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Per le tracce audio Filastrocche di Maria Elena Rosati Musiche: Reno Brandoni, Stefano Nosei Voce: Stefano Nosei Cori (in Il sole nasce per tutti e Scende la notte): Maura Brandoni, Flavia Guido Musicisti: Reno Brandoni, Stefano Nosei, Andrea Maddalone, Alberto Pavesi, Valerio Gaffurini Con la speciale partecipazione di Paolo Fresu alla tromba ( Il sole nasce per tutti e Filastrocca alla rovescia), che autore ed editori ringraziano ℗ & © 2019 by Edizioni Curci S.r.l. – Milano, Fingerpicking.net S.r.l. – Granarolo dell’Emilia (BO), Bollettino Edizioni Musicali S.r.l. – Milano Registrazione di Reno Brandoni presso gli studi di Fingerpicking.net – Granarolo dell’Emilia. Missaggio e mastering di Paolo Costola presso MacWave Studios – Brescia. Per il volume Artwork di copertina: Gabriele Clima Illustrazioni di copertina e interni: Silvia Nencini Redazione: Samuele Pellizzari Proprietà esclusiva per tutti i Paesi: Edizioni Curci S.r.l. – Galleria del Corso, 4 – 20122 Milano, Fingerpicking.net S.r.l. – Via Prati, 1/10 – 40057 Granarolo dell’Emilia (BO) e Bollettino Edizioni Musicali S.r.l. – Via Stradivari, 6 – 20100 Milano © 2019 by Edizioni Curci S.r.l. – Milano Fingerpicking.net S.r.l. – Granarolo dell’Emilia (BO) Bollettino Edizioni Musicali S.r.l. – Milano Tutti i diritti sono riservati EC 12141 / ISBN: 9788863952957 Prima stampa in Italia nel 2019 da INGRAF Industria Grafica S.r.l., Via Monte San Genesio, 7 – Milano
Prologo
I
l silenzio era assordante. Perché un silenzio può anche urlare nelle orecchie, farti mancare l’aria se sei immerso in un mondo privo di suoni. Dovreste provare una camera anecoica, una stanza dove il silenzio è “perfetto” ma spaventoso. Vi assale l’ansia, il cuore impazzisce. Ecco, da quando la musica era morta tutto era avvolto da un silenzio irreale. Mancavano l’allegria, la passione e quell’atmosfera impalpabile di gioia che trasmettono certe melodie. Solo silenzio. Io sono Sara, Sara senza acca. Si chiamava così anche la moglie di un cantautore americano. Pura leggenda. I miei erano suoi accaniti fan, non facevano che citarlo di continuo. A ogni mia domanda, il solito refrain: «La risposta, mia cara, soffia nel vento». Parlavano per frasi fatte utilizzando i versi delle sue canzoni. Ce n’era sempre una adatta a ogni momento. Sin da piccola ho avuto la certezza che se fossi nata maschio mi avrebbero chiamata Bob. 3 © 2019 by Edizioni Curci S.r.l., Milano; Fingerpicking.net S.r.l.,Granarolo dell'Emilia (BO); Bollettino Edzioni Musicali S.r.l., Milano Tutti i diritti sono riservati
La musica era morta. La causa sembrava una semplice svista, almeno così avevano detto in televisione. La colpa veniva attribuita a un bug del software, ma avevano garantito che tutto si sarebbe risolto in breve tempo. La realtà era diversa. Bastavano poche note di una canzone per mandare in tilt ogni apparecchiatura. Prima solo i cellulari, poi ogni strumento elettronico: televisori, radio, computer, tablet. Tutto aveva avuto inizio a causa di quell’app che riconosce un brano dalle prime note. Non c’è giovane che non l’abbia scaricata sul proprio smartphone. Da quando un’azienda tecnologica aveva realizzato il software e diffuso gratuitamente l’algoritmo su tutte le piattaforme, era impossibile ascoltare qualsiasi brano che non fosse stato da loro approvato, pena il blocco del dispositivo che l’aveva diffusa. Un incubo. Fu presto chiaro che non si trattava di un errore. Ogni cosa era stata meticolosamente organizzata e il software si era propagato come un virus. Nessuno voleva rischiare il blocco del proprio smartphone. Rinunciare alla musica per evitare ogni problema fu la scelta più facile. Non era finita. Il fenomeno dilagò ovunque, anche al cinema. Bastava qualche nota “non classificata” per bloccare il film. Non c’era scampo. Ormai si ascoltavano solo parole. Era intollerabile assistere a uno spettacolo fatto solo di dialoghi e senza alcuna melodia. 4 © 2019 by Edizioni Curci S.r.l., Milano; Fingerpicking.net S.r.l.,Granarolo dell'Emilia (BO); Bollettino Edzioni Musicali S.r.l., Milano Tutti i diritti sono riservati
Qualcuno provò a protestare, ma finì poi per rassegnarsi, dimenticando le emozioni e la gioia che l’arte dei suoni sapeva donare. Così, ignorata da tutti, silenziosamente, la musica morì. Chi era nato dopo questa vicenda non conosceva l’argomento, sentiva solo racconti e leggende e con difficoltà poteva immaginarne la bellezza.
