L'educazione vocale e strumentale del bambino in età scolare (anteprima)

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A quel bambino, che con i suoi occhi spalancati mi ha spinto a trovare la Music Learning Theory di Gordon Andrea Apostoli

Ai miei genitori, per il modo in cui hanno lasciato che la Musica mi conquistasse fin da bambino, e per l’amore, l’umanità e il coraggio che mi insegnano. Riccardo Nardozzi

Introduzione e capitolo 1: Andrea Apostoli Capitoli 2-8 e Conclusioni: Riccardo Nardozzi Si ringrazia Paola Conte per la preziosa collaborazione

Edizioni Curci S.r.l. - Galleria del Corso, 4 - 20122 Milano © 2017 by Edizioni Curci S.r.l. - Milano Tutti i diritti sono riservati. EC 11836 / ISBN: 9788863951547 www.edizionicurci.it Prima stampa in Italia nel 2017 da INGRAF Industria Grafica S.r.l., Via Monte San Genesio, 7 - Milano


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Introduzione Che cos’è la Musica? «Ricordo di aver sempre parlato di musica: con amici, colleghi, insegnanti, studenti, persone qualsiasi, ma soltanto in questi ultimi anni mi è capitato di discuterne in publico. Vado così a ingrossare la schiera dei bene intenzionati, ma votati all’insuccesso, che hanno tentato di spiegare il singolare fenomeno della relazione dell’uomo con il linguaggio dei suoni». (Leonard Bernstein)1 E se non ci è riuscito lui volete che ci riesca io? Iniziare un libro con una battuta non vuole essere un tentativo di “mettere le mani avanti”, semmai di suggerire al lettore che quello che ha tra le mani non è un libro per specialisti pieno di termini tecnici. Definire la musica senza utilizzare concetti da addetti ai lavori non è affatto facile anche se l’arte dei suoni è spesso definita “linguaggio universale” e, ancora oggi, nel mondo dominato dalle immagini è una presenza costante nella vita di tutti noi. Un film o un documentario avrebbero tutt’altro impatto senza la musica e forse senza di essa non sarebbero neppure accettati. È infatti presente nei riti religiosi in tante culture - se non in tutte - e addirittura alcuni eserciti se ne servono fin dall’antichità per scandire la vita dei soldati.2 La musica è inoltre onnipresente nei centri commerciali, sulle spiagge delle vacanze e spesso vediamo persone con le cuffie in metropolitana o durante lo sport. Ma il termine “musica” comprende senza dubbio fenomeni sonori diversi e dovremmo domandarci “quale” musica si ascolta nelle occasioni descritte e in molte altre, e quale grado di complessità questa esprima dal punto di vista della sintassi musicale; ma soprattuto, se il fine ultimo del brano ascoltato sia artistico o commerciale. All’aumento dell’esposizione alla musica, dovuto ai mezzi di diffusione di massa e alle semplificazioni oggi offerte dalla tecnologia, non corrisponde purtroppo un analogo aumento delle competenze musicali - di ascolto se non di pratica - delle persone e, sorprendentemente nemmeno una maggiore offerta in Importante compositore, pianista e direttore d’orchestra autore di numerosi capolavori fra i quali il musical West Side Story. 2 F. Cordano, ”La guerra e la musica nell’antica Grecia” in Guerra e diritto nel mondo greco e romano, Vita e Pensiero, Pubblicazioni dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, Milano, 2012, p. 163 1

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termini di varietà. Le stazioni radio devono rispettare playlist di brani che trasmettono ripetutamente in periodi predeterminati, e chi nella musica leggera o pop vuole avere successo commerciale deve comporre secondo schemi e tempi precisi, semplici e brevi. È come fare un film che non duri due ore ma appena quarantacinque minuti, con la scena principale che non avvenga più dopo i primi 5 minuti, e con un solo fatto secondario ad arricchire la trama, per non far perdere il filo della storia agli spettatori. Di fatto il panorama sonoro in cui siamo immersi è ripetitivo e semplice nella sintassi musicale. La musica d’arte di qualità, intendendo quella con fini artistici, quindi non soltanto classica o jazz, ma anche la musica dei più diversi generi (etnica, folk, rock, eccetera) va desiderata e cercata dagli appassionati. A questo scopo la perenne presenza di musiche commerciali, e per tale ragione estremamente semplificate, non aiuta. La musica è un linguaggio tipico degli esseri umani. In tutti i tempi e le latitudini l’uomo, molto prima di comporre o suonare in senso artistico o commerciale, ha sottolineato i momenti importanti della propria vita, anche quotidiana, con il canto e con gli strumenti. Se l’uomo ha iniziato a scrivere i simboli che utilizzava per esprimersi intorno a 5000 anni fa3, ha invece cominciato a suonare già 35.000 anni fa; a questo periodo risale infatti il più antico strumento musicale mai ritrovato: un flauto ricavato dall’osso alare di un grosso rapace4. Nonostante tutto questo, la musica non è affatto un linguaggio universale. È globalmente presente, certo, come lo è anche il linguaggio parlato, ma non è universalmente compresa e apprezzata. Come approfondiremo più avanti, ha una sintassi complessa, la cui comprensione è legata allo sviluppo di un vero e proprio pensiero musicale che il bambino sviluppa a partire dai primi momenti di vita. Questo linguaggio dei suoni, capace di evocare sentimenti ed emozioni, è spesso identificato con la teoria che lo descrive o con la notazione musicale, cioè con l’insieme dei segni grafici che rappresentano i suoni (il pentagramma e le note scritte su di esso, eccetera). Capita infatti di sentir dire: “Sai leggere la musica?”, oppure “Io non conosco la musica”. Effettivamente non si legge “la musica”, semmai la notazione musicale, così come non si legge la lingua ma la scrittura. In questo momento infatti state leggendo in italiano non “l’italiano”. E chi, musicista per passione avendo imparato da autodidatta, ritiene di non conoscere “la musica” in quanto non sa leggere la notazione musicale, 3 4

Bocchi, M. Ceruti, a cura di, Origini della scrittura, Paravia Bruno Mondadori Editori, Udine, p. 29 I. Morley, The Prehistory of Music, Oxford University Press, Oxford, 2013, p. 42 © 2017 by Edizioni Curci S.r.l. - Milano. Tutti i diritti sono riservati.


