Strategie della natura

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STRATEGIE DELLA NATURA

come la saggezza degli alberi rafforza la nostra vita



SIMBIOSI

Erwin Thoma

Strategie della natura Come la saggezza degli alberi rafforza la nostra vita


Erwin Thoma strategie della natura

come la saggezza degli alberi migliora la nostra vita realizzazione editoriale

Edizioni Ambiente www.edizioniambiente.it Erwin Thoma, Strategien der natur Copyright © 2019 Benevento Verlag by Benevento Publishing traduzione:  Laura Castoldi, Loretta Colosio coordinamento redazionale:  Diego Tavazzi progetto grafico:  Mauro Panzeri impaginazione:  Roberto Gurdo in copertina: Otto Müller, botanico, Abies alba (pinaceae), in O.W. Thomé, Flora von Deutschland, Österreich und der Schweiz, 1885, Gera, Germania. Wikimedia Commons CC0

© 2020, ReteAmbiente Srl via privata Giovanni Bensi 12/5, 20152 Milano tel. 02.45487277, fax 02.45487333 Tutti i diritti riservati. Nessuna parte di questo libro può essere riprodotta o trasmessa in qualsiasi forma o con qualsiasi mezzo, elettronico o meccanico, comprese fotocopie, registrazioni o qualsiasi supporto senza il permesso scritto dell’Editore. ISBN 978-88-6627-303-5 Finito di stampare nel mese di ottobre 2020 presso GECA S.r.l., San Giuliano Milanese (Mi) Stampato in Italia – Printed in Italy il network di reteambiente

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sommario

prologo – e apparvero figure magiche

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1. l’origine degli alberi

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2. i colori della vita

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3. gli alchimisti della natura

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4. radici

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5. eterna circolarità

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6. la salute degli alberi

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7. l’albero e l’uomo

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8. dai castelli di sabbia ai grattacieli di legno

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9. memoria ed esperienza

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10. le regole del gioco del bosco

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11. nell’eterno fluire

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epilogo – come superare la crisi

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prologo – e apparvero figure magiche

Da tempo immemorabile penetrano sempre più a fondo nell’humus, scivolando oltre, nelle profondità della Terra. Per mezzo di sottili apici radicali si aprono varchi lubrificati con sostanze mucillaginose dalle micorrize, eterne amiche e accompagnatrici. E, una volta penetrate, le radici, all’inizio poco appariscenti, sottili e filiformi, cominciano a crescere. E poi, un bel giorno, eccole incredibilmente trasformate, spesse quanto un braccio che, serpeggiando elastiche, si fanno strada attraverso il mondo sotterraneo. Esercitando una lieve pressione sul terreno circostante, si attorcigliano flessibili a tutti gli ostacoli, si aggrappano a essi, con un’unica vocazione: scindersi. Non hanno ancora percorso un tratto che già danno inizio alla ramificazione successiva. E così, all’insaputa di noi esseri umani, prende forma il dominio sotterraneo del mondo delle radici. Penetrano attraverso humus, sabbia e strati di argilla, aggirano rocce e macigni serrandoli nelle spire vigorose dei loro legnosi bracci sotterranei. Pompano acqua verso la superficie dagli strati più profondi, portando in cambio aria e sostanze nutritive in un mondo oscuro, un ambiente che non è secondo per varietà e interazioni alle chiome di aghi e latifoglie e alle loro migliaia di abitanti. Alle farfalle che si posano lassù nella chioma fogliare, quaggiù corrispondono coleotteri di ogni genere; alle livree allegre e colorate, quaggiù corrispondono corazze di chitina, organi per scavare e addirittura strutture simili a corna di cervo o a nasi di rinoceronte; agli uccelli che si librano in volo, arvicole o talpe intente a scavare. Certo, il mondo ipogeo delle radici degli alberi è oscuro e impenetrabile. Tuttavia, chi crede che sia meno ricco di vita si sbaglia di grosso.


