L’arte di assistere e curare Francesco Paolo Pizzileo
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“ Prima che partissero, li abbracciai ad uno ad uno, dal più anziano al più giovane; alle donne rivolsi con rispetto solo il mio grazie. Finiva così la mia prima esperienza di volontario al fianco di una famiglia Rom con un bambino malato. Non era stato affatto facile convincerla che il piccolo andava subito curato. Ma quando all’ambulatorio, dove lavoro, il medico lo aveva guarito, erano tutti contenti. Quell’ultimo giorno il più anziano mi disse: “Gagio! Phrale!”-“Non zingaro sei nostro fratello!”. Sono parole troppo grandi che mai dimenticherò”.
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INDICE DEGLI ARGOMENTI INTRODUZIONE ............................................................................pag. 6
PARTE I - Identità etnica e sistema culturale dei rom 1.
Stereotipi e pregiudizi ..............................................................pag. 9
1.1
Identità e cultura .......................................................................pag. 14
1.2
Famiglia e struttura sociale ......................................................pag. 18
PARTE II - Salute e malattia nella cosmovisione rom 2.
Malattia e credenze magico/religiose......................................pag. 25
2.1
Salute e dialettica puro/impuro ...............................................pag. 27
2.2
Medicina e atteggiamenti di fiducia/sfiducia .......................pag. 30
PARTE III - Servizi per la salute e utenza rom 3.
Relazione operatore/utente ......................................................pag. 34
3.1
Studio e valutazione del contesto di vita ................................pag. 39
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3.2
Accoglienza e presa in carico..................................................pag. 43
3.3
Diritto alla salute e accesso ai servizi .....................................pag. 45
CONCLUSIONI ...............................................................................pag. 60
ALLEGATO 1.
Lavorare nei Campi Rom: esperienze, buone prassi e criticità incontrate nell'operare quotidiano .......................................pag. 65
1.1
Le storie orali sulla salute dei Rom..........................................pag. 66
1.2
Un medico nei campi Rom.......................................................pag. 77
1.3
Un prete tra gli zingari .............................................................pag. 80
1.4
Per fortuna ci sono gli zingari ..................................................pag. 81
1.5
Rom per scelta, così Giuseppe sfida i pregiudizi .....................pag. 83
1.6
Lettera di una mamma milanese sugli sgomberi del campo Rom di via Robattino .............................................pag. 85
1.7
Il camper medico che cura i Rom ............................................pag. 90
1.8
Una unità mobile per i diritti dei Rom .....................................pag. 91
1.9
Vaccinazione ai bimbi di un campo Rom ................................pag. 92
1.10 Lettera al Papa di Ceija Stojka, Rom austriaca superstite dei campi di concentramento di Auschwitz – Birkenau e Bergen - Belsen ......................................................................pag. 93 1.11 Fratello zingaro chi sei? ...........................................................pag. 95
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1.12 L’uomo nero e il bambino Rom ...............................................pag. 97 1.13 Rom: Lettera di Don Luigi Ciotti.............................................pag. 98
APPENDICE Piccolo glossario terminologico Romanes .......................................pag. 102
BIGLIOGRAFIA ...........................................................................pag. 109
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INTRODUZIONE
Questo mio lavoro è il tentativo di dare una risposta, almeno in linea teorica, agli interrogativi in cui più volte, nella mia esperienza di volontario con le famiglie Rom in sosta a Taranto, mi sono imbattuto. Nel capoluogo jonico i gruppi Rom, quello rumeno e quello montenegrino, vivono in masserie abbandonate e rifuggono dal contatto con i gagè; quello macedone, più socievole, vive in fatiscenti abitazioni, conservando la tradizione “delle mura domestiche” di Suto Orizari, una municipalità vicina a Scopije, abitata interamente da Rom, l’unica al mondo ad avere un sindaco Rom e un euro-parlamentare Rom. Spesso mi sono chiesto cosa comporti “fare da ponte” non solo fra la comunità zingara e quella maggioritaria dei gagè, ma anche fra i servizi che sono essi stessi portatori di culture vivaci e spesso in contrapposizione tra loro. Riflettendo sulle mie conversazioni con mons. Piero Gabella (Direttore Nazionale dell’Ufficio per la Pastorale dei Rom e Sinti della Fondazione Migrantes, vive in roulotte all’interno di un campo zingari) e sugli incontri personali con una famiglia Rom, mi sono convinto che quanti si occupano o intendano occuparsi della mediazione tra gli zingari e le istituzioni, debbano conoscere l’ambito e le persone per le quali vogliono operare, le quali, a loro volta, per ricevere un beneficio, non devono sacrificare libertà e dignità, obbligandosi a fingere atteggiamenti e modi di ragionare che non gli appartengono.