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I nove vinili
P
er fortuna io mi ero salvata, diciamo pure che ero una privilegiata. Grazie a mio nonno conoscevo l’arte dei suoni, quella nobile, che sopravvive ai decenni, ai secoli. Sin da piccola mi parlava della west coast, del rock, del blues, del jazz, della classica, di ogni strumento inventato dagli uomini che potesse produrre suoni, e di ogni voce, bianca, nera, limpida, ruvida, acuta o profonda, capace di intonare melodie struggenti. Stavo ad ascoltarlo per ore, meravigliata. Era meglio di qualsiasi altro gioco. Detto tra noi, con tutto il bene che gli voglio, all’inizio pensavo fosse un po’ suonato, e non è un modo di dire, vista la sua passione smisurata per le note. Perché la musica è così, può rapirti, toglierti il sonno, catapultarti da una parte all’altra dell’universo. Un giorno il nonno mi prese per mano e mi portò in soffitta per mostrarmi i suoi LP segreti, salvati dalla grande depressione musicale. Erano nove dischi fatti di uno strano materiale nero: il vinile. Aveva anche un 6
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giradischi e mi insegnò a farlo funzionare. Bastava mettere il disco sul “piatto” e appoggiare la puntina sul primo solco. Subito gracchiava un po’, poi musica e parole esplodevano magicamente. Li ascoltavamo in cuffia, senza utilizzare gli altoparlanti, per evitare che le note bloccassero gli oggetti elettronici di casa. Il nonno mi fece giurare di non rivelare a nessuno il nostro segreto. Giorno dopo giorno mi parlava di quei nove Long Playing, o LP per usare l’abbreviazione con cui gli piaceva definirli. Mi descriveva suoni, atmosfere, emozioni, mostrandomi quei sottili contenitori di cartone chiamati copertine, altrettanto interessanti e curiosi come il contenuto sonoro che custodivano. Ero rapita dai racconti, dalle suggestioni e dai brividi che la musica mi lasciava sulla pelle. Non vedevo l’ora di rivederlo per condividere con lui quella magica passione. Un giorno accadde l’imprevisto: un guasto all’impianto, forse una disattenzione, e la musica si diffuse per casa a pieno volume. Ero a scuola e il nonno, come al solito, in attesa del mio ritorno, si accomodava nella sua poltrona in soffitta, indossava le cuffie, appoggiava la puntina sul giradischi e si abbandonava ai ricordi di una vita. In realtà l’evento non fu così imprevedibile. Vi spiego cosa andò storto. Sui vecchi impianti stereo, per ascoltare 7 © 2019 by Edizioni Curci S.r.l., Milano; Fingerpicking.net S.r.l.,Granarolo dell'Emilia (BO); Bollettino Edzioni Musicali S.r.l., Milano Tutti i diritti sono riservati
solo con le cuffie, bisogna spostare il selettore dell’amplificatore su mute, in modo che il suono non esca dagli altoparlanti. Avrete già capito, quella mattina il nonno si dimenticò di farlo e gli altoparlanti iniziarono a risuonare a tutto volume senza che lui se ne accorgesse, avvolto com’era dai suoni diffusi dalle cuffie e completamente perso nel suo mondo. Dalla soffitta, la musica inondò le case intorno e le strade, bloccando ogni apparato elettronico. Quel “rumore” improvviso attirò immediatamente l’attenzione dei vicini che, terrorizzati, chiamarono la polizia la quale intervenne in pochi minuti e il nonno e la sua musica sparirono nel nulla. Tornai da scuola e scoprii l’accaduto. Il racconto dei miei fu veloce e impreciso, cercavano di evitare l’argomento. Ne intuivo la ragione, erano preoccupati, forse spaventati pensando che anche io avrei potuto fare la stessa fine. Fortunatamente i nove vinili non furono trovati, il nonno aveva avuto il tempo di nasconderli. Nessuno scoprì mai come quella musica potesse essere stata generata.