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A parte i piccoli animali che conosciamo, i lombrichi e altri tipi di vermi, le formiche e altri insetti, sono soprattutto i microrganismi a superare ogni nostra fantasia. Qui vivono infatti miliardi di batteri e di virus. Dei più piccoli tra gli esseri viventi solitamente ci accorgiamo soltanto quando sentiamo parlare di sgradevoli agenti patogeni, ignorando spesso che essi rappresentano un’infinitesimale minoranza dei microrganismi. Chi penserebbe mai che la nostra vita, l’inizio della nostra catena alimentare, dipende dai microscopici abitanti del terreno? Che senza le legioni di microrganismi presenti nell’humus e nel terreno, non ci sarebbe vita sulla Terra? Facciamoci un’idea della potenza di questo regno. Osservando al microscopio elettronico un po’ di terra proveniente da un normale suolo boschivo, non si può non rimanere sorpresi: in un solo centimetro cubo di humus, più o meno pari a un cucchiaino colmo di terra, vivono all’incirca un milione di batteri e dieci milioni degli ancora più piccoli virus. Di fronte a tali numeri non si può certo parlare di solitudine nel silenzioso mondo delle radici. È soltanto la limitatezza dei nostri sensi che ci impedisce di vedere queste forme di vita. In realtà, il suolo dei nostri boschi pulsa di vita non meno di una vibrante e affollata metropoli. Chi dalla campagna giunge in una grande città, spesso rimane a bocca aperta di fronte alla massa di persone che affolla la metropolitana e le piazze più animate. Come rimarremmo stupiti se potessimo immergerci nella vita dei suoli boschivi! L’affollamento qui supera quello dell’ora ora di punta a Tokio, Mosca o New York, tanto più che, sotto terra, tutto avviene senza la minima confusione. Là sotto, innumerevoli esseri viventi si accordano gli uni con gli altri, come strumenti musicali in un concerto ben diretto. Può apparire quasi una beffa nei confronti di noi esseri umani, che ci affliggiamo tanto per banali attività organizzative, il fatto che, nelle profondità del terreno, miliardi di esseri viventi interagiscano in apparenza senza fatica e in modo mirato, diretti da un maestro segreto che armonizza e sincronizza con la precisione di un orologio tutto ciò che vi accade. A cosa serva tutto ciò e quali siano i risultati dell’instancabile lavoro delle forme di vita presenti nel suolo è evidente da come si alimentano


prologo – e apparvero figure magiche

gli alberi. Da soli, anche in presenza dell’humus più ricco di sostanze nutritive e con l’apparato radicale più sviluppato, morirebbero semplicemente di fame se i microrganismi non estraessero dal terreno i micronutrienti e i sali minerali necessari, in quantità e secondo ricette dosate con precisione. Le radici infatti sono in grado di assorbire solo il menù preparato dalle comunità microbiche, adattato con precisione alle rispettive esigenze di ogni albero. È quindi un grande malinteso considerare tutti i virus e i batteri pericolosi agenti patogeni. È il contrario, invece: in gran parte sono di incredibile utilità e donano vitalità al terreno. Quello che conta è lasciar fare a questi esseri microscopici la cosa giusta, ciò che è utile per la nostra vita e la nostra salute. Gli alberi informano delle loro esigenze le comunità microbiche sotterranee che pre«Dov’è la formula segreta parano un pasto ad hoc. Allo stesche ha fatto comparire so modo, l’organismo umano in salute è in grado di destreggiarsi queste figure magiche? con tutti i batteri e i virus, di inteQual è la sua origine ragire con essi e di mantenerli in e quale il suo scopo?» benefico equilibrio. Finché continueremo a considerare virus, batteri e malattie solo come nemici da combattere con ogni mezzo, sprecheremo inutilmente energia vitale. Chi, invece, riuscirà a trasformare presunti nemici in buoni vicini vivrà al meglio. Ma di questi aspetti parleremo in seguito. Più analizziamo il mondo sotterraneo delle radici, più ci si svela l’immagine specchiata della loro chioma fogliare. Lassù, le braccia delle strutture dei rami, grandi e di rozza potenza o piccole e finemente diramate – di tutte le forme immaginabili – si protendono nell’aria, nella luce e nel calore del sole. Laggiù, si apportano all’organismo albero miscele di minerali finemente bilanciate. Lassù, la corona fogliare estrae dall’aria masse impensabili di molecole di CO2 (l’anidride carbonica, di cui CO2 è la formula chimica, è formata da un atomo di carbonio e da due di ossigeno, ndR) per poi trasferirle in quel grande laboratorio chimico che è l’interno degli alberi. Che cosa collega questi due mondi? Tra la chioma con le sue fitte ramificazioni e il tortuoso e altrettanto ramificato apparato radicale c’è

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sempre, incrollabile, il legno, con la sua varietà di colori. Ora dritto come una colonna, ora piegato in forme bizzarre e dure nodosità, nascosto sotto un abito squamoso. Ecco il tronco – quello resinoso e quello contorto e tutti gli altri con le loro forme fantasiose. Insieme all’interazione di chioma e radici, plasma i potenti esseri di questo pianeta. Come trovi la sua forma è di per sé un mistero della creazione. Nulla rimane intentato, tutte le forme e le idee sono state e continuano a essere sperimentate nella crescita di tronchi unici. Il vento e la neve, il caldo torrido, i periodi di siccità, le inondazioni e i terreni paludosi: le forze della natura sollecitano i nostri alberi a crescere e sviluppare forme e linee sempre nuove e perfettamente adattate. Chi ha avuto quest’idea? Dov’è la formula segreta che ha fatto comparire queste forme magiche? Qual è la sua origine e quale il suo scopo? Da dove vengono questi legnosi ponti di collegamento tra il mondo aereo e quello sotterraneo? Per rispondere a queste domande dobbiamo indagare nel passato del nostro pianeta. Iniziamo dall’origine degli alberi e studiamone la vita, i segreti e la saggezza che si trova nei nostri boschi, nelle strutture grandi come in quelle molto piccole. Del resto, rispetto a noi esseri umani, gli alberi hanno trascorso sulla Terra un periodo di tempo cento volte più lungo, un tempo nel quale, grazie alle loro strategie, hanno affrontato con successo tutti i pericoli, le malattie e le catastrofi possibili e immaginabili, un tempo in cui, grazie alle loro strategie, hanno imparato non soltanto a sopravvivere, ma anche a vivere bene. Chi osserva da vicino la vita degli alberi, presto si accorge che quest’occupazione gli dà molto, lo rafforza e lo arricchisce. Chi entra in relazione con la natura, e si prende il tempo necessario per farlo, realizza presto quanto la sua vita sia meravigliosamente legata a tutto ciò che è altro da sé. E, allora, la presunta separazione tra noi e l’ambiente lascerà il posto a un felice ricongiungimento. Senso di protezione, vicinanza, pace, calore e sicurezza, soddisfazione e gratitudine – chi si sarebbe aspettato doni simili dagli alberi?


1. l’origine degli alberi

perché la via del mutamento senza scontro è la più efficace Se vogliamo studiare da vicino la storia degli alberi dobbiamo risalire ad alcuni miliardi di anni fa. La Terra è già un pianeta tellurico; raffreddandosi, il magma ha dato origine alle più disparate formazioni rocciose. E c’è anche l’acqua. In tutte le forme: dai cristalli di ghiaccio fino alle sorgenti di acqua calda, dal più piccolo rivolo agli oceani smisurati. Questo mondo, tuttavia, è ancora completamente minerale, inorganico. Non ci sono piante così come le intendiamo noi. Niente vegetali, niente humus. Soltanto rocce in tutte le forme, dalle gigantesche catene montuose fino alla sabbia più fine. Freddo, caldo, venti, minerali! Grigio, inospitale, un deserto roccioso privo di vita: così avremmo visto questo mondo con gli occhi di oggi. Del tutto privo di vita? No, qua e là, in pozze d’acqua tiepida ci sono già microscopici batteri, i primi minuscoli esseri viventi che per riprodursi si dividono semplicemente. E, a partire da loro, dopo numerosi tentativi, a un certo punto si formano i primissimi aggregati e minuscole comunità. In una cavità di pietra protetta si vedono timidi tentativi di colonizzazione da parte di mucillagini simili a funghi. Compaiono anche sottili filamenti d’alga. La loro sopravvivenza tuttavia è incredibilmente faticosa. Non c’è da stupirsi perché la nuda pietra è l’unica fonte di sostanze nutritive utilizzabile. L’acqua, a volte arricchita con molecole derivate dalla degradazione delle rocce, è infatti l’unico alimento. Queste


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prime forme di vita combattono da milioni di anni sulla Terra – o meglio, sulla roccia – senza riuscire a innescare alcun mutamento. Di tanto in tanto, i miseri resti dei propri simili vengono inglobati con avidità e fino all’ultima molecola. Di humus e generosi substrati ricchi di sostanze nutritive non c’è ancora traccia. Per un lunghissimo periodo di tempo il mondo è rimasto così, immutato, letteralmente impietrito e punteggiato di tentativi falliti di sviluppare forme di vita. Tuttavia, proprio in questa desolazione, all’improvviso accade qualcosa. La più grande invenzione, la più importante e di maggior portata per il futuro del pianeta, capita proprio in questa landa inospitale. D’un sol colpo, tutto il resto, il mondo, viene rivoluzionato. La marcia trionfale della vita organica inizia con una scoperta. Che sorpresa! L’autrice di questa scoperta rivoluzionaria, che cambierà tutto, è una delle più insignificanti e indifese tra quelle forme di vita comunque modeste: un’alga azzurra di minuscole dimensioni, che cerca disperatamente di sopravvivere nel suo ambiente inospitale. Il caldo del sole che splende implacabile minaccia di seccarla, il cupo freddo e il ghiaccio di congelare per lungo tempo le sue funzioni vitali. Che vita grama! In questa situazione senza speranza le cose in un primo tempo peggiorano ulteriormente. Nell’ultima goccia d’acqua che l’alga ha inglobato a mo’ di riserva nel suo modesto aggregato cellulare vive una serie di rari batteri, potenzialmente pericolosi. Rispetto alle cellule dell’alga comunque minuscole, questi esseri primordiali sono quasi invisibili e si trovano in una situazione altrettanto priva di prospettive. Poi, uno di questi batteri speciali approda per la prima volta dentro un’alga altrettanto speciale. Sebbene sia la più piccola e, a prima vista, la più insignificante delle forme di vita di allora, il suo intrufolarsi nell’ordine stabile dell’aggregato cellulare dell’alga non passa inosservato. E le reazioni non si fanno attendere: il batterio viene considerato un corpo estraneo; si diffonde il panico. Tutti vogliono liberarsi dell’intruso. Ma il batterio sa che cosa lo aspetta, una volta fuori. Per nulla al mondo tornerebbe indietro, là dove lo attende la morte. Si aggrappa all’alga e le offre la propria collaborazione. Si impegnerà con tutte le forze a favore del nuovo aggregato cellulare. Ma ciò non fa che aumentare la diffidenza dell’ospite.


1. l’origine degli alberi

Le cellule si strofinano le une con le altre, cercando di liberarsi di quell’essere sconosciuto. In quell’insignificante millimetro quadrato dell’enorme pianeta Terra sembra stia per andare in scena un dramma. Ai primi accenni di conflitto, sull’essere azzurro-grigio splende il sole. Per caso la primavera quell’anno è particolarmente mite. La pioggia cade tiepida sulla membrana esterna del piccolo mondo in cui è nata la nuova alleanza. Le cellule originarie cercano ancora di liberarsi dell’intruso, con ogni mezzo: per cacciarlo ricorrono alle armi più micidiali. Producono tutti i succhi possibili, cercano di impiegarne varie miscele per difendersi dal batterio. Il processo che si innesca in questo modo è solo frutto del caso? Le reazioni chimiche tra l’alga azzurra e le sostanze da cui è circondata le conferiscono all’improvviso una colorazione verde. Di alghe verdi o piante non se ne erano mai viste fino a quel momento sul pianeta che conosceva soltanto il grigio della roccia e l’azzurro dell’acqua. Un essere completamente nuovo, una pianta, si colora di un verde che oggi chiamiamo clorofilla. L’alga trasformata dal nuovo ospite avrebbe regalato a tutto il pianeta la più importante scoperta, dal valore inestimabile. L’alga poteva ora – inopinatamente e per la prima volta – attingere a una generosa e inesauribile fonte di sostanze nutritive. A quell’epoca l’aria era ricca di CO2, il gas che oggi noi esseri umani immettiamo in abbondanza nell’atmosfera con la combustione di petrolio, carbone e gas, il gas che è responsabile dell’effetto serra e dell’attuale riscaldamento climatico globale. Ma rimaniamo nel passato e torniamo alla nostra solitaria molecola di clorofilla. Adesso l’alga verde poteva per la prima volta respirare l’aria, assorbire CO2 e scinderne le molecole per ottenere carbonio puro (C) e ossigeno puro (O2). Inizialmente doveva regnare una gran confusione intorno a quell’inaspettato cambiamento. All’improvviso l’alga si trovava addirittura immersa nelle sostanze nutritive che condivideva volentieri con ospiti e vicini. Nessuno aveva ancora intuito all’epoca quali capolavori di vita sarebbero comparsi, quando le piante avessero cominciato a sintetizzare elisir di vita e a sviluppare parti del loro organismo a partire dall’acqua, dai sali minerali del terreno e dai componenti estratti dall’aria. Nulla avrebbe cambiato la Terra più di questo processo: le piante assorbono CO2 e re-

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stituiscono all’aria l’ossigeno in eccesso, mentre il resto dell’ossigeno ottenuto viene utilizzato per dar vita a nuovi organi della pianta. Ha così inizio l’epoca della fotosintesi. Nessun altro essere vivente sul pianeta era in grado di nutrirsi a sufficienza. Estrarre dall’aria le sostanze nutritive necessarie per la propria crescita e per di più in quantità illimitate: davvero geniale! Certo, quest’operazione richiede energia. In che modo altrimenti si potrebbe scindere la CO2? L’alga azzurra aveva trovato la risposta più semplice a questa domanda: con l’energia solare, che irraggia inesauribile il pianeta Terra. Il nuovo colore verde era in grado di filtrare la luce solare in modo che la si potesse utilizzare per scindere la CO2. I caldi raggi del sole sarebbero diventati la forza motrice della nuova scoperta. Dopo il primo tentativo coronato da successo, risultò chiaro che la pianta aveva acquisito un incredibile vantaggio rispetto a tutti gli altri aggregati cellulari, concorrenti privi di colore. In grado di estrarre sostanze nutritive dall’aria, era capace di una crescita impetuosa. Le nuove cellule erano continuamente sollecitate a riprodursi e in un battibaleno ecco la roccia ricoprirsi di piante. Mentre tutti gli altri raccoglievano ancora con fatica e a passo di lumaca molecole di minerali dal dilavamento delle rocce, la nuova pianta verde poteva estrarre tutto il carbonio che voleva dalla CO2 e iniziare baldanzosamente i tentativi evolutivi della chimica organica del carbonio. Dal substrato roccioso ora traeva soltanto vari oligoelementi in piccolissime quantità. Con la nuova miracolosa sostanza il ritmo di crescita esplodeva raggiungendo livelli mai visti in precedenza. Parti delle piante, la cui crescita in passato richiedeva decenni o addirittura secoli, adesso in breve tempo prosperavano. E il nuovo componente consentiva all’improvviso di giocare con forme e strutture completamente nuove; organi fogliari e radicali di varia natura venivano sperimentati, perfezionati e adattati a tutte le possibili condizioni climatiche. Che miracolo! Dopo centinaia di milioni di anni il pianeta si copriva di verde a ritmo dirompente. A questo punto, mi sia consentito un breve sguardo sul presente: l’alga azzurra, questo insignificante essere vivente, era stata eletta dalla natura come protagonista di una grande innovazione. Non furono gli ag-


1. l’origine degli alberi

gregati cellulari allora predominanti e di maggior successo a innescare questo grande sviluppo. Il grande balzo in avanti fu opera di un outsider, di una forma di vita assediata e sottovalutata. Non è così ancora oggi? Quante volte gli impulsi rivoluzionari e i cambiamenti fondamentali vengono dalla sottocultura, dagli outsider, da persone sotto pressione, da luoghi e ambienti ben lontani dai centri di potere dominanti, dalle roccaforti del sapere organizzato o dalla cosiddetta cultura alta? La scoperta della fotosintesi gra«Ciò che è meglio modifica zie alla migrazione di alcuni batincontrovertibilmente teri all’interno dell’alga azzurra ci dice, però, anche qualcos’all’esistente quando i tempi tro. Quest’alga tanto ingegnosa sono maturi. La via del non aveva mai avuto intenziocambiamento dolce, senza ne di cambiare l’intero sistema scontro, si è rivelata la più esistente a quell’epoca, né aveva efficace» mai perseguito strategie a tal fine. Nessuno aveva utilizzato anche un solo briciolo di energia per combattere contro il tipo predominante di forme viventi. L’impulso all’origine di quell’innovazione – semplice, ma rivoluzionaria – era forse la volontà di migliorare il modo di fare le cose. Una volontà prorompente, nata dalla necessità. Se raffrontiamo questo comportamento con quello umano, si aprono interessanti prospettive di confronto: molti oggi utilizzano quantità incredibili di energia per combattere contro l’esistente. Le lobby industriali, il sistema finanziario, quello sanitario, quello dell’istruzione, quello politico sono spesso fonte di grande insoddisfazione. Sono, quindi, sistemi che si attrezzano contro eventuali attacchi, che si aspettano scontri con gli avversari e sono pronti a indebolirne le forze. I centri di potere esistenti all’interno dei rispettivi sistemi sono sempre i più forti. Alla fine, perciò, entrambe le parti sprecheranno preziose forze vitali, gli attaccanti e i difensori. L’alga azzurra, invece, ha cercato solo di fare del suo meglio, nel suo diretto campo d’azione e con le sue limitate possibilità. Ha scoperto ciò che era meglio per pura necessità e in questo modo ha cambiato il mondo. Quando i tempi sono maturi ciò che è meglio cambia inevitabilmente l’esistente. La via del cambiamento dol-

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