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Per queste ragioni, ho deciso di frequentare con i volontari della Fondazione Migrantes i Rom in sosta a Taranto, con lo scopo di conoscere il loro mondo in profondità e da un’altra ottica. In questo modo mi sono ritrovato a rivalutare la prospettiva sistemica con cui osservavo le relazioni fra le famiglie zingare, ma anche quelle esistenti fra le stesse famiglie e i servizi, con particolare riguardo a quelli della salute. Con l’esperienza diretta ho potuto allargare l’orizzonte delle conoscenze teoriche sul popolo zingaro e approfondirle mediante un’ ampia e accurata ricerca bibliografica sulle rappresentazioni che sono state fatte di questa minoranza nella letteratura contemporanea. Operando in questa direzione mi sono reso conto che degli zingari, dei quindici milioni di zingari sparsi sul pianeta, dei novemila zingari in Europa, dei centotrentamila zingari in Italia, continuiamo a sapere ancora molto poco, facendo riscontrare scarso interesse e, di conseguenza, un deficit di responsabilità. A Roma, come a Parigi, a Boston o a Budapest, a prescindere se sia in posizione di regolarità con le leggi nazionali o meno, lo zingaro resta di fatto lo “straniero” per eccellenza, soggetto a pregiudizi o a discriminazioni, colui che trova più ostacoli nel percorso di integrazione, certamente poco tutelato dal punto di vista giuridico e sociale. Anche il tema della salute, oggetto del mio approfondimento, è attraversato da atteggiamenti e sentimenti negativi e, non sempre, è stato affrontato nel pieno rispetto delle libertà individuali e delle specificità culturali, legate alla grande eterogeneità di etnie e gruppi di appartenenza.
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Il popolo zingaro è composto da realtà differenti: Rom, Sinti, Kalè e Camminanti, con ulteriori suddivisioni, secondo la razza d’origine e i mestieri propri a ogni gruppo (es. Rom Kalderash = calderaio). E’ davvero una provocazione per la cultura occidentale che ha sempre avuto l’ambizione di indagare a fondo, con sistematicità e ampiezza di visione e prospettiva, ogni aspetto della storia e della cultura dei popoli. Nell’esposizione che segue ho voluto ripercorrere il tema della salute dei Rom partendo dalla messa a fuoco dell’identità e del sistema culturale. Nella seconda parte, ho posto l’accento sui concetti di salute e di malattia, intesi non come entità ma come modelli esplicativi della cultura Rom. Nella terza parte ho cercato di rendere più stretto il legame fra i due argomenti mediante un adeguato approccio comunicativo-professionale, per ottenere risultati positivi e avvicinare le persone e le famiglie zingare ai servizi per la salute. Questo modo di operare e di interagire con l’alterità zingara mi ha portato a concludere che i Rom, come ogni comunità umana, quando sono emarginati ed esclusi economicamente e socialmente, sviluppano delle malattie fisiche e sociali; di conseguenza, come con tutte le comunità emarginate, la soluzione non sta nel puntargli il dito contro, ma nel cercare rimedi validi alle cause vere delle loro malattie, attraverso dialogo, partecipazione e ricerca di soluzioni concordate per un inserimento sociale, economico e culturale giusto e sostenibile.
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PARTE I IDENTITA’ ETNICA E SISTEMA CULTURALE DEI ROM
1.1 Stereotipi e pregiudizi Quando si parla di zingari è opportuno considerare tre grandi stereotipi che ricorrono, nel sentire comune, come nei tanti studi antropologici e sociali; ancora di più se parliamo di zingari e salute. Tali studi trovano l’ancoraggio nelle teorie ottocentesche lombrosiane, che vertono principalmente sulla irrecuperabile pericolosità della razza zingara. In questo ambito occorrerà tenere presente anche gli errati presupposti da cui prendono avvio molti studi su questo tema. Il primo di essi fa degli zingari Edizioni Circolo Virtuoso 2011
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un’entità esogena, li considera una minoranza sospinta ai margini delle nostre società, definendola in termini di devianza e asocialità. Il secondo è legato alla errata convinzione di un popolo del vento che, per il fatto di essere senza terra, di vagare per il mondo senza punti di riferimento stabili e di essere dotato di sola tradizione orale, appare come un popolo che non ha nulla da raccontare di sé. L’ancora incerta origine indiana dei Rom è un altro stereotipo che è spesso foriero di interpretazioni sbagliate e di tautologie. Nel cercare di individuare i “veri” zingari, gli etno-genetisti P. S. Harper, E. M. Williams e E. Sunderland hanno finito paradossalmente col gettare un forte sospetto sulle comuni origini indiane di tutte le comunità Rom. Per Trevisan il loro tentativo è fallito per due semplici motivi: nel corso dei secoli gli zingari si sono mescolati ad altri popoli assumendone finanche i tratti somatici e non tutti i gruppi parlano lingue di origine indiana (per es. Ghezzana nordafricani e Ghaggiar mediorientali). Secondo l’antropologa P. Trevisan solo la messa in secondo piano dell’origine indiana consente di comprendere la resistenza e la persistenza di tutte quelle comunità Rom che, al di là dei diversi etnonimi, hanno sviluppato una propria visione del mondo, basata soprattutto su una continua distinzione e ridefinizione di sé rispetto al gagio. (…)
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BIBLIOGRAFIA
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• BALANDIER G., Antropologia politica, Etas Kompass, Varese, 1969;
• BATESON G., RUESCH J., La matrice sociale della psichiatria, Il Mulino, Bologna, 1976;
• COLASANTI R., GERACI S., PITTAU F., Immigrati e salute: paure, miti e verità, Edizioni Lavoro, Iscos, Roma, 1991;
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• WILLIAMS P., Parigi-New York: l’organizzazione di due comunità zingare, in PIASERE L. (ed.), Comunità girovaghe, comunità zingare, Ed. Liguori, Napoli, 1995;
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ISBN 978-88-97521-05-1 Ed. Circolo Virtuoso Prezzo: € 8,90
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