a tali percorsi. Partendo, come è caratteristico di Impronta Etica, dalle pratiche d’impresa, si cerca inoltre di ricostruire opportunità e difficoltà di questo tipo di interventi, allo scopo di individuare un modello efficace di riferimento, come l’associazione ha fatto nei progetti di ricerca sviluppati negli ultimi anni. Partnership pubblico-privato nel 2015 non intenderà più il privato esclusivamente come privato economico, ma sempre più anche come cittadino. La crisi

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ha avviato significativi processi mutualistici tra i cittadini per la gestione dei beni comuni, o l’accesso a servizi o la autoimpreditorialià come risposta alla mancanza di offerta di lavoro tradizionale. Il volontariato non convogliato in associazione, ma autorganizzato per svolgere attività tipicamente pubbliche (dalla pulizia dei muri dai graffiti alla cura del verde), sta sempre più diffondendosi, e ne rappresenta un esempio, a oggi ancora meno codificato e normato di quello con il mondo produttivo. Ma dovrà sviluppare esso stesso modelli di co-relazione, non fosse altro che per ragioni di responsabilità e sicurezza. Gli ultimi due contributi vogliono proprio analizzare questa nuova frontiera. Roberta Paltrinieri, docente di sociologia dei consumi, vede la partecipazione nel processo di cittadinanza come partecipazione responsabile all’interno di un modello di responsabilità condivisa orientata al miglioramento del benessere. Quindi introduce il cittadino come consumatore, ma anche e soprattutto come attore di “prosumerismo”, consapevole e responsabile, che concorre alla produzione e gestione dei beni comuni, non più demandabile esclusivamente alle istituzioni pubbliche. Gli autori hanno arricchito la loro riflessione con una collezione di casi locali di partnership pubblico privata, in cui hanno cercato di evidenziare le logiche, le attese e le valutazioni delle parti non in una logica negoziale, ma collaborativa e interattiva.

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pubblico e privato nel terzo millennio di Luca De Biase1

il cambiamento La grande trasformazione che coinvolge le società occidentali cerca un nome e un quadro interpretativo. Le persone, in questo emozionante e purtroppo spesso difficile passaggio, cercano a loro volta una prospettiva: abituate a un paesaggio mentale più chiaro di quello attuale, si trovano spiazzate di fronte alle nuove incertezze generate dalla ridefinizione delle dinamiche fondamentali della vita sociale ed economica. La fine della condizione industriale tradizionale, centrata organizzativamente e simbolicamente sulla linearità della catena di montaggio e dell’omogeneità antropologica delle soluzioni definite di massa – dai consumi alle produzioni e ai media di massa – seguita a sua volta dalla fine della fase più acuta del consumismo, lascia aperte molte strade, che si mappano con lo stesso approccio degli esploratori di territori sconosciuti. Che cosa sappiamo o riteniamo di avere scoperto, finora? Ecco alcune ipotesi piuttosto consolidate. 1. Ci siamo abituati a dare a questa nuova fase storica il nome di epoca della conoscenza e, dal punto di vista economico, la pensiamo caratterizzata dalla concentrazione del valore sulla dimensione dell’immateriale: la ricerca, il design, l’immagine, l’informazione, la comunicazione, il senso. 2. Abbiamo la consapevolezza del fatto che gli scopi dell’azione economica sono rientrati a far parte integrante della comprensione che abbiamo dell’economia, al contrario di quanto avveniva in passato, quando seguendo Lionel Robbins e la sua scuola interpretativa si pensava che solo i mezzi potessero essere oggetto di analisi, con la conseguenza che solo una crescita infinita delle risorse potesse soddisfare l’infinito e indiscusso insieme di bisogni e aspirazioni degli 1.  Direttore Nova24, Presidente Fondazione Ahref.

