Le 7 note per 7 musicisti

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Redazione: Cinzia Di Dio La Leggia, Samuele Pellizzari, Ileana Tomasiello

Illustrazioni: Alice Beniero

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Prima stampa in Italia nel 2025 da Ciscra S.p.A. – Villanova del Ghebbo (RO)

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Johann Sebastian Bach

Imerli del castello di Wartburg svettano nel cuore della Germania, in Turingia, sul paesino di Eisenach.

Nel 1200, così racconta la leggenda, tra quelle mura ebbe luogo una sfida all’ultimo sangue tra cantori di saghe cavalleresche: l’autore della canzone peggiore sarebbe stato punito con la morte! Ma, sempre secondo la leggenda, il perdente fu salvato dalla moglie del conte che, all’ultimo momento, si oppose alla sua uccisione.

Quasi quattro secoli dopo, non lontano da quel castello nasce Johann Sebastian Bach. È il primo giorno di primavera del 1685. Il suo papà si chiama Johann Armbrosius ed è un musicista: anche il suo nonno è musicista, e persino il bisnonno, il trisavolo, e anche più indietro.

Il primo Bach di cui si abbia notizia visse alla fine del Cinquecento, ma chi può dire che nelle vene di uno di quei cantori medioevali non scorresse il sangue della famiglia?

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Fin da quando è piccolo, com’è naturale in una famiglia come la sua, anche a Johann Sebastian viene insegnata la musica.

Quando ha nove anni si trasferisce a casa del maggiore dei suoi sei fratelli, Johann Christoph, perché i suoi genitori sono morti; anche lui è musicista e continua a insegnargli a suonare diversi strumenti, come il violino, l’organo e il clavicembalo, che a quel tempo è assai diffuso.

Nel giro di pochi anni Johann Sebastian diventa un bravissimo esecutore e riceve offerte per diventare organista nelle chiese di diverse città: uno dei primi posti in cui trova stabilmente lavoro è un paese chiamato Arnstadt.

Ai tempi di Bach non si usa il motorino o la bicicletta, anche perché nessuno li ha ancora inventati: ci si sposta in carrozza o a piedi. Johann Sebastian non ha la carrozza (non è certamente ricco), quindi affronta lunghissime camminate per andare a sentire i musicisti che gli interessano. Per lui è qualcosa di tanto vitale, che per ascoltarla da ragazzo fa cinquanta chilometri a piedi fino ad Amburgo, per assistere all’esibizione di un organista.

Un giorno viene a sapere che nella città di Lubecca, distante ben quattrocento chilometri da casa sua, suonerà

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il grande compositore e organista Dietrich Buxtehude, di cui tutti dicono meraviglie.

Bach ammira le composizioni di Buxtehude, ma non ha ancora avuto modo di ascoltarlo.

Così si mette in cammino fin dalla mattina presto, portando con sé una buona scorta di cibo e acqua e calcolando di fermarsi in qualche ostello o taverna lungo la strada.

Dopo quasi un mese, Bach giunge a destinazione. Vuole imparare lo stile organistico di questo musicista, ricco di virtuosismi e fantasiose variazioni nelle melodie, per poterlo rielaborare a modo suo. Lo osserva di nascosto e, quando torna a casa, è in grado di ricordarsi molti elementi musicali che arricchiranno le sue composizioni, sempre più apprezzate dai datori di lavoro di Arnstadt.

Del resto all’epoca di Bach non mancano solo i motorini e le biciclette, ma anche i dischi o i registratori: se un compositore vuole conoscere lo stile di altri autori, specialmente se si tratta di autori stranieri, deve andare a sentirli di persona, oppure studiare le loro partiture. In tutta la sua vita Bach non andrà mai all’estero ma avrà modo di studiare, adattandolo al proprio linguaggio con assoluta maestria, lo stile che in quell’epoca ha più successo in assoluto: quello italiano, rappresentato

da autori come Arcangelo Corelli e Antonio Vivaldi, che hanno inventato e perfezionato la forma del Concerto per solista e orchestra, diviso in tre movimenti che alternano andamento lento e veloce.

Inoltre Bach, giovane, bravissimo e pieno di idee, continua a spostarsi da un luogo all’altro della sua Germania, dato che, oltre che come esecutore e compositore, è considerato anche un grandissimo esperto della meccanica dell’organo. Viene invitato in molti paesi per collaudare gli organi cittadini, e questa diviene ben presto la sua seconda professione: se uno strumento passa il suo “esame” si può star certi che sia di prima qualità.

Johann Sebastian conosce tutto dell’organo: le decine di registri che si usano per cambiare l’intensità dell’aria che passa attraverso le canne dello strumento, il funzionamento della pedaliera (che, come dice il nome stesso, deve essere suonata dall’organista con i piedi), le tecniche per migliorare la brillantezza del suono. Bach tiene d’occhio proprio tutto, e durante queste occasioni dà vita a esibizioni strumentali talmente incredibili da lasciare sbalorditi gli ascoltatori. «È facile suonare qualsiasi strumento musicale: tutto ciò che devi fare è toccare il tasto giusto al momento giusto e lo strumento suonerà da sé»: fare musica è un’abilità naturale, come lui stesso dice. © 2025 by

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Nel 1732, si guadagna addirittura il soprannome di “Miracolo”. Durante un concerto a Lipsia, decide di non usare le mani nell’esecuzione di un brano: sembra che i suoi piedi abbiano le ali, mentre li muove sulla pedaliera, e la musica arriva al pubblico con la potenza di un fulmine.