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oppure non conosce la teoria, commette un grosso errore di sottovalutazione delle proprie competenze. Come potrebbe infatti imparare brani musicali a orecchio5, improvvisare su di essi e suonare in modo amatoriale diversi strumenti, come molti autodidatti fanno, senza sapersi esprimere nel linguaggio dei suoni? E come ci si potrebbe esprimere in un linguaggio senza comprenderlo e senza conoscerne la sintassi? Si dovrebbe dire: Io conosco la musica ma non la teoria che la descrive. Prendiamo, ad esempio, ancora un volta la lingua parlata. Possiamo dire che un bambino di 5 anni, capace di parlare la propria lingua in modo scorrevole per farsi capire utilizzando un amplissimo vocabolario di parole secondo le regole della sintassi e della grammatica, non conosca la lingua italiana?6 Se domandiamo alla madre di questo bambino: “Suo figlio conosce la grammatica italiana?”, probabilmente risponderà di no, visto che non ha ancora iniziato la scuola. In realtà il bambino conosce la grammatica e la sintassi italiane perché ne usa gli elementi in modo coerente. Quella che ancora non conosce è la descrizione teorica di questi elementi sintattici e grammaticali. Tutti nasciamo con una certa attitudine musicale e soltanto per esposizione ai suoni sviluppiamo la capacità di comprenderla in una certa misura all’ascolto, e di averla in mente. A prescindere dallo studio scolastico musicale o dalle regole della teoria. Come vedremo più avanti la Music Learning Theory di Edwin E. Gordon, la teoria dell’apprendimento musicale su cui si basa questo testo, propone un modello di apprendimento e di insegnamento degli aspetti sintattici e teorici, secondo processi naturali analoghi a quelli per cui in giovanissima età si apprende la lingua madre e successivamente, a scuola, s’imparano le regole della grammatica e della sintassi. Concludo questa introduzione con le parole di Edwin E. Gordon su un tema importante se si è genitori o docenti: «L’insegnamento della musica ha di per sé un valore quando consente agli studenti di sviluppare le proprie capacità [...] in modo da acquisire le basi per imparare a comprendere l’arte dei suoni e a comunicare con essa. La musica, dunque, ha la sua ragione d’essere [...] nei programmi scolastici e pre-scolastici»7. Come si vedrà più avanti quando si parla in musica di “orecchio” ci si riferisce in realtà alla capacità di sentire e comprendere la musica nella propria mente. 6 Il bambino a cinque anni ha un “vocabolario di circa duemila parole e la capacità di costruire frasi secondo regole grammaticali benché naturalmente non sia capace di spiegarle”, E. l. Osborne, Mio figlio ha 5 anni, Armando Editore, 2005, Roma, p. 21 7 GORDON E. E., L’apprendimento musicale del bambino dalla nascita all’età prescolare, trad. it. di A. Apostoli, Milano, Curci, 2003, p. 28 (ed. orig. ingl. A Music Learning Theory for Newborn and Young Children, Chicago, GIA Publictions, 19972). 5

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Vorrei aggiungere: “…e senza bisogno di dimostrare che sia utile a qualcos’altro”. Spesso, infatti, per promuovere l’importanza dell’educazione musicale nella formazione del bambino ci si appella ai vantaggi che questa produce in altri campi o ambiti. Certamente è vero che l’attività educativa musicale apre all’ascolto reciproco, alla socialità. Ed è anche vero che distende o rilassa alunni sotto pressione durante lo svolgimento di altre materie, o rappresenta un modo unico di elaborare e comunicare contenuti emotivi, o ancora che come ogni linguaggio sostiene l’apprendimento di altri linguaggi. Tutto questo non deve però far perdere di vista che la musica è cultura e richiede una formazione seria per la crescita armonica dell’individuo.

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INDICE

Introduzione Che cos’è la Musica?

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Capitolo I L’educazione musicale del bambino secondo la Music Learning Theory di Edwin E. Gordon

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Capitolo II Penso ergo… suono

Uno strumento prezioso: l’audiation

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Capitolo III L’ istruzione musicale formale secondo la Music Learning Theory

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Capitolo IV Cantare nelle proprie corde

Voce cantata ed estensione vocale del bambino

25

Capitolo V Cantare e suonare senza… contare

Il valore del movimento nell’apprendimento musicale e nell’esecuzione canora o strumentale

29

Capitolo VI Lo strumento musicale

A che età un bambino è pronto per iniziare lo studio di uno strumento musicale? Quali sono le novità di un percorso di didattica strumentale basato sulle teorie di Gordon? Quale strumento scegliere?

Capitolo VII Improvvisiamo

Creazione e improvvisazione musicale

Capitolo VIII Ascoltare con gli occhi, guardare con le orecchie

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42

La lettura della musica

47

Conclusioni

52

Bibliografia

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