I neuroni specchio ci sorridono Alfonso Cappa
INDICE DEGLI ARGOMENTI PREFAZIONE
2
INTRODUZIONE
13
PARTE I - Musica, autismo e neuroni specchio
17
Premessa
18
CAPITOLO I - La musica che cura
25
1.1
25
Aspetti generali della Musicoterapia
1.1.1 Cenni storici
25
1.1.2 La formazione: uno sguardo alla situazione italiana
33
1.2
35
I modelli di Musicoterapia
1.2.1 Immaginazione Guidata di H. Bonny
37
1.2.2 Musicoterapia Creativa di Nordoff-Robbins
38
1.2.3 Il modello Benenzon
40
1.2.4 Il modello di Alvin
44
1.2.5 Il modello Orff
46
1.2.6 La scuola di Musicoterapia di Assisi
48
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1.3
Alcuni concetti psicologici fondamentali
54
1.4
Aspetti tecnico/operativi
63
1.4.1 Il setting
63
1.4.2 Gli strumenti musicali
65
1.4.3 L’improvvisazione sonoro-musicale
67
1.4.4 Il ruolo della coppia terapeutica: musicoterapeuta e co-terapeuta
72
1.4.5 La supervisione
73
1.4.6 La costruzione di un progetto musicoterapico
74
1.5
76
Le tecniche musicoterapiche
1.5.1 Musicoterapia improvvisativa individuale
77
1.5.2 Musicoterapia improvvisativa gruppale
79
1.5.3 Musicoterapia ricettiva individuale
80
1.5.4 Musicoterapia ricettiva gruppale
80
1.6
Gli ambiti di applicazione
81
1.7
La Musicoterapia tra riabilitazione e terapia
87
1.7.1 Il concetto di cura
87
1.7.2 La riabilitazione
89
1.7.3 La psicoterapia
90
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1.7.4 Scopi della riabilitazione musicoterapica