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esseri umani. Ormai da più di un decennio, il filone di studi che vanno sotto il nome di economia della felicità ha riportato all’attenzione beni senza prezzo ma di grande valore come la qualità dell’ambiente, il tempo per le relazioni personali, il senso delle identità culturali, che il mondo economicista aveva tralasciato in nome della crescita dei consumi e del Prodotto interno lordo. 3. La dinamica innovativa è accelerata dalle conseguenze della diffusione planetaria della rete internet, in versione fissa e oggi soprattutto mobile, che sta creando inedite forme di coordinamento tra le persone, con grandi conseguenze su tutte le strategie economiche, sociali e culturali delle regioni, delle aree di business, delle comunità e delle persone coinvolte. 4. La globalizzazione non è più concepita come un’omogeneizzazione del pianeta intorno ai valori occidentali, anche perché i paesi che stanno tirando la crescita economica in questa fase storica non sono quelli occidentali: la globalizzazione viene oggi pensata piuttosto come una competizione tra i territori del pianeta, che a loro volta se la giocano cercando di far valere le loro unicità, le risorse che li distinguono, connettendo in questo modo economia e cultura, società e progettualità politica. 5. Gli stati nazionali che pure mantengono un’importanza significativa, sembrano cedere sovranità nei confronti di organizzazioni sovranazionali, di reti informali internazionali, di aziende multinazionali e di meccanismi finanziari globali. Le dinamiche di mercato non appaiono peraltro in grado di autoregolarsi in modo da attutire le crisi e i loro effetti sociali, il che nei paesi colpiti ha conseguenze pesantissime sulla qualità della vita e soprattutto sulla distanza tra le aspettative e la realtà. Una conseguenza di questa situazione è che gli stati devono soggiacere agli automatismi dei mercati finanziari, che non ammettono eccesso di debito e mancanza di crescita: per la maggior parte di quelli europei questo si traduce in un limite forte all’elaborazione di un nuovo modello di sviluppo, più adeguato al paradigma emergente con la grande trasformazione. Non si esce da tutto questo con una bacchetta magica, ovviamente. Ma con la pazienza e la forza che sono necessarie per costruire un nuovo quadro interpretativo, un nuovo sistema di priorità, una nuova prospettiva di progresso, più qualitativa che quantitativa, pur nel rispetto dei vincoli imposti dalla trasformazione planetaria. Nel corso del Novecento, quando si parlava di problemi di sistema, in cima alla piramide dell’attenzione si collocavano due soluzioni alternative: una affidava il compito di coordinare gli sforzi e di trovare le soluzioni al mercato, l’altra cercava di pianificare gli interventi a livello statale. Il nuovo millennio sembra aver condannato questi due approcci, quando sono intesi in maniera unilaterale e monocorde, a un’inarrestabile obsolescenza.

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Questo libro è stampato su carta FSC amica delle foreste. Il logo FSC identifica prodotti che contengono carta proveniente da foreste gestite secondo i rigorosi standard ambientali, economici e sociali definiti dal Forest Stewardship Council.

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ISBN 978-88-6627-054-6

9 788866 270546

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A cura di Marisa Parmigiani e Alessandra Vaccari a cura di M. Parmigiani e A. Vaccari

Negli ultimi anni, soprattutto a livello locale, è diventato sempre più frequente il ricorso alle partnership pubblico-privato. Queste realtà sono infatti in grado di stimolare l’innovazione grazie all’utilizzo delle reti e delle nuove tecnologie e al diverso ruolo che cittadini e imprese hanno assunto nel generare valore sul territorio. Dopo un inquadramento giuridico complessivo e aggiornato, Obiettivo comune analizza i nuovi processi di sussidiarietà, in cui il rapporto pubblico-privato passa da una dimensione verticale, dove il pubblico definisce le politiche e il privato le attua, a una orizzontale, caratterizzata dal “fare insieme” e dall’individuazione di soluzioni a problematiche di natura pubblica. Particolare attenzione viene dedicata alle partnership che coinvolgono le imprese, elementi essenziali per lo sviluppo del sistema-paese, e a quelle che vedono un nuovo protagonismo dei cittadini che contribuiscono alla produzione e gestione dei beni comuni, compiti non più demandabili esclusivamente alle istituzioni pubbliche. Il volume è poi arricchito da una collezione di casi di partnership pubblico-privata, in cui gli autori hanno evidenziato le logiche, le attese e le valutazioni delle parti non in una logica negoziale ma collaborativa e condivisa.

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