Miguel Llobet (anteprima)

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Progetto di Filippo Michelangeli Titolo originale dell’opera: Miguel Llobet. Del Romanticismo a la Modernidad, Chiavi per una biografia © Copyright 2016, Ediciones de La Posada, Josep María Mangado. Diritti riservati per tutti i Paesi. Traduzioni, riproduzioni o adattamenti parziali o totali di quest’opera, per qualunque mezzo, devono essere autorizzati per iscritto dall’editore. Per l’edizione italiana: Traduzione e postfazione: Angelo Gilardino Editing: Michela Podera, Giovanni Podera Proprietà per tutti i Paesi: Edizioni Curci S.r.l. – Galleria del Corso, 4 – 20122 Milano © 2018 by Edizioni Curci S.r.l. – Milano Tutti i diritti sono riservati EC 11987 / ISBN: 9788863952643 www.edizionicurci.it Prima stampa in Italia nel 2018 da INGRAF Industria Grafica S.r.l., Via Monte San Genesio, 7 - Milano


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Dal romanticismo alla modernità Chiavi per una biografia

Più so, più tremo. Miguel Llobet

La biografia di Miguel Llobet è semplice: nacque nel seno di una famiglia borghese della classe media ed economicamente agiata; compì gli studi generali dell’epoca in una scuola privata e parallelamente studiò pittura e musica, dedicandosi infine alla chitarra; si innamorò di una pianista, la sposò e trascorse tutta la sua vita a Barcellona, eccettuati nove anni nei quali risiedette a Parigi; durante la sua esistenza realizzò giri di concerti in Europa e in America. Questo, grosso modo, sarebbe tutto. Per andare oltre questo abbozzo biografico e avvicinarci alla figura di Llobet, propongo di soffermarci su una serie di chiavi della sua esistenza, chiavi che ci aiutino a comprendere la sua personalità umana e artistica e che ci permettano di prendere coscienza dell’importanza che egli rivestì come interprete e come compositore. La prima chiave importante da tenere in conto nella biografia di Llobet è la collocazione del suo archivio personale. Il suo difficile accesso negli anni fece sì che molti investigatori rinunciassero ad analizzare e a divulgare il suo contenuto. Questa circostanza ci spiega fino a un certo punto perché Llobet è un personaggio quasi sconosciuto nei suoi risultati e nelle sue vicende musicali e perché gli scritti su di lui, specialmente la sua biografia, sono tanto scarsi. D’altra parte dobbiamo tener presente che l’opera musicale di Llobet (composizioni originali, armonizzazioni e alcune delle sue trascrizioni) è conosciuta e ammirata dalla maggio5

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ranza dei chitarristi, specialmente le armonizzazioni che realizzò su varie canzoni catalane, un insieme di pezzi che sono entrati a far parte del repertorio degli interpreti e dei piani di studio dei centri ufficiali di insegnamento. Da parecchio tempo diversi editori hanno pubblicato le sue partiture originali e alcune delle sue trascrizioni e, negli ultimi anni, sono apparse sul mercato discografico innumerevoli registrazioni con molte delle sue composizioni. Finalmente, tra il 2003 e il 2013, è stata incisa e messa in vendita tutta la sua opera musicale in 7 cd1.

Chiave 1: archivio personale di Miguel Llobet

Per anni si credette che l’archivio personale di Miguel Llobet fosse stato distrutto in uno dei molti bombardamenti che patì Barcellona durante la guerra civile spagnola (1936-1939). Invece oggi sappiamo che si conservò in perfetto stato fino alla morte di Miguelina, sua figlia, nel 1987. Sorte migliore ebbero le sue chitarre: Miguelina le vendette al Museu de la Música di Barcellona nel 1953, e lì si conservano tuttora. Alla scomparsa della figlia di Llobet senza discendenti diretti, alcuni lontani parenti si incaricarono dell’abitazione e del suo contenuto, senza conoscere il valore storico dell’archivio del chitarrista. La prima cosa fu vendere tutto il contenuto dell’alloggio da liberare per un nuovo inquilino, disperdendo così l’archivio. Fernando Alonso, che riuscì nuovamente a raccogliere gran parte del medesimo, ce ne racconta il percorso:

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Un giorno, nella mia accademia di musica, si presentò una persona dall’aspetto strano, non molto formale, che mi portava fotografie e oggetti appartenuti a Miguel Llobet, e che voleva vendermi. Fui sorpreso, perché non sapevo che fosse morta Miguelina; me lo disse quel venditore e io decidetti di comprare quegli oggetti. C’era una serie di fotografie di mu-