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Le filastrocche
I
giorni passavano e io non avevo alcuna notizia del nonno. Ero angosciata. Neanche la mamma sapeva dirmi qualcosa, indugiava a ogni mia domanda, quasi volesse nascondermi la verità. L’assenza del nonno si faceva via via più preoccupante e per me dolorosa. Per sentirlo vicino cercavo nei cassetti della mia stanza, sperando di ritrovare un ricordo, di percepire la sua presenza. Una mattina, tra le cose da sistemare, come sempre disseminate sulla mia scrivania, trovai un biglietto. Era un foglietto con una sola, breve frase: «Segui la filastrocca per sentirti grande». Sembrava uno di quegli auguri di compleanno, un po’ ingenui ma teneri, che i nonni fanno per trasmetterti il loro affetto e noi conserviamo più come ricordo di una calligrafia che per il loro messaggio, perché quello rimane nel cuore. 9 © 2019 by Edizioni Curci S.r.l., Milano; Fingerpicking.net S.r.l.,Granarolo dell'Emilia (BO); Bollettino Edzioni Musicali S.r.l., Milano Tutti i diritti sono riservati
Ora che il nonno non c’era, lo leggevo con particolare attenzione. La parola “filastrocca” accese la mia curiosità. Mi distesi sul letto e lasciai scorrere i ricordi di bambina, uno collegato all’altro, come sequenze di un film, cercando un elemento che potesse svelare quel messaggio: «Segui la filastrocca per sentirti grande». Più ci pensavo e più mi sembrava misterioso e appassionante. In realtà, pensandoci bene, avevo un quaderno con alcune filastrocche che raccoglievo e copiavo. Un gioco che facevo con il nonno. Fu lui a suggerirmelo: «Scrivendo le ricorderai meglio», mi ripeteva. Avevamo scelto insieme le più belle, e io, con pazienza e la grafia elegante che mi aveva trasmesso la maestra, le trascrivevo sul quaderno. Cercare filastrocche tra i libri d’infanzia era diventata una mania, ma solo quelle che trovava il nonno sembravano degne di essere copiate. Mi era venuto il sospetto che ne fosse lui l’autore ma volesse rimanere anonimo. Per un istante pensai di averlo smascherato, ma all’epoca per me era poco più di un dettaglio. Ora scovare quel quaderno era improvvisamente diventato importante. Misi a soqquadro la stanza. Lo ritrovai nell’armadio, sepolto da una pila di vecchi libri di favole. Aveva la copertina morbida e nera, sulla prima pagina un titolo: Le nove filastrocche più belle. Rimasi di stucco! 10 © 2019 by Edizioni Curci S.r.l., Milano; Fingerpicking.net S.r.l.,Granarolo dell'Emilia (BO); Bollettino Edzioni Musicali S.r.l., Milano Tutti i diritti sono riservati
Nove filastrocche? Come i vinili del nonno. Solo una coincidenza? Dovevo approfondire. Riuscii a leggere solo la prima, l’unica rimasta. Gli altri fogli erano stati ritagliati con grande precisione. Un lavoro certosino. Nessuno si sarebbe accorto che mancavano otto pagine se non l’avesse saputo prima. Il mistero diventava sempre più fitto e ingarbugliato. Chi sapeva di quelle filastrocche e del mio quaderno? E perché aveva tagliato quelle pagine?