Federico, il principe ereditario di Assia, è così colpito dall’esibizione da donare a Bach il suo anello incastonato di gemme.

In questi anni giovanili Johann Sebastian si occupa anche di costruirsi una famiglia. Nel 1707 sposa sua cugina Maria Barbara e insieme si trasferiscono nella città di Mülhausen, dove lui ha vinto il posto di organista principale. In tredici anni di matrimonio hanno sette figli: ma all’epoca la mortalità dei bambini è molto elevata, e solo tre di loro raggiungeranno l’età adulta.

Insieme al matrimonio arriva anche un incarico di grande prestigio, e pagato come si deve: nel 1708 Bach ottiene un posto come maestro di concerto a Weimar, presso la corte del duca Guglielmo Ernesto di Sassonia. Oltre a esibirsi come organista per la corte, deve scrivere anche una grande quantità di musica strumentale. Appartengono a questo alcune delle sue pagine più celebri per organo e per clavicembalo.

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Wolfgang Amadeus Mozart

“Un miracolo!” pensa Leopold, suo padre, mentre lo guarda suonare, a soli quattro anni, i primi brevi pezzi al clavicembalo.

Siamo nel 1760. L’anno dopo Wolfgang Amadeus Mozart scrive la sua prima composizione, un Minuetto dedicato proprio a questo strumento. È solo un bambino, ma la musica sembra fluire dalle sue mani in maniera del tutto spontanea e inarrestabile, come se fosse già scritta nella sua mente.

Leopold è un eccellente musicista ed è il primo a stupirsi del genio precoce di suo figlio. Per questo dedica moltissimo tempo alla sua educazione musicale, organizzando una serie di viaggi da Salisburgo, la loro città d’origine, in giro per l’Europa.

Anche la sorella di Wolfgang, Maria Anna, ha talento musicale. Mozart le è molto legato e suona spesso in duo con lei. Nel 1762 si esibiscono assieme al clavicembalo in numerosi concerti, spesso presso le corti dei nobili,

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e il pubblico resta sempre sbalordito di fronte al talento brillante e precoce di Wolfgang. «Pensano che, essendo piccolo e giovane, da me non possa venire niente di grande» osserva lui, divertito.

La voce sul suo genio musicale si diffonde con rapidità ovunque: tutti i sovrani più importanti della seconda metà del Settecento vogliono ascoltarlo suonare, così il giro concertistico di Leopold e dei suoi figli dura più di tre anni. Da Stoccarda a Mannheim, da Colonia a Parigi, da Londra ad Amsterdam, da Ginevra a Zurigo, questo viaggio è un continuo trionfo, testimoniato anche dalle numerose lettere che sia Wolfgang che il padre scrivono agli amici rimasti a Salisburgo, in Austria.

Wolfgang assorbe come una spugna tutti i differenti stili musicali che ascolta da noti musicisti durante i suoi viaggi. Nonostante le lunghissime traversate in carrozza lo annoino non poco, il suo entusiasmo per la scoperta di posti nuovi è senza fine. A Londra incontra Johann Christian Bach, uno dei figli del celebre Johann Sebastian. Il suo stile è tra i più importanti dell’epoca, le sue Sinfonie fanno da ponte musicale tra il periodo Barocco e quello Classico, che lo sostituisce. Mozart è affascinato dal modo di comporre di Johann Christian Bach e sotto la sua influenza scrive le sue prime Sinfonie. Negli stessi anni comincia ad avvicinarsi

al mondo del teatro musicale, componendo lavori come Bastien und Bastienne, che unisce parti cantate a parti recitate, e la sua prima opera in italiano, La finta semplice. Ormai Wolfgang padroneggia tutte le forme musicali tipiche dell’epoca, e il suo catalogo, che in soli trentasei anni arriverà a comprendere oltre settecento lavori, si arricchisce di composizioni liturgiche e molta musica da camera, con Sonate e Quartetti.

La memoria di Mozart è davvero prodigiosa, ma gli crea anche qualche problema.

Giunto a Roma nel 1770 per la Pasqua, ha occasione di ascoltare un capolavoro del repertorio per coro, il Miserere di Gregorio Allegri. Quest’opera ha una scrittura molto complicata: per parecchi minuti le nove voci si intrecciano in continuazione.

Il manoscritto è gelosamente custodito nella Cappella Pontificia, perché il papa non vuole che nessuno copi questa composizione, e addirittura la fa eseguire a lume di candela, in modo che il pubblico non possa vedere lo spartito.

Dopo averla ascoltata una volta sola Wolfgang è in grado di trascriverla intera mente su carta. Un’impresa sbalorditiva!