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sicisti, alcune con dedica. Quel venditore se ne andò senza avermi voluto dare maggiori informazioni sulla provenienza di quegli oggetti e io rimasi con l’inquietudine di non sapere che cosa stesse succedendo con quel materiale, con la documentazione di Miguel Llobet. Dopo alcuni giorni ebbi la fortuna di incontrare il venditore per strada e lo avvicinai per farmi dire dove aveva trovato il materiale. Dapprima non volle dirmelo, però tanto insistetti da farmi dire che il resto della documentazione si trovava in una specie di magazzino di vecchie cianfrusaglie o stracci nel quartiere cinese di Barcellona, nella via Joaquín Costa, un luogo davvero preoccupante per un legato del valore come quello che io supponevo. Mi recai là e trovai documenti che mi procurarono una grande sorpresa, come una foto di Thomas Alba Edison con dedica, un’altra foto di Schönberg, che si dichiarava ammiratore di Miguel Llobet, ce n’era una di Falla, e personaggi di quella taglia storica. Io sapevo che Llobet era stato un grande chitarrista e un grande musicista, ma tutto ciò mi confermò ulteriormente la sua importanza nella storia della chitarra. Mi resi conto che era stato il miglior chitarrista del mondo, cosa della quale mi avevano già informato alcune persone, come la sua allieva María Luisa Anido o Eduardo Sainz de la Maza. Però, sebbene l’avessero detto, io non ne ero molto consapevole, perché la grande popolarità di Andrés Segovia offuscava un poco la figura di Llobet, e inoltre su Llobet non era stata scritta alcuna biografia, né le era stato conferito alcun rilievo nella città, nessun monumento, nessuna via intitolata al suo nome. Senza dubbio era un personaggio rimasto in penombra. C’era anche della corrispondenza con Felip Pedrell, un telegramma di Albéniz, programmi dei suoi concerti, etc., c’era molto materiale da studiare. Però mancava la cosa più importante, forse, la musica: non c’era una sola partitura. Allora mi informai presso i proprietari del locale e potei sapere chi aveva il resto del materiale. Si trattava di una famiglia che aveva avuto relazioni con la famiglia di Llobet. La signora era stata allieva della moglie di Llobet, che era pianista; a lei era rimasto quel

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materiale quando morì Miguelina, e lei lo custodiva. C’era anche un’altra persona, figlioccia di Miguelina, e anche lei aveva altre cose. Con quelle indagini, durante un anno e mezzo o due, riuscii a raccogliere tutto il fondo. Fu un’odissea, perché era in parte conservato in un garage, accatastato in terra. Tutta la musica (in cui c’erano manoscritti di Mompou, di Villa-Lobos, di Tárrega, di Falla…) giaceva in garage nel giardino di una casa. Il giorno in cui feci visita a quella signora perché mi permettesse di vedere il materiale, mi accompagnava il chitarrista Carles Trepat, che in quel periodo stava investigando con me la figura di Llobet. Dopo che la signora ci aveva ricevuti in salotto, si scatenò un tremendo temporale, con lampi, tuoni e molta acqua. La signora disse: «Mi dispiace molto, meglio che tornino un altro giorno, perché bisogna attraversare il giardino per arrivare al garage…». Io aspettavo quella visita da un anno e mezzo, e le dissi disperatamente: «Senta, o ci mostra il materiale o non ce ne andremo». Glielo volli dire simpaticamente, beninteso. Prendemmo gli ombrelli e andammo nel garage. Entrati, scostammo alcuni stracci, e c’erano tutti i manoscritti musicali racchiusi in involucri di plastica, però c’era uno sgocciolamento che li schizzava, penetrando i manoscritti e invadendo il locale. Lì c’erano i programmi di molti suoi concerti, foto con Pau Casals… ma soprattutto le partiture; c’era il manoscritto originale di Villa-Lobos, il Chôros n. 1 che dedicò a Llobet nel 1928; c’era una copia fedele dell’omaggio a Debussy che Falla scrisse per Llobet, composto per chitarra nel 1920; c’erano documenti per ricostruire la sua vita, erano di musicisti molto importanti. Al vedere la situazione nella quale trovammo il materiale, la signora mi disse: «Fernando, prenditelo e portatelo via, altrimenti tutto andrà perso…». Caricammo l’auto e così potemmo riunirlo con l’altra metà del materiale già trovavo dallo straccivendolo. Dopo quello, riuscii ancora a recuperare cose disperse in altre collezioni private2.

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Nonostante il recupero, una parte importante è andata persa

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Frammento del “Chôros n. 1” per chitarra di Heitor Villa-Lobos (1887-1959) con dedica dell’autore a Miguel Llobet. ADLLpM3

o si trova in qualche luogo ancora sconosciuto. Ci riferiamo alla corrispondenza che Llobet riceveva. Secondo quanto riferito a Fernando Alonso da una delle persone che presero parte alla pulizia dell’alloggio, alcune di quelle lettere contenevano riferimenti intimi sulla famiglia Llobet. Fu quello forse il motivo che indusse qualcuno a distruggerle invece che a separare le lettere familiari da quelle di carattere musicale. Se furono effettivamente distrutte, non sappiamo con certezza: confidiamo che un giorno vengano alla luce. Comunque, per fortuna, sono rimaste alcune lettere, e soprattutto quasi quattrocento cartoline postali inviate da Llobet alla sua famiglia durante i suoi giri di concerti. D’altra parte, il paziente lavoro di Fernando Alonso durante molti anni ha permesso di incrementare l’archivio con nume9

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rose lettere scritte da Llobet a diversi musicisti; nel loro complesso, esse rappresentano un’importante testimonianza del suo pensiero musicale. Infine, il 4 novembre 2015 diversi giornali hanno annunciato la vendita, da parte di Fernando Alonso, dell’archivio Llobet al Museu de Música di Barcellona4.