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vinile
1
Filastrocca dei giorni sbagliati
Filastrocca dei giorni sbagliati se qualcuno li avrà mai contati io lo faccio e non lo nascondo e sul quaderno ne tengo il conto. Sino ad oggi sono più di trecento tutti divisi per argomento: sessantasei giorni sbagliati per i desideri non appagati, trentasette un giocattolo rotto, ventiquattro un sogno interrotto, sette per colpa di un’incomprensione, più di dieci senza alcuna ragione. Trentasette per malinconia, cinquantaquattro per nostalgia, per solitudine più di quaranta, giorni di noia almeno sessanta. 13 © 2019 by Edizioni Curci S.r.l., Milano; Fingerpicking.net S.r.l.,Granarolo dell'Emilia (BO); Bollettino Edzioni Musicali S.r.l., Milano Tutti i diritti sono riservati
Insomma, tutti i miei giorni sbagliati li tengo in ordine sempre aggiornati e stasera prima di dormire aggiungo questo che sta per finire nella lista della tristezza perché aspettavo quella carezza che questa notte non mi darai perché a casa non tornerai. Spengo la luce e ci pensò un po’ su e c’è una cosa che non mi va giù. È questa storia del giorno sbagliato che è una scusa che mi sono inventato per lamentarmi continuamente piangermi addosso e non fare niente, ché non c’è un giorno che sia un errore perché ogni giorno mi rende migliore. Filastrocca dei giorni sbagliati se qualcuno li avrà mai contati, quindi ho deciso che faccio festa lancio il quaderno dalla finestra!
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Q
uesta era l’unica filastrocca rimasta. La ricordavo
ma non capivo il perché delle due righe evidenziate. Non ci trovavo nulla di speciale. Passai la notte a pensare e a catalogare gli eventi accaduti dopo la sparizione del nonno: il foglietto con il messaggio, il quaderno con i fogli tagliati e le due righe evidenziate. Tutto sembrava una strana coincidenza. Forse mi lasciavo suggestionare, forse leggevo troppi gialli. L’immaginazione è una cosa meravigliosa ma può fare brutti scherzi, finisce per catturarti in una storia inesistente e indurti a scambiare la finzione con la realtà. Eppure, gli elementi sembravano avere un nesso. Mi addormentai sfinita. Era ancora notte quando mi svegliai di soprassalto con un pensiero che mi batteva in testa, la storia del calendario. Il nonno se n’era fatto stampare uno con trenta giorni a febbraio. Non indicava né l’anno né i giorni della settimana, solo quelli di ogni mese. Gli chiesi il motivo e lui mi rispose: «Potrebbe essermi utile un anno con qualche giorno in più». «Ma dai, a cosa potrà mai servirti?», replicai. Rispose prontamente: «Quella del giorno sbagliato è una scusa che mi sono inventato per avere un anno esclusivamente mio».
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Certe volte proseguire nei dialoghi con lui era impossibile, ti convinceva delle cose più assurde. Che cosa avrebbe mai dovuto farsene di un anno tutto per sé? Come se fosse stato solo al mondo. E noi? E io? Non rientravamo nei piani? Ci avrebbe escluso dalla sua vita? Più che strano sembrava impossibile. Però, pensandoci bene, «Quella del giorno sbagliato è una scusa che mi sono inventato», sembrava la stessa frase della filastrocca. Accesi la luce e ripresi tra le mani il quaderno. Adesso che la rileggevo era proprio così. E se fosse stato un messaggio costruito apposta per me? Il nonno conservava il calendario in una grande scatola di cartone in soffitta. Dovevo trovarlo. Ormai non avevo più sonno e spinta dall’ansia e dalla curiosità, facendo attenzione a non svegliare tutti, corsi su per le scale. Aprii la scatola e lo trovai immediatamente. Era proprio quel calendario. Piegato in due, avvolgeva uno dei nove dischi di cui si era persa ogni traccia. Il vinile era quello di Bob Dylan, il cantautore preferito dei miei genitori. Io ero attirata soprattutto dal titolo, The Times They Are a-Changin’, “I tempi stanno cambiando”. Il nonno mi raccontava dell’importanza di quel disco, non solo per la musica ma anche per i testi delle sue canzoni. Era un disco di protesta, una specie di manifesto contro la società americana. Io non volevo 16 © 2019 by Edizioni Curci S.r.l., Milano; Fingerpicking.net S.r.l.,Granarolo dell'Emilia (BO); Bollettino Edzioni Musicali S.r.l., Milano Tutti i diritti sono riservati