92
CAPITOLO II - Musica, emozioni e neuroni specchio
95
2.1
Premessa
95
2.2
Da un primo senso del Sé alle relazioni con l’altro 95
2.2.1 Introduzione al pensiero di Daniel Stern
95
2.2.2 I sensi del Sé
96
2.2.3 La percezione amodale
98
2.2.4 Gli affetti vitali
102
2.2.5 La sintonizzazione affettiva
103
2.3
111
La scoperta dei neuroni specchio
2.3.1 Leggere le emozioni
112
CAPITOLO III - La Musicoterapia e l’autismo
115
3.1
115
L’autismo
3.1.1 Considerazioni generali
115
3.1.2 Caratteristiche cliniche dell’autismo
118
3.1.3 Conoscenze attuali sulle cause dell’autismo
122
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3.2
Musica e autismo
3.2.2 La musicalità autistica
136 136
3.2.3 La Musicoterapia per la riabilitazione del bambino autistico
3.3
144
L’applicazione della Musicoterapia in casi di autismo infantile
148
3.3.1 L’uso della musica durante il trattamento
148
3.3.2 L’ambiente e il contatto fisico
150
3.3.3 Il ruolo dei genitori
152
3.3.4 Un modello di Musicoterapia per
3.4
l’autismo: il modello Benenzon
154
La mia esperienza
166
3.4.1 Il caso di L.
167
3.4.2 Il caso di G.
172
3.4.3 Il caso di S.
177
3.4.4 Il caso di H.
183
3.4.5 Il caso di A.
187
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3.5 Un progetto di Musicoterapia per l’autismo in ambito scolastico
192
Conclusione
201
PARTE II - Il canto di Andrea e altri racconti
210
Premessa
211
CAPITOLO I - Il canto di Andrea
212
1.1 Premessa
212
1.2 Presentazione del caso
213
1.3 Struttura dell’Handicap
213
1.4 Progetto riabilitativo
214
1.5
215
Attuazione del progetto e svolgimento delle sedute
1.5.1 Struttura del setting
215
1.5.2 Svolgimento delle sedute
216
CAPITOLO II - L’uso della composizione in Musicoterapia
235
2.1 Premessa
235
2.2 Riflessioni sulle partiture
237
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2.3 Ipotesi per una ricerca
240
2.5 Analisi dei brani
242
2.6 Considerazioni conclusive
247
2.7 Partiture dei brani
248
CAPITOLO III - Dall’ascolto alla composizione
249
3.1 Premessa
249
3.2 Progetto
250
3.3 Protocolli di osservazione di alcune sedute
254
3.4 Relazione e valutazione finale del progetto
278
3.5 Tecniche di sopravvivenza per musico terapisti
285
CAPITOLO IV - Cane nero
293
Bibliografia
308
Ringraziamenti
317
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Prefazione “La visione è stato dello spirito”. “Di fronte al tatto - senso anteriore - che cos'è la vista? Un tatto telepatico, un tatto a distanza. Niente di più misterioso che - vedere – Vedere! Vedere! C'è chi lo capisca?” (F. Pessoa)
In questo suo lavoro Alfonso Cappa affronta il difficile percorso della riabilitazione dell'autismo, attraverso il lavoro della Musicoterapia. Ha ragione a chiedere soccorso agli artisti – le muse carezzevoli - perché, come ricorda Novalis, “la malattia è un problema musicale e la cura è un problema musicale”. In anni recenti è maturato un interesse nuovo rispetto alla psicopatologia
dell'autismo,
con
particolare
riferimento
al
funzionamento degli organi sensoriali e alla riabilitazione attraverso nuove strategie relazionali. In questa luce tornano particolarmente importanti anche le considerazioni sui “neuroni specchio”: una parte importante di questo lavoro è dedicata alla disamina di questo concetto, che l'autore cerca di integrare con le più recenti articolazioni della psicologia dello sviluppo e della psicologia intersoggettiva. Cappa introduce alcuni fondamentali concetti, attinenti alle differenti metodologie di Musicoterapia e ad aspetti specifici sulla tecnica della
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Musicoterapia. Dopo questa premessa, l'autore entra nel vivo della riabilitazione dell'autismo, campo nel quale ha maturato una articolata esperienza nell'ambito della prospettive relazionale. Ecco allora che ci si sofferma sui vari aspetti che riguardano l’ascolto e la improvvisazione. In particolare l’autore propone importanti riflessioni sulle modalità di sintonizzazione, attraverso le quali opportunamente le musiche vengono scelte; così come viene esplorata la possibilità e una competenza a comporre, nel contesto delle stesse sedute di Musicoterapia. Tale terapia impiega la mediazione artistica; il terapista e il paziente si trovano coinvolti in una relazione co-costruita (Fogel), riconducibile agli stati emotivi di entrambi e a una corretta espressione, valutazione e percezione, delle emozioni in gioco nella relazione terapeutica. E gioco, intelligente e ironico, è tutto questo scritto, nell'accezione più vicina a Winnicott; un gioco nel quale le parole e i concetti difficili risultano integrati tra loro, in un percorso di armonizzazione e di sintonizzazione con tutta la personalità umana, emozionata e razionale, e suscettibile di processi empatici e di sviluppi relazionali. Il gioco di Cappa continua, tra letteratura e musica, in una sonata, su concetti “terribili”: la stesura dei protocolli e la puntuale e precisa analisi dei brani impiegati. Cappa gioca sui percorsi associativi, e ricca e fertile è la conduzione degli impianti concettuali, ma nulla è lasciato al caso, e ogni affermazione, ogni passaggio sono finemente costruiti ed
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elaborati: guida a tutto è il concetto di empatia. Gli siamo grati per questo lavoro e per questo sforzo, che comunica con apparente “leggerezza”, data la chiarezza e la disinvolta prosa dell’autore .
Pier Luigi Postacchini
Bologna, 3 ottobre 2011
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I neuroni specchio ci sorridono I neuroni specchio come compagni di un viaggio dall’autismo alla narrazione
di
Alfonso Cappa
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Signora, dove c’è musica non ci può essere cosa cattiva Miguel Cervantes
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INTRODUZIONE Anche le formiche nel loro piccolo si incazzano Marcello Marchesi
Perché “anche i neuroni specchio ci sorridono”? Perché questo titolo buffo e demenziale? Cerco di spiegarmi. Era un pomeriggio d’estate caldissimo, tutti erano partiti per le vacanze e io, allungato sul mio futon, fodera rossa, puro Ikea, cercavo un titolo per la tesi che mi avrebbe portato a conseguire il diploma in Musicoterapia. La mia mente, surriscaldata, vagava senza arrivare a nessuna conclusione. Avevo già esaminato e scartato diverse soluzioni, tra cui: La mia vita per la musicoterapia, Miracoli musicali, musica e guarigione, ho fatto parlare un bimbo autistico con la musica. Scoraggiato, avevo concluso che per quel giorno l’idea giusta non mi sarebbe senz’altro venuta. Mi alzai. Presi una birra dal frigorifero, l’aprii e mi misi a sfogliare un vecchio libro di Gino&Michele che,
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circa vent’anni fa, aveva avuto uno straordinario successo. Lessi svogliatamente un po’ delle battute, riportate dai due autori e alcune le trovai carine, altre esilaranti, altre niente di speciale. Richiusi il libro scoraggiato, quando i miei occhi si fissarono, come calamitati, sul titolo in copertina: Anche le formiche nel loro piccolo si incazzano. Quella frase paradossale, come in un processo alchemico, si trasformò nella frazione di un milionesimo di secondo in: Anche i neuroni specchio ci sorridono. Era nato il titolo della mia tesi. Queste parole, che potrebbero essere usate per intitolare uno spettacolo teatrale, un film comico o un libro di barzellette, riassumono ed esprimono, in un’analogia, quello che per me è o dovrebbe essere la musicoterapia: ovverosia una sintesi di scienza e arte, dove i neuroni specchio rappresentano la parte dura di questa disciplina, il suo hardware, per usare una metafora di tipo cibernetico, mentre l’espressione ci sorridono, la sua componente leggera,
quella
leggerezza molto cara a Italo Calvino (1993), costituisce dunque il suo software. Fare Musicoterapia, significa, secondo me, innanzitutto prendere atto che nella malattia, nella disabilità in generale, ma soprattutto in quella di tipo neuropsichico, c’è un dato “oggettivo” ineliminabile (nella mia metafora, rappresentato dai neuroni specchio), ma, d’altra parte, significa anche saper prendere le distanze e trascendere la natura, prendendola in giro (e dunque sorriderne).