Chiave 2: il suo incontro con la chitarra e la musica

Miguel Llobet y Solés nacque a Barcellona al n. 3 della via Palma de San Just. Secondo il registro civile, venne al mondo il 9 ottobre 1878. Tuttavia, nel certificato di battesimo figura il 18 ottobre. Attualmente quest’ultima data è quella che appare in tutte le fonti bibliografiche a lui dedicate. Figlio di Casimiro Llobet e di Joaquina Solés, suo padre, che era scultore in legno e doratore di immagini, era socio di Dionisio Renart Bosch (1852-1922) in uno stabilimento di scultura religiosa. Sotto la ragione sociale Llobet y Renard, aveva aperto le sue porte, vicino alla cappella di san Cristoforo, uno stabilimento di scultura religiosa il cui laboratorio fu sempre un centro di riunione di artisti. L’ambiente era palpitante di arte. Sculture, disegni e dipinti erano sempre motivo di commenti e impressioni che irradiavano vibrazione spirituale5.

In quell’atmosfera in cui le arti plastiche rappresentavano il lavoro principale di ogni giorno, crebbe e si sviluppò il bambino Miguel Llobet. Non esisteva nella sua cerchia familiare un ambiente musicale professionale. Malgrado ciò, per mezzo di un familiare ebbe luogo il suo primo contatto con la chitarra. Questo sarebbe il racconto: la madre di Miguel aveva una sorella sposata che soffriva di una malattia incurabile. Suo marito 10

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I genitori di Miguel Llobet da lui disegnati. ADLLpM

aveva nel quartiere di santa Madrona una taverna alla cui parete era appesa una chitarra a disposizione dei clienti. Miguel, che aveva allora quattro anni, accompagnava sua madre nelle visite alla sorella inferma e, mentre le due donne conversavano, il bambino, all’interno dell’osteria, ascoltava suo zio e altri parrocchiani che suonavano la chitarra. Questo fu, a quanto ne sappiamo, il primo contatto di Miguel con lo strumento. Grazie a Emilio Pujol (1886-1980), abbiamo alcune notizie del primo interesse del bimbo Llobet – che aveva allora cinque o sei anni – per la musica: Nel corso degli anni 83 e 84 del secolo scorso, le note di un quintetto ambulante, composto da due violini, viola, flauto e contrabbasso, diretto dal primo violino Francisco Armadé, allietavano le vie tortuose e strette del Regomir, i cui archi e patios mutilati sono tuttora vestigia di tempi lontani, pieni di valore e di nobiltà. Noto come il quintetto Armadé, era una costellazione sonora che faceva la sua comparsa nel quartiere ogni giovedì, di gran prestigio artistico tra il pubblico di pedoni disoccupati e persino tra più di quat-

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tro appassionati intenditori, ed esercitava attrazione magnetica su un piccolo scolaro con i pantaloni corti, grembiule di percalle e cartella al collo che, per ascoltare i suonatori, ritardava il suo ritorno a casa, seguendoli per vie e vicoli. Quando suo padre, preoccupato per il ritardo, usciva alla sua ricerca, gli bastava percepire nella strada gli echi della musica per sapere dove dirigere i suoi passi. E infallibilmente dinnanzi ai musici, quando il piccolo scolaro – assorto e rapito – vedeva apparire suo padre, lungi dal temere il castigo, incrociava il suo indice sulle labbra, imponendo il silenzio finché l’esecuzione non fosse giunta a termine6.

Anno scolastico 1885-86. Miguel Llobet è il secondo da sinistra, seduto sulla panca con un fazzoletto bianco. ADLLpM

Chiave 3: i suoi studi artistici

La sua passione per la pittura e la musica fece sì che suo padre intelligentemente lo immatricolasse in entrambe le discipline, in attesa di vedere quale delle due sarebbe stato predominante nella vita del giovane artista: 12

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Indice

Chiave 1: archivio personale di Miguel Llobet

Chiave 2: il suo incontro con la chitarra e la musica

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Chiave 3: i suoi studi artistici

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Chiave 6: le canzoni catalane armonizzate da Llobet

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Chiave 4: due incontri decisivi

Chiave 5: primi concerti, prime critiche

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Chiave 7: Lira Orfeo (1898-1907)

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Chiave 10: incontro con il chitarrista Andrés Segovia

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Chiave 8: primi giri di concerti

Chiave 9: riconoscimento e successo internazionale Chiave 11: concerti negli Stati Uniti (1916-1917)

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Chiave 12: personalità artistica e umana di Miguel Llobet 61

Chiave 13: un prima e un dopo. Concerto nel Palau de la Música Catalana (1918)

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Chiave 14: i giri di concerti in Sud America (1918-1929) 83

Chiave 15: giri di concerti in Europa (1921-1933)

Chiave 16: due concerti storici

Chiave 17: Llobet compositore e trascrittore

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Chiave 18: l’ultimo concerto di Llobet e i suoi ultimi giorni 117 Postfazione di Angelo Gilardino

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