Nessuno può credere che un ragazzo di quattordici anni abbia fatto una cosa del genere, e il giovane Mozart © 2025 by

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è accusato di aver trafugato il manoscritto: ma quando viene dimostrato che ha fatto tutto da solo lo stupore è tale che la notizia della sua impresa giunge persino alle orecchie del papa.

Wolfgang e il padre cercano di trovare lavoro presso il Granducato di Toscana, dove il successo del giovane compositore è inarrestabile. Oltre al clavicembalo, Wolfgang sa suonare molto bene l’organo, la viola e il violino. Il Granduca, però, dopo averli fatti aspettare per diversi giorni, respinge la loro proposta, e così i Mozart lasciano definitivamente l’Italia e tornano a Salisburgo.

In questi anni Wolfgang continua a scrivere decine di composizioni con incredibile facilità. La sua sete di conoscenza, inoltre, sembra non volersi mai placare: nella sua biblioteca si trovano testi dei maggiori scrittori e filosofi del suo tempo, e fin dagli anni della gioventù Mozart è un intellettuale coraggioso, che non ha mai paura di schierarsi con forza per difendere le sue idee, anche rischiando scontri con la censura e con i critici.

Tornato nella sua città, trova impiego come compositore e musicista presso l’arcivescovo Hieronymus Colloredo, che però gli dà uno stipendio troppo basso e non gli permette di comporre opere liriche, la sua attività preferita: negli anni questo dà luogo a numerosi scontri con l’arcivescovo, anche perché Mozart non tollera © 2025 by

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l’avarizia con cui vengono amministrati i fondi per le attività musicali. Numerose sono le lettere di lamentela rivolte a Colloredo, nelle quali Wolfgang protesta per i modi arroganti e sgarbati con cui viene trattato.

Nonostante tutto, in questo periodo scrive una grande quantità di capolavori, dai Concerti per Violino e orchestra a quelli per Pianoforte e orchestra, molti dei quali vengono eseguiti per la prima volta da lui stesso, come solista. Mozart è spesso in ritardo nella composizione di queste opere, e più di una volta al momento della prima esecuzione ha completato solamente la parte dell’orchestra e per lo più improvvisa quella pianistica.

Il successo presso gli appassionati di musica resta sempre notevolissimo.

Le tensioni con l’arcivescovo, però, continuano ad aumentare, e Mozart intraprende ancora molti viaggi, da Mannheim a Parigi, cercando nuove occasioni di lavoro, ma senza successo. Finalmente, nel 1780 la corte di Monaco gli commissiona una nuova opera in italiano, l’Idomeneo, re di Creta, una storia mitologica ambientata appunto a Creta, dove il re Idomeneo fa ritorno dopo avere combattuto nella guerra di Troia.

Questa partitura non incontra inizialmente molto favore, ma oggi è considerata uno dei capolavori assoluti di Mozart.

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Gioachino Rossini

Giuseppe è un ragazzo allegro.

È estroverso e scherza continuamente, tanto che i suoi amici lo chiamano “Vivazza”.

È nato a Lugo, un paesino vicino a Ravenna, dove suona la tromba e il corno nella banda. Spesso viene chiamato nei teatri e nelle orchestre locali tra Emilia e Romagna, che in quest’epoca non sono ancora unite in una regione sola.

Nel 1790 si trasferisce a Pesaro, nelle Marche, e durante una delle sue scorribande musicali nota Anna, la figlia del fornaio, che ha una bella voce e spesso si esibisce in compagnie di dilettanti. Suo padre non vede di buon occhio quel Giuseppe Rossini, musicista da strapazzo che vuole intrufolarsi in casa sua: al tempo quello del musicista non è considerato un lavoro rispettabile e sicuro. Ma Giuseppe è più scaltro del fornaio, e in breve tempo, con il suo buon umore, riesce a conquistare il cuore di Anna. Nel 1792 nascerà il loro primo e unico figlio: Gioachino.

Giuseppe è un fervente sostenitore della Rivoluzione Francese, e spesso suona nelle formazioni musicali che appoggiano le truppe francesi durante il periodo di occupazione dell’Italia. Queste idee politiche gli causano non pochi guai: da quando i francesi vengono mandati via e si restaura lo Stato Pontificio è costretto a fuggire, spostandosi continuamente di città in città per non rischiare di essere arrestato come rivoluzionario.

Nel frattempo ha incominciato a fare l’impresario teatrale, realizzando spettacoli in cui anche Anna si esibisce come cantante. Il piccolo Gioachino in quel periodo turbolento si muove continuamente con i suoi genitori tra Ravenna, Ferrara e Bologna. E proprio a Bologna, nel 1799, Giuseppe viene arrestato, portato di forza a Pesaro, processato e rinchiuso in carcere come sovversivo.

Dato che Gioachino ha dimostrato di avere predisposizione per la musica, nel 1800 incomincia a prendere le prime lezioni dal maestro Giuseppe Prinetti. Il suo talento si dimostra ben presto prodigioso, e comincia anche a suonare la viola, strumento con cui a soli otto anni si esibisce suonando in orchestra nel Teatro della Fortuna di Fano, mentre sul palcoscenico canta la sua mamma. © 2025 by

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