confessarlo per non dare soddisfazione ai miei, ma, ascoltando e leggendo le traduzioni dei suoi testi, avevo iniziato a comprendere il valore di quel cantautore, includendolo tra i miei preferiti. Il calendario e la filastrocca dei giorni sbagliati sembravano un’accoppiata perfetta, impossibile fosse casuale. Presi il disco tra le mani per estrarre il vinile e all’interno della copertina trovai una chiavetta usb . Le sorprese non erano finite. C’era anche uno dei fogli tagliati dal mio quaderno, con una nuova filastrocca. Cosa ci faceva lì dentro e cosa conteneva la chiavetta? Non mi stavo inventando tutto allora! Corsi in camera e inserii la chiavetta nel computer. Trovai memorizzato un unico file mp 3, aveva un nome che non mi sarei mai aspettata: “Filastrocca dei giorni sbagliati.mp3”. Giusto il titolo dell’unica filastrocca rimasta nel mio quaderno, cliccai sul file pensando a un messaggio vocale, invece tuonarono a tutto volume le note di una canzone. La musica urlava nella mia stanza in piena notte. Terrorizzata, chiusi subito il computer. Convinta di avere combinato un guaio, corsi subito a letto e mi nascosi sotto le lenzuola facendo finta di dormire. Tremavo per la sorpresa ma soprattutto per la paura. Ero certa che da lì a poco avrei sentito i passi dei miei genitori correre verso la stanza, seguiti dall’ululato delle sirene delle macchine della polizia. Mi preparai al peggio. 17 © 2019 by Edizioni Curci S.r.l., Milano; Fingerpicking.net S.r.l.,Granarolo dell'Emilia (BO); Bollettino Edzioni Musicali S.r.l., Milano Tutti i diritti sono riservati
Ma non accadde nulla. Col cuore che batteva forte e mi soffocava il respiro, mi addormentai pensando al foglio ritrovato e a quei suoni urlati nella notte, di cui avevo percepito appena qualche nota, ma che mi avevano provocato emozioni fortissime. La mattina seguente mi presentai a colazione e per mascherare l’ansia ostentai l’indifferenza di un’attrice consumata. Al pensiero di tutti quei misteri e della musica diffusa per un istante dal mio pc avevo ancora il cuore in gola. Ma non si parlò della notte trascorsa. Per fortuna, nessuno aveva udito alcun rumore molesto uscire dalla mia cameretta. Ero salva. Tornata da scuola, salii di nuovo in soffitta a cercare le cuffie del nonno, quelle che usavamo nei nostri pomeriggi per immergerci nel suo magico mondo. Dovevo ascoltare quella canzone senza farmi scoprire. Volevo anche esaminare con più attenzione il foglio ritrovato, non c’erano dubbi, era uno di quelli strappati dal mio quaderno. Chiusi la porta della mia camera, inserii il jack nella presa per la cuffia e riavviai il computer. Copiai il file dalla chiavetta usb in una cartella che avevo creato appositamente e iniziai ad ascoltare il brano. 18 © 2019 by Edizioni Curci S.r.l., Milano; Fingerpicking.net S.r.l.,Granarolo dell'Emilia (BO); Bollettino Edzioni Musicali S.r.l., Milano Tutti i diritti sono riservati
Che emozione, sembrava una di quelle canzoni di Bob Dylan che il nonno mi faceva ascoltare. La musica ne ricordava lo stile, ma il testo era quello della filastrocca. Strano davvero. Ero sempre più confusa, ma finalmente avevo una certezza, c’era un nesso tra le varie vicende. Il nonno mi stava mandando un messaggio e doveva averlo preparato tempo prima. Evidentemente, quello che gli era accaduto non era un errore o una fatalità. Ormai ero certa: tutto era premeditato e io, grazie al nonno, adesso ero protagonista di una storia affascinante e di un enigma da risolvere. Ascoltai di nuovo il brano e subito dopo presi in mano il foglio ritrovato, curiosissima di leggere la successiva filastrocca.
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Indice Prologo
3
I nove vinili
6
Le filastrocche
9
vinile
1 Filastrocca dei giorni sbagliati
13
vinile
2 Filastrocca dell’orgoglioso
21
vinile
3 Filastrocca della solitudine
27
vinile
4 Filastrocca degli oggetti non ancora smarriti
33
vinile
5 Filastrocca della felicità
39
vinile
6 Tienimi stretto
45
vinile
7 Scende la notte
51
vinile
8 Il sole nasce per tutti
57
vinile
9 Filastrocca alla rovescia
65
Il flash mob
71
Epilogo
74
Note d’autore
76 80
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