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Per continuare con le analogie, il titolo mi fa pensare anche ad un testo assai importante per la nostra disciplina, Gioco e realtà di D.W. Winnicot (1979). I neuroni specchio, in questo caso, sono la realtà, con tutta la sua durezza ed ineluttabilità, il sorridere è il gioco, con la sua possibilità di fingere e immaginare una realtà diversa. L’idea del gioco mi spinge a cercare un collegamento con un altro concetto fondamentale per lo sviluppo mentale del bambino e per la Musicoterapia in generale: il “far finta”. Fonagy e Target (2001) ci ricordano che il senso della realtà psichica di un bambino molto piccolo ha una doppia caratteristica. Il bambino generalmente opera attraverso una modalità di “equivalenza psichica”, in cui le idee non sono sentite come rappresentazioni, ma piuttosto come repliche dirette della realtà e quindi sempre vere; tuttavia in altri momenti il bambino usa una modalità che è quella “del far finta”, in cui le idee sono sentite come rappresentazioni ma non viene verificata la loro corrispondenza o meno con la realtà. Dunque nella modalità del “far finta” il bambino introduce una differenza tra l’idea e la realtà, prima unite e indifferenziate: questa differenza è il gioco, la finzione. Il gioco è anche una miscela di prevedibile e di casuale e, senza una dose di casualità, non c’è né gioco né divertimento. G. Bateson (1984) scrive: “Senza il casuale non possono esservi cose nuove”…alla fine l’acqua bollirà, alla fine vi sarà sempre una
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differenza che fungerà da nucleo per il cambiamento…”. Nella sua essenza, mi sembra che fare Musicoterapia significhi introdurre una differenza in un sistema bloccato, costruire un nucleo attorno al quale si verifichi un cambiamento. Pertanto, come nell’evoluzione anche nella Musicoterapia, senza una dose di aleatorietà non vi è cambiamento e senza cambiamento non vi è integrazione e dunque riabilitazione. Per ritornare infine al titolo del mio lavoro, questi strani neuroni specchio che ci sorridono rappresentano l’inatteso, un’idea paradossale e balorda che mi è venuta , appunto, per caso. Il lavoro che segue è diviso in due parti. Nella prima, che si intitola Musica, autismo e neuroni specchio, ho tentato di collegare l’idea di Daniel Stern (1985) sulle sintonizzazioni affettive alle recenti scoperte sui neuroni specchio (Rizzolati, Sinigaglia, 2005) e queste, a loro volta, con l’autismo (supponendo un’ipofunzionalità dei neuroni specchio in questa patologia). Nella seconda, dal titolo Il canto di Matteo e altri racconti, ho narrato alcune mie esperienze di lavoro che ritengo particolarmente significative e che rappresentano una verifica sul campo delle premesse teoriche da cui sono partito. Come conclusione ho inserito un mio racconto, Cane nero, con un finale a sorpresa di tipo musicale. In essa ho cercato soprattutto di mettere in luce, oltre all’aspetto relazionale, la componente musicale in Musicoterapia. (…)
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FILM SOMMER, Philip Groning
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I neoroni specchio ci sorridono di AlfonsoCappa
ISBN 978-88-97521-03-7 Ed. Circolo Virtuoso Prezzo: â‚Ź 14